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I REATI CONTESTATI DALLA PROCURA DI AGRIGENTO SONO PESANTI, TREMANO IN MOLTI, A COMINCIARE DA CUOR DI LEONE, DAL CAPO DI GABINETTO DEL VIMINALE E DAL PREFETTO DI AGRIGENTO

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

OMISSIONE E RIFIUTO DI ATTI D’UFFICIO, SEQUESTRO DI PERSONA… SI E’ DOVUTO SEQUESTRARE LA NAVE “PER EVITARE CHE IL REATO FOSSE PORTATO A ULTERIORI CONSEGUENZE”… SI RISALE A TUTTA LA CATENA DI COMANDO CHE HA IMPEDITO IL LEGITTIMO SBARCO DEI MIGRANTI DELLA OPEN ARMS

Si sblocca al 19° giorno lo stallo di Open Arms. La procura di Agrigento ha disposto il sequestro della nave ferma davanti a Lampedusa e l’evacuazione immediata dei 90 migranti ancora a bordo.
La decisione è stata presa al termine di un vertice tra il pm Luigi Patronaggio, che nel pomeriggio aveva fatto una ispezione sulla nave con uno staff di medici, e i vertici della Capitaneria di porto.
Quello disposto dal magistrato è un sequestro preventivo. Oltre all’inchiesta per sequestro di persona avviata nei giorni scorsi sulla base di esposti della ong spagnola, i pubblici ministeri hanno aperto un fascicolo a carico di ignoti per omissione e rifiuto di atti d’ufficio “per non avere risposto alle gravi condizioni di salute dei migranti”, secondo l’Adnkronos.
Il reato, previsto dall’articolo 328 del codice penale, punisce “il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità , deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni“.
Il sequestro, si apprende, è stato disposto “per evitare che il reato sia portato a ulteriori conseguenze“.
I magistrati stanno ricostruendo la catena di comando per risalire a chi ha impedito lo sbarco dei profughi che, dopo la decisione dei pm e la già  avvenuta notifica del provvedimento, verranno fatti scendere a terra nelle prossime ore.
La nave, invece, verrà  condotta nel porto di Licata, in provincia di Agrigento.

(da Il Fatto Quotidiano”)

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LA RICREAZIONE E’ FINITA, MATTARELLA FISSA TEMPI STRETTI, O UN ACCORDO O SI VOTA

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

IL CONTE BIS CON IL PD E’ GIA’ FRANATO… ZINGARETTI CHIEDERA’ UNA FORTE DISCONTINUITA’

