Destra di Popolo.net

“LIBERATE CAROLA”: IN GERMANIA SI STANNO GIUSTAMENTE INCAZZANDO

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

GOVERNO, PARLAMENTO, CHIESA, INDUSTRIALI, STAMPA, ARTISTI: “CRIMINALE NON E’ CHI SALVA LE VITE, MA PERSONAGGI SENZA SCRUPOLI CHE FANNO LA GUERRA ALLE ONG”… RACCOLTA FONDI SEA WATCH INCREDIBILE: IN 12 ORE OLTRE UN MILIONE DI EURO… MATTARELLA PREOCCUPATO, DOVEVA PENSARCI PRIMA DI AFFIDARE IL MINISTERO DEGLI INTERNI A UN SEQUESTRATORE DI PERSONE

I “pontieri” sono all’opera. Ma con risultati al momento, alquanto grami.
Perchè l’aria che continua a tirare tra Berlino e Roma oscilla tra il brutto e il pessimo. Il titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi, prova a tradurre in “diplomazia sotterranea” l’invito a stemperare i toni e a porre un freno alle polemiche rivolto ai contendenti dal Capo dello Stato italiano Sergio Mattarella.
Il fatto è, confida una autorevole fonte diplomatica a Bruxelles, che la vicenda di Carola Rackete si sta caricando di significati politici che vanno al di là  del fatto specifico.
Sul quale, chiara è la posizione di Berlino, espressa dal ministro degli Esteri tedesco, Heiko Mass, secondo cui in uno Stato di diritto “dal nostro punto di vista può esservi soltanto il rilascio di Carola Rackete: lo chiarirò ancora una volta all’Italia”.
Maas sottolinea che la Germania è “contraria a criminalizzare le attività  di salvataggio in mare” e mette sotto accusa l’Ue, sostenendo che “il mercanteggiamento sulla redistribuzione dei migranti è indegno e deve finire”.
Sulla stessa linea il ministro tedesco per lo Sviluppo Gerd Mueller che ha esortato l’Ue a mandare “un chiaro segnale” in favore dell’immediato rilascio di Carola Rackete.
“La capitana della Sea Watch ha agito in una chiara emergenza e per questa ragione mi aspetto che Bruxelles mandi un chiaro segnale per chiedere il suo immediato rilascio”, ha affermato il ministro in dichiarazioni pubblicate dalla Passauer Neue Presse.
Mueller ha aggiunto che l’Ue dovrebbe cambiare le regole sul salvataggio in mare, ricordando come l’operazione Sophia contro il traffico di migranti nel Mediterraneo sia stata sospesa quest’anno a causa di divergenze fra gli Stati membri dell’Ue. La situazione, ha aggiunto, è “insostenibile”, alla luce delle oltre 600 persone annegate quest’anno mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo”.
“Come cittadino europeo ho piena comprensione per questa donna (Carola Rackete) che, ritengo, ha agito coraggiosamente. E ho fiducia nella magistratura in Italia. Quello della Sea Watch non è solo un caso isolato, riguarda tutti e l’Europa deve finalmente trovare una soluzione su come gestire tutti insieme i rifugiati”, rilancia il commissario europeo Guenther Oettinger.
Dalla parte della capitana della Sea Watch, e di conseguenza contro le scelte del governo italiano, si è schierato anche il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, che ha lanciato un appello al nostro Paese. In un post su Facebook indirizzato all’ “amico” e collega Enzo Moavero Milanesi, Asselborn ha scritto che “salvare vite è un dovere e non può mai essere un reato o un crimine. Non farlo, al contrario, lo è”.
