Destra di Popolo.net

L’ESPRESSO PUBBLICA LE CARTE SEGRETE DELL’ACCORDO PER I SOLDI RUSSI ALLA LEGA

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

I DOCUMENTI SVELANO LE BUGIE DI SAVOINI: LA TRATTATIVA DEL METROPOL E’ ANDATA AVANTI CON LA MEDIAZIONE DI UNA BANCA INGLESE

La trattativa per finanziare la Lega con soldi russi non è finita il 18 ottobre 2018.
È proseguita anche dopo l’incontro nella hall dell’hotel Metropol, a Mosca, di cui avevamo scritto in esclusiva cinque mesi fa.
L’Espresso pubblica i documenti esclusivi della proposta commerciale indirizzata a Rosneft dieci giorni dopo il summit di affari e politica in cui era presente Gianluca Savoini, ex portavoce e uomo di assoluta fiducia del ministro Matteo Salvini.
Le condizioni indicate nella proposta, preparata da una banca d’affari londinese di cui riveliamo il nome, ricalcano esattamente quelle di cui hanno discusso Savoini e gli altri interlocutori al tavolo del Metropol.
Un negoziato durato mesi. Una banca d’affari. L’Eni. Il racconto dell’intrigo russo per i soldi al partito di Salvini con documenti finora rimasti riservati. Che smentiscono le bugie del ministro
C’è di più. Grazie ad altri documenti, L’Espresso è in grado di svelare che la negoziazione è andata avanti almeno fino a febbraio, a tre mesi dalle elezioni europee stravinte dalla Lega di Salvini.
Lo prova una nota interna di un’altra società  di Stato russa, Gazprom, e la risposta inviata direttamente a Savoini dalla banca londinese rappresentata al tavolo di Mosca dall’avvocato Gianluca Meranda.
In questa risposta, Meranda cita esplicitamente Eni come compratore finale della maxi fornitura petrolifera, allegando una lettera di referenza commerciale della società  di Stato italiana.
Savoini, Meranda, Rosneft e Gazprom non hanno risposto alle domande de L’Espresso. I documenti in nostro possesso rendono inverosimile la versione di Savoini, secondo cui quella riunione del Metropol è stato «solo un incontro casuale in cui la politica non c’entra nulla, i soldi alla Lega neppure».

(da “L’Espresso”)

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“VON DER LEYEN MI SCHIFA E LA DOVEVO VOTARE?”: MA SALVINI NON DICE CHE FINO A POCHE ORE PRIMA FACEVA ACCATTONAGGIO PER UNA POLTRONA

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

ORA IL SERVO DI PUTIN PARLA DI DIGNITA’, DOPO CHE HA FATTO MILLE GIRAVOLTE NELLA SUA VITA PUR DI STARE A GALLA… NOI NON DIMENTICHIAMO IL TRICOLORE PER PULIRSI IL CULO E I “TERRONI” DEL SUD, IL “COMUNISTA PADANO” E L’ACQUA INFETTA DEL PO

