Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile LA RAGAZZA TEDESCA SEGNA UNA SVOLTA, SCEGLIE CON IL CUORE E DICE NO … COME ROSA PARK SEGNO’ LA RIVOLTA CONTRO I RAZZISTI
Visto a distanza, nel comodo dell’aria condizionata che ripara dai 40 gradi all’ombra, sembra un film. Dalla trama avvincente, a tratti classica, dell’eroe che lotta contro l’ingiustizia, per i diritti, anche a costo di sfidare le leggi. Solo che qui è tutto vero.
E non è secondario che l’eroe sia una eroina: Carola Rackete, ‘capitana’ della Sea Watch, 31 anni, donna, tedesca, studi nelle università del Regno Unito, nostromo sulle navi di ricerca oceanografica al Polo nord, poi volontaria di Greenpeace e ora dedicata ai migranti nel Mediterraneo, prende la decisione forse più dura.
Sfida il ‘capitano’, come lo chiamano i fans, Matteo Salvini, una fortuna elettorale incassata a furia di dichiarazioni contro gli immigrati.
Carola non si ferma di fronte ai no italiani
Carola decide, di fatto costituendosi come unica voce vitale nell’afonia totale dell’opposizione, che solo dopo il suo gesto si è mossa verso Lampedusa.
“Ho deciso di entrare nel porto di Lampedusa. Conosco i rischi, ma i 42 naufraghi a bordo sono esausti. Li porto in salvo”, annuncia su twitter prima di avviarsi.
Questa è una storia soprattutto di cuore, poi di testa. Dopo 13 giorni a inventarsi rotte a zig zag per passare il tempo in mare aperto, fuori dalle acque territoriali italiane interdette per i divieti del vicepremier leghista e i silenzi del resto del governo, Carola si rifiuta di riportare i migranti nell’inferno della Libia, un porto che solo Salvini ritiene sicuro a dispetto di quanto dicano l’Ue e anche l’Alto commissario Onu per i rifugiati (Acnur).
Carola compie la scelta più indolore per la sua coscienza e per i naufraghi a bordo. Ma è la scelta più difficile per le conseguenze: sequestro della nave, arresto, multe? Conosce i rischi, eppure rischia. Disobbedisce.
E, certa del clamore mediatico in Italia, solleva il problema di fronte all’Ue
Cuore, umanità e poi testa.
E’ perchè Carola è donna e al posto suo un uomo non avrebbe osato tanto? Banale.
Il punto forse è che “non si nasce donne: si diventa”, come diceva Simone De Beauvoir. E non si nasce uomini, si diventa.
E in certi casi si compie la scelta che, a giudicare da come va il mercato dei voti oggigiorno, forse sarà la più criticata, soprattutto sui social e sempre dal fresco dell’aria condizionata che ti ripara dai 40 gradi all’ombra.
E’ una scelta di coraggio, contro-corrente. Si può dire. Nei suoi tweet dalla Sea Watch, Carola denuncia anche con l’Europa che non accoglie e che ha praticamente fatto suo il piano di Salvini.
Un esempio tra tutti: al G7 dei ministri degli Interni ad aprile a Parigi, il ministro francese Christophe Castaner, fedelissimo di Macron, ha usato le stesse parole del vicepremier italiano contro le ong che salvano vite in mare: “Complici degli scafisti”. Nè gli altri governi stanno battendo un colpo, di fronte all’odissea della Sea Watch. In Germania, la patria di Carola, alcuni municipi si sono offerti di accogliere i migranti della nave battente bandiera olandese, ma il ministero degli Interni non ha dato l’ok, raccontano i media tedeschi. Olanda non pervenuta. Eppure Carola agisce secondo coscienza.
Fa disobbedienza civile: un concetto che oggi fa inorridire gli ammalati di sola legalità qualunque essa sia, ma che nella storia ha costruito resistenze vere contro quella che Hannah Arendt, un’altra donna, tedesca anche lei, chiamava la “banalità del male”, l’indifferenza che porta a non giudicare, a non farsi domande e a obbedire. Disobbedienza civile: “praticata da minoranze organizzate, unite da un convincimento condiviso più che da una comunanza di interessi, e dalla scelta di protestare contro una politica governativa, anche qualora essa goda dell’appoggio della maggioranza”, scriveva Arendt, che osava addirittura proporre di introdurre il concetto di disobbedienza civile nell’ordinamento, nel suo caso americano, in modo da dare pieno riconoscimento giuridico alle “minoranze di opinione” al pari delle lobby di interessi. Che scandalo.
