Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile CHI HA DATO QUELL’ORDINE ASSURDO VOLEVA CREARE L’INCIDENTE …. “CAROLA NON E’ PENTITA, LA PRIMA COSA CHE HA CHIESTO E’ SE I PROFUGHI ERANO SBARCATI”
Nella conferenza stampa, la portavoce di Sea Watch Italia, Giorgia Lonardi, ha detto: “Carola si è
sacrificata per portare a terra i migranti e non si è pentita di quanto ha fatto, perchè ha agito in stato di necessità . Noi crediamo che sia irresponsabileche anche nel momento in cui è stato violato un alt si faccia questo tipo di manovra ostruttiva nei confronti di una nave che non voleva certamente minacciare o bombardare”.
“Carola si è effettivamente scusata con la Guardia di Finanza ma non per essere entrata in porto. Mi ha detto che non aveva scelta perchè non poteva fare un’altra notte in mare. Dalle forze dell’ordine non c’è stata la stessa attenzione che hanno avuto per la nave per tutte quelle persone che hanno pesantemente insultato la Comandante. Si è lasciato per parecchio tempo che persone insultassero la comandante e l’equipaggio, Ho anche chiesto a un ufficiale di farci spostare ma sono stata ignorata. Daremo la massima collaborazione alle indagini”, ha concluso Lonardi.
“Noi crediamo che sia irresponsabile che anche nel momento in cui è stato violato un alt si faccia questo tipo di manovra ostruttiva nei confronti di una nave che non voleva certamente minacciare o bombardare” ha detto parlando con i giornalisti a Lampedusa. “La Guardia di Finanza ha deciso di infilarsi nello spazio già ridotto tra la nave e la banchina nel momento in cui la nave stava già attraccando. La Gdf era già davanti alla banchina e faceva avanti e indietro mentre la Sea Watch proseguiva con la sua manovra. E’ rimasta in quello spazio che inevitabilmente si sarebbe chiuso. E’ stata una manovra molto difficile che non si aspettava di dover fare”, dice. “Carola si è effettivamente scusata con la Guardia di Finanza ma non per essere entrata in porto. “Carola si è sacrificata per portare a portare a terra i 40 naufraghi a bordo. Anche dopo l’arresto ha chiesto solo una cosa: se sono state sbarcate le persone”.
La capitana 31enne si trova al momento in una abitazione privata di Lampedusa, eletta come suo domicilio temporaneo in attesa del trasferimento ad Agrigento per l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip del Tribunale, che si dovrebbe tenere tra domani e martedì.
(da agenzie).
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Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile TORINO, SGOMBERATO IL PRESIDIO PER LA SEA WATCH DAVANTI ALLA CHIESA E DISTRUTTA LA NAVE DI CARTONE DA UNA BRILLANTE AZIONE DELLA POLIZIA DI SALVINI
A Torino i cittadini trascorrevano da tempo la notte sul sagrato della centralissima chiesa di San Dalmazzo per chiedere al governo di «aprire i porti».
Carovane Migranti, il collettivo che ha organizzato l’iniziativa — a cui partecipano circa venti persone a notte — si è mosso in solidarietà con la mobilitazione in corso da giorni sul sagrato della Chiesa di San Gerlando a Lampedusa.
Il presidio è stato sgomberato ieri dalla polizia mentre la nettezza urbana ha distrutto e portato via un modellino della Sea Watch.
Negli scorsi giorni era stato lo stesso arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, a mobilitarsi per la vicenda Sea Watch, offrendo, nel corso della messa in Duomo per le celebrazioni di San Giovanni, la disponibilità della diocesi ad accogliere i migranti «a spese nostre, senza alcun onere per lo Stato».
Ma la mano tesa non è mai stata raccolta dal Viminale
Ora nottetempo la eroica azione della polizia al servizio di Salvini
(da NextQuotidiano“)
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Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile LA GUARDIA COSTIERA LO HA PRESO IN CARICO, 11 GIA’ TRASFERITI SULL’ISOLA PER GRAVI MOTIVI SANITARI… GATTI NON SI FA INTIMIDIRE DALLA GUARDIA DI FINANZA
La nave dell’Ong Open Arms ha localizzato una barca di legno proveniente dalla Libia con 55
persone a bordo, tra cui 4 bambini e 3 donne incinte “con alto livello di disidratazione dopo 3 giorni di attraversamento”.
