Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
QUALCUNO AVVISI CONTE CHE LA LEGGE C’E’ GIA’ E PREVEDE FINO A 4 E 6 ANNI DI RECLUSIONE PER CHI ISTIGA ALL’ODIO RAZZIALE… MA NESSUNO HA IL CORAGGIO DI COMINCIARE DAI POLITICI
Un’ondata di emozione e di sdegno ipocrita
L’articolo di Repubblica che racconta gli insulti quotidiani subiti online da Liliana Segre provoca reazioni nel mondo politico. E sui social.
Quegli stessi social su cui è possibile leggere invettive antisemite come “Hitler non ha fatto bene il suo mestiere”.
Una media di 200 attacchi al giorno – sulla rete – nei confronti della senatrice a vita nominata dal presidente Mattarella a gennaio del 2018. Il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte annuncia: “Inviterò tutte le forze politiche che stanno in Parlamento a mettersi d’accordo per introdurre norme contro il linguaggio dell’odio. Via social e a tutti i livelli”.
Nicola Zingaretti parla di solidarietà di tutti i democratici e si dice “schifato. Non trovo termine più adatto per commentare i continui insulti che la senatrice Liliana Segre riceve ogni giorno in rete. Sono insulti antisemiti o di genere che non possono passare più inosservati”.
Nicola Morra, senatore M5S e presidente della commissione parlamentare antimafia, è uno dei primi a intervenire. E parla di un fenomeno in crescita: “Qui il livello di cretinismo/razzismo/antisemitismo cresce senza pausa. La miglior risposta è far capire che siamo tutti con Liliana Segre”.
E il sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, aggiunge: “Servono regole stringenti a tutela delle persone e della nostra democrazia”. Mentre la ministra delle Pari opportunità , Elena Bonetti, dice che questi attacchi “contrastano con lo spirito della nostra Costituzione”.
Per Forza Italia interviene la capogruppo in Senato, Anna Maria Bernini. E parla di “un degrado umano che va combattuto e condannato con tutte le armi della ragione”.
E Davide Faraone, senatore di Italia Viva, ricorda che il Senato martedì voterà la mozione per istituire la commissione straordinaria per il contrasto a intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio.
Ai nuovi arrivati dello sdegno ricordiamo che esiste già una legge, denominata legge Mancino, che punisce i reati di istigazione all’odio razziale, peccato che non sia quasi mai applicata per viltà , in quanto i primi a dover essere messi in galera sarebbero certi politici che hanno fatto la loro fortuna istigando all’odio razziale sui social e non solo.
Ricordiamo quindi a Conte:
Art 1 Legge Mancino 1993
Reclusione fino a 1 anno e sei mesi per chi propaganda idee fondate su odio razziale o etnico.
Reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi incita a commettere violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali o religiosi.
Reclusione da 1 a 6 anni per promotori delle organizzazioni.
Art 4
Reclusione da 1 a 3 anni per chi esalta pubblicamente fatti o metodi razzisti
Ovvio che si tratta di pene insufficienti che dovrebbero essere raddoppiate.
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
DE FALCO: “E L’ITALIA DOVREBBE MANTENERE ACCORDI CON QUESTI DELINQUENTI?”…E A QUESTI SCAPPATI DALLE GALERE ABBIAMO PURE REGALATO MOTOVEDETTE E MILIONI DI EURO
La nave Alan Kurdi della ong Sea-Eye ha denunciato di essere stata minacciata da imbarcazioni riconducibili alla Guardia Costiera libica mentre stava prestando soccorso a un gommone con a bordo oltre 90 persone.
I libici avrebbero esploso dei colpi d’arma da fuoco in aria e verso il mare, terrorizzando i migranti e spingendo alcuni di loro a gettarsi in acqua.