La domanda è una: il commissario europeo che spetta all’Italia sarà  leghista? “Italiano”, dice Matteo Salvini da Helsinki dove è impegnato nel consiglio informale dei ministri degli Interni, il suo secondo nel giro di un intero anno al governo.
La Lega sta davvero valutando di mollare il commissario al M5s, apprende Huffpost.
È la mossa che in queste ore sembrerebbe quasi obbligata — seppure ancora non ufficialmente decisa — per tentare una manovra difficilissima: uscire dall’angolo dopo il no alla nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, a fronte del sì invece espresso dai colleghi pentastellati nell’aula di Strasburgo.
È la scelta che almeno consentirebbe al vicepremier leghista, mai così isolato nel governo e in Europa, di tenersi le mani libere contro la Commissione europea per l’autunno: quando scoppierà , immancabile, lo scontro tra Roma e Bruxelles sulla manovra economica.
La frattura nel governo è difficile da sanare. Come è difficile ormai che un candidato leghista al ruolo di commissario possa ottenere l’ok di von der Leyen e passare il test delle Commissioni parlamentari a Bruxelles.
Le due cose, combinate insieme, sembrano un ostacolo insormontabile.
Alcune fonti leghiste dicono ad Huffpost che il nome di Giancarlo Giorgetti non è del tutto fuori corsa. Ma sembra più un modo di dire. Nella realtà , soprattutto se vista da Strasburgo, sembra che von der Leyen si prepari a costruire una squadra “europeista”, per sua stessa ammissione.
E allora anche la partita del commissario leghista è ormai incriccata. Salvini esplora il piano B ed esaspera i toni: “Von der Leyen mi schifa e la dovevo votare? La dignità  vale più di una poltrona da commissario Ue”. E ancora: “Se il voto popolare vale qualcosa, altrimenti mettano qualche nome nella piattaforma Rousseau e decidano”.
L’idea che si fa strada nella Lega è di concedere a questo punto la scelta al M5s: Conte nomini il commissario, visto che lo deve trattare lui, da premier con gli altri partner.
E visto che, risulta ad Huffpost, da fonti europee, deve farlo anche in fretta. È vero che i commissari nominati vanno al voto in commissione solo tra fine settembre e inizi di ottobre (voto in plenaria su tutta la squadra a fine ottobre), ma prima si fa, meglio è.
Il timing europeo dice entro la fine di luglio. Il patto siglato dal premier al Consiglio europeo prevede per l’Italia il portafoglio della Concorrenza. Ma non ci può andare chiunque. A von der Leyen va dato un nome credibile, adatto.
Arrivare tardi significa rischiare di perdere anche il portafoglio, perchè la presidente è pressata da 28 paesi europei, tutti a chiedere qualcosa per sè: chi arriva tardi, si dovrà  accontentare dei rimasugli, portafogli meno importanti.
La Lega tendenzialmente potrebbe restare fuori, un modo per tenersi le mani libere e attaccare la Commissione europea in autunno al primo no di Bruxelles sulla flat tax.

(da “Huffingtonpost”)

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A UN PASSO DALLA CRISI: BRAVI, TOGLIETEVI DAI COGLIONI E NON PARLATE DI DIGNITA’ CHE NE AVETE ZERO

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI: “DI MAIO NON HA PIU’ LA MIA FIDUCIA”… DI MAIO CONVOCA I SUOI: “COLPITI ALLE SPALLE DALLA LEGA”

È scontro nel governo sull’ipotesi ribaltone dopo il voto discordante di M5s (a favore) e Lega (contro) in merito all’elezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Ue.
Se Luigi Di Maio, sulla scia della lettera a Repubblica del premier Giuseppe Conte,   paventa il rischio di un isolamento dell’Italia in seguito al voto contrario della Lega   Salvini da parte sua va all’attacco, denunciando un “governo di fatto” tra pentastellati e dem a Bruxelles: “Cinquestelle e Pd? Da due giorni sono già  al governo insieme, per ora a Bruxelles. Tradendo il voto degli Italiani che volevano il cambiamento, i grillini hanno votato il presidente della nuova Comissione Europea, proposto da Merkel e Macron, insieme a Renzi e Berlusconi. Una scelta gravissima, altro che democrazia e trasparenza”.
Ma il suo collega pentastellato non ci sta e replica in una diretta su Facebook: “Capisco che si attacchi il M5s per fare notizia e coprire le inchieste sui finanziamenti alla Lega, ma questa è una falsita. È un attacco grave che io non posso permettere”, afferma Di Maio. Poi conclude: “Sono stufo, se la Lega vuole far cadere il governo lo dica chiaramente e se ne prenda la responsabilità “.
Non pago, Salvini controreplica: “Le teorie di Di Maio arrivano lontane, lascio a lui i suoi sfoghi, abbiamo preso atto della svolta storica dei 5s che hanno votato assieme a Merkel, Macron, Berlusconi e Renzi. Noi andiamo avanti sui fatti”.
Afferma che il M5s” non ha più la sua fiducia, anche personale”. Poi conclude, perentorio: “Oltre questo governo ci sono solo le elezioni, la finestra elettorale è sempre aperta”.
A questo punto il vicepremier Luigi Di Maio riunisce i capigruppo e i suoi, tra gli altri presenti Stefano Buffagni e Riccardo Fraccaro. Durante la riunione, si apprende, Di Maio avrebbe sottolineato: “Siamo stati colpiti alle spalle, le offese e le falsità  dette nelle ultime 48 ore contro il M5S non hanno precedenti. Anche contro di me. Un mare di fake news solo per screditarci, quel che è accaduto è gravissimo”.
“Il rischio che sta correndo la Lega è quello di isolare l’Italia – ha detto questa mattina Di Maio a Uno Mattina su Raiuno –   Noi siamo stati responsabili”, ma adesso “il colmo è che Lega vuole anche il commissario europeo, ma se tu ti isoli e poi chiedi di nominare un leghista c’è qualche difficoltà “. P
oi aggiunge: “La Lega ci accusa di aver votato per von der Leyen. La Lega sta mentendo, c’era un accordo per votarla in cambio del commissario. Poi hanno capito che non riuscivano ad avere il commissario e si sono ritirati. Noi non abbiamo votato per una poltrona”.
Sul fronte dell’opposizione è il segretario del Pd Nicola Zingaretti a tirare le somme da Amatrice, all’inaugurazione del Campus: “Penso che la novità  di queste ore sia che il progetto politico del governo gialloverde, ammesso che ci sia mai stato, è fallito. Ormai siamo agli insulti continui e soprattutto alla paralisi totale che pagano gli italiani. La smettano con questa sceneggiata e traggano le conseguenze”.

