Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile “IL MIO GOVERNO NON ERA IN SPIAGGIA, IL PARLAMENTO NON E’ UN MOLESTO ORPELLO”
“Ieri e questo pomeriggio è venuto a parlarmi Salvini il quale mi ha anticipato l’intenzione di
interrompere questa esperienza di governo e di andare a votare per capitalizzare il consenso di cui la Lega gode attualmente”.
Lo dichiara il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.
“Come ho già chiarito nel corso della mia informativa resa al Senato sulle inchieste russe personalmente non considero il confronto tra governo e Parlamento un molesto orpello del nostro sistema democratico ma la vera essenza della nostra forma di governo e in particolare di una democrazia parlamentare”.
“Confido che il passaggio parlamentare contribuirà a fare piena chiarezza sulle scelte compiute e sulle responsabilità che ne derivano”. “In Parlamento a tutti gli italiani dovremo dire la verità e non potremo nasconderci dietro dichiarazioni retoriche e slogan mediatici”, aggiunge.
“Non permetterò più che si alimenti la narrativa del governo che non opera, del governo dei no — ha aggiunto Conte — Questo governo ha parlato poco e fatto molto. Non era in spiaggia — ha proseguito il premier, in evidente riferimento alle cronache politiche degli ultimi giorni che hanno visto Matteo Salvini alle prese con feste in spiaggia — ha lavorato dalla mattina alla sera a beneficio di tutti gli italiani. Non accetterò più che vengano sminuiti la passione e la dedizione con cui tutti hanno affrontato l’impegno di governo e il cospicuo lavoro svolto dai parlamentari”.
“Spetterà a Salvini, nella sua veste di senatore, spiegare al Paese – continua Conte – e giustificare agli elettori che hanno creduto nella prospettiva del cambiamento le ragioni che lo portano a interrompono bruscamente” l’azione di governo.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile ZINGARETTI: “ORA TUTTI UNITI E PRONTI ALLA SFIDA PER SALVARE L’ITALIA”… RENZI: “CAPITAN FRACASSA HA PAURA DELLA LEGGE DI BILANCIO E DELLE INCHIESTE”
Salvini ha ufficialmente aperto la crisi di Governo e arrivano le prime reazioni da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle.
Alessandro Di Battista, su Facebook, attacca il capo politico della Lega: “Questo politicante di professione manda tutto all’aria per pagare cambiali a parlamentari terrorizzati dal taglio delle poltrone o agli amici del ‘suocero’ Verdini che se la fanno sotto per la riforma della prescrizione che entrerebbe a breve in vigore”.
“Il bello è che dirà in Parlamento che non si possono fare queste cose perchè quelli del 5 Stelle lo trattano male poro amore. Spettacolo da vomito – scrive infine Di Battista – di chi si è mascherato da protettore del Popolo ma che è schiavo del sistema”. Zingaretti vuole il voto anticipato: “Pronti alla sfida”
Il segretario del Pd “chiama a raccolta tutte le forze che intendono fermare idee e personaggi pericolosi”. E Renzi attacca il leader leghista: “Non ha avuto coraggio di fare la legge di bilancio ”
La crisi del governo Lega-5Stelle è stata ufficialmente aperta e si registrano le prime reazione, anche al di fuori dell’esecutivo. È Nicola Zingaretti a lanciare il suo Pd verso le elezioni nel caso di un voto anticipato: “Siamo pronti alla sfida. Nelle prossime elezioni non si deciderà solo quale governo ma anche il destino della nostra democrazia,della collocazione internazionale del nostro Paese”.
“Il Pd chiama a raccolta tutte le forze che intendono fermare idee e personaggi pericolosi – prosegue il segretario dei dem su Facebook -. Da subito tutti al lavoro,insieme,per fare vincere l’Italia migliore”. Lo scrive su Facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti.
Il segretario del Pd ha parlato anche ai microfoni di In Onda, su La7: “Come segretario del partito dico: questa volta, per prima cosa l’Unità . Cancelliamo la dimensione dell’Io e cominciamo a ragionare col noi per non far cadere questo paese nelle mani di Salvini. Io sono ottimista”. “Sono convinto che tutti i dirigenti di questo partito lo capiranno e si metteranno al servizio” ha aggiunto.
