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LA RAI SOVRANISTA E’ UN FLOP: PERDITA DI ASCOLTI DEL 4%

Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile

CALO PER I TG DI REGIME, FA PIU’ INFORMAZIONE LIBERA MENTANA CON LA LA7

La Rai sovranista perde ascolti. E l’agosto del nostro scontento, quando Salvini ha aperto la crisi e la tv pubblica ha deciso di appaltare l’informazione su una questione molto sentita a La7 quasi fino alla fine, ha visto un’emorragia di audience.
Racconta oggi Emanuele Lauria su Repubblica:
Rispetto allo stesso mese del 2018, il prime time di Rai1 ha visto una flessione di oltre tre punti e mezzo mentre l’audience media dell’intera giornata è scesa di quasi il 2,4. Numeri che parlano da soli e che preoccupano ancor di più, perchè si trascinano da mesi: il segno meno caratterizza gli ascolti sin dall’inizio dell’estate.
E ciò accade contro ogni logica previsione: il confronto con il 2018 avrebbe dovuto portare un vantaggio alla prima rete Rai, visto che fra giugno e luglio dell’anno scorso Mediaset fu favorita dall’esclusiva sui mondiali di calcio in Russia.
Anche la media calcolata da gennaio conferma il trend sconfortante: Rai1, nel 2019, ha perso lo 0,49 per cento in prime time e lo 0,37 per cento degli ascolti lungo l’arco della giornata.
A risentire della crisi anche il Tg1: l’edizione delle 13,30, ad agosto, è scesa dal 24,22 al 22,17 per cento di share (-2,05) mentre quella delle 20 è passata, nel confronto con lo stesso mese del 2018, dal 26,44 al 22,37 per cento.
Questa ridda di numeri nasconde un’emorragia di spettatori, più o meno marcata, di quasi tutte le trasmissioni: dal flop di “Grand Tour”, il programma della showgirl di dichiarate simpatie sovraniste Lorella Cuccarini, al rallentamento del quiz show “Reazione a Catena”.
Sono in calo pure Unomattina Estate, “Io e Te” affidato a Pierluigi Diaco e più nettamente la “Vita in diretta Estate”.
L’eco degli insuccessi giunge in un settimo piano di via Mazzini svuotato dalla trasferta dei dirigenti a Venezia: con il presidente Marcello Foa e l’ad Fabrizio Salini, al Festival del Cinema sono andati il direttore generale Alberto Matassino, il capo staff Roberto Ferrara e il responsabile della comunicazione Marcello Giannotti.

(da “NextQuotidiano”)

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ZAIA: “TUTTI IN STRADA PRONTI PER LA RIVOLUZIONE”

Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile

VADA A DIRLO NELLA UNGHERIA DI ORBAN, COSI’ IL DANDY LO FAREBBE NELLE RINOMATE CARCERI MAGIARE… SALVINI ATTACCA PURE BERLUSCONI: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNO”: BRAVO, ALLORA FAI DIMETTERE LE GIUNTE REGIONALI DI CENTRODESTRA E VEDIAMO DOVE I SOVRANISTI VINCONO DA SOLI

È tornato a una festa di partito per la prima volta, Matteo Salvini, dopo la nascita del progetto giallo-rosso ed è subito partito all’attacco a 360 gradi: di alleati e avversari politici.
Ma è stato scavalcato dal solitamente pacato governatore veneto Luca Zaia che ha detto: “Vi aspetto tutti in strada e pronti per la rivoluzione. Le piazze devono essere piene. Ci vediamo prima a Pontida e poi a Roma”. Parole che provocano le proteste del Pd: “Eversive”.
Salvini intanto se l’è presa innanzitutto con i protagonisti del nuovo tentativo di formare un governo
Ma soprattutto manda un messaggio a Berlusconi, che è stato l’unico leader del centrodestra a presentarsi agli incontri con il premier incaricato Conte (a differenza di Meloni e dello stesso Salvini) e ha preso anche le distanze dai sovranisti: “Dico agli amici di Forza Italia che dicono ‘non dobbiamo andare avanti con la Lega’: messaggio ai naviganti: noi non abbiamo bisogno di niente e di nessuno”.
Immancabile l’accusa finale a Francia e Germania: “È un’operazione di poltrone teleguidata da Parigi e da Berlino”

(da agenzie)

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NEW YORK TIMES: “LA RESURREZIONE DI CONTE? OPPORTUNITA’ PER L’ITALIA”

Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile

FINANCIAL TIMES: “SALVINI ALL’ANGOLO DOPO UNA MOSSA SBAGLIATA”

Parla di «resurrezione politica» per il premier incaricato Giuseppe Conte il New York Times, che nella sua edizione internazionale dedica alla situazione politica italiana un pezzo di cronaca e un editoriale.
Nella ricostruzione dello scenario in corso, il corrispondente a Roma del quotidiano statunitense Jason Horowitz definisce «rimarchevole» sia l’alleanza «tra due forze politiche che si erano dette di tutto» sia «la resurrezione» di Conte che nel precedente esecutivo «non sembrava contare» ed era «messo in ombra» dal suo vicepremier Matteo Salvini.
Mentre adesso avrebbe «un’opportunità , come spera l’establishment europeo, di aiutare l’Italia a guarire le sue spaccature all’interno dell’Ue, ritrovare una briciola di responsabilità  finanziaria e tornare al tavolo dei leader europei».
Anche il Financial Times continua a tenere la crisi politica italiana in primo piano con due articoli in seconda pagina da Roma: uno di cronaca dedicato alle richieste del M5s per la nuova coalizione e l’altro incentrato sul leader della Lega Matteo Salvini, che per il quotidiano finanziario si troverebbe «all’angolo, dopo una mossa sbagliata». L’articolo mette in fila quelli che ritiene essere stati gli errori del leader della Lega, che per il quotidiano avrebbe sottovalutato la riluttanza del presidente Sergio Mattarella verso eventuali elezioni d’autunno, visto l’impegno della manovra, e la volontà  dei propri oppositori di mettere da parte le loro divergenze per restare in parlamento. Il leader del Pd Nicola Zingaretti, evidenzia ancora il Ft, aveva insistito più volte che in caso di caduta del governo si sarebbe andati a votare e «Salvini l’ha preso in parola, un ulteriore errore».

(da agenzie)

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AL SENATO LA BATTAGLIA DEI NUMERI PER IL CONTE 2

Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile

MOLTI I VOTI IN BILICO, PER ORA I SICURI SONO 166, NE SERVONO 161

Non bastano le trattative estenuanti sul ruolo di Di Maio e le intese ancora da trovare sui programmi. A Palazzo Madama, dove l’eventuale maggioranza giallo-rossa ha numeri più risicati rispetto a Montecitorio, le incertezze dei senatori sono ancora molte.
E in più c’è la minaccia della Lega, che è pronta a reclutare “frondisti”, soprattutto tra i Cinquestelle.
Sulla carta i giallo-rossi dovrebbero poter contare sui 51 senatori del Pd e 107 del M5S, che però scendono a 106. Infatti nel gruppo grillino già  sembra scontata la defezione di Gianluigi Paragone, ex direttore della Padania, che “bombarda” ogni giorno l’alleanza con il Pd.
La somma fa 157, cioè meno della maggioranza assoluta di 161. Sulla carta ci sono poi i 4 voti di Leu – al Senato nel gruppo Misto – che consentirebbero di raggiungere la soglia. Si tratta dei senatori Loredana De Petris, Pietro Grasso, Vasco Errani e Francesco Laforgia.
Ma ieri De Petris e Laforgia hanno avvertito: “I governi di coalizione si fondano su programmi condivisi e sulla pari dignità  dei gruppi parlamentari che compongono la maggioranza. È evidente che se il programma del nuovo governo viene scritto a quattro mani tra M5s e Pd, il perimetro della nuova maggioranza risulterà  differente da quello che è uscito dalle consultazioni del presidente della Repubblica e con il presidente incaricato”. Insomma, Leu vuole essere ascoltata nella trattativa.
Del Misto fanno parte anche due esponenti del Maie, eletti all’estero. Sono Ricardo Merlo – sottosegretario agli Esteri nel governo uscente – e Adriano Cario. Sono entrambi in posizione attendista, potrebbero astenersi. E poi c’è Emma Bonino, di +Europa. Anche il suo voto è tutt’altro che garantito:   “Non compro nulla a scatola chiusa”, ha detto.
Quindi ci sono i cinque ex pentastellati: Paola Nugnes, Saverio De Bonis, Carlo Martelli, Gregorio De Falco e Maurizio Buccarella. Nessuno di loro ha garantito il voto favorevole. Buccarella, espulso per una questione legata a versamenti, però ha sempre votato con i 5Stelle. Quindi la soglia potrebbe salire a 162.
Sempre nel Misto c’è poi Riccardo Nencini, del Psi. Ha parlato di “giudizio sospeso”, ma il suo voto dovrebbe essere favorevole. Ipotizziamo 163.
Dalle Autonomie sono attesi almeno tre voti: sì tra gli altri da Union Valdotaine – Albert Laniece – e poi Pier Ferdinando Casini e Gianclaudio Bressa e si sale a 166.
Mentre l’Svp per ora ha scelto di astenersi. Certo ci sono da considerare i possibili voti dei senatori a vita (in tutto 6), qualche eventuale contributo di Forza Italia.
Ma Conte dovrà  ancora faticare per garantirsi una navigazione tranquilla a Palazzo Madama. E sperare che le manovre della Lega restino senza esito.
Di sicuro il Carroccio è pronto a mantenere la guida delle commissioni parlamentari e a scatenare possibili controversie regolamentari per rendere più accidentato il percorso del governo.

