Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
CECCARDI, FOA, D’AMICO E TANTI ALTRI CON STIPENDI FINO A 100.000 EURO L’ANNO PAGATI DAI CONTRIBUENTI
Matteo Salvini se ne va in ritiro a Pinzolo per stare con la figlia (che bravo papà ) e non si fa trovare al Viminale (che strano) per il passaggio di consegne con la ministro Luciana Lamorgese.
Al tempo stesso fa sapere tramite video che continua e continuerà «ad essere orgogliosamente il ministro, anche senza poltrone al Ministero, delle donne e degli uomini in divisa».
Ma da ministro senza poltrona (e papà ) come farà Salvini a pagare i conti del sontuoso staff della Lega?
Avevamo lasciato Salvini vicepremier e ministro dell’Interno con uno staff di tutto rispetto.
Lo troviamo ora leader della Lega e ci chiediamo — perchè siamo persone che si preoccupano — come farà a far quadrare i conti ora che lo staff se lo deve pagare da solo (con i soldi del partito) e non con quelli dei cittadini italiani.
È noto che lo staff che Salvini si era portato al Viminale (e a Palazzo Chigi) costava ai contribuenti all’incirca mille euro al giorno.
Nelle varie posizioni trovavamo i consiglieri del ministro Luca Morisi e Andrea Paganella, soci della Sistema Srl che si occupano della comunicazione di Salvini e che sono stati assunti con l’incarico di Consigliere strategico per la comunicazione e Capo della Segreteria e della Segreteria particolare di Salvini.
Il compenso annuo di Morisi era di 65mila euro, quello di Paganella di poco più di 85mila euro l’anno. A Morisi e Paganella rimane però il contratto da 170mila euro che la Sistema Intranet Srl ha stipulato con il Carroccio.
Nella segreteria di Salvini al Viminale lavoravano ancheo anche Cristina Pascale (30.000 euro) e Giuseppe Benevento(41.600 euro) e lo storico deputato leghista Luigi Carlo Maria Peruzzotti (41.600 euro).
Dal gennaio nell’organico era entrato anche Andrea Pasini, uno che scriveva che era meglio dar da mangiare ai propri figli che pagare le tasse e che poi grazie alle tasse pagate dagli italiani si è garantito un compenso da 41mila e rotti euro.
Leonardo Foa e gli altri che lasciano il Viminale
C’è poi lo staff dell’ufficio stampa e della comunicazione. Gente che in questi 14 mesi ha lavorato sodo, producendo i pregevoli contenuti social (come gli attacchi a studentesse e ragazzine) del sedicente Capitano, amministrando il gruppo Facebook Matteo Salvini Leader (gestito direttamente dallo staff salviniano) e creando i contenuti della propaganda ministeriale. Un lavoro duro ma ben retribuito, come si conviene.
A capo dell’ufficio stampa c’era Matteo Pandini (che ha anche curato una biografia di Salvini) con un compenso lordo annuo pari a 90mila euro, c’erano poi il figlio del Presidente della RAI Leonardo Foa, Fabio Fisconti, Andrea Zanelli e Daniele Bertana che percepivano un compenso annuo pari a 41.600 euro.
Per tutti viene indicato che svolgono anche un’altra attività : Collaborazione coordinata e continuativa presso Ente di natura giuridica privata “Lega per Salvini Premier”. Poveracci, sono dei CO.CO.CO. è così che Salvini dà lavoro agli italiani?
Se non altro sappiamo che non sono senza lavoro dopo che il Capitano ha fatto cadere il governo.
Anche i collaboratori di Salvini a Palazzo Chigi si trovano a dover lasciare l’incarico. Poco male per l’ex sindaco di Cascina Susanna Ceccardi che è riuscita a farsi eleggere all’Europarlamento. Ma mentre faceva il sindaco prima e l’europarlamentare poi (e ovviamente veniva pagata per farlo) la Ceccardi — ricorda la deputata PD Lucia Ciampi — aveva aveva anche un incarico di collaborazione presso l’ufficio del vicepremier, pari a 65mila euro annui per svolgere il ruolo di “consigliere per il programma di governo”.