Oltre al segretario del Pd, anche Matteo Renzi, sempre su Facebook, attacca l’esecutivo gialloverde a poche ore dall’ufficialità della crisi: “Questo Governo ha fallito e ha fallito prima del previsto. Il tempo è galantuomo, la verità arriva. E bene abbiamo fatto a essere coerenti con le nostre idee, non solo sulla Tav. Capitan Fracassa non ha avuto coraggio di fare la legge di bilancio e ha troppa paura delle inchieste”. “Adesso tutti a spiegare casa per casa perchè grazie a Salvini l’IVA aumenta al 25% e i mercati ballano. La Lega Ladrona fa male all’Italia” scrive infine l’ex premier del Pd.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile E ANCHE L’OLTRAGGIO A PUBBLICO UFFICIALE E’ UN PASTICCIO PERCHE’ SI E’ TOLTA LA LIEVA ENTITA’… E’ COME AVER ANTICIPATO CHE E’ UN DECRETO DESTINATO A ESSERE DICHIARATO INCOSTITUZIONALE DALLA CONSULTA
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato, ma con due pesanti rilievi, contenuti
in una lettera inviata ai presidenti delle Camere e al premier Conte, il decreto sicurezza bis voluto da Matteo Salvini.
Anche in presenza di questo decreto, l’obbligo dei naviganti di salvare i naufraghi rimane tutto.
“Al di là delle valutazioni nel merito delle norme, che non competono al Presidente della Repubblica, non posso fare a meno di segnalare due profili che suscitano rilevanti perplessità ” scrive infatti il presidente Sergio Mattarella, “rimettendo – come si legge in chiusura della missiva – alla valutazione del Parlamento e del Governo l’individuazione dei modi e dei tempi di un intervento normativo sulla disciplina in questione”
La prima osservazione di Mattarella si riferisce all’ammenda amministrativa che arriva fino a 1 milione di euro per chi salva i migranti.
Mattarella fa notare che, per effetto di un emendamento, che ha modificato il decreto legge originario da lui firmato a giugno, la sanzione amministrativa pecuniaria applicabile è stata aumentata di 15 volte nel minimo e di 20 nel massimo, fino a un milione di euro per il comandante della nave che trasporta migranti. Una pena sproporzionata. Draconiana. In più la sanzione non risulta più subordinata alla reiterazione della condotta.
Inoltre il decreto non ha introdotto alcun criterio che distingua tra tipologia delle navi (una nave di contrabbandieri è una cosa, una imbarcazione di soccorso di Ong un’altra)
“Non appare ragionevole – ai fini della sicurezza dei nostri cittadini e della certezza del diritto – fare a meno di queste indicazioni e affidare alla discrezionalità di un atto amministrativo la valutazione di un comportamento che conduce a sanzioni di tale gravita”.
Al riguardo il Colle ricorda una recente sentenza della Corte costituzionale che dice che una pena così alta è paragonabile a una sanzione penale. E pertanto il decreto non rispetta “la necessaria proporzionalità tra sanzioni e comportamenti”.
Mattarella inoltre ricorda l’obbligo di rispettare i trattati internazionali.
Cita la convenzione di Montego Bay, richiamata peraltro dal decreto Salvini, che prescrive che “ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batta la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l’equipaggio e i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in condizione di pericolo”.
Insomma, resta l’obbligo di salvare le vite umane.
La seconda criticità si riferisce alla parte del decreto sulle manifestazioni e l’ordine pubblico.
L’articolo 16, lettera b del decreto – scrive il Capo dello Stato – rende inapplicabile la causa di non punibilità per la “particolare tenuità del fatto”, alle ipotesi di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e oltraggio a pubblico ufficiale “quando il reato è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni”.
In altre parole: il decreto non specifica una gradazione dell’ammenda.
