Destra di Popolo.net

STRISCIONI CONTRO SALVINI, LA PROCURA DI BARI ARCHIVIA LA DENUNCIA DELLA DIGOS, NESSUN REATO DI VILIPENDIO DEL VIMINALE: “NORMALE CRITICA POLITICA”

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

“LE FRASI NON ERANO DIRETTE ALLE ISTITUZIONI MA ALLA PERSONA DI MATTEO SALVINI E ALLA LEGA”

La Procura di Bari, non convalidando il sequestro di due cartelli che contestavano Salvini durante un comizio a Gioia del Colle (Bari) il 21 maggio scorso, chiese contestualmente l’archiviazione del fascicolo, richiesta che oggi è stata accolta.
“E’ evidente — scrisse il pm Iolanda Daniela Chimienti — che le frasi riportate sugli striscioni si riferiscano non già  alla persona in quanto tale ma all’attività  e alle linee politiche di Salvini e della Lega, e costituiscono espressione di personale dissenso e di personale opinione politica”.
Inoltre, “affermare che un partito politico è una vergogna — sostenne il pm — ed esprimere il proprio convincimento su omosessualità  ed omofobia, sebbene contrapponendolo a quello del leader contestato sì da dare implicitamente a quest’ultimo una connotazione negativa, costituiscono legittime manifestazione del pensiero scevre da connotati denigratori”.
Il magistrato spiegava anche che “le frasi riportate sugli striscioni non fossero dirette ad alcuna delle istituzioni il cui prestigio è tutelato dalla norma in esame (Vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate, ndr) ma, al più, alla persona di Matteo Salvini e al partito di cui egli è segretario”.

(da agenzie)

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“L’ODIO SUI SOCIAL VERSO GLI IMMIGRATI E’ FOMENTATO DAL LINGUAGGIO DEI POLITICI”

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

LO STUDIO DELL’OSSERVATORIO ITALIANO SUI DIRITTI: MESSAGGI D’ODIO SOPRATTUTTO VERSO MIGRANTI, MUSULMANI, EBREI, DONNE E DISABILI

