Destra di Popolo.net

SAVOINI CHI?

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI NON L’HA INVITATO, CONTE NON LO CONOSCE: E PUR DI SVIARE L’ATTTENZIONE IL LEGHISTA MINACCIA UNA (FINTA) CRISI DI GOVERNO… MA CON CHI STA L’ITALIA IN POLITICA ESTERA?

Come se fosse l’imbucato alle feste di compleanno degli adolescenti.
Nessuno lo ha invitato, nessuno lo conosce Savoini chi?, anche se presente al bilaterale con Putin, sia alla Farnesina sia alla cena di Villa Madama.
È fin troppo chiaro nella sua goffaggine il tentativo di Matteo Salvini di prenderne le distanze, ai limiti della negazione dell’evidenza.
Eccolo il loquace ministro dell’Interno, più nervoso e accaldato del solito, in una conferenza stampa che si rivela un esercizio acrobatico, in cui la notizia è il non detto, più del detto.
Al netto delle intemerate contro i giornalisti che “menano il torrone”, dell’insofferenza sull’inchiesta “ridicola”, di battute meno riuscite del solito stampate su un viso più torvo del solito, di minacce di querela, vecchio tic di un potere che non ama le domande, quel che resta della prima, vera, uscita pubblica di Matteo Salvini sul tema è il tentativo di fuggire da questa storiaccia, l’atteggiamento tipico dei politici in difficoltà , a cui si adegua anche il ribaldo macho che ha in mano l’Italia.
Tutto si riduce a un “non l’ho invitato io” nè alla Farnesina nè a Mosca, e a un “che cosa ne so cosa ci facesse al tavolo, chiedetelo a lui”. Cosa che probabilmente faranno i giudici in relazione all’incontro del 18 ottobre scorso al Metropol di Mosca, in cui si sarebbe parlato di una commessa di gasolio e cherosene all’Italia per ricavarne una commissione da spartire, la cui parte italiana sarebbe dovuta servire a finanziare la Lega.
Insomma, Salvini ripete che il suo ex portavoce, la cui sede dell’associazione Lombardia-Russia è proprio a via Bellerio, non agiva per nome e per conto della Lega, ma non si capisce a che titolo fosse alla cena di gala offerta a Putin o che ci facesse il ministro dell’Interno a Mosca alla riunione di Confindustria russa il 17 ottobre scorso, quale fosse cioè il senso istituzionale o economico dell’incontro.
Ecco, Savoini chi?, in una giornata tecnicamente surreale in cui il caso, politicamente gigantesco, non precipita sul terreno del Governo, allegramente impegnato in una sorta di gioco dell’imbucato.
Anche il premier si sente il dovere di intervenire, per la prima volta, sulla questione limitandosi a chiarire che neanche Palazzo Chigi aveva la responsabilità  del posto a tavola: “Non conosco Savoini. Alla cena erano invitati ‘autonomamente’ i partecipanti al forum gestito, fra gli altri, dall’Ispi”.
Tutto qui. Un po’ poco su una questione che investe il Governo nel suo insieme, a prescindere dall’aspetto giudiziario di cui si sta occupando la Procura di Milano: la sua autonomia, la sua indipendenza, la sua   linea di politica estera, la sua posizione rispetto al gioco pericoloso di Salvini.
Perchè la vicenda dei nastri pubblicati da Buzzfeed squarcia il velo sull’ambiguità  delle relazioni internazionali del leader leghista: amico di Putin, ma che ambisce a diventare amico di Trump, isolato nelle cancellerie europee e in aperto conflitto con la Francia, vissuto con sospetto dalla Germania e impegnato a costruire una rete di destra con la Le Pen e Orban.
Il nastro suona come un campanello d’allarme su questo terreno complicato su cui si è mosso Salvini, svelandone se non la ricattabilità  quantomeno la vulnerabilità  di un gioco condotto in modo spericolato e grossolano.
È difficile infatti pensare che i dubbi degli americani sui suoi legami con la Russia siano stati fugati dall’intransigenza in Europa contro l’asse franco-tedesco. E in parecchi ritengono che le recenti mosse per accreditarsi presso la Casa Bianca abbiano suscitato i sospetti dell’amico Putin, anche perchè, al di là  della retorica, non risultano iniziative concrete da parte del leader della Lega per alleggerire le sanzioni.
Tante domande, in questa storia, sono destinate a rimanere senza risposta, a partire dal “chi ha registrato quell’audio” e dal “chi lo ha diffuso seguendo un preciso timing”, stesse domande che si è fatta la stampa austriaca un mese e mezzo fa quando è scoppiato lo scandalo Strache. Ma c’è una domanda la cui non risposta avvolge in un velo di omertà  politica il Governo su una questione di interesse nazionale: quale è il suo tasso effettivo di “sovranità ” di fronte alle scelte di collocazione geopolitica del paese?
Parliamoci chiaro: quel che sta andando in scena è un tentativo piuttosto maldestro e goffo di parlare d’altro, eludendo appunto questa questione di fondo.
Si spiega così la drammatizzazione, da parte di Salvini, sul decreto sicurezza, quasi minacciando la crisi di Governo quando era chiaro che sarebbero stati accolti, il successivo post per cantare vittoria sulla madre di tutte le battaglie, poi la frenetica loquacità  anche sul caso Torino, con un attacco a freddo agli alleati che “governano solo con i No”.
Una agitazione a proposito della quale le solite fonti pentastellate hanno invocato l’utilizzo di valeriana, tranne poi scegliere il tema dei diritti sindacali dei militari, per dare anche loro un titolo al teatrino di giornata.
Si percepisce un certo compiacimento del partito di Di Maio delle grane altrui, utili per rivendicare una diversità  morale rispetto a chi ha contatti con petrolieri e Stati stranieri. Ma sotto il tasso minimo, davvero minimo, di propaganda consentita c’è poco o nulla, perchè trasparenza vorrebbe che si dicesse da che parte sta il Governo nel sistema di alleanze internazionali, che cosa ne pensa il premier e il partito che in Parlamento ha ancora la maggioranza relativa.
E magari si rivolgesse qualche domanda all’alleato. Per molto meno, su altri casi, l’asticella dell’indignazione è stata posizionata molto più in alto.

