Destra di Popolo.net

EX UFFICIALE DEI CARABINIERI DELLA STAZIONE FARNESE CONFERMA: “BRUGIATELLI ERA UN INFORMATORE, ECCO PERCHE’ REGA NON ERA ARMATO”

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

LA TESTIMONIANZA RACCOLTA DA “FANPAGE” SMENTISCE LA VERSIONE UFFICIALE: “CHE CI SONO ANDATI A PRATI SENZA AVVISARE NESSUNO? VARRIALE NON ERA UN OPERATIVO, STAVA IN DIVISA SOLO NELLA SUA ZONA DI COMPETENZA, ANCHE LUI IN BORGHESE E SENZA PISTOLA”… DUBBI SULLA PRESENZA DI ALTRI CARABINIERI IN COPERTURA PRONTI A INTERVENIRE: “LA PRASSI E’ DIVERSA”

La ricostruzione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Finnegan Elder Lee e Gabriel Natale-Hjorth, e le successive note diramate dai carabinieri sulla testimonianza resa da Andrea Varriale, il collega che si trovava con Mario Cerciello Rega al momento del suo omicidio, non hanno ancora fugato ogni dubbio sulla ricostruzione di quanto accaduto quella tragica notte.
Perchè a Trastevere e poi fino in Prati intervento Cerciello e Rega? Perchè da soli? Perchè Sergio Brugiatelli — pregiudicato che vive d’espedienti — dopo aver fatto da intermediario per un acquisto di droga interrotto da dei carabinieri non si fa problemi a chiedere il loro aiuto poco dopo? Brugiatelli era un confidente dei carabinieri?
A confermarlo a Fanpage.it è un ex ufficiale in servizio a lungo proprio nella Stazione Farnese. “Loro stavano a Piazza Farnese, che ci sono arrivati a fare fino in Prati che è lontanissimo dalla loro zona di competenza senza che altri fossero avvisati?”, spiega
E sul ruolo di Brugiatelli non sembra avere dubbi: “Il pusher sicuramente era un informatore dei carabinieri”, dice lapidario. Spiega però cosa intendiamo con informatore: esclude che dentro il cellulare ci potessero essere dati sensibili anche per i militari, spiegando che Sergio Brugiatelli sicuramente era un soggetto in grado di dare informazioni utili al controllo del territorio, ma che si trattava di un pesce piccolo, non in grado di accedere a nessun tipo d’informazione di importante caratura criminale. E allora forse meglio usare il termine “confidente”.
Tutt’altra storia rispetto a quanto riportato da Gargaro, che ha chiarito come i carabinieri intervenuti non conoscessero Brugiatelli, elemento con piccoli precedenti risalenti a 10 anni fa, che non sarebbe dunque da considerare “persona nota”.
La valutazione stupisce, visto che è cosa nota come Brugiatelli stazioni quotidianamente nei luoghi di ritrovo degli sbandati in zona Trastevere. Nessun broker dello spaccio dunque, ma un soggetto che passando la vita in strada nel tentativo di svoltare la giornata è però in grado di fornire informazioni utili.
Forse, proprio per questo, secondo la nostra fonte, si muovono disarmati: “Una leggerezza. Io anche quando fermavo l’ultimo ‘poverino’ a me non me ne fregava un cazzo, tiravo fuori la pistola, ‘se vuoi mi denunci gli dicevo’ ma adesso ti metti in ginocchio e le mani dietro la testa. Li perquisivo così”.
E se il carabiniere ci racconta una prassi non certo consona e rituale, l’ex ufficiale non si capacità  in ogni caso che non ci fossero carabinieri mobilitati sul luogo dell’appuntamento in grado di intervenire.
In merito a questo è stato confermato che Cerciello ha “dimenticato l’arma nell’armadietto, o non l’ha portata con sè per motivi che solo lui conosceva”. L’avrebbe avuta con sè invece Varriale: perchè allora non la usa per minacciare Elder e non prova neanche ad estrarla?
“Il carabiniere in questione prestava il servizio in divisa, solo nella sua zona di competenza, è andato in borghese e senza pistola, non era un operativo”, aggiunge l’ex ufficiale.
Su questo punto Gargaro al contrario ha spiegato che il controllo in borghese delle strade è routine nella zona di Trastevere, che Cerciello e Varriale erano sicuramente in servizio e che sono entrati in azione con quattro pattuglie attive nelle circostanze del luogo dell’incontro di Prati. Pattuglie che però non riescono a fermare la fuga dei due giovani che riparano nell’hotel senza essere visti. Gazzelle e carabinieri che se presenti non è chiaro se fossero disposte in copertura dell’operazione condotta dal vice brigadiere e dal suo collega.