Anche il calendario delle consultazioni al Quirinale, rapide e senza indugio, convocate per le prossime 48 ore, è indicativo.
Rivela la ferma volontà  da parte di Sergio Mattarella di mettere un punto fermo in questa crisi, a tratti surreale, perchè il paese non può permettersi traccheggiamenti e tempi infiniti che sposterebbero ancora più in avanti, in pieno inverno, la nascita di un nuovo governo chiamato ad affrontate l’annunciata emergenza economica.
Eccoli i tempi: primo giro entro giovedì sera, poi, se i partiti chiederanno qualche giorno per approfondire e definire uno schema serio di accordo, sarà  concesso, altrimenti varerà  un “governo elettorale” che abbia l’unico scopo di portare in modo ordinato il paese al voto.
Insomma, la ricreazione è finita.
Ed è chiaro che il capo dello Stato non si metterà  a orchestrare manovre per arrivare a un governo istituzionale, esercitando un ruolo non di arbitro, ma di regista di una operazione politica, per la quale mancano condizioni oggettive e convinzioni soggettive. Punto.
Il suo unico, vero, punto fermo è evitare un bis del 2018: consultazioni eterne, fatte di giochi tattici, finte aperture, trasformando il Quirinale nel set un infinito “doppio forno”, con Di Maio che inizia aprendo al Pd, poi si consuma il primo tentativo, poi magari procede a un nuovo tentativo con Salvini, una volta smaltito il trauma dell’intervento di Conte. Ipotesi neanche tanto peregrina, che pure c’è tra i Cinque stelle.
Chi ha una certa consuetudine col Colle è certo che Sergio Mattarella coltiva un certo “disincanto”, anche alla luce della giornata di oggi. La verità  è che non c’è ancora uno schema definito in campo che attesti l’esistenza di un negoziato degno di questo nome. Anzi, è già  caduta l’ipotesi di un Conte bis, l’illusione coltivata dai Cinque Stelle.
La pietra tombale è in quelle poche righe che il segretario del Pd ha affidato alle agenzie, appena finito il discorso del presidente del Consiglio, che pure si è “offerto” alla sinistra rimuovendo, come se calasse da Marte, l’anno “bellissimo” che ha certificato la sua subalternità  a Salvini (vai alla voce: migranti e sicurezza): “Discorso autoassolutorio”.
Due parole che anticipano la posizione su cui Zingaretti chiederà  mercoledì mattina mandato alla direzione del suo partito prima di salire al Colle, riassumibile anch’essa in due parole. Queste: “Profonda discontinuità ”.
In sintesi: il Pd, preso atto del fallimento dell’esperienza gialloverde, senza rimuovere quel che è accaduto — i dati economici, la regressione civile del paese, i provvedimenti varati – è disponibile a verificare se ci sono le condizioni per un governo con i Cinque stelle, a patto che si fondi su una rivoluzione copernicana delle logiche seguite finora. Detta in modo tranchant: non un “contratto”, sostitutivo di quello appena stracciato, col Pd che si limita a sostituire, con i propri ministri, i leghisti nella compagine di governo: o si riesce a fare un “patto politico” serio fondato su una cesura nei programmi e negli uomini, bene, altrimenti, se i Cinque stelle non sono disponibili, si vota.
Si sarebbe detto una volta: non governo a tutti i costi, non voto a tutti i costi.
E se dunque Conte, garante di quel contratto prima del j’accuse di oggi senza neanche l’abiura (“non rinnego nulla di quel che ho fatto sui migranti”) non può essere la figura per palazzo Chigi è chiaro che il “rinnovamento” dovrà  riguardare anche il resto, o comunque una parte, della compagine di governo che è stata al governo con Salvini. Ecco uno dei punti che già  stressa l’ipotesi di negoziato.
L’altro, nient’affatto irrilevante, è il “fattore Renzi”, che della nuova maggioranza avrebbe la golden share numerica in Parlamento e politica.
Il suo discorso in Aula, il suo protagonismo mediatico, la sua accusa pesante di “connivenza” con Salvini di una parte del suo partito: tutto racconta che, dell’eventuale nuovo governo, pur non entrandoci sarebbe il dominus in grado di deciderne durata di vita e di influenzarne l’azione, perchè ha i numeri per condizionarne l’azione
Si spiega così lo scetticismo dentro il Movimento, alimentato dalle parole di Salvini su Renzi, la Boschi, Etruria, gli Arcinemici con cui i Cinque stelle vorrebbero allearsi e gli scandali che attesterebbero la definitiva perdita dell’anima.
Arrivati al dunque, Di Maio e altri, hanno toccato quanto sia rischioso il patto col diavolo che già  si muove come un soggetto politico autonomo.
E se, tra qualche settimana, Renzi consumasse la sua scissione? Accadrebbe che il suo partito diventerebbe il terzo socio della maggioranza, con Renzi leader e magari la Boschi capogruppo seduta ai vertici col Pd e Cinque stelle.
Ecco, voi capite perchè il capo dello Stato ha fissato un calendario stringente. Altrimenti il gioco rischia di diventare infinito.

