Destra di Popolo.net

RETROSCENA CRISI: RENZI APRE A DI MAIO PER UN GOVERNO DI TRANSIZIONE SU POCHI PUNTI

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

RECAPITATA IN VIA RISERVATA LA PROPOSTA: NON UN GOVERNO ORGANICO, MA ISTITUZIONALE, PRESIEDUTO DA FICO, PER PORTARE AL VOTO DOPO AVER APPROVATO LA FINANZIARIA, RIDOTTO I PARLAMENTARI E CAMBIATA LA LEGGE ELETTORALE

La notizia è pressochè un paradosso, ma ormai tutto è possibile nell’era della politica dell’instante senza memoria. Il paradosso del più fiero oppositore dei Cinque Stelle, e della prospettiva di un governo tra Pd e Cinque stelle, che ha recapitato a Di Maio, attraverso i suoi uomini, la sua “apertura” per scongiurare il ritorno al voto “ed evitare di dare l’Italia in mano a Salvini”.
Fonti degne di questo nome raccontano che Matteo Renzi ha comunicato, attraverso i suoi canali diplomatici, la sua disponibilità  a una soluzione della crisi che preveda un accordo tra Pd e Cinque stelle.
Quantomeno a provarci, sperimentando soluzioni creative, perchè in fondo la politica è l’arte del possibile soprattutto quando lo scenario che si prospetta è la comune rovina delle parti in causa.
La posta in gioco, questo è il senso del ragionamento, è davvero alta, basta leggere qualche sondaggio che dà  al centrodestra, nel suo insieme, quasi il 50 per cento dei consensi.
Numeri che annunciano la più grande slavina di destra della storia della Repubblica: Salvini a palazzo Chigi e una nuova maggioranza in grado di eleggere il successore di Mattarella, rispetto a questo Parlamento che invece dà  ancora ampi margini di gioco politico.
È una svolta istituzionale profonda che chiuderebbe un ventennio in cui il Quirinale, con Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella è stato un luogo di garanzia e anche tenuta democratica nei momenti più complicati.
È chiaro che il messaggio è stato accolto con un certo scetticismo, perchè il paradosso nel paradosso è legato al fatto che già  prima che nascesse il governo gialloverde, arrivati al dunque, l’ex segretario affossò una trattativa già  avviata.
Però, si sa come è la politica, nulla è per sempre. Racconta la fonte che la proposta, su cui avviare la riflessione, non è un governo organico tra due partiti difficilmente amalgamabili, il “partito di Bibbiano” e “i complici del populismo che, rispetto alla Lega, sono la stessa cosa”.
Solo qualche settimana fa, quando Dario Franceschini, fiutando l’aria che tirava, in un’intervista ha invitato a riflettere perchè “Cinque stelle e Lega non sono la stessa cosa” è stato travolto dagli strali renziani perchè “con loro mai”.
La proposta riguarda un accordo circoscritto, diciamo così “istituzionale”, di “transizione”, che riporti il paese al voto in modo ordinato, guidato dal presidente della Camera Roberto Fico con l’obiettivo circoscritto di approvare la manovra, scongiurare l’esercizio provvisorio, votare la riduzione dei Parlamentari e varare una nuova legge elettorale, perchè il combinato disposto di riforma costituzionale e Rosatellum imprime al sistema una eccessiva “torsione maggioritaria”.
Detta senza tanti giri di parole, un ritorno al proporzionale, che è il grimaldello per scardinare lo schema plebiscitario di Salvini e tornare alla grande manovra politica. Una legge che, sulla carta, raccoglie il consenso di tutti tranne Salvini.
È una mossa supportata da una capacità  di manovra ancora considerevole dell’ex segretario del Pd, che controlla ancora il grosso del gruppo al Senato, almeno una quarantina di senatori.
E non è un caso che, a metà  pomeriggio, i Cinque stelle hanno diramato una nota rispondendo a suocera (Salvini) perchè nuora (Renzi) intenda: “Caro Salvini stai vaneggiando, inventatene un’altra per giustificare quello che hai fatto, giullare. Questa storia di Di Maio-Renzi è una fake news di Salvini per nascondere il tradimento del contratto di governo e del Paese”.
E che poi, fonti ufficiali dei Cinque stelle, neghino in modo tranchant contatti con i renziani. Perchè, a momento non ci sono le condizioni, e l’attuale gruppo dirigente dei Cinque stelle è consapevole che un accordo di questo tipo apre una fase nuova nel Movimento, in termini di assetti.
Il punto è che, in entrambi i partiti, come è ovvio durante una crisi di questo tipo, è in atto un confronto ancora sottotraccia su voto e non voto, fatto di abboccamenti, giochi tattici, valutazioni, dopo lo shock di ieri.
E di un dilemma di fondo, perchè è vero che “non si può dare l’Italia in mano a Salvini” ma è anche vero che “un accordo di questo tipo regala a Salvini lo schema ‘popolo contro Palazzo’”.
Ecco, è una via molto stretta evitare che la crisi precipiti nel voto, perchè la paura non basta a costruire una strategia su una prospettiva, il governo Pd-Cinque stelle, non preparata e non costruita per tempo.
Dieci giorni, di qui a quando si voterà  in Aula e si apriranno le consultazioni, sono lunghi e consentono anche che cambi il clima, facendolo ruotare attorno al “pericolo Salvini,” però la politica ha una dinamica di fondo che rende oggettivamente difficile l’operazione, al netto dell’umore di diffuso timore.
Soprattutto perchè la posizione del segretario del Pd è granitica e, andando oltre i ragionamenti del gruppo dirigente, intercetta un altrettanto diffuso umore popolare: evitare di incollarsi una manovra di lacrime e sangue, scaricandone i costi sul fallimento dell’esperimento gialloverde e approfittare, subito, della crisi dei Cinque Stelle provando a intercettarne un elettorato in uscita, e certificando nelle urne i nuovi rapporti di forza.
Però, al primo giorno post-governo Conte, è iniziato il gioco attorno a ciò che fino a ieri sembrava scontato.