(da “Huffingtonpost”)

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SAVOINI L’IMBUCATO: LA RIDICOLA TESI DIFENSIVA DELLA LEGA

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

LA LEGA LO SCARICA MA CI SONO MONTAGNE DI FOTO, AUDIO E VIDEO CHE DIMOSTRANO IL SUO STRETTO RAPPORTO CON SALVINI

Il premier non sa chi sia, il ministro dell’Interno non sa a quale titolo fosse lì, per il sottosegretario Giorgetti si tratta semplicemente di un “fanfarone”.
Volendo dare credito alle spiegazioni ufficiali, Gianluca Savoini era alla cena di Stato a Villa Madama offerta da Conte al presidente russo Vladimir Putin lo scorso 4 luglio in qualità  di imbucato.
Nessuno, è evidente, ha interesse nel dipanare l’alone di mistero intorno al presidente dell’Associazione Culturale Lombardia Russia, indagato dalla procura di Milano nell’inchiesta per corruzione internazionale, intercettato – come ha svelato BuzzFeed – il 18 ottobre nel lussuoso hotel Metropol di Mosca mentre negoziava con altre 5 persone, tre russe, un finanziamento da 65 milioni di euro derivanti dal petrolio russo per la campagna elettorale della Lega.
A parte etichettare tutta l’inchiesta come “ridicola”, nessuno dà  quelle spiegazioni che, una volta fornite, potrebbero agilmente chiudere la faccenda.
Con chi discuteva Savoini al Metropol? A che titolo parlava del partito dell’attuale vicepremier? Salvini ne era al corrente? E, soprattutto, qual è la reale natura dei rapporti tra i due?
Il ministro dell’Interno ha spiegato che Savoini non era stato invitato dal Viminale nè alla cena di Stato nè a Mosca a ottobre, dove Salvini si trovava per una conferenza di Confindustria Russia e un incontro con il vicepremier del Cremlino Dmitry Kozak. L’Espresso ha però pubblicato una foto in cui si vede Savoini parlare con il capo della segreteria del ministro Andrea Paganella, il 17 ottobre a Confindustria, il giorno prima del Metropol.
C’è molto che non torna nella difesa di Salvini: “Vado in giro con centinaia di persone, cosa facciano e cosa chiedano a nome loro non mi è dato saperlo”, ha aggiunto il leader leghista. Ma Savoini non è uno qualunque tra le “centinaia di persone” che accompagnano il ministro. Anzi, è un frequentatore assiduo di Salvini, soprattutto quando si reca in Russia. C’è sempre.
Si tratta di incontri di alto livello istituzionale ai quali Savoini, spesso accompagnato da Gianmatteo Ferrari, segretario dell’Associazione Lombardia Russia, partecipa attivamente in qualità  di facilitatore di rapporti per conto di Salvini.
Soprattutto, Savoini ha un passato ben radicato nel partito: leghista da sempre, è stato nel periodo iniziale portavoce di Salvini subito dopo la presa della segreteria di Via Bellerio, sede della Lega a Milano.
La stessa, seppur da entrata diversa (quella che dà  su via Colombi 18) dell’Associazione Lombardia Russia di Savoini. Un’associazione, recita lo statuto, che si propone di “progettare e realizzare eventi e iniziative culturali di ogni genere”, fatta esclusione “dell’esercizio di qualsiasi attività  commerciale, che non sia svolta in maniera marginale e comunque ausiliaria e secondaria rispetto al perseguimento dello scopo sociale”.
La vicinanza fisica delle sedi è diretta conseguenza di quella personale tra Salvini e Savoini. I due, insieme, si sono recati a Mosca svariate volte.
Nel 2014, dal 10 al 14 ottobre, hanno visitato la capitale russa, incontrando il presidente della Commissione Esteri della Duma (la camera bassa del Parlamento) Aleksei Pushkov, il ministro per la Crimea Oleg Saveliev, il presidente della Duma Sergey Naryshkin.
