Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile
“LA DONNA PIU’ CORAGGIOSA CHE ABBIA MAI INCONTRATO IN VITA MIA, HA AGITO PER STATO DI NECESSITA’, TEMEVA CHE I PROFUGHI SI BUTTASSERO IN MARE E ALLORA CI SAREBBERO STATI DEI MORTI”
Loro sono diventati il bersaglio dell’odio social alimentato dai nazisovranisti.
“Siamo ancora sotto choc per quello che è accaduto la notte dello sbarco sul molo di Lampedusa. Non ci aspettavamo quelle reazioni scomposte da parte di alcune persone che stavano sulla banchina. Non capivamo cosa dicessero ma avevamo capito che erano insulti nei confronti di Carola, eravamo preoccupati per la nostra comandante. E’ stato terribile. Eravamo molto preoccupati”.
A parlare è Oscar, uno studente tedesco di 23 anni, che fa parte dell’equipaggio della Sea watch, che si trova ancora a bordo della nave sequestrata dalla Guardia di Finanza dopo lo sbarco dei 40 migranti.
L’imbarcazione si trova a circa 3 miglia da Lampedusa in attesa di essere trasferita al porto di Licata (Agrigento).
Oscar, che da tre anni presta servizio di volontariato sulla Sea watch 3, racconta i momenti concitati della notte dello sbarco. “Eravamo preoccupati anche per le persone a bordo che non capivano cosa stesse accadendo. Sono persone vulnerabili che hanno subito in Libia torture di ogni genere. Noi li abbiamo rassicurati ma sono stati momenti molto molto difficili”, dice raggiunto telefonicamente
Parlando poi di Carola Rackete, la capitana della nave, da ieri in stato di arresto ai domiciliari a Lampedusa, racconta: “Siamo tutti molto orgogliosi di lei, è la donna più coraggiosa che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Siamo preoccupati per lei per le conseguenze a cui potrà andare incontro. Mi auguro che la giustizia italiana faccia il suo corso, sono molto fiducioso anche se siamo preoccupati per quello che potrà accadere”
E parla anche dei momenti concitati sulla banchina quando una vedetta delle Fiamme gialle ha rischiato di essere speronata dalla nave durante le manovre di attracco. “Non volevamo assolutamente fare del male ai finanzieri a bordo della motovedetta della Guardia di Finanza. La loro imbarcazione all’improvviso si è messa tra noi e la banchina per impedire l’attracco della nave. Io non ho sentito le comunicazioni a bordo con la finanza e non so cosa ha detto la comandante ma so che ci sono state delle incomprensioni. E so che Carola ha chiesto aiuto alla Gdf. Posso dire che al cento per cento Karola non avrebbe mai messo in pericolo la vita dei finanzieri. In quel momento le premeva mettere in sicurezza la vita dei 40 migranti a bordo della Sea watch. Siamo dispiaciuti per i finanzieri che si sono spaventati. Non era nostra intenzione fare del male a nessuno”, racconta Oscar
Oscar racconta anche come si è arrivati alla decisione di forzare il divieto del blocco della Finanza ed entrare in porto. “Poco dopo la mezzanotte la comandante ci ha riuniti per annunciarci che avremmo raggiunto il porto di Lampedusa perchè i 40 migranti a bordo non potevano più continuare a stare in quelle condizioni e la situazione stava sfuggendo di mano dopo due settimane di attesa bisognava portare in sicurezza quelle persone che erano già sofferenti e non potevano continuare a restare sulla nave – dice ancora emozionato – il Comandante ha impartito gli ordini e ognuno di noi è andato in postazione”
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile
“UNA DERIVA CHE SI FERMA CON LA LEGGE, DENUNCIARE TUTTI QUELLI CHE SIA A LAMPEDUSA CHE SUI SOCIAL ISTIGANO A DELINQUERE, MINACCIANO E INSULTANO LA CAPITANA”
Gli applausi e i “buuu”, i “vergognati” e i “forza”. La notte, in cui Carola Rackete lascia la Sea Watch 3 e tocca Lampedusa, l’isola ha questi suoni. La voce di chi si riconosce nella sua scelta di umanità e le voci di chi quella scelta la contesta.