Lo riferisce l’Ong in un tweet. “Li abbiamo assistiti e abbiamo attivato le amministrazioni competenti per prenderli in carico”, scrivono ancora su Twitter. Undici di loro sono arrivati a Lampedusa per motivi sanitari.
La piccola imbarcazione si trovava a poche miglia da Lampedusa ma in zona SAR (ricerca e soccorso) maltese e per questo il capo missione Riccardo Gatti ha chiamato il Centro di Coordinamento Marittimo de La Valletta, che però non ha dato istruzione di intervenire. Dopo aver passato acqua e cibo, il peschereccio ha ripreso la sua rotta.
La Open Arms li ha seguiti per evitare che l’alto numero di persone a bordo potesse creare problemi di stabilità e rischiasse di far imbarcare acqua dalla poppa. Una volta entrato nella zona Sar italiana, la motovedetta CP 302 e una della Guardia di Finanza sono intervenute.
Quest’ultima però, secondo Open Arms, avrebbe puntato verso la nave ong come per bloccarla. “Si è avvicinata molto e ha urlato: “Mi metti la prua addosso?”, riferisce l’equipaggio della ong.
Dopo uno scambio di battute con il capo missione Gatti, la nave della Guardia di finanza è tornata vicino al peschereccio e alla motovedetta della Guardia Costiera.
La Open Arms ha continuato a fare osservazione mentre le persone a bordo del peschereccio sono state prese in carico dalla Guardia Costiera. Undici dei 55 migranti sono stati trasportati a Lampedusa per motivi sanitari, e sono arrivati nel pomeriggio, mentre gli altri 44 verranno portati in Sicilia tra Pozzallo e Licata.
“Nei giorni scorsi, dopo sei mesi di fermo, la ong spagnola Proactiva Open Arms ha annunciato di aver lasciato il porto di Napoli destinazione Lampedusa.
“Vista la totale assenza di organizzazioni nella zona che possano documentare quello che sta accadendo e garantire un intervento rapido in caso di necessità , la nostra missione sarà quella di proteggere con la nostra presenza le persone in pericolo di vita, fin quando le autorità preposte non ci sostituiranno”, si legge nel comunicato della ong.
Intanto, la scorsa notte un’imbarcazione con 17 migranti tunisini è arrivata al porto di Lampedusa.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile E SALVINI VUOLE ESPELLERE CAROLA PERCHE’ HA CAPITO CHE MEDIATICAMENTE GLI STA FACENDO UN MAZZO COSI’: SE RESTA IN ITALIA LEI LO MASSACRA PER CORAGGIO, DIGNITA’, VALORI, COERENZA, STILE, CARISMA
Germania dove il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier critica l’arresto della comandante della Sea Watch. “Può darsi che ci sia una legislazione italiana su quando una nave può entrare in porto e quando no, e può anche essere che ci siano reati amministrativi o reati penali. Tuttavia – ha detto Steinmeier alla Zdf – l’Italia non è uno Stato qualsiasi, è al centro dell’Ue, è uno Stato fondatore dell’Ue. Ed è per questo che ci aspettiamo che affronti un caso del genere in modo diverso. Coloro che salvano vite umane non possono essere criminali”, ha concluso
Mentre il ministro degli esteri del Lussemburgo ha chiesto di rilasciare la comandante.
L’illecito arresto di Carola Rackete non sarà confermato, il giudice potrebbe trasformare gli arresti domiciliari in divieto di dimora con un territorio ancora da definire.
E qui Salvini pensa a un decreto di espulsione nei confronti della comandante per una semplice ragione: Carola mediaticamente gli sta facendo un mazzo così per valori, dignità , coraggio, coerenza e stile. Non è affatto una icona della sinistra da di tutto il popolo italiano che ne ha i coglioni pieno di un sequestratore di persone che sfugge ai processi a differenza di chi li affronta a testa alta.
Non a caso Salvini ha perso 4 punti in due settimane nel consenso degli elettori.
E Carola ospite in Tv lo massacra.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile “CAROLA NON HA COMMESSO ALCUN REATO”
La comandante Carola Rackete ha davvero commesso un reato forzando il blocco delle autorità
italiane per far sbarcare 41 migranti allo stremo dopo 17 giorni in mare?
Tre esperti interpellati – un ex comandante della Guardia Costiera, un avvocato e un docente universitario – dicono di no.
La comandante finita ai domiciliari secondo l’ipotesi di reato avrebbe commesso “atti di resistenza o violenza contro una nave da guerra nazionale”, come le viene contestato con l’articolo 1100 del codice della navigazione (reato punito da tre ai dieci anni)?