Scrive Mattarella: “Non posso omettere di rilevare che questa norma – assente nel decreto legge del governo – non riguarda soltanto gli appartenenti alle forze dell’ordine ma include un ampio numero di funzionari pubblici, statali, regionali, provinciali, comunali nonchè soggetti privati che svolgono pubbliche funzioni, rientranti in varie e articolate categorie, tutti qualificati – secondo la giurisprudenza – pubblici ufficiali, sempre o in determinate circostanze. Tra questi i vigili urbani e gli addetti alla viabilità , i dipendenti dell’Agenzia delle entrate, gli impiegati degli uffici provinciali del lavoro addetti alle graduatorie del collocamento obbligatorio, gli ufficiali giudiziari, i controllori dei biglietti di Trenitalia, i controllori dei mezzi pubblici comunali, i titolari di delegazione dell’ACI allo sportello telematico, i direttori di ufficio postale, gli insegnanti delle scuole, le guardie ecologiche regionali, i dirigenti di uffici tecnici comunali, i parlamentari”.
Quindi, se un cittadino, in un momento di rabbia, manda a quel paese il postino per una raccomandata non consegnata rischia l’incriminazione per oltraggio a pubblico ufficiale, con una pena minima di sei mesi.
“Questa scelta legislativa impedisce al giudice di valutare la concreta offensività delle condotte poste in essere, il che, specialmente per l’ipotesi di oltraggio a pubblico ufficiale, solleva dubbi sulla sua conformità al nostro ordinamento e sulla sua ragionevolezza nel perseguire in termini così rigorosi condotte di scarsa rilevanza e che, come ricordato, possono riguardare una casistica assai ampia e tale da non generare “allarme sociale”.
Si fa inoltre presente l’incongruenza di non avere compreso i magistrati nei soggetti destinatari dell’oltraggio.
Scrive infatti il presidente della Repubblica: “In ogni caso, una volta stabilito, da parte del Parlamento, di introdurre singole limitazioni alla portata generale della tenuità della condotta, non sembra ragionevole che questo non avvenga anche per l’oltraggio a magistrato in udienza (di cui all’articolo 343 del codice penale): anche questo è un reato “commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni” ma la formulazione della norma approvata dal Parlamento lo esclude dalla innovazione introdotta, mantenendo in questo caso l’esimente della tenuità del fatto”.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile IL GIORNO DEL METROPOL HA VIAGGIATO IN AEREO CON CLAUDIO D’AMICO, IL COLLABORATORE DI SALVINI
Perchè il nome di Gianluca Savoini, l’uomo al centro dell’inchiesta della procura di Milano sui presunti finanziamenti alla Lega contrattati nell’ottobre 2018 all’Hotel Metropol di Mosca, non risulta nel database del ministero dell’Interno russo che registra gli ingressi dei cittadini stranieri?
È quanto emerge da una nuova rivelazione di BuzzFeed che ha condotto una inchiesta insieme a Bellingcat e a The Insider, nonostante siano stati appurati ben 14 viaggi di Savoini in Russia nel 2018.
Le possibilità , secondo la testata che ha pubblicato la registrazione dei colloqui al Metropol tra lo stesso Savoini, Meranda e Vannucci con tre persone di nazionalità russa, ci sono due solo possibilità : o il presidente dell’Associazione Lombardia Russia beneficia di uno status privilegiato (leggi è agente dei servizi russi), o i suoi dati sono stati cancellati ex post.
Secondo Buzzfeed, il database è compilato sulla base delle informazioni che i viaggiatori di nazionalità non russa sono tenuti a fornire prima di essere ammessi nel Paese. Savoini non ha risposto alla richiesta di chiarimenti in merito della testata Usa.
Allo stesso tempo, scrive Buzzfeed, sul volo che ha portato Savoini a Mosca per l’incontro del 17 ottobre al Metropol, sia su quello di ritorno c’era Claudio D’Amico, tutt’oggi membro dello staff del ministro Salvini.
Gianluca Savoini si è recato 14 volte in Russia nel 2018 e soltanto nelle tre settimane precedenti all’incontro al Metropol Hotel di Mosca ha compiuto tre trasferte nel territorio dell’ex Urss.
Lo rivela il sito americano Buzzfeed, che aveva pubblicato l’audio della serata del 18 ottobre, durante la quale l’uomo che storicamente tiene i rapporti con la Russia per conto di Matteo Salvini parlava di un presunto finanziamento da 65 milioni di dollari alla Lega prima delle elezioni europee.