Sul web però le prime sembrano quasi scomparire perchè la sguaiatezza delle seconde offusca la gentilezza del consenso.
C’è chi le augura di «portarsi i migranti a casa sua, in Germania» – ed è il commento “meno” violento — e chi arriva ad augurarle la morte, di venire “affondata” insieme alla nave. In questa incomprensibile gara a chi la spara più grossa, a chi alza l’asticella, a chi sposta sempre più in là il limite del lecito sappiamo che purtroppo quello che sta accadendo a Carola è l’ennesimo atto di una deriva che diciamocelo ormai pare persino nella sua insensatezza sfuggita pure alla regia di chi l’ha innescata.
Un vero e orrido sfogatoio pubblico che necessita di una risposta altrettanto pubblica, a maggior ragione se si consuma nello spazio, quale una pagina Facebook, di una forza politica: nelle ore dello sbarco infatti la Lega di Lampedusa ha pubblicato un video in diretta sulla sua propria pagina Facebook in cui è possibile ascoltare insulti rivolti sia alla 31enne tedesca sia ai migranti sbarcati in Italia, sia ai politici che erano a bordo della nave. «Spero che ti violentino questi ne**i, a quattro a quattro te lo devono infilare, ti piace il c**zo nero». Anche alle donne migranti vengono rivolti insulti simili. Ed: «Zingara, venduta, tossica, vattene in galera, drogata. Vai dalla Merkel, vergogna. Le manette!».
Se questo è il quadro, la risposta deve essere identica a quella che si consumerebbe nella vita reale: la risposta della legge.
Ogni intimidazione resta tale sia che si consumi de visu sia nella bolla della virtualità . Il danno non è minore, sappiamo, nè minore è la sofferenza procurata. E questi insulti sono minacce, l’urlo qui è intimidazione.
A questo punto solo agire. Perchè è evidente che la deriva pericolosa che c’è nell’accanimento con cui si snocciolano gli attacchi a donne mediatamente al centro dell’attenzione è lo sdoganamento definitivo della brutalità .
Pericoloso quanto l’attacco è il riflesso inconscio secondo il quale l’attacco faccia parte del gioco. Perchè non è così. In particolare se gli insulti hanno sempre una connotazione sessuale e rimandano a un immaginario di prevaricazione e di subordinazione dell’identità femminile a quella maschile.
Scrivere sui social è un atto pubblico, la cui portata è enfatizzata dall’assenza di limiti nella diffusione del messaggio che ha il web. Quindi si risalga a chi firma questi atti pubblici e si proceda. Subito. Le sentenze in tribunale cominciano ad esserci. Si dia continuità e diffusione.
Certo in difesa di Carola, ma anche e soprattutto in difesa delle tante più anonime “carole” che finiscono nel mirino di chi, piccolo, allenato all’infamia da questa violenza verbale, si arroga l’arbitrio di colpire tronfio di impunità .
(da “Il Sole24Ore”)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 30th, 2019 Riccardo Fucile
A CALA CROCE ENNESIMO SBARCO, MA NESSUNO SI FRAPPONE PER DIFENDERE I “SACRI CONFINI DELLA PATRIA”
Mentre la politica continua a discutere sull’ennesimo caso Sea Watch e dello sbarco di ieri mattina operato dalla comandante Carola Rackete, altri migranti, senza clamore, continuano ad arrivare al porto di Lampedusa.
Anche stamattina venti persone originarie della Tunisia, proprio quel ‘porto sicuro’ nel quale secondo alcuni doveva dirigersi Rackete, sono sbarcate nei pressi di Cala Croce. Gli immigrati, trasportati all’hotspot dell’isola, erano a bordo di un barchino, uno dei tanti giunti a Lampedusa negli ultimi mesi.