Poche settimane dopo sono di nuovo lì, per incontro tra decine di imprenditori russi e italiani. Con Salvini e Savoini, all’epoca suo portavoce, anche Claudio D’Amico, ex deputato del Carroccio e membro dell’Osce, oggi assessore a Sesto San Giovanni.
A febbraio 2015 Salvini si reca di nuovo a Mosca per incontrare il responsabile Esteri di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, Andrej Klimov, sempre accompagnato da Savoini.
Ancora, a dicembre, due giorni: il 17 Salvini incontra Pushkov e Klimov, il giorno prima le agenzie riportano di alcuni “incontri privati”. Anche in questa occasione con lui c’era Savoini.
A novembre 2016 i due sono di nuovo nella capitale russa per alcuni incontri all’interno del Palazzo della Duma.
A marzo 2017 ancora a Mosca, per incontrare il potente ministro degli Esteri di Putin, Sergej Lavrov.
L’anno scorso a maggio Savoini si reca di nuovo in Russia: questa volta con lui non c’è Salvini ma Paolo Grimoldi: è deputato della Lega e segretario della Lega Lombarda. In queste vesti, e per conto di Salvini, partecipa al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo.
“A San Pietroburgo – disse Grimoldi prima di partire – come ho concordato con il segretario federale Matteo Salvini, ribadirò la posizione della Lega sulle linee fondanti del rapporto con la Russia, a cominciare dal ritiro delle sanzioni economiche”.
A giugno 2018 una foto immortala al Consolato della Federazione Russa Savoini, Salvini e Ferrari per la Festa della Russia.
A luglio Salvini, in qualità  di ministro dell’Interno, si reca a Mosca per un incontro con il suo omologo Vladimir Kolokoltsev e alcuni membri del Consiglio di Sicurezza nazionale della Russia.
All’estremità  del tavolo intorno al quale sono sedute le delegazioni dei due paesi c’è ancora lui, Savoini. Durante la conferenza stampa di Salvini alla Tass, la giornalista che ha condotto l’incontro ringrazia il presidente dell’associazione, in prima fila, per il “grande aiuto per questo incontro”.
Infine, tornando all’attualità , Savoini era al Metropol di Mosca durante la visita di ottobre scorso di Salvini in Russia per partecipare mercoledì 17 all’Assemblea Generale di Confindustria Russia presso il Lotte Hotel.
Come hanno rilevato BuzzFeed e l’Espresso, il vicepremier leghista non ha mai chiarito dove sia stato e cosa abbia fatto durante le 12 ore intercorse tra la sera del 17 ottobre, quando incontrò il vicepremier del Cremlino Dmitry Kozak, e l’incontro del giorno successivo tra Savoini e i russi.
La sera precedente, raccontava L’Espresso a marzo, Salvini aveva incontrato il vice primo ministro con delega alle questione petrolifere nello studio dell’avvocato Vladimir Pligin, faccia a faccia che poi era proseguito anche a cena. Poi, un buco.
Come documentano le cronache e numerose fotografie scattate, il rapporto tra Savoini e Salvini era molto stretto.
Per questo motivo, dire di non sapere a che titolo il presidente dell’associazione Lombardia Russia negoziasse (o millantasse) un accordo per finanziare la Lega a Mosca, nè chi lo abbia invitato al Metropol, alla cena di Stato e al Foro di dialogo con Conte e Putin alla Farnesina il 4 luglio scorso, è una versione che non regge alla prova dei fatti.
A meno che non si voglia dar credito all’unica ipotesi che resta in piedi: che Savoini sia un imbucato di professione.