(da “Huffingtonpost”)

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LA PAGINA DI SALVINI PER LA PRIMA VOLTA PERDE FAN: MENO MILLE IN 12 ORE

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

ELETTORI DELUSI O MORISI CHE CACCIA CHI CONTESTA CON INTERVENTI CRITICI

Uno strano fenomeno sta colpendo la pagina fan di Matteo Salvini dopo l’assalto dei grillini nei commenti partito ieri sera e proseguito tutt’ora, a cui la crew che gestisce i social network del Capitano ha deciso di reagire pubblicando brutti banner: dall’inizio della mattina calano gli scritti.
Non è certo un crollo mastodontico (oggi pomeriggio sono meno di un migliaio) ma è significativo che in una pagina così seguita e sempre in crescita proprio oggi, dopo l’annuncio della sfiducia nei confronti del governo Conte, sia in atto un calo. Per spiegarlo ci sono fondamentalmente due ipotesi.
La prima è che ci siano tanti fans che tolgono il Mipiace dalla pagina perchè erano fans del Salvimaio ma attivisti grillini e dopo il Tradimento di Matteo non si sentono più in sintonia con il Capitano.
La seconda è che Morisi & Co. stiano bannando come se non ci fosse un domani i grillini che contestano tra i commenti.
Stamattina verso le 11 la pagina fan di Salvini contava 3 milioni 748mila e 123 followers; nemmeno un paio d’ore dopo i followers erano scesi a 3 milioni 747mila 963.
Più tardi, alle 14 e 15 di oggi, 9 agosto 2019, i fans scendevano a 3 milioni 747mila 667. Non certo un tracollo, ma per una pagina abituata a guadagnarne molti di più ogni giorno vede una curiosa inversione di tendenza. È possibile che siano i grillini a togliere il mipiace, così come è possibile che invece il risultato finale sia frutto di un’attività  di moderazione con la mannaia piuttosto certosina.
Appena un’ora dopo i fans erano scesi a 3 milioni 747mila e 414. Ancora un calo che porta il totale dei fans persi a 824 in poco più di cinque ore. Una tendenza che è destinata sicuramente ad esaurirsi a breve, se si tratta di grillini delusi, o finirà  quando si stuferanno i moderatori.
Ma rimane comunque degno di nota che mentre i gruppi politici oggi litigano su chi, tra il MoVimento 5 Stelle e la Lega sia più vicino a un accordo con il Partito Democratico per fermarli, una parte della battaglia si svolge sui social network.
Dove finiscono le scene più cupe di un divorzio così difficile.