(da agenzie)

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SALVINI AD HELSINKI FA IL RESOCONTO DELLA SEDUTA PRIMA DELLE 11.30, ORA FISSATA DEL SUO INIZIO

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

ESILARANTE CHE IL VIMINALE FACCIA USCIRE VELINE SUL VERTICE PRIMA CHE QUESTO SIA ANCORA INIZIATO: SIAMO ALL’AVANSPETTACOLO SOVRANISTA

Il dilemma è sempre quello di Morettiana memoria, «mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o
se non vengo per niente?».
Questa volta eccezionalmente Matteo Salvini ha scelto di andarci al vertice dei ministri dell’Interno dell’Unione Europea.
Le ragioni per cui il ministro dell’Interno ha scelto di illuminare con la presenza la riunione di Helsinki sono note: serviva una scusa per non andare in Aula a rispondere alle interrogazioni su Moscopoli.
Del resto è noto che a Salvini queste riunioni non piacciano. L’ultima volta aveva preferito comparire in televisione da Barbara D’Urso piuttosto che andare al vertice in Lussemburgo.
In totale Salvini ha saltato almeno sette vertici europei con i suoi colleghi. I motivi non sono noti, spesso e volentieri il ministro dell’Interno deve partecipare ad un comizio in cui se la prende con le Ong e paventa i rischi dell’invasione dei migranti.
Il che è curioso, visto che proprio a quegli incontri i ministri dei paesi membri della UE hanno la possibilità  di discutere delle strategie comuni per affrontare il problema delle migrazioni e degli sbarchi che sta tanto a cuore a Salvini.
Questa volta Salvini ci è andato, ha fatto quello che si mette in disparte, di profilo, in controluce mentre detta comunicati alle agenzie.
Ad esempio   quello in cui fonti del Viminale fanno sapere che dell’Interno Matteo Salvini ha ribadito il no dell’Italia al principio del porto più vicino per l’approdo dei migranti, appoggiato dal collega maltese. Le stesse fonti parlano di uno scontro tra l’Italia da un lato   e Francia e Germania che già  dalla cena di ieri sera, insistono invece per far approvare un documento sugli sbarchi che vincoli in tal senso i paesi che affacciano sul Mediterraneo.
Come sempre sono i dettagli a fare la differenza. Ad esempio è curioso che le fonti del Ministero dell’Interno non abbiano riferito le posizioni sulla questione dei paesi del gruppo di Visegrad, vale a dire quelli che fino ad ora si sono sempre rifiutati di fare la propria parte per la redistribuzione dei migranti.
Chissà , forse è perchè sono i migliori alleati di Salvini e della Lega in Europa? Chi può dirlo. Anche la richiesta italiana è alquanto strana: a stabilire che le persone tratte in salvo debbano essere fatte sbarcare nel porto sicuro più vicino sono alcune convenzioni internazionali (ad esempio la SOLAS) che non sembra possano essere superate da un semplice accordo intergovernativo.
Inoltre in base al programma dei lavori la sessione sul futuro delle politiche migratorie inizia alle 11:30, quindi al momento in cui scriviamo questo articolo, e in cui sono uscite le indiscrezioni sulle “tensioni” tra Italia, Francia e Germania i lavori devono ancora iniziare.
«Le regole della ricerca e soccorso in mare (Sar) non devono più essere sfruttate»   così si legge nel documento ufficioso (non paper), che i ministri dell’Interno di Italia e Malta hanno preparato per la riunione di Helsinki.
Il documento riservato, di cui l’ANSA ha preso visione, è una proposta che prende il titolo “Nuovi scenari, nuove regole per un quadro legale sulla migrazione illegale via mare e per una riforma delle strategie dell’asilo”.
C’è poi una questione più “politica”. Per mesi Salvini ha snobbato i vertici dove i governi europei decidevano che linea adottare sui migranti che tentano di arrivare in Europa. Come sa bene anche il nostro ministro dell’Interno la gestione dei flussi migratori è una materia di competenza nazionale (non riguarda cioè l’UE) dove i singoli stati mantengono ed esercitano la propria sovranità .
Ed è interessante quindi che da un lato Salvini rivendichi maggiore sovranità  e dall’altra chieda agli altri stati membri di farsi carico delle “conseguenze” della nostra sovranità .
È un po’ come pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca. Nello stesso documento preparato da Italia e Malta — rivela l’ANSA — si richiede anche «una complessiva revisione delle regole e delle strategie che riguardano l’immigrazione irregolare via mare, e la gestione delle richieste d’asilo, che deve anche includere il rimpatrio delle persone la cui richiesta di protezione internazionale è stata respinta».
Il secondo punto chiede in sostanza di adottare una strategia comune per il rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale.
Il rimpatrio però è demandato ad accordi che vengono sottoscritti dai singoli stati con i paesi di provenienza (dopo un anno Salvini ha per caso scoperto quanto sia difficile?). Il primo invece riguarda evidentemente una revisione del Regolamento di Dublino. Peccato che in questi mesi la Lega e il Governo abbiano più volte rifiutato di mettere mano ad una riforma del trattato che regola la ripartizione dei richiedenti asilo.
Come diceva Nanni Moretti «Voi mi fate: “Michele vieni di là  con noi, dai”, e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo“».