Il ministro ha quindi chiesto aiuto al suo omologo italiano affinchè “Carola Rackete sia rimessa in libertà ”.
Da Vienna replica il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “L’amicizia e la collaborazione tra Italia e Germania sono talmente solide che non possono essere messe in discussione da alcunchè”.   “Il mio auspicio – osserva il presidente – è di un abbassamento generale dei toni, perchè questo consente di affrontare con maggiore serenità  e concretezza ogni questione”.
Il governo tedesco, attraverso la portavoce Martina Fietz, spiega di non poter “intervenire sulla giustizia italiana”, ribadendo che comunque “le accuse vanno verificate. Seguiamo la situazione molto attentamente. Attualmente il governo tedesco si sta adoperando per una soluzione europea”.
“Penso che la pressione internazionale sul governo italiano farà  la differenza”, ha dichiarato Ekkehart Rackete, padre della capitana di Sea Watch III all’agenzia Dpa. L’uomo considera l’Italia “uno Stato di diritto” e non si dice preoccupato per la figlia, con la quale domenica ha parlato al telefono. “E’ divertente come sempre e mi è sembrata tranquilla”, ha aggiunto. Con l’eccezione dell’estrema destra, l’affaire-Rackete unifica la politica tedesca”.
“Può darsi che ci sia una legislazione italiana su quando una nave può entrare in porto e quando no, e può anche essere che ci siano reati amministrativi o reati penali. Tuttavia — dichiara il Capo dello Stato tedesco Frank Walter Steinmeier alla Zdf – l’Italia non è uno Stato qualsiasi, è al centro dell’Ue, è uno Stato fondatore dell’Ue. Ed è per questo che ci aspettiamo che affronti un caso del genere in modo diverso. Coloro che salvano vite umane non possono essere criminali”.
Il leader dei Verdi, Robert Habeck, ripete che “il vero scandalo ′ che ci sono persone che affogano nel Mediterraneo”.
Persino il numero uno della Siemens Joe Kaeser — come riporta Roberto Brunelli per l’Agi – ha detto la sua: “Persone che salvano vite non dovrebbero essere arrestate”, scrive il numero uno della multinazionale tedesca su Twitter, aggiungendo che dovrebbero, piuttosto, finire in manette “le persone che uccidono, che promuovono e seminano odio e sofferenza”.
Per la Chiesa tedesca è intervenuto il vescovo di Essen, Franz-Josef Overbeck: “Chi salva esseri umani dall’affogamento non deve finire in prigione. Io ammiro il coraggio di Carola Rackete: con le sue azioni lei sta dalla parte dei valori umani e cristiani d’Europa”.
Due star della televisione, Jan Boehmermann e Klaas Heufer-Umlauf, hanno lanciato una raccolta fondi a favore della Sea Watch, raccogliendo in mezza giornata oltre un milione di euro:
“Con le vicende di questi ultimi giorni questa politica disumana, compiuta a sangue e freddo e senza scrupoli ha raggiunto il suo punto più basso”, ha scritto Boehmermann, che con “Neo Magazin Royale” è uno dei comici più popolari del Paese. Un Paese che reclama la liberazione della sua “capitana”.