(da “Fanpage”)

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ANCORA UNA VOLTA SALVINI HA DIMOSTRATO DI NON CAPIRE IL DECORO CHE DEVE AVERE UN MINISTRO DEGLI INTERNI E CONTINUA A CONSIDERARSI AL DI SOPRA DELLE REGOLE

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

LE SCUSE DA “PAPA” NON SERVONO A UNA MAZZA, TOLGA IL DISTURBO… SE SI CONSIDERA IL PADRE DI 60 MILIONI DI ITALIANI LA POLIZIA DI STATO DIA UN PASSAGGIO A TUTTI

Mai si era visto un figlio del ministro dell’Interno salire su uno scooter ad acqua della Polizia di Stato, farsi un giro in mare, scorrazzato da un agente, con papà  “Matteo”, torso nudo, e solita sicumera, che sulla spiaggia non si scompone, impegnato a giocare a pallone, per poi tirare la palla verso il mare.
Matteo Salvini è costretto alle scuse, “errore mio di papà ” è la formula usata, e anche questo è un inedito per il Capitano leghista.
Succede tutto al Papeete Beach, in un pomeriggio di luglio. Matteo Salvini è a Milano Marittima, con i figli per la consueta vacanza di fine luglio. E, come sempre, staziona nel solito lido. A un certo punto, succede una cosa inusuale, inopportuna, se siedi al Viminale.
Sulla battigia ci sono una serie di scooter ad acqua della Polizia di Stato. Il Capitano della Lega sta giocando a pallone con il figlio adolescente. Poi si ferma, lancia la palla verso il mare, e sussurra agli agenti: “Va bene, va bene, io vado sotto l’ombrellone”. Ecco, in quell’istante Salvini junior entra in acqua e sale su una moto della Polizia, alla cui guida c’è un agente.
Il tutto viene filmato a distanza da un videomaker di Repubblica. Ma quest’ultimo viene preso di mira da due uomini, che si qualificano come poliziotti. Al punto da cercare di bloccarlo. “Non riprendere”, avverte uno dei due. “O la abbassi, o te la levamo”, insiste l’altro con marcato accento romano. “Ma io sono un giornalista”, si difende il videomaker. Comincia a quel punto un vero e proprio diverbio.
Con i due uomini che minacciano il cronista: “Le moto sono della polizia”. E ancora: “Mi daresti per cortesia un documento”. Per circa due minuti il figlio di Salvini si aggira in acqua scooter a ridosso della spiaggia. Armato di salvagente, segue le indicazioni del poliziotto alla guida. Eppure in spiaggia lo scontro non si ferma.
Gli agenti continuano a minacciare il videomaker: “Non riprenda un mezzo della polizia di Stato”. “Ma è un luogo pubblico. Per quale motivo non lo posso fare?”, controreplica il cronista. “Da poliziotto le sto dicendo che non lo può fare, perchè ci mette in difficoltà ”. “Ma chi c’è in quella moto?”, è la domanda del cronista. “Un collega, da solo”. “Ma sono in due”, è la precisazione del videomaker. “Appunto”. “Io non so se lei è un poliziotto”, è l’accusa. “Io infatti non le ho chiesto il documento”. “Ma lei mi ha detto che è un poliziotto”. “Se poi vieni con me, ti faccio dire chi sono”. “Ti sto dicendo di non riprendere la privacy delle persone”. Mentre si consuma questa scena, qualcuno chiama insistentemente il pilota della moto, invitandolo a ritornare verso la battigia, ma con una accortezza: il rientro deve avvenire in un punto della spiaggia distante dalla telecamera.
Fin qui la cronaca dal Papeete Beach. Poi succede di tutto. Che la Questura di Ravenna avvia “un accertamento per un eventuale utilizzo improprio dei mezzi dell’amministrazione”. E che scoppi il caso politico.
Il Pd ribolle. Il primo è Emanuele Fiano: “I mezzi della Polizia servono per garantire la nostra sicurezza, non per far divertire la famiglia del Salvini di turno, e i poliziotti non possono essere messi in difficoltà  dalla deferenza verso il Ministro con rischi per loro e per il ragazzo”. Seguono dichiarazioni al vetriolo di Maria Elena Boschi, “spero che questa notizia sia falsa. E che Salvini la smentisca subito”. E ancora: “Dopo il Trota — attacca +Europa –   continua la saga dei figli dei segretari della Lega che imbarazzano l’Italia”. Ed è un imbarazzo che cresce minuto dopo minuto.
L’impressione è che questa volta l’inquilino del Viminale abbia superato il limite. Perchè una cosa del genere non si era mai vista. Ecco perchè, a sera, dopo questo profluvio di critiche, Salvini rompe il silenzio e, per la prima volta, ammette l’errore e chiede scusa: “Mio figlio sulla moto d’acqua della Polizia? Errore mio da papà , nessuna responsabilità  va data ai poliziotti, che anzi ringrazio perchè ogni giorno rischiano la vita per il nostro Paese”.
Matteo Salvini è costretto alle scuse, ma ancora una volta alimenta due preoccupazioni: da un lato dà  nuovamente prova di non comprendere fino in fondo l’importanza del suo ruolo, dall’altro lato sembra considerarsi “legibus solutus” e quindi al di sopra delle leggi, capace di fare e disfare con leggerezza anche oltre le regole e il sentire comune. Anche nello scusarsi, poi, il vice premier recupera la retorica del leader paternalistico. “I miei figli sono 60 milioni di italiani” ha avuto modo di dire nel recente passato. La speranza è che la Polizia di Stato non debba dare un passaggio a tutti.