Risponde Gregorio De Falco, ex comandante della Guardia Costiera oggi senatore del Gruppo Misto. “L’accusa non regge, la motovedetta della Guardia di finanza contro cui è finita la Sea Watch 3 non è una nave da guerra, che è un’altra cosa, è una imbarcazione militare che mostra dei segni caratteristici ed è comandata da un ufficiale di Marina. Peraltro, la Sea Watch è un’ambulanza, ovvero un natante con a bordo un’emergenza: dunque non era tenuta a fermarsi. Piuttosto, la nave militare avrebbe dovuto scortarla a terra”.
La manovra della comandante Rackete, che per entrare in porto ha rischiato di travolgere una motovedetta della Finanza, non configura comunque un reato?
Risponde l’avvocato Giorgio Bisagna, da anni impegnato nell’assistenza legale dei migranti. “Non mi pare ci sia stato dolo, la comandante ha dichiarato che si è trattato di un errore di manovra”.
L’imbarcazione Sea Watch 3 batte barriera olandese: si può applicare una norma penale prevista dal diritto della navigazione italiano a una nave straniera?
Dice ancora l’avvocato Bisagna: “Quando una norma penale si può applicare a una nave straniera viene espressamente detto dal nostro codice della navigazione. E in questo caso, l’articolo 1100 non prevede specificazioni in tal senso”.
Di fronte al blocco della autorità italiane, quali opzioni aveva la comandante Rackete?
Risponde Fabio Sabatini, professore associato di Politica Economica all’Università La Sapienza di Roma. “Presumibilmente, la comandante si è trovata di fronte a una scelta molto difficile: violare una norma italiana oppure venir meno agli obblighi stabiliti dai trattati internazionali. Secondo quanto scritto dall’Onu nella lettera inviata all’Italia sul decreto ‘Sicurezza bis’, il diritto alla vita e il principio di non respingimento, che sono stabiliti dai trattati internazionali, prevalgono sulla legislazione nazionale. Le Nazioni Unite ritengono che l’approccio del decreto ‘Sicurezza bis’ sia fuorviante e non in linea con il rispetto dei diritti umani previsto dai trattati internazionali”.
Ci sono precedenti simili a quello della Sea Watch, per capire quali decisioni hanno poi adottato i tribunali italiani?
Risponde l’avvocato Bisagna. “Quindici anni fa, la nave Cap Anamur forzò il blocco navale imposto dal governo Berlusconi, per impedire lo sbarco a Porto Empedocle dei naufraghi salvati. C’erano stati 15 giorni di stallo in acque internazionali. Poi, il comandante e il presidente della Ong Cap Anamur furono arrestati e la nave sequestrata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, stessa contestazione mossa alla comandante Rackete. Dopo 5 anni il tribunale di Agrigento ha assolto gli imputati per aver agito in presenza di una causa di giustificazione prevista dal nostro codice penale: avevano adempiuto un dovere, quello di salvare delle persone in mare, dovere contemplato dalle convenzioni internazionali”.
In una situazione in cui l’Italia viene ritenuta unico “porto sicuro” dalle Ong che fanno operazioni di salvataggio nel Canale di Sicilia, il nostro paese è destinato ad accogliere tutti i migranti?
Risponde il professore Sabatini. “Di sicuro, no. Già oggi l’Italia è uno dei paesi che accoglie meno rifugiati e con una delle percentuali di immigrati più basse in Europa. I nostri numeri sono risibili rispetto a quelli degli altri paesi europei, in proporzione sia alla popolazione sia al prodotto interno lordo. Non c’è alcuna invasione”.
Quali soluzioni sono possibili per fronteggiare questa situazione?
Dice Sabatini: “Rivedere il Regolamento di Dublino aiuterebbe a risolvere il problema. Secondo l’accordo, l’accoglienza e la valutazione delle richieste di protezione internazionale spettano al paese in cui è avvenuto l’ingresso nell’Unione Europea. Nel 2018, dopo molte trattative, si riuscì a trovare un compromesso per cambiare il regolamento in favore di un meccanismo di ricollocazione automatica. Ma Lega ha disertato tutte le riunioni del Parlamento europeo in cui si è discussa la riforma”.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile “ACCUSE ORWELLIANE”: AL PARLAMENTO TEDESCO C’E’ GIA’ CHI CHIEDE L’INTERVENTO DEL GOVERNO PER LA LIBERAZIONE IMMEDIATA DI CAROLA … ANCHE FRANCIA, LUSSEMBURGO, PORTOGALLO E FINLANDIA CONDANNANO UN ARRESTO ILLEGALE
Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3 che sabato 29 giugno verso le 1.30 di mattina ha deciso di forzare il blocco e attraccare al porto di Lampedusa, è ora agli arresti domiciliari in attesa della convalida del gip.