(da “Huffingtonpost“)

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SALVINI E DI MAIO SE LA SQUAGLIANO (DOPO ESSERSI CALATE LE BRAGHE ALLA UE)

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

CORREZIONE LACRIME E SANGUE DA 8,6 MILIARDI, TAGLIANDO ANCHE FONDI A REDDITO E QUOTA 100… I DUE CUOR DI LEONE NON CI METTONO LA FACCIA: DI MAIO ASSENTE, SALVINI VA VIA PRIMA

La scena è questa. Pomeriggio, ore 17.15 circa, palazzo Chigi. Il caldo preme contro le finestre che restano aperte per fare entrare un po’ d’aria.
Matteo Salvini è seduto al tavolo del Consiglio dei ministri chiamato a mettere nero su bianco il pegno da pagare a Bruxelles per evitare la procedura d’infrazione sui conti pubblici. Luigi Di Maio non c’è.
Dopo l’ennesima zuffa tra i due vicepremier i suoi diranno che da giorni si era reso indisponibile alla riunione.
Giovanni Tria è seduto allo stesso tavolo e snocciola i numeri della correzione lacrime e sangue: 7,6 miliardi.
Dentro ci sono anche i soldi del reddito di cittadinanza e della quota 100.
Di Maio appare in video su Facebook e spara a zero su Autostrade e la linea della Lega. Salvini è furibondo. Affida il suo sfogo all’Adnkronos: “Mi attacca su Autostrade e poi diserta il Cdm”.
Poi si alza e lascia la riunione, che va avanti senza di lui. La macchina che lo porta fuori da palazzo Chigi parte a razzo dal cortile e guadagna l’uscita. I comportamenti, gli umori e le reazioni dei due vicepremier dicono di un nervosismo causato da una concessione pesante, della volontà  di non metterci la faccia su un assestamento di bilancio che certifica l’arrendersi all’Europa. Provare a scampare alla procedura ha un conto. Salato.
Sì, una resa perchè anche nei numeri preparati dalla Ragioneria generale dello Stato per l’assestamento di bilancio si evince chiaramente una dinamica che ha sempre caratterizzato il governo di Lega e 5 stelle sui conti: sparare alto, ridimensionarsi per evitare di essere sanzionati dall’Europa.
Si grida contro le regole europee ma poi a quelle stesse regole ci si adegua quando il rischio si avvicina.
Quando non si può più mettere la pelle del Paese vicino al fuoco ecco che spuntano fuori i secchi d’acqua. Era successo a dicembre, succede – e nelle identiche modalità  – oggi. Il 27 settembre dell’anno scorso Di Maio si affacciò dal balconcino di palazzo Chigi per festeggiare il deficit portato al 2,4 per cento. Durò appena tre mesi.
Perchè a dicembre il deficit fu collocato al 2,04%, come chiesto da Bruxelles per evitare di accendere il semaforo rosso. Ancora ad aprile con il Documento di economia e finanza: deficit al 2,4 per cento.
Oggi, primo luglio, il deficit ritorna al 2,04%, lo stesso identico valore di dicembre. La stessa dinamica numerica che fa da substrato a quella politica: cara Europa, abbiamo fatto i compiti a casa.
Salvini e Di Maio hanno dovuto dire sì alla linea portata avanti in queste ultime settimane da Tria e dal premier Giuseppe Conte. I numeri dell’assestamento dicono di un impegno monstre.
Formalmente non è una manovra correttiva, ma la denominazione è cosa secondaria rispetto alla sostanza.
Si lasciano sul campo 7,6 miliardi. Non potranno essere utilizzati per le famiglie, come voleva Di Maio, piuttosto che per abbassare le tasse, come sperava Salvini. Sono soldi che vanno a calmierare i conti, soldi che vanno a Bruxelles.
La fatturazione elettronica – misura tra l’altro voluta dai governi Pd – ha portato tanto fieno nella cascina delle entrate. Unito ai soldi che si sono chiesti alla Cassa depositi e prestiti e alla Banca d’Italia e a minori spese per 1,2 miliardi, il totale delle risorse sale disponibili e quindi da concedere sale a 7,2 miliardi.
Per evitare di tagliare servizi essenziali come il trasporto pubblico locale e misure come il bonus per i diciottenni bisognerà  usare circa 1,1 miliardi. Si va a 6,1 miliardi.
Ma qui entra in gioco una concessione pesante: da reddito e quota 100 si risparmiano soldi e anche questi soldi vanno sacrificati. Nello schema delle concessioni, infatti, 1,5 miliardi vengono congelati.
Ritorna, anche qui, la dinamica di dicembre: allora furono congelati 2 miliardi. Solo qualche giorno fa sono stati anch’essi consegnati a Bruxelles.
Passare dal freezing alla concessione significa tagliare risorse, che solo in parte ora sono state coperte con altri soldi. Significa dire fin da subito che quei soldi non sono più disponibili. E poi lasciarli per strada. Il totale dei soldi che vanno a Bruxelles è alla fine di 7,6 miliardi.
Se si aggiunge il miliardo dei due congelati a dicembre che non è stato coperto si arriva a circa 9 miliardi.
I due vicepremier, con una serie di spin incrociati, hanno provato a smussare i toni, a far passare il messaggio che non ci sono stati attacchi nè repliche stizzite. Ma il caldo che ha reso palazzo Chigi una scatola infuocata ha consegnato uno skyline vuoto.
Di Maio sui social, Salvini che è scappato con il primo pretesto utile. Il balconcino di palazzo Chigi è rimasto chiuso.

