Destra di Popolo.net

QUANDO LA POLEMICA POPULISTA DEL GIORNO E’ SULLA LACOSTE DI CALENDA: SE “CHI INDOSSA MAGLIE FIRMATE NON PUO’ RAPPRESENTARE GLI ITALIANI”, IL PARLAMENTO SAREBBE VUOTO

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

DOVE CI STA PORTANDO IL POPULISMO… NEANCHE SI ACCORGONO CHE LA LACOSTE LA INDOSSANO PURE SALVINI, DI MAIO   DI BATTISTA

Se non altro abbiamo trovato risposta all’atavica domanda: il coccodrillo come fa? Il suo verso animalesco è quello degli slogan populisti, fatti di mozioni spesso prive si significato e di fondamento, oltre che di parole lanciate al vento senza prima verificare se ciò che si sta dicendo sia reale o falso. §
E la polemica social attorno alla polo Lacoste indossata da Carlo Calenda durante una diretta video sui social, si trasforma in un boomerang che, però, mostra quanto il web sia ormai dopato da sterili polemiche.
Nessuno, o quasi, ha infatti commentato quei quattro minuti e 32 secondi del discorso fatto dall’ex ministro dello Sviluppo Economico. Tutti ad affannarsi a partecipare alla battaglia sul coccodrilo.
Come se indossare una polo di marca fosse un motivo per cui una persona non possa parlare dei veri problemi del Paese.
Tutto è partito da un tweet di un utente che, rivolgendosi al video di Carlo Calenda — dal titolo “Il giorno della Marmotta” — ha spostato la sua attenzione sull’abbigliamento dell’ex ministro: «Salve Carlo Calenda, lei potrà  dire cose intelligentissime,ma ad italiano medio resterà  impresso il coccodrillo sulla sua maglietta. Non c’è un solo video nel quale Salvini ha un indumento che un giovane pagato mille euro non può comprare. Il nostro fallimento è di percezione».
Come mostrato nel collage di foto a corredo dell’articolo — e non è un atto d’accusa, anzi — il discorso fatto da questo utente (che ha scatenato un vero e proprio pandemonio sui social) è fallace, ricco di errori e condito da populismo.
Abbiamo scelto tre foto (oltre a quelle del già  citato Calenda) comparse sui vari profili social dei tre personaggi che meglio hanno rappresentato il populismo negli ultimi tre anni: Di Maio, Salvini e Di Battista.
Tutti e tre hanno nel loro armadio almeno una polo Lacoste. E, tra le tante cose, non si tratta neanche del marchio più costoso al mondo dato che — tra negozi e portali — si possono trovare a prezzi che variano tra i 39 e i 90 euro.
Cosa vuole significare tutto questo? Nulla. Si tratta solamente di una sottolineatura di come sui social si sia data importanza a un giudizio di un utente sull’abbigliamento di Calenda piuttosto che ai suoi quattro minuti e 32 secondi di discorso sulle divisioni all’interno del Partito Democratico, sulle correnti e sui piani e patti futuri per far ripartire i dem dopo l’ennesima e atavica frattura dopo il caso Lotti.
Ma sui social abbiamo dato da mangiare al coccodrillo, l’unico a uscire con la pancia piena da questo populismo.

(da agenzie)

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IL FIGLIO DI DE ANDRE’: “SALVINI AMA IL PESCATORE? SI E’ FERMATO ALL’ASCOLTO DI LA LA LA LA LA LA”

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

“NON HA ASSIMILATO CHE IL PESCATORE ERA GESU’ CRISTO E AVEVA AMORE PER GLI ULTIMI”