Savoini era così di casa a Mosca, prosegue il sito statunitense, che le decine di viaggi compiute negli ultimi cinque anni non compaiono nel Database centrale per la registrazione degli stranieri.
In base alla legge russa, tutti i non residenti che arrivano in Russia sono obbligati a comunicare alle autorità una lunga serie di dati come il numero del visto, gli estremi del passaporto, l’aeroporto e l’ora di entrata e uscita dal Paese compilando “carte di atterraggio” che poi vengono registrate nel database elettronico, chiamato il “database dei migranti” e gestito dal ministero degli Interni.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile DOVEVA ESSERE LETTO IERI SERA MA L’ASSEMBLEA E’ POI STATA ANNULLATA, COSI’ E’ STATO CONSEGNATO A MANO OGGI
Inadeguatezza di alcuni ministri M5s; scarsa collegialità e trasparenza nella decisioni; la
comunicazione, a partire dal rapporto con la stampa, da rivedere completamente.
I senatori M5s, mentre il governo gialloverde affronta le ore più difficili dal suo insediamento, hanno consegnato un documento in busta chiusa al capo politico Luigi Di Maio.
Il testo, diviso in punti, è stato votato dalla maggioranza degli eletti 5 stelle a Palazzo Madama: il piano era di consegnarlo al leader durante l’assemblea congiunta, ma visto che il confronto è stato annullato e rinviato a data da destinarsi, hanno deciso di farglielo avere tramite il capogruppo.
“E’ il bilancio di un anno e in un momento così difficile è importante capire dove si è sbagliato per ripartire più compatti”, è il ragionamento di alcune fonti a ilfattoquotidiano.it. Del documento per ora ne esiste una sola copia ed è quella arrivata nelle mani di Di Maio.
Ministri e sottosegretari sotto accusa. Ma pure i decreti blindati e mai discussi
Non è una novità in casa 5 stelle che serva una riorganizzazione. Lo ha detto il capo politico, che da settimane sta girando l’Italia per parlare con la base, ma lo hanno detto a più riprese anche gli eletti.
Il problema, spiegano dal fronte parlamentare, è che in questo anno è mancato troppo spesso il confronto con chi siede alla Camera e in Senato, pattuglie consistenti che sono state ridotte a semplici passacarte di provvedimenti decisi dal governo. Nel documento si scrive proprio questo: intanto il fatto che le leggi arrivino blindate in Aula, sotto forma di decreti, e nel peggiore dei casi viene messa la fiducia.
I senatori lamentano i pochi contatti con ministri e sottosegretari e, è scritto testualmente, mettono sotto accusa “l’inadeguatezza di alcuni di loro” che in questi mesi hanno dimostrato incapacità nel gestire l’attività di governo.
Non è la prima volta che lo dicono e ora, mentre l’ipotesi rimpasto del governo gialloverde si fa strada, la critica è ancora più pesante: ci sono figure a cui sono stati affidati incarichi nell’esecutivo e che non si sono dimostrate all’altezza, dicono. In molti casi addirittura, i senatori sono stati costretti a rivolgersi ai loro ministri con interrogazioni che “non hanno mai ricevuto risposta”. Succede da sempre e capitava anche negli altri esecutivi, ma i 5 stelle, almeno su questo, pensavano che avrebbero marcato la differenza.
Più trasparenza nelle nomine pubbliche e cambiare il rapporto con i media. E ridiscutere il ruolo del capo politico
La poca collegialità delle decisioni è un altro dei punti chiave. I senatori si sentono esclusi, molte volte ignorati. E si arriva fino a chiedere di rimettere in discussione il ruolo del capo politico, che non può accentrare tutte le decisioni, ma dovrebbe condividerle il più possibile come è “nello spirito del Movimento 5 stelle“.
Al leader si chiedono anche delle riunioni periodiche con i gruppi in Parlamento per affrontare decisioni operative e di metodo: le assemblee congiunte sono “sfogatoi” che non portano a niente, dicono, e servono dei confronti reali in cui l’opinione delle truppe in Aula sia tenuta in considerazione.
