Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
E SU MONTALBANO DISSE: “IL COMMISSARIO FINIRA’ CON ME”
Fenomeno letterario davvero unico e inimitabile, Andrea Camilleri, morto oggi a 93 anni, è diventato autore bestseller a oltre 70 anni. Il successo arrivato in tarda età ha raggiunto cifre record ma si è visto quanto non sia radicato solo nei numeri.
Autore di oltre cento libri pubblicati – il centesimo è ‘L’altro capo del filò – con i titoli usciti per Sellerio, il suo editore, ha venduto venticinque milioni di copie in Italia ed è tradotto nelle lingue di tutto il mondo, dal giapponese al gaelico. E con Mondadori, che ha da poco pubblicato Km 123, l’inedito per l’anniversario dei 90 anni dei Gialli, ha venduto circa 6 milioni di copie. I suoi libri non facevano in tempo ad uscire che entravano in testa alle classifiche dei più venduti, piacendo dal nord al sud Italia e a lettori di tutte le età .
Il 15 luglio lo scrittore, che il 6 settembre avrebbe compiuto 94 anni e da qualche anno era cieco, era atteso per la prima volta sul palco delle antiche Terme di Caracalla in una serata speciale di teatro con con ‘L’autodifesa di Cainò. Lo spettacolo seguiva il successo di ‘Conversazione su Tiresia’ da lui scritto e interpretato al Teatro Greco di Siracusa nel 2018 e divenuto un film diretto da Roberto Andò e Stefano Vicario.
Il salto alle grandi tirature è avvenuto per Camilleri con il suo commissario Salvo Montalbano, apparso per la prima volta nel romanzo ‘La forma dell’acquà del 1994. A 25 anni da quell’esordio è uscito in questi giorni il ventisettesimo romanzo con protagonista il commissario: ‘Il cuoco dell’Alcyon’
In tutto sono trenta i libri Sellerio con Montalbano, se si considerano le tre antologie ‘Morte in mare aperto e altre indagini del giovane’, ‘Un mese con Montalbano’ e ‘Gli arancini di Montalbano’. Il nome del commissario è un omaggio a uno degli scrittori più amati da Camilleri: Manuel Vazquez Montalban e il modello ideale è stato Maigret.
Ma il vero balzo mediatico si è realizzato nel 1996 quando Maurizio Costanzo, in una puntata della sua trasmissione, ha invitato a comprare ‘Il ladro di merendine’ impegnandosi a restituire i soldi se il libro non fosse piaciuto.
Da allora non si è più fermata la fortuna del commissario – colto, gran lettore di romanzi, ghiotto, fidanzato con Livia – che è entrato nell’immaginario collettivo grazie all’interpretazione di Luca Zingaretti, ex allievo di Camilleri, negli episodi della serie di Rai1, al top degli ascolti anche in replica.
Montalbano ”è′ un monumento che se ne sta lì, ancora destinato a crescere per qualche anno. Terminerà quando finirò io” aveva detto all’ANSA Camilleri in occasione dei vent’anni del suo commissario le cui avventure si sarebbero dovute fermare al secondo episodio e invece non si sono mai arrestate e lo scrittore stava già lavorando al trentunesimo titolo. “Non mi facevo capace di avere una tale fantasia per la lunga serialità . Però ci sono riuscito” aveva spiegato lo scrittore, incallito fumatore.
