Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
LA RABBIA VERSO DI MAIO DOPO I FATTI DI CASAL BRUCIATO CON LA SQUALLIDA FRASE DEL VICE-PREMIER … E SUI RIFIUTI SOLO DI BATTISTA LA DIFENDE
Roma brucia sindaci e amori. Così è stato tra Ignazio Marino e il Pd. Così potrebbe essere tra Virginia Raggi e il M5S.
Il vento che tre anni e un pugno di giorni fa disse che stava cambiando – con gli occhi ancora increduli e tramortiti dalla vittoria – oggi sa pesantemente di tanfo.
E le soffia contro con violenza, mentre tutto attorno a lei, nella sua battaglia contro il governatore del Lazio Nicola Zingaretti per chi sia il vero responsabile dell’emergenza rifiuti, le si fa il vuoto.
Le comunicazioni con il M5S nazionale sono gelide, ormai formali, istituzionali.
Roma è una preda che fa gola a Matteo Salvini e l’impressione, vista dal Campidoglio, è che Luigi Di Maio dia la Capitale ormai per persa.
In diverse occasioni i collaboratori più stretti della sindaca hanno raccolto sfoghi amari, gonfi di delusione verso i vertici nazionali e verso il leader in particolare. «Con i 5 Stelle non parlo più, con loro ho chiuso» le hanno sentito dire.
C’è stato un momento preciso che più di altri ha segnato una frattura, forse definitiva. Due mesi fa, il 7 maggio scorso. Raggi è andata a Casal Bruciato, periferia rabbiosa di Roma. Affronta la folla per portare la solidarietà del Comune alla famiglia rom assegnataria di una casa popolare, a un passo dal linciaggio da parte degli abitanti del quartiere.
La insultano con offese sessiste, ma lei si fa scortare fin dentro l’abitazione nel plauso della sinistra che le riconosce coraggio e senso delle istituzioni. Di Maio no. Il suo leader non lo fa e addirittura ne prende le distanze con la velina a un’agenzia che in serata riporta la furia del capo politico verso la sindaca e la seguente frase che farebbe impallidire anche Salvini: «Prima si aiutano i romani, gli italiani, poi tutti gli altri». Non arriva nessuna smentita. Per giorni.
Preso dall’ansia della strategia comunicativa il leader pensa che quel gesto sia solo un aiuto a Salvini. Raggi è basita e non vuole credere che per esigenze elettorali possano arrivarla a sconfessare così platealmente.
Da allora i rapporti, raccontano fonti del M5S romano e al governo, sembrano completamente interrotti. La sindaca è sempre più sola, si sente «abbandonata». E per questo qualcuno intravede un tocco vendicativo nel tweet con cui Raggi, esaltando la vittoria di Fiumicino come miglior aeroporto d’Europa, lo scorso 28 giugno si complimenta con Aeroporti di Roma.
E’ una società della famiglia Benetton, la stessa che controlla Autostrade, contro la quale Di Maio e i grillini sono in piena guerra per la revoca della concessione.
Il resto è la cronaca di questi giorni di degrado cittadino, con la spazzatura che annuncia un’altra crisi a Roma e il M5S che non è al fianco della sua sindaca.
Solo Alessandro Di Battista, con sfoggio di esasperato vittimismo, le fa sentire il calore del sostegno su Facebook: «Tutti, ma dico tutti, si sono messi in testa di buttarla giù. Coraggio Virginia, siamo tutti con te!».
Una chiusa che in quel «tutti» usato in due modi diversi, si lascia aperte diverse interpretazioni. Anche di critica verso il suo ormai ex amico Luigi, nel giorno della pubblicazione del video in cui il leader lo accusa di aver evitato il palco delle Europee e di girare per presentare libri, facendo la morale a chi è al governo a lavorare.
(da “La Stampa”)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
L’INDIA HA COMMESSO ERRORI MA L’ITALIA NON PUO’ ASSOLVERE A PRIORI I DUE MILITARI CHE HANNO UCCISO DUE PESCATORI … SI PUO’ APPELLARE AL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI UN GOVERNO CHE LI VIOLA OGNI GIORNO?
Al via l’udienza conclusiva sulla giurisdizione sul caso dei due marò. La corte arbitrale
internazionale dell’Aja dovrà decidere se spetterà all’Italia o all’India condurre il procedimento a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati della morte di due pescatori indiani, scambiati per pirati, nel febbraio 2012.