(da “NextQuotidiano”)

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DI MAIO FURIOSO CON LA LEGA: “VADANO DAI LORO AMICI SOVRANISTI AD ACCUSARLI DI GOVERNARE CON IL PD”

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

“SONO STUFO, SE LA LEGA VUOL FARE CADERE IL GOVERNO LO DICA, VOGLIONO COPRIRE L’INCHIESTA SUI RUBLI”… IL SOLITO GIOCO DEL CERINO MA A NESSUNO DEI DUE CONVIENE STACCARE LA SPINA

“Anche stamattina ci siamo svegliati così, con un’altra minaccia di far cadere il governo e un attacco frontale di Matteo Salvini nei miei confronti”.
Luigi Di Maio è furioso con l’alleato di governo. Secondo il leader del Movimento Cinque Stelle, il post su Facebook in cui Matteo Salvini lo associa al Pd, serve solo a coprire le inchieste sui finanziamenti che stanno riguardando il Carroccio in queste settimane. “Questa è una falsità  che io non posso assolutamente permettere, perchè si deve portare rispetto al M5S”.
“Ho firmato un contratto di governo sapendo che non eravamo uguali, che c’erano tante differenze, ma non si possono dire queste falsità “. Il voto di sostegno a Ursula von der Leyen, continua Di Maio, non deve essere usato come pretesto per attaccare il Movimento Cinque Stelle.
Il leader pentastellato precisa che la nomina dell’ex ministra della Difesa tedesca sia arrivata dal Consiglio europeo, in cui siedono i capi di Stato e di governo dei Paesi membri, fra cui Giuseppe Conte. “Il presidente del Consiglio Conte prima di dare l’ok alla von der Leyen, che poi si è presentata all’Europarlamento, ha chiamato sia me che Matteo Salvini. Entrambi, per quanto non fossimo entusiasti, sapevamo che quella era una posizione utile all’Italia in modo da avere un portafoglio pesante per aiutare le proprie imprese”. Di Maio sottolinea quindi come avrebbe lasciato la decisione sul nominativo del Commissario italiano alla Lega, visto il risultato alle europee.
“Poi cosa è successo? Noi abbiamo votato la von der Leyen perchè ha detto che vuole il salario minimo, che vuole rivedere l’accordo di Dublino sui migranti e alcune misure sull’austerity. Noi abbiamo detto sì per i temi. Loro perchè hanno detto no?”.
Secondo il ministro allo Sviluppo economico, il voto contrario della Lega si spiegherebbe con il fatto che von der Leyen non ha più garantito che fosse un esponente del Carroccio a prendere la poltrona.
“Io sono un po’ stufo, vi dico la verità . Io voglio andare avanti, ma se la Lega vuole far cadere il governo lo dica chiaramente. Non c’è bisogno di tutta questa roba, di queste falsità  contro il Movimento Cinque Stelle ogni giorno. Se la Lega non vuole più che il governo vada avanti se ne prenda la responsabilità . Ogni giorno cerco di aiutare gli italiani, il nostro è un governo che sta portando a casa dei risultati importanti, ma con questo clima si fa male al Paese. Non si fa male al Movimento, ma al Paese”.
Di Maio precisa quindi che minacciare continuamente di far cadere il governo produce solo reazioni negative, per cui le imprese non si fidano più ad investire. “Sempre con queste mezze frasi, queste piccole minacce, queste sono cose inaccettabili. Se mi si accusa di stare al governo con il Pd, voglio ricordare che a fianco dei democratici la Lega ha votato per il salvataggio di Radio Radicale, voteranno insieme sulla Tav, per togliere il tetto di 9 euro all’ora sul salario minimo, sono d’accordo sul fatto che l’acqua non vada resa pubblica. Allora io ho tante ragioni per dire che loro vanno molto d’accordo con il Pd”.