Nessun spiegamento di forze dell’ordine, nessuna mezzo della GdF che “si frappone”, nessuna intimazione a lasciare le acque italiane, nessuna “difesa dei sacri confini”, nessun arresto ordinato da Capitan Gradasso.
Strano eh?
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 29th, 2019 Riccardo Fucile
L’ANALISI DELLA GIURISTA: “PALESAMENTE IN CONTRASTO CON LA CONVENZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO, NEL CASO DELLA SEA WATCH IL GOVERNO HA VIOLATO L’ART 3 E L’ART 5 ”
Francesca De Vittor, Docente di Diritto Internazionale e Diritti dell’Uomo all’Università Cattolica di Roma, ha scritto un lungo articolo su Cattolica News in cui spiega perchè ad essere completamente fuori legge è proprio il decreto sicurezza bis di Salvini, e non Carola Rackete: “Nonostante la si accusi ora di aver violato le leggi dello Stato italiano, e in particolare il divieto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina previsto dall’art. 12 del d.lgs. 186/1998 e il divieto di ingresso imposto dal Ministro dell’Interno sul fondamento del DL 53/2019, c.d. sicurezza-bis, la comandante Rackete, fin dall’inizio dei soccorsi, non ha fatto altro che rispettare un obbligo imposto dal diritto internazionale e dalle leggi sia italiane sia del suo stato di bandiera. Ciò che in tutta questa vicenda appare invece manifestamente illegittimo, sia dal punto di vista del diritto costituzionale italiano sia del diritto internazionale è proprio il c.d. decreto sicurezza bis” spiega la docente.
“L’obbligo di soccorso in mare è previsto sia dal diritto internazionale consuetudinario (che nel nostro ordinamento ha valore di diritto costituzionale in base al rinvio operato dall’art. 10 Cost.), sia dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (CNUDM) e dalla Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il soccorso in mare (SAR) (entrambe ratificate dall’Italia e che nel nostro ordinamento hanno valore di legge, anzi superiore alla legge per l’art. 117 Cost.).
Per previsione espressa di quest’ultima Convenzione il soccorso si conclude solo con lo sbarco delle persone in un porto sicuro, che è un porto in cui la loro vita non è più in pericolo e i diritti umani fondamentali sono loro garantiti”.
Com’è noto, l’unico porto che aveva dato la sua disponibilità era il porto di Tripoli in Libia, che – lo ripetiamo per la centesima volta – non è un porto sicuro: lo ha ripetuto l’Onu, Medici Senza Frontiere, Bruxelles, lo stesso ministro Moavero.
E infatti la docente ribadisce: “come deciso dal GIP di Trapani in una recente sentenza l’essere riportati in Libia avrebbe costituito un’offesa ingiusta alla quale i migranti stessi avrebbero potuto opporsi anche con la forza in legittima difesa (art. 52 c.p.).
Una volta chiarito che verso Tripoli la Sea Watch non avrebbe in alcun caso potuto dirigersi, la comandante si è lecitamente diretta verso il porto sicuro più vicino, e quindi Lampedusa.
Tutti gli stati membri della Convenzione SAR hanno l’obbligo di cooperare affinchè il comandante della nave che ha prestato soccorso sia liberato dalla propria responsabilità (ovvero possa far sbarcare le persone soccorse) nel minor tempo possibile e con la minor deviazione dalla propria rotta”.
Riguardo al destino della Comandante e dell’equipaggio, la De Vittor scrive: “Starà alla magistratura valutare eventuali responsabilità penali a carico della comandante e dell’equipaggio della nave, ma è presumibile che anche qualora eventuali comportamenti illeciti siano constatati venga comunque riconosciuta la scriminante dello stato di necessità (art. 54 c.p.) o dell’aver commesso il fatto in adempimento di un dovere (art. 51 c.p.). Va in ogni caso ricordato che in nessuno dei casi in cui sono state aperte indagini a carico di Ong per i soccorsi in mare si è mai giunti a una condanna”.