L’ambasciatore Francesco Azzarello ha chiesto il riconoscimento dell’immunità dalla giurisdizione indiana per i due perchè si trattava di “funzionari dello Stato italiano”, impegnati nell’esercizio delle loro funzioni “a bordo di una nave battente bandiera italiana” e “in acque internazionali”, e pertanto “immuni dalla giustizia straniera”.
Azzarello ha continuato: “Agli occhi dell’India non c’è presunzione di innocenza. I Marò erano colpevoli di omicidio ancora prima che le accuse fossero formulate”.
Peccato che la stessa cosa valga per l’Italia che li ha sempre giudicati innocenti a prescindere dalle prove schiaccianti.
Per l’ambasciatore l’India ha commesso numerose irregolarità : “Ci sono stati ingiustificabili rinvii del processo. Sono state inventate speciali procedure, in violazione con la stessa Costituzione indiana” (e fin qui puo’ avere ragione)
L’Italia ha chiesto alla corte di guardare anche alla tutela dei diritti umani: “Le considerazioni umanitarie sono rilevanti. Alla fine di questo arbitrato, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone saranno stati privati, a vari livelli, della loro libertà senza alcuna imputazione per otto anni”
Qui fa sorridere che si appelli al rispetto dei diritti umani un governo che ogni giorno viola la Convenzione di Ginevra su questo tema.
Diametralmente opposta la posizione dell’India: “L’Italia sostiene di avere l’esclusiva giurisdizione ma bisogna tenere a mente che l’India e due suoi pescatori sono le vittime di questo caso”. E ancora: “Due esseri umani a bordo di una barca indiana sono stati uccisi da individui che erano su una nave commerciale”.
Ricordiamo infatti che abbiamo mandato due militari per fare da security privata a una nave commerciale ( che non li aveva neanche chiesti) solo perchè il governo di centrodestra di allora voleva fare propaganda. Con il risultato di far sparare alla cazzo a una barchetta di pescatori che si stava avvicinando (senza armi) alla nave.
Solo un tribunale terzo può essere legittimato a emettere una sentenza, troppo schierati i due governi.
(da agenzie)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
ITALIA RAZZISTA ISOLATA DAL RESTO DELL’EUROPA CIVILE
L’idillio tra Matteo Salvini e il suo corrispettivo tedesco Horst Seehofer un anno fa era totale: addirittura Seehofer benediceva “l’alleanza dei volenterosi”, ossia Italia, Germania e Austria, per risolvere la questione migranti in barba agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani
Posizioni molto simili a quelle di Salvini, ma tra i due i rapporti sono tornati a essere tesi quando Seehofer ha mandato una lettera al Viminale con toni che sono stati giudicati provocatori: “Mi appello a lei – ha scritto a Salvini – perchè ripensiate il vostro atteggiamento di non voler aprire i porti italiani. In questo momento ci sono due imbarcazioni di ong con a bordo migranti, la Alan Kurdi e Alex. Non possiamo rispondere a quelle navi con a bordo persone salvate facendole navigare per settimane nel mar Mediterraneo solo perchè non trovano un porto”
Salvini per tutta risposta ha scritto: “Il governo tedesco mi chiede di aprire i porti italiani ai barconi? Assolutamente no.”
L’asse Roma-Berlino sembra essere rotto senza possibilità di recupero: il ministro tedesco ha infatti detto che “dopo l’incontro di Salvini con l’Afd – partito dell’estrema destra tedescao – e Marine Le Pen, il dialogo si chiude qua”.
(da agenzie)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI MARTELLO: “LA RAI IMPEDISCE AI SUOI GIORNALISTI DI INTERVISTARMI SU ORDINE DI SALVINI”… PEGGIO CHE NEI REGIMI MILITARI: CON TUTTI I BARCHINI CARICHI DI MIGRANTI CHE ARRIVANO, LA NARRAZIONE CRIMINALE ANDREBBE A PUTTANE
La denuncia del sindaco di Lampedusa è molto grave. 
Totò Martello ha rivelato che alcuni giornalisti della Rai hanno ricevuto l’indicazione da parte dei vertici della televisione pubblica (e dei loro telegiornali) di non intervistarlo per quel che riguarda la questione migranti e i continui sbarchi dei migranti sull’isola italiana.
Il primo cittadino parla di atto di censura da parte dello Stato che, con il servizio pubblico, dovrebbe dare voce a tutti e non decidere a tavolino con chi e di cosa parlare nel corso dei servizi tg.