Ecco, forse Carola mena scandalo in Italia e magari anche in Ue. Ma cos’è lo scandalo se non un concetto labile, relativo ai tempi, fissato solo dalle “convenzioni” e dalla “moralità corrente”, come insegna la Treccani?
A bordo della Sea Watch ci sono vite umane che chiedono aiuto. Quarantadue persone: Salvini le spoglia della loro umanità e le trasforma in figurine da campagna elettorale permanente.
L’Europa resta muta, come sempre sull’immigrazione. Carola dice “no!”, come Rosa Parks che rifiutò di cedere il suo posto a un bianco sul bus.
Anche lei menò scandalo nell’Alabama del 1955. Rosa è diventata un film, che ci fa commuovere nel ricordo delle battaglie per i diritti civili dei neri d’America.
La Sea Watch è ancora realtà .
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile LO SPARTITO DI UN CINISMO PAROSSISTICO PER NASCONDERE IL FALLIMENTO DELLA LEGA AL GOVERNO
Con quegli gli occhi inferociti, il volto scuro come la camicia, che mostra il petto del macho contro la
“sbruffoncella che ha rotto le palle”.
Eccolo il “descamisado” del Viminale trasformare una vicenda di 42 poveri cristi su una nave, nella madre di tutte le battaglie contro un’Europa afona
E occupare tutto lo spazio fisico e politico di un governo, diventato il set della propaganda che fa strame della cultura dell’accoglienza, con l’altrettanto balbettante alleato, che, impaurito dalla prospettiva del voto, veste i panni pilateschi di chi, al netto di qualche distinguo, non mette in discussione la sovranità del dossier da parte del ministro dell’Interno.
Le parole di disobbedienza alle regole di Dublino sulle identificazioni, l’invito ad “arrestare” i responsabili della Sea-Watch, quel “non scenderanno dalla nave”, pur sapendo che alla fine, per rendere possibile il sequestro annunciato, accadrà il contrario: è lo spartito di un cinismo parossistico, che antepone il calcolo ai più elementari principi di umanità per cui, come insegnano tutte le leggi internazionali, le persone non sono in salvo quando non rischiano di affogare, ma quando possono sbarcare in un porto sicuro, dove i diritti vengono rispettati.
C’è tutto il segno di questa regressione politica e culturale nella “minaccia del descamisado”, resa più legittima da un decreto sicurezza bis ancora non convertito ma in vigore, che prima ancora di chiudere i porti, ha “chiuso il mare”, secondo cui a una Ong serve l’autorizzazione del ministro dell’Interno per entrare nelle acque territoriali italiane, anche di fronte a palesi emergenze umanitarie.
È la cultura degna di “pizzicagnoli” di vite umane, per cui la discussione è su quanti ne prenderà questo o quel paese, o la chiesa Valdese.
E, nell’orgia della propaganda, si prova a nascondere la questione di fondo. E cioè quel fallimento delle politiche migratorie, iniziato proprio un anno fa, al primo Consiglio europeo dell’era sovranista, in cui il governo accettò, su pressione dei tanti Salvini europei, di rendere volontario quel sistema di relocation che prima era obbligatorio.
È il sovranismo, bellezza, con i tanti Salvini europei che se ne fregano della cosiddetta “invasione” dei migranti in Italia, perchè ognuno è sovranista a casa sua.
Invasione alimentata da una narrazione emergenziale ma non dai numeri degli sbarchi.
È su questo dato di fondo che il Salvini italiano periodicamente sceglie una nave per accendere la giostra della propaganda, facendone un simbolo dell’egoismo dell’Europa degli altri (non dei suoi alleati), del suo pugno di ferro, alimentando la cultura del nemico, per cui anche dei disperati sono una minaccia.
Quello stesso ministro che ha disertato sei dei sette vertici che si sono svolti in Europa sul tema, con i suoi corrispettivi ministri dei paesi membri.
In un paese normale, sbarcherebbero e sarebbero ricollocati, e il successo sarebbe la modifica dei trattati europei, da ottenere grazie a una politica di tessiture e di alleanze. Nel luna park invece, dopo lo sbarco nei giorni scorsi di 120 tunisini senza telecamere, come ha ricordato il sindaco di Lampedusa, la Sea Watch diventa un simbolo, pur sapendo come andrà a finire: un sequestro annunciato della nave, in virtù del decreto sicurezza, la multa alla Ong, i suoi responsabili sotto processo.