Visto come sono andate a finire le cose e le tante promesse non realizzate verrebbe da pensare che non è consigliato poi così bene.
Un doppio stipendio da quasi cinquemila euro al mese che — scrive l’onorevole Ciampi — Ceccardi ha prima smentito e poi sminuito. Ma è sufficiente consultare il sito della Presidenza del Consiglio per scoprire la verità .
Da Palazzo Chigi se ne vanno anche Iva Garibaldi, protagonista del video di Tria portato via mentre risponde alle domande dei giornalisti, con un compenso da quasi 120 mila euro l’anno in qualità di Responsabile stampa del vicepremier (ma, va detto, svolgeva a titolo gratuito quello di Consigliere per la comunicazione istituzionale del Sottosegretario Giorgetti).
Lorenzo Bernasconi (classe ’87), un mese fa “supportava” su Facebook Salvini. Da anni è tra i più stretti collaboratori di Salvini e a Palazzo Chigi prendeva 100mila euro in qualità di Segretario particolare del vicepremier.
Last but not least tornerà ad occuparsi d’altro l’ex senatore leghista Claudio D’Amico Consigliere per le attività strategiche internazionali di Salvini balzato all’onore delle cronache per aver chiesto di far partecipare Gianluca Savoini alla cena di Stato in onore di Vladimir Putin.
Del resto D’Amico è il capo «sviluppo progetti» dell’Associazione Lombardia—Russia presieduta dall’ex portavoce di Salvini coinvolto nello scandalo del Metropol.
E rimane la domanda, ma ora i conti chi li paga?
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
IL COPASIR (ORGANISMO DI CONTROLLO) SPETTA ALL’OPPOSIZIONE… FAVORITO L’EX FINIANO PASSATO CON LA MELONI
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso di mantenere la delega per i servizi
segreti, cioè sull’Aise (sicurezza esterna), Aisi (sicurezza interna) e Dis (Dipartimento di coordinamento dei due servizi).
È lui insomma il master of spies. Si tratta di una notizia confermata ad Huffpost da fonti di Palazzo Chigi.
Si definisce così l’architettura del sistema di sicurezza nazionale con il nuovo governo. Adesso manca sola la nomina del nuovo presidente del Copasir (l’organismo di parlamentare di controllo) visto che il suo presidente nella nuova legislatura, il dem Lorenzo Guerini è stato nominato ministro della Difesa del Governo Conte Bis.
Per legge, la Presidenza del Copasir deve andare a una delle forze d’opposizione, ma è difficile che possa diventarlo Matteo Salvini, che ha appena lasciato il ministero dell’Interno, mentre la Lega presiede ben 11 commissioni parlamentari su 12.
Viste anche le questioni aperte del Russiagate e dei contatti del suo collaboratore di lungo corso Gianluca Savoini all’hotel Metropol di Mosca nell’ottobre del 2018.
Inoltre Salvini dovrebbe far dimettere uno dei suoi dal Copasir e rimpiazzarlo all’interno dell’organismo. Anche se ciò accadesse, va ricordato che il voto per il presidente avviene a scrutinio segreto.
Forza Italia, all’inizio della legislatura ha “optato” per la Presidenza della Commissione di Vigilanza Rai (per prassi, questa volta, “assegnata” all’opposizione).
Quindi, sembra tagliata fuori. Mentre in pole position è il senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, attualmente vicepresidente del Copasir.
I dem dovranno rimpiazzare Guerini con un loro deputato, all’interno dell’organismo, particolarmente delicato per le sue funzioni e regolato da strettissime norme di segretezza, visto che può chiamare in audizione oltre al presidente del Consiglio e ai ministri competenti, anche direttamente i capi dei tre servizi. E ottenere “informazioni sensibili”.
I vertici di Dis e Aise sono stati rinnovati alla fine di novembre proprio da Conte con la nomina dei generali della Guardia di Finanza Gennaro Vecchione e Luciano Carta.
Mentre il generale dei Carabinieri e prefetto Mario Parente, già in carica dal 2016, il 15 giugno 2018 era stato confermato alla guida del servizio segreto interno per un biennio, e non è stato toccato dall’avvicendamento di novembre.