(da “La Repubblica”)

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SONDAGGIO IPSOS: CON CONTE IL M5S HA 7 PUNTI IN PIU’, IL CAPO POLITICO ORMAI E’ LUI

Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile

LEGA IN CALO, RISALE IL PD, FDI SOPRA FORZA ITALIA… PAGNONCELLI: “SOLO CONTE PUO’ TRAINARE I GRILLINI, AVER ROTTO CON LA LEGA LO HA FATTO APPREZZARE”

L’effetto Conte porta 7 punti in più al Movimento cinque stelle (da 17,4 a 24,2%), mentre la Lega, accreditata al 31,8%, è in calo (era al 36 a metà  luglio) e il Pd cresce leggermente, arrivando a quota 22,3 per cento.
Nel centrodestra Fdi sale al 7,8% e sorpassa Forza Italia che scende al 6%.
E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio realizzato da Ipsos di Nando Pagnoncelli tra il 26 e il 29 agosto, in piena crisi di governo e pubblicato oggi sul ‘Corsera’.
Quello della Lega, rileva Pagnoncelli, ”è un calo sensibile, c’è un drammatico crollo di fiducia in Salvini, passato in poche settimane da un indice del 51 al 36, con una perdita secca di 15 punti”.
Come spiegare la grande crescita dei 5 stelle? Per il sondaggista è merito della ritrovata autonomia dei pentastellati dall’aggressivo partner di governo ma soprattutto merito del premier.
“Il presidente incaricato era passato indenne dalle fasi convulse della crisi, con una fiducia quasi immutata e una valutazione lusinghiera dell’operato in quelle contingenze. Oggi Conte è visto diffusamente come un esponente del M5S. Capitalizza quindi consensi per questa forza”, commenta Pagnoncelli.

(da agenzie)

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CONTE VA AL QUIRINALE PER UN COLLOQUIO CON MATTARELLA, POTREBBE RINUNCIARE

Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile

ANCHE LUI NE HA LA SCATOLE PIENE DEL RAGAZZINO VIZIATO CHE   CREDE DI ESSERE UNO STATISTA ED E’ ATTACCATO ALLA POLTRONA

Giuseppe Conte che sale al Quirinale per un incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella. La mattinata politica riserva questo faccia a faccia inatteso.
A conferma, probabilmente, che la trattativa per la nascita di un governo M5S-Pd vive una fase tesissima. Fonti parlamentari citate dall’Ansa parlano di un Conte “pronto alla rinuncia”.
Di sicuro il premier incaricato ha comunque avuto bisogno di fare il punto con il presidente della Repubblica che – come è noto – chiede tempi brevi per la soluzione della crisi e vorrebbe ottenere una risposta entro mercoledì sulla nascita del nuovo governo giallo-rosso.
Ma ora tutto sembra tornato pericolosamente in bilico. Conte è uscito in auto da Palazzo Chigi poco dopo le dieci ed è entrato subito dopo al Quirinale. Dunque, un colloquio lungo.
Confermato per ora l’incontro a Palazzo Chigi tra Conte e le delegazioni di Pd e Cinquestelle. Mentre il segretario dem Nicola Zingaretti scrive su Facebook: “La nuova fase ha già  fruttato 600 milioni di risparmi. Serve un governo di svolta”.
Sembrava fatta, poi il leader dei Cinquestelle Luigi Di Maio ieri ha alzato la posta e il Pd ha seriamente pensato di mandare tutto a monte.
C’è voluto l’intervento del premier incaricato Conte per provare a rassicurare i dem. Si riparte dunque questa mattina con un incontro tra le due delegazioni a Palazzo Chigi: M5S e Pd di nuovo a confronto con il premier incaricato Giuseppe Conte. Il vertice era previsto alle 9.30, è slittato a mezzogiorno.
Mentre il presidente dem, Paolo Gentiloni – da sempre scettico sulla partita giallo-rossa – twitta: “Accelerare servirebbe per chiudere”. Insomma, più i tempi si allungano, più la trattativa rischia di procedere in salita.
A complicare il quadro, Alessandro Di Battista che torna a boicottare il tentativo di Conte dicendo – a proposito dell’ultimatum di ieri di Di Maio: “Ha parlato da capo politico, come avrei fatto io”.
Certo la mossa piazzata da Luigi Di Maio al termine delle consultazioni con Giuseppe Conte – “sì ai nostri punti o meglio il voto” – non se l’aspettava nessuno negli ambienti Pd. Specialmente i toni da ultimatum – poi smentiti dai vertici M5S –   con cui il capo politico dei pentastellati è tornato a minacciare la via del mancato accordo e del voto anticipato. La tensione è talmente alta che, dopo le dichiarazioni del capo politico M5s a Montecitorio, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha annullato l’incontro che aveva in programma con lui.
Ma il problema sembra rimanere la dura presa di posizione di Di Maio e i paletti fissati dal vicepremier, anche sui temi come quello dell’immigrazione e del taglio dei parlamentari. Senza dimenticare la questione delle poltrone: per i Cinquestelle il premier Conte è super partes e dunque a loro spetta definire il vicepremier. Che, naturalmente, sarebbe proprio Di Maio. Posizione che non convince affatto il Pd, visto che a designare Conte è stato proprio il M5S.

(da agenzie)

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DI MAIO NEL BUNKER CON IL SUO MANIPOLO DI POLTRONISTI

Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile

IL SUICIDIO POLITICO DI UNA MEZZA CALZETTA

Rinchiuso nel suo bunker con i suoi fedelissimi. A leggere i messaggi che gli raccontano di un MoVimento 5 Stelle spaccato sull’ipotesi di governo con il Partito Democratico. E di un voto su Rousseau in salita.
Mentre il veto sul suo posto di vicepremier e ministro “di peso” resiste nonostante i tentativi di farlo saltare. Luigi Di Maio non viene dipinto come uno statista nemmeno dal Fatto Quotidiano, ormai, mentre lo spettro di una detronizzazione si fa sempre più reale man mano che i sondaggi danno in crescita Giuseppe Conte tanto da trascinarsi dietro anche il M5S.
Il declino della leadership del Capo Politico del M5S si vede nei commenti sempre più critici che compaiono sulla sua pagina facebook, che comincia a perdere fan come era successo a Salvini nei giorni dello scoppio della crisi e la sensazione è che stia segando il ramo su cui è seduto, visto che l’alternativa al ConteBis (o BisConte) sono le elezioni dove i grillini a questo punto dovrebbero anche spiegare perchè hanno detto no a un presidente del Consiglio così popolare dopo averlo difeso fino alla morte del governo con Salvini.
Tommaso Ciriaco su Repubblica dipinge così la situazione in un avvelenatissimo retroscena:
Tanto movimento, in queste ore, zero risultati. Di Maio sbatte i pugni, ma la sua stanza è insonorizzata. «Ho bisogno della vicepresidenza del Consiglio per tenere in mano il Movimento». Tutti si muovono per conto proprio, nel frattempo.
Ieri Alessandro Di Battista ha alzato il telefono e chiamato un amico del Pd. «Non l’avete ancora capito che tutti i nostri si sono convinti che dobbiamo far saltare tutto?». Lui appartiene alla schiera dei falchetti televisivi, ma gli altri? «Casaleggio ha dubbi», dice in giro Di Maio, per alzare il prezzo. Che è come dire: ha dubbi, a differenza di Grillo, Fico, Conte e di trecento parlamentari che vorrebbero il Pd.       [Opt out of Adyoulike ad targeting]
Ieri nel M5S il nervosismo era dettato soprattutto dalle cronache che raccontavano come il voto su Rousseau fosse un pro-forma visto che era tutto deciso. Questo è il motivo della nota pubblicata sul Blog delle Stelle che smentiva, senza nominarle, le voci dei parlamentari che sono in guerra aperta ormai con Di Maio. Ma la cosa, spiega Repubblica, non ha colpito più di tanto Di Maio:
Lo colpisce, semmai, il silenzio. Quello dei suoi parlamentari, degli amici. Pure chi tratta a suo nome con i dem glielo ha detto, «siamo a buon punto col programma, abbiamo anche ottenuto il taglio dei parlamentari a ottobre, basterà  calendarizzare la riforma elettorale». E invece niente, va in mondovisione a evocare il voto e stuzzicare lo spread. Una volta era lui a incontrare Confindustria e cardinali, ora Conte saluta il Papa, parla con la Merkel, twitta con Trump e si prende l’abbraccio di Landini. Una staffetta leale, potrebbe consolarsi Di Maio. Poi arriva la Frankfurter Allgemeine Zeitung e ci mette il carico da novanta. «Di Maio, politicamente indebolito da una serie di catastrofici risultati elettorali, è nominalmente alla guida del Movimento. Ma il capo di fatto ora è Conte». Anche domani niente macedonia.
Intanto, mentre la Merkel chiama per sponsorizzare il Conte Bis e l’uscita di ieri costa un miliardo in termini di spread, Di Maio deve fronteggiare la linea di Roberto Fico. Spiega Repubblica:
Il comportamento del capo politico ha tre possibili letture: alzare la posta per mettere pressione a Conte, facendogli capire che non può pensare di comandare senza passare dal M5S; alzare la voce per convincere la base, assai scettica, della bontà  del nuovo governo, vista la paura diffusa che Rousseau bocci il quesito («Quando facciamo il Movimento la base si infiamma!», scrivevano in una chat i fedelissimi del leader dimezzato); oppure tirare la corda per tornare a elezioni, visto che – e questo non è un segreto – l’alleanza coi dem per Di Maio è considerata una specie di evento luttuoso.
E intanto si parla di una nota firmata da molti parlamentari per sconfessare la sua linea. Di Maio è sempre più solo.