(da “Huffingtonpost“)

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LA PROCURA DI SIRACUSA MANDA MEDICI E CARABINIERI DEL NAS SULLA GREGORETTI PER ACCERTARE LE CONDIZIONI IGIENICHE DOVE VIVONO GLI OSTAGGI DEL SEQUESTRATORE DI PERSONE

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

IL MINISTRO DEGLI INTERNI TEDESCO ATTACCA SALVINI: “CHE SENSO HA VIETARE OGNI VOLTA LO SBARCO QUANDO SI SA CHE DEVE FARLI SCENDERE TUTTI?”

La Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta per accertare le condizioni igienico-sanitarie dei migranti che si trovano nel pattugliatore Gregoretti, ormeggiato al pontile Nato della Marina militare nella rada di Augusta.
Al momento nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati.
Il procuratore Fabio Scavone, che ha sentito a lungo il comandante della Gregoretti, ha incaricato tre consulenti in malattie infettive di effettuare un’ispezione.
“Stiamo verificando le condizioni delle persone a bordo, dopo l’esito dell’ispezione potremmo trarre delle conclusioni”, dice Scavone.
Sulla Gregoretti si trovavano 135 migranti soccorsi in mare: un nucleo familiare composto da quattro persone è sbarcato a Catania. Ieri sera sono stati fatti scendere i 15 minori.
“Attualmente vi sono quindi 116 persone a bordo che ad esempio utilizzano un solo bagno. Alcuni lamentano dei fastidi fisici. Dobbiamo accertarne l’entità “, aggiunge il magistrato. Oltre ai tre medici sono saliti a bordo anche i carabinieri del Nas.
Seehofer punge Salvini: “Che senso ha far aspettare le navi?”
“Che senso ha mettere sempre in atto la stessa procedura se finisce sempre che i migranti scendono a terra?”. È la domanda che il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ha rivolto a Matteo Salvini riferendosi al caso della Gregoretti.
“Voglio evitare – ha continuato Seehofer – che si ripeta ogni volta lo stesso schema, con una nave con i migranti che aspetta 8 o 14 giorni davanti alle coste italiane e il ministro dell’Interno italiano che non vuole che scendano a terra. Ma finisce sempre che scendono comunque a terra, vuoi perchè i migranti collassano, si ammalano o ci sono donne incinta”.

