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OLGA MISIK, LA 17ENNE CHE LEGGE LA COSTITUZIONE DI FRONTE AGLI AGENTI A MOSCA, E’ STATA ARRESTATA E TRATTENUTA UN GIORNO IN CARCERE SENZA MOTIVO

Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile

QUANDO IL REGIME SOVRANISTA DEI SERVI DI PUTIN SI AFFERMERA’ DEFINITIVAMENTE IN ITALIA QUESTO SARA’ IL DESTINO DEI VOSTRI FIGLI E NIPOTI

Olga Misik, diciassettenne moscovita, è diventata il simbolo delle proteste pacifiche anti Putin in Russia. Lo scrive l’Independent.
In un’immagine diventata virale, la ragazza è stata fotografata mentre seduta davanti legge la costituzione e la polizia da dietro la osserva.
L’uso della costituzione è diventato un simbolo delle proteste contro il governo di Putin: infatti simboleggiano il fatto che il presidente vieti le manifestazioni, andando contro la legge.
“Volevo solo ricordare alla polizia che la nostra protesta è pacifica e non abbiamo armi, mentre loro ce le hanno. Mi sono seduta per terra e ho iniziato a leggere i nostri diritti, specificando che è illegale che arrestino i manifestanti”, ha detto Misik al sito web lettone, Meduza.
La diciassettenne è stata arrestata mentre si dirigeva verso la metro ed è stata trattenuta. “Mi hanno preso per le mani e i piedi e mi hanno trascinato attraverso un sottopassaggio. Ho urlato dicendo che mi facevano male, ma mi hanno detto che lo sapevano perfettamente” ha aggiunto.
Misik non è la sola ad essere stata arrestata: durante il weekend, più di 1000 persone sono state arrestate per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate. La manifestazione era contro il divieto posto dal governo ad alcuni membri dell’opposizione di partecipare alle elezioni municipali di settembre.
“L’ingiustizia riguarda tutti. Oggi sono le elezioni municipali, domani quelle regionali. È solo una questione di tempo” ha dichiarato la diciassettenne.

(da “Huffingtonpost”)

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CALABRIA, NIENTE PROSECCO AL BAR PER PROTESTA CONTRO IL VENETO DELL’AUTONOMIA

Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile

“ZAIA VUOLE TRATTENERE TUTTO IL RESIDUO FISCALE? NOI DEVENITALIAZZIAMO LA CALABRIA”

Niente prosecco, nè spumanti e nessun prodotto che arrivi dal Veneto.
Mentre il governatore leghista Luca Zaia batte cassa con il “suo” ministro Salvini, pretendendo l’immediata approvazione di una legge sull’autonomia differenziata senza sconti nè concessioni al M5s, in Calabria è dai banconi dei bar che parte la protesta.
Il primo a schierarsi contro le ansie autonomistiche del presidente della Regione Veneto, che rivendica la facoltà  di trattenere in regione il residuo fiscale, è stato lo storico Bar Panoramico di Cosenza, che da qualche giorno ha bandito ogni prodotto di origine veneta da scaffali e cucine.
E lo ha anche reso noto a tutti con una grande locandina affissa alle vetrine che lo identifica come “Bar Devenetizzato” in cui “i cocktail sono preparati con vini bianchi di origine locale”.
Non si tratta di un’iniziativa personale, ma di un’adesione — dice il titolare — assai convinta alla campagna lanciata dallo scrittore Pino Aprile, autore del best seller “Terroni”.
Il motivo lo spiega in sintesi la locandina che lo scrittore ha messo a disposizione sulla sua pagina facebook, invitando tutti i gestori di bar e ristoranti ad affiggerla nel proprio locale.
“La Regione Veneto ha deciso di trattenere tutto il residuo fiscale — si legge nel colorato manifestino – Vuol dire che le tasse pagate in Veneto resteranno integralmente in Veneto. Quindi se tu consumi prodotti veneti, non solo arricchisci le imprese Venete, ma significa anche che le tasse che paghi sulla bottiglia di vino veneto (i tuoi soldi) andranno a finanziare solo scuole, ospedali e strade del Veneto. E le scuole, ospedali e strade del Sud chi li finanzia?”.
Una traduzione assai immediata di mesi di dibattito politico che per il cittadino medio continua a rimanere assai fumoso, ma “così – dice chi ha aderito alla campagna – diventa comprensibile”. E lo coinvolge con un appello, che nella locandina è messo ben in evidenza e in maiuscolo: “Scegli di finanziare le tue scuole, i tuoi ospedali, e le tue strade: Consuma solo prodotti della tua regione!”.
Alla gente del Sud diverte e piace, a politici e imprenditori veneti decisamente di meno.