In principio fu Francesco Guccini a criticare Matteo Salvini, dicendo che, se era vero che il ministro dell’Interno aveva ascoltato le sue canzoni, è pur vero che Dante Alighieri viene letto da cani e porci.
Poi, è stata la volta di Francesco De Gregori, che aveva bollato la proposta leghista di introdurre una quota sovranista alle canzoni italiane in radio come una vera e propria stronzata.
Non potendo Fabrizio De Andrè replicare a Salvini, ci ha pensato il figlio, Cristiano De Andrè, al termine della presentazione del concerto del prossimo 29 luglio all’Arena di Verona insieme alla Pfm.
È nota a tutti la passione di Salvini per la musica di De Andrè (così come per quella di tutti gli altri cantautori italiani). Addirittura, nel ricordare l’anniversario della scomparsa di Faber, qualche mese fa il ministro dell’Interno utilizzò una citazione de Il Pescatore, condividendo il proprio pensiero sui social network.
Ai giornalisti che gli hanno chiesto cosa pensasse di questa passione di Salvini per le canzoni del padre e, in modo particolare, de Il Pescatore, Cristiano De Andrè ha risposto in maniera molto critica.   «Salvini dice di essere un grande fan di mio padre ma credo si sia fermato a ‘Il pescatore’, non capendo che il ‘pescatore’ era Gesù Cristo, viene da una novella ecclesiastica. Forse non lo ha assimilato ed è rimasto al la la la la la la la».
La canzone a cui si fa riferimento è una delle ballate più famose di Fabrizio De Andrè. Oltre al testo profondo e alla metafora evangelica (intrisa di rispetto e di pietà  per gli ultimi), è diventata famosa anche per il suo ritornello orecchiabile e per quel jingle che unisce strofe di una intensità  tipica dell’opera d’arte con il semplice e spiazzante «la la la la la la la».
L’ennesima stoccata a Matteo Salvini dal mondo della musica cantautoriale. L’unico — a quanto pare — che non riesce proprio a immedesimarsi nel pensiero e nell’azione del leader politico del momento.

(da agenzia)

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ITALPIZZA, I SINDACALISTI PRESI PER IL COLLO DAI CARABINIERI

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

UN VIDEO DENUNCIA UNA INCOMPRENSILE AZIONE DELLE FORZE DELL’ORDINE

In un video pubblicato dalla pagina Facebook   “Momenti” si vede lo scontro tra polizia e sindacalisti di SiCobas durante un picchetto di fronte allo stabilimento Italpizza a San Donnino:
La persona aggredita, un coordinatore, ha spiegato di essersi avvicinato al gruppo di poliziotti e manifestanti per cercare di allentare il clima di tensione che si stava creando ma di essere stato aggredito: “Dietro la camionetta i carabinieri mi stringevano il collo soffocandomi, e mi hanno minacciato dicendo: ti conosciamo, occhio che finisci male…”.
I lavoratori Italpizza protestano da mesi. 600 dipendenti, di cui solo 80 assunti direttamente; il resto tutti precari in capo a un paio di cooperative riconducibili alla proprietà .
È proprio sull’aumento dei salari degli operai in capo alle due cooperative, Evologica e Cofamo, che ieri a a Palazzo Europa si è aperta la trattativa tra i sindacati confederali e i rappresentanti di Italpizza. Dall’incontro invece è stato escluso il Si Cobas.

(da agenzie)

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OMAR SALVA DUE BIMBI IN MARE: “SONO ARRIVATO DALLA LIBIA, ORA VORREI RIVEDERE MAMMA”

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

DOMENICA HA SALVATO DUE BIMBI DALL’AFFOGAMENTO TUFFANDOSI VESTITO IN MARE E RIPORTANDOLI A RIVA

“Domenica sono uscito in bicicletta per fare una passeggiata al mare. Ho visto un bambino che gridava ‘aiuto’. Sono riuscito a portare fuori dall’acqua lui e una bambina, poi sono venuti in tanti a ringraziarmi. La bambina aveva bevuto più acqua, ma stava bene”.
Omar, un ragazzo egiziano, è ospite da due anni di un centro d’accoglienza di Latina. Domenica ha salvato due bimbi che rischiavano di annegare in mare. Si è tuffato, senza neanche togliersi i vestiti e perdendo anche il suo telefono, e ha riportato a riva i due piccoli. “Sto da due anni in italia, sono egiziano. Ho vissuto cinque anni in libia, poi sono venuto qua. C’è sempre guerra là . Sono venuto con la barca, è stato brutto. A Latina mi sento come a casa. Da sette anni non vedo mia madre, vorrei rivederla, questa è la cosa più importante della mia vita”, ha raccontato il ragazzo alle telecamere di Fanpage.it
“Lavoro nel centro di accoglienza dove è ospite Omar. E’ una bella storia perchè ha compiuto un bel gesto nei confronti del paese che lo ospita. Lui è molto buono, altruista, partecipativo, partecipa a tutte le attività  del centro”, spiega la psicologa di Astrolabio, Maria Domenica Felici. “Una cosa impostante è bene sottolineare: questo ragazzo, come tanti altri, viene dal mare. Nel mare hanno vissuto traumi importanti che si portano dietro per tanto tempo e dove hanno vissuto tante esperienze brutte. Non ha esitato un minuto a tuffarsi vestito. Una cosa istintiva, ma venuta dal cuore”.