Vox, l’osservatorio italiano sui diritti, ha studiato i messaggi d’odio su Twitter durante la campagna elettorale per le elezioni europee, analizzando sei gruppi sociali. C’è stato un boom di tweet intolleranti verso i migranti, i musulmani e gli ebrei. Resta alto l’odio verso le donne mentre diminuisce leggermente quello verso gli omosessuali, l’intolleranza verso i disabili è distribuita omogeneamente in tutto il Paese.
Più di 200mila tweet sono stati estratti e analizzati da Vox, l’osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con quattro università  italiane, per tracciare la mappa dell’intolleranza in Italia.
Per riconoscere l’odio online sono serviti quattro mesi di lavoro, perlustrando Twitter grazie a delle parole sensibili, grazie agli insulti più diffusi verso sei gruppi definiti: donne, omosessuali, migranti, disabili, ebrei e musulmani.
Da questa analisi emerge una mappatura ben definita del nostro Paese, delle aree geografiche in cui si odia di più e delle categorie sociali più discriminate e insultate.
La scelta di raccogliere i dati durante i mesi di campagna elettorale per le elezioni europee ha messo in luce un forte legame tra il linguaggio dei politici e l’aumento dei messaggi razzisti e xenofobi.
Va considerato però che il bacino di utenti di Twitter non è un campione rappresentativo dell’intera popolazione, nè si può ignorare che in alcuni casi gli account sui social possono essere dei bot, profili automatizzati che postano come quelli che invece appartengono a persone reali.
Marilisa D’Amico, co-fondatrice di Vox e professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università  degli Studi di Milano, ha spiegato:
I dati emersi dalla Mappa 4.0 mostrano una drammatica correlazione tra il linguaggio dei politici sempre più caratterizzato da toni intolleranti e discriminatori con l’aumento dei tweet razzisti e xenofobi. Ciò non solo sembra creare un clima culturale sempre più ostile al “diverso”, ma legittima la diffusione dei discorsi d’odio lesivi dei principi di uguaglianza e di solidarietà , ai quali è ispirata la nostra Costituzione. Ancora, le parole d’odio, che si moltiplicano sul web, si traducono in scelte politiche e normative che hanno un’incidenza sui diritti dei migranti in arrivo e sulle fondamenta dello Stato di Diritto. La conseguenza più allarmante è che oggi sembra bastare un tweet del ministro dell’Interno — Matteo Salvini ndr — per chiudere i porti italiani alle navi trasportanti richiedenti protezione, potenzialmente titolari di un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione: il diritto d’asilo (art. 10, comma 3 Cost.).
Rispetto allo scorso anno i migranti sono bersaglio dei tweet di odio il 15,1% in più, finendo al primo posto tra i più colpiti in questa speciale classifica, tanto che, tra quelli selezionati, un post su tre è sui migranti.
A Milano c’è la maggiore concentrazione di messaggi di odio a sfondo xenofobo, che comprendono anche i rom e gli stranieri in generale e che compaiono più frequentemente dopo determinati episodi.
Diversi picchi si sono registrati subito dopo alcune dichiarazioni del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ad esempio il 3 aprile invitava la Ong tedesca Sea Eye ad andare ad Amburgo o che il 9 maggio annunciava di voler chiudere tutti i campi rom in risposta al Papa che aveva incontrato 500 sinti in Vaticano.
Le donne restano una delle categorie più colpite dai messaggi intolleranti tra i gruppi selezionati, con i tweet distribuiti su tutto il territorio nazionale, ma concentrati soprattutto a Milano, Napoli, Firenze e Bologna.
Quasi un quarto dei post d’odio mira a colpire le donne, mentre i picchi sono stati registrati sia in concomitanza dei casi di femminicidio, sia di grandi eventi come il congresso della famiglia a Verona. L’ultimo picco si è registrato con l’approvazione della legge anti aborto, anche in caso di stupro, in Alabama.
Nelle rilevazioni degli anni precedenti l’odio verso gli ebrei su Twitter era praticamente inesistente, mentre quest’anno ha fatto registrare un +6,4% dei casi, importando in Italia una tendenza già  presente in Europa e Stati Uniti.
L’antisemitismo si diffonde grazie a stereotipi e soprattutto fake news, con Roma al primo posto per concentrazione di tweet intolleranti, seguita da Milano.
Un picco di messaggi d’odio è arrivato dopo che la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, aveva definito George Soros “usuraio”. Mentre un vero e proprio boom di tweet c’è stato dopo il caso di bullismo in una scuola media di Ferrara.
Per chi affida a Twitter i propri messaggi d’odio ogni musulmano è un terrorista. Questa tendenza continua a crescere, anche a causa di attentati internazionali, e si concentra nelle grandi città  del Nord: Torino, Milano, Venezia, ma anche Bologna.
Invece, nelle comunità  in cui gli uomini e donne di fede islamica sono più integrati, l’intolleranza tende a diminuire. Il picco più alto di tweet d’odio si è verificato il 18 marzo, quando l’unione delle comunità  islamiche ha chiesto a Matteo Salvini maggiori protezioni per i musulmani e per le moschee, dopo l’attentato in Nuova Zelanda.
Altri picchi si sono verificati dopo la vicenda di San Donato Milanese e dopo che Fratelli d’Italia ha annunciato che nel 2050 il numero di musulmani in Europa sarà  triplicato.
I messaggi d’odio social contro i disabili hanno una caratteristica diversa da quelli delle altre categorie analizzate: mettono d’accordo tutti. Infatti non sono concentrati in aree specifiche ma distribuiti su tutto il territorio nazionale. In crescita rispetto allo scorso anno, si concentrano in picchi coincidenti a episodi di cronaca, come i casi di Torino, uno avvenuto a marzo e l’altro ad aprile, in cui due uomini disabili hanno ritardato o fermato le corse per accedere ai mezzi pubblici.
I tweet intolleranti verso la popolazione omosessuale segnano un importante -4,2%, anche se nelle grandi città  si continua ad odiare, soprattutto a Milano, Napoli, Bologna e Venezia. Se è vero che in generale la tendenza è diminuita, è anche vero che resta un fenomeno latente pronto ad esplodere con grande aggressività .
Lo dimostrano i picchi registrati, come nel caso dei quattro ragazzi che a Senigallia sono stati prima insultati e poi invitati ad andare via da un ristorante con tanto di cibo incartato o durante il congresso della famiglia di marzo a Verona.