Regista, sceneggiatore, autore teatrale e televisivo delle più conosciute produzioni poliziesche della tv italiana, dal tenente Sheridan a Maigret, Camilleri è nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Prima di Montalbano lo scrittore ha appassionato una cerchia di lettori di mezza età che non lo ha mai abbandonato pubblicando, dopo il rifiuto di 14 editori, ‘Il corso delle cose’ (Lalli, ’78). Il primo libro uscito con Sellerio è ‘La strage dimenticatà del 1984 cui sono seguiti ‘La stagione della caccia’, ‘Il birraio di Preston’, ‘Un filo di fumo’, ‘La concessione del telefono’, diventati dei cult. Tutto senza fare troppo chiasso, come nello stile dell’ amica Elvira Sellerio, per lo scrittore “una sorella”. Il suo editore storico per i novant’anni lo aveva festeggiato con l’uscita, in tiratura limitata, de ‘I sogni di Camilleri’, dove sono raccolti i brani in cui sognano i personaggi di tutti i libri dello scrittore e un volume celebrativo con una serie di saggi in cui era proposta una chiave di lettura della sua opera, del rapporto con la lingua, i luoghi e le abitudini, firmati da critici e intellettuali come Salvatore Silvano Nigro, Giovanni De Luna, Tullio De Mauro
Pubblicato oltre che da Sellerio, da Mondadori – che ha puntato molto su Montalbano contribuendo alla sua fortuna e poi da minimum fax, Chiarelettere e Rizzoli, il Commissario e il suo autore non hanno mai smesso di stupire. “Le sue avventure seguono un ordine cronologico preciso invece l’editore li ha mescolati. E’ meglio che sia così”, ha raccontato Camilleri. E se il suo “unico vero maestro è “stato Orazio Costa”, Camilleri – che ha una memoria di ferro nel ricordare episodi della sua vita e un grande senso dell’ironia – ha più volte raccontato di sentire “immensamente” la mancanza di Leonardo Sciascia, suo fondamentale punto di riferimento.
Camilleri avrebbe voluto finire la sua carriera “seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano” aveva detto più volte lo scrittore.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
E’ MORTO ANDREA CAMILLERI, AVEVA 93 ANNI
È morto all’età 93 anni lo scrittore Andrea Camilleri. Lo comunica la Asl Roma 1 “con profondo
cordoglio”, precisando che il papà del Commissario Montalbano si è spento alle 08.20 di questa mattina presso l’Ospedale Santo Spirito.
“Le condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali. Per volontà del Maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio”, si legge nella nota.
Nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel 1925, da metà giugno era ricoverato in seguito a problemi cardiorespiratori. Avrebbe compiuto 94 anni il 6 settembre. Prima che scrittore di successo, è stato regista di teatro, televisione e radio, oltre che sceneggiatore. Ha percorso anche la strada dell’insegnamento, con un corso di regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica.
Amatissimo dal pubblico – ricorda l’Ansa – Camilleri ha sempre usato la sua forza mediatica per intervenire sul sociale, per cercar di far arrivare ai suoi lettori alcune idee base di democrazia, eguaglianza e dignità che oggi, purtroppo, non possono più essere date per scontate.
La sua importanza come artista e intellettuale è stata proprio in questo costante impegno nella scrittura legata alle idee (si vedano un libro quale “Come la penso” del 2013 o le sue prese di posizione sul governo Berlusconi e oggi verso Salvini), proposte con la sua aria bonaria ma anche con un preciso vigore, con quel guizzo negli occhi che rende vero e vitale quel che si sta dicendo, senza perdere forza nemmeno ora che gli occhi gli si erano spenti.
E i modi per dirlo, oltre a quelli diretti delle interviste su temi caldi del momento, sono anche quelli dei romanzi, in particolare quelli costruiti su influenza di Sciascia partendo da un avvenimento storico del passato più o meno recente, ma tutti alla fine incentrati sul nodo dei rapporti tra potere e malavita organizzata.
Traccia di questo resta anche nelle avventure contemporanee di Montalbano nella sua Vigata, nate nel 1994 con “La forma dell’acqua”, ritratto di vita e malavita di provincia (quella di Montelusa) in cui comunque emerge la figura del protagonista, con la sua malinconica ironia, e la caratterizzazione dei personaggi di contorno (il che ha fatto anche la eccezionale fortuna della serie tv con Luca Zingaretti), simpatico e abile commissario con una moralità tutta sua da cui non prescinde mai e con un modo personale di svolgere le indagini, spesso apparentemente attratto più dagli elementi di contorno e da rivelatori indizi divagatori che dalla sostanza del crimine.