È accusata di «resistenza e violenza contro nave da guerra», reato per il quale potrebbe rischiare dai 3 ai 10 anni, di «violazione del codice di navigazione» e di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».
La nave è stata sequestrata secondo le direttive del decreto sicurezza bis, ma oltralpe la condanna è verso il governo il governo italiano.
Germania, Lussemburgo, Francia, i Paesi che avevano già dato disponibilità di accogliere i migranti a bordo della Sea Watch 3, insieme a Finlandia e Portogallo hanno una posizione molto chiara: stanno dalla parte di Carola Rackete.
Il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas twitta che «non si può criminalizzare il soccorso in mare. Salvare vite umane è un obbligo» augurandosi che i giudici italiani «chiariscano rapidamente» le accuse che pesano sulla capitana.
Il leader del partito verde tedesco Robert Habeck punta il dito contro «la spietatezza del governo italiano» che muove accuse che paragona ad una «sparata orwelliana», mentre all’interno del parlamento c’è già chi chiede l’intervento del governo tedesco per la liberazione di Rackete.
Ma non è solo il paese natio della comandante a schierarsi dalla sua parte: Parigi, tramite il ministro dell’Interno Christophe Castaner, condanna direttamente Matteo Salvini, accusandolo di mentire quando dice «che l’Europa non è stata solidale». «È l’attuale governo di Roma a compiere scelte unilaterali» ha aggiunto il corrispettivo francese di Salvini, «chiude i porti violando le leggi internazionali».
Castaner evidenzia poi che «l’Italia ha ancora bisogno della solidarietà europea, quella che oggi denuncia».
E il ministro degli Esteri di Lussemburgo si rivolge a Enzo Moavero Milanesi sollecitando il suo aiuto affinchè «Carola Rackete, che era in obbligo di far sbarcare 40 migranti a Lampedusa, sia rimessa in libertà ».
Insieme alla politica europea a scendere in campo a favore di Carola Rackete sono anche organizzazioni come Amnesty International, Emergency con Gino Strada e molti altri, italiani ed europei, tutti uniti sotto l’Hashtag #freecarola.
(da agenzia)
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Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile LE MINACCE SESSISTE TIPICHE DEI LEGHISTI: IL LORO PEGGIOR NEMICO E’ UNA DONNA AUTONOMA CHE SI FA STRADA SENZA ESSERE FIGLIA DI, AMANTE DI, FIDANZATA DI… SONO IL MACHO DA BAR ,SFIGATO E CORNUTO, CHE POI A CASA LAVA I PIATTI
Gli insulti urlati sulla banchina a Lampedusa a Carola Rackete sono rimbalzati contro il suo volto
sereno, non hanno scalfito quella compostezza data dalla consapevolezza di aver messo il proprio corpo a disposizione della propria responsabilità , cosa non scontata. Non scontata, in un Paese in cui il ministro dell’Interno, spaventato da un’eventuale condanna, si è sottratto al processo per sequestro di persona nel caso Diciotti facendosi salvare dalla sua maggioranza.
Ma torniamo agli insulti. Sono stati abbastanza prevedibili. Nella parte non censurata di video che è stata postata, leghisti e grillini lampedusani urlano contro Carola: «Spero che ti violentino ‘sti negri, a quattro a quattro te lo devono infilare». E ancora: «Ti piace il cazzo negro». La dinamica è tipica: da un lato il sesso visto come aberrazione, insulto, porcheria, vizio, e dall’altro il senso di inferiorità che qualcuno ha in questo campo verso l’africano.
Per quanto possa sbalordire, uno dei motivi principali del razzismo verso gli immigrati africani è proprio la minaccia sessuale: è stato così negli Stati Uniti ed è così in Europa. Tutta la retorica razzista di Salvini sugli immigrati furbi invasori perchè arrivano con corpi atletici e non sono scheletri affamati, nasconde un evidente complesso di inferiorità . Il «ti devono violentare» viene dalla bocca degli stessi che blaterano di violenza carnale ogni volta che discutono di immigrazione ciarlando con crassa ignoranza di mafia nigeriana, della quale non sanno nulla.