(da “Huffingtonpost”)

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L’EX AMBASCIATORE ROMANO: “VEROSIMILE CHE LA LEGA ABBIA RICEVUTO FINANZIAMENTI DA MOSCA”

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

“LA RUSSIA NON E’ UN PAESE CON CUI AVERE DEBITI”

Sergio Romano, ex ambasciatore italiano a Mosca, ha dichiarato che è “certamente immaginabile, non dirò probabile” che la Lega possa aver ricevuto dei finanziamenti da Mosca, un paese con cui – dice Romano – “sarebbe meglio non contrarre debiti, anche se con la Russia non solo l’Italia ma anche i Paesi della Nato hanno sbagliato strada”.
“È certamente immaginabile” che possa essere successo, “perchè le campagne elettorali costano sempre di più e questo non è un problema solo di Matteo Salvini o di Marine Le Pen – sostiene Romano in un riferimento alle accuse mosse contro l’allora leader del Front National di aver ricevuto soldi russi durante la campagna per le presidenziali contro Emmanuel Macron – È un problema delle democrazie moderne, che sono diventate terribilmente costose. Si era tentato di risolvere il problema con il finanziamento pubblico dei partiti, poi si è constatato che non bastavano e si è fatto ricorso ai privati. Ma se si ricorre ai privati, si contrae un debito che poi va ripagato”.
Romano, autore di decine di libri, l’ultimo dei quali “Il giorno in cui fallì la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991”, parla poi della politica estera di questi ultimi anni con Mosca: “sono stati commessi molti errori – accusa l’ex ambasciatore – non solo da parte dell’Italia ma anche da parte dei Paesi della Nato. L’allargamento a est dell’Alleanza atlantica è stato un errore, cosi come è stato un grosso errore non aver reso possibile un rapporto economico corretto con la Russia” per via delle sanzioni.
“E questo”, spiega, “non solo perchè abbiamo perso un certo numero di affari, ma anche perchè non stiamo facendo nulla per creare nella Russia di oggi un ceto sociali di borghesi interessati all’economia”.
“Finchè non potrà  commerciare con l’Occidente e sarà  circondato da Paesi che appartengono ad un’organizzazione che non è pacifica quel Paese qualche reazione finirà  per averla”, avverte Romano. “Chi prende soldi dalla Russia non può essere giustificato dal fatto che abbiamo sbagliato, i debiti con la Russia è meglio non contrarli”.