E il poveri cristi accolti da qualche chiesa Valdese o ricollocati secondo il modello “fai da te”, inaugurato con quelli della Diciotti, di cui si persero le tracce a Rocca di Papa, dopo che era stato spiegato che tra loro potevano esserci dei terroristi per giustificare il “sequestro”.
Parlamentari della sinistra che partono per Lampedusa, di fronte a una inquietante torsione securitaria, il ministro dell’Interno che, nei panni di un premier di fatto, attacca quei partner europei a cui il premier formalmente in carica chiede indulgenza per evitare una bocciatura sui conti, parlamentari che inneggiano all’“affondamento della nave”, la silente preoccupazione dei vertici istituzionali.
È il quadro di ecatombe civile che alimenta il sospetto nelle istituzioni che, nel salto di qualità , ci sia qualcosa che va oltre la consueta propaganda permanente. E cioè un principio di una campagna elettorale da giocare sul terreno del conflitto sull’Europa, oggi sui migranti, domani sui conti.
Si spiega anche così il silenzio delle più alte cariche dello Stato, nella convinzione che il leader della Lega cerca solo un pretesto per dar seguito a una minaccia neanche tanto mascherata.
C’è un carico di emotività in più nella sua crociata securitaria odierna, in cui c’è dentro la rabbia per un vertice di governo (quello di martedì sera) andato male, con lo slittamento della madre di tutte le riforme, l’autonomia, vissuta dal “partito del Nord” come una irrinunciabile linea del Piave, c’è l’incertezza per la partita sui conti, con l’altra misura simbolo la flat tax, avvolta da una fitta coltre di incertezza.
È un sospetto, dicevamo, perchè per la crisi ci vuole l’incidente concreto, il pretesto, il coraggio di un alleato che dice basta (e non è questo il caso), la sicurezza che non nasca un’altra maggioranza.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile “LA NAVE HA ADEMPIUTO AL SUO COMPITO UMANITARIO”
Il commissario ai Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, invia un chiaro messaggio all’Italia, chiedendo di far sbarcare i migranti a bordo della Sea Watch, che ora si trova nelle vicinanze di Lampedusa dopo aver forzato il blocco. Rispondendo all’Ansa, Mijatovic afferma: “Nell’attuale situazione si dovrebbe dare il permesso alla Sea Watch di far sbarcare le persone senza conseguenze per il capitano, l’equipaggio e l’armatore”.
Il commissario del Consiglio d’Europa assicura che continuerà a “sollecitare gli altri Stati a prendere la loro parte di responsabilità in modo che l’Italia non sia lasciata sola a gestire le operazioni di ricerca e salvataggio e l’accoglienza di rifugiati, richiedenti asilo e migranti sul suo territorio. La Sea Watch 3 è stata lasciata in una situazione impossibile, dovendo decidere tra l’obbedire alle istruzioni dell’Italia e adempiere al suo compito umanitario”.
(da Ansa)
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Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile CAROLA PRENDE IL MINIMO SINDACALE PREVISTO E SOLO QUANDO E’ A BORDO… SALVINI FACCIA LO STESSO: PRENDA LO STIPENDIO DA MINISTRO SOLO QUANDO E’ AL VIMINALE E RESTITUISCA I 49 MILIONI FOTTUTI DALLA LEGA
Altro che «sbruffoncella pagata da chissà chi». 
Giorgia Linardi, portavoce della Sea Watch, risponde senza problemi alle accuse mosse da Matteo Salvini alla capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete che nel pomeriggio ha forzato il blocco entrando in acque italiane, e che si trova ora al largo del porto di Lampedusa dove le forze dell’ordine sono salite a bordo per verificare i documenti.
«Sullo sbruffoncella non rispondo, non mi abbasso a questi tipo di comunicazione» ha risposto Linardi interpellata dalla trasmissione di La7 Tagadà , e spiega chi è che paga Rakete.
A pagare Carola Rackete è la Ong con le donazioni fatte dai volontari.