Collegialità e trasparenza viene chiesta, è un altro degli elementi contenuti nel testo, anche per le nomine pubbliche: quello che avrebbe dovuto essere il metodo dei 5 stelle, secondo i senatori, non è stato utilizzato. Nessuno è stato coinvolto e ci si è ridotti di nuovo “a dover accettare le decisioni di pochi”.
Altro elemento cruciale su cui i senatori chiedono un cambio radicale è la comunicazione delle attività e il rapporto con la stampa.
E’ il ritornello che i 5 stelle ripetono da mesi, ma il problema è che nessuno è mai intervenuto seriamente per modificare la situazione. “Sbagliamo nel modo in cui raccontiamo i nostri risultati”.
E pure, spiegano, nelle relazioni con i media che vengono attaccati continuamente e anche senza motivo: si vada avanti nella legge per il conflitto di interessi, ma senza continuare a stigmatizzare i media come “male assoluto”. La gestione del caso Radio Radicale è solo l’ultimo degli esempi fatto dal gruppo.
Il documento entra nel merito però di molte altre criticità .
Ci sono i tempi troppo lunghi di discussione delle proposte di legge sulla piattaforma Rousseau: se si vuole il coinvolgimento effettivo della base nella vita politica del Movimento, il sistema deve dare la possibilità di avere confronti immediati o almeno più veloci. “Allo stato attuale, si parla di almeno due mesi per ogni proposta”.
C’è anche la richiesta di eleggere direttamente il capogruppo in Senato in tempi brevi: basta nomine dall’alto (in questo caso da Luigi Di Maio). E pure si chiede che venga fatta una separazione tra le cariche dirigenziali nel Movimento e i ruoli di governo.
Era uno dei propositi di Di Maio, finora non ha avuto grandi applicazioni.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile QUANDO SI TRATTAVA DI RACIMOLARE VOTI, ANDAVANO BENE I SELFIE CON LE “ZINGARACCE”
Pecunia non olet. E neanche i voti.
Nelle ultime settimane, tra le varie peripezie dialettiche (e non solo) di Matteo Salvini c’è stato lo sdoganamento dell’insulto a una donna rom (che lo aveva minacciato in un’intervista) definendola prima «zingaraccia» (anche attraverso un post social) e poi «fottutissima zingara» dal palco del comizio della Lega a Milano. Poi, perchè la rete non dimentica mai nulla, ecco sbucare dal recente passato del ministro dell’Interno una foto che risale alla campagna elettorale del 2018.
Ci troviamo in Molise, più precisamente a Santa Croce di Magliano (in provincia di Campobasso). Siamo nel bel mezzo della campagna elettorale per le Regionali.
Tra i vari incontri fatti dal leader Matteo Salvini, fresco del risultato delle elezioni Politiche del 4 marzo che hanno aperto le porte alla possibile alleanza tra Lega e Movimento 5 Stelle (che sarà concretizzata con il ‘Contratto del Cambiamento’ e con l’accordo per la guida congiunta dell’Italia), c’è anche quello immortalato da una fotografia che venne diffusa, qualche giorno dopo, dal giornalista de Il Fatto Quotidiano Antonello Caporale.
La ruspa a giorni alterni. Spesso e volentieri, anche nelle varie campagne elettorali, Matteo Salvini — prima della «zingaraccia» — ha ribadito il concetto di voler utilizzare quello strumento iconico per abbattere diversi campi illegali. Sgomberi, demolizioni. Tutto ribadito in più occasioni. Ma, quando c’è da tirar su voti, non c’è alcun problema.
Ed ecco che quello scatto dello scorso anno, durante la campagna elettorale in Molise, non c’è stato alcun problema a farsi scattare quella fotografia. Legittima, senza alcun dubbio. Stride con la narrazione che lo stesso ministro dell’Interno e leader della Lega ha portato avanti nel corso degli anni. Insultare tutti, poi far finta di nulla per andare a racimolare voti.