(da “Huffingtonpost”)

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GIORGETTI: “NELLA LEGA NON C’E’ DIBATTITO, NON C’E’ DEMOCRAZIA, DECIDE UN CAPO”

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

LO SCHIAFFO DI CONTE, SALVINI CHE REAGISCE MALE, CRITICHE INTERNE AL CARROCCIO

Lo schiaffo inatteso da parte di un premier, Giuseppe Conte, che “se mi credeva un cretino avrebbe potuto dirlo 14 mesi fa”.
Quando esce dall’aula, dopo l’ennesimo gancio sferratogli dal presidente del Consiglio (“Hai mancato di coraggio”), Matteo Salvini ha il volto scuro, è nervoso, forse rassegnato dal fatto che un governo nascerà .
Non si aspettava, certo, tutta queste serie di accuse da parte di Conte. “Pericoloso, autoritario, adesso anche poco coraggioso? Bastava il Saviano di turno per questa sequela di insulti, non il premier”, dirà  a più riprese davanti ai cronisti che lo bombardano di domande.
Su tutte le questioni: dall’apertura di una crisi nel bel mezzo di ferragosto, al perchè non ha ancora lasciato il Viminale e ritirato la delegazione ministeriale nonostante volesse tornare al voto.
Sia come sia il Capitano della Lega non immaginava questo finale di scena. Vero è che il gotha leghista lo aveva avvertito nel corso della riunione del mattino: “Guarda che Conte ti insulterà ”.
E lui a tranquillizzare e a replicare con, “risponderò con il sorriso”. E infatti nel corso delle comunicazioni dell’inquilino di Palazzo Chigi, ogni qualvolta che i leghisti borbottavano, Salvini li invitava al silenzio.   Segno che, come confida un leghista di peso, “Matteo, fino all’ultimo c’ha provato a ricucire, a trattare con i grillini”.
Però alle 15 e 52 tutto crolla, tutto finisce. Non a caso subito dopo il dibattito   il vicepremier, mentre addenta un tramezzino, si lascia andare con alcuni fedelissimi in questi termini: “Quello di Conte è stato il sgarbo istituzionale perchè non si è trattato di comunicazioni, ma di un vero e proprio sfogo”. E ancora: “Non mi sopportava, eppure è rimasto lì 14 mesi. Non pensavo avesse tutto questo odio dentro”.
Nel Salone Garibaldi del Senato le truppe di Salvini sono spaesate. A questo punto le elezioni appartengono alla sfera dei sogni.
Non pensavano che andasse a finire così. “Sapevamo che c’erano in corso delle operazioni fra Pd e cinquestelle ma confidavamo nella tenuta di Zingaretti. Certamente la mossa comunicativa di Renzi ha avuto un impatto”.
Qualcuno, seppur sotto la cautela dell’anonimato, mette in discussione l’atteggiamento ondivago del Capitano. Che un giorno ha chiesto il voto, ma il giorno successivo ha lasciato intendere che la porta del dialogo con i cinquestelle era sempre aperta.
“Non è più lucido”, sussurra un senatore. Claudio Durigon è invece ottimista: “Vedrete che si torna al voto”. Ma anche oggi, nell’aula di palazzo Madama, l’arringa del Capitano è sembrata confusa, un sali e scendi di slogan, senza un filo.
Tuttavia a sera quando Conte sale al Colle Salvini riunisce alcuni soldati e   continua a sfogarsi: “Non abbiamo ascoltato idee. Dopo un anno di governo insieme, dunque, solo insulti dal presidente del Consiglio. Che delusione, se mal sopportava la Lega e me e preferiva il Pd poteva dirlo subito”.
Salvini sembra aver perso lo smalto di circa un mese fa. E lascia il Senato, rassegnato che adesso comincerà  un’altra sfida. Non invoca la piazza, ma confida nel Capo dello Stato.
Intanto Giancarlo Giorgetti sorride amaro quando gli chiedono se adesso si aprirà  o meno la resa dei conti: “Nella Lega non c’è dibattito, non c’è democrazia. Decide un capo”.
Segno che il processo al Grande Capo è solo rimandato.