«Il comandante ha un contratto limitato al periodo in cui si trova a bordo su base freelance» risponde Linardi, chiarendo che il capitano Carola Rackete «viene pagato il minimo indispensabile in quanto professionista»
I soldi del suo “stipendio” arrivano «dall’organizzazione Sea Watch» che a sua volta «trae i propri fondi da donatori privati».
Nessun complotto nè finanziamento strategico: «L’unico grosso donatore che abbiamo è la chiesa protestante tedesca».
E per chi avesse altri dubbi, Giorgia Linardi invita a consultare «i report annuali dell’organizzazione» o chiedere conto «all’agenzia delle entrate tedesche».
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile POI TUTTI SU UN BARCONE E ABBANDONATI AL LARGO DELLA LIBIA: CHIAMINO I LORO AMICI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA… IL BUONISMO E’ FINITO, FUORI DAI COGLIONI
Matteo Salvini l’ha definita «una sbruffoncella che fa politica», lei è Carola Rackete, la capitana della Sea Watch che dopo 14 giorni di attesa ha deciso di fare rotta su Lampedusa.
Un atto di guerra, la nave va affondata appena entra in porto (o anche prima) hanno iniziato a strepitare i patridioti. Ma c’è come al solito chi riesce a fare peggio.
Perchè è quando sono comodamente seduti nelle proprie poltrone, magari al fresco (in attesa di quando finiranno al fresco), che i sovranisti italici danno il meglio di sè.
Ci sono come al solito quelli che credono alla propaganda e pensano che davvero esista un “blocco navale” attorno a Lampedusa la cui violazione comporta l’affondamento immediato della nave.
Altri esperti di diritto internazionale ci spiegano che invece si tratta di un atto di guerra deliberato da parte di Olanda e Germania.
Ma soprattutto ci sono quelli che invece se la prendono personalmente con la capitana.
E siccome la Rackete è una donna gli insulti sessisti si sprecano. «Impalamento (con tubo d’acciaio che le entro dalla figa e le esca dalla bocca) in pubblica piazza» propone un simpaticissimo difensore dei nostri confini.
È evidente che il problema non sono i migranti. In fondo il 21 giugno ne sono sbarcati in totale 121 nell’indifferenza più generale (e altri 59 sono sbarcati due giorni fa, il 24 giugno). Dall’inizio di giugno ne sono sbarcati quasi 900.
Ma in questo caso Salvini ha deciso che la Ong e la sua capitana sono dei nemici. Ecco quindi quelli che propongono di “raparla a zero e metterla al gabbio a pane ed acqua” oppure di “andare a pijallo ‘n der culo in Africa”, così davvero potrà aiutare i poveri migranti (che sappiamo tutti che non scappano da nessuna guerra)
Il difetto principale di Carola è ovviamente quello di essere donna, una “zecca” spiegano i più esperti della terminologia mentre altri ipotizzano che l’unico suo interesse sia quello di “preservare quello che hanno clandestini tra le gambe”. Maledetti immigrati dotati di pene!
I più fantasiosi azzardano cose come “cesso di mare” ma generalmente il livello è piuttosto basso: schifosa di merda, baldracca e zecca di merda sono gli insulti più gettonati. Insomma è chiaro dove si vuole andare a parare.
Nel frattempo il bravissimo ministro dell’Interno, quello che dopo le elezioni europee ha raccontato ovunque che ora sì che in Europa ci rispetteranno definisce l’ingresso nelle acque territoriali italiane una “provocazione e atto ostile” da parte di una nave battente bandiera olandese e chiede subito che l’Olanda “si faccia carico degli immigrati a bordo”.
Difficile a questo punto tenere a bada i patridioti che subito chiedono di passare dalle parole ai fatti con azioni eclatanti come il ritiro dell’ambasciatore in Olanda e l’espulsione dei funzionari olandesi dall’ambasciata in Italia.
La narrazione tossica di Salvini dà luogo a commenti disarmanti, come quello che chiede di sparare sulla barca
Oppure quelli che dicono che «arrivati a questo punto non riconosciamo più Lampedusa come isola italiana» o che «Lampedusa è una vergogna italiana» il tutto probabilmente per il semplice fatto di trovarsi geograficamente troppo vicina all’Africa.
Se c’è una cosa che questo ennesimo sbarco rivela è che Salvini non può fare nulla per impedire gli sbarchi, che tutti i proclami bellicosi servono al limite per spaventare le Ong (non gli scafisti, perchè quelli se ne fregano) che oggi però hanno deciso di andare a vedere il bluff del Capitano.