(da “Huffingtonpost”)

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CON CAROLA IL 40% DEGLI ITALIANI, I RAZZISTELLI SONO APPENA IL 52% INVECE CHE IL 70% PREVISTO (COMPOSTO DA ELETTORI CDX E M5S, SCHIERATI CONTRO DI LEI)

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

OCCORRE VERIFICARE SE I PROFUGHI DOPO UN ANNO DI LAGER LIBICI, TORTURE E STUPRI E 17 GIORNI SUL PONTE A 40° FOSSERO O MENO IN STATO DI NECESSITA’? BENE, PRENDIAMO 42 TRA SOVRANISTI, POPULISTI, FIGLI COMPRESI E FACCIAMOGLI FARE LO STESSO VIAGGIO. POI LA PROCURA SICURAMENTE POTRA’ VERIFICARNE LO STATO FISICO E MENTALE (SE TORNANO)

Qulche breve riflessione sulla vicenda giudiziaria che vede protagonista Carola.
Con una premessa: siamo felici che domani potrà  andarsene da questo Paese di merda e tornare in uno Stato dove vige ancora la legalità .
La prima riflessione è conseguente al sondaggio di un’ora fa di Swg che si può così sintetizzare: i razzisti che sono contro Carola sono il 52%, chi è a suo favore è il 40% degli italiani.
Nota confortante perchè con tutti i media di regime putiniano in mano al servo di Mosca e ai poltronisti grillini, sarebbe dovuto essere 70% contro Carola e 30% scarso a favore.
Fate la somma delle percentuali dei partiti di centrodestra (eufemismo) e del M5S e vedrete che manca il 20% di consensi ai forcaioli.
Quindi Carola ha lasciato il segno in positivo.
Seconda riflessione.
Patronaggio ha in pratica distinto due aspetti : lo stato di necessità  dei profughi quando sono stati salvati e quello relativo all’entrata notturna in porto.
Due filoni distinti, facendo intendere che il comportamento della Sea Watch potrebbe essere ritenuto legittimo quando è intervenuta a salvare i naufraghi e quindi non vi sarebbe stato favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Mentre lo stato di necessità  non ci sarebbe stato nell’entrare di forza in porto in quanto era garantita l’assistenza medica in caso di peggioramento delle condizioni di salute.
Tradotto: la civiltà  italiana sarebbe stata quella di attendere uno stillicidio di malori a catena, fino all’ultimo collasso.
Altri 30 giorni a 40 gradi sotto il sole per vedere correre al molo un’ambulanza al giorno per portare un evacuato alll’ospedale.
Per quanto riguarda il “contatto” (definito tale dalla Procura) sul molo sarebbe stato “volontario”, circostanza negata da Carola e da testimoni. Decideranno i giudici, come ha detto la Procura (avete mai visto una procura che deve lavorare ogni giorno con la GdF smentirla?).
Rispondiamo con i commenti di tanti cittadini di buon senso: bastava si togliesse dal molo, invece che ostacolare la Sea Watch e nulla sarebbe successo.
Ma qui poniamo un’altra questione, non si possono scindere i due aspetti come ha fatto la Procura: perchè se il salvataggio operato dalla Sea Watch è stato regolare e le leggi internazionali sono prevalenti sulle norme illecite del governo italiano, la Procura avrebbe potuto già  dal primo giorno ordinare il “sequestro probatorio della nave, far sbarcare i profughi invece che farli tenere in ostaggio dal sequestratore di persone e nulla sarebbe successo.
Comunque una soluzione sullo stato di necessità  esiste e lo suggeriamo alla Procura: si prendono 42 politici sovranisti e populisti con figli e mogli al seguito si portano nel deserto, li si fa raggiungere la Libia dove potranno essere ospiti dei lager locali per un annetto dove non avvengono certo stupri, violenze e ricatti, poi li facciamo imbarcare su un bel barcone dal “porto sicuro” dopo aver pagato i trafficanti della Guardia costiera libica, poi mandiamo una Ong a salvarli mentre stanno naufragando, infine li teniamo 16 giorni in coperta al sole a 40°.
A quel punto mandiamo a bordo la GdF a chiedere se sono in stato di necessità , aspettiamo che la GdF relazioni la Procura e poi semmai gli assicuriamo assitenza medica per altri 30 giorni.
Potrebbe essere una soluzione al dubbio sullo stato di necessità .
Che ne pensa Patronaggio?