«Alcuni giornalisti Rai mi sono venuti a riferire che hanno ricevuto l’ordine di non intervistare Totò Martello per non dispiacere nessuno, perchè disturbo la notizia del giorno — ha detto il sindaco di Lampedusa partecipando a una tavola rotonda nell’ambito del ‘Premio giornalistico Cristiana Matano’ -. In città queste cose si notano di meno. A Lampedusa dove il corpo a corpo è forte, diventa ancora più evidente. Una inaccettabile censura da parte dello Stato».
Parole forti, come è forte l’accusa di Totò Martello che ha deciso di denunciare l’atteggiamento della Rai nei suoi confronti, soprattutto dopo le sue parole degli ultimi giorni sui continui sbarchi di migranti che non arrivano solamente con le navi di soccorso delle Ong, ma soprattutto con in cosiddetti barchini fantasma che sono come gocce cinesi che riempiono il vaso.
«È normale che scendono 40 persone: questi hanno avuto la disgrazia di essere salvati dalla Ong, mentre contemporaneamente ci dono decine di sbarchi fantasmi — ha proseguito Totò Martello -. Ma il fatto è che deve passare la notizia che gli sbarchi non ci sono più, mentre io continuo a dire che continuano a esserci. E allora è vero che stampa non dice la verità per non disobbedire al governo. Questo turba la nostra tranquillità perchè si ispira e monta una guerra per nulla. C’è tutta una campagna costruita sui tweet del ministro».
(da agenzie)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
NON QUELLO DI CHI SI PONE AL SERVIZIO DI UN SEQUESTRATORE DI PERSONE CHE LI OBBLIGA AD ATTI CONTRARI ALLE LEGGI
Uno scatto mostra l’altra faccia di questo paese. Non il vomito degli odiatori seriali nazi-sovranisti ma l’accoglienza di chi abbraccia un bambino senza guardare il colore della pelle
Ha detto oggi don Franco celebrando la festa di San Calogero, il santo nero venuto dall’Africa: ” Essere cristiani non significa essere religiosi ma essere più umani, tanto da rassomigliare a Gesù di Nazareth. Non sono gli atti religiosi a farci cristiani, ma lo schierarsi dalla parte della sofferenza di Dio nella vita del mondo – ha aggiunto -. Il Vangelo richiede non di fare delle cose, ma di fare delle scelte”.
Don Franco (come a lui piace essere chiamato) è don Franco Montenegro, arcivescovo di Palermo e cardinale.
Il volto del finanziere con in braccio il bambino salvato dal mare e arrivato sano e salvo a Lampedusa è la rappresentazione delle parole di don Franco.
E anche la dimostrazione che c’è un’Italia accogliente, solidale, lontana da qualsiasi tentazione razzista.
Un Italia – in questo caso in divisa – che sorride alla vita e non si compiace delle sofferenze dei più deboli e non esulta alla morte di chi scappa dalla fame e dalla violenza.
(da Globalist)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
L’ACCUSA PATETICA: AVREBBE SCONFINATO DI QUALCHE METRO ANCHE QUANDO ATTENDEVA AL CONFINE DELLE ACQUE TERRITORIALI… COSI’ SCATTA LA REITERAZIONE DEL REATO E IL PREFETTO AL SERVIZIO DI SALVINI PUO’ ORDINARE IL SEQUESTRO E AUMENTARE LA MULTA A 65.000 EURO…LA ONG: “NON CI FERMERETE”
La Guardia di Finanza di Lampedusa ha convocato questa mattina in caserma Tommaso
Stella e Beppe Caccia, rispettivamente il capitano e l’armatore della barca a vela Alex — il diciotto metri che giovedì scorso ha tratto in salvo 59 persone al largo della Libia —, per comunicare loro la decisione di confiscare l’imbarcazione ai sensi del decreto sicurezza.
Per giustificare il provvedimento, i militari hanno usato un escamotage giuridico, affermando che Alex, la mattina di sabato, ha violato il decreto non solo al momento di entrare in porto a Lampedusa (come da contestazione originaria), ma anche qualche ora prima, quando a causa delle correnti marine e di un difetto delle comunicazioni indipendente dalla volontà del capitano, la barca — che era tenuta a non entrare in acque nazionali — aveva scarrocciato oltre il limite delle dodici miglia.
Considerando, dunque, lo scarroccio la prima violazione, l’ingresso in porto del pomeriggio è stato considerato una “reiterazione”. Dunque, confisca.