(da “NextQuotidiano”)

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SULLA PAGINA FB DI SALVINI PIOVONO CENTINAIA DI COMMENTI CONTRO CAPITAN FRACASSA

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

DA “TRADITORE” A “BUFFONE”, DA “GRAZIE PER L’AUMENTO DELL’IVA” A “SEI SCAPPATO PERCHE’ TEMI IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI”… MORISI IN DIFFICOLTA’: “SONO GRILLINI INFILTRATI”

«Torme di grillini che si fingono elettori della Lega si divertono ad infestare la pagina del Capitano: il suo social media manager Luca Morisi ha già  trovato un colpevole per i moltissimi commenti che hanno popolato la pagina facebook di Matteo Salvini criticandolo per la sua decisione di chiudere i conti con il governo Conte.
E in effetti in molti a Salvini gliele cantano forti e chiare: “Sei un buffone!…non so come la gente possa voltarti e ritornare nello schifo che c’era prima, io starò sempre dalla parte degli onesti i 5 stelle che mantengono con i fatti e non le fesserie che dici tu..”; “Grandissimo Presidente CONTE! Ti ha asfaltato e messo difronte alle tue responsabilità !Se il Governo del Cambiamento Giallo Verde cade è solo colpa tua e della Lega che NON volete il taglio dei parlamentari, il salario minimo, la riforma della Giustizia e della Prescrizione etcetc ma solo andare all’incasso elettorale!!!”; “Grazie per questo regalo, per il governo tecnico e per l’aumento dell’iva a gennaio! Complimenti per la perspicacia”.
E così, anche se Salvini ha il suo numero non indifferente di adoratori che gli testimoniano tutto il loro amore , il numero di commentatori che lo critica sulla sua stessa pagina è altissimo:
L’accusa più gettonata tra i commentatori è dare a Salvini del traditore perchè non ha mantenuto i punti del contratto e ha preferito scappare di fronte alle responsabilità . Se si andrà  davvero a elezioni, Salvini giocherà  un tutti contro tutti visto che nell’immaginario dei grillini sembra aver sostituito il PD.
Nei confronti del Capitano c’è odio perchè ha esaurito il sogno del MoVimento al governo. E se il piano di Salvini è davvero andare da solo alle elezioni, forse sarà  ancora più difficile vincere.

(da “NextQuotidiano”)

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LA BUFALA DI QUOTA 100: SOLO UN GIOVANE ASSUNTO OGNI TRE PENSIONATI

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

COME SALVINI VI HA PRESO PER IL CULO… IL RAPPORTO DEI CONSULENTI DEL LAVORO

Le politiche di pensionamento anticipato non si traducono necessariamente in maggiore occupazione giovanile. In un mercato del lavoro rigido e poco flessibile come quello italiano, infatti, il ricambio generazionale avviene solo per lavori poco qualificati, mentre resta più difficile per quelli più qualificati.
È la fotografia scattata da un rapporto dei Consulenti del lavoro, che avverte anche come negli ultimi 23 anni si siano persi 3,3 milioni di giovani tra gli occupati.
In questo quadro anche Quota 100, la misura introdotta dal Governo giallo-verde per favorire il ricambio generazionale, rischia di non centrare l’obiettivo: nel 2019, secondo i Consulenti, solo un giovane ogni tre pensionati entrerà  nel mondo del lavoro.
Dal rapporto “Il ricambio generazionale dell’occupazione” dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, emerge come la sostituibilità  tra pensionati e giovani alla prima esperienza lavorativa è strettamente correlata alla professione e al settore economico: mentre per i lavori poco qualificati il ricambio è quasi assoluto e anche più economico, per professioni più qualificate l’uscita anticipata dei più anziani non favorisce l’ingresso di giovani.
In particolare, il maggior ricambio occupazionale si registra nelle attività  commerciali e servizi e non si presentano, invece, difficoltà  di ricambio generazionale in professioni come quelle di programmatori (+11 mila), disegnatori industriali (+9 mila), esperti in applicazioni informatiche (+7 mila), ma anche in professioni più tradizionali ma in espansione come i tecnici di vendita e distribuzione (+7 mila) e in professioni sanitarie riabilitative (+5 mila) come fisioterapisti, podologi, ortottisti e terapisti della riabilitazione psichiatrica.
Più complicata, invece, la sostituzione per quanto riguarda legislatori, imprenditori e alta dirigenza (-48 mila), professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (-48 mila), per impiegati (-27 mila), conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli (-45 mila) e per i militari (-3 mila).
Una situazione che rischia di aggravare il fenomeno tutto italiano che vede un mercato del lavoro in cui tra il 1995 e il 2018 si sono persi 3,3 milioni di giovani 15-34enni, mentre sono aumentati di 5,7 milioni gli adulti over 35
Non è destinata a migliorare le cose la misura introdotta dal Governo Conte: per effetto di Quota 100, osserva il presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro Rosario De Luca, “nel 2019 un giovane su tre pensionati farà  ingresso nel mondo del lavoro (circa 116 mila ragazzi under 30)”.