“Nelle scorse ore la nave Alan Kurdi della ong Sea-Eye ha iniziato il soccorso di un gommone bianco con a bordo circa 90 persone a Nord-Ovest di Zuwara. Subito dopo che i due Rhib della ong hanno finito di distribuire i giubbotti di salvataggio alle persone sul gommone, sono giunte sul luogo del soccorso due piccole imbarcazioni non meglio identificate. Una di queste presentava a prua una mitraglietta. Le persone a bordo di queste imbarcazioni hanno ostacolato il soccorso minacciando l’equipaggio e sparando alcuni colpi di arma da fuoco in aria e in acqua”, si legge in una nota a firma di Sea Eye.
“Alcune delle persone presenti sul gommone si sono buttate in acqua in preda al panico. Tutte avevano indosso il giubbotto di salvataggio e sono state successivamente soccorse dai Rhib di Sea-Eye – continua la ong – Dopo diversi momenti di tensione, le piccole imbarcazioni hanno lasciato la zona. L’equipaggio della Alan Kurdi ha quindi completato il soccorso delle persone a bordo del gommone portandole a bordo della nave”
Un portavoce dell’equipaggio, Gordon Isler, ha raccontato all’agenzia stampa Dpa che i libici avevano il volto coperto e hanno sparato colpi d’avvertimento in aria e verso il mare. La situazione di “minaccia acuta” si è conclusa e i libici si sono allontanati, ha aggiunto Isler. “Per l’equipaggio è stato uno shock totale – ha detto – non c’era mai successo nulla di simile in precedenza”.
La Alan Kurdi aveva denunciato le minacce in diretta su Twitter. “L’equipaggio di #AlanKurdi è in questo momento minacciato dai libici. Ci minacciano con armi da fuoco. Alcune persone sono in acqua. 92 persone e 17 membri dell’equipaggio sono in pericolo di morte”, si legge nel tweet di Sea Watch.
La ong parla anche di una seconda imbarcazione con a bordo migranti, che sarebbe stata presa dai libici. “Fortunatamente tutte le 90 persone sono state soccorse a bordo di Alan Kurdi. La milizia aveva sparato in aria e in acqua verso le barche mettendo in serio pericolo la vita delle persone. I libici hanno poi lasciato l’area, ma una seconda imbarcazione è stata rapita da loro”, denuncia la ong su Twitter.
“I libici minacciano oltre 100 persone sulla Alan Kurdi della Sea Watch, compreso l’equipaggio, che viene ostacolato nel salvataggio di 92 persone. Tutti sono in pericolo di vita. Evidentemente non sono bastati, in questi due anni, i ripetuti rapporti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, le denunce di organizzazioni internazionali e di Ong impegnate sul campo e le testimonianze drammatiche dei migranti riusciti a sopravvivere a torture violenze di ogni genere, a fermare la collaborazione tra governo italiano e forze libiche”. Lo scrive la Senatrice di +Europa Emma Bonino sulla sua pagina Facebook. “La sciagurata decisione di fermare gli arrivi a tutti i costi – continua la Bonino – ha portato l’Italia, e subito dopo l’Ue, a mettere da parte principi e norme di diritto internazionale, affidando a milizie spietate il controllo di una parte del Mediterraneo e procedendo, per loro tramite, a respingere migliaia di persone e chiudere gli occhi davanti all’orrore dei campi di detenzione.
Le recenti inchieste giornalistiche e la recente intervista di Francesca Mannocchi – prosegue Bonino – hanno inoltre confermato l’ambiguità pericolosa dei rapporti del governo italiano di allora con alcuni capi delle milizie libiche, tra cui il famigerato trafficante di esseri umani ‘Bija’, su cui pendono sanzioni dell’Onu, addirittura portato in missione in Italia nel 2017 a visitare centri di accoglienza e istituzioni, tra cui il Viminale: fatti molto gravi su cui è doveroso da parte di chi quella missione ha voluto, fare chiarezza. Alla luce di quanto accaduto dalla firma del Memorandum con la Libia, è impensabile che quegli accordi vengano oggi rinnovati: a cos’altro dobbiamo assistere per fermare questa scellerata collaborazione che ha reso l’Italia colpevole di violazioni gravissime e complice delle più efferate violenze nei confronti di decine di migliaia di persone nelle mani di uomini spietati?”, conclude Bonino.