(da agenzie)

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I PATRIOTI EUROPEI DI OPEN ARMS SALVANO ALTRI 69 PROFUGHI, ORA SONO 123 A BORDO

Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile

LA ONG SPAGNOLA: “PERSONE CON EVIDENTI SEGNI DI TORTURE IN LIBIA, BAMBINI E DONNE INCINTE, UNA GIA’ IN TRAVAGLIO”

A bordo della Open Arms, nave della ong spagnola Proactiva, ora ci sono 123 persone. Nella notte, infatti, Open Arms ha salvato nelle acque del Mediterraneo “altre 68 persone con segni evidenti delle torture subite in Libia. Due bimbi, due donne in stato di gravidanza, una di 9 mesi con contrazioni”.
È la stessa ong a riferire del nuovo soccorso con un tweet, specificando perciò che ora a bordo ci sono oltre cento persone, visto che ieri la ong aveva portato a bordo 52 migranti, soccorsi al largo della Libia.
Come già  aveva fatto ieri il fondatore della ong catalana Oscar Camps, la ong lancia un appello: “Ora abbiamo bisogno di un porto sicuro per farle sbarcare”.
Intanto la nave Alan Kurdi della ong tedesca Sea Eye, si trova sempre a poche miglia da Lampedusa, in attesa di sapere dove potrà  sbarcare i migranti soccorsi mercoledì al largo della Libia.

(da agenzie)

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“ORA SO DOVE ABITI”: LA MINACCIA DELLA POLIZIA AL VIDEOMAKER DEL FIGLIO DI SALVINI SULLA MOTO D’ACQUA

Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile

POI NEGANO DI ESSERE POLIZIOTTI

Valerio Lo Muzio, il videomaker di Repubblica che ha immortalato il figlio di Salvini sulla moto d’acqua della polizia, racconta oggi sul quotidiano un dettaglio interessante riguardo quell’incontro:
Io però ho tutto il diritto di essere lì e di registrare la scena, che è di interesse pubblico: il figlio di un ministro che per divertimento sale a bordo di un mezzo della Polizia, guidato da un uomo in divisa che in quel momento rappresenta lo Stato. Quindi ribatto: «Sono un giornalista, sono in un luogo pubblico».
E loro per la prima volta si presentano: «Noi siamo della Polizia». Mi viene intimato di spegnere la telecamera e favorire i documenti. I due si accertano che la telecamera sia spenta e dopo aver fotografato il mio tesserino dell’ordine dei giornalisti e la mia carta di identità  mi dicono: «Bene ora sappiamo dove abiti».
Come sappiamo, il personaggio ha successivamente detto a Lo Muzio di non essersi qualificato come poliziotto. E il ministro ieri si è rifiutato di dichiarare chi fossero le persone che lo accompagnavano:
Ieri mattina sono andato alla conferenza stampa organizzata da Salvini per fargli delle semplici domande: «Chi erano quegli uomini che senza mostrarmi le loro generalità  hanno cercato di fermarmi? Perchè mi hanno fermato? Sono uomini della sua scorta o poliziotti? È capitato in passato che qualche suo amico o parente sia salito a bordo di un mezzo della Polizia?».
Purtroppo appena ho provato a fare le domande, Salvini ha alzato la voce, interrompendomi e urlando più volte: «Vada in spiaggia a riprendere i bambini, visto che le piacciono tanto». Allusioni infamanti e provocatorie, ma ho continuato a porgli più volte quelle domande. Che però sono rimaste senza risposta.
Intanto la questura di Ravenna sta istruendo un “procedimento amministrativo” attraverso il quale dovrà  verificare il comportamento dei poliziotti tenuto sulla spiaggia di Milano Marittima. In particolare l’inchiesta interna condotta dal questore Rosario Eugenio Russo, servirà  a capire se vi siano stati dei comportamenti illegittimi da parte dell’agente che ha fatto salire il figlio del ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla moto d’acqua di servizio.
E se vi siano state irregolarità  da parte dei poliziotti che hanno identificato e tentato di intimidire il giornalista di Repubblica, Valerio Lo Muzio.

(da “NextQuotidiano“)