Naturalmente, la diversa composizione politica del governo potrebbe portare ad alcuni pesi diversi all’interno delle strutture. Ma soprattutto c’è da sottolineare il mutato scenario internazionale per quanto riguarda le esigenze di sicurezza nazionale: dalle vicende del 5G (la golden power e i rischi collegati allo sviluppo delle tlc di quinta generazione) fino all’ultimo caso di spionaggio a danno degli Stati Uniti (l’arresto di una presunta spia russa a Pomigliano d’Arco, avvenuto il giorno stesso del giuramento del nuovo governo).
Forse, proprio a questo scenario internazionale di sicurezza, andrebbe ricondotto – secondo alcuni esperti di intelligence – l’endorsement via Twitter del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, al premier Conte.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
CHE TEMPISMO: COME DIPLOMATICO NON POTRA’ ESSERE CONVOCATO DAI PM CHE INDAGANO SULLA VICENDA
Andrey Kharchenko — uno dei tre russi che erano seduti al tavolo dell’hotel Metropol di Mosca lo scorso 18 ottobre — è entrato a far parte dello staff dell’ambasciata russa a Roma.
Kharchenko figura infatti tra i membri ufficiali del corpo diplomatico dell’ambasciata russa in Italia e a lui è assegnato l’incarico di «Primo segretario».
Il nome di Andrey Kharchenko è pubblicato nel Cerimoniale diplomatico della Repubblica, la lista ufficiale dei diplomatici stranieri. E l’accredito della Farnesina per il “terzo uomo” — come riporta il Corriere della Sera che è in possesso di un documento ufficiale — è datato 9 luglio 2019, vale a dire esattamente il giorno precedente alla diffusione dell’audio della trattativa al Metropol di Mosca da parte di Buzzfeed.
Al tavolo dell’hotel, i tre italiani e i tre russi stavano negoziando la potenziale compravendita di 3 milioni di tonnellate di petrolio da un’azienda russa all’Eni, anche se l’ente idrocarburi ha più volte smentito la notizia.
Lo stesso sito statunitense, autore dello scoop estivo, ha rivelato proprio qualche giorno fa di essere risalito all’identità di due dei tre partecipanti russi presenti al Metropol insieme a tre italiani: Gianluca Savoini — allora presidente dell’associazione Lombardia-Russia ed ex portavoce di Matteo Salvini — l’avvocato Gianluca Meranda e il bancario in pensione Francesco Vannucci.
Chi è Andrey Kharchenko
Azero di origine, 39 anni, Andrey Kharchenko è legato ad Aleksandr Dugin, filosofo e politologo sovranista in linea con Vladimir Putin. Se fosse a tutti gli effetti un diplomatico — come documentato dal Corriere della Sera — a questo punto Kharchenko godrebbe dell’immunità in Italia e dunque non dovrebbe necessariamente spiegare ai pm cosa ci faceva all’hotel Metropol di Mosca quel 18 ottobre 2018.
(da Open)
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Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
UNO DEI CELLULARI CONTIENE UNA CHAT CHE NON E’ STATA ANCORA DESECRETATA
Una chat segreta individuata, ma ancora non aperta, in uno dei cellulari sequestrati a Gianluca
Savoini, uomo di fiducia di Matteo Salvini, presente nell’hotel Metropol il 18 ottobre scorso nell’inchiesta sui presunti fondi russi da girare nelle casse della Lega.
E mentre le operazioni sospette sui conti del Carroccio sono al vaglio dei pubblici ministeri, il particolare è emerso durante l’udienza al tribunale del Riesame, come racconta oggi Il Fatto in un articolo a firma di Davide Milosa:
In sostanza, è stato detto, i cellulari non sono stati ancora riconsegnati a Savoini perchè la perizia forense su uno in particolare non è stata ancora completata. Il motivo è la chat che i tecnici non sono riusciti ad aprire. Dal contenuto dei messaggi, i pm puntano a ricostruire l’organizzazione dell’incontro al Metropol dove Savoini e compagni illustrano il piano per far arrivare i soldi alla Lega.
Se i giudici daranno ragione alla Procura bisognerà subito fissare un incidente probatorio dove, con tutte le parti convocate, sarà aperta la chat e ne verrà fatta copia.