(da agenzie)

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LA DISSIDENTE FATTORI (M5S): “SUI FONDI RUSSI IN ALTRI TEMPI AVREMMO MESSO SOTTOSOPRA IL PARLAMENTO”

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

“DI MAIO ALLINEATO PER NON PERDERE LA POLTRONA”

“Fondi russi a Lega? Non si possono derubricare queste cose solo perchè si è al governo insieme, in altri tempi avremmo messo sottosopra il parlamento per una cosa simile. Oggi parlare di un M5S non ha più senso, ce ne sono tanti, io faccio parte di quello antico. Quella guidata da Luigi Di Maio è ormai una sottocategoria del Movimento che non rappresenta tutti. Critiche di Di Battista? Credo sia un valore aggiunto avere delle critiche costruttive. Di Maio non ha nessun diritto di giudicare chi fa qualcosa a nome suo, bisogna che scenda dallo scranno dell’imperatore perchè l’Italia è una democrazia e ognuno può dire quello che vuole. Forse Di Maio dovrebbe attivare l’ascolto nei confronti di chi gli dice che c’è qualcosa che non va. Se fino adesso si è stati zerbini di Salvini, non scordiamoci che i nostri voti sono soprattutto al sud, addirittura cedere sulle scuole al sud vorrebbe dire suicidio completo. Quella di Di Maio deve essere una resistenza vera su questo tema”.
Come riporta L’Huffingtonpost, Elena Fattori, Senatrice del M5S, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università  Niccolò Cusano.
Riguardo la questione dei presunti finanziamenti dalla Russia alla Lega. “Su questa vicenda bisogna indagare, inutile richiamare vicende precedenti come i soldi russi al Partito Comunista come ho visto in un servizio su Rai 2 — ha affermato Fattori

(da agenzie)

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LE ARMI DI DISTRAZIONI DI MASSA CHE USA SALVINI PER DISTOGLIERE GLI ITALIANI DALLA STORIA DEI RUBLI ALLA LEGA

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

IL MENU’ DI OGGI PER NON PARLARE DI SAVOINI: CANI ABBANDONATI, ROM, RUSPE, METTERE IN GALERA LE DONNE INCINTE, VIDEO CON GLI ANATROCCOLI