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I PM: “CAROLA PRECISA E COLLABORATIVA”, DOMANI TORNERA’ LIBERA CON DIVIETO DI DIMORA NELLA PROVINCIA DI AGRIGENTO

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

LA PROCURA DISTINGUE DUE FASI: “QUANDO HA SALVATO I NAUFRAGHI PUO’ AVER AGITO IN STATO DI NECESSITA’, QUANDO E’ ENTRATA IN PORTO NO”… SE AVESTE DATO L’ORDINE DI TRASFERIRE I PROFUGHI A TERRA NON SAREBBE SUCCESSO, BASTAVA ORDINARE IL SEQUESTRO, CHI VI HA IMPEDITO DI FARLO? FORSE IL SEQUESTRATORE DI PERSONE CHE DOMANI LA ESPELLERA’ PERCHE FA OMBRA AI SUOI DELIRI?

Si è concluso alle 18.30 in tribunale ad Agrigento l’interrogatorio di convalida di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3 arrestata dopo aver forzato il blocco che impediva da 17 giorni lo sbarco di 42 migranti salvati dalla ong tedesca.
Il gip ha annunciato che domani scioglierà  la riserva. Nel frattempo la capitana resterà  ai domiciliari in una casa privata di Agrigento.
I pubblici ministeri Salvatore Vella e Giulia Andreoli hanno chiesto per l’indagata solo il divieto di dimora nella provincia di Agrigento.
Nel faccia a faccia con i giudici l’indagata ha spiegato l’incidente in porto con l’unità  della Guardia di Finanza come un incidente: «Non volevo colpire la motovedetta della Guardia di Finanza, credevo che si spostasse e me la sono trovata davanti. Non era mia intenzione colpirli».
I pm: «L’indagata precisa e collaborativa»
Subito dopo la fine dell’interrogatorio il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e il pm Vella hanno fatto brevi dichiarazioni. «Abbiamo proceduto all’arresto perchè secondo noi la comandante non ha agito in stato di necessità .
Il giudizio riguarderà  la qualificazione giuridica dei fatti, se cioè l’indagata ha agito effettivamente in condizioni di necessità  e se la vedetta della Gdf è da considerare, come noi riteniamo una nave da guerra».
Il clima dell’interrogatorio è stato sereno: «L’indagata è sta collaborativa e precisa, ha detto di essersi resa conto dell’ormeggio in banchina della Finanza nell’unico punto in cui poteva attraccare la Sea Watch, poichè non ce ne erano altri verso cui potesse dirigersi. Riteneva che i finanzieri si sarebbero spostati, cosa che avvenuta solo all’ultimo momento».
Patronaggio ha aggiunto: «Abbiamo chiesto solo il divieto dimora in provincia di Agrigento con riferimento ai comuni di Licata, Lampedusa e Porto Empedocle. Riteniamo la misura idonea a salvaguardare le esigenze cautelari».
La procura ha chiesto il divieto di dimora in provincia di Agrigento e, secondo l’articolo 291 del codice penale, il giudice per le indagini preliminari non può richiedere una misura cautelare maggiore. La tedesca sarà  libera entro le 21 e 30 di martedì 2 luglio.

(da agenzie)

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LA CANTANTE EMMA RIEMPITA DI INSULTI PER AVER DIFESO CAROLA: “I VOSTRI INSULTI SONO MEDAGLIE”