(da Fanpage)

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IDENTIFICATI 4 AGGRESSORI CINEMA AMERICA, IN CORSO PERQUISIZIONI

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

SONO GIOVANI VICINI A ORGANIZZAZIONI DI ESTREMA DESTRA

Quattro persone ritenute responsabili dell’aggressione avvenuta nella notte tra sabato 15 e domenica 16 giugno ai danni dei ragazzi che indossavano le magliette del cinema America nel quartiere di Trastevere sono stati identificati dalla Polizia.
Secondo quanto riportato da Corriere i giovani sono stati portati in Questura per essere interrogati.
Le indagini sono state condotte dalla Digos della questura di Roma, mentre la Procura di Roma aveva aperto un fascicolo per lesioni aggravate. I ragazzi sarebbero vicini a organizzazioni di estrema destra.
Nella notte tra il 15 e il 16 giugno 2019 quattro ragazzi sono stati aggrediti nel quartiere romano di Trastevere perchè indossavano la maglia del Cinema America.
“Hai la maglietta del Cinema America, sei antifascista, levati subito sta maglietta, te ne devi andare via da qua”: è iniziato così il diverbio, terminato in una violenza fisica.
Bottigliate, pugni, insulti e testate con minacce per costringere i ragazzi a levarsi le magliette con il logo del Cinema America: questo il racconto dei ragazzi aggrediti.
Un attacco violento nel cuore di Roma avvenuto intorno alle 4 del mattino, compiuta da una decina di individui di circa trent’anni contro quattro ragazzi che, come detto, avevano passato la serata anche in Piazza San Cosimato per seguire le proiezioni all’aperto organizzate dal Cinema America.

(da agenzie)

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PERCHE’ IL PATRIOTA DRAGHI E’ UN VERO EUROPEO: LA SCOMUNICA DI TRUMP E’ UNA MEDAGLIA AL VALORE

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

LE MISURE ANNUNCIATE DA DRAGHI AIUTERANNO L’ECONOMIA DELL’ITALIA CHE GRAZIE AI DAZI DI TRUMP IN ANNO HA PERSO QUASI 2 MILIARDI DI EURO..E CON CHI STANNO I SOVRANISTI VENDUTI? CON IL NOSTRO CARNEFICE