Nel video spunta a un certo punto una voce tenue che dice: «Piccio’, non parlate accussì». È una donna, e si sta vergognando.
È interessante capire come il leader di questi balordi abbia intenzione di commentare l’accaduto e che provvedimenti intenda prendere nei loro confronti.
Chissà se questi miserabili sono coscienti che i leghisti del Nord usavano gli stessi insulti contro le persone che cercavano di difendere i meridionali. La cantilena allora era: «Li difendi perchè ti piace scopare con i terroni».
Che rabbia deve generare in un leghista una donna giovane in grado di fare una scelta così forte, in grado di gestire una tale situazione con nervi saldi e con dichiarazioni piene di responsabilità , una donna in grado di vivere la propria vita con autonomia, che non viene definita in quanto fidanzata di, moglie di, amante di.
Ecco, una donna così per i leghisti deve essere insopportabile anche solo da immaginare. Ed è naturale che insultare una donna attraverso il sesso sia la cosa più scontata e facile per vomitare la propria frustrazione.
Ma c’è una seconda parte degli insulti che raccontano bene il Paese. A urlare «le manette» e «venduta» è l’Italia forcaiola che conosco benissimo; l’Italia che sputa su Enzo Tortora perchè se non puoi essere Enzo Tortora è un bene che lui cada e ti faccia sentire meno mediocre; l’Italia che lancia le monetine su Craxi avendolo temuto e blandito fino a un minuto prima (poco importa in queste dinamiche l’innocenza o la colpevolezza, ma conta il grado di frustrazione e di meschinità ); che parteggia a favore o contro Raffaele Sollecito e Amanda Knox; che esulta per ogni arresto, per ogni avviso di garanzia, come se facesse sentire meno tollerabile la propria sofferenza.
Se la giustizia che pretende, tempo, pacatezza e responsabilità è impossibile, allora meglio tifare per le disgrazie altrui, cosa che non mitigherà le proprie ma almeno servirà a sfogarsi.
Io sono cresciuto in un Sud Italia in cui, quando veniva arrestato un boss, la gente applaudiva il criminale e insultava i carabinieri. §
Guardate su YouTube il video di Antonino Monteleone che ha ripreso l’arresto del boss Giovanni Tegano a Reggio Calabria: c’era una fitta folla fuori dalla questura ad inneggiarlo.
Non solo parenti ma anche semplici concittadini grati per la sua strategia contraria agli atti sanguinari. Quando venne arrestato Cosimo di Lauro a Secondigliano, centinaia di persone lo applaudirono e difesero. In fondo è così, è il prezzo del sopravvivere: piegarsi al potente, temere la sua vendetta, blandirlo, sperare in una sua parola per poter cambiare la propria vita. Al contrario, è facile colpire Carola, non ti succede niente se lo fai, stai sputando addosso a una donna che ha solo il suo corpo e la sua dignità come simbolo e difesa. Non ti toglierà il lavoro, non verrà a minacciarti, non c’è nessun favore che potrai chiederle.
Carola non poteva che agire in questo modo: sbarcare a Malta, in Grecia o in Spagna significava compiere un atto fuorilegge, perchè Lampedusa era molto più vicina e ciò rispondeva all’esigenza di mettere in sicurezza l’equipaggio.
Se avesse deciso di andare verso altri porti, avrebbe messo in pericolo le persone salvate in mare violando la legge del mare.
Urlano «venduta», ma Carola ha scelto di impegnarsi mettendo le sue competenze al servizio di un “ambulanza del mare” ed è una donna che prende onestamente il suo stipendio, più vicino a un rimborso spese che a un lauto guadagno.
È incredibile che tutto questo venga detto da un partito come la Lega, che non ha mai spiegato perchè è andata a trattare con un’impresa di Stato russa per farsi finanziare la campagna elettorale; in un Paese dove il ministro dell’Interno finanziava post razzisti su Facebook con 5000 euro (500 quelli in cui annuncia i suoi comizi).
In un Paese così, si dà addosso a una persona che salva con il proprio impegno dei disperati dall’agonia e si difende, invece, chi non mostra la minima trasparenza e chi ha alleanze torbide e partner politici criminali.
Il meccanismo è sempre lo stesso: se sei un bandito non puoi convincere gli altri che tu non lo sia, puoi però cercare di far credere che tutti gli altri siano peggio di te. Ecco il gioco sporco di Matteo Salvini e dei leghisti con Carola.
Ascoltate quegli insulti perchè lì c’è tutto il cuore marcio del nostro Paese.