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

“SONO FELICE DI NON ESSERE COME VOI”… MA TANTI MESSAGGI DI SOSTEGNO

“Stupidella”, “povera stronza”, “cogliona”: sono solo alcuni degli insulti a Emma Marrone solo perchè ha alzato la voce sui suoi profili social esprimendo solidarietà  alla capitana della Sea Watch, Carola Rackete, accolta da offese e ingiurie al suo arrivo a Lampedusa.
E come era già  successo qualche mese fa (quando ha reagito rispondendo dal palco agli insulti sessisti perchè aveva difeso la Sea Watch), la cantante non ha abbassato lo sguardo ma ha risposto alle offese, a una in particolare, ravvivando la polemica con una lunghissima scia di commenti in cui spiccano anche i messaggi di sostegno delle colleghe Paola Turci, Fiorella Mannoia, ma anche di Tommaso Paradiso, attaccati a loro volta dalle risposte rabbiose degli utenti che si erano già  scagliati contro Emma.
“Solo una parola: vergogna” ha scritto Emma accompagnando il video dell’arresto della capitana, portata via dai finanzieri tra i fischi e le urla offensive dei contestatori. “Il fallimento totale dell’umanità . L’ignoranza che prende il sopravvento sui valori e sul rispetto di ogni essere umano. Stiamo sprofondando in un buco nero. Che amarezza”. Questo post ha dato il via a migliaia di reazioni: “Ma pensa a cantare che a governare ci pensano gli altri”, “Fossi in te mi preoccuperei a cantare e a girare filmetti che di falso buonismo ne abbiamo abbastanza, anche senza il tuo intervento”, e ancora “Povera stronza. Rispetta la tua nazione e la tua terra prima di aprire la bocca”, “Una stupidella che canticchia canzoncine si permette di fare la morale a chi tutti i giorni cerca di salvare la propria Patria dal ‘buco nero’ creato dai clandestini”, “Chi ha la fortuna di essere una discreta cantante non è automaticamente una filosofa di vita. Resta nel tuo mondo”.
“È più triste che siano molte donne a scrivere queste cose” commenta qualcuno, ed è una donna che scrive: “Cogliona, canta che ti passa”.
È questo l’unico post che Emma riprende su Twitter e risponde: “Ciao Monica. Che bella cosa non essere come te. Che bella cosa non essere te. Eh sì, meglio cogliona, fidati”.
Un tweet che riceve moltissimi messaggi di sostegno: “Resistenza. Resisti a questi insulti. Emma, fallo per noi. È per gente come te che abbiamo ancora speranza che il mondo non sia così disumano come appare”,
“Quando la gente è nulla l’offesa è zero. Ricordati sempre questa cosa. Perchè tu splendi, sempre, a differenza loro”. Anche la solidarietà  delle colleghe Paola Turci e Fiorella Mannoia: “Avanti, scatenatevi pure. I vostri insulti sono come medaglie”.

(da agenzie)

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SCENDE LA DISOCCUPAZIONE A MAGGIO MA MENO CHE NEL RESTO DELL’EUROZONA: DI MAIO E SALVINI HANNO POCO DA ESULTARE

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

DAL 10,1% AL 9,9%, PECCATO CHE IN EUROPA SIA AL 7,5%

Una buona notizia che arriva direttamente dall’Istat sui dati del lavoro in Italia.
Nel nostro Paese, infatti, è stato toccato il tasso minimo di disoccupazione (nel mese di maggio) dal lontano 2012.
Per la prima volta, dopo sette lunghi anni, quel numero non è più in doppia cifra, scendendo dal 10,1 al 9,9%. Luigi
Di Maio, Matteo Salvini e gli altri esponenti del governo stanno esultando. I dati, però, mostrano come la situazione sia ancora in itinere, mentre il trend nei paesi dell’Eurozona sia in continua discesa da molto più tempo.
I dati pubblicati questa mattina dall’Istat mostrano come il tasso di disoccupazione, nel mese di maggio sia, dunque, calato attestandosi al 9,9%.
La discesa netta è di 0,2 punti percentuali rispetto all’ultimo rilevamento relativo al mese. È un valore che non si toccava dal lontano febbraio del 2012, anche se per l’Italia restano ancora gravi criticità  rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea.
Aumenta il numero degli occupati, +67%, che registrano una crescita nella fascia degli over 50 e degli under 24. Il dato in controtendenza, invece, arriva dalla fascia 35-49 anni.
I dati che arrivano dall’Eurozona mostrano come il calo della disoccupazione abbia coinvolto tutti i 28 Paesi membri dell’Unione Europea, con l’Italia.
I dati Eurostat raccontano di un maggio in cui il tasso di disoccupazione nella zona euro era del 7,5%, in calo rispetto al 7,6% ad aprile e rispetto all’8,3% un anno prima.
Si tratta del tasso più basso da lontano luglio 2008, undici anni fa. Nell’Unione Europea era al 6,3% dopo 6,4% ad aprile. Un anno prima era al 6,9%. Si tratta del tasso più basso da gennaio 2000.