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LA LIBERTA’ DI STAMPA SECONDO MATTEO SALVINI

Agosto 2nd, 2019 Riccardo Fucile

UNA DERIVA CHE DOVREBBE PREOCCUPARE CHI HA A CUORE LA CONVIVENZA CIVILE DEL NOSTRO PAESE

Se non fosse l’Italia che stiamo vivendo, se ce la raccontassero da fuori, penseremmo che è soltanto un brutto sogno: il luogo della scena, la carica istituzionale del protagonista, la mancanza di qualsiasi reazione dei presenti a un atto di bullismo e di intimidazione da parte di uno dei più potenti esponenti del governo; in realtà , e di gran lunga, il più potente. Ma non lo è, purtroppo, un brutto sogno.
Senza volere esagerare, ma anche senza la complice prudenza di chi ormai minimizza tutto per convenienza o per paura, quello che ha ferito noi come giornale e la libertà  d’informazione come valore è un altro passo pericoloso verso una deriva che preoccupa, o almeno dovrebbe preoccupare, chi ha a cuore i principi basilari della democrazia e della convivenza civile.
Conferenza stampa al Papeete Beach di Milano Marittima. L’uomo forte d’Italia ha una camicia sbottonata sul petto, l’abbronzatura da vacanza, l’aria di chi non ha tempo da perdere con le domande dei giornalisti.
Tra di loro c’è Valerio Lo Muzio, che ha 28 anni ed è il videomaker che qualche giorno prima ha documentato per Repubblica la bravata della scorta del ministro dell’Interno: per rompere la monotonia di un pomeriggio da spiaggia, il figlio di Matteo Salvini viene caricato su una moto d’acqua della Polizia di Stato e scorrazzato per mare. Lo Muzio riprende tutto, gli agenti se ne accorgono e lo invitano con modi spicci a cancellare il filmato (“O abbassi la telecamera o te la levamo. Guarda che sappiamo dove abiti”).
Lui resiste alle pressioni, il video viene messo sul nostro sito, ne nasce un piccolo caso, niente in confronto a Moscopoli o all’autoriciclaggio del senatore e amico Armando Siri, da cui il capo ufficiale della Lega e ufficioso dell’Esecutivo sguscia via con mossa sapiente e svelta: “Errore da papà “. Come non capirlo? Chi non farebbe uno strappetto alle regole per far divertire il proprio figlio?
Passata la breve bufera, rieccoci al Papeete Beach. Valerio Lo Muzio osa chiedere: “Scusi ministro, si sa qualcosa di chi mi ha minacciato?”. L’uomo forte ci ha abituati a fare la faccia feroce. Gli riesce benissimo, specie quando ci sono di mezzo i più deboli, che siano gli alleati di governo dei 5 Stelle o i migranti dei barconi, donne uomini bambini, non stiamo a sottilizzare. Figurarsi un videomaker impertinente.
Ascoltate come lo rimette subito in riga: “I figli devono essere tenuti fuori dalla politica. Attaccate me, lasciate stare mio figlio”. Ma non è questo il punto, ministro. Nessuno ha attaccato suo figlio, neanche nominato. Il problema è con tutta evidenza il comportamento della sua scorta, che è composta di uomini dello Stato, che è anche il nostro Stato; è di tutti, lo Stato, non di chi di volta in volta vince un’elezione.
Macchè, il ministro ripete a raffica: “I figli vanno lasciati fuori. Non parlo di figli e di bambini. Punto”. Poi, non pago dell’ennesima distorsione della realtà , l’uomo forte va all’attacco.
Un attacco brutale, personale, ingiustificato, inaccettabile. “Lei che è specializzato”, sibila cupo a Lo Muzio, “vada a riprendere i bambini, visto che le piace tanto”. Per inciso, il figlio incolpevole del ministro ha sedici anni, un ex bambino. Ma non stiamo a sottilizzare. Bambino è più efficace, e quindi bambino sia. “Mi sta dando del pedofilo?”, chiede allibito il videomaker.
Qualcuno dei colleghi, invece di sostenerlo, si schiera coraggiosamente dalla parte del Salvini infastidito, coprendo con un “ma basta” le insistenze del giornalista che fa per Repubblica le domande che professione vorrebbe chiunque facesse. Il brutto sogno, che brutto sogno non è, si conclude con una battuta persino più volgare, se possibile, dell’insinuazione che l’ha preceduta: “Andiamo insieme in pedalò. Visto che sei maggiorenne, ti posso invitare”.
Prima che la riunione si sciolga, Carmelo Lopapa, sempre del nostro giornale, si rivolge al vicepresidente del Consiglio, nonchè ministro dell’Interno, nonchè plenipotenziario della Lega, nonchè aspirante primo ministro di un’Italia a misura di superuomo, e gli chiede lumi sugli ultimi malaffari di Gianluca Savoini, il ministro ombra degli affari esteri del capo, sede distaccata Hotel Metropol di Mosca. “Repubblica mi diverte un sacco”, si congeda Salvini, con la camicia macchiata di sudore. “Se voglio ridere, leggo il vostro giornale”.
Non si preoccupi, onorevole. Le garantiamo risate grasse finchè ci sarà  possibile, e finchè le sarà  possibile liquidare le domande scomode con un grugnito o una minaccia. Ci ricorderemo comunque questa data, primo agosto 2019, e questo luogo, Papeete Beach. Su quella spiaggia da vacanze all’italiana, abbiamo perso un altro centimetro della nostra dignità  e anche della nostra libertà .
E per nostra non si intende di Repubblica. Per nostra si intende di tutti, anche quelli che hanno votato e voteranno Matteo Salvini.

Carlo Verdelli
(direttore di “Repubblica”)

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