“L’equipaggio della #AlanKurdi è stato minacciato con armi da fuoco dalla sedicente “Guardia costiera libica”. La nave della Ong Sea-Eye stava soccorrendo 92 persone, alcune delle quali cadute in acqua. E secondo voi dovremmo ancora mantenere gli accordi con quei delinquenti?”. Questa la dura presa di posizione del senatore Gregorio De Falco, ex M5S, su quanto sta accadendo nel Mediterraneo.
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
“LA BUONA POLITICA DEVE SAPER DARE DELLE RISPOSTE ALLE EMERGENZE, QUESTA E’ LA DIFFERENZA TRA POPOLARI E POPULISTI”… “IO FACCIO LA MIA BATTAGLIA IN FORZA ITALIA DA TANTO TEMPO, ANCHE TROPPO TEMPO”
Tanti la danno in partenza con Renzi ma lei nega e, al contrario, resta fermamente convinta di restare
nel centro-destra.
Anche se, va detto, bisogna impegnarsi davvero per trovare le differenze di linea politica tra Renzi e Forza Italia in tema di economia, diritto del lavoro e politica internazionale
E comunque tra Renzi da una parte e Salvini/Meloni dall’altra l’assalto a ciò che resta del partito di Berlusconi è iniziato.
“Se continuiamo a rinunciare alle nostre battaglie facciamo una brutta copia della Lega, agevoliamo il compito di chi, come Renzi, vuole diventare riferimento per il nostro elettorato”.
Così la vice presidente della Camera e deputata di Fi Mara Carfagna intervenendo al convegno di Fondazione Iniziativa Europa
“Non condivido i toni e gli approcci dei populisti – ha aggiunto – sanno raccontare i problemi ma non sanno risolverli. La buona politica deve saper dare risposte alle emergenze di oggi: questa è la differenza tra populisti e popolari. Qui si gioca la sfida dei prossimi anni”
“La leadership di Salvini è il frutto di una rassegnazione di Forza Italia – ha detto ancora – non sono stata in piazza San Giovanni per difendere le ragioni della discesa in campo di Silvio Berlusconi, quelle delle difesa della libertà , dell’europeismo, del garantismo, del popolarismo europeo. Io faccio la mia battaglia in Forza Italia da tanto tempo, anche troppo tempo”, ha concluso.
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
IPOTESI COME CONDUTTRICE DI LINEA BIANCA, MA PER ORA E’ TUTTO BLOCCATO
Teresa De Santis, ex Manifesto ora in quota Lega, vuole a Rai1 Nunzia De Girolamo, ma per ora, scrive il Fatto, la cosa si blocca.
Secondo alcune fonti —ne scrive anche l’Adnkronos — nei giorni scorsi la direttrice della rete ammiraglia ha avviato una trattativa con l’ex parlamentare di Forza Italia per affidarle la co-conduzione di Linea Bianca, programma di montagna, gastronomia, natura e sport che sta per tornare il sabato su Rai1, condotto da Massimiliano Ossini.
La direttrice di Rai1 è in una posizione assai debole. Nominata in quota Lega, con Salvini all’opposizione si ritrova alla guida della rete ammiraglia senza una forte copertura politica.
In più gli ascolti non l’aiutano, visto che la rete è in costante calo. Insomma, la sua poltrona traballa parecchio e molti la vedono in uscita, anche perchè la direzione di Rai1 fa molta gola al Pd.
Naturale, dunque,che la “direttora ”stia cercando sponde politiche per difendere, e blindare, la sua posizione. Sponde che stanno nel centrodestra, come Fi, ma soprattutto nel Pd, cui un tempo De Santis era vicina. Nunzia De Girolamo non solo è stata parlamentare forzista, ma suo marito è Francesco Boccia, piddino, ministro degli Affari regionali.