(da “Huffingtonpost”)

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DENTRO IL M5S PREVALE LO SCETTICISMO SUL PD

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

IL PROBLEMA E’ RENZI CHE “AVREBBE POTERE DI VITA E DI MORTE” CONTANDO SULLA MAGGIORANZA DEI PARLAMENTARI DEL PD

Arriva Sergio Battelli, il trend setter dei deputati M5s davanti alla buvette, in un insolitamente sobrio abito nero: “È l’abito del funerale”, ironizza.
In aula al Senato va in scena il botta e risposta tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, fuori uno sparuto manipolo di groupie innalza un lenzuolo: “Conte l’Italia ti ama”.
E tra lo sciamare dei senatori e deputati in gita a Palazzo Madama si inizia a fare i conti con una realtà  più ostinata dei desiderata. “Il forno con il Pd si può riaprire”, si dice fiducioso il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva. Ma a microfoni spenti anche l’ottimismo dei big del Movimento si affievolisce
A nessuno è sfuggito un dettaglio che poi tanto dettaglio non è. Proprio prima che Matteo Renzi replicasse al premier in aula, la macchina del segretario del Pd diffonde una nota: “Non si auto assolva, dove era in questi mesi?”, chiede Nicola Zingaretti. “Lo vedi come fanno? – scuote la testa un senatore molto influente – Si marcano a vista, si fanno gli sgambetti, come facciamo a farci un governo?”
La war room di Luigi Di Maio è convinta: Conte non ci starà  a guidare un governo anche con il Pd. “Non sono un uomo per tutte le stagioni”, il messaggio fatto pervenire.
Un ulteriore punto di incertezza in una strada di per sè già  fitta di banchi di nebbia. Il premier stamattina ha salutato tutti a Palazzo Chigi, considerandolo il suo ultimo giorno. Ma al Colle la delegazione pentastellata lo riproporrà . Per ora.
Nella insolitamente ovattata sala Garibaldi di Palazzo Madama si fa fatica a muoversi, il caldo per la folla vince su qualunque aria condizionata.
Un piano di sotto un uomo molto vicino alla leadership 5 stelle fuma una sigaretta. E parla chiaro e tondo: “È difficile capirci qualcosa”. Si ferma a riflettere. “In questi mesi – riprende dopo una manciata di secondi – comunque alla fine decidevano in due: Di Maio e Salvini. Con il Pd sarà  il caos, e Renzi avrà  il potere di vita e di morte su qualunque tentativo in questo senso”
Il senatore di Rignano conversa nella galleria che collega l’aula al Palazzo dei gruppi. Il sole taglia in due le grandi vetrate che lo circondano, e illuminano il volto di Giancarlo Giorgetti che lo incrocia.
“In bocca al lupo”, lo apostrofa Renzi. “In bocca al lupo a te per il governo con Di Maio”, gli risponde il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. “Io al governo con Di Maio non ci vado”, la chiosa dell’ex premier.
Ecco il problema, ecco la grande contraddizione della strada che dalle 5 stelle porta al Nazareno: una trattativa che non preveda le punte del renzismo in qualsivoglia schema di esecutivo, ma che non possa fare a meno di imbrigliare Renzi e i suoi in una condivisione palese delle responsabilità . Avendo come interlocutore non il diretto interessato, ma Zingaretti e i suoi pontieri, tra i più scettici a esplorare la strada dell’accordo.
Di Maio al momento non esclude a priori nessuna ipotesi. Ma la convinzione è che la finestra per uno spericolato ritorno con la Lega si sia rimpicciolita fin quasi a chiudersi.
Ed è per questo che la partita vera si gioca con i Dem, con tutte le insidie del caso. Il gruppo parlamentare è fermamente schierato sulla linea dell’autoconservazione, i vertici del Movimento decisi a tentare la carta delle maggioranze variabili. Ma è la giornata del pessimismo, del “non ce la facciamo con il Pd”

(da “Huffingtonpost”)

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LA MELONI IN CONFUSIONE ACCUSA CONTE DI “DIFENDERE LA POLTRONA” SENZA CAPIRE CHE SI STAVA DIMETTENDO

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

MA PRIMA DI FARE POST ALLA CAZZO, NON POTEVA ALMENO ASCOLTARE COSA STAVA DICENDO CONTE?

Mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte continuava il suo intervento in Senato, Giorgia Meloni è intervenuta immediatamente sui social network per commentare le parole del premier.
E lo fa, come nel suo stile, a gamba tesa: «Intervento di Conte al Senato sulla crisi di governo. Mai una poltrona ha avuto il privilegio di essere difesa con un così aulico intervento».
Se da un lato Giorgia Meloni ha riconosciuto i toni elevati del discorso di Giuseppe Conte, dall’altro lato lo ha accusato di voler restare ancorato alla poltrona.
Peccato che il presidente del Consiglio abbia detto di voler salire al Quirinale, dopo aver ascoltato tutto il dibattito nell’aula di Palazzo Madama, per presentare le proprie dimissioni al presidente della Repubblica.
Vanificando in questo modo quella difesa della poltrona che Giorgia Meloni è stata prontissima a sottolineare nel suo tweet.
Le dimissioni di Giuseppe Conte sono state annunciate in aula: sarebbe bastato ascoltare quello che Conte stava dicendo per evitare una brutta figura.

(da “NextQuotidiano”)

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L’ACCUSA DI CONTE SUI RUBLI: “SALVINI NON HA CONDIVISO CON ME LE INFORMAZIONI SULLA RUSSIA DI CUI ERA IN POSSESSO”

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

FATTO GRAVE CHE NON SI SIA PRESENTATO A DARE SPIEGAZIONI IN PARLAMENTO, LASCIANDO AL PREMIER L’ONERE DI DIFENDERLO

Giuseppe Conte ha bastonato Matteo Salvini nel corso del suo intervento a Palazzo Madama. Quasi quarantacinque minuti di attacchi al leader della Lega e al suo partito, responsabili di aver posto fine inesorabilmente, ormai, a questa azione di governo.
Per questo motivo, Matteo Salvini si è seduto accanto a Conte tra i banchi del governo: per tenere sotto controllo l’azione dell’aula di Palazzo Madama che stava esprimendo il suo dissenso o il suo consenso al momento delle parole del presidente del Consiglio.
Giuseppe Conte ha attaccato, tra le altre cose, Matteo Salvini sulla questione Lega-Russia. Il presidente del Consiglio, infatti, ha detto che il ministro dell’Interno non si è comportato in maniera favorevole alle istituzioni lasciando andare da solo, in Senato, lo stesso premier per riferire, al suo posto, in merito alla vicenda sollevata da diverse testate giornalistiche, tra cui BuzzFeed (che ha pubblicato un audio di un collaboratore di Salvini, Gianluca Savoini, mentre stava discutendo con alcuni uomini d’affari in Russia, al Metropol di Mosca).
La frase più significativa di Giuseppe Conte è stata quella in cui ha affermato che Matteo Salvini non ha condiviso con lui le informazioni di cui era a conoscenza in merito alla vicenda Lega-Russia.
Proprio su questo passaggio, c’è stato l’unico rimprovero anche al Movimento 5 Stelle che, in quella occasione, aveva abbandonato l’aula in segno di protesta con la pubblica difesa che Giuseppe Conte era andato a rendere a Salvini.
Il fatto che il presidente del Consiglio si sia presentato, in sede pubblica, a dire che Matteo Salvini, sul caso Lega-Russia abbia delle informazioni che non ha condiviso con gli altri rappresentanti dell’esecutivo è molto grave.

(da “NextQuotidiano”)

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DI FRONTE A UNO SGANGHERATO SALVINI, CONTE HA FATTO LA FIGURA DELLO STATISTA

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

IL PREMIER DIMISSIONARIO HA SAPUTO SGANCIARSI DALLA RETORICA GRILLINA, DANDO UN RESPIRO EUROPEISTA AL SUO INTERVENTO… IL LEGHISTA HA DIMOSTRATO DI ESSERE INADEGUATO A RAPPRESENTARE IL CENTRODESTRA