Secondo Di Maio, se si vuole davvero seguire lo schema della foto pubblicata da Salvini, al posto dei Cinque Stelle andrebbe messo Viktor Orbà¡n “alleato della Lega che governa con la von der Leyen”.
Di Maio torna poi sulla questione dei presunti finanziamenti russi, invitando Salvini ad andare a riferire in Parlamento. “Se avessi il minimo sospetto che la Lega avesse preso rubli russi, io non starei al governo con loro. Però ci devono mettere in condizione di difenderli. Se invece si scagliano contro di noi per coprire quell’inchiesta, questo è veramente ingiusto. Per una forza politica che in questo anno ha portato avanti provvedimenti importanti per gli italiani. La Lega deve scegliere se portare avanti gli interessi personali del proprio partito o quelli degli italiani. Perchè così non si può andare avanti. Si prendano le loro responsabilità “.

(da agenzie)

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FICO: “SALVINI HA MANCATO DI RISPETTO NEI CONFRONTI DEL PARLAMENTO”

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

“ALL’INVITO A VENIRE IN AULA NON HA MAI RISPOSTO”

“Dopo aver inoltrato al governo la richiesta avanzata da alcuni gruppi che il ministro Salvini venga in Aula a riferire non ho ricevuto alcuna risposta rispetto alla sua disponibilità . Prendo atto a questo punto del diniego del Viminale. Lo ritengo una mancanza di rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento“.
Lo dice il presidente della Camera Roberto Fico intercettato dai cronisti a Montecitorio.
Oggi, per l’ennesima volta, l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, aveva ribadito la necessità  che il ministro dell’Interno vada di fronte alle Camere per rispondere e chiarire la vicenda dell’incontro nell’albergo moscovita a cui ha partecipato il suo ex portavoce Gianluca Savoini.
Posizione che i Cinquestelle continuano a ripetere: “Ma questo — dice Di Maio al Corriere della Sera — sarebbe valso anche per qualsiasi esponente del Movimento 5 Stelle. Avremmo chiesto lo stesso. Andare in Aula tra l’altro è anche un’occasione per dire la propria”.
Di Maio ha ribadito il concetto su facebook: “Se da giorni sto dicendo che il ministro dell’Interno è meglio che vada a riferire in Parlamento non è per la colpevolezza anzi, sono stato vicepresidente della Camera per cinque anni e so bene che quando si hanno le proprie ragioni si spegne tutto un’ora dopo, se non ci si va si alimentano i sospetti”
Per il momento solo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dato la disponibilità  a riferire al Senato la prossima settimana, il 24 luglio. “Io sono il presidente del Consiglio, sono la massima autorità  di governo” ha spiegato ieri ai giornalisti. Una mossa in nome della “trasparenza” — come anche lo stesso Conte ha ripetuto per tre-quattro volte in una settimana —   che assomiglia a un atto politico mette in evidenza la differenza di “stile” rispetto al ministro dell’Interno.
Incalzato dai giornalisti che gli hanno chiesto se oltre alla sua informativa ci sarà  quella di Salvini, il premier si è limitato a replicare: “Io il 24 sarò il Aula“.
Ma al Corriere della Sera Salvini ha risposto quasi con sarcasmo su questo punto. “Che ne sa il premier dei presunti finanziamenti alla Lega?”.
“D’altronde — aveva detto Salvini — Conte ribadisce ogni giorno che è il presidente del Consiglio. Io non mi alzo la mattina dicendomi: ‘Matteo, sei ministro dell’Interno’.
Il leader della Lega dice che di fidarsi delle persone che gli sono vicine, riferendosi a Savoini e a Claudio D’Amico (collaboratore del ministro che invitò Savoini al ricevimento di Putin a Villa Madama.