Missione compiuta, come già successo al Sud dopo aver cantato quel coro «Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani». Tutto nel dimenticatoio.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile “QUI I NERI NON ENTRANO”: PERSONALE DELLA SICUREZZA PICCHIA DUE CLIENTI E CACCIA UN RAGAZZO ITALIANO DI ORIGINE ETIOPE
Il personale della struttura ha picchiato dei clienti e impedito a un ragazzo etiope di entrare al “Cayo
Blanco” Sono questi, i due episodi principali che hanno portato il questore di Venezia a sospendere per 13 giorni la licenza dello stabilimento balneare di Chioggia.
Si tratta però della punta dell’iceberg, perchè il personale di di sicurezza della struttura si sarebbe reso responsabile di varie aggressioni.
Al Cayo blanco l’ultima violenza si è registrata sabto scorso: un uomo di 43 anni è stato dapprima spinto fuori dal locale e, dopo aver reagito, è stato colpito con calci e pugni da un buttafuori dello stabilimento.
L’uomo ha riportato la frattura di perone e mascella, ed ha avuto una prognosi di 30 giorni. Nello stesso locale, qualche giorno prima, riferisce la Questura, c’era stato anche un episodio di discriminazione razziale: il personale della sicurezza aveva impedito l’accesso ad un giovane ventenne italiano di origine etiope, perchè “chi ha la pelle scura non entra”, aveva denunciato poi il ragazzo ai Carabinieri.
Il giovane era in compagnia di altri amici quando era stato bloccato dal personale del Cayo Blanco, che gli ha aveva impedito di entrare che “non potevano entrare persone con la pelle scura”. I dipendenti dello stabilimento balneare avevano poi aggiunto che nel locale c’erano stati dei furti di cui erano sospettate “persone di colore”. Furti di cui però gli investigatori non avevano mai ricevuto denuncia.
Accertamenti congiunti del Commissariato di Chioggia e della compagnia Carabinieri di Chioggia Sottomarina hanno fatto emergere altre violenze avvenute nel locale: tra queste un’aggressione ad un avventore che aveva subito la frattura delle ossa nasali, con prognosi di 20 giorni.
La Questura riferisce che le violenze e le discriminazioni avevano generato un elevato allarme sociale, evidenziando “una non adeguata vigilanza del locale da parte del gestore”. Il comportamento del personale ha “pericolosamente minato diritti costituzionalmente garantiti quali la pari dignità sociale senza distinzione di sesso, razza, lingua e di religione”, che devono essere garanrtiti, in particolare, dai titolari di autorizzazioni di pubblici esercizi.
“Rappresentano pertanto – evidenzia il Questore – una preoccupante minaccia all’ordine e alla sicurezza pubblica, aggravata da aspetti di deriva razziale, in special modo se riferiti ad un luogo di ritrovo per un significativo numero di giovani”. Il provvedimento di sospensione della licenza è stato notificato stamane ai gestori dai carabinieri e dagli agenti del commissariato di Chioggia.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile VITTIME UN RAGAZZO LIBERIANO 18ENNE E UN MINORE SOTTO TUTELA
“Via negracci di m****”. Così una donna di circa sessantanni si sarebbe rivolta a due migranti, un 18 enne liberiano e un minore sotto tutela, all’uscita della Galleria d’arte moderna di Cagliari. L’episodio, di cui scrive l’Unione Sarda, è stato confermato all’ANSA dalla tutrice del ragazzo, un giovane proveniente dalla costa d’Avorio.
La donna, Elisabetta, 56 anni, ha in carico il ragazzo da marzo di quest’anno.
“Eravamo andati a fare un vista guidata alla Galleria d’arte moderna – racconta – quando siamo usciti, nei pressi dei giardini pubblici, una signora dall’altra parte della strada si è messa ad urlare cattiverie contro i due per il loro colore della pelle”.
“Stanno avvenendo spesso fatti di questo tipo che non riguardano solo le persone di colore: c’è un’intolleranza generalizzata e un clima veramente malato”.
“Noi stavamo riponendo in auto un monopattino che aveva una ruota sgonfia, quando abbiamo sentito le urla della donna che non ha smesso neppure quando le siamo andati incontro per cercare di farla desistere dal suo comportamento – ha aggiunto la tutrice -. Abbiamo anche minacciato di chiamare le forze dell’ordine, ma niente: la signora ha continuato ad inveire contro i due ragazzi e contro di me”.