“Se di responsabilità si vuole parlare” conclude la docente, “sarebbe meglio parlare di quelle dell’Italia. Va infatti considerato che la nave, probabilmente già da prima, ma sicuramente da quando è entrata nelle acque territoriali italiane, si trova sotto la giurisdizione dell’Italia per l’applicazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo pertanto il prolungarsi del trattenimento a bordo della nave dei migranti, già estremamente provati, integra da parte dello Stato italiano una violazione dell’art. 3 e dell’art. 5 della Convenzione”.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Giugno 29th, 2019 Riccardo Fucile
IL BULLO TRACOTANTE SI APPELLA A LEGGI CHE E’ IL PRIMO A VIOLARE
Qualcuno metta fine a questa pagliacciata. Chi l’ha messa in piedi, nella sua ultima impersonificazione a fini mediatici, quella del peronista abbronzato e descamisado, ha decisamente varcato il senso del ridicolo: questo vicepremier che ha già tutta la tracotanza del premier, si appella, in difesa del paese, a leggi che è lui il primo a violare.
Il Matteo Salvini che ha violato la più importante delle leggi del mare, il dovere di soccorso, accusa la capitana di una nave di violare le leggi internazionali perchè invece ha soccorso – e dunque non ha violato quella legge.
A che titolo etico indossa dunque i panni dell’accusatore?
Il Matteo Salvini che è stato salvato dal Parlamento amico e dai suoi soci al Governo, il Movimento 5 stelle, dal processo per sequestro di persone, nel caso della nave Diciotti, vuole mettere sotto processo il capitano di una nave che ha portato in salvo delle persone. Con quale credibilità legale parla?
Il Matteo Salvini che in questo momento sfida le leggi europee sulla immigrazione, in nome del fatto che sono ingiuste; il Matteo Salvini che in questo momento sfida i parametri europei sulla manovra economica, in quanto ingiusti, chiede di processare la capitana della Sea Watch perchè anche lei sfida leggi che considera ingiuste.
Sulla base di questo ragionare, Salvini si presenterà infine anche lui in un tribunale?
Il Matteo Salvini accusa Carola Rackete di violare una legge, che è quella appena presentata da lui stesso, il Decreto sicurezza bis, che, seppur vigente, deve essere ancora convertito in Parlamento.
Alla fine ha almeno vinto, il nostro Matteo Salvini? Nemmeno questo. Se l’intera partita aveva a che fare col non far sbarcare i migranti, sono sbarcati.
Se la partita era coinvolgere l’Europa sulle relocation, Salvini non ha portato a casa risultati.
Se infine la partita era il duello a chi è più “tosto”, fra una donna giovane che lavora nelle disprezzate Ong e il più vigoroso maschio della compagine governativa, ha vinto lei per coraggio perchè è entrata per mettere in sicurezza delle vite, ben sapendo che sarebbe stata fermata e processata.
A differenza, ripetiamo, del Salvini che per sfuggire al processo sulla Diciotti si è nascosto, in assenza di gonne, dietro gli abiti ministeriali dei suoi colleghi 5 Stelle.
Qualcuno abbia il sussulto, nel Governo, di fermare Salvini, per la sua stessa dignità . E per la reputazione dell’Italia.
Si può sopportare, infatti, molto in politica, ma non un pagliaccio come leader.
Liberate immediatamente Carola Rackete. #FreeCarola
(da “Huffingtonpost”)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 29th, 2019 Riccardo Fucile
VIAGGIO NEL MONDO DELLE ONG CHE RESISTONO
L’arresto della “Capitana coraggiosa”, la nave della speranza sequestrata, l’odio che tracima sulla rete.
Rabbia, indignazione, ma al tempo stesso, l’orgogliosa determinazione di chi sa di essere dalla parte giusta: quella della difesa dei più indifesi. E se vogliono imporre il “reato di solidarietà ”, siamo tutti “colpevoli”.