(da agenzie)

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DEPOSITATA LA DENUNCIA DEL DEMANIO PER SFRATTARE CASAPOUND: CHIESTO RISARCIMENTO PER 4,6 MILIONI

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

DIVERSI OCCUPANTI DELLE ABITAZIONI NON SONO AFFATTO NULLATENENTI

È stata depositata in procura nei giorni scorsi la denuncia del Demanio per sfrattare Casapound dallo stabile occupato in via Napoleone III. Lo racconta oggi Repubblica Roma in un articolo a firma di Lorenzo D’Albergo che parla di un esposto firmato dal prefetto Riccardo Carpino che potrebbe far balzare in cima alla lista degli sgomberi la sede dei sedicenti fascisti del Terzo Millennio.
La denuncia si chiude con una richiesta di risarcimento milionaria ai danni degli occupanti. Per anni, infatti, hanno tolto dalla disponibilità  dello Stato uno stabile enorme: 58 locali, 3 magazzini e 2 sale conferenze alle spalle della stazione Termini sono, ormai da quasi 16 anni, la casa di 60 persone legate al movimento di Gianluca Iannone
Come scoperto dai pm contabili, gli stessi che hanno contestato un danno da 4,6 milioni di euro ai funzionari del Demanio e del Miur che per 10 anni non hanno alzato un dito per chiedere lo sfratto di CasaPound, gli abitanti di via Napoleone III non sono affatto dei nullatenenti: tra loro ci sono anche un’insegnante di un asilo comunale, un dipendente di Zètema, una travet di Cotral e un impiegato del policlinico Umberto I. Attivisti che per la corte dei Conti vivono «in condizioni reddituali lungi dal presentare le connotazioni tipiche dell’emarginazione sociale».
Dagli atti emerge che in via Napoleone III abita anche uno dei fondatori della formazione di estrema destra, Gianluca Iannone.
È dipendente della Mag Srl,società  di cui la moglie ha il 50 per cento di quote e che «gestisce l’attività  di ristorazione denominata Osteria Angelino dal 1899, in via Capo d’Africa», si legge nell’informativa delle Fiamme gialle.
Ha la residenza nel palazzo anche Alberto Palladino, detto “Zippo”, che era finito sotto processo per avere aggredito con spranghe e bastoni alcuni militanti del Pd che stavano affiggendo dei manifesti in via dei Prati Fiscali.

(da “NextQuotidiano”)

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L’AMBASCIATORE DELL’UCRAINA A MUSO DURO CONTRO SALVINI: “CHIARISCA O SMENTISCA LE ACCUSE SUI PRESUNTI ATTENTATORI UCRAINI”

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

IL PREMIER AVEVA PARLATO DI “ATTENTATO” CONTRO DI LUI, SMENTITO POI SIA DALLA DIGOS CHE DALLA PROCURA… “L’UNICA COSA CERTA, COME DA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI GENOVA, E’ LA CONDANNA DI ESTREMISTI NEONAZISTI ITALIANI CHE HANNO COMBATTUTO A FIANCO DEI RUSSI NEL DONBAS”