Adesso Mediterranea dovrà presentarsi davanti al prefetto di Agrigento — al quale spetta la decisione finale — per spiegare le proprie ragioni ed evitare così un provvedimento durissimo, che tra l’altro farebbe salire a 65mila euro il conto delle multe.
Ragioni, quelle di Mediterranea, che sono molte, solide e certificate da chi era a bordo. Per tutto il periodo in cui Alex è stato alla deriva al limite delle acque internazionali — dall’alba di venerdì fino alle 14,45 di sabato – sia il vhf di bordo sia il gps hanno fatto fatica a funzionare rendendo complessa l’individuazione esatta della linea di confine. Cosa che il capitano Stella ha più volte comunicato alla Capitaneria di Porto (che ne era ampiamente consapevole) e che gli stessi finanzieri — da subito e fino a ieri — hanno sempre ammesso, dicendosi disponibili a collaborare con il comandante avvertendolo ogni volta che l’imbarcazione fosse andata oltre.
Due giorni dopo lo sbarco e in coincidenza con l’evidente fallimento della “linea Salvini” – a Lampedusa da sabato ad oggi sono entrati quasi cento migranti – la Guardia di Finanza ha cambiato idea.
“Questa mattina la Guardia di Finanza ha contestato una seconda violazione del Decreto Sicurezza Bis: un ingresso incidentale di Alex nelle acque territoriali che sarebbe avvenuto venerdì mattina.
Lo annuncia su Twitter Mediterranea Saving Humans la rete delle associazioni italiane che con Nave Mare Jonio e Nave Alex da mesi sta monitorando il Mediterraneo centrale, salvando vite
“È un pretesto del tutto illegittimo – prosegue Mediterranea – ma intanto le conseguenze sono una seconda sanzione per un totale di 65mila euro di multa e il sequestro amministrativo con la confisca di nave Alex.
“Se pensano di fermare così Mediterranea Saving Humans – conclude – si illudono di grosso: stiamo già preparando i ricorsi e con il sostegno di tutti voi torneremo presto in mare.”
(da agenzie)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
IL TRAGHETTO ITALIANO “FRANZA” E’ BLOCCATO DALLE 6 DI SABATO ALLA RADA DEL PORTO CROATO DI RJIEKA… MA SALVINI NON HA ANCORA MANDATO LE SUE “NAVI DA GUERRA” A RICONQUISTARE FIUME?
Porti chiusi, stavolta però a una nave italiana che trasporta turisti e non, invece, all’imbarcazione di un’ONG carica di naufraghi soccorsi nel Mediterraneo e bisognosi di cure e assistenza sanitaria.
Il gruppo armatoriale siciliano Caronte & Tourist ha riferito in un comunicato che una sua nave traghetto, la “Giuseppe Franza”, è bloccata dalle sei di ieri mattina, sabato 6 luglio, alla rada del porto croato di Rjieka (Fiume, Croazia).
La nave ha una lunghezza di 94 metri e una stazza di oltre 1.300 tonnellate e viene comunemente utilizzata per il trasporto di persone e mezzi sia leggeri che pesanti.
Nella nota la compagnia sostiene che “le Autorità locali e l’autorità portuale” negano “l’ormeggio alla nave italiana”. Per questo la società ha lanciato un appello al governo italiano affinchè si adoperi per sbloccare la situazione, dal momento anche che “la nave non è attrezzata per lunghi periodi di fermo”.
Nella stessa nota un manager della Caronte&Tourist, Sergio La Cava, spiega che da più di un anno la compagnia è assegnataria “dal governo croato per il trasporto con una linea tutta nuova creata” dalla stessa società per i collegamenti tra le isole croate. “È stato molto duro in quanto il governo centrale si è sempre opposto portando motivazioni senza fondamento”, afferma il manager. “Alla fine — continua La Cava — siamo riusciti con il governo di Zagabria e ora che succede? Che ci si mettono le Autorità locali”.
Non è stata pero’ resa nota la versione della parte croata
(da Fanpage)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
E LA POLITICA SUICIDA E CONNIVENTE DEL M5S LI PORTERA’ AD AFFOGARE INSIEME A CAPITAN FRACASSA
«In questa battaglia mi sento un po’ solo. Io posso indicare un porto sicuro e bloccare uno
sbarco non autorizzato, ma le forze armate in mare non dipendono da me». Matteo Salvini si sente un po’ solo ma in realtà sta dicendo ai suoi elettori che se i migranti continuano a sbarcare non è colpa sua.