Durante la Guerra Fredda la cortina di ferro separava il blocco dei paesi della NATO da quelli del Patto di Varsavia.
Oggi a Matteo Salvini basta molto meno per separare gli italiani dalle notizie e dagli scandali della Lega e alle domande sui rapporti con quel Gianluca Savoini che tutti descrivono come un semplice “storico” militante leghista ma nulla di più.
Durante una diretta ieri Salvini ad esempio si è messo a scherzare sul fatto che i soldi fossero nascosti dentro un vaso da fiori o dietro una fioriera. Ma il punto, come non ci stancheremo mai di ripetere, sono i contatti tra Salvini e Savoini, e quelli tra quest’ultimo e una serie di politici leghisti con cui si accompagna sempre quando va in viaggio in Russia.
Salvini però oltre ad ammettere di conoscere Savoini (bella forza, visto è stato suo portavoce) sembra ignorare completamente che cosa faccia una persona che conosce da vent’anni, che ha lavorato alla Padania e che è presidente di un’associazione che ha sede nel retro dello stabile di Via Bellerio, storica sede del Carroccio.
La Lega però dopo aver detto che era tutto un complotto evita accuratamente di rispondere alle domande più pericolose. Quelle che — più che i soldi di Mosca — mettono davvero in dubbio la lealtà  verso il Popolo italiano del partito che più di tutti intrattiene un rapporto speciale con una potenza straniera.
E così, mentre il Tg2 si dedica a servizi del tipo “e allora il PCI??” per tentare di buttarla in caciara, la Lega mette in atto una strategia diversa.
Saturare i canali social di Salvini di notizie e informazioni che possano distrarre l’elettore-tipo della Lega.
Ieri ad esempio la cagnara sul “tradimento” delle promesse sull’Autonomia faceva parte della tattica del parliamo d’altro. Perchè sia Zaia che Salvini sapevano benissimo quali fossero le posizioni del MoVimento 5 Stelle e quanto fossero distanti da quelle della Lega.
L’operazione cortina fumogena prosegue oggi senza intoppi.
Il ministro dell’Interno ha dedicato un nuovo post ai cani abbandonati nel Cara di Mineo. Qualcuno vuole dare una mano a papà  Salvini a trovare casa per tutti? Tutta “colpa” della polemica con don Luigi Ciotti che ha detto che forse sarebbe stato meglio occuparsi prima delle persone (com’era il motto: “prima gli italiani”, ecco).
Salvini coglie la palla al balzo e borbotta tra sè e i suoi fan: «provo ad aiutare 117 cani abbandonati? Alla sinistra non va bene neanche questo, roba da matti».
Però magari non a tutti i leghisti piacciono i cani. Di sicuro a tutti non piacciono i Rom.
E allora come un abile disc jockey che sa interpretare gli umori della pista ecco il post contro i Rom, segnatamente l’incendio verificatosi in un campo Rom a Lamezia Terme.
Ovviamente Salvini promette l’ennesimo giro di vite: chiusure, sgomberi, allontanamento e ripristino della legalità . Ecco fatto, risolta l’ennesima emergenza.
Peccato che Salvini non dica che questo è solo l’ultimo di una lunga serie di incendi nello stesso campo, come mai prima non erano così interessanti?
Cosa prevede il menù? Volendo c’è un po’ di sana vecchia Ruspa: quella in azione per lo smantellamento “definitivo” dell’insediamento abusivo a Borgo Mezzanone.
In realtà  ieri è sono state demolite 35 baracche (in totale è stato abbattuto appena il 25% delle baracche). Nell’insediamento vivono 1.500 persone, molti sono immigrati regolari che lavorano nei campi della zona, vittime di caporalato. Ed è vero che a San Ferdinando la baraccopoli è stata demolita ma a sostituirla ne è già  nata un’altra.
Per il pubblico più difficile, quello che magari ancora cerca una risposta alle domande su Savoini, c’è un altro grande classico: la lotta alla criminalità .
In particolare Salvini ci tiene a far sapere che «questa mattina abbiamo ribadito la necessità  di poter mandare in galera le criminali incinte. Spesso vengono utilizzate per furti e borseggi, sicure dell’impunità . La pacchia deve finire. Ripresenteremo l’emendamento al Decreto sicurezza bis con i relatori». Tanto sono tutte Rom no? Peggio per i loro figli, com’è che si dice “fare il ladro è un mestiere pericoloso”.
Ancora non vi basta? E allora beccatevi il video con gli anatroccoli che seguono la loro mamma per le vie di Roma. Guardate bene: ci sono anche gli agenti della Polizia Locale che li scortano e li proteggono dalle macchine e arriva pure la punchline «altro che gabbiani, pterodattili e topazzi..».
Oh là , ordine, sicurezza, ripristino della legalità  e protezione dei più deboli (non i migranti per carità , gli animali!).
Come dite? Un post sulla vicenda Savoini? Magari domani.

(da “NextQuotidiano”)

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PER ECONOMIST SALVINI E’ “L’UOMO PIU’ PERICOLOSO IN EUROPA”

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

“NON RISOLVE ALCUN PROBLEMA, STA PORTANDO L’ITALIA ALL’ISOLAMENTO”

Un lungo articolo sull’Economist incorona Matteo Salvini come “l’uomo più pericoloso in Europa”.
Certamente “l’uomo più potente in Italia” scrive il settimanale britannico, domandandosi se il vice premier leghista “userà  questo potere per distruggere l’euro”.
L’Economist segue Salvini in un evento pubblico a Orvieto, acclamato dai cori “Mat-te-o, Mat-te-o”. Lo chiamano il Capitano e, scrive il settimanale, il suo soprannome che richiama alla memoria il mussoliniano Duce. Ma non definisce Salvini come un neofascista. Sottolinea il vero problema, cioè che Salvini non sta dimostrando in alcun modo di poter risolvere alcuno dei malesseri che affliggono l’Italia. Non la stagnazione economica, nè la disoccupazione. Ha due nemici preferiti: i migranti e Bruxelles, prosegue l’articolo, ricordando le ultime vicende sui due fronti, dal caso delle ong a quello della procedura Ue.
I prossimi mesi saranno decisivi per la credibilità  della coalizione gialloverde , spiega l’Economist, secondo cui i mercati finanziari sono stati relativamente calmi quest’anno, ma lo spread potrebbe rapidamente aumentare se non saranno mantenuti gli impegni sui conti pubblici, mentre il sistema bancario italiano è ancora troppo vulnerabile.
Resta da capire cosa intende fare il Capitano dinanzi alle richieste dell’Europa e alle aspettative dei mercati. Può affilare le sue armi oppure arrendersi, può forzare la situazione ed andare a elezioni anticipate oppure no. Il problema per l’Ue, conclude l’Economist, è che nessuno sa cosa questa meteora che sta brillando nei cieli d’Italia intende fare.