Da quanto si è appreso, poi, l’analisi dei telefoni di Savoini non ha mostrato contatti diretti con l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. La cosa emerge su uno dei cellulari che Savoini aveva comprato da poco.
Un dato che certo non esclude il rapporto confidenziale tra i due.
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
I PAESI RIGORISTI CONTRARI A CEDERE LA CARICA ALL’ITALIA, URSULA VON DER LEYEN INVECE SAREBBE FAVOREVOLE…. LA PRESIDENTE UE UN’ORA A COLLOQUIO A BRUXELLES CON IL COMMISSARIO ITALIANO
Ci sono i Paesi del Nord Europa tra Paolo Gentiloni e la sua nomina a Commissario europeo per gli Affari economici.
Un’ora di colloquio stamane a Bruxelles tra l’ex premier italiano, candidato dal Governo ‘Conte 2’ per Palazzo Berlaymont, e la nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non ha sciolto tutte le riserve.
I paesi più rigoristi non vogliono cedere un dicastero così importante all’Italia, paese con un debito molto elevato.
Ma si scontrano con von der Leyen che invece ne avrebbe tutta l’intenzione, controbilanciando l’eventuale nomina di Gentiloni a successore di Pierre Moscovici con la conferma della delega all’euro per il falco lettone Valdis Dombrovskis, che resterebbe anche primo vicepresidente.
In ogni caso, sarà von der Leyen a decidere, sottolineano fonti europee. Lo farà entro martedì, quando presenterà tutta la nuova Commissione a Bruxelles, squadra che sarà messa ai voti dell’Europarlamento nella plenaria di ottobre.
Proprio in vista del test a Strasburgo, la presidente deve cercare un equilibrio che vada bene a tutti, in modo da non incontrare ostacoli al momento del voto.
Ecco, però l’idea di dare gli Affari economici all’Italia – che solo ieri era altissima nelle quotazioni bruxellesi, quasi fatta – incrocia ancora delle difficoltà .
Nonostante che da quest’anno persino la Germania potrebbe ritrovarsi a chiedere flessibilità per via della recessione in corso. Ma l’Italia ne ha già beneficiato e dunque la prospettiva che, con la nomina di Gentiloni, la Commissione sterzi verso una linea più flessibile e magari di revisione vera e proprio del patto di stabilità e crescita — che è l’idea del Conte 2 — non piace ai paesi più filo-austerity, i quali non si sentirebbero garantiti nemmeno dalla conferma di Dombrovskis come vicepresidente con delega all’euro. O comunque provano a premere.
Tanto che le caselle son tornate ballerine. Resta tutto aperto fino a martedì.
Secondo fonti francesi, a Parigi potrebbe andare il Mercato Interno e gli Investimenti. Opzione che evidentemente lascerebbe libera la Concorrenza per l’Italia, delega inizialmente promessa a Conte prima dell’estate — insieme a una vicepresidenza — ma negli ultimi giorni finita nel mirino di Emmanuel Macron (che deve risolvere il caso della fusione Alstom-Siemens bocciata proprio dall’Antitrust europeo).
Per Roma, a questo punto, resterebbe anche l’opzione Commercio internazionale, che ieri sembrava assegnato all’Irlanda. Martedì il verdetto.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
IL FONDO SATIRICO DEL DIRETTORE DEL “FATTO”
Marco Travaglio sul Fatto di oggi butta giù un elenco delle assurdità messe insieme dalla
politica italiana nell’ultimo mese che ha portato al ribaltone politico più curioso della storia:
“Ho visto un Grillo battersi come un leone per fare un governo con chi gli disse “Se vuoi fare politica, fonda un partito e vediamo quanti voti prendi”. Ho visto il Cazzaro Verde scaricato da Trump e pure da Orbà¡n, che gli preferiscono “Giuseppi ” (nel senso di Giuseppe-1 e Giuseppe-2). Ho visto gli spiaggiati del Papeete passare dai selfie e i mojito con Matteo ai vaffa e ai pernacchi a Matteo. Ho visto mezzibusti e dirigenti Rai molto digitali mettere i like su Facebook a Salvini e poi informarsi in giro se i like si possono cancellare. Ho visto una telegiornalista ottenere un programmino Rai perchè era in quota Lega e poi perderlo perchè è in quota Lega.N E ho visto Salvini che implorava i fan di chiamarlo ancora ministro (onorario? emerito?). A quel punto mi sono intenerito. I leghisti in erezione da up erano un filino inquietanti. Ma ora, in ammosciamento da down, costretti a cercarsi un lavoro e qualche hobby per il tanto tempo libero, fanno pena. I telefoni non squillano, i like scarseggiano, gli inviti in tv e a cena si assottigliano, le interviste diventano frasette liofilizzate in fondo al pastone dei tg. E chi prima millantava di conoscerli ora finge di non conoscerli. No, non può finire così. Il Fatto, sempre dalla parte dei più deboli, lancia la campagna “Adotta un leghista”. Se lo abbandoni in autostrada, il bastardo sei tu.