Mentre Salvini se ne parte per l’America come il ragazzo di campagna di Pozzetto se ne andava in città  e scambia Washington per Philadelphia, Donald Trump scomunica Mario Draghi equiparando l’Europa alla Cina, contro cui attualmente è in guerra (commerciale). Ma cosa ha fatto il capo della Banca Centrale Europea per far arrabbiare il presidente degli Stati Uniti tanto da spingerlo a un attacco diretto su Twitter?
Al simposio delle banche centrali in quel di Sintra in Portogallo Draghi ha annunciato un nuovo stimolo all’economia europea: “Nelle prossime settimane il Consiglio direttivo delibererà  in che modo i nostri strumenti possono essere adattati alla severità  del rischio alla stabilità  dei prezzi. Manteniamo la capacita’ di rafforzare la nostra forward guidance modificando il suo bias e la sua condizionalità  per tener conto delle variazioni negli aggiustamenti del percorso di inflazione”.
Questo si applica, ha detto, a tutti gli strumenti di politica monetaria: “Ulteriori tagli dei tassi di interesse e misure per mitigare eventuali effetti negativi rimangono parte dei nostri strumenti e il programma di acquisto di bond ha ancora considerevole spazio a disposizione”.
Le parole di Draghi hanno provocato la ripresa delle Borse e, soprattutto, il calo degli spread tra cui quello tra Italia e Germania, arrivato ai minimi da aprile.
Ma è interessante anche segnalare cosa lo ha spinto a fare queste valutazioni: “Guardando in prospettiva, i rischi per l’outlook rimangono orientati al ribasso e gli indicatori per i prossimi trimestri puntano a una debolezza persistente”, ha detto, “i rischi che sono stati prominenti per tutto l’ultimo anno — ha aggiunto — in particolare i fattori geopolitici, la crescente minaccia del protezionismo e le vulnerabilità  dei mercati emergenti non sono scomparsi e continuano a pesare in particolare sul settore manifatturiero”.
Con chi ce l’ha Draghi quando parla della minaccia del protezionismo? Ma con Trump, che domande.
E dietro tutte quelle parole difficili il governatore centrale sta dicendo una cosa molto semplice che riguarda il presidente degli Stati Uniti. Perchè è lui il protezionista che mette in difficoltà  l’economia europea. E quella italiana: la guerra dei dazi è già  costata lo scorso anno 1,7 miliardi all’Italia e il conto potrebbe salire (secondo stime del centro studi Confindustria) a 8,5 miliardi entro il 2021.
In caso di conflitto commerciale limitato al fronte Usa-Cina, vincerebbero le piastrelle, la moda di fascia media, il tessile e la meccanica italiana, che diventerebbero più competitivi negli States rispetto ai rivali di Pechino. A perdere sarebbe invece la componentistica auto.
Se scoppia il conflitto commerciale globale, invece, molti cavalli di battaglia del made in Italy sarebbero a rischio: il Prosecco e il Campari, per dire, minacciati dai balzelli di Trump, Leonardo che faticherebbe a vendere i suoi elicotteri, l’olio d’oliva, il pecorino (i 2/3 della produzione vanno negli Usa). Il 50% dei 4,3 miliardi di prodotti alimentari venduti agli Usa sarebbe colpito da dazi.
“Il Quantitative Easing ha ancora notevoli margini”, ha detto oggi Draghi rispolverando il suo bazooka. Quello del 2015 ha superato di gran lunga i 700 miliardi di euro nel primo anno di azione, ben più delle previsioni più allegre che arrivavano a seicento. A beneficiarne di più è stata la Germania, proprio il paese che l’aveva più osteggiato. Ma anche l’Italia deve ringraziare visto che il nostro Paese, da solo, ha potuto usufruire di 362 miliardi di acquisti di bond.
Ora quindi ce n’è abbastanza per capire che Draghi è un europeo che ha a cuore l’intero Vecchio Continente e sta agendo per il meglio della sua intera economia.
È un patriota. E infatti un nemico — come il presidente USA — lo osteggia e continua a twittare contro di lui. Dovrebbe invece sostenerlo con tutte le sue forze il governo italiano perchè non vi sarà  sfuggito che l’azione annunciata dalla BCE va ad aiutare anche chi soffre di alti spread perchè gioca a rimpiattino con l’uscita dall’euro. Soprattutto loro.
E invece da una parte c’è uno che pensa a Rocky perchè non gli fanno fare un selfie con Trump ma annuncia che l’Italia sarà  il miglior alleato degli Stati Uniti (Salvini), dimostrando di non aver ancora capito cosa gli stia succedendo intorno.
Dall’altra c’è Di Maio che se ne sta zitto perchè almeno lui ha imparato — troppo tardi — che è meglio fare scena muta e sembrare di essere stupidi che aprire bocca e togliere a tutti ogni dubbio.

(da “NextQuotidiano”)

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IL TAR DEL LAZIO RESPINGE IL RICORSO CONTRO IL DIVIETO DI SBARCO DELLA SEA WATCH MA AVVISA SOLO IL VIMINALE NON I LEGALI DELLA ONG

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

“IL CORAGGIO UNO, SE NON CE L’HA, MICA SE LO PUO’ DARE” (PROMESSI SPOSI)… PRASSI INUSUALE, TIPICA DEI REGIMI… TANTO NON FINISCE QUI

Nel giorno in cui il Consiglio d’Europa richiama l’Italia chiedendo di dare subito un porto ai migranti a bordo della Sea Watch 3, il Tar del Lazio respinge il ricorso della ong per contestare il divieto di ingresso in acque territoriali dell’imbarcazione che si triva a sud di Lampedusa con a bordo 43 migranti soccorsi una settimana fa.
“Non abbiamo ancora ricevuto nulla e, anzi, ci sembra piuttosto inusuale che altri vengano a conoscenza di una decisione del tribunale prima ancora che ne siano informate le parti” dice il legale Lucia Gennari.
L’istanza cautelare contro il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali era stata presentata dagli avvocati ieri: si chiedeva, in particolare, la sospensione d’urgenza della direttiva del 13 giugno e del divieto d’ingresso firmato dai ministri Salvini, Toninelli e Trenta il 15 giugno.
“Attendiamo di vedere il provvedimento — dice ancora l’avvocato Gennari — e poi valuteremo cosa fare, anche perchè l’istanza di sospensione non è l’unico strumento a disposizione per ricorrere contro il provvedimento”.

