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CUOR DI LEONE HA PAURA DI APRIRE LA CRISI E SI ACCONTENTA DI QUALCHE POLTRONA

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

PURO STILE DEL PERSONAGGIO: SE MOLLA IL VIMINALE NON HA PIU’ LO SCUDO CHE LO PROTEGGE DALL’INCHIESTA SUI RUBLI…   TUTTO IL RESTO E’ SOLO UN’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA

Inizia con il classico lapsus freudiano:“L’ultima cosa che ci interessa sono le poltrone”(dopo averle chieste al premier Conte due ore prima)
Se pure “non mi uscirà  mai una parola negativa su Di Maio o Conte”, “qualcosa si è rotto negli ultimi mesi”.
Ovvero tanto rumore per nulla.
Matteo Salvini si è presentato al comizio di Sabaudia dopo una giornata di silenzio e dopo un’ora di faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte e ha dettato le sue condizioni perchè il governo vada avanti non certo con tono perentorio.
Per tutto il pomeriggio i suoi hanno detto che Salvini avrebbe fatto grandi annunci al comizio, ma in realtà  è rimasto molto generico: “Cosa succederà  ora? Non sono fatto per le mezze misure, o le cose si possono fare per intero, oppure star lì a scaldare la poltrona non fa per me”.
La crisi viene evocata, ma mai espressa direttamente.
“Dobbiamo fare in maniera veloce, compatta, energica, coraggiosa quel che vogliamo fare”
Frasi fatte, nessuna crisi, solo un rimpasto per avere ancora maggiori poteri (nel mirino Toninelli e Trenta)
Se a settembre inizia l’iter per la riduzione dei parlamentari necessitano vari passaggi e occorre ridisegnare i collegi. Tradotto: per sei mesi non si può andare a votare e se ne riparla nella primavera 2020.
Quindi la solita sceneggiata è servita solo per chiedere qualche ministero in più che il M5S allo sbando finirà  per concedergli, terrorizzati dalla prospettiva di prendere il 10% alle prossime politiche (che prenderanno comunque).
Ma la domanda che occorre porsi è se Salvini è un uomo libero: Il Viminale gli serve da scudo, gli permette non solo un ritorno di immagine ma anche uno scudo alle inchieste giudiziarie, in primis quella che teme, ovvero sui rubli russi.
Il personaggio non è quello che appare, un giorno lo capiranno anche gli italiani belanti che non conoscono ancora bene “cuor di leone”.

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LA GERMANIA ATTACCA LEGA-M5S: “NO A LEGGI CHE CRIMINALIZZANO CHI SALVA VITE UMANE”

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

DA BERLINO UNA DURA CRITICA ALLA DERIVA REAZIONARIA GIALLOVERDE: “LE NUOVE NORME SARANNO CONTESTATE A LIVELLO GIURIDICO”

Siamo sempre più isolati in Europa e il governo di Berlino, nemico giurato degli estremisti di destra di Afd e poco amanti di quella massa politicamente informe dei grillini, ha fatto più di un altolà  all’Italia nella quale i gialloverdi giocano al governo.
E ora la critica è durissima: la Germania è contraria alla “criminalizzazione dei salvataggi dei migranti” e “guarda in maniera critica a qualsiasi mossa che vada in questa direzione”
A parlare, dopo l’approvazione in Italia del Decreto bis che rende più severe le norme nei confronti delle ong, è stata una portavoce del ministero degli Esteri tedesco
La portavoce non è voluta entrare nel dettaglio dei provvedimenti, rilevando che le nuove norme potrebbero essere contestate a livello giuridico
In altri termini oltre alla Costituzione Italiana le norme sono in contrasto con molte convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia che non possono essere violate.