(da agenzie)

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LA TAV DIVENTA UNA PAGLIACCIATA TRA PROPAGANDA E GIOCHETTI DI LEGA E M5S

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

LA REALTA’ E’ UNA MAGGIORANZA CHE VA AVANTI SENZA UN PERCHE’

In un paese normale, ce ne sarebbe già  abbastanza per far scorrere i titoli di coda su una legislatura che va avanti senza un vero perchè.
E invece già  si intuisce quale sarà  la prossima inutile pagliacciata, che andrà  in scena, con grande passione, quando il Senato la prossima settimana sarà  impegnato a discutere le mozioni sulla Tav.
Attenzione: le mozioni non “vincolano” il Governo, perchè l’opera si farà  come ha ben spiegato il premier. Il che rende il tutto piuttosto inutile.
Ma, nell’intenzione dei 5 stelle, dovrebbero servire a “coprire” l’ennesima Caporetto identitaria. Per la serie: noi in Parlamento ci siamo espressi contro l’opera, l’ha votata il partito degli affari e del cemento, quindi non abbiamo perso la purezza. Ragionamento assai debole quando il presidente del Consiglio ha già  chiuso il dibattito, ma nell’era in cui la Comunicazione è l’unico Dio, la mossa è pensata quantomeno per ridurre il danno e salvare l’apparenza, quando tutto è perso, compreso l’onore.
Bene, queste le premesse. Adesso uno spettacolo già  di per sè piuttosto singolare, diventa davvero incredibile. Perchè la Lega fa sapere che non presenterà  una sua mozione a favore della Tav. Si sottrae cioè al gioco, visto che non serve a niente, questa la motivazione.
E fa sapere che voterà  “contro” le mozioni “no Tav” dell’alleato, mentre si asterrà  su quelle “pro Tav” delle opposizioni.
Il senso politico di questa storia è facilmente intuibile (nelle intenzioni), ovvero quello di uno schiaffo (l’ennesimo) ai 5 Stelle: fate quello che volete, tanto l’opera si fa sia se la vostra mozione passa, sia se non passa. Comunque.
Ed è un modo per certificare l’inutilità  dell’alleato (e del Parlamento), con la stessa protervia di quando è stata snobbata la richiesta, avanzata da Roberto Fico a Matteo Salvini, di riferire in Aula sul Russiagate.
Ce n’è già  abbastanza, tornando alla Tav, perchè le opposizioni si alzino, se ne vadano facendo mancare il numero legale, dicendo “vedetevela voi”.
E perchè, nel gioco d’Aula, facciano ciò che suggerisce la logica, svelando la pagliacciata.
Se si astengono, succede questo, numeri alla mano: passa la mozione dei 5   Stelle che sono il gruppo più numeroso. E a quel punto va in scena l’incredibile: un partito di maggioranza (la Lega) che vota contro la mozione dell’altro partito di maggioranza (M5S) dicendo che lo fa “perchè sull’opera è d’accordo con Conte”, il Parlamento che si pronuncia “politicamente” per il no alla Tav, dunque contro il presidente del Consiglio.
In altri tempi, uno scenario da crisi di governo che magari non ci sarà  neanche questa volta, come non c’è stata la settimana scorsa quando sul Russiagate il premier si è trovato a parlare di fronte ai banchi vuoti del suo partito.
Ma comunque un fatto politico di prima grandezza, che rende plastica lo stato di crisi di fatto in cui versa il governo.
La portata di questa eventualità  in queste ore è avvertita anche da chi è piuttosto indifferente al rapporto politico tra Parlamento, di cui è stata più volte certificata l’inutilità , e Governo.
È per questo che il capogruppo pentastellato Stefano Patuanelli ha confidato a qualcuno dei suoi: “Noi alla nostra mozione non possiamo rinunciare, ma se la Lega non ce la boccia assieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia è un serio problema politico”. Ecco. Voi capite la situazione: i 5 stelle confidano che, nel gioco d’Aula, Pd e Forza Italia contribuiscano a bocciare la loro mozione, abdicando al ruolo che opposizioni degne di questo nome dovrebbero esercitare: fare politica e, innanzitutto, provare a far cadere un Governo chiedendo a Conte di salire al Colle qualora passasse in Parlamento una mozione contraria alla linea del Governo sulla Tav.
Non è invece una speranza peregrina quella di Patuanelli, conoscendo come vanno le cose dentro i gruppi parlamentari del Pd e Forza Italia, che vivono un’eventuale crisi con lo stesso entusiasmo con cui i tacchini vivono il Natale.
In fondo la storia di questa legislatura è anche la storia di un’opposizione compiacente — Forza Italia che più volte è stata indulgente con l’“alleato Salvini”, votando “i provvedimenti che erano nel programma di centrodestra” – e di un’altra opposizione, il Pd, che al Senato è ancora al traino di Renzi, gioiosamente impegnato a “compattare” gli avversari per dimostrare che sono “la stessa cosa” e a dividere il suo partito.
Sia come sia, il senso di tutto questo resta quello di una legislatura che assomiglia a una tela slabbrata, che prosegue senza che nessuno sappia dove realmente vuole andare: senza un vero perchè, dicevamo, per andare avanti ma senza neanche un vero perchè per interromperla, che non sia la paura di andare a casa da parte chi uscirebbe dimezzato dalle urne.
Il delirio sulla Tav, il nuovo rinvio a settembre dell’Autonomia, l’incertezza sul dossier europeo: tutti fili di una tela sfilacciata.
In un’orgia di tatticismo e propaganda, in cui tutto viene risucchiato da una baruffa quotidiana che oramai non fa più titolo, ma non si capisce più quali siano i criteri di decisione e di indirizzo da parte del Governo, come nel caso del commissario europeo, il cui nome ancora non c’è, a due mesi dal voto e a due giorni dall’incontro del premier Giuseppe Conte con la neo-presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen.
Perchè, in fondo, Salvini si è disinteressato al dossier preferendo incassare un paio di ministri in Italia e coltivare consapevolmente quell’isolamento europeo che gli consente di porsi come estraneo all’Europa “di Macron, della Merkel e dei tecnocrati”. Poco importa se l’Italia incasserà  un ruolo di seconda fascia, nel grande isolamento europeo, se questo serve ad ingrassare la bestia del consenso nostrano.
Di un po’ di paese, se ne parla un’altra volta.