Il nostro sicuramente riuscirà a trasformare questa colossale figura di palta in un altro grande successo.
Lo farà raccontando dei misteriosi finanziatori della Sea Watch, dell’Europa che ci vuole invadere e chissà cos’altro. I suoi gli crederanno, che motivo hanno di dubitare che Salvini non faccia i loro interessi?
Alla fine l’importante è che i negri non vengano da noi.
Ma fino a quanto Salvini, uno che non ha nemmeno avuto il coraggio di farsi processare, potrà incarnare lo spirito dell’italiano?
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile IL PARLAMENTARE DI + EUROPA: “E’ L’ENNESIMA FARSA DELLA CROCIATA DISUMANA E IPOCRITA DI SALVINI”
Questa mattina sono arrivato a Lampedusa per seguire da vicino, come parlamentare, l’evolversi del
caso della nave Sea Watch 3 e testimoniare vicinanza alle vittime di quella che è ormai una farsa di Stato disumana e sadica.
Una farsa interrotta dalla decisione della comandante Carola Rackete, di dirigersi verso la costa, nonostante il divieto imposto dal governo italiano, per mettere in salvo le 42 persone soccorse al largo della Libia.
Questa decisione rappresenta è l’unico esito coerente con il senso di umanità e con le norme internazionali e nazionali sul salvataggio della vita in mare. E il tempo lo confermerà con chiarezza.
Lasciare queste 40 persone al limite delle acque territoriali italiane aspettando che, ad una ad una, le loro condizioni di salute peggiorino per portarle a terra con evacuazioni mediche, come avvenuto nei giorni scorsi, è stato l’ennesimo sfoggio di disumanità .
Ancora una volta si sono usati dei naufraghi come ostaggi per un patetico e brutale atto di forza del governo italiano che, a ben vedere, rivela però tutta la sua impotenza.
Va ricordato infatti che mentre alla Sea Watch veniva impedito di dirigersi verso Lampedusa, negli stessi giorni sull’isola giungevano centinaia di altri naufraghi a bordo delle motovedette della Guardia costiera italiana o direttamente in porto, con imbarcazioni di fortuna
Con la mia presenza qui voglio manifestare sostegno e vicinanza ai naufraghi, all’equipaggio della Sea Watch 3 e a chi, come don Carmelo La Magra, da giorni chiede alle istituzioni italiane un po’ di umanità .
Ma intendo anche monitorare un caso su cui viene per la prima volta applicato il cosiddetto Decreto sicurezza bis: una norma profondamente incostituzionale.
Basti pensare, infatti, che con questo decreto si attribuisce al Ministro dell’interno la competenza di vietare l’accesso alle acque territoriali quando si concretizzi una ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; ipotesi che, però, in Italia è compito della magistratura formulare e accertare.
Questo modo di procedere va, ancora una volta, contro le norme nazionali e internazionali sull’obbligo di salvataggio in mare. Tutto ciò è ancora più paradossale alla luce del fatto che finora mai nessuna Ong che fa salvataggio in mare ha subito condanne: ci sono state solo archiviazioni e assoluzioni.
Si tratta quindi dell’ennesimo, grave capitolo della disumana crociata del Ministro dell’interno contro chi è impegnato a salvare vite nel Mediterraneo.
Riccardo Magi
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile DON CARMELO PER GIORNI HA DORMITO SUL SAGRATO DELLA CHIESA IN SOLIDARIETA’ CON I NAUFRAGHI
L’Italia umana contro la disumanità al potere: “Grazie Carola! Grazie di esserti fatta carico del peso dell’umanità nel mondo grande e terribile governato dell’egoismo”.
Anche don Carmelo La Magra, sacerdote della parrocchia di San Gerlando a Lampedusa , ha condiviso sui social il post, scritto su Facebook, del Forum Lampedusa solidale. Carola Rackete, 31 anni, tedesca, è il comandante della Sea Watch3.
Don Carmelo, come alcuni isolani e turisti, hanno dormito per circa una settimana, compresa la notte appena trascorsa, sul sagrato della chiesa che si affaccia sul corso principale dell’isola.