A pochi giorni dalle dichiarazioni di Salvini su un presunto “gruppo ucraino” che voleva attentare alla sua vita, Yevhen Perelygin, l’ambasciatore di Kiev in Italia, gli chiede di chiarire quanto da lui affermato.
Lo fa con una lettera in cui domanda al ministro dell’Interno di “chiarire” o “smentire” le circostanze cui ha fatto riferimento all’indomani della scoperta di un arsenale nel nord Italia appartenente a un gruppo neonazista
Salvini aveva affermato di essere stato lui a segnalare l’arsenale dei neonazisti perchè, aveva spiegato, “volevano uccidere me”.
Ma fonti dell’antiterrorismo avevano precisato che il ritrovamento delle armi era la conseguenza di un altro filone di inchiesta, partito da un accertamento – concluso con un nulla di fatto – su un presunto attentato organizzato ai danni di Salvini.
Yevhen Perelygin chiede quindi al titolare del Viminale di spiegare meglio le sue dichiarazioni. Nel testo si legge:
“La minaccia alla vita di qualsiasi persona, e, in particolare, di un Ministro,da un fantomatico “gruppo ucraino” è una notizia che ha allarmato l’Ucraina, la nostra Ambasciata, nonchè la comunità  ucraina in Italia. Da rappresentante di uno Stato amico, ho immediatamente contattato il Suo Ministero per approfondire la situazione e, nel caso si trattasse di una vera minaccia, offrire la massima collaborazione del Governo ucraino al fine di prevenire qualsiasi danno alla Sua persona, quale atto di piena e fattiva collaborazione bilaterale tra i nostri due Paesi.
Tale notizia ci ha sorpreso ancor di più, tenendo conto del fatto che durante le mie numerose visite nelle regioni d’Italia i questori ed i prefetti che ho incontrato hanno sempre evidenziato l’alto rispetto che gode la comunità  ucraina in Italia e la sua estraneità  al crimine organizzato. Nello stesso modo, in seguito alle pubblicazioni apparse nei diversi media sul recente blitz della polizia italiana contro gruppi di estrema destra, tra i nomi delle persone arrestate non ho trovato alcun cittadino ucraino!
Anzi, all’inizio di questo mese abbiamo notato il lavoro del Tribunale di Genova che ha emesso le condanne nei confronti di un gruppo di combattenti italiani filorussi di estrema destra che affiancavano i separatisti russi nel Donbas contro il Governo ucraino.
Pertanto, ci rivolgiamo a Lei, Signor Ministro, chiedendo di confermare o smentire le Sue dichiarazioni sul presunto “gruppo ucraino”!
Una tale precisazione sarebbe importante per evitare un danno nei rapporti bilaterali tra Italia e Ucraina nonchè per non ledere l’immagine impeccabile della comunità  ucraina residente in Italia conosciuta per la sua adesione ai principi europei e ai valori cristiani e non certo per attività  o azioni terroristiche.
Ad ogni caso, nel contesto della lotta alla criminalità  internazionale organizzata in Europa, Le assicuriamo la piena collaborazione degli organi competenti ucraini. Ricordo, infine, che le relazioni amichevoli e reciprocamente vantaggiose con l’Italia sono considerate una priorità  da parte del Governo di Kyiv”.

(da agenzie)

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CAROLA IN TRIBUNALE ACCOLTA DA APPLAUSI: “SONO CONTENTA DI AVERE CHIARITO, ORA LA UE SI FACCIA CARICO DEI PROFUGHI”

Luglio 18th, 2019 Riccardo Fucile

AMNESTY CHIEDE IL RITIRO DELLE ACCUSE “INFONDATE E INTIMIDATORIE, E’ IL GOVERNO ITALIANO A VIOLARE LA LEGGE”… SI MUOVE ANCHE L’ONU: “L’ATTACCO DI SALVINI ALLA GIP E’ UNA GRAVE VIOLAZIONE”