Insomma, assoldare De Girolamo, senza voler togliere meriti alle doti di Nunzia, potrebbe essere un modo per De Santis di coprirsi a sinistra. “L’azienda smentisce che nei palinsesti presentati in cda il 23 ottobre sia prevista la conduzione di Nunzia De Girolamo a Linea Bianca”, fa sapere la Rai.
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
OGNI MESE PERCEPIVA 750 EURO DI REDDITO DI CITTADINANZA, FIGURAVA COME DISOCCUPATO MA IN AUTO TROVATI UN CHILO DI MARIJUANA E DUE ETTI DI HASHISH
Era disoccupato e aveva chiesto, ottenendolo, il reddito di cittadinanza. Ogni mesi percepiva 750
euro. Però nel corso della giornata arrotondava piazzando dosi di marijuana e hashish. I carabinieri della stazione di Boscoreale (Napoli) hanno arrestato per spaccio un 58enne del luogo, Francesco Colantuono, ufficialmente disoccupato e perciò beneficiario del reddito.
I militari dell’Arma lo hanno bloccato su via Brancaccio dopo che aveva consegnato a una donna una dose di marijuana del peso di 6 grammi.
Poi, perquisendo la sua auto, i militari hanno scoperto che era imbottita di droga: nel vano del cruscotto, nel sedile passeggero e dietro al cambio hanno trovato un chilo e 350 grammi di marijuana e 202 grammi di hashish.
L’uomo è stato sottoposto agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico e di certo perderà anche il reddito. Colantuono è ora ai domiciliari in attesa del giudizio direttissimo.
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
I CONSUMI SUPERANO 100 MILIARDI
Nella Manovra finanziaria dovrebbe avere un ruolo marginale, mentre il decreto fiscale è intervenuto all’ultimo con l’accetta congelando 3 miliardi di spese dei Ministeri.
Se ne parla sempre molto, ma la spending review (quella vera, ben fatta) resta un oggetto misterioso nella programmazione italiana.
A tornare all’attacco su questo aspetto è la Cgia di Mestre, che rileva come la spesa per i consumi intermedi della Pubblica amministrazione continui a correre arrivando nel 2018 a 100,2 miliardi. “Denaro usato dallo Stato centrale, dalle sue articolazioni periferiche, dalle Regioni e dagli Enti locali per la manutenzione ordinaria, cancelleria, spese energetiche e di esercizio dei mezzi di trasporto, servizi di ricerca-sviluppo e di formazione del personale acquistati all’esterno, quota annuale per l’acquisto dei macchinari”, dicono gli artigiani veneti.
Tra il 2010 e il 2014 la dinamica delle uscite relative a questa tipologia di spesa si era pressochè arrestata: tuttavia, con il superamento della fase più critica dei conti pubblici, tale aggregato di costo è tornato a salire.
Negli ultimi 5 anni, ad esempio, la crescita è stata del 9,2% (+8,5 mld in valore assoluto), mentre l’inflazione, sempre nello stesso periodo di tempo, è aumentata solo del 2%.
Dal confronto con i principali Paesi dell’Ue emerge che siamo i più “spendaccioni”.
Nel 2017 (ultimo anno in cui è possibile la comparazione), per i consumi intermedi la nostra Pa ha speso il 5,5% del Pil, contro il 5% della Spagna, il 4,9% della Francia e il 4,8% della Germania.
La media dell’area dell’euro si è attestata al 5,1% del Pil.
Dalla disaggregazione per funzioni della spesa per consumi intermedi emerge come la quota più significativa spetti alla sanità con 33,7 miliardi. Seguono i servizi generali della Pa con 16,1 mld, la protezione dell’ambiente con 11,7 mld, l’istruzione con 7 mld e le attività culturali/ricreative con 6,4 mld.