Il sit-in e’ servito, in questi giorni, oltre che per manifestare solidarietà anche per chiedere un “porto sicuro” per i migranti a bordo della Sea Watch3.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile A 23 ANNI ERA GIA’ AL TIMONE DI UN ROMPIGHIACCIO MENTRE QUALCHE COMUNISTA PADANO FIGLIO DI PAPA’ SI FACEVA LE BIRRETTE AL LEONCAVALLO
La Capitana che ha sconfitto il Capitano si chiama Carola, è tedesca, ha 31 anni, da sette lavora al
timone di una nave, da tre a bordo della Sea Watch.
Prima di diventare il capitano della Sea Watch 3, Rackete ha imparato a parlare quattro lingue, si è laureata in conservazione ambientale alla Edge Hill University nel Lancashire con una tesi sugli Albatros e ha navigato per cinque anni nei mari del Nord. A 23 anni era al timone di una rompighiaccio al circolo polare artico, ufficiale di navigazione su un’imbarcazione di uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi, l’Alfred Wegener Institute.
Due anni dopo era secondo ufficiale a bordo della Ocean Diamond, sempre nel campo delle spedizioni polari.
Quattro anni fa, la 27enne Rackete era a bordo della Arctic Sunrise di Greenpeace, per poi iniziare a pilotare piccole imbarcazioni che portavano turisti e ricercatori nelle isole Svalbard, nel mare Glaciale Artico.
Ha lavorato anche con la flotta della British Antartic Survey e nell’estate del 2018 ha navigato nelle acque gelate dell’arcipelago della Terra di Francesco Giuseppe.
Non solo comandante di navi private, Rackete infatti per anni è stata attiva nel mondo del volontariato e dal 2016 lo fa per Sea Watch.
(da agenzie)
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Giugno 26th, 2019 Riccardo Fucile INTERVISTA A TOTO’ MARTELLO, SINDACO DI LAMPEDUSA
“Tutto questo macello sta succedendo perchè c’è una Ong che sta portando avanti una operazione di salvataggio. Non è per lo sbarco in sè, figuriamoci. Gli sbarchi a Lampedusa continuano, ma quelli li vediamo solo noi, il Governo non li vede”.
Salvatore “Totò” Martello è appena atterrato a Roma, diretto a un incontro al Miur. Quando HuffPost lo raggiunge al telefono, il sindaco dell’isola siciliana, negli anni diventata simbolo dell’accoglienza dei migranti, ancora non sa che Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, ha rotto gli indugi forzando il blocco ed approderà con i 42 migranti che sono a bordo della nave, in attesa di un porto, da 14 giorni. Martello conta di tornare a casa domani sera. Ma appena la nave della Ong tedesca toccherà la costa dell’isola, “siamo pronti ad accoglierli”, ripete.
Sindaco, siete stati in contatto con la Sea Watch?
“No, non ci hanno contattato, non abbiamo ricevuto chiamate da bordo, assistiamo da lontano. Ma siamo pronti a dare accoglienza”.
A marzo scorso, quando la nave della Ong “Mediterranea” era vicina alla costa di Lampedusa, lei disse “Se arrivano sono i benvenuti”? Vale anche per i passeggeri della Sea Watch?
“Certo, ci mancherebbe. Il mare non è un’autostrada, dove alzi una paletta e blocchi una macchina in transito. Il mare ha tutta un’altra storia”.
Lei ha dichiarato anche “in mare non esistono circolari”. La vicenda della Sea Watch mostrerà la prima applicazione del decreto sicurezza bis. Che ne pensa di questo provvedimento voluto dal ministro dell’interno, Salvini?
“Noi sindaci non abbiamo il potere di modificarlo, ma io non sono d’accordo con quanto disposto in questo decreto. Le faccio un esempio pratico”.
Prego
“Se un pescatore si trova a navigare in zona Sar e tenta di salvare qualcuno, perde l’attività , il peschereccio di sua proprietà . Ma a mare vige la regola che bisogna salvare chi è in difficoltà . Nè tantomeno si può pensare che chi salva possa o debba chiedere il passaporto a chi sta affogando. Il decreto, fatto per colpire le Ong, è valido per tutti. Dissuade dal salvare vite umane, contravvenendo alle regole internazionali sulla navigazione”.
Intanto, gli sbarchi continuano.
“Certo, ieri sera a Lampedusa ce n’è stato un altro, sono arrivate venti persone. Ma quelli non interessano a nessuno, non a caso li definiscono “sbarchi fantasmi”. Quelli li vediamo solo noi, il Governo non li vede”.
(da “Huffingtonpost”)
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