Ora la questione verrà discussa in una delle prossime riunioni periodiche che si svolgono tra i tutori, i volontari, il garante e i rappresentanti della questura e del tribunale.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2019 Riccardo Fucile DI MAIO: “NON ABBIAMO PAURA DEL VOTO, MA SALVINI PRIMA VOTI LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI”
La nota che apre ufficialmente la crisi di governo arriva qualche minuto dopo le 20 di giovedì 8
agosto: agli italiani rimasti a lavoro mancano poche ore prima di andare in ferie per la fatidica settimana di ferragosto.
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio hanno appena lasciato Palazzo Chigi, Roberto Fico è sceso da Quirinale da un paio d’ore, quando Matteo Salvini diffonde un comunicato di cinque righe. “Inutile andare avanti a colpi di NO (in maiuscolo ndr) e di litigi, come nelle ultime settimane, gli Italiani hanno bisogno di certezze e di un governo che faccia, non di Signor No”, è l’incipit.
I toni e i concetti sono molto simili alla nota della Lega del pomeriggio, ma questa volta a parlare è direttamente il ministro dell’Interno. E lo fa dopo il faccia a faccia pomeridiano con il premier: un’ora e mezza in cui Salvini avrebbe confermato a Conte l’intenzione di tornare alle urne.
Ecco perchè Sergio Mattarella, dopo aver incontrato Conte all’ora di pranzo, ha convocato al Colle il presidente della Camera, tenendosi in contatto con quella del Senato: il capo dello Stato sapeva che la crisi sarebbe stata parlamentarizzata a breve.
Era quello che negli stessi momenti Salvini stava comunicando a Conte a Palazzo Chigi. Un vertice al quale Luigi Di Maio non ha partecipato, anche se si trovava fisicamente presente nella stesso immobile che ospita la sede del governo.
Che sarebbe stata crisi lo lasciava prevedere già nel pomeriggio una nota della Lega. “Il voto è l’unica alternativa a questo governo”, facevano sapere dal Carroccio. Tradotto: rivedere la squadra o tornare direttamente alle urne. I 5 stelle avevano replicato a distanza: “La nota è incomprensibile. Dicano chiaramente cosa vogliono fare. Siano chiari”. Ripetuto per tre volte, sperando di ricevere risposta.
L’obiettivo per il Carroccio è sicuramente quello di accelerare sui dossier e decidere le priorità , su cui, tra tutte, spicca la riforma della giustizia. È il dossier su cui i 5 stelle non possono e non potranno mai mediare (sarebbe stravolgere il vero pilastro del Movimento) e Salvini non è disposto ad accettare compromessi.
Senza dimenticare che il 9 settembre, fra meno di un mese, il Parlamento deve iniziare a discutere la legge per il taglio dei parlamentari: e anche su questo è difficile immaginare un’intesa.
Secondo il Corriere della Sera, il presidente della Repubblica è pronto a tutto, ovvero anche alle consultazioni estive e (in caso di fallimento) al voto a fine ottobre.
Intanto lo spread è tornato a salire a 210 punti base: la potenziale crisi di governo comincia ad avere un impatto sui mercati.
Ore 20.42 – Di Maio: “Chi prende in giro il Paese prima o poi paga. Noi pronti al voto” “Noi siamo pronti, della poltrona non ci interessa nulla e non ci è mai interessato nulla, ma una cosa è certa: quando prendi in giro il Paese e i cittadini prima o poi ti torna contro. Prima o poi ne paghi le conseguenze. Ad ogni modo c’è una riforma a settembre, fondamentale, che riguarda il taglio definitivo di 345 parlamentari. E’ una riforma epocale, tagliamo 345 poltrone e mandiamo a casa 345 vecchi politicanti. Se riapriamo le Camere per la parlamentarizzazione, a questo punto cogliamo l’opportunità di anticipare anche il voto di questa riforma, votiamola subito e poi ridiamo la parola agli italiani. Il mio è un appello a tutte le forze politiche in Parlamento: votiamo il taglio di 345 poltrone e poi voto”.
E Di Maio anticipa un argomento da campagna elettorale: “Salvini ha fatto cadere il governo per non ridurre i parlamentari”.
(da agenzie)
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