(da agenzie)

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LA REGIONE LIGURIA FINANZIA UN FESTIVAL SOVRANISTA DOVE E’ OSPITE UN PORNO ATTORE CHE CHIAMA LE DONNE “CAGNE DA SCOPARE”

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

SARA’ UN PALADINO DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE CHE PIACE TANTO ALLA GIUNTA LEGHISTA

Tre giorni di incontri per parlare di cultura, politica e informazione. Ma pure di amore e relazioni, al tempo “della collera” e dei social network. Ad Ameglia, provincia della Spezia, è iniziata giovedì 11 luglio l’edizione 2019 di Liguria D’autore. Il festival politico-culturale si chiuderà  domenica. La Regione Liguria lo ha finanziato con 50 mila euro.
Tanti gli ospiti, nomi quasi tutti sovranisti: l’ex stratega e comunicatore di Donald Trump Steve Bannon; il consigliere regionale francese con Marine Le Pen (già  responsabile del Bloc Identitaire) Philippe Vardon; le politiche italiane Daniela Santanchè (Fdi) e pure Giovanni Toti (Fi) e il presidente della Sicilia Nello Musumeci
Ma nel programma ci sono altri nomi, quantomeno discutibili. Ma entriamo nel dettaglio.
Nella giornata conclusiva del festival si terranno tre incontri. Il pomeriggio comincerà  alle ore 18 ai Bagni San Marco con “Porno subito” dove interverrà  niente di meno che Max Felicitas, porno attore e artista musicale.
Come si apprende da alcune bio presenti online, Max Felicitas (Edoardo Barbares all’anagrafe), ventitreenne friulano, è riuscito a inventarsi nel mondo dello spettacolo.
Oltre all’attività  a luci rosse Max Felicitas balla e canta anche anche se il core business è il porno, settore nel quale sta bruciando le tappe: il giovane attore friulano ha già  girato diversi film, tra Slovenia, Ungheria e Russia
Qualche problema in più forse lo creano i testi delle sue canzoni: eccp il testo di una delle sue canzoni
“Stasera voglio ballare belvedere, figa, spiaggia e mare noi vogliamo le più zozze
depilation belle boccie bianca, gialla o nera me la trombo per tutta la sera
senti tu mi piaci, tu mi fai arrappare si sborra!
rosso di sera, anale si spera noi vogliamo soltanto le più cagne”.

Qualche domanda sul modo in cui vengono spesi i soldi pubblici è più che lecito porsela, dato che l’artista in questione non si puà  definire nè un paladino delle donne, nè della famiglia tradizionale.
Come invece molti degli ospiti e dei promotori del festival amano proclamarsi.

(da agenzie)

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LEGNANO, CADE LA GIUNTA DEL SINDACO LEGHISTA ARRESTATO CHE NON VOLEVA MOLLARE LA POLTRONA