(da agenzie)

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APPLAUSI PER CAROLA ALLA TV TEDESCA: “SE MANCHERA’ UN CAPITANO PARTIRO’ DI NUOVO”

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

“BERLINO CI DISSE CHE DOVEVAMO REGISTRARE I PROFUGHI IN ITALIA”… “CHIEDETE A QUEGLI ESSERI UMANI COSA HANNO PATITO NELLE PRIGIONI LIBICHE PRIMA DI PARLARE”

La ex capitana della Sea Watch Carola Rackete parla per la prima volta alla tv tedesca Zdf in Germania e rivela nuovi particolari sull’attracco della nave a Lampedusa tra il 28 e il 29 giugno con 40 migranti a bordo.
Secondo la giovane tedesca, la Germania ha avuto una grossa responsabilità  nella decisione di far sbarcare i migranti in Italia: “Quello che è interessante nel nostro caso è che, un giorno dopo che avevamo fatto il salvataggio, la città  di Rottenburg si era dichiarata pronta a prendere i fuggiaschi. La città  del Baden-Wuerttemberg era pronta anche a mandare un bus finanziato da donazioni ma l’operazione avrebbe dovuto ricevere un permesso”.
Questa soluzione non fu possibile perchè “il ministro dell’Interno tedesco (Horst Seehofer) insistette perchè i migranti venissero registrati in Italia. Ciò vuol dire che una soluzione ci sarebbe potuta essere”, ha riferito al programma durante un’intervista del 7 agosto con la giornalista Dunja Hayali.
Non sembra essersi pentita della decisione di salvare i migranti: “Le conseguenze mi erano chiare (…) ma abbiamo scelto quella che per noi era la priorità  e per un capitano la priorità  sono le persone a bordo della nave. Le condizioni di salute dei naufraghi erano molto peggiorate e i medici ci dissero che dovevamo attraccare in porto”.
La giornalista ricorda a Carola alcune sue affermazioni durante un’intervista al Bild del 15 luglio in cui affermava che nei lager libici e nelle mani degli scafisti c’erano “mezzo milione di persone da salvare”. “Non pensa che debba esistere un limite all’accoglienza?” le chiede la Hayali.
E Carola risponde decisa: “No, a dire il vero”.
Dal pubblico arriva un applauso che le strappa un sorriso, la Capitana fa una breve pausa e poi riprende con la sua argomentazione: “La Germania e altri paesi europei hanno una responsabilità  storica per la situazione attuale e per le strutture di potere che lì si sono create. Dobbiamo assumerci quindi la responsabilità  di tirarli fuori dalla situazione in cui li abbiamo condotti”, afferma.
Molti in Germania non hanno condiviso la sua scelta e l’hanno accusata di favorire la fuga dei migranti e il business dei trafficanti. Ma anche a questa accusa la ex Capitana risponde prontamente: “Sarebbe interessante chiedere ai migranti stessi che cosa ne pensano di questa teoria. Chiedergli perchè fuggono. Le storie che ho avuto modo di ascoltare in prima persona raccontano di violenze, di schiavitù, di stupri. Credo sia questo il motivo per cui fuggono”.
Poi arriva una domanda sul futuro. “Potrebbe prendersi fino a dieci anni di carcere e ci sarà  una multa da un milione di euro per la sua nave. Ne è valsa la pena? Lo rifarebbe o ha intenzione di rifarlo in futuro?”, le chiede la conduttrice tv.
“Abbiamo bisogno di navi che portino avanti i salvataggi. Statisticamente meno navi ci sono più persone muoiono e il programma Frontex vuole in questo momento aumentare i droni invece delle navi, ma i droni non possono salvare nessuno”, spiega Carola.
L’ultima domanda della giornalista non lascia spazio a giri di parole: “Partirà  di nuovo?”.
La risposta della Capitana è altrettanto secca: “Se manca un capitano e non c’è nessuno pronto a salpare, allora sì, partirò senza dubbio”.