(da agenzie)

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I CATTOLICI SI RIBELLANO AL RAZZISMO DI STATO: “RESISTENZA UMANA, CIVILE E RELIGIOSA”

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

PADRE SPADARO MOSTRA LA MADONNA CON IL SALVAGENTE

Da un lato un decreto sicurezza che calpesta i principi della Costituzione (e presto qualcuno si rivolgerà  all’Alta Corte) e che da un lato mina le libertà  democratiche, trascina il paese in una deriva autoritaria e trasforma l’umanità  in un reato, decidendo consapevolmente di decretare la morte di decine di disperati ormai lasciati senza soccorsi.
Dall’altro lato – in questa internazionale nera che ha le forme di un destabilizzatole come Steve Banon – l’attacco alla Chiesa di Papa Francesco e il disperato tentativo di usare i tradizionalisti e l’estrema destra in una battaglia che vuole riportare la Chiesa indietro di secoli in un fanatismo gretto e religioso attraverso il quale legittimare razzismo, autoritarismo, pena di morte, egoismo e logarchia con il Vangelo
Ora dopo le ultime provocazioni di Salvini, che ha cercato di legittimare l’orrenda legge sulla sicurezza bis con la Beata Vergine molti cristiani, cattolici inarticolate, si stanno ribellando
Il direttore di Civiltà  Cattolica, la rivista dei Gesuiti, padre Antonio Spadaro, fine intellettuale molto vicino a Francesco ha scritto parole chiarissime: “Questo è tempo di #resistenza umana civile e religiosa”
E ha postato una immagine di Mauro Biani: una Madonna con il giubbotto di salvataggio su un gommone in mezzo al mare che prega.

(da Globalist)

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BELSITO: “QUANDO SONO ANDATO VIA I 49 MILIONI ERANO IN CASSA: DOVE SONO FINITI? CHIEDETELO A MARONI E A SALVINI”

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

“LO SANNO   LORO COME LI HANNO SPESI, PERCHE’ PER ME L’ACCUSA DI TRUFFA E LORO NO?”

“Quei soldi li ho presi e li ho lasciati nelle casse del partito. Quello che è successo dopo? Bisogna chiederlo a Maroni e Salvini. Sto valutando di fare un’azione legale”, dice l’ex tesoriere Francesco Belsito.
Resta pienamente esecutiva la confisca dei 49 milioni ai danni della Lega. Soldi che secondo i vertici attuali non sarebbero più a disposizione del partito, tanto che a fine 2018 il Carroccio ha accettato di spalmare la restituzione in rate da 200.000 euro l’anno, per 80 anni.
I rimborsi non dovuti fanno riferimento al quadriennio 2008-2011. Soldi che sono rientrati nella piena disponibilità  del partito, ma poi sarebbero stati spesi. Come?
“Non posso sapere come hanno usato quei soldi Maroni e Salvini — dice oggi l’allora responsabile della cassa della Lega — Io ho la coscienza a posto, ho lasciato i conti in ordine, i miei investimenti hanno generato tutti plusvalenze. Quello che è successo dopo non devono chiederlo a me”.
Poi insiste: “Anche dopo le mie dimissioni i rimborsi elettorali hanno continuato a confluire nelle casse della Lega. Allora mi chiedo: perchè per me era truffa e per gli altri no?”.
Belsito attacca a 360 gradi chi, a suo giudizio lo ha “lasciato solo”. “Io sono stato definito il ‘tesoriere bancomat’ e quando elargivo soldi e aiutavo tutti andava bene. Poi però se ne sono dimenticati tutti di me. Ma adesso è arrivato il momento di reagire”. La condanna all’ex tesoriere per truffa allo Stato — 3 anni e 9 mesi di carcere — è stata annullata della Cassazione perchè prescritta, benchè sia stata rinviata in corte d’appello la parte relativa all’appropriazione indebita.
“Gli avvocati di Maroni costavano dieci volte quelli di Bossi. Soldi alle associazioni e i bilanci esplosi in due anni: ecco che fine hanno fatto i 49 milioni scomparsi”
Nella sua requisitoria, il procuratore generale Marco Dall’Olio aveva chiesto la conferma delle condanne parlando di “indubbie spese parla famiglia Bossi”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

argomento: Giustizia | Commenta »

SULLA TAV IL SENATORE PD CERNO IN DISSENSO DAL GRUPPO: “STATE FACENDO UN ERRORE MADORNALE”

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

HA SOTTOSCRITTO LA MOZIONE GRILLINA: “UNO SPRECO COLOSSALE DI DENARO”