Ma allora questo significa che Salvini non ha da solo il potere di “chiudere i porti” come ci racconta da un anno. Per il ministro dell’Interno i responsabili del suo fallimento sono i 5 Stelle, in particolare la ministro della Difesa Elisabetta Trenta, e il ministro dell’Economia Tria
Quando Salvini ha “chiuso” Operazione Sophia
Da un lato c’è la propaganda, con le navi delle Ong cui viene negato l’approdo nei porti italiani. Dall’altro c’è la realtà quotidiana degli sbarchi fantasma. Salvini si prende il merito di aver fermato prima i quaranta a bordo della Sea Watch, poi quelli della Alex. Che sono sbarcati lo stesso “forzando” il blocco imposto dal Ministero dell’Interno.
E se sono arrivati in Italia però non è colpa sua ma del ministero della Difesa. Eppure anche la Marina Militare è impegnata a far arrivare i migranti in Italia, tra gli applausi di Salvini. Il fallimento di Salvini però è conseguenza di un’altra decisione presa dal Capitano: l’uscita dell’Italia dalla missione Sophia di Frontex.
Secondo Salvini la missione navale interforze EUNAVFORMed era la principale responsabile dell’arrivo dei migranti in Italia. Motivo per cui il vicepremier decise di far uscire il nostro Paese dalla missione.
Decisione che comportò l’uscita anche degli altri Stati partecipanti. Secondo Salvini il problema era che tutti gli immigrati soccorsi venivano fatti sbarcare in Italia (come previsto da tutte le missioni Frontex), frutto di un accordo sottoscritto da Renzi “non so in cambio di cosa” (è il solito complotto degli 80 euro). Ad oggi missione Sophia è ancora operativa, ma senza mezzi navali.
Secondo la ministra della Difesa il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi oggi. Spiega la Trenta al Corriere della Sera che «quanto che sta accadendo in questi giorni si sarebbe potuto evitare. Lo avevo detto a Matteo Salvini: senza la missione Sophia torneranno le ong. Non ha voluto ascoltare e adesso si lamenta». Il che dà la misura della capacità del MoVimento 5 Stelle di tenere a bada il proprio ingombrante alleato.
Il ministro della Difesa: “il Viminale ha rifiutato il nostro sostegno”
Nell’intervista a Fiorenza Sarzanini Elisabetta Trenta rivela anche qualcos’altro. Ad esempio che la Difesa aveva offerto il suo supporto al Viminale per poter trasferire i 54 della Alex a Malta. Ma dal Ministero non è arrivata alcuna risposta e così i migranti sono rimasti prima in attesa delle motovedette mandate da La Valletta e poi Mediterranea ha deciso di entrare in porto.
«Eravamo a disposizione per il massimo sostegno — dice la Trenta nell’intervista — ci è stato detto che non serviva. Siamo rimasti a disposizione, pronti. Ma da quel momento non è più arrivata alcuna richiesta del Viminale».
Salvini ha preferito invece fare una diretta per dire che era stato abbandonato. E si scopre che l’accordo con Malta per lo scambio di migranti era stato raggiungo grazie all’interessamento del premier Conte.
E così per l’ennesima volta i migranti sono sbarcati. Come è successo per la Sea Watch, come è successo per nave Diciotti della Guardia Costiera, per nave Cigala Fugosi della Marina Militare o per il rimorchiatore Asso 25.
L’unico porto chiuso è stato quello a nave Aquarius della Ong SOS Mediterranèe che venne dirottata sulla Spagna. Non prima che le persone soccorse venissero trasbordate su due imbarcazioni della nostra Guardia Costiera che hanno fatto da “taxi del mare” (pagate coi soldi degli italiani)
Tutti i fallimenti di Salvini sull’immigrazione
Se guardiamo i numeri gli sbarchi sono senz’altro diminuiti. Merito anche degli scellerati accorti con la Libia di al-Sarraj stipulati dal precedente governo e dell’attività della guardia costiera libica, coordinata a Tripoli da Nave Caprera della Marina Militare.
E qualcuno potrebbe anche chiedersi in che modo la Libia possa operare una zona SAR se non è in grado di farlo autonomamente ma ha bisogno dei mezzi italiani (le motovedette cedute dal nostro Paese) e del “sostegno tecnico” dei nostri militari.