(da TPI)

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OGGI GLI PSICOPATICI RAZZISTI HANNO UN NUOVO NEMICO: RICHARD GERE, REO DI AVER PORTATO VIVERI A BORDO DELLA OPEN ARMS

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

INSULTI E AUSPICI CHE VENGA ARRESTATO

Non sono mancati gli insulti per l’attore Richard Gere che oggi si è recato a Lampedusa per attendere la spagnola Open Arms, con 121 migranti a bordo, salvati otto giorni fa e senza un porto sicuro in cui sbarcare.
Nella mattinata del 9 agosto, Richard Gere è anche salito sulla Open Arms per portare del cibo ai naufraghi e per dare un po’ di sollievo a delle persone che, ormai da diverse ore, hanno terminato i loro rifornimenti.
«Finalmente una buona notizia — scrive la ong sui social network -. Il cibo arriva a Open Arms e abbiamo un compagno d’equipaggio eccezionale».
I commenti all’azione di generosità  di Richard Gere — insieme a quella di Chef Rubio — non è piaciuta ai razzisti del web, che hanno immediatamente iniziato a commentare le gesta dell’attore americano.
Sia a corredo del tweet di Open Arms, sia nelle edizioni di tutti i giornali online che hanno dato la notizia, si moltiplicano le offese nei confronti di Richard Gere.
Secondo la maggior parte di questi utenti dei social network, Richard Gere sarebbe finanziato da qualcuno per fare questa «uscita promozionale»
C’è chi si augura il suo arresto in virtù del decreto sicurezza bis che Matteo Salvini ha fatto votare, qualche ora prima che si aprisse la crisi di governo.
Qualcuno lo definisce un «bollito in cerca di visibilità », mentre altri affermano: «ecco un altro coglione di turno che ha finito i soldi e cerca di recuperarli con l’immigrazione a spese degli italiani».
L’odio in rete non si ferma nemmeno davanti a un’icona del cinema mondiale che non sta facendo altro che compiere un gesto di solidarietà .
D’altronde lo abbiamo sempre detto: questa feccia cambierà  idea quando gli busseranno alla porta, questione di tempo.

(da agenzie)

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SAVOINI IN RUSSIA 17 VOLTE IN UN ANNO, PRIMA E DOPO IL METROPOL

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

IN ALCUNI CASI C’ERA ANCHE D’AMICO, IL CONSIGLIERE DI SALVINI…   E I RUSSI NON REGISTRAVANO I SUOI ARRIVI E PARTENZE, TRATTAMENTO RISERVATO A CHI OPERA PER LORO