Prima di esprimere il suo “no” al documento Pd, passato successivamente in Senato con 180 sì, ha annunciato che invece avrebbe votato sì alla mozione dei 5 stelle e rivolto un appello al suo partito: “Sono in dissenso col mio gruppo. Ho firmato la mozione del M5s perchè chiede al parlamento di agire per tentare di evitare all’ultimo momento uno spreco colossale di denaro”
“Quello del Pd è un errore madornale, sono in dissenso con il mio gruppo e voterò la mozione M5s”.
A rivendicarlo il senatore dem Tommaso Cerno, durante le dichiarazioni di voto sulle mozioni Tav. “Ho firmato la mozione del M5s perchè chiede al Parlamento di agire per tentare di evitare all’ultimo momento uno spreco colossale di denaro. Al Pd dico, ripensateci finchè siete in tempo”, ha sottolineato il senatore dem, tra gli applausi del M5s.
Cerno si è anche rivolto verso l’ex leader dem Matteo Renzi, spiegando: “Cara sinistra, voi state dando la fiducia al governo Conte che contestate. Ci sarà  un altro governo? E che governo sarà ? Più di destra. E noi con il nostro voto non pensiamo che si possano confondere e che pensino che lo sosteniamo? Secondo me sì”, ha attaccato.

(da agenzie)

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LASCIA IL NUMERO ALLA POLIZIA PER UNA DENUNCIA, POI LE ARRIVA UN MESSAGGIO DI UN AGENTE SCONOSCIUTO A MEZZANOTTE CHE “CI PROVA”

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DI VALENTINA: VIOLAZIONE DELLA PRIVACY E SESSISMO

Il racconto su Facebook fatto da Valentina Mira ha del paradossale. La ragazza aveva lasciato il suo numero di telefono alla polizia per poter testimoniare in merito ad un abuso a cui aveva assistito in un bar.
Peccato che quel numero sia poi stato usato da un poliziotto «per provarci».
A scanso di equivoci, Valentina Mira pubblica su Facebook lo screenshot della conversazione su Whatsapp avviata dal poliziotto.
«Abbiamo parlato stasera al cell per il fatto di via Prenestina — si legge nel messaggio ricevuto poco dopo mezzanotte — mi sono permesso di scriverti». La ragazza allora ricostruisce tutte le tappe della vicenda.
Valentina Mira racconta di aver assistito ad un abuso mentre stava leggendo aspettando una persona in un bar in via Prenestina. La sua attenzione viene catturata da un litigio tra due fidanzati: la ragazza in sedia a rotelle stava venendo accusata dal fidanzato di averlo tradito.
Ad un certo punto la lite sfora nella violenza: «Lo stronzo l’ha gettata per terra. La scena era brutta e da come lui si poneva, già  lo guardavo male da un po’ — scrive Mira —   Quando l’ho vista a terra sono intervenuta subito e altri più grossi di me mi hanno seguita».
Soccorsa la ragazza, Valentina decide di fare una cosa «che non credo di aver mai fatto, cioè chiamare la polizia». Un gesto di civilità  che, più tardi, sarebbe sfociato in qualcosa di assurdo.
Valentina Mari continua nel suo post spiegando che la ragazza disabile le confessa di aver già  denunciato il fidanzato ma che lui le aveva fatto ritirare la denuncia. Dopo averle fatto compagnia per un po’, «le ho lasciato un foglietto con nome cognome e numero. Mi ha detto “se denuncio tu testimoni? Non mi lasciare sola”, esplicita, così. “Ovviamente col cazzo che la lascio sola». E infatti nel pomeriggio intorno alle 18 Valentina riceve la telefonata della polizia « e gli racconto la mia versione che è identica a quella della ragazza».
Sarebbe dovuta finire lì, invece intorno a mezzanotte «il poliziotto con cui ho parlato al telefono mi scrive questo messaggio». Il poliziotto si presenta dicendole di essersi «permesso di scriverti» ma che «se ti da fastidio o non vuoi fai finta di nulla».
Valentina però non fa finta di nulla e manifesta il suo sdegno dal suo profilo Facebook. «Cioè: nell’ambito di una vicenda del genere, questo qua si è permesso di rubare il numero mio per provarci? Possibile che non ci sia una legge che mi tuteli da una cosa così? Io il mio numero non l’ho dato a lui — scrive nel post —   Non ha il mio consenso per prendere i miei dati e usarli a mezzanotte con fini decisamente ambigui. Non l’ho neanche mai visto in faccia, quindi probabilmente si è andato a spizzare chi fossi su Facebook, oppure ci ha provato alla cieca (non so cosa m’inquieti di più)».
Valentina allora ha deciso di raccontare quanto successo su Facebook, chiedendo consigli su come procedere legalmente e cogliendo l’occasione per lanciare un appello: il sessismo esiste, e va combattuto anche e se soprattutto se arriva da parte di un agente delle forze dell’ordine.