(da “NextQuotidiano”)

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DI MAIO IERI HA FATTO BRUCIARE UN MILIARDO AI RISPARMIATORI ITALIANI

Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile

IL SOLE 24 ORE: A CAUSA DELLE SUE DICHIARAZIONI PERSO UN MILIARDO MENTRE I TASSI ERANO IN CALO

I tassi in calo in asta prospettano per il 2020 bonus extra per quindici miliardi, ma le nuove tensioni e il rialzo dello spread di ieri ne hanno già  bruciato uno.
Il Sole 24 Ore, in un articolo a firma di Maximilian Cellino, spiega oggi che la brusca retromarcia effettuata dal mercato ieri pomeriggio e legata alle nuove tensioni fra Pd e M5S sulla formazione del Governo, che in Europa ha fatto chiudere in ribasso la sola Piazza Affari (-0,35%) e riportato lo spread fra Btp e Bund a 170 punti base, non riesce almeno per il momento a cancellare i passi avanti messi a segno dalla Borsa milanese e dai titoli di Stato italiani dal momento in cui è iniziata la trattativa per creare un nuovo esecutivo e scongiurare l’ipotesi di elezioni in autunno.
Proiettando ancora in avanti prossimo la medesima analisi è anche possibile ipotizzare che nel 2020 — nel caso le emissioni lorde si confermassero sui livelli complessivi di quest’anno, in base ai valori attuali dei tassi e quando si tiene conto che la scadenza residua del nostro debito si avvicina ai 7 anni — il «bonus» potrebbe addirittura sfiorare i 15 miliardi: oltre la metà  di quanto, per fare un esempio che in questi giorni viene sempre più spesso tirato in ballo, sarebbe necessario raccogliere per non far scattare le clausole di salvaguardia e il nefasto aumento dell’Iva.
Oppure, se si preferisce, più o meno l’ammontare minimo che, come ricordato su Il Sole 24 Ore di ieri, potrebbe alla fine essere necessario per condurre in porto la Manovra nel caso di un ipotetico «sconto» da parte della Commissione Ue.
Nel caso specifico dei titoli italiani è inoltre possibile appiattire ulteriormente quella sorta di «cuscinetto» rappresentato dallo spread, per andare magari a riavvicinare i tassi di Spagna e Portogallo ormai prossimi a zero anche sul decennale:
Esiste però anche il pericolo opposto, quello cioè di veder gonfiare di nuovo il differenziale per un ritorno di fiamma del rischio politico.
Se avessimo effettuato lo stesso calcolo ai tassi registrati nelle ultime ore della seduta di ieri, il bonus sul 2020 si sarebbe già  ridotto di circa un miliardo: più che un avvertimento da parte dei mercati.