(da agenzie)

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SALVINI A PROCESSO PER GLI INSULTI AI MAGISTRATI, NEL CONTRATTO CON IL M5S C’E’ SCRITTO CHE SE CONDANNATO DEVE DIMETTERSI

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

DA VERO STATISTA DISSE: “DIFENDERO’ QUALSIASI LEGHISTA CHE VENGA INDAGATO DA QUELLA SCHIFEZZA CHE E’ LA MAGISTRATURA ITALIANA CHE E’ UN CANCRO DA ESTIRPARE”

Domani inizia il processo nei confronti di Matteo Salvini per vilipendio dell’organo giudiziario.
Racconta oggi La Stampa in un articolo a firma di Giuseppe Legato che in aula sarà  il Procuratore Aggiunto Emilio Gatti (capo del pool che indaga anche sui reati a sfondo politico) a rappresentare l’accusa dopo aver seguito come titolare l’intera inchiesta ereditata dall’ex capo dei pm Armando Spataro andato in pensione a dicembre 2018.
Nel marzo scorso i legali di Salvini avevano chiesto che l’inchiesta venisse avocata dalla procura generale. Con una motivazione chiara: e cioè che alcune delle frasi pronunciate dall’imputato e finite al centro delle contestazioni del pm fossero state decontestualizzate rispetto al senso generale del discorso tenuto dal vicepremier a Collegno.
Era il 14 febbraio 2016, congresso della Lega piemontese. Disse, secondo la ricostruzione dell’accusa: «Qualcuno usa gli stronzi che mal amministrano la giustizia. Difenderò qualunque leghista — disse Salvini — che venga indagato da quella schifezza che è la magistratura italiana che è un cancro da estirpare».
La frase fu pronunciata in riferimento al rinvio a giudizio di Edoardo Rixi, all’epoca vicesegretario nazionale della Lega, nell’inchiesta sulla presunta Rimborsopoli ligure.
Inutile star lì a ricordare che alla fine Edoardo Rixi è stato condannato mentre giova segnalare che il rischio prescrizione per l’accusa è stato per ora scongiurato, nonostante la curiosa richiesta da parte dei legali del ministro dell’interno di fare nuove indagini. Ora il giudizio. Nel contratto tra Lega e M5S c’è scritto che chi viene condannato dovrà  dimettersi.

(da “NextQuotidiano”)