Il discorso di Conte al Senato mi è piaciuto.
Da “uomo di diritto”, pur non lesinando qualche “bordata”, ha cavalcato ogni questione con equilibrio giungendo all’unica soluzione della crisi seriamente praticabile, preannunciando la presentazione delle proprie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.
Il dibattito Parlamentare potrebbe determinarne un’altra, di soluzione, ma soltanto in teoria, perchè la “maggioranza gialloverde” – come ampiamente dimostrato anche dalla mimica facciale e dai gesti consumati da Salvini durante l’intervento del Presidente del Consiglio – si è di fatto sgretolata.
Per mesi, gli esponenti di quella stessa maggioranza, hanno dichiarato che avrebbero governato per 30 anni. Fortunatamente, l’hanno fatto soltanto per 14 mesi: quanto bastava, peraltro, perchè l’Italia si ritrovasse, nuovamente, ad un passo dall’ennesima recessione.
Dalle parole di Conte, comunque, sono emerse significative differenze comportamentali e di visione, soprattutto in materia di “pubblica decenza”, di laicità  delle Istituzioni e del relativo contegno, di Europa e di rapporti nel mediterraneo.
Una nuova “mappa concettuale” è stata indicata, insomma. Una “mappa” poco incisiva in materia di investimenti e di sostengo al mondo produttivo, e molto “calda” sul versante dei diritti sociali, della ricerca e dell’innovazione.
Non penso che si andrà  a (ri)votare a breve.
Immagino che il Paese avrà  un nuovo governo e che quel Governo sarà  espressione di questo Parlamento. Nel qual caso, gridare all’inciucio, non sarebbe cosa degna, comunque.
L’attuale sistema, così come “sorretto” anche dalla stessa, vigente legge elettorale, prevede questa possibilità , ed un Presidente della Repubblica, al di là  del tatticismo praticato delle “squadre” in campo, non può fare altro che applicare – ed attenersi – alla Costituzione
Finchè il Parlamento potrà  esprimere una maggioranza, quella maggioranza (“politica”, “istituzione” o di “scopo”: chiamatela come volete) si assumerà  la responsabilità  di governare; “azione” che non significherà  mai comandare, ma “dovere di decidere”, con conseguente assunzione di tutte le conseguenze del caso, positive o negative che esse siano..
Si può essere innamorati della politica oppure no.   Si può ancora vibrare per certe questioni oppure no.   Fatto sta che certi momenti sono davvero forti, sia dal punto di vista emozionale che avuto riguardo al futuro di ciascuno di noi, future generazioni comprese.
Ascoltare, analizzare, studiare e riflettere, non sono un optional, e non dovrebbero esserlo proprio per nessuno…
Oggi pomeriggio, al senato, Salvini ha tenuto l’ennesimo “comizio”, sistematicamente scandito e sostenuto, peraltro, dai soliti, vergognosi gesti plateali.
Evidentemente, il Ministro dell’Interno, non solo non ha rettamente inteso quanto sia stata inadeguata l’azione del “suo governo” rispetto alle pregnanti esigenze del Paese, ma non ha nemmeno la ben che minima contezza di quanto sia stato – e sia – egli stesso inadeguato a rappresentare l’anima liberale e moderata del “area” di centrodestra, e sempre ammesso che ancora esista.
Per il leader della Lega è “una passerella” continua.   Che avvenga sulla spiaggia o in un’aula istituzionale poco importa: l’importante è consumare l’ennesimo show.
L’importante è provare ad acquisire consenso, ed anche al di là  delle idee.Questa politica, questo modo di fare politica, proprio non mi piacciono.
Alle prossime elezioni, se dovesse essere proprio lui il leader della colazione, se dovesse essere proprio lui il candidato Premier, il centrodestra, non lo voterò

Salvatore Totò Castello
Right Blu – La Destra liberale

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SALVINI BACIA IL ROSARIO IN SENATO, PER FORTUNA LA MADONNA LO HA MANDATO A CASA

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

ANCHE PILLON E FONTANA ESTRAGGONO SENZA RISPETTO IL ROSARIO IN AULA, LA CASELLATI COSTRETTA A INTERVENIRE: “NON SI ESPONGONO SIMBOLI RELIGIOSI IN AULA, SIAMO UNO STATO LAICO”