(da Fanpage)

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COME IL GOVERNO LEGA-M5S HA FREGATO IL SUD: GRANDI OPERE, NESSUNA E’ IN MERIDIONE

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

PARTICOLARE ESILARANTE: SUL SITO DEL MEF LA MAPPA E’ TUTTA SBAGLIATA. NON C’E’ UNA CITTA’ CHE SIA AL SUO POSTO… IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO DELLA GEOGRAFIA

Si fa presto a dire prima gli italiani. Non tanto perchè è uno slogan senza senso quanto perchè bisognerebbe quantomeno riuscire a dimostrare di conoscere la geografia della penisola italica.
Prendiamo ad esempio la mappa pubblicata sul sito del MEF — il Ministero dell’Economia e delle Finanze — per illustrare quali sono le grandi opere da completare la cui realizzazione verrà  finanziata con gli investimenti stanziati con il Decreto Crescita e grazie al Decreto Sblocca Cantieri.
Quella mappa è completamente sbagliata. Non c’è una delle città  interessate che sia “al suo posto”.
Padova ad esempio è finita tra il Trentino Alto Adige e la Lombardia (quando in teoria dovrebbe essere in Veneto). Venezia è ormai sulla terra ferma, completamente fuori dall’omonima laguna.
Poco male in questo caso perchè così non si renderà  più necessario il MOSE e   nemmeno intervenire sulle navi da crociera che transitano in bacino San Marco e per il canale della Giudecca.
Anche Genova, che dovrebbe essere sul mare, è finita praticamente in Piemonte. E al confine tra Piemonte e Lombardia si trova Milano.
Non va meglio se guardiamo dove è finito il terzo valico Genova-Milano, praticamente in provincia di Lecco. Brescia invece si è spostata molto più a Ovest di quanto ci ricordavamo. La città  lombarda che si trova vicino al Lago di Garda è finita sulle sponde del Lago Maggiore.
Che il grande cambiamento parta anche dalla geografia? In fondo basterebbe spostare la Val Susa in Francia e avremmo risolto i casini della TAV.
Non è che qualcuno si è dimenticato del Sud Italia?   Al Sud, come ha fatto notare il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, non c’è nulla.
La quasi totalità  delle grandi opere si trova al Nord (ad esclusione della nuova pista dell’aeroporto e il passante di Firenze).
Ci sarebbe un tratto della statale Jonica, quello da Sibari a Roseto. Che secondo il MEF si trovano in Basilicata e in Puglia. Ma in realtà  anche quello è un errore perchè quel tratto stradale di ben 38 km è completamente in Calabria.
A parte quel breve tratto però per il Meridione non c’è nulla. Niente in Sardegna — dove durante la campagna elettorale Salvini parlava della necessità  di “più ferrovie” per portare i turisti sulle spiagge — e niente in Siclia, Campania, Puglia e Basilicata.
Sembra quasi che il governo si sia dimenticato che al Sud vive una fetta consistente di italiani e che le regioni meridionali abbiano un estremo bisogno di nuove infrastrutture efficienti.
Nessuno chiedeva certo di realizzare il ponte sullo Stretto di Messina e certo queste sono solo le opere “sbloccate”. La mappa dimostra però come i governi cambino ma le priorità  (e i soldi) finiscano sempre al Nord. Con tanti saluti a quelli che hanno votato Lega e Salvini.