Prima e dopo quella mattina d’affari torbidi nella hall dell’hotel Metropol di Mosca, Gianluca Savoini – consigliere e amico di Matteo Salvini – ha fatto su e giù decine di volte: Milano-Mosca e ritorno, per lo più, con puntate toccata e fuga di un giorno o due. Almeno 14 missioni nel 2018, e almeno tre quest’anno.
In molti di questi voli, accanto a lui c’era Claudio D’Amico, il consulente strategico di Salvini per gli affari internazionali. I loro nomi sono spesso insieme nell’elenco delle prenotazioni aeree divulgato ieri da un’inchiesta giornalistica internazionale che ha rivelato anche un altro bel mistero: Come fantasmi, i loro passaggi non lasciano tracce nelle registrazioni obbligatorie ai varchi aeroportuali. Nel database del ministero degli Interni russo, in cui i giornalisti dicono di avere spulciato, i loro nomi non ci sono.
L’ultimo capitolo di Moscopoli, la trattativa sul petrolio russo con cui la procura di Milano sospetta che la Lega volesse finanziare la corsa alle Europee, è firmato insieme da BuzzFeed, Bellingcat e dal russo The Insider. L’elenco dei voli a cui ha preso parte Savoini, spiegano i tre media, è “in un database online non indicizzato (cioè non accessibile con i motori di ricerca, ndr) con le prenotazioni online, utilizzato da dipartimenti russi per la sicurezza aziendale”. Dati che sono stati poi “incrociati con l’attività  social” dei protagonisti.
Per ogni viaggio vengono indicati la data e la rotta, la compagnia e il numero del volo. E si dà  prudentemente atto che sono prenotazioni e non voli. Ma è il mondo dei social a collocare poi effettivamente Savoini in Russia in molte date compatibili con le prenotazioni. Un assiduo, Savoini.
Nulla si sa del motivo di tutte quelle prenotazioni, di tutti quei voli ravvicinati, di quella lunga serie di blitz prenotati. Ma certo collima coi sospetti della procura di Milano: i magistrati che indagano sulla trattava del Metropol ipotizzano che il tentativo di portare a casa l’accordo sia durato molto più a lungo di una mattina di vodka e caffè nero nel lussuoso albergo dei misteri, il 18 ottobre. E Savoini, a Mosca, c’era.
Vola quasi sempre Aeroflot. Prima dell’incontro al Metropol, i viaggi si infittiscono. Eccolo il 21 settembre sul “Su2415” da Milano a Mosca, con ritorno il 24 sul “Su2404”. Riparte il 4 ottobre e rientra il 6.
Eccolo ancora a Mosca il 16, e il 18 – dopo la riunione al Metropol – riparte per Milano. Ma non passano neanche sei giorni e riecco il suo nome: decollo il 24, rientro il 28. Altri due voli a novembre, con puntata interna a Kazan (andata e ritorno in giornata, da e per Mosca, il 30 novembre).
E torna a Mosca a dicembre, a gennaio, a febbraio e a marzo di quest’anno. I tasselli dell’inchiesta giornalistica sono compatibili con quelli dell’inchiesta giudiziaria: la procura ipotizza una trattativa durata almeno fino a febbraio. L’ultimo volo scovato dai segugi dei media è il “Su2613” del 15 marzo, con rientro il 18 sul volo “Su2414”.
Il vice premier Matteo Salvini ha più volte preso le distanze dal suo amico ed ex collaboratore Savoini con un’alzata di spalle. Ma non può fare altrettanto con D’Amico, il suo consulente strategico cofinanziatore con Savoini dell’attività  economica di cui è stato direttore in Russia (la Orion Ltd): era con Savoini anche sul Milano-Mosca e ritorno di ottobre, alla vigilia e dopo l’incontro del Metropol. Ed era accanto a lui ameno un paio di volte quest’anno, e un altro paio prima del Metropol.
Eppure, nessuno dei due lascia le inevitabili tracce ai varchi obbligatori, quelli che registrano i dati di tutti gli ingressi e le uscite riversandoli nel “Database centrale per la registrazione degli stranieri” presso il ministero degli Interni russo. Evidentemente ricevevano un trattamento speciale.

(da agenzie)