(da agenzie)

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A LAMPEDUSA NON C’E’ STATO ALCUN SPERONAMENTO DELLA SEA WATCH NEI CONFRONTI DELLA GDF, SOLO UN CONTATTO DETERMINATO DALL’ABBRIVIO

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

CHI HA FATTO UNA MANOVRA INCOMPRENSIBILE E’ STATA LA GUARDIA DI FINANZA CHE HA MESSO A RISCHIO I MILITARI

I sovranisti di tutta Italia hanno scoperto in questi giorni di essere estimatori della Guardia di Finanza, ovvero quel corpo delle Forze dell’Ordine mai troppo amato perchè generalmente dà  la caccia ad evasori e furbetti vari e accusato di “colpire” i piccoli imprenditori con controlli sugli scontrini.
La ragione ovviamente sta tutta in quanto avvenuta a Lampedusa nella notte tra il 28 e il 29 giugno con lo “speronamento” di una motovedetta della GdF da parte della Sea Watch 3 in fase di attracco al molo.
Subito il ministro degli Interni ha scatenato la caccia alla “criminale” comandante Carola Rackete che secondo Salvini avrebbe “tentato di schiacciare contro la banchina del porto di Lampedusa una motovedetta della Guardia di Finanza con l’equipaggio a bordo”.
Secondo sovranisti e patridioti si tratta di un vero e proprio atto di guerra. I magistrati di Agrigento dovranno accertare l’esatta dinamica degli eventi e chiarire se la motovedetta può essere considerata una nave da guerra.
Dal punto di vista processuale c’è pure un precedente: è il caso della Cap Anamur che forzò un blocco navale per entrare a Porto Empedocle nel 2004. Il caso si concluse con un’assoluzione.
Quello che si vede nel filmato sembra a tutti molto chiaro: la Sea Watch si sta accostando al molo nonostante la presenza della motovedetta (pare essere una V800 in dotazione alla GdF). Le due imbarcazioni si toccano e la piccola vedetta riesce poi ad allontanarsi consentendo l’approdo.
La vera domanda da farsi non è se la Sea Watch 3 abbia voluto intenzionalmente schiacciare la motovedetta sulla   banchina ma cosa ci facesse lì la motovedetta.
Chi aveva ordinato alla GdF di compiere quella manovra così pericolosa? Perchè la manovra della Guardia di Finanza ha messo a repentaglio la sicurezza dell’equipaggio della motovedetta
L’imbarcazione della GdF è stata sempre a fianco della Sea Watch fin dal suo arrivo nelle acque di Lampedusa. Quando la nave della Ong ha deciso di entrare in porto la motovedetta si è messa in mezzo durante le ultime fasi della manovra. Non è ben chiaro cosa pensassero di fare i finanzieri a bordo della vedetta.
Fermare con un’imbarcazione di poco più di 12 metri per 16 tonnellate di dislocamento una nave lunga 50 metri (cinque volte tanto) per oltre 600 tonnellate di stazza (37 volte tanto) non sembra una mossa intelligente.
Soprattutto quando ormai la nave è a meno di cinque metri dalla banchina.
In quel momento nessuno avrebbe potuto impedire il contatto tra le due imbarcazioni. Perchè questa è la definizione aderente ai fatti e alla realtà : contatto.
La ragione per cui la manovra pericolosa è stata quella portata a termine dai finanziari che si sono infilati tra la banchina e la Sea Watch 3 è semplice e sta tutta in una parola: abbrivio.
La nave della Ong a quel punto non si poteva più fermare o arrestare, e anche se avesse voluto farlo non avrebbe potuto farlo nei brevi istanti in cui la motovedetta si è messa in mezzo.
Come mai la Guardia di Finanza non ha fermato gli sbarchi fantasma?
A cosa serve tutta la caciara su questo episodio? A dare un significato “plastico” all’idea dello scontro tra Stato italiano e Ong.
Uno scontro evocato da mesi ma che fino ad ora era rimasto nei tweet e nelle dichiarazioni dei membri del governo. Il contatto tra la grande nave umanitaria (che simboleggia i poteri forti) e la piccola motovedetta è la rappresentazione grafica della battaglia con i Poteri Forti dell’immigrazionismo e l’eroica resistenza dello Stato, nonostante la mancanza di mezzi adeguati (per colpa dell’Europa ovviamente).
Certo, la si può vedere anche in un altro modo, come l’inutilità  di cercare di “chiudere il mare” o di bloccare l’immigrazione.
Ovvero di bloccare un flusso di persone che non può essere fermato con tweet e decreti ma piuttosto governato e gestito con politiche di accoglienza adeguate.
E non tirare fuori la storia dell’aiutarli a casa loro, perchè i soldi stanziati non bastano, perchè gli aiuti che “diamo” come Stato non sono che una goccia nel mare.
Qualcuno poi potrebbe anche farsi un’altra domanda: dov’erano le motovedette della Guardia di Finanza di stanza a Lampedusa mentre a giugno sbarcavano industurbati, entrando tranquillamente in porto, centinaia di migranti a bordo di decine di barchini e motopescherecci? Nessun eroico gesto, Nessun tentativo di impedire l’attracco, come mai?