(da “Huffingtonpost”)

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IL MUTUO DA 600.000 EURO DEI DUE BARISTI AMICI DI SIRI SENZA ADEGUATE GARANZIE

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

LA GDF INDAGA PER RICICLAGGIO SUL REGALO DELLA BANCA SI SAN MARINO A UN TIZIO, AMICO DI SIRI,   CHE DICHIARA UN REDDITO DI 7.300 EURO L’ANNO

Paolo Colonnello sulla Stampa racconta i dettagli dell’ultimo strano mutuo concesso a due amici di Armando Siri, dopo la storia della palazzina in quel di Bresso.
Hanno ricevuto 600mila euro dalla Banca Agricola di San Marino dopo che a presentarli al direttore generale era andato il capo della segreteria del senatore leghista, Marco Luca Perini.
La società  dei due baristi, la Tf Holding, è stata perquisita ieri dalla Gdf su ordine dei pm Spadaro e Ruta. Anche questo prestito infatti, secondo gli ispettori antiriciclaggio, non avrebbe dovuto essere concesso data l’esiguità  delle garanzie, esattamente come quello di 580 mila euro erogato l’ottobre scorso a Siri per l’acquisto di una palazzina a Bresso, intetstaa poi alla figlia. L’ipotesi di accusa è di autoriciclaggio.
Il finanziamento alla Tf Holding, sarebbe stato erogato nonostante i pareri negativi degli organismi interni della banca, scavalcati però da un intervento dei vertici dell’istituto di credito sanmarinese.
I due baristi-immobiliaristi infatti hanno come principale attività  immobiliare la gestione di due bar sotto la stazione della Mm di Rogoredo.
In particolare del Marilyn Cafè, comprato nel 2008 da una società , la Metropolitan coffee and food srl che prima di trasferirsi nel paradiso fiscale del Deleware (Usa) era gestita, proprio da leghista Siri.
Il socio-barista della Tf Holding immobiliare si chiama Fiore Turchiarulo, così rivela il settimanale l’Espresso che alla vicenda ha dedicato un servizio nell’ultimo numero con sia le relazioni sia della banca Centrale di San Marino che degli ispettori antiriciclaggio dell’Agenzia d’informazione finanziaria (Aif), trasmesse alla procura milanese.
Istruttorie partite dallo strano prestito a Siri, rilasciato il 16 ottobre del 2018 senza alcuna garanzia ma solo in virtù dell’allora carica ricoperta di sottosegretario.
E ora c’è questo nuovo mutuo ottenuto appena nel marzo scorso del barista Torchiarulo, il quale ha dato come garanzia oltre alla propria società , l’affitto ottenuto da un altro bar sempre a Rogoredo, già  ipotecato però presso un’altra banca.
Garanzie che non valgono per i comuni mortali ma per gli amici di Siri sì, visto che Torchiarulo dichiara un reddito di 7. 300 euro all’anno e il suo socio uno stipendio da barista da 1. 300 euro al mese.