(da “NextQuotidiano”)

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I PATRIOTI VERI SONO QUELLI CHE SALVANO VITE UMANE, NON I SEQUESTRATORI DI PERSONE CHE SCAPPANO DAI PROCESSI

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

LA DIFFERENZA TRA UOMINI E DONNE VERE E I CLANDESTINI DELL’UMANITA’

La nave Sea Watch è stata dissequestrata da poco, ma ha già  ripreso la sua attività : oggi il soccorso di 53 migranti, tra cui nove donne e tre bambini molto piccoli, al largo delle coste libiche.
Nella mattina di mercoledì la Ong Sea Watch aveva segnalato che l’aereo di ricognizione Colibri «aveva avvistato l’imbarcazione, informando le autorità  competenti e la nave» intorno alle 9.53 ma che il soccorso era stato operato dalla Ong. «La cosidetta guardia costiera libica — si legge in un altro tweet pubblicato — successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso». Quando la Ong è però giunta in prossimità  del gommone al largo della Libia «priva di alcun assetto di soccorso», a circa 47 miglia da Zawiya, «abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone. I naufraghi sono ora a bordo della Sea Watch», tra cui ci sono anche nove donne e tre bambini molto piccoli. Ora la nave è in attesa di indicazioni.
Il commento di Salvini si è incentrato su una serie di falsità  e contenuti diffamatori.
1) “L’organizzazione” non è fuorilegge, come certificato dai documenti rilasciati dall’autorità  di bandiera e come attestato dai molteplici controlli delle autorità  italiane che hanno dato il via libera al dissequestro.
2) La Guardia costiera libica non è intervenuta se non in ritardo e non ha titolo per riportare i migranti in Libia in quanto porto non sicuro, come da certificazioni internazionali. Commette un reato chi respinge i profughi in Libia, non chi li salva in mare. Non a caso l’Italia è stata denunciata per i respingimenti di fatto dai massimi organismi internazionali, Onu in primis
3) Salvare vite umane non è “atto di pirateria”, lo è effettuare blocchi navali ad navem, contestando reati inesistenti.
4) Parlare di «collegamento tra scafisti e alcune Ong» è mera diffamazione, non esiste un solo processo dove sia stata dimostrata tale tesi cara ai razzisti nostrani. E la Sea Watch è stata scagionata da tale accusa farlocca come anche la Open Arms.
5) Nessuno può impedire alla Sea Watch di entrare nelle acque territoriali italiane perchè così stabiliscono le Convenzioni internazionali. E il decreto sicurezza bis (che sarà  dichiarato incostituzionale) non entrerà  comunque in vigore prima di due mesi.

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PROCURA DI PALERMO: “TRA ARATA E SIRI ACCORDI CORRUTTIVI”

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

“ARATA HA PORTATO IN DOTE I SUOI RAPPORTI CON LA LEGA”