(da “Giornalettismo”)

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COSA STA ACCADENDO DIETRO LE QUINTE: LA CRISI DI FATTO E’ APERTA

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI VUOLE I MINISTERI DI TONINELLI E DELLA TRENTA, COSI’ POTRA’ INDOSSARE ANCHE LA DIVISA CHE GLI MANCA, QUELLA DEI CARABINIERI… SE IL M5S NON SI PIEGA A FARE DA ZERBINO SI VOTA IL 13 OTTOBRE

La crisi, nei fatti, è aperta anche se non formalmente. Perchè la maggioranza di governo non c’è più. Si è liquefatta nel voto sulla Tav, col presidente del Consiglio assente, due esponenti del governo che, a nome del governo, danno indicazioni di voto diverse sul comportamento da tenere, Cinque Stelle e Lega che si votano contro sulle mozioni.
E il capogruppo leghista Massimiliano Romeo che, dopo aver limato il discorso con Salvini, annuncia che “ci saranno conseguenze”.
È chiaro che siamo a un punto di svolta della legislatura, in un clima di suspense e di terrorismo psicologico alimentato dal leader della Lega. Chiuso in un granitico silenzio, Salvini fa crescere l’attesa per il suo comizio serale a Sabaudia, dopo aver annullato, confermato e poi di nuovo annullato più volte tutti gli altri appuntamenti di giornata, come accade nelle giornate campali.
È lì che si capirà  che tipo di accelerazione vorrà  imprimere alle crisi, inedita nei modi e nei tempi, con le Camere chiuse per ferie e i parlamentari in vacanza.
Tutto racconta di un’ultima, estrema drammatizzazione, perchè è chiaro che così non è disposto ad andare avanti. È un cambiamento complessivo quello che chiede, anzi chiamiamolo col suo nome, l’umiliazione definitiva dell’alleato.
O cambiano (guai a chiamarlo rimpasto) uomini, toni complessivi, agenda dando priorità  ai cavalli di battaglia leghisti (autonomia, grandi opere, flat tax) o si vota. E la crisi sarà  aperta subito.
Ed è chiaro che, quando si parla di uomini, la richiesta è lo “scalpo” di Toninelli, il ministro no Tav bocciato dal Parlamento, e la Trenta, l’ostacolo al monopolio salviniano sull’intero comparto sicurezza. Così, oltre alle felpe della Polizia, potrà  indossare anche quelle dei carabinieri.
Ecco, o gli alleati, finora solo complici, si trasformano in zerbini, o, se giudicano le richieste inaccettabili, game over. E il capo della Lega chiederà  mandato agli italiani per fare, incassato tutto ciò che si poteva incassare in termini di crociata securitaria e tav, tutto ciò “che non ci fanno fare”.
È questo che sta accadendo in una giornata surreale, senza nessun incontro di governo convocato, nella assoluta latitanza del premier e nel terrore degli alleati appesi all’editto di Sabaudia.
Prima di capire ciò che può accadere, è bene spiegare il perchè di questa drammatizzazione l′8 agosto, che ruota attorno a una data: il 9 settembre, giorno in cui alla Camera si voterà  – è l’ultimo passaggio – la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari.
Non c’entra nulla la volontà  di autoconservazione della cosiddetta Casta che vuole difendersi le poltrone. Il punto è questo. Sulla carta il combinato disposto di questa riforma e dell’attuale legge elettorale favorisce Salvini perchè i collegi più ampi che si determinano producono una torsione maggioritaria, con soglie implicite che favoriscono il partito più grande.
Però Salvini ha capito che l’avvio dell’iter della riforma costituzionale (eventuale referendum e ridefinizione dei collegi) di fatto imbullona la legislatura per altri sei mesi. Non solo: ha capito che è, a quel punto, poichè la legge favorisce solo lui si aprirà  il dibattito su una nuova legge elettorale.
E in Parlamento in un minuto può spuntare una maggioranza per il proporzionale, la legge che in assoluto lo penalizza di più. Insomma, per la crisi siamo al più classico dell’“adesso o mai più”.
E se il 9 settembre spiega l′8 agosto, i giorni che verranno sono invece un’incognita sulle modalità  e sui tempi di una eventuale crisi, a Camere chiuse. C’è uno snodo, cruciale, che riguarda il ruolo del capo dello Stato.
I ben informati sostengono che, tra i Cinque stelle, circola la data del 13 ottobre, perchè evidentemente tutti si aspettano che le richieste di Salvini siano “inaccettabili”. Il che significherebbe, calendario alla mano, che le Camere dovrebbero essere sciolte entro il 20 agosto. Crisi, consultazioni, scioglimento in 13 giorni.
Tutto ruota attorno a una questione: se la crisi viene o meno “parlamentarizzata”, se cioè il capo dello Stato riterrà  necessario spedire il governo alla Camere per un voto di sfiducia o no.
Al momento sono troppe le incognite, a partire dal “che farà  Conte”, ma un fatto va registrato. Se un governo cade in Aula, di prassi, è quello stesso governo che, in carica per il disbrigo degli affari correnti, porta il paese al voto.
Cioè si va alle elezioni con Salvini al Viminale e quindi controllore di tutto il sistema di voto. Per andare al voto con un Viminale più “neutro”, a garanzia di tutti, è necessario che ci sia un “governo elettorale”, che traghetti il paese al voto.
E che dunque Conte non vada in Aula. Non è un dettaglio in questa precipitazione. Siamo al dunque. Scalpo o voto. Nessun contatto tra gli alleati. A metà  pomeriggio Salvini è a casa sua, nell’ora della scelta, senza parlare con nessuno. E l’assemblea dei Cinque stelle slitta alle dieci di sera. Quando sarà  chiaro il senso dell’editto di Sabaudia.