(da “NextQuotidiano”)

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“DI MAIO STA AL M5S COME RENZI AL PD”

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

ANDREA SCANSI SUL FATTO: “DI MAIO SPARA CAZZATE A GETTO CONTINUO, STA DISINTEGRANDO IL M5S CON UNA EFFERATEZZA AL CUI CONFRONTO TED BUNDY ERA MINNIE: SEDATELO”

Nella sua rubrica Identikit sul Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi oggi parla di Luigi Di Maio, che identifica come “lo spietato rottamatore, sì, ma di se stesso”.
Scanzi prima elenca gli ultimi errori di Di Maio e poi si lancia in un paragone che, è molto probabile, scontenterà  tutti:
La cosa meno grave, paradossalmente, è il Tav: l’errore, come per Ilva e Tap, è stato non tanto perdere una battaglia politica quanto promettere fino a ieri la Luna. L’entità  parossistica delle cazzate a getto continuo di Di Maio è altrove: nel litigare sempre con Salvini, sciorinando questi penultimatum che fanno pena; nell’andar via tre minuti prima che al Senato Conte parlasse sul caso Rubli; nel continuare ad avallare (benchè talora con approccio finto-imbarazzato) le porcate insite nel Dl Sicurezza 1 e Bis; nell’aver creato questa situazione “lose lose”, in cui i 5 Stelle come si muovono sbagliano, che facciano cadere il governo (dando la stura a un altro ben peggiore) o che continuino con questo stolido nichilismo poltronista.
E poi in questo capolavoro di deficienza politica che è il “mandato zero”. È lecito voler allungare la vita politica ai consiglieri locali, ma giustificarlo —invece di ammetterlo serenamente —con questa boiata aritmetica del “mandato zero” significa farsi prendere per il culo in eterno. Di Maio negli ultimi mesi sta al M5S come Renzi al Pd: uno spietato rottamatore di se stesso e di tutti coloro che lo circondano. Sta disintegrando il M5S con un’efferatezza al cui confronto Ted Bundy era Minnie. Qualcuno lo aiuti. Lo sedi. Lo fermi. A meno che l’obiettivo grillino, per le prossime elezioni, sia quello di fare arrivare l’astensione al 70%.

(da agenzie)

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REGA SENZA PISTOLA? : “E’ TUTTA COLPA DELLA SINISTRA”, PAROLA DI SOVRANISTA