“Siamo ormai di fronte a un paradosso assodato: salvare vite umane è diventato un crimine — annota Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – Carola ha fatto benissimo. Ha applicato principi universali di tipo giuridico ed etico e ha tutta la nostra solidarietà . Purtroppo anche questa volta dobbiamo notare che chi salva vita umane in mare è visto con stigma e vero proprio odio, a cui, in questo caso, si aggiunge nei confronti della capitana una gravissima misoginia. È stucchevole — aggiunge l’esponente di Amnesty — che tutti i rappresentanti istituzionali che in ogni ora ripetono la parola ‘Dublino’, siano proprio coloro che hanno dimostrato profonda indifferenza, se non addirittura contrarietà , alla riforma del regolamento di Dublino nella scorsa legislatura del Parlamento europeo”.
A fianco di Carola Rackete senza se e senza ma, è Luca Casarini, che è stato capo missione dell’Ong “Mediterranea Saving Humans”: “Di questa vicenda — dice — mi colpiscono in particolare due aspetti: il primo, è l’assoluta sparizione dalla scena delle persone salvate. Questo, è un limite, purtroppo, anche nostro: queste persone hanno un volto, un nome, delle storie spesso terribili. Hanno desideri, sogni, sono cioè essere viventi e invece sembrano che siano solo numeri, problemi. Anche noi dobbiamo fare di più per restituire il fatto che noi salviamo persone e che questo è il vero nodo della questione. Il secondo aspetto che mi colpisce — rimarca Casarini — è il veleno dell’odio che è capace di trasformare tutto in guerra. Credo che quella a cui stiamo assistendo possa essere una forma di guerra civile, con tutta la sua tragicità e con la orribile capacità di annullare qualsiasi ragionamento e pensare solo ad annientare il nemico. Su questo andrebbe fatta una riflessione, su chi sia il nemico. Secondo me, il nemico non è un ministro pro tempore, ma il blocco culturale, sociale che tiene in ostaggio la possibilità di evolvere di un Paese, di affrontare nuove sfide. Dall’altra parte, il nemico, non sono le Ong ma come si vede sono le donne, le persone con una pelle diversa e, in qualche modo, i meccanismi complessi della democrazia”.
A lanciare l’allarme è anche Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia: “Il caso Sea Watch — rimarca – è l’ultimo caso in cui persone che rischiano di morire in mare, fuggite dalla guerra o dai campi di detenzione, sono usate strumentalmente per trattative politiche di un governo italiano che ne fa merce di scambio in Europa. Allo stesso modo gli Stati e l’Unione Europea sono sordi e miopi nel non andare oltre una Convenzione di Dublino, che deve essere cambiata. È gravissimo che il diritto del mare e svariate convenzioni internazionali non siano state applicate, scegliendo di voltarsi dall’altra parte, con banali questioni interpretative. Di queste ultime ore, emozionano gli abbracci delle persone sulla nave con l’equipaggio, così come raccapricciano gli insulti a Carola mentre viene portata via dalla Guardia di Finanza. Siamo arrivati al punto in cui questioni di tutela dei diritti di ogni persona sono oggetto di processi sommari nella pubblica piazza, su cui si vuole che ciascuno diventi giudice di Carola o delle 42 persone della Sea Watch. Questo è gravissimo — avverte il direttore di Oxfam Italia – e la situazione non potrà che peggiorare se il governo e il ministro dell’Interno continueranno seguendo questa linea. Ora più che mai ci appelliamo al senso di responsabilità istituzionale nel fare di tutto perchè le negoziazioni politiche si facciano nelle giuste sedi, senza alimentare ulteriormente il clima di tensione nel nostro paese e senza usare le persone come merce di scambio. C’è un problema di diritto, prima di tutto. Il diritto del mare obbliga al salvataggio chi è in pericolo in mare e all’individuazione il più presto possibile di un posto sicuro, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo vieta le espulsioni collettive e i trattamenti inumani e degradanti, la Convenzione sullo status dei rifugiati impone il principio di non refoulement verso un luogo ove la persona sarebbe a rischio di persecuzione e la stessa Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sancisce che ogni individuo ha diritto a lasciare qualunque paese. Questi diritti sono calpestati per interessi politici e propagandistici. Il Governo italiano, negando lo sbarco a Lampedusa, ha violato queste convenzioni ed i diritti di quelle 42 persone. I Governi Europei e la stessa Unione Europea lo hanno fatto voltandosi dall’altra parte”.