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
DURA PRESA DI POSIZIONE DI MARA CONTRO LE OFFESE AL NEO-MINISTRO: “DEMOCRAZIA E’ VOTARE CONTRO I SUOI PROVVEDIMENTI SE SARO’ IN DISACCORDO, NON INSULTARLA PER ABITO, ASPETTO E TITOLO DI STUDIO: VERGOGNATEVI”
“La ministra Teresa Bellanova ha dimostrato impegno e competenza fin dalla più giovane età “.
Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia, prende posizione contro gli insulti e le offese indirizzati al ministro Teresa Bellanova. “Combatterò i suoi provvedimenti quando mi troveranno in disaccordo, come la democrazia ci consente”, evidenzia.
“Si vergogni chi la insulta per l’abito, l’aspetto e il titolo di studio”.
La deputata di Forza Italia prende ancora una volta le distanze da quella becerodestra che non perde occasione per attaccare gli avversari politici non nel merito di provvedimenti su cui è lecito esprimere consenso o dissenso, ma scatenando campagne di odio e denigrazione per criminalizzare chi non la pensa come loro.
Non tutte le famiglie potevano e possono permettersi di mandare i figli all’Università , se la Bellanova a 16 anni è andata a fare la bracciante agricola per poi salire i gradini della scala sociale è semmai un merito, non certo una colpa.
A differenza di tanti fancazzisti mantenuti da famiglie benestanti che girano in Mercedes e si fanno di coca.
(da agenzie)
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Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
ATTACCHI BECERI E SESSISTI SUL VESTITO, SULL’ASPETTO FISICO E PERCHE’ A 16 ANNI E’ ANDATA A FARE LA BRACCIANTE NEI CAMPI NON ANDANDO OLTRE LA TERZA MEDIA PERCHE’ LA FAMIGLIA NON POTEVA PERMETTERSELO
Daniele Capezzone non ha molti argomenti per attaccare la neoministra delle politiche agricole
alimentari e forestali Teresa Bellanova.
Non può farlo sul titolo di studio, visto che neppure lui è laureato e il fatto che abbia conseguito la maturità classica (in un collegio privato, il Collegio San Giuseppe Istituto De Merode in Piazza di Spagna) dimostra semplicemente che a differenza della ministra non ha dovuto lavorare fin da giovanissimo per guadagnarsi il pane.
Ma evidentemente ieri Daniele Capezzone voleva unirsi a modo suo agli attacchi alla Bellanova.
La Bellanova essendosi spaccata la schiena facendo la bracciante agricola a 16 anni e avendo fatto la sindacalista e combattuto il caporalato (e la viceministra al MISE e la sottosegretaria al Lavoro) ha tutte le carte in regola per ricoprire l’incarico al Ministero.
Ma Capezzone ha trovato un modo più originale per farsi notare. Un tweet di due parole «Carnevale? Halloween?» a corredo dello scatto dell’ingresso della Bellanova al Quirinale per il giuramento davanti al Capo dello Stato.
Il significato del tweet è stato ben compreso da alcuni fan dell’ex esponente dei Radicali, Forza Italia, Popolo delle Libertà , Conservatori e Riformisti e Direzione Italia.