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SALVINI NON SA CHE I DAZI USA COLPIRANNO LE IMPRESE ITALIANE

Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile

IL TRUMPINO CHE SI GENUFLETTE A CHI FARA’ FALLIRE TANTE AZIENDE ITALIANE E CHE NON CAPISCE UNA MAZZA DI ECONOMIA

La campagna elettorale è finita e Matteo Salvini può finalmente tornare a dedicarsi   quello che sa fare meglio. Per questo motivo il ministro degli Interni è volato negli USA (troppi gabbiani a Roma) per incontrare il segretario di Stato Mike Pompeo e il vicepresidente Mike Pence.
È noto infatti che quando hai dei problemi con i partner europei che ritengono tu non sia poi così interessato a restare nell’Unione Europea la cosa migliore da fare sia quella di andare in vista negli Stati Uniti da uno che proprio con il nostro continente ha deciso di ingaggiare una lotta a base di dazi commerciali.
Salvini è sempre stato un grande amico ed estimatore di Trump e forse è proprio la passione per il grande costruttore di muri statunitense che non consente al Segretario della Lega di essere del tutto obiettivo.
Dopo l’incontro con il vicepresidente Mike Pence il ministro degli interni italiano ha dichiarato a proposito della guerra commerciale USA-UE «conto che le aziende italiane possano essere al riparo dai dazi. Se altre aziende di altri Pesi europei non avranno la stessa fortuna, non è un problema mio».
Questa è l’essenza più vera della ridicola vicenda del sovranismo, che crede che ci possa essere una qualche comunione di intenti con altri sovranisti.
Ma già  gli amici europei di Salvini hanno dimostrato che il sovranismo italiano va bene fino a che non inizia a chiedere soldi per l’Italia.
Nel caso di Trump la questione è diversa. Salvini dice: «penso che nell’obiettivo di Trump non ci sia l’Italia e i suoi prodotti. Mi sembra sia chiaro che i problemi stiano altrove, a Berlino piuttosto che a Parigi».
Insomma in virtù dell’amicizia e reciproca stima con il Presidente USA il vicepremier ritiene di poter godere di un trattamento di favore. Ma Salvini finge di non sapere che se Trump decidesse di imporre dei dazi sulle importazioni di automobili europee non ci sarebbe modo di escludere quelle prodotte in Italia.
Che garanzie ha dato Trump a riguardo dei dazi? Le ultime notizie parlavano dell’intenzione di imporre dazi su prodotti made in EU per un valore di 11 miliardi di dollari.
Secondo Coldiretti nel mirino ci potrebbero essere anche i prodotti dell’agroalimentare italiano: circa il 50% del totale di quelli esportati negli USA dalle aziende italiane (tra cui ad esempio il Prosecco o il Pecorino Romano).
Ma poniamo per ipotesi che Trump riesca in qualche modo a colpire solo le automobili tedesche. Salvini — che non risulta essere il ministro dello Sviluppo Economico — ritiene forse che tutta la filiera dell’automotive tedesca sia in Germania? Si sbaglia. Perchè molti dei componenti delle auto teutoniche vengono prodotti in Italia.
Per alcune aziende la Germania vale tra il 30% e il 50% dei ricavi.
Di conseguenza una flessione delle esportazioni   a causa dei dazi USA finirà  per colpire anche le aziende italiane. In questo modo si manda a sbattere un’intera filiera produttiva.
E che non si creda che i dazi USA su su elicotteri e aerei e loro componenti non possa colpire anche l’industria aeronautica italiana.
Ad esempio Leonardo-Finmeccanica ha sedi anche Germania, Spagna e Regno Unito, da dove esporta in tutto il mondo.
L’unica soluzione per poter evitare i dazi USA nei confronti dell’Unione Europea potrebbe essere quella di uscire dalla UE. Ma oltre al disastro che comporta questo significa dover rinegoziare da soli (ovvero con un potere di trattativa ridottissimo) gli accordi commerciali con il WTO.
Chiedete al Regno Unito come se la sta cavando sul quel frangente. E naturalmente dovremmo negoziare accordi comerciali anche con gli ex partner europei, verso i quali improvvisamente non potremmo più esportate beni e servizi senza dazi.
Ma soprattutto a Trump non interessa nulla dell’Italia. In un tweet del 2018 il presidente USA (che non ha nemmeno idea di come si tratti con la UE) scriveva che se la bilancia commerciale USA era a favore di un dato paese (ovvero gli Stati Uniti importano più di quanto esportino) la soluzione è semplice: smettere di commerciare con quel paese alzando le tariffe doganali.
Basta guardare le statistiche sul sito del MISE per vedere che al momento la bilancia commerciale è a nostro favore. E indovinate cosa esportiamo di più? Proprio alcune delle categorie che potrebbero essere colpite dai dazi.
Salvini sogna un mondo di dazi perchè crede che il protezionismo sia la risposta a tutti i problemi del Paese.
Del resto lui è latore di una visione di chiusura (dei porti, delle dogane) che però per un Paese come il nostro significa asfissia commerciale.
Ma c’è di più, perchè il vero pensiero di Salvini è un altro. Quando nel 2017 Trump minacciò per la prima volta la trade war con la UE l’allora europarlamentare dichiarò di ammirare «i leader politici che fanno gli interessi dei loro cittadini. Non capisco perchè l’Italia sia governata da gente che faccia gli interessi degli altri e non degli italiani». Non solo, secondo Salvini i dazi erano una cosa positiva perchè servivano a “proteggere”.
Poco importa che a pagarne il prezzo poi fossero consumatori e aziende (al momento non risulta esserci un interesse ad esportare i politici italiani).
Cosa ancora peggiore è che il ministro di un paese fondatore dell’Unione Europea si schieri dalla parte di un Presidente che sta facendo di tutto per indebolire la UE.
Salvini in questo senso è un po’ come il tizio che taglia il ramo dell’albero su cui è seduto o quello che invece che fare squadra gioca per gli avversari passandogli gli schemi di gioco.
Ma sicuramente ci spiegheranno che fa parte di una grande strategia per trattare con la UE (un po’ come i minibot, gli annunci di fare 30 miliardi di euro di deficit aggiuntivo o di uscire dall’euro).

(da “NextQuotidiano”)

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