Oggi pomeriggio al Senato ci sono stati attimi di bagarre in Aulla durante il discorso di Matteo Salvini. Il vicepremier ha risposto alle critiche del Presidente del Consiglio Conte sull’uso dei simboli religiosi durante i comizi politici difendendo la sua scelta di mostrare e baciare il rosario (e in Vangelo) quando meglio crede.
A quel punto dai banchi della Lega il Senatore Simone Pillon ha estratto un rosario. Lo stesso ha fatto il ministro degli Affari Europei Lorenzo Fontana che ha tirato fuori una coroncina dalla giacca.
Immediatamente si sono levate le proteste
La Presidente del Senato Casellati ha ricordato che in Aula non si possono esporre simboli religiosi. Il motivo è evidente: la Repubblica italiana è uno Stato laico. Ma queste cose forse dalle parti della Lega non le sanno.
Dai banchi del PD qualche senatore ha urlato a Salvini, che nel frattempo stava di nuovo affidando il Paese e il Popolo italiano “al cuore immacolato di Maria” come già  aveva fatto durante i suoi comizi, qualcuno ha urlato al vicepremier “mostraci le stimmate”.
La senatrice Dem Monica Cirinnà  ha esposto un cartello su cui si legge qualcosa sul Mojito e un altro con la scritta: “La più bella notizia per tutti, non sei più ministro in spiaggia”.
Ma Salvini ha continuato imperterrito con la sua opera di convincimento dell’elettorato vetero-cattolico più oltranzista e conservatore citando Giovanni Paolo II “voi citerete Saviano io mi rifaccio ai miracoli di chi meglio credo” ha detto rivolgendosi al PD e ricordando le parole del Santo Wojtyla sulla fiducia che “bisogna meritarla con gesti e fatti concreti”.
E di miracoli ne serviranno un bel po’ se — come ha annunciato il ministro dell’Interno — Salvini farà  quella manovra da 50 miliardi di euro necessari per far ripartire la crescita. Soldi che Salvini e la Lega non hanno mai detto dove dovrebbero essere trovati.
Salvini ha concluso il suo intervento in Senato baciando un rosario, tirato fuori dalla tasca della giacca, mentre si diceva “orgoglioso” della sua fede cristiana.

(da “NextQuotidiano”)

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IL ROSARIO IN CALABRIA COME SEGNALE ALLA ‘NDRANGHETA: L’ACCUSA DEL PRESIDENTE DELL’ANTIMAFIA A SALVINI

Agosto 20th, 2019 Riccardo Fucile

SOLLECITATO DA 8 MESI, SALVINI NON SI E’ MAI PRESENTATO IN AUDIZIONE DAVANTI ALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA

“Matteo Salvini dopo che l’8 di agosto ha fatto sapere urbi et orbi che bisognava interrompere l’esperienza di governo ha avviato un tour, non un pellegrinaggio, incontrando cittadini a Isola Capo Rizzuto e Soverato, venendo contestato, ma soprattutto ostentando il rosario. Ora in terra di Calabria ostentare il rosario, votarsi alla Madonna, dove c’è il santuario cui la ‘ndrangheta ha deciso di consegnarsi significa mandare messaggi che uomini di Stato, soprattutto ministri degli Interni devono ben guardarsi dal mandare”: Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia e senatore scelto dal MoVimento 5 Stelle per il dibattito dopo le comunicazioni di Conte e la risposta di Salvini, getta il sasso della ‘ndrangheta in Senato
“Ma sicuramente è stato per ignoranza e non per intenzione (che lo ha fatto)”, conclude il parlamentare calabrese.
Morra ha poi fornito un altro attacco sul tema: “Il 7 agosto ho visto il ministro in Senato e gli ho chiesto quando aveva intenzione di farsi vedere in commissione antimafia. Gli ho detto che aveva il dovere e il diritto di venire e dire cosa aveva intenzione di fare per combattere le mafie, esattamente come scrive sui social. Mi ha risposto sarebbe venuto il prima possibile”, quindi “ha preso per i fondelli il parlamento e un ministro della Repubblica non puo’ prendere per i fondelli il parlamento e i cittadini”.

(da agenzie)

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