(da “Huffingtonpost”)

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I SOVRANISTI FINIRANNO PER FARCI CACCIARE ANCHE DALLE OLIMPIADI DOPO AVER VIOLATO LA CARTA OLIMPICA

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

TENSIONE ALLE STELLE CON IL CIO CHE INVITA IL GOVERNO A LOSANNA… LA LEGA VUOLE METTERE LE MANI ANCHE SUL CONI, FANNO GOLA LE POLTRONE E I QUATTRINI

Non può convocare, non ne ha il potere: ma il Cio dopo la letteraccia di ieri ha deciso di “invitare”, di “chiamare” il governo italiano a Losanna, a settembre.
Alla riunione ovviamente sarebbero presenti i tre membri Cio italiani (Malagò, Carraro e Ferriani) perchè il comitato olimpico internazionale tiene i suoi rapporti con i Noc, i comitati nazionali.
Se il governo rifiutasse l’invito, allora la situazione potrebbe precipitare. Dopo la sospensione di Kuwait, Ghana, India e Iraq adesso nel mirino del Cio c’è l’Italia, con le scelte del nostro governo che sono in netto contrasto con la Carta Olimpica.
Il presidente Thomas Bach ha avallato ogni riga scritta nelle quattro pagine della lettera inviata al Coni.
Non si tratta affatto di una “letterina” come sostiene il capogruppo della Lega al Senato, Romeo. E sbaglia Giorgetti quando dice che “i dubbi nascondono da un fraintendimento come dimostra la lettera del funzionario del Cio”.
Chi l’ha scritta, gode della massima fiducia del presidente Bach, non è certo un funzionario di secondo piano. Attenti, quindi, a non alzare troppo i toni. Il Cio potrebbe arrivare a sospendere il Coni, con tutte le conseguenze del caso (niente Tokyo 2020, mentre potrebbe tornare in ballo Milano-Cortina 2026) ma si aspetta adesso un “seguito costruttivo” alle sue sei osservazioni, molto dure e circostanziate, talmente dure che non se l’aspettava nemmeno chi a Palazzo H (funzionari o dirigenti, scelga Giorgetti…) segue da vicino quello che succede a Losanna.
Il summit di settembre potrebbe aprire però spiragli di sereno, dipende tutto dal governo italiano. Ci potrebbero essere correzioni, la legge delega al governo infatti prevede passaggi parlamentari e decreti attuativi.
Ma così com’è ha spaventato non solo il Cio ma anche, ovviamente, Malagò: che significa che il governo dovrebbe mettere mano al “riordino del Coni”? Non basta aver “inventato” Sport e Salute che di fatto ha spazzato via il Coni? Situazione ancora molto complessa e rapporti tesissimi fra Malagò e il governo. Già  non era amatissimo prima, figuriamoci adesso.