“Siamo tutti con Carola”, dice Alessandro Metz, armatore di Mare Jonio del progetto Mediterranea Saving Humans, L’occasione è il corteo in mare in favore dell’accoglienza dei migranti promosso dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, a cui partecipano i rappresentanti e le navi di diverse Ong. La barca di Mediterranea, salpata dal Molosiglio, è stata oggi ribattezzata ‘Free Carola’ perchè – ha spiegato Metz – “riteniamo che l’esercizio del diritto da parte della comandante della Sea Watch 3 sia stato giusto e corretto. E’ stato tentato in tutti i modi di impedire l’attracco e lo sbarco, mentre la Convenzione internazionale impone al momento del salvataggio di sbarcare nel porto più vicino e sicuro che è Lampedusa. Tenere a bordo quelle persone – ha aggiunto – è un atto criminale e illegale da parte del Governo”. Metz ha annunciato che la Ong italiana Mediterranea tornerà in mare “il prima possibile nonostante la Mare Jonio sia sotto sequestro perchè noi dobbiamo essere nel Mediterraneo dove la contraddizione si esprime maggiormente, dove le persone continuano a morire a pochi chilometri dalle nostre coste”.
Al Molosiglio anche Stefano Bertoldi di SOS Mèditerranèe che ha ribadito come le Ong “sono considerate testimoni scomodi. A bordo della nave Aquarius – ha aggiunto – abbiamo raccolto testimonianze orribili di violenze assurde e possiamo testimoniare che il ‘pool factor’, cioè la presenza delle nostre navi, non influenza l’arrivo dei migranti che partono a prescindere. Noi – ha spiegato – ci occupiamo solo di questo piccolo pezzo di tragedia, nel momento in cui il migrante salpa su una barca senza avere nulla da perdere per raggiungere una vita migliore”.
I più indifesi tra gli indifesi sono i bambini. “La capitana della Sea Watch III — rileva Raffaela Milani, direttore dei Programmi Italia- Europa di Save the Children, – si è assunta una responsabilità che per giorni e giorni gli Stati non hanno saputo o voluto assumersi. Carola ha risposto ad un evidente e drammatico stato di necessità ricordando anche la presenza a bordo di minori e di donne. Quanto al clima di odio, non va certo sottovalutato, ma bisogna dire allo stesso tempo che i nostri operatori ogni giorno ricevono continui attestati di incoraggiamento. Vediamo un volto solidale del Paese che fa meno rumore, e impatto mediatico, dell’odio ma è comunque forte e presente sui territori”.
“Questa vicenda — sottolinea Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia — segna un passaggio in cui siamo chiamati a valutare l’opportunità di fare quella che si chiamerebbe disobbedienza civile. Noi di ActionAid non l’abbiamo mai promossa ma stiamo dicendo che va compresa. Ci auguriamo che le autorità italiane, la magistratura, tengano adeguatamente conto dello stato di necessità , visto che erano a rischio 40 vite umane. In questi giorni — prosegue De Ponte — ero in Ghana dove la nostra assemblea internazionale ha discusso e approvato una mozione di emergenza proprio per indicare che tra le cose da considerare, di fronte a leggi ingiuste, vi potrebbe essere anche un appoggio alla disobbedienza civile”.