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

PER I CAZZARI SOVRANISTI CHE SPAREREBBERO ANCHE AI PASSERI ORA IL CARABINIERE NON E’ PIU’ UN EROE PERCHE’ ERA DISAMATO

Mario Cerciello Rega era disarmato la sera in cui è stato ucciso. A confermarlo è il comandante provinciale dei carabinieri di Roma il colonnello Francesco Gargaro che durante la conferenza stampa oggi ha detto ai cronisti che «Cerciello non aveva arma con sè, ma aveva le manette. La pistola probabilmente l’aveva dimenticata. Solo lui sapeva perchè».
La pistola di ordinanza era rimasta nell’armadietto in caserma quando il vicebrigadiere aveva preso servizio per quello che sarebbe stato il suo ultimo turno.
Non sappiamo e probabilmente non sapremo mai per quale motivo Cerciello non aveva l’arma con sè. Non sappiamo se avrebbe potuto salvarsi se l’avesse avuta.
Magari se i colleghi che hanno fermato lo spacciatore Italo P. nel momento in cui cedeva la droga a Natale-Hjorth avessero fermato anche lo studente americano forse ora non staremmo qui a parlare di questa vicenda.
Purtroppo non ci è dato di esplorare realtà  alternative diverse dalla nostra. E nulla ci dice il fatto che Cerciello fosse disarmato a riguardo della sua professionalità . Ma questa dimenticanza non piace ai molti che in questi giorni avevano già  iniziato a tessere le lodi del carabiniere eroe, caduto per mano di malviventi nordafricani.
Come se non bastasse il fatto che nella vicenda sono coinvolti cittadini italiani e due cittadini USA (uno dei quali di origini italiane) ora ai patridioti tocca misurarsi con questa “notizia shock”.
La prima reazione è unanime: è colpa delle sinistra che non vuole che le forze dell’ordine possano sparare (pensate: in Regno Unito, notoriamente covo di bolscevichi, la polizia è in larga parte disarmata).
Ovviamente non manca il genio che dà  la colpa a Carlo Giuliani, un ragazzo ucciso da un carabiniere.
Improvvisamente il vicebrigadiere inizia a non essere poi così simpatico. Chissà  se alcuni di quelli che oggi sono lì lì per scrivere che Cerciello non ha agito in maniera corretta sono quelli che ieri scrivevano che non volevano partecipare alla raccolta fondi a favore della famiglia della vittima.
Qualcuno teme che sia un complotto per nascondere “qualcosa” o “qualcuno” e alla fine è molto più comodo far ricadere tutte le responsabilità  su una persona che è morta.
In molti non ci credono, credono che sia tutta una bufala, un’invenzione dei giornali. Oppure un depistaggio da parte dei vertici dei Carabinieri per nascondere qualcos’altro.
Qua e là  spunta qualcuno che scrive cose come “Cerciello era uno che avrebbe preferito un bel funerale a un brutto processo. Ed è quello che ha avuto”.
Ma la maggior parte è sotto shock. Loro sono quelli che la difesa è sempre legittima e che sostengono il diritto ad armarsi per sparare e uccidere i malviventi. E ora scoprono che un carabiniere esce in servizio disarmato.
Inaccettabile e incomprensibile. Si invocano nuove leggi (perchè prima c’era la sinistra), una revisione dei regolamenti, dei metodi di selezione, degli arruolamenti e delle regole d’ingaggio. Più di qualcuno scrive che questa è una situazione simile a quelle delle barzellette sui carabinieri. Eppure fino a poco fa questa era gente che si commuoveva per la sorte dell’eroe.
Si parla di una “dinamica ridicola” del collega che era “addormentato” e che non ha sparato mentre Cerciello veniva ferito mortalmente. In meno di una settimana stiamo passando rapidamente dalla storia del carabiniere vittima delle “risorse” alla storia del carabiniere distratto che esce senza pistola e “si fa uccidere”.
La storia però è sempre la stessa: quella di un servitore dello Stato morto mentre faceva il suo dovere. Sono i contorni della vicenda che   rimangono poco chiari.
La gestione di tutta l’operazione, a partire dal primo intervento di Varriale e Cerciello è stata corretta in base al regolamento?
È stato fatto tutto il possibile per garantire che l’incontro si svolgesse in sicurezza?
Come mai i colleghi delle volanti non hanno sentito le urla di Cerciello mentre Brugiatelli (che era rimasto presso l’auto civetta) le ha udite distintamente?
Come mai Natale-Hjorth non è stato fermato in piazza Mastai quando venne fermato lo spacciatore Italo P.?

(da “NextQuotidiano“)

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E MENTRE IL FIGLIO DI SALVINI FA UN GIRO CON LA MOTO D’ACQUA, GABRIELLI DENUNCIA: “SICUREZZA SENZA UOMINI, SIAMO SOTTO ORGANICO”

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

IL CAPO DELLA POLIZIA: “HO POCO MENO DI 99.000 UOMINI RISPETTO AI 117.000 CHE DOVREBBERO ESSERE. E IL PERSONALE DIMINUIRA’ ANCORA”