(da agenzie)

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COME DI MAIO HA “SALVATO” PERNIGOTTI ED “ELIMINATO” IL COTTIMO DEI RIDER

Agosto 7th, 2019 Riccardo Fucile

IN REALTA’ IL MARCHIO RIMANE AI TURCHI E I DUE RAMI D’AZIENDA SARANNO RILEVATI DA DUE IMPRESE DEL SETTORE SOLO SE IL GOVERNO CI METTERA’ UN FIUME DI SOLDI

Ieri i media hanno parlato del “salvataggio” di Pernigotti annunciato dal ministero dello Sviluppo guidato dal bisministro e vicepremier Luigi Di Maio e anche del decreto rider approvato dal Consiglio dei Ministri.
Il leader del MoVimento 5 Stelle, che non pubblica nulla da ieri sulla sua pagina Facebook perchè ha paura dei commenti sul decreto sicurezza bis e sulla TAV, ha però scritto che il cottimo è stato cancellato prendendosela con i giornali che pubblicano fake news.
E allora andiamo con ordine partendo dalla Pernigotti.
Come ha notato Phastidio, La Stampa di oggi ci ha spiegato i dettagli del presunto salvataggio di Pernigotti.
Il primo dato di fatto che va segnalato è che a dispetto di quello che c’è scritto nei bannerini dell’Ufficio Stampa, Fregnacce e Propaganda per Analfabeti Funzionali del M5S, Pernigotti non è ancora stata salvata.
Ieri è stato annunciato un accordo con due privati che rileveranno i rami d’azienda dei proprietari turchi, sì, ma soltanto se qualcuno ci mettei soldi.
Qualcuno chi? Noi, che domande.
La parola fine, però, arriverà  solo negli ultimi giorni di settembre: l’operazione è vincolata all’aiuto economico di Stato e Regione per ammodernare lo stabilimento, altrimenti non se ne farà  nulla. […]
«Stiamo studiando una newco con la Spes — dice Emendatori — ma sarà  fondamentale l’aiuto economico dello Stato poichè devono essere rifatti gli impianti, e non solo». Anche Antonio Di Donna, presidente del gruppo Spes, ricorda: «Il nostro impegno a Novi Ligure sarà  per dieci anni e dovrà  essere supportato da un impegno economico sia della Pernigotti sia della Regione e del Mise».
Se gli accordi andranno in porto, l’occupazione sarà  tutelata. L’azienda, no, almeno così come la si conosceva: lo spezzatino societario voluto dai Toksoz sta andando a compimento con la cessione della divisione «Ice & Pastry», che comprende la produzione e commercializzazione di basi e ingredienti per gelati e prodotti di pasticceria.
Alla Pernigotti la produzione è ripresa il 23 luglio in vista della campagna natalizia. La proprietà  turca ribadisce che resterà  titolare del marchio «Pernigotti 1860», «continuando la distribuzione e commercializzazione di cioccolato, praline, torrone e creme spalmabili». Queste ultime prodotte in Turchia ormai da anni.
Di tutto questo non c’è il minimo accenno nelle comunicazioni dell’Ufficio Circonvenzione di Elettore Incapace del M5S, sicuramente per una mera dimenticanza.
E ora passiamo al cottimo, sul quale Luigi Di Maio ci ha messo la faccia, dice.
E si arrabbia se qualcuno gli fa notare che dice fregnacce. O meglio, questo è ciò che dice l’Ufficio Fregnacce a Buon Mercato che pubblica sulla sua pagina Facebook:
Ora, si dà  il caso che questo sia il decreto rider licenziato ieri dal Consiglio dei Ministri, a quanto pare salvo intese, tenendo a mente che abolire una cosa significa che questa viene cancellata per sempre, non c’è più, non esiste e così via.
In ultimo, andrebbe segnalato che a dire che il cottimo non era stato abolito nonostante le promesse sono stati i rider torinesi e non i giornali. E questo, per oggi, è tutto. Speriamo.

(da “NextQuotidiano“)

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