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LO STRAPPO DI SALVINI COSTA 23 MILIARDI DI AUMENTI IVA

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

A RISCHIO QUOTA 100 E REDDITO DI CITTADINANZA

Al Quirinale l’alternativa è chiara da ore: tornare al voto farebbe scattare l’aumento dell’Iva e porterebbe per la prima volta l’Italia all’esercizio provvisorio.
Uno spettro che Sergio Mattarella cercherà  di evitare in ogni modo, consapevole che i margini di manovra sono ridotti al minimo.
Al di là  delle dichiarazioni di facciata e della Tav utilizzata come casus belli ad hoc, a far cadere il governo è l’impossibilità  di realizzare la legge di Bilancio promessa da Lega e 5 Stelle.
Per mantenere “quota 100” e il reddito di cittadinanza, nel Def si legge che servono oltre 113 miliardi in tre anni, quasi 38 miliardi solo per l’anno prossimo. Soldi che non ci sono come ha fatto chiaramente capire il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
A meno di non voler andare alla scontro frontale con l’Unione europea portando il deficit oltre il 3%, riducendo l’avanzo primario e spingendo alla stelle il debito. Aprendo la strada a una procedura d’infrazione.
Tradotto: Matteo Salvini non ha alcuna intenzione di prendersi davanti ai suoi elettori la responsabilità  non essere riuscito a portare a casa la flat tax, di non aver sterilizzato l’aumento dell’Iva e di non aver ridotto la pressione fiscale.
Insomma, per non doversi rimangiare la parola, il ministro dell’Interno ha deciso di lasciare la barca con la segreta speranza che qualcuno abbia il coraggio di fare una legge di Bilancio “lacrime e sangue” per approfittarne in chiave elettorale.
A dettare i tempi sarà  comunque il Quirinale che non ha alcuna intenzione di forzare i tempi del Parlamento. Motivo per cui difficilmente si voterà  prima del 27 ottobre: nelle migliore delle ipotesi il nuovo governo — se ci fosse una maggioranza chiara — potrebbe giurare a inizio dicembre, fuori tempo massimo per approvare la legge di Bilancio (è escluso che il governo in carica decida di vararla prima dello scioglimento delle camere).
Di conseguenza bisognerà  fare i conti con tutte le scadenze di fine anno. Per sterilizzare l’Iva servono 23 miliardi di euro: il ministro dell’Economia sarebbe in realtà  favorevole a un aumento selettivo dell’imposta per finanziare un taglio dell’Irpef, ma non è mai riuscito a convincere Salvini e Di Maio.
E così nel Def ha lasciato aperte tutte le porte: un governo in carica per l’ordinaria amministrazione non potrebbe disinnescare le clausole mettendo in crisi i già  deboli consumi.
Ma non c’è solo l’Iva a turbare i sogni del Quirinale. Dal punto di vista industriale rischia di saltare il salvataggio di Alitalia, mentre Atlantia può tirare un sospiro di sollievo perchè con ogni probabilità  non rischierà  di perdere la licenza sulle autostrade. Il vero nodo riguarda i mercati: “Per gli investitori internazionali non è più una questione di se l’Italia ristrutturerà  il debito, ma di come e quando questo accadrà . Si diffonde il comune sentire che il Paese sia spacciato” aveva detto al Festival dell’Economia di Trento l’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Lo spread è tornato a salire anche perchè a tenerlo sotto controllo, oltre alla Bce, erano le rassicurazioni di Tria che nella lettera alla Ue scrisse: “L’avanzo va migliorato gradualmente” tracciando così un sentiero gradito a Bruxelles. Con circa 150 miliardi di titoli di Stato da rifinanziare entro fine anno, l’aumento dello spread è destinato a tradursi in un nuovo salasso per le casse dello Stato.
La fine del governo oltre a rinviare sine die il taglio delle tasse mette — per l’ennesima volta — in pausa “l’opera di revisione della spesa pubblica con l’obiettivo di ridurre il rapporto fra spesa corrente e PIL e di aumentare la spesa per investimenti” come scritto nel Def. Per gli addetti ai lavori, la legge di Bilancio è un “provvedimento decisivo per il futuro del Paese”, ma nessuno sembra volersene assumere la paternità .

(da agenzie)

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“LA LEGA VOLEVA PORTARE IL DEFICIT AL 3,5%”: I GRILLINI SVELANO “LE DIVERGENZE NELLA MANOVRA”

Agosto 9th, 2019 Riccardo Fucile

“SALVINI VOLEVA IMPORRE UN SUO UOMO FIDATO AL MEF AL POSTO DI TRIA”

Le “divergenze sulla manovra” citate nella mozione della Lega nascono “dalla richiesta di Salvini di portare il deficit al 3,5%”. L
o affermano all’Adnkronos fonti di governo M5S, secondo le quali i 5 Stelle “non erano pregiudizialmente contrari. Ma, di fronte alle possibili resistenze del Colle e del ministro Tria, Salvini ha prima dichiarato la volontà  di rimuovere Tria e poi ha deciso di tentare di gestire in proprio la prossima manovra imponendo un suo uomo fidato al Mef” dopo il voto.
Secondo i calcoli leghisti, riferiscono le stesse fonti, servirebbero 23 miliardi per il disinnesco delle clausole, altri 4-5 miliardi per le spese indifferibili, 5-6 miliardi per la flat tax, al netto del taglio degli 80 euro del bonus Renzi. In totale 32-34 miliardi.
Partendo da un rapporto deficit-Pil tendenziale per il 2020 all′1,8% dopo l’assestamento (che tiene conto dell’aumento dell’Iva) e con una crescita stimata 0,7%, la manovra fatta tutta in deficit porterebbe quindi l’indebitamento al 3,5%.

(da agenzie)

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