Il meccanismo è quello già collaudato da politici come Matteo Salvini: si lancia il sasso senza esporsi troppo e si lascia fare il lavoro sporco ai follower. Come quella qui sotto che scrive «agricoltura, giusto va bene a coltivare le patate, che se le magna tutte, sta grassona, è anche brutta e vecchia».
Oppure come tal Erika, dal profilo con la bandierina (ad indicare il suo essere orgogliosamente leghista e sovranista) che si limita ad un «carciofare ne abbiamo?». Come prevedibile il tweet di Capezzone ha dato il La ad una valanga di commenti sessisti e di insulti beceri.
Insulti nei confronti di una donna, per il suo aspetto fisico, per come si veste e per il suo percorso. Come quello che scrive «scuola Fedeli, moda Trenta» dove Fedeli e Trenta sono altre due ex ministre, donne.
Ed è curioso perchè nessuno ha mai fatto battute del genere su un uomo, eppure di non laureati con un curriculum non proprio da premio Nobel e con uno guardaroba fatto di felpe ce ne sono. Nessuno li insulta.
E non lo fanno, come sempre, perchè odiano le donne, qualsiasi ruolo, qualsiasi abito e qualsiasi curriculum abbiano.
Quante vignette becere sono state disegnate sui sandali che Laura Boldrini ha indossato una volta? Come spiega la deputata di LEU, che di attacchi ad personam ne ha subiti tantissimi nel corso della scorsa legislatura «quelli che non hanno argomenti fanno così. Ti attaccano sul vestito, le scarpe, i capelli, il peso. Si accaniscono sul corpo pensando di farti soffrire ma forse non hanno idea di che persona sei e quale sia la tua tempra».
E quel coraggiosone di Capezzone che fa? Se ne esce oggi con un tweet dove rivendica la “battuta su un vestito”, proprio come quelli che su Internet condividono le peggio porcate e poi dicono non capite il black humour quando vengono criticati.
L’ex deputato si lamenta di aver ricevuto minacce, insulti e di essere vittima di un’ampia mobilitazione di troll.
Dice che gli sono state attribuite considerazioni che non ha mai fatto su donne e corpi. Ma se tutti fraintendono quello che scrivi il problema è tuo, non degli altri. Perchè i commenti di chi sta dalla parte di Capezzone e mette alla gogna la Bellanova dimostrano che tutti hanno pensato che volesse dire esattamente quello.
Ma lui resiste, scrive che «in tanti non ci faremo intimidire da questo squadrismo». Chissà se tra quei tanti ci sono quegli squadristi che ieri proprio sotto al tweet di Capezzone scrivevano “pantegana”, “grassona”, “buzzicona”, “plafoniera”, “mi sembra che sia la sorella di Gru, quello di Cattivissimo Me” e via discorrendo.
Bene, speriamo che invece persone come queste che si nutrono di odio e di disprezzo per gli altri si facciano intimidire, o che almeno provino un po’ di vergogna.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
L’EX SINDACO DI CASCINA PERCEPIVA 65.000 EURO L’ANNO COME CONSULENTE, NON GLI BASTAVA LO STIPENDIO DI PARLMENTARE EUROPEO
Ci è voluto un nuovo governo per togliere a Susanna Ceccardi il doppio incarico retribuito alla vicepresidenza del Consiglio di Ministri come consulente di Matteo Salvini: da oggi infatti l’esponente della Lega dovrà rinunciare ai 65 mila euro annui che percepiva da quasi un anno e che si sommavano allo stipendio di parlamentare Ue.
La Ceccardi era stata chiamata da Salvini in persona nel giugno del 2019, poi aveva fatto il balzo a Bruxelles e aveva dovuto rinunciare alla poltrona di sindaco.
Poco male, visto che sommava lo stipendio di consulente di Salvini a quello di parlamentare europeo – pure se, a ben vedere, le due cariche erano in conflitto di interessi – per il totale astronomico già citato.
Lucia Ciampi (che era stata sindaca di Calcinaia, comune confinante con Cascina) aveva presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio per chiedere lumi su questo doppio incarico.
Come dice oggi la Ciampi, “questa retribuzione aggiuntiva la Ceccardi l’ha prima negata e poi sminuita. È bene ricordarlo per mostrare chi sono i veri politici attaccati alle poltrone”.
(da agenzie)
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