“Dalle attività  di indagine è emerso che Arata ha portato in dote alle iniziative imprenditoriali con Nicastri gli attuali influenti contatti con esponenti del partito della Lega, effettivamente riscontrati e spesso sbandierati da Arata medesimo”.
Lo scrive il gip di Palermo nella misura cautelare che ha disposto l’arresto di Paolo Arata, ex consulente del Carroccio ed ex deputato di Forza Italia, del figlio e dell’imprenditore alcamese Vito Nicastri finito in manette col figlio Manlio.
Per tutti l’accusa è di corruzione, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio.
“Arata ha fatto tesoro della sua precedente militanza politica, in Forza Italia, – scrive il gip – per trovare canali privilegiati di interlocuzione con esponenti politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al bio-metano”
Nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto di Arata, “tra i fatti di reato sono emersi anche ipotizzati accordi corruttivi raggiunti a Roma nel settembre 2018 da Paolo Arata, dal figlio Francesco e dell’attuale senatore Armando Siri”. Lo scrive il gip nella misura cautelare.
Gli atti relativi a Siri sono poi stati inviati a Roma dove la Procura sta proseguendo l’inchiesta. “Ufficio con il quale è in corso pieno e proficuo coordinamento investigativo che ha consentito tra l’altro, lo scorso 18 aprile, l’esecuzione congiunta di attività  di perquisizione e sequestro nei confronti di alcuni indagati iscritti sia nell’ambito del presente procedimento che nell’ambito di quello pendente innanzi alla A.G. di Roma”, dice il gip.
Nell’ordinanza, il gip spiega la “confluenza di interessi, da parte di più articolazioni mafiose” nel settore delle energie rinnovabili ”è stata plasticamente rappresentata dal suo capo assoluto”, Totò Riina, “il quale durante la sua detenzione nel carcere milanese di Opera, nell’affrontare temi e vicende relative ad altre questioni criminali, commentava già  nel 2013 con il suo interlocutore la decisione di speculare nel settore eolico da parte del latitante Matteo Messina Denaro, reo a dire del Riina di tralasciare gli affari tradizionalmente oggetto delle attività  criminale di Cosa Nostra e di dedicarsi ai ‘pali’, figura retorica utilizzata dal boss per indicare l’attività  imprenditoriale riferibile al settore dell’eolico”.
Intercettazioni. “Sono Arata il socio di..Vito..”, così Paolo Arata, ex consulente per l’Energia della Lega arrestato oggi, si qualificava alludendo alla sua società  con l’imprenditore in odore di mafia Vito Nicastri, anche lui finito in manette. I due erano soci occulti, Nicastri era ai domiciliari perchè ritenuto tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro.
“Eh…è un bel problema questo…soprattutto per lui, ma anche… insomma,.. tutte le cose che abbiamo insieme, così”, diceva Arata riferendosi al fatto che il socio era agli arresti. “Io sono socio di Nicastri al 50%”, spiegava non sapendo di essere intercettato. Tra le società  comuni la Etnea srl e la Solcara srl, entrambi operanti nelle energie rinnovabili.
“Ero socio con Vito che era il più bravo del settore.., il più bravo… il più bravo in assoluto, lo chiamano il re dell’eolico. Abbiamo fatto due società , una nostra… va bene,poi la seconda me l’ha fatta fare con lui e anche questa abbiamo avuto gli stessi problemi”, spiegava.

(da agenzie)

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ARATA ARRESTATO, L’ORDINE DI SCUDERIA DEL M5S: “NON ATTACCARE LA LEGA”

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