(da agenzie)

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DI MAIO SPACCA IL M5S,VUOLE VICEPREMIER O VIMINALE, CONTE IRRITATO, PARLAMENTARI INCAZZATI

Agosto 30th, 2019 Riccardo Fucile

UN PARLAMENTARE GRILLINO: “SI PRENDA UN MINISTERO E LA SMETTA DI FRIGNARE PER UNA POLTRONA”

Esce nella sala della Regina della Camera con il volto scuro, Luigi Di Maio. È appena uscito dalle consultazioni con Giuseppe Conte. Fissa le telecamere, poi inizia a pronunciare parole dure. Snocciola un elenco di venti obiettivi programmatici. Sono ultimativi: “I nostri punti sono chiari. O entrano nel programma, o meglio che si vada al voto subito”. Gira i tacchi e se ne va.
Al Nazareno basiscono: “Che sta succedendo? Hanno problemi interni?”. Il punto è almeno in parte centrato.
Le ultime ore sono state di fuoco. “Così non la reggiamo Luigi”, gli hanno ripetuto tutti i più scettici all’alleanza con i nemici più invisi. “Devi alzare la posta”. Un fuoco di fila che ha visto uniti esponenti dal peso specifico considerevole nel suo partito, da Alessandro Di Battista a Paola Taverna, passando per lo stesso Davide Casaleggio. Il leader si fa vedere sorridente. Scende nel giardino di Montecitorio con i capigruppo Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli come se nulla fosse. Sorridono, si fermano a chiacchierare, poi vanno alla buvette. Pacche sulle spalle, un caffè per il vicepremier uscente, due spremute per gli altri.
Mentre sorride e se ne va ha già  pianificato la prossima mossa. Un rialzo del tiro che rimette tutto nuovamente in discussione. Almeno a parole, perchè nella sostanza i 5 stelle sono convinti che l’intemerata abbia puramente un valore tattico, da far pesare sul tavolo delle trattative.
“Hai visto? – spiega un uomo che ha consuetudine con il leader — Dario Franceschini e Andrea Orlando non hanno annullato l’incontro”. Si riferisce a un summit sul programma presieduto dal premier, al quale partecipa anche la delegazione 5 stelle. Peccato che qualche ora prima Nicola Zingaretti aveva fatto saltare il faccia a faccia in programma: “O chiarisce le sue parole o non si va avanti”. Le stesse che il duo Franceschini-Orlando riferisce ai capigruppo. Che non hanno la delega a cedere di un millimetro.
Conte è furioso: “Così si gioca a perdere tutti”, si sfoga con i suoi.
Si sentono con Di Maio, le posizioni non cambiano. Il capo politico M5s è irritato per la mediazione portata avanti dall’avvocato del popolo che prevede uno schema in cui nessun vicepremier sbarcherebbe a Palazzo Chigi.
Il passo indietro è inaccettabile, soprattutto dopo aver verificato che è praticamente impossibile nel gioco di incastri trovare una collocazione di peso per il leader. Che torna ad alzare la posta. Chiedendo per sè il ruolo di vice e un dicastero come il Lavoro. E facendo nuovamente circolare l’alternativa: gli Interni.
Una provocazione, un gioco ad alzo zero dopo che sull’ipotesi Viminale il Pd aveva fatto muro e lo stesso Conte aveva pubblicamente dato assicurazioni in tal senso.
Un messaggio chiaro: Se umiliate me umiliate tutti e tutto salta.
Da Palazzo Chigi si prova a riannodare il filo della mediazione, ma lo scontro tra i due esponenti 5 stelle è a un livello forse mai visto prima. Con Di Maio invitato dai duri e puri del suo partito anzitutto a ridimensionare Conte, definito afflitto dalla sindrome di “Napoleone” da uno dei partecipanti ai colloqui odierni.
E impegnato a dare un messaggio preciso alla recalcitrante base rousseauiana che dovrà  vidimare l’accordo. Ma anche alla ricerca di una collocazione per sè che non ne sminuisca il ruolo e lo standing all’interno dei 5 stelle.
A sera un influente fonte vicina a Roberto Fico risponde al telefono: “Ha incassato i dieci punti, ottenuto Conte. Ora il ragazzino che ha avuto tutto parla ancora. Siamo il Movimento orizzontale? Abbiamo a cuore il destino dell’Italia? Si prendesse un ministero e la smettesse di frignare per le poltrone”.
Un’altra grana all’orizzonte. Passare indenne il guado con il trascorrere dei giorni e delle ore diventa sempre più complicato.

(da “Huffingtonpost”)

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