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

IL PREFETTO NOMINA COMMISSARIO, ELEZIONI IN PRIMAVERA … IL TAR HA BOCCIATO LA SURROGA DEI CONSIGLIERI DIMISSIONARI

Era illegittima la surroga di tre consiglieri comunali dimissionari di Legnano – il Comune alle porte di Milano dove, a maggio, sono stati arrestati il sindaco leghista Gianbattista Fratus e due assessori con le accuse di turbativa d’asta e corruzione elettorale – e per questo il prefetto di Milano ha avviato la procedura di scioglimento del Comune, che porterà  quindi a nuove elezioni nella prossima primavera.
Nel frattempo ha nominato la dottoressa Cristiana Cirelli commissario per la gestione provvisoria.
Una decisione necessaria, dopo che ieri il Tar Lombardia ha accolto la richiesta del ‘Comitato per la legalità  di Legnano’ – nato proprio dopo gli arresti di maggio – di sospendere i decreti di surroga dei consiglieri dimissionari, che era l’escamotage trovato dalla giunta travolta dallo scandalo per restare in sella: tant’è che il sindaco Fratus, che è ancora agli arresti – dopo aver presentato in un primo momento le sue dimissioni, le aveva ritirate pensando così di poter comunque evitare le nuove elezioni. Ma il Tar, anche se per adesso solo in via cautelare (la discussione di merito è rinviata al 15 gennaio 2020) ha accolto il ricorso scrivendo che “il potere di surroga risulta esercitato in modo illegittimo, perchè riferito ai componenti di un organo collegiale privo del quorum costitutivo, in base alla disciplina statutaria di riferimento”.
Bocciato, così, l’intervento del difensore civico regionale Carlo Lio, che aveva permesso alla maggoranza di centrodestra di restare in sella nonostante le defezioni di alcuni suoi consiglieri.
“La revoca delle dimissioni da parte del sindaco del Comune di Legnano rende attuale e concreto il periculum in mora dedotto dai ricorrenti e riferito al pregiudizio, derivante dagli atti impugnati, all’interesse giuridicamente rilevante di cui sono portatori”, scrivono i giudici del Tar.
Nei giorni scorsi Fratus, che è ai domiciliari, è stato convocato in procura a Busto Arsizio per un nuovo interrogatorio, ma si è avvalso della facoltà  di non rispondere.

(da agenzie)

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RECUPERATI 72 CORPI DEL NAUFRAGIO DEL 1 LUGLIO, ERANO PARTITI DALLA LIBIA VERSO L’ITALIA, PESERANNO SULLA COSCIENZA DI QUEI CRIMINALI CHE FANNO LA GUERRA ALLE ONG

Luglio 12th, 2019 Riccardo Fucile

AGENZIE ONU: “UNA VERGOGNA, LE NAVI EUROPEE RIPRENDANO I SOCCORSI”… “BASTA SOSTEGNO ALLA GUARDIA COSTIERA LIBICA”

Gli unici tre superstiti avevano raccontato l’esatta verità . Sul gommone naufragato dieci giorni fa al largo delle coste tunisine di Zarzis erano più di 80. A decine, negli ultimi giorni, il mare ha restituito i corpi delle vittime. Adesso sono 72 quelli recuperati.
Gli ultimi 38 sono stati rinvenuti oggi dalla   Mezzaluna rossa. Mongi Slim, presidente della sezione di Medenine, ha detto che 36 delle vittime sono state rinvenute nei pressi di Zarzis, nel sud-est della Tunisia, e due al largo dell’isola di Djerba
Secondo le dichiarazioni raccolte da uno dei sopravvissuti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, a bordo del gommone, partito dalle coste libiche di Zwara in direzione Italia, vi erano 86 persone.
E Oim e Unhcr, le due agenzie delle Nazioni unite che si occupano di migranti e rifugiati, tornano a firmare oggi una nota congiunta in cui chiedono l’immediata liberazione ed evacuazione dei migranti prigionieri nei centri di detenzione libici e l’interruzione di ogni accordo a sostegno della Guardia costiera libica che continua a privare della libertà  gli immigrati intercettati in mare e riportati indietro in un Paese devastato dalla guerra
Le due agenzie chiedono la ripresa delle operazioni di soccorso in mare della flotta europea e condannano la campagna anti Ong: “Esse dovrebbero poter riprendere a svolgere questo compito vitale e si dovrebbe istituire con urgenza un meccanismo di sbarco temporaneo che consenta una condivisione di responsabilità  a livello europeo. Alle imbarcazioni commerciali non deve essere chiesto di ricondurre in Libia i passeggeri soccorsi.”

(da agenzie)

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