“Tutta la vicinanza e il sostegno di Medici senza Frontiere alla capitana di Sea Watch, a tutta l’organizzazione e a quanti sono tuttora impegnati nei soccorsi in mare — dice Marco Bertotto, responsabile advocacy di MsF -.Purtroppo siamo caduti molto in basso, nel senso che fino a pochi anni fa le forze dell’ordine erano al nostro fianco nel soccorso delle vite in mare. Oggi le ONG continuano con il loro mandato di salvare le vite in mare, le autorità , invece, ostacolano l’attività di soccorso. C’è bisogno di continuare a svolgere questo lavoro, un impegno umanitario al quale Medici senza Frontiere non verrà mai meno”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: radici e valori | Commenta »
Giugno 29th, 2019 Riccardo Fucile
VOI MISERABILI CHE LA INSULTATE RICORDERETE SOLO LA VOSTRA VITA DI MERDA
La Capitana della Sea Watch, Carola Rackete, ha violato un ordine illegittimo, infrazione per la quale pagherà una multa, e ha forzato un blocco per ragioni di necessità , accettando di pagarne le conseguenze. Ma ha portato in salvo, a casa, 42 persone.
L’arresto della comandante della Sea Watch è l’epilogo di una vicenda che è l’emblema del tempo in cui stiamo vivendo.
Già solo uno dei capi d’accusa per Carola Rackete è esplicativo: resistenza a nave da guerra. Uno Stato, una nazione del G8, un pilastro dell’Unione europea, schiera una nave sedicente da guerra (ma che tale non è, basta vederla) per impedire a una nave che ha salvato 53 migranti da un naufragio di attraccare in un porto sicuro.
Solo fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile, ora è addirittura un evento atteso, auspicato, indotto. Già , perchè tutto porta a pensare che questo sia stato un esito cercato e voluto
Prima abbiamo detto alla Capitana della nave di chiedere un POS a Tripoli, invitandola a riportare 53 persone in Libia, paese in guerra, da cui i migranti erano scappati dopo “indicibili sofferenze”.
Poi le abbiamo impedito di entrare nelle nostre acque territoriali, in ossequio a una norma appena approvata, che è solo l’ultimo tassello di un processo di criminalizzazione della solidarietà cominciato anni fa.
Poi abbiamo ignorato il destino di 42 persone per giorni, limitandoci a evacuazioni sanitarie d’urgenza e fregandocene del loro diritto di chiedere asilo politico.
Poi abbiamo tenuto per due giorni la nave in standby, negando l’autorizzazione all’attracco con scuse ridicole (navi turistiche in arrivo, traffico aereo e roba del genere) o con pretese anticostituzionali (scendono solo se li arrestano e sequestrano la nave).
Poi si è impedito lo sbarco nonostante l’accordo raggiunto a livello europeo, grazie alla mediazione dei pochi che hanno provato a fare il loro dovere.
Questa non è gestione politica. È incompetenza, vigliaccheria e cinismo dei diversi attori in gioco.
La verità è che qualcuno voleva la foto della capitana in manette, ha agito per creare le condizioni perchè ciò avvenisse, prospettando una interminabile attesa al limite delle nostre acque territoriali e poi una inutile tortura a un miglio da Lampedusa.
Una narrazione completamente deformata dei fatti e della posta in gioco, manco si trattasse dell’arrivo di un carico di scorie nucleari e del capitano di un equipaggio composto da zombie mangiacervello colpevoli delle peggiori atrocità .
La Capitana ha violato un ordine illegittimo, infrazione per la quale pagherà una multa, e ha forzato un blocco per ragioni di necessità
Ma ha portato in salvo, a casa, 42 persone.
(da Fanpage)
argomento: radici e valori | Commenta »
Giugno 29th, 2019 Riccardo Fucile
“IL VERO SCANDALO E’ LASCIARLI ANNEGARE”
Ormai la figuraccia del governo razzista italiano sta galoppando oltre i confini.
E dopo il ministro degli esteri tedesco ora anche i verdi hanno detto la loro su quella che se non fosse un dramma si potrebbe definire farsa
Accusare di pirateria e traffico Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, è “un modo di rigirare le parole di dimensioni orwelliane”. Lo dice il leader dei Verdi tedeschi Robert Habeck, facendo riferimento all’autore de “La fattoria degli animali” e “1984”
“Il vero scandalo – ha detto ancora Habeck, citato dal gruppo media Rnd – sono gli annegamenti del Mediterraneo, e la mancanza di un meccanismo di distribuzione per i rifugiati in Europa”.