ANCHE MORRA COSTRETTO A CORREGGERE IL TIRO… CHI GRIDAVA ONESTA’ ORA IMPONE IL SILENZIO ALTRIMENTI I MAGGIORDOMI RISCHIANO LA POLTRONA

Il giro di mazzette siciliane spacca i 5 Stelle, che faticano a prendere una posizione comune.
Da un lato c’è chi resta fedele ai principi di giustizialismo e dall’altro invece si posiziona su chi è diventato governista e nel nome dell’andare avanti con la Lega tiene un profilo basso e non attacca l’alleato.
L’arresto di Paolo Arata, il consulente di Matteo Salvini per l’energia che ha stilato il programma leghista, scuote i grillini. Solo un mese fa, a indagini in corso, Luigi Di Maio aveva sollevato gli scudi facendo dimettere il sottosegretario leghista Armando Siri coinvolto nell’inchiesta perchè avrebbe fatto pressioni per inserire un emendamento sull’eolico in cambio di 30mila euro promessi dallo stesso Arata. Non solo.
Il Movimento aveva anche chiesto il licenziamento del figlio Federico, non indagato e assunto a Palazzo Chigi da Giancarlo Giorgetti presso il Dipartimento programmazione economica. Ora i toni dei vertici sono ben diversi e solo in pochi rimangono dalla stessa parte.
Tra questi Nicola Morra che accende la miccia sulla questione giustizia: “Alla luce dei nuovi arresti in Sicilia, ribadisco l’urgenza dell’audizione del ministro Salvini”.
Nel giorno in cui finiscono in carcere Paolo Arata, ex consulente della Lega per l’energia, e il figlio Francesco, ecco che il presidente della commissione Antimafia rende pubblica la richiesta di ascoltare il titolare del Viminale, richiesta avanzata già  nel dicembre scorso. Nei 5Stelle piomba il silenzio, poco dopo Morra precisa che si tratta di audizioni “normali” che tutti i ministri devono svolgere per illustrare le linee guida.
Alessandro Di Battista però getta benzina sul fuoco, lo stesso fa il sottosegretario Stefano Buffagni. Dall’altra parte i vertici frenano e dettano la linea: “Nessun attacco frontale alla Lega”, questo è l’ordine di scuderia.
Eppure le accuse sono gravi. La procura di Palermo e la Dia sostengono che Arata abbia rapporti d’affari e relazioni spregiudicate con Vito Nicastri, il “re” dell’eolico che avrebbe finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro.
§Oggi solo Alessandro Di Battista affonda il colpo con un forte richiamo agli amici grillini ora al governo: “Il Movimento deve continuare a denunciare il malaffare dilagante, malaffare reso possibile dalle relazioni pericolose dei partiti”. E poi ricorda che “anche uno dei suoi figli è finito in carcere, l’altro ha ottenuto un contratto a Palazzo Chigi grazie a Giorgetti”.
Anche Buffagni tiene la linea sottolineando che a suo tempo il Movimento 5 Stelle agì correttamente nel chiedere le dimissioni del sottosegretario leghista Armando Siri indagato anche lui: “Non siamo noi a dover giudicare, ma la magistratura, anche se gli arresti di oggi dimostrano che su Siri avevamo ragione e che il governo si è mosso nella giusta direzione”.
Correggono il tiro i deputati M5s della commissione Giustizia della Camera che non citano neanche la parola “Lega” o il nome si Siri: “La politica deve sempre schierarsi contro mafie e corruzione e ridurre a zero il rischio di infiltrazioni criminali nelle Istituzioni”.
Di Maio per ora non parla e la Lega dorme quindi sonni tranquilli come dimostrano le parole del ministro Gian Marco Centinaio: “Nessuno scossone per il governo”.
Anche su questo Di Maio asseconda l’alleato creando scompiglio e confusione dentro il Movimento.