Bisogna capire da che parte stare. Con chi volete stare?
Con chi chiede manette per chi ha salvato vite? Con chi augura a una donna una violenza carnale?
Da che parte volete stare? Con questi insultatori o con chi considera la libertà e la solidarietà l’unica dimensione in cui vale la pena di vivere?
Roberto Saviano
(da La Repubblica”)
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Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile “NON VOLEVO CERTO COLPIRE LA GDF”… L’ATTESA CRIMINALE DI 36 ORE NONOSTANTE CI FOSSE L’ACCORDO PER LA RIDISTRIBUZIONE MENTRE LA GENTE A BORDO SOFFRIVA… NESSUN PROFUGO SAPEVA NUOTARE, CI SAREBBERO STATI DEI MORTI
“Non è stato un atto di violenza. Solo di disobbedienza. Ma ho sbagliato la manovra”. Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch 3, è ai domiciliari dopo l’arresto in flagranza di reato per violazione delle norme sul blocco navale.
Attraverso i suoi avvocati chiarisce al Corriere della Sera che lo scontro con la motovedetta della Guardia di Finanza sulla banchina del porto ”è stato un errore”.
“Non volevo certo colpire la motovedetta della Guardia di Finanza. Non era mia intenzione mettere in pericolo nessuno. Per questo ho già chiesto scusa e lo rifaccio: sono molto addolorata che sia andata in questo modo”.
Carola spiega che sulla Sea Watch la situazione stava precipitando e doveva agire.
“La situazione era disperata. E il mio obiettivo era solo quello di portare a terra persone stremate e ridotte alla disperazione. Avevo paura. Da giorni facevamo i turni, anche di notte, per paura che qualcuno si potesse gettare in mare. E per loro, che non sanno nuotare, significa: suicidio. Temevo il peggio. C’erano stati atti di autolesionismo”.
La decisione è stata presa venerdì notte.
“Quando sono stata convocata per l’interrogatorio fuori della nave ho capito che non saremmo sbarcati. Ho rischiato la libertà . Lo sapevo. Ma non potevo continuare a rischiare che continuassero gli atti autolesionistici. Però ho tentato di avvertire” … “Ho chiamato più volte il porto, ma nessuno parlava inglese. Però ho comunicato che noi stavamo arrivando”… “Per me era vietato obbedire. Mi chiedevano di riportarli in Libia. Ma per la legge sono persone che fuggono da un Paese in guerra, la legge vieta che io le possa riportare là ”.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile “NON E’ IMPULSIVA, MA DECISA, PREPARATA E COSCIENTE DEL SUO RUOLO, HA FATTO QUELLO CHE DOVEVA FARE UN CAPITANO”
Il padre di Carola Rackete è stato trascinato nel circo mediatico, nel bene e nel male. 
Si è detto l’infamità che era un trafficante di armi, che ha cresciuto la figlia nella bambagia e nella ricchezza. In realtà Ekkeahrt è semplicemente un padre preoccupato per la sorte della figlia, ma al Corriere della Sera dice di avere «fiducia nell’Italia».
La famiglia della capitana della Sea Watch III non correrà a Lampedusa. «Saprà cavarsela da sola» dice al Corriere della Sera il padre di Carola Rackete, convinto che la figlia, «forte» e «coraggiosa» alla fine la spunterà .
È stata proprio lei, racconta, a telefonargli per dirgli di stare tranquillo «che è tutto a posto». Certo, ora dovrà affrontare le accuse che pendono su di lei, ma alla fine «l’Italia è una democrazia per cui ho piena fiducia nelle vostre autorità » spiega il padre Ekkehart.
A renderlo fiducioso è anche il fatto che l’Italia abbia raccolto il denaro per sostenere la difesa della capitana in aula, «questo rivela anche il carattere del popolo italiano».
Spera e crede che tutto si risolverà per il meglio, ma non nega che farà «il diavolo a quattro per dissuaderla a partire di nuovo con la Sea Watch» ma ammette anche di sapere che sarà inutile.
Descrive la figlia come una donna nient’affatto impulsiva, ma preparata, decisa e convinta delle sue posizioni. Sapeva a cosa stava andando incontro e lo ha fatto a testa alta, consapevole dei rischi ma anche della responsabilità del suo ruolo di Capitano. Il padre dice di non sentirsi nella posizione di giudicare le azioni della figlia perchè «non ero lì» ma sa che Carola ha riflettuto a lungo su come comportarsi e che alla fine abbia fatto «la scelta più giusta».
(da agenzie)
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