Figure e ambienti divertenti e ironici che rivelano echi, personalmente reinventati, della letteratura gialla che va da Simenon (di cui amava ancor più i romanzi senza Maigret) a Vazquez Montalban passando per Scerbanenco, ma soprattutto sono proposti in un’abile costruzione di ritmo narrativo incardinato su un dialogo magistrale e sostenute da quella personalissima lingua da lui creata, misto di italiano ed echi di siciliano, la cui espressività tanto conquista i suoi lettori ma spesso ha fatto storcere il naso a certa critica.
“Non si tratta di incastonare parole in dialetto all’interno di frasi italiane – spiegava – quanto di seguire il flusso di un suono, componendo una sorta di partitura che invece delle note adoperi il suono delle parole. Per arrivare ad un impasto unico, dove non si riconosce più il lavoro strutturale che c’è dietro. Il risultato deve avere la consistenza della farina lievitata e pronta a diventare pane”. Per questo l’ultima lettura risolutiva, prima di consegnare un testo, era sempre ad alta voce.
La teatralità , l’abilità nei dialoghi, la costruzione delle trame sono rivelatori degli altri e non minori aspetti di questo artista, nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel 1925, ma vissuto a Roma sin dal dopoguerra e dal 1949 regista (il primo a rappresentare Beckett in Italia) e autore teatrale e di saggi sullo spettacolo e scritti su Pirandello, oltre che per anni titolare di una cattedra di regia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Un legame con la scena mai spezzato se anche negli ultimi anni, ormai persa praticamente del tutto la vista, costretto a dettare e farsi rileggere i propri libri, gli ultimi Montalbano, si è esibito al teatro greco di Siracusa in un suo monologo ispirato alla figura del veggente cieco Tiresia e si preparava a recitarne uno nuovo a Caracalla su Caino.
Nelle vesti di funzionario Rai delegato alla produzione e sceneggiatore lega poi il suo nome a famose produzioni poliziesche della tv italiana, che avevano come protagonisti il tenente Sheridan e il commissario Maigret.
E se pubblica e scrive poesie sin dai suoi vent’anni, arriva davvero alla scrittura narrativa solo verso i 60 anni, con ‘Il corso delle cose’, pubblicato nel 1978 gratis da un editore “a pagamento” con l’impegno di citarlo nei titoli dello sceneggiato tv tratto dal libro, “La mano sugli occhi”, che comunque non ne aiutò la fortuna.
Nel 1980 esce quindi da Garzanti ‘Un filo di fumo’, il primo in cui compare la cittadina immaginaria di Vigà ta ma è solo nel 1992, con l’uscita da Sellerio, che sempre resterà il suo editore principale, de “La stagione della caccia”, che grazie al passaparola dei lettori diventerà un sorprendente successo, confermato poi dal boom de “Il birraio di Preston”.
Camilleri ama la scrittura, ha una storia teatrale legata all’amore per l’alta avanguardia novecentesca e ha radici nella sua Sicilia e nel passato classico, così i suoi romanzi sorprendono spesso per scelte innovative, come accade nel 2008 con l’uscita de ‘Il tailleur grigio’ e, lo stesso anno, de ‘Il casellante’, seconda parte di una trilogia di romanzi legati al mito, di cui fanno parte “Maruzza Musumeci” e “Il sonaglio”.
Scrive costantemente, quotidianamente e nel 2016, a 91 anni, nella nota finale del suo centesimo libro, “L’altro capo del filo”, dichiara che si tratta di “un Montalbano scritto nella sopravvenuta cecità ” che ha dovuto dettare alla sua assistente Valentina Alferj, “l’unica che sia ormai in grado di scrivere in vigatese”. E lo stesso vale per tutto ciò che ha firmato da allora, sino all’ultimo Montalbano appena uscito, “Il cuoco dell’Alcyon”, giocato su recite e finzioni.
I suoi rimpianti, divenuto cieco, diceva che riguardavano principalmente il non vedere più l’amatissima pittura e il non riuscire più ad ammirare la bellezza femminile.
Negli anni, con i libri tradotti in trenta lingue e decine di milioni di copie vendute nel mondo, ha ricevuto una decina di lauree honoris causa e tanti premi.
(da “La Repubblica”)
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