E’ durato poco meno di quattro ore l’interrogatorio di Carola Rackete al tribunale di Agrigento, dove è stata sentita stamane dal procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e dai sostituti Alessandra Russo e Cecilia Baravelli nell’ambito del primo procedimento a suo carico, quello che ipotizza il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la disobbedienza a nave da guerra.
La capitana tedesca, assistita dagli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini era arrivata attorno alle 9,45 al tribunale di Agrigento per l’udienza del primo procedimento a suo carico, quello che ipotizza il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la disobbedienza a nave da guerra. La capitana tedesca è arrivata a piedi insieme ai suoi avvocati.
“Sono stata molto contenta di avere avuto l’opportunità  di spiegare tutti i dettagli del salvataggio del 12 giugno. Spero che la Commissione europea dopo l’elezione del nuovo Parlamento faccia il meglio possibile per evitare queste situazioni e che tutti i Paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili”, ha detto la capitana della Sea Watch 3 ai giornalisti uscendo dal tribunale.
I cronisti gli hanno chiesto cosa pensasse di Salvini e lei ha risposto soltanto: “Niente”.
“Carola è libera, non è stato convalidato alcun arresto, se vuole tornare in Germania – ha spiegato l’avvocato Alessandro Gamberini, legale di Carola – Lei non è più capitata della Sea Watch, c’e’ stato un cambio di equipaggio. Del resto, fa anche altro nella vita.”
Un sit-in di solidarietà  a Carola Rackete si è svolto davanti l’ingresso del tribunale. A realizzarlo la rete delle associazioni e di liberi cittadini. “Salvare vite in mare non è reato”: questa la scritta in uno degli striscioni tenuto alzato davanti la porta di ingresso del palazzo di giustizia.
Amnesty International, intanto ha chiesto di ritirare le accuse nei confronti di Carola Rackete: “Le infondate accuse mosse contro una giovane coraggiosa e di sani principi mostrano la determinazione con cui le autorità  intendono intimidire e stigmatizzare coloro che salvano vite in mare”, afferma Elisa de Pieri, ricercatrice di Amnesty International sull’Europa meridionale.
“Carola Rackete – aggiunge – non ha fatto nulla di male. Soccorrere vite in mare e chiedere un porto per un approdo sicuro è un obbligo contenuto nel diritto internazionale e nella legge italiana. La comandante ha contattato le autorità  di tre stati europei solo per sentirsi opporre un rifiuto. Sono le autorità  italiane, e con loro quelle di altri stati dell’Unione europea, ad aver violato la legge”. “L’operato di Carola Rackete – conclude Pieri – andrebbe encomiato e non criminalizzato e le accuse contro di lei devono essere ritirate. L’Unione europea deve trovare una soluzione praticabile per sbarcare e ricollocare le persone soccorse in mare”.
Cinque esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno oggi espresso “grave preoccupazione” per i procedimenti di detenzione e penali in Italia contro la tedesca Carola Rackete e denunciato gli attacchi da parte dei media, ma anche del ministro dell’Interno Matteo Salvini contro la giudice che ha stabilito il rilascio della capitana della Sea-Watch 3.
“Esortiamo le autorità  italiane a porre immediatamente fine alla criminalizzazione delle operazioni di ricerca e soccorso. Salvare migranti in pericolo in mare non è un crimine”, affermano gli esperti in un comunicato congiunto pubblicato a Ginevra. Il procedimento contro la capitana Carola Rackete potrebbe avere “un effetto paralizzante sui difensori dei diritti dei migranti e sulla società  civile nel suo insieme”, ha affermato l’esperto Michel Forst, relatore speciale sui difensori dei diritti umani.
Dalla sua decisione di rilasciare Rackete – ricorda il comunicato – la giudice è stata attaccata dai media e criticata dal ministro degli interni Matteo Salvini.
Secondo l’esperto Diego Garcà­a-SayàŸn le accuse da parte delle autorità  del potere esecutivo contro un giudice che ha soddisfatto una norma consolidata del diritto internazionale pubblico sul dovere di soccorrere persone in pericolo in mare, costituiscono “una grave violazione dei principi di indipendenza della magistratura e la separazione dei poteri. Il dovere di rispettare e conformarsi a sentenze e decisioni della magistratura costituisce un necessario corollario del principio della separazione dei poteri”.
“Dichiarazioni pubbliche e attacchi personali da parte di personaggi politici di alto rango sono una grave interferenza nell’autonomia dei singoli giudici, e possono avere l’effetto di ostacolare l’autorità  del potere giudiziario come un ramo autonomo del potere dello Stato”, ha aggiunto.

(da agenzie)

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