(da “Huffingtonpost”)

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PUR DI NON PARLARE DI ARATA SALVINI SE LA PRENDE CON I GABBIANI

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

IL MINISTRO HA PAURA PERSINO DEI GABBIANI ROMANI, “MOSTRI” CHE COSTITUISCONO UN GRAVE PERICOLO PER LA SICUREZZA

Matteo Salvini, come è noto, si occupa di sicurezza. Non si sa bene in che modo (a parte ovviamente chiamare “sicurezza” e “sicurezza bis” due decreti) ma lo fa.
Ed è per questo che oggi, mentre si occupava di sicurezza facendo una diretta dal tetto del Viminale, ha deciso di spendere qualche parola e un tweet su un problema di sicurezza molto sentito: i gabbiani.
Avete letto bene, il ministro dell’Interno ha fatto un tweet dove dice «qui a Roma ci sono MOSTRI, non gabbiani».
Senza dubbio Salvini ha parlato più da papà  che da ministro, del resto i seppur voraci (di spazzatura) gabbiani romani non risulta abbiano mai ucciso nessuno. O mangiato qualche bambino italico.
Ma i pennuti mostruosi sono solo un pretesto. Servono per attaccare Virginia Raggi, alla quale il Capitano rivolge un appello: «togliete l’immondizia dalle strade perchè non se ne può più».
Sono decisamente finiti i tempi in cui la sindaca della Capitale e il vicepremier leghista andavano d’amore e d’accordo sullo sgombero dei campi Rom. Prima di iniziare a litigare con il M5S Salvini era arrivato al punto di dire che a Roma non c’erano più buche.
Poi le cose hanno iniziato a mettersi male con Luigi Di Maio e di conseguenza la Raggi è tornata a fare il punching-ball di Salvini, come quando a marzo raccontò di essersi trovato “in compagnia di tre topazzi così” e parlò di “gabbiani più aggressivi degli pterodattili”. Ogni qual volta che Salvini vuole litigare con il M5S parte da Roma, ben sapendo che dopo tre anni di non-governo a guida Raggi è un nervo scoperto per il MoVimento.
Ma non è solo perchè le cose vanno male con il M5S che Salvini oggi si è messo a parlare di gabbiani e del relativo “problema sicurezza”.
Perchè oggi sono successe giusto un paio di cose che dovrebbero far preoccupare il ministro, e quindi quei gran geni della comunicazione hanno pensato bene che era il momento giusto per parlare d’altro e cambiare argomento.
Nell’ordine: Salvini potrebbe dire qualcosa sull’arresto di Paolo Arata. Ora magari qualcuno se lo è dimenticato ma Arata non è proprio un personaggio qualsiasi. Non solo perchè è coinvolto nel caso Siri (dove Siri sta per Armando Siri, ex sottosegretario leghista al MIT) ma perchè l’ex deputato di Forza Italia considerato dai magistrati il prestanome del re dell’eolico Vito Nicastri è anche il consulente (o ex consulente?) della Lega sui temi dell’energia e dell’ambiente.
Salvini già  in passato non ha voluto affrontare la questione dicendo di aver incontrato Arata “solo una volta”. Ma è davvero possibile che uno dei sette “saggi” che hanno redatto il programma della Lega (nel caso di Arata proprio la parte sull’energia) si sia incontrato solo una volta con il leader del partito? Salvini potrebbe approfittarne per chiarirlo.
Ci sarebbe poi da chiarire il senso delle sue dichiarazioni sulla ricchezza privata degli italiani. Ieri Salvini è tornato per l’ennesima volta sull’argomento parlando dei «centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi».
Cosa ci vuole fare Salvini? Una patrimoniale o un condono? Per il M5S la seconda proposta è naturalmente irricevibile (specie dopo l’ultimo condono chiamato Pace Fiscale). Salvini invece pensa esattamente l’opposto: «l’unico ragionamento riguarda una ‘pace fiscale’ per chi volesse sanare situazioni di irregolarità  relative, oltre che ad Equitalia, al denaro contante». Curiosamente Equitalia non esiste più, forse Salvini è poco informato.
Volendo proprio impegnarsi Salvini potrebbe spiegarci come intende finanziare la Flat Tax ed evitare l’aumento dell’IVA (non lo ha ancora fatto) oppure, per rimanere ai temi di stringente attualità , cosa vuole fare per evitare la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. E no, dire “usciamo dall’euro” non è una soluzione tanto quanto non lo è quella di stampare minibot.
Last but not least c’è la questione sollevata dal   presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra. Il senatore pentastellato ha annuciato di aver richiesto «con lettera ufficiale il 7 maggio la convocazione del ministro dell’Interno Salvini in commissione Antimafia. Lettera ufficiale che è partita solo dopo numerose sollecitazioni informali per fissare una data di audizione già  dalla terza settimana d’insediamento della commissione stessa, ovvero a dicembre 2018».
Insomma a quanto pare Salvini, che a parole dice di voler combattere mafia, ‘ndrangheta e camorra non ha ancora trovato il tempo di andare a riferire in commissione. Evidentemente le minacce alla sicurezza da parte dei gabbiani di Roma sono più pressanti.

(da “NextQuotidiano”)

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ALLA FINE IL GRUPPO SOVRANISTA IN EUROPA SI FERMA A 73 DEPUTATI (LEGA, LEPENISTI, AFD TEDESCA, FPO E QUALCHE SENZA CASA)

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

DOVEVANO SPACCARE L’EUROPA, SONO PASSATI DA 59 A 73 ADERENTI… HANNO RIFIUTATO DI ENTRARE FARAGE, UNGHERESI, OLANDESI, POLACCHI E SPAGNOLI… RAPPRESENTANO APPENA IL 9% DELL’EUROPARLAMENTO