In proporzione alle partenze si muore di più. E questo è un bel fallimento per il ministro che ha “chiuso i porti” e dichiarato guerra alle Ong con l’obiettivo dichiarato di “salvare vite umane”.
Salvini ha fallito perchè non ha chiuso i porti, perchè nonostante le dichiarazioni di politici e direttori di giornaloni non è stata trovata alcuna prova di connivenza tra Ong e scafisti, perchè non ha ridotto il tasso di mortalità nel Mediterrano Centrale e perchè al tempo stesso non ha rimandato indietro i migranti irregolari come promesso e perchè due “decreti sicurezza” non sono riusciti a fare quello che Salvini aveva promesso.
E non finisce qui: Salvini dice che è colpa dell’Unione Europea se i migranti sbarcano solo in Italia.
Ma la UE non ha voce in capitolo sulle politiche migratorie nè sulla gestione delle frontiere esterne dell’Unione. Si tratta di due “temi” che sono di esclusiva competenza dei singoli stati, quindi un accordo deve essere negoziato dal governo italiano con gli altri partner europei.
Il nostro ministro dell’Interno nella sua infinita saggezza però ha pensato bene di disertare i vertici europei con i suoi colleghi ministri degli Interni. Isolando di fatto l’Italia.
Ed era proprio quello che voleva, per poter dire ai suoi che “ci hanno abbandonati”. Ma oggi, non potendo più dare la colpa alla Commissione Europea Salvini se la prende con il suo stesso governo, colpevole di averlo lasciato solo di fronte ai suoi elettori. Perchè Salvini è fatto così: quando vince è merito suo, quando le cose non vanno bene è colpa degli altri.
Il MoVimento 5 Stelle però è corresponsabile di questa situazione. Toninelli in passato ha detto che condivideva la strategia di Salvini e che la chiusura dei porti era tutto merito suo. Oggi su La Verità il sottosegretario alla Funzione Pubblica Fantinati (M5S) ha detto che la linea di Salvini è la linea del governo. Forse è il caso che anche il M5S decida da che parte vuole stare prima di affondare con il Capitano.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 8th, 2019 Riccardo Fucile
A MALTA CHE APRE I PORTI NON RIMARRA’ NESSUN PROFUGO, ALL’ITALIA CHE LI CHIUDE NE RESTERANNO QUARANTASEI
Marco Mensurati su Repubblica oggi ci spiega a cosa ha portato concretamente la raffinata strategia di Matteo Salvini sui porti chiusi in occasione della crisi generata dai soccorsi di naufraghi da parte di Alex di Mediterranea e dell’Alan Kurdi di Sea Eye:
Gli spagnoli avevano chiesto via mail di poter caricare a bordo i migranti raccolti dalla Alex e portarli in totale sicurezza a Malta utilizzando il porto sicuro che l’isola aveva appena offerto via radio agli italiani.
La risposta è gravissima, e dimostra come la sicurezza delle navi nel Mediterraneo non sia più trattata dagli stati interessati come una priorità assoluta, ma sia subordinata a calcoli di natura politica: «Sì, abbiamo ricevuto la vostra email — dice Malta — … per adesso il governo di Malta ha dato il permesso per la nave Alex di avere un porto sicuro a Malta, ma non per Open Arms. Open Arms non ha il permesso di entrare. Le istruzioni arrivano da un livello politico. Non posso darvi altre istruzioni».
Poche ore prima, Salvini e il premier Muscat avevano raggiunto un accordo che, trattando i migranti alla stregua di prigionieri da scambiarsi, assegnava a Malta i 59 della Alex e in cambio Malta mandava in Italia 55 migranti da tempo sul suo territorio nazionale. L’accordo è poi saltato di fronte all’indisponibilità di Malta di mandare delle motovedette a prelevare “il carico umano”.
Da quel momento in poi a Salvini non ne è andata bene una.
Perchè nemmeno 12 ore dopo lo sbarco forzato di Alex a Lampedusa, Malta si è adoperata per trovare una soluzione “morbida” al caso Alan Kurdi (la nave dell’Ong SeaEye da 24 ore ormeggiata davanti alle sue coste) e ha dato l’ok allo sbarco dei 65 migranti a bordo, che verranno redistribuiti in vari paesi europei insieme ad altri 58 già salvati.
Risultato finale: a Malta che apre i porti rimarranno zero migranti; all’Italia che finge di chiuderli, quarantasei.
(da “NextQuotidiano”)
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