(da “NextQuotidiano”)

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PAPA FRANCESCO CELEBRERA’ UNA MESSA PER I MIGRANTI E I LORO SOCCORRITORI

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

LUNEDI PROSSIMO NELLA BASILICA DI SAN PIETRO, APPUNTAMENTO PER 250 PERSONE

Già  nell’Angelus di domenica scorsa, come spesso capita, Papa Francesco aveva detto la sua sulla situazione dei migranti.
Oggi, però, è arrivato l’annuncio di una messa dedicata ai profughi e a tutte le persone che soccorrono le persone in difficoltà .
L’impegno umanitario sarà  il tema della celebrazione in programma lunedì prossimo (8 luglio) nella Basilica di San Pietro. Saranno ospitate circa 250 persone, tra chi ha affrontato i lunghi viaggi per arrivare in Europa (con tutte le annesse difficoltà  del caso) e chi si opera quotidianamente per dare aiuto a queste persone.
«In occasione del sesto anniversario della visita a Lampedusa, lunedì 8 luglio — ha annunciato il direttore della Sala stampa vaticana Alessandro Gisotti-, il Santo Padre Francesco celebrerà  una Messa per i Migranti, alle ore 11.00, nella Basilica di San Pietro». Nel 2013, infatti, Papa Francesco andò in visita nell’isola teatro dei più importanti sbarchi nel Mediterraneo, portando solidarietà  non solo agli esseri umani che avevano affrontato viaggi irti di difficoltà  per fuggire da guerre e carestie, ma anche a tutti gli operatori che si erano adoperati affinchè fosse garantita loro dignità  e sicurezza.
Alla messa di lunedì 8 luglio parteciperanno circa 250 persone tra migranti, rifugiati e quanti si sono impegnati per salvare la loro vita. «Il Santo Padre — spiega ancora Alessandro Gisotti — desidera che il momento sia il più possibile raccolto, nel ricordo di quanti hanno perso la vita per sfuggire alla guerra e alla miseria e per incoraggiare coloro che, ogni giorno, si prodigano per sostenere, accompagnare e accogliere i migranti e i rifugiati».
Una cerimonia che sarà , dunque, riservata ma che sarà  trasmessa in diretta da Vatican Media, senza — però, la possibilità  di accesso per i giornalisti all’interno della Basilica. Alla messa, presieduta da Papa Francesco all’Altare della Cattedra, prenderanno parte solo le persone invitate dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, a cui Bergoglio ha affidato la cura dell’evento.

(da agenzie)

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LA GIORNALISTA DEL TG2 PAGATA DAGLI ITALIANI CHE INSULTA CAROLA

Luglio 1st, 2019 Riccardo Fucile

ANNA MAZZONE OFFENDE I TEDESCHI E I PARLAMENTARI SALITI A BORDO

Forse ci dev’essere qualcosa nell’acqua della redazione del Tg2. Dopo il caso del conduttore Luca Salerno che condivideva vignette omofobe, tocca ora alla giornalista Anna Mazzone dare spettacolo di sè su Twitter risignificando il concetto di servizio pubblico oltre a quello di pagamento del Canone Rai.
La Mazzone, nella notte del blocco forzato da Carola Rackete, pubblica un tweet alle 3 del mattino in cui parla di un “Blitz della crucca che forza il blocco e attracca a Lampedusa dove viene arrestata per violazione del codice navale”.
La parola “crucca” in luogo di “tedesca” (ma perchè parlarne sottolineandone la nazionalità ) è un termine offensivo e despregiativo.
Poi la Mazzone, che evidentemente deve essere anche una fine umorista, scrive: “Migranti ancora su con Orfini, Del Rio e varie ed eventuali. Poveracci…. i migranti”. La battutona fa partire un moto di reazione su Twitter.
Decine di persone le ricordano che è pagata dai contribuenti italiani, a quel punto non replica e sparisce.
Il coraggio tipico dei sovranisti

(da agenzie)

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