Nove delegazioni per un totale di 73 europarlamentari. Il nuovo gruppo sovranista di Matteo Salvini verrà  presentato ufficialmente domani a Bruxelles, pronto per “incidere sulla futura maggioranza che sarà  molto eterogenea”, dice all’Huffpost Marco Zanni, capodelegazione della Lega all’Europarlamento, eletto oggi presidente del nuovo gruppo. ‘Padre nobile” della nuova formazione, Matteo Salvini.
Capogruppo affidato al Carroccio, la delegazione più numerosa con 28 eurodeputati, contro i 22 del Rassemblement National di Marine Le Pen.
Il nuovo gruppo contava sugli apporti del polacco Jaroslaw Kaszynski, del britannico Brexiter Nigel Farage, degli spagnoli di Vox, degli olandesi di Thierry Baudet e anche dell’ungherese Viktor Orban: ma tutti questi hanno detto no.
E allora, via con 73 eurodeputati, appena 14 in più rispetto alla legislatura appena trascorsa quando i leghisti e i lepenisti erano nel gruppo Europa delle nazioni e delle libertà  (Enf), 59 componenti.
Nel nuovo gruppo ci sono tutte le delegazioni presenti con Salvini e Le Pen sul palco elettorale a Milano il 18 maggio scorso (tranne i bulgari e gli olandesi di Geert Wilders che non sono stati eletti alle europee).
La nuova formazione si chiamerà  ‘Identity & Democracy’ e comprenderà  anche gli 11 eletti dell’Afd. Fino all’ultimo infatti Alternative fà¼r Deutschland, l’ultradestra tedesca, non aveva dato l’ok al nuovo gruppo sovranista: nella passata legislatura Afd contava un solo eletto ed era nell’Efdd (Europa delle libertà  e della democrazia diretta) insieme al M5s a Farage. Ora gli 11 eletti dell’Afd staranno nello stesso gruppo di Salvini.
Dall’Ecr traslocano solo in tre: un eletto del Dansk Folkeparti e i due finlandesi eletti col partito Freedom and direct democracy. Dall’Estonia invece un nuovo arrivo: i nazionalisti di Ekre, prima volta all’Europarlamento, un eletto.
Per il resto, sono conferme che già  erano nell’Enf: i tre austriaci eletti dai nazionalisti di Fpo, i 2 eletti in Repubblica Ceca con ‘Svoboda a pÅ™à­mà¡ demokracie’, i tre eletti in Belgio nelle liste del partito nazionalista fiammingo Vlaams Belang, oltre a Lega e Rassemblement National s’intende.
La nuova maggioranza all’Europarlamento sarà  composta da Ppe (179 eurodeputati), Pse (153), Alde (che con gli eletti de La Republique en marche di Macron arriva a 106 parlamentari). Totale 438, una maggioranza abbondante sui 751 europarlamentari complessivi.
Se si aggiungono anche i Verdi (75) diventa una maggioranza di 513. I sovranisti, quarto gruppo nell’Europarlamento, sono fuori.

(da “Huffingtonpost”)

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SONDAGGI GERMANIA: RECORD STORICO PER I VERDI, PRIMO PARTITO CON IL 26,5%

Giugno 12th, 2019 Riccardo Fucile

CDU AL 24%, SPD 13%, LINKE 7,5%, FDP 9%

Se si votasse oggi in Germania i Verdi sarebbero il primo partito. Dopo l’exploit alle scorse elezioni europee, in cui si sono aggiudicati il 20,5 per cento dei consensi, i Verdi continuano la loro corsa inarrestabile.
Secondo un recente sondaggio di Insa per Bild, Cdu e Spd continuano a perdere consenso, mentre i Verdi arrivano a toccare il massimo stocico del 26,5 per cento.
Cdu-Csu, il partito di Angela Merkel, si attesta intorno al 24 per cento, perdendo due punti percentuali in una sola settimana. Alle Europee aveva guadagnato il 28 per cento dei consensi.
L’Sdp cala al 13 per cento. Linke va al 7,5 per cento.
Numeri alla mano, ci sarebbe spazio per una nuova maggioranza parlamentare tra Verdi, Spd e Linke (il partito di sinistra).
Insieme i tre partiti raggiungerebbero il 47 per cento, relegando Cdu-Csu all’opposizione.
“I Verdi sono la formazione con il maggior potenziale. In caso di elezioni politiche potrebbero esprimere il cancelliere. Senza e contro i Verdi non può esserci un governo, e la loro forza rende nuovamente possibili le maggioranze a sinistra”, sostiene il presidente della Insa Hermann Binkert.

(da agenzie)

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