“Siamo nel corso di una tempesta perfetta”. Il capo della Polizia Franco Gabrielli solleva con forza il tema della carenza di organico, un problema che non solo non ha trovato risposte negli ultimi anni, ma che è prevista in peggioramento nei prossimi anni.
“Abbiamo un buco di organico che non è stato colmato in questi anni” afferma Gabrielli rispondendo ad alcune domande nel corso della sua visita in Prefettura e Questura a Catania. “La mia amministrazione in questo momento ha poco meno di 99 mila uomini rispetto ai 117 mila che avrebbe dovuto avere ed ai 106 mila che poi la legge Madia ha ripristinato”.
Gabrielli invita a guardare al futuro, perchè la questione degli uomini a disposizione della Polizia e della preparazione degli agenti si aggraverà . “Siccome siamo in un Paese che non ha la capacità  prospettica e non riesce a guardare oltre un palmo dal proprio naso – ha aggiunto il capo della Polizia – oggi raccogliamo tutto quello che è stato seminato e molte cose hanno tempistiche che non sono assolutamente comprimibili. Siamo nel corso di una tempesta perfetta perchè oggi noi siamo i gestori di quella che è stata la stagione del blocco del turnover. Essendo stati gli arruolamenti fatti massivamente negli anni Ottanta – ha proseguito Gabrielli – la gente ora sta andando in pensione. Arriverà  personale, ma nel frattempo altri se ne andranno e quindi il saldo nei prossimi anni lungi dall’aumentare, diminuirà . Si abbasserà  l’età  media. Avremo una significativa presenza sul territorio di ragazzi e ragazze più giovani, ma avremo un deficit di professionalità  perchè le persone anziane che vanno via si portano dietro l’esperienza”.
Gabrielli si è poi soffermato sulla situazione particolare di Catania, dove è stata programmata la costruzione di una Cittadella della Polizia. “Credo che questa città  e gli operatori della Polizia di Stato che vi lavorano meritino condizioni di lavoro migliori. Le tempistiche per la costruzione della ‘Cittadella della Polizia’ sono troppo lunghe e credo che ormai la pazienza, soprattutto quella delle nostre donne e dei nostri uomini, sia arrivata ad un limite non procrastinabile” ha detto.
“La cittadella della Polizia è stata finanziata – ha aggiunto – ma purtroppo non siamo in Paesi dove le opere pubbliche si realizzano in poco tempo e quindi con il prefetto ed il questore abbiamo convenuto sulla necessità  di dare risposte più immediate per consentire alle nostre donne ed ai nostri uomini di aver condizioni accettabili e ai cittadini di trovarsi in luoghi dignitosi”.

(da agenzie)

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LA QUESTURA DI RAVENNA AVVIA ACCERTAMENTI PER IL FIGLIO DI SALVINI SULLA MOTO D’ACQUA DELLA POLIZIA

Luglio 30th, 2019 Riccardo Fucile

“USO IMPROPRIO DI MEZZI DELL’AMMINISTRAZIONE” MENTRE SALVINI SI FACEVA IL SELFIE CON DUE POLIZIOTTI POCO PRIMA

La Questura di Ravenna ha fatto sapere di aver avviato accertamenti per verificare cosa sia accaduto sulla spiaggia di Milano Marittima, quando il figlio di Matteo Salvini (13 anni) è stato fatto salire a bordo di una moto d’acqua della Polizia e, insieme a un agente, è stato portato a fare un giro a poca distanza dalla costa.
Il tutto con il padre, ministro dell’Interno, che si era scattato una fotografia con due poliziotti solo qualche minuto prima. Il caso figlio Salvini diventa anche una questione politica.
«È in corso un accertamento per verificare se ci sia stato un uso improprio di mezzi dell’amministrazione», riportano fonti interne alla Questura di Ravenna all’AdnKronos. Nel frattempo il caso è diventato non solo mediatico, ma anche politico. La questione figlio Salvini è stata criticata immediatamente dal Partito Democratico e il primo a parlare è stato Emanuele Fiano: «I mezzi della Polizia servono per garantire la nostra sicurezza, non per far divertire la famiglia del Salvini di turno, e i poliziotti non possono essere messi in difficoltà  dalla deferenza verso il Ministro con rischi per loro e per il ragazzo».
Poco dopo, sempre attraverso i social, ha parlato anche Maria Elena Boschi: «Le moto d’acqua servono alle forze dell’ordine per garantire la nostra sicurezza, non per giocare. E i poliziotti non sono baby sitter. Anzichè minacciare di togliere la scorta a Roberto Saviano o Federica Angeli, Salvini usi correttamente i mezzi della Polizia. Pensa di essere in un film, ma è al governo».
Duro anche il commento di +Europa, attraverso le parole del vicesegretario Piercamillo Falasca: «Matteo Salvini dovrebbe ormai dimettersi per Moscopoli e per la sua inadeguatezza come ministro dell’Interno, evidenziata persino nella tragica vicenda della morte del carabiniere Rega Cerciello. Ma tra i tanti danni finora compiuti, c’e’ la beffa della moto d’acqua della Polizia usata per divertimento dal figlio di Salviniin vacanza a Milano Marittima. Dopo il Trota, continua la saga dei figli dei segretari della Lega che imbarazzano l’Italia». Ricordiamo, però, che nel caso figlio Salvini non si possono dare responsabilità  al 13enne: sia perchè minore, sia perchè le responsabilità  sono evidentemente di altri”

(da agenzie)

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