Intanto Heinrich Bedford-Strohm, capo delle Chiese evangeliche tedesche (EkD), ha definito l’arresto della Rackete “una vergogna per l’Europa”.
“Una giovane donna è stata arrestata in un Paese europeo perchè ha salvato delle vite e ha voluto portare a riva chi ha salvato”, ha aggiunto.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »
Giugno 29th, 2019 Riccardo Fucile
LA LEGA LAMPEDUSA CONDANNA GLI INSULTI SULLA SUA PAGINA FB MA PERCHE’ ALLORA NON LI HA CANCELLATI? … L’EX SINDACA NICOLINI: “ABBIAMO VISTO TUTTI, E’ STATA LA GDF A PROVOCARE L’INCIDENTE, SI E’ MESSA DI TRAVERSO SENZA UNA RAGIONE, AVEVA ORDINE DI CREARE L’INCIDENTE”
“Spero che ti violentino ‘sti negri”. E’ solo uno degli insulti sessisti rivolti alla giovane comandante della Sea Watch Carola Rackete, al momento del suo arresto a Lampedusa. A pubblicare sulla sua pagina Facebook il video con gli insulti è il senatore Pd Davide Faraone che era a bordo nella Sea Watch. “Ti piace il ca…o dei neri”, hanno gridato. E ancora: “zingara, venduta, vattene, vergognati. Devi andare in galera”. E anche insulti ai deputati sulla nave: “Vi devono violentare le mogli”.
Intercettato dall’Adnkronos, il giovane che la notte scorsa ha gridato insulti sessisti contro la capitana ha spiegato di essere ubriaco. “Ero ubriaco stanotte, chiedo scusa alla comandante Carola per averle rivolto quegli insulti sessisti. Mi dispiace ma ero arrabbiato perchè due giorni prima dei tunisini avevano molestato la mia ragazza e ce l’avevo con loro. In ogni caso non sono leghista ma voto per il M5S”, ha detto il ragazzo, un pizzaiolo lampedusano di 23 anni.
Anche il circolo ‘Lega Lampedusa’ ha voluto precisare sulla sua pagine Facebook di “non avere niente a che fare con quelle frasi razziste e che condanniamo qualsiasi forma di razzismo. Noi non siamo contro gli immigrati, perchè purtroppo sono persone sfortunate, qualsiasi persona civile accoglierebbe una persona in difficoltà “.
“Volevamo anche specificare che, questa notte, c’era una festa su una spiaggia e che molto probabilmente sarà stato qualche ragazzino su di giri. Siamo dispiaciuti ed amareggiati per questi tristi avvenimenti”
Quanto agli insulti sessisti, Maraventano ha spiegato di non averli sentiti. “Non ho sentiti gli insulti sessisti contro la comandante Carola – ha detto all’Adnkronos – ma li condanno con fermezza. Non li voglio giustificare, magari hanno esagerato. Comunque vorrei sottolineare che quello che ha gridato non è iscritto alla Lega. Era un ragazzo lampedusano di passaggio. Lo conosco di vista, era ubriaco. Non pensò pensasse le cose ha detto”.
Secondo invece l’ex sindaca Giusi Nicolini “da parte della Guardia di Finanza c’è stata, secondo me, una provocazione nei confronti della Sea watch. Hanno obbedito agli ordini, certamente. Io ero lì, sul molo. La nave non ha speronato la motovedetta della Finanza, però mi chiedo che senso ha mettersi di traverso davanti a una nave così grossa”.
“Nessuno speronamento – dice – ho la sensazione che la Guardia di Finanza abbia provocato l’incidente”. “Se ti metti lì contro un mostro gigante che non ha l’agilità il risultato è questo – dice – Noi eravamo allibiti, eravamo convinti che la motovedetta stesse scortando la nave poi, invece, si è messa di traverso e si trovata dentro un imbuto”.
“Ora bisogna fare un cordone attorno alla comandante Carola, che è stata trattata come una criminale. Bisogna pensare alla sua incolumità “, ha concluso.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »