Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile IL PREMIER RITORNA SULLE POSIZIONI DI SALVINI E DI MAIO TRA LE PERPLESSITA’ DI TRIA E MOAVERO
C’è una terza sedia nella sala stampa di Palazzo Chigi dove è annunciata la conferenza stampa di Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Dal corridoio che vi accede si sente la voce stentorea del vicepremier in arrivo.
Alle sue spalle si materializza anche Giancarlo Giorgetti. È la prima volta del presidente del Consiglio solo con i capi della Lega. Il pretesto è l’approvazione del decreto Sicurezza bis, ma il discorso ben presto si allarga. È l’immagine della ritrovata concordia fra i trionfatori delle elezioni europee e il capo del governo, appena una settimana fa proclamatosi urbi et orbi stufo delle liti fra gli alleati.
Basta prendere il negativo della foto, e vi si legge del professore di diritto stretto nella morsa barricadera sul fronte europeo. La risposta chiave è una non risposta.
Quella sulla effettiva destinazione d’uso dei risparmi di reddito di cittadinanza e quota100. Conte nicchia, svicola, alla fine spiega che “dobbiamo ancora costruirla la manovra, è una domanda prematura”. Eccoci.
Come incastrare la minaccia di una procedura di infrazione per debito eccessivo, con i 23 miliardi da trovare per l’Iva, la dozzina necessari per la flat tax, i due tre di spese indifferibili che da soli fanno già schizzare l’asticella della prossima legge di stabilità intorno ai quaranta miliardi?
La risposta non c’è. Mercoledì mattina un primo passo lo si farà .
Quando premier, vicepremier e ministro dell’Economia si siederanno intorno a un tavolo per tentare di trovare una quadra fino a tre giorni fa assai complicata. Ma la triangolazione tecnica 2.0 Conte-Moavero-Tria sembra più che scricchiolare nelle ultime ore. “Non capiamo che stanno facendo a Palazzo Chigi”, confida un uomo vicino al titolare del Tesoro. E anche dalla Farnesina filtrano segnali di impazienza.
In effetti la posizione del premier è in riallineamento con quelle di Movimento 5 stelle e Lega.
Si era partiti lunedì mattina con un robusto warning sui conti, poi il vertice serale, infine uno spartito percettibilmente diverso suonato martedì.
E sì, va bene che “nessuno di noi vuole la procedura d’infrazione, tutti la vogliamo evitare”, ma Conte ha martellato tutto il giorno, dal no alla manovra correttiva alle critiche di Jean Claude Juncker, al quale ha puntutamente risposto di aspettare a giudicare il precorso dell’Italia, perchè “già si è sbagliato con la Grecia”.
L’avvocato del popolo getta acqua sul fuoco, spiega di aver avuto le risposte che chiedeva, ribadisce di non aver bisogno di nessuna delega, perchè insita nelle cose: “Se sentissi che manca la fiducia nei miei confronti, avrete la crisi più trasparente della Repubblica”.
Certo, gli aspetti di frizione non mancano. Come quello sul nuovo ministro per gli Affari europei. Palazzo Chigi fa filtrare che il presidente terrà per sè le deleghe fino alla chiusura della vicenda procedura d’infrazione, Salvini ha ribadito di volerlo “a breve”, perchè “serve che qualcuno stia sette giorni su sette” in Europa.
Di rimpasto, però, nessuno ha voglia di parlare. Quando chiedono a Giorgetti se gli piacerebbe fare il commissario europeo, la risposta è lapidaria: “Quello che mi chiedono, faccio”.
Da qui a qualche settimana ci saranno ministri che probabilmente non daranno la stessa risposta. Sono aperte le scommesse.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile “PER FAR RIEMEREGERE I RISPARMI FERMI NELLE CASSETTE DI SICUREZZA”… IL PD HA BUON GIOCO: “IRRESPONSABILE, VUOLE METTERE LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI”
“In Italia ci sono decine, forse centinaia di miliardi fermi nelle cassette di sicurezza. Noi
possiamo rimetterli in circuito. Posso farmi pagare un’imposta, se sono soldi frutto di guadagni lecitamente ottenuti, e consentire di usarli nuovamente?”.
Se lo chiede Matteo Salvini che, nella registrazione di Porta a Porta, spiega: “Sono soldi nascosti, ma l’Italia è piena di soldi tenuti sotto il materasso”.
Il ministro ipotizza una tassa per far emergere risparmi che definisce “nascosti”.
Ma che genere di risparmi? “Non parlo di soldi all’estero – spiega – se qualcuno ce li ha portati sono affari suoi, ma mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi. Potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli”.
Immediata la reazione del Pd: “L’avevamo detto che sarebbero arrivati a toccare i risparmi degli italiani. Certo, non ci aspettavamo così presto. Irresponsabili”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile COSI’ SI CAPISCE PERCHE’ VOTANO PER LA LEGA: E’ LA PACCHIA PER GLI EVASORI, I FESSI CHE HANNO PAGATO A TEMPO DEBITO RINGRAZIANO
Circa 1,7 milioni di domande, relative a quasi 13 milioni di cartelle fiscali, per oltre 38 miliardi di euro di valore. Sono questi i grandi numeri che si sono mossi intorno all’adesione alla cosiddetta pace fiscale.
A fare il punto di “rottamazione ter” e “saldo e stralcio”, per quanto accaduto fino al 30 aprile scorso, è stata l’audizione del direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Antonino Maggiore, in commissione Finanze del Senato.
Il tutto mentre dalle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera veniva dato via libera all’emendamento della Lega che riapre i termini per entrambi i provvedimenti.
Dai quasi 8,7 miliardi di euro (per 3,5 milioni di cartelle) per il ‘saldo e stralcio’ ‘ si arriva ad una base di riferimento (cioè al netto delle sanzioni) di 6,5 miliardi
A sua volta, su questo valore determinato il gettito effettivo dello Stato “in relazione all’effettivo adempimento delle istanze presentate dai contribuenti”.
Per il saldo e stralcio, a fronte di istanze presentate per 6,5 miliardi l’incasso finale per lo Stato potrebbe variare tra 1 e 2 miliardi, si evince dalla relazione.
“Complessivamente – ha spiegato Maggiore – le domande pervenute sono riferibili a una platea di circa 1,5 milioni di contribuenti”. La regione da cui sono arrivate più istanze è il Lazio con 271.797, seguita dalla Campania con 235.357, terza Lombardia con 226.421 istanze.
La “rottamazione-ter” – aperta a tutti i contribuenti con debiti affidati alla riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2017, inclusi coloro che avevano aderito alle precedenti “rottamazioni” senza poi effettuare i pagamenti dovuti – prevedeva la possibilità di pagare le somme dovute in forma agevolata, cioè senza sanzioni e interessi di mora.
Per le multe stradali, invece, non si devono pagare gli interessi di mora e le maggiorazioni previste dalla legge.
Con il “saldo e stralcio” voluto dalla Manovra 2019, si è data la possibilità alle persone fisiche di pagare i debiti fiscali e contributivi in forma ridotta (dal 16 al 35 per cento dell’importo dovuto già “scontato” delle sanzioni e degli interessi di mora).
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile OK DEI TECNICI ALL’INFRAZIONE: “COSI’ RISCHIATE DI RESTARE INTRAPPOLATI PER ANNI”… NON C’E’ UN PAESE IN EUROPA (SOVRANISTI IN PRIMIS) DISPOSTI A GIUSTIFICARCI
“Pensiamo che l’Italia si stia muovendo in una direzione sbagliata. Quindi dobbiamo prendere
decisioni rilevanti in questo campo. Penso che l’Italia rischia di essere nei prossimi anni nella procedura per i disavanzi eccessivi”, dice Jean Claude Juncker.
Per come la vedono a Bruxelles, al momento niente sembra si frapponga tra l’Italia e la procedura di infrazione per debito che l’Ecofin (il consiglio dei ministri finanziari dell’Ue) dovrebbe far scattare il 9 luglio prossimo.
La strada è tutta in salita, confermano ad Huffpost con rammarico alcune fonti italiane di governo più inclini alla trattativa con l’Europa.
Il pessimismo dipende in parte dal via libera arrivato oggi dal Comitato economico e finanziario, la riunione degli sherpa degli stati membri tutti compatti a dire: sì, l’Italia merita la procedura, sorta di ‘camicia di forza’ per ridurre un debito che l’anno prossimo potrebbe arrivare al 135 per cento del pil, secondo le previsioni europee.
Il punto è che da quando mercoledì scorso la Commissione europea ha approvato la raccomandazione che ritiene “giustificata” per l’Italia una procedura di infrazione, il governo di Roma non sta inviando i segnali giusti che evitarla.
Nelle cancellerie europee fanno pollice verso, anche se i mercati per ora non stanno reagendo male (oggi lo spread è a quota 262): potrebbe sempre succedere, se non ci sarà accordo tra Roma e Bruxelles, è il ragionamento.
La palla è a Roma. Il Comitato economico e finanziario dell’Ue, in cui siedono i direttori del Tesoro degli Stati membri, chiede all’Italia di fornire nuovi elementi. Esattamente come successe a dicembre nella trattativa sulla manovra economica.
Ora si chiede all’Italia di negoziare con la Commissione europea sulla base di nuove decisioni di politica fiscale. Importante: nessuno tra i rappresentanti degli altri Stati – presente per l’Italia il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera — ha osato spendere una parola a favore di Roma.
Ma in Italia prevale il caos. La nuova linea di mediazione che anche Giuseppe Conte ha detto di voler adottare, fa fatica a imporsi sui due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Risultato: oggi anche il premier ha dovuto dire che per lui la manovra correttiva non è la strada da adottare la procedura di infrazione. E nemmeno il ministro dell’Economia Giovanni Tria può spingersi a ipotizzare concretamente una manovra correttiva, che (3-4 miliardi di euro, non tantissimo) resta il modo più concreto per evitare la procedura.
Lo stesso ministro si propone di offrire agli interlocutori europei i nuovi saldi, che pur scontando una crescita pari allo 0,2 per cento, cioè nulla, non sarebbero così negativi perchè alla fine si è speso meno sia per il reddito di cittadinanza che per quota cento. Ma questo agli interlocutori europei non basterà .
Rischia di essere una risposta debole, un segnale che lascia intendere che il governo italiano non è disposto a fare più di tanto per correggere la curva del debito che continua a salire dagli anni ’80, a parte rare parentesi di leggero calo.
E allora, confermano fonti di governo ad Huffpost, la procedura si avvicina.. L’isolamento è completo.
Non è un caso che oggi proprio Juncker alzi il tono contro l’Italia.
Eppure quest’inverno, nel braccio di ferro sulla manovra 2019, il presidente della Commissione aveva imparato a non stare nella mischia dello scontro diretto con Roma. Oggi Juncker non si risparmia: L’Italia è l’Italia e ha i problemi dell’Italia, diversi dai problemi degli altri paesi, ma simili sotto certi aspetti. Stiamo introducendo queste misure di flessibilità ” e “il riconoscimento delle riforme strutturali, tenendo conto dei problemi dei cicli economici e dei terremoti e di altri problemi. Ma nessuno in Italia lo sa perchè il governo italiano dà l’impressione che la Commissione sia contro il Sud Europa e questo è sbagliato”.
Domani i due vicepremier faranno una riunione con Conte e Tria a Palazzo Chigi per decidere la linea che poi il ministro del Tesoro rappresenterà all’Eurogruppo di giovedì a Lussemburgo, primo momento di confronto con gli altri colleghi europei.
La sua strada appare in salita.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile L’ATTIVISTA LGBT: “NON MI INTERESSA FARE NOMI”
Imma Battaglia, attivista LGBT, nel corso di un’intervista a Radio Cusano Campus “Quando i governatori continuano a voler puntualizzare che esiste un unico modello di famiglia, c’è sempre bisogno di ricordare che la famiglia è il luogo dell’amore e dell’accoglienza”.
Nel corso dell’anno sono stati organizzati 40 pride, segno che le persone ancora non si sentono libere e rispettate.
“Davanti alle svastiche, le magliette nere e le teste rasate un gay pride fa bene a tutti, anche a loro”, “il mondo è meglio a colori che in nero”.
“Se io sono razzista e un politico anche, mi sento legittimato”, Imma Battaglia chiede alla classe politica più responsabilità . ”È pieno di omosessuali ipocriti in questo governo”, “potrei parlare di fatti e dimostrare certe ipocrisie, ma non lo faccio perchè non mi interessa e non l’ho mai fatto”.
Imma Battaglia non si risparmia neanche su Salvini: “Bacia il rosario, ma il suo vissuto personale è in totale contraddizione con quei valori”
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile APPROFONDIMENTI SUI 480.000 EURO CHE IL GRUPPO DELLA LEGA AL SENATO HA VERSATO A UNA SOCIETA’ APERTA OTTO GIORNI PRIMA DI PROPRIETA’ DELLA COGNATA DEL DIRETTORE AMMINISTRATIVO DEL GRUPPO DELLA LEGA ALLA CAMERA
I magistrati della Procura di Genova, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto,
stanno indagando sul contratto da 480 mila euro che il Gruppo parlamentare della Lega al Senato (che riceve contributi pubblici) ha stipulato per la comunicazione social con una società aperta solo otto giorni prima della firma, di proprietà della cognata del direttore amministrativo del gruppo della Lega alla Camera, Alberto di Rubba.
Come mostrato nell’inchiesta di Luca Chianca “I commercialisti”, andata in onda ieri sera, il contratto è stato interrotto qualche mese dopo, ma 87 mila euro risultano essere stati girati ad alcuni membri dello staff del ministro Salvini, tra cui il consigliere per la comunicazione Luca Morisi.
Gli inquirenti hanno acquisito la registrazione della puntata per approfondimenti.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile DECINE DI MESSAGGI CON EVIDENTI REATI, ORA VEDIAMO SE LA POLIZIA POSTALE VA A TROVARLI A CASA
Un gruppo su Facebook a sostegno della Lega chiamato ‘Uniti a Salvini’ ha condiviso un intervento della giornalista e scrittrice Michela Murgia per la Repubblica delle Idee di Bologna. Come denuncia la stessa Murgia, si susseguono da ore insulti, minacce di stupro e di morte ai danni della giornalista, che su Facebook scrive: “Le pagine di sostegno al governo leghista che consentono questo linguaggio – al di là delle intenzioni dei commentatori – hanno come scopo l’intimidazione. Non tanto rivolta a me, che ho sempre detto quello che penso e continuerò a farlo, ma a chiunque possa pensarla nello stesso modo e abbia intenzione di dirlo apertamente, in modo particolare se donne”.
“Lasciare questa sequenza di commenti in un gruppo aperto dedicato a Matteo Salvini” continua, “manifesta l’intenzione di ‘punirne una per educarne cento’, facendo vedere a tutti – e soprattutto a tutte – cosa succede a chi ha idee diverse dalle loro e si permette di manifestarle apertamente. Questo comportamento ha un nome: si chiama squadrismo ed è l’espressione pratica della violenza come metodo politico. Qualunque leader politico democratico – specialmente uno che fa spendere ai cittadini 404 mila euro all’anno di stipendi per pagare chi si occupa della sua comunicazione – si dissocerebbe immediatamente da chi usa metodi simili. Il ministro degli interni, che di solito è pronto a twittare su qualunque cosa, invece in casi come questi tace”.
“Indicare come bersaglio dell’odio chi esprime dissenso non è un problema nè per lui nè di conseguenza per il suo staff, perchè è un metodo condiviso e praticato ai livelli più alti del partito, dagli insulti sul web alle bambole gonfiabili delle donne avversarie ai comizi, dalle facce dei dissidenti esposte sui manifesti ai raduni di piazza ai “bacioni” di sberleffo agli scrittori sotto scorta, fino alle botte a chi espone scritte sovversive come “ama il prossimo tuo”. scrive ancora la Murgia, che poi promette: “Questo gruppo lo faremo chiudere. Cento altri ne sorgeranno e faremo chiudere anche quelli. Ma quando è chi governa a legittimare questo registro, l’azione della violenza è pedagogia di stato”.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile ORA SCARICANO LA RESPONSABILITA’ SU DUE AGENTI DI POLIZIA CHE HANNO PIAZZATO LA DROGA A CASA DEL GIORNALISTA ANTI-CORROTTI… SONO I METODI DEL KGB, PRESTO IN ITALIA A CURA DEI SOVRANISTI
Grande vittoria per la libertà di stampa in Russia: le accuse di spaccio di droga contro Ivan
Golunov sono state ritirate e il giornalista verrà presto rilasciato. E due alti responsabili delle forze di polizia coinvolti nell’arresto sono stati sospesi.
Lo fa sapere il ministero degli Interni citato da Ria Novosti. Noto per le sue inchieste su mafia e corruzione, Golunov, 36 anni, è un giornalista di Meduza, sito di notizie in lingua russa e inglese che ha base a Riga, in Lettonia, per sfuggire alla censura, ma conta diversi reporter nella Federazione. Per chiedere il suo arresto si erano mobilitate ong, giornalisti, rapper e intellettuali che denunciavano che il giornalista fosse stato incastrato perchè le sue inchieste davano fastidio.
“Oggi Golunov sarà liberato dagli arresti domiciliari e l’imputazionie sarà annullata”, ha detto il ministro degli Interni Vladimir Kolokoltsev.
Proekt aveva anticipato che il Cremlino sarebbe interventuo perchè il caso venisse chiuso prima del 20 giugno, giorno della tradizionale e annuale “linea diretta” di Vladimir Putin con la popolazione. E per domani, festa nazionale russa, erano state annunciate varie manifestazioni di solidarietà .
Accusato di essere stato trovato in possesso di mefedrone e cocaina, il giornalista era stato sottoposto agli arresti domiciliari dopo aver trascorso quasi due giorni sotto custodia della polizia, pressocchè senza mangiare nè dormire, ed aver denunciato di essere stato pestato al momento dell’arresto.
Golunov aveva respinto le accuse: “Non ho commesso alcun crimine e sono pronto a collaborare alle indagini. Non ho nessun legame con le droghe e non ne ho mai fatto uso”.
Negli ultimi 13 mesi Golunov aveva ricevuto numerose minacce di morte dalle persone coinvolte nell’inchiesta su cui stava lavorando. Aveva inviato l’articolo finito proprio poche ore prima dell’arresto. Per chiedere il suo rilascio, oltre 100mila persone avevano firmato una petizione online e si erano mobilitate varie organizzazioni umanitarie e ong come Reporter senza frontiere e Amnesty International. E ieri i tre principali giornali economici russi – Vedomosti, Kommersant, Rbk – avevano pubblicato la stessa prima pagina con il titolo: “Io, noi siamo Ivan Golunov”. Un’inedita mossa di solidarietà .
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2019 Riccardo Fucile IL SOLITO CIARPAME SOLO PER COMBATTERE CHI SALVA VITE UMANE (LE ONG) … I RAZZISTI PROPRIO NON RIESCONO A SOPPORTARE CHE CI SIANO PERSONE CHE NON VIVONO D’ODIO
Tanto tuonò che piovigginò. Durante il lunghissimo periodo di campagna elettorale per le elezioni europee (e amministrative) Matteo Salvini, insieme ai suoi tecnici del Viminale, aveva redatto una bozza del decreto sicurezza bis talmente illegale da andare a toccare tutti i paletti dell’incostituzionalità .
Ora, finita la buriana elettorale, il testo (modificato) è arrivato in Consiglio dei Ministri che lo ha approvato nel pomeriggio di oggi. I 18 articoli di cui si compone il testo, però, sono molto più morbidi dei proclami di poche settimane fa.
Sparisce, infatti, il capitolo che prevedeva multe alle navi Ong in base al numero di migranti a bordo delle imbarcazioni che li hanno soccorsi.
Prima, solamente un mese fa, nella bozza del decreto sicurezza bis si parlava di una sanzione tra i 3mila e i 5mila euro per ogni essere umano salvato da un’imbarcazione che, poi, si sarebbe diretta verso le acque territoriali italiane.
Ora, invece, si parla di una multa tra i 10mila e i 50mila solamente in caso di ingresso non autorizzato, ma anche di «confisca del mezzo per coloro che ripetutamente non ottemperano alla convenzioni internazionali». Una misura, comunque, molto più morbida e autolesionistica. Perchè chi non rispetta le convenzioni internazionali è il governo italiano e quindi al primo episodio di divieto arbitrario qualcuno finisce dritto davanti alla corte di giustizia internazionale.
Matteo Salvini ha anche annunciato che con il decreto sicurezza bis sarà data la possibilità ad agenti in incognito di infiltrarsi (speriamo non sul tipo degli agenti russi che hanno piazzato la droga a casa del giornalista russo).
Inoltre, per questa lotta ai trafficanti di esseri umani, è stata anche data la possibilità di usufruire di intercettazioni telefoniche e ambientali (in questo caso sarebbe necessario intercettare la Guardia Costiera libica che di gestione dei trafficanti se ne intende)
Salvini si augura che non siano riscontrati principi di incostituzionalità (in realtà esistono tutto’ora e salteranno fuori al primo ricorso)
Poi c’è il capitolo insprimento pene per “chi aggredisce” le forze dell’ordine, peccato che manchi l’inasprimento pene per chi ordina alle forze dell’ordine di manganellare anche manifestanti disarmati.
(da agenzie)
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