Questi dati si riferiscono sempre al 2017 e non tengono conto delle nuove revisioni dei conti pubblici avvenute nel 2019. Trattandosi di costi intermedi non includono, ovviamente, i costi del personale. Analizzando l’andamento delle principali 3 funzioni, osserviamo che nel decennio 2007-2017 la spesa sanitaria nominale, in particolar modo, ha subito un’impennata molto significativa, passando da 24,1 a 33,7 miliardi di euro (+39,8%).
(da agenzie)
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
CHI SONO I DUE CONSULENTI DELLO STESSO PARTITO DEL GOVERNATORE E CHE TITOLI HANNO PER RICOPRIRE UN INCARICO PROFESSIONALE DI ALTO LIVELLO (6.000 EURO NETTI AL MESE PER CINQUE ANNI)
Un geometra e un perito tecnico. 
Il primo si chiama Franco Magi e dovrà dividersi tra lo studio e un’aula del Tribunale di Cagliari, dove il 19 maggio scorso si è tenuta la prima udienza del processo che lo vede imputato per turbativa d’asta.
Il perito tecnico è Christian Stevelli, noto soprattutto per i ruoli nell’azienda di famiglia, da sempre nel ramo del nolo autobus.
Ad accomunarli, la militanza attiva nel Partito Sardo d’Azione e la fedeltà assoluta al presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, che poche settimane fa li ha voluti nel suo ufficio come consulenti.
Il compenso che percepiranno dalle casse della Regione: 100mila euro lordi l’anno. Circa 6mila euro netti al mese per i prossimi cinque anni. Costo totale per le casse pubbliche: più di 986mila euro.
La stipula dei contratti è avvenuta sulla scorta di una legge regionale del 1988 che per la cooptazione dei consulenti fissa un’unica e semplice condizione: devono essere dotati di alta e specifica professionalità .
E a scorrere i curricula, non sembra questo il caso per i due uomini scelti da Solinas, peraltro anche lui laureato in Giurisprudenza appena due mesi prima delle elezioni all’Università di Sassari, al termine di un cursus studiorum per così dire bizzarro.
Partendo da Franco Magi, racconta il cv pubblicato sul sito istituzionale della Regione che il geometra sardista, amico d’infanzia di Solinas, ha collezionato negli anni un’invidiabile sequela di incarichi. Squisitamente politici.
Il battesimo arriva alla fine degli anni Novanta col centrosinistra, quindi un lesto passaggio nel centrodestra e infine l’adesione al Partito Sardo d’Azione, nel frattempo approdato alla corte della Lega di Salvini.
Oggi, tra processi e consulenze, deve ritagliare uno spazio anche per l’attività politica sul campo, visto che è consigliere comunale a Capoterra, cittadina alle porte di Cagliari. Curiosamente, probabilmente memore degli esordi col centrosinistra, fa parte della maggioranza che sostiene il sindaco Francesco Dessì, del Partito democratico. Candidato alle Regionali del 24 febbraio scorso, non è stato eletto. Ma negli uffici del Palazzo è arrivato comunque grazie alla chiamata dell’amico Solinas.
Archiviato il versante politico, tra le poche occupazioni di Magi riportate dal curriculum figurano la direzione di una società del cugino e un ruolo di primissimo piano nell’organico di una società pallavolistica locale.
La sorpresa arriva però quando si va a cercare il titolo di studio: non pervenuto. Qualche informazione in più arriva dal sito istituzionale di SardegnaIt, società in house della Regione specializzata in ICT (Information and communication technology).
La missione aziendale, come si può intuire, è ultra specifica. Eppure alla presidenza della società , nel 2011, su nomina diretta dell’allora presidente della Regione Ugo Cappellacci — giunta a trazione Forza Italia, assessore ai Trasporti Christian Solinas -arriva proprio Franco Magi. Il geometra. Che nel curriculum di SardegnaIT riporta il titolo di studio: un generico diploma di scuola media superiore. Ricerche successive hanno confermato il titolo di geometra.
Ed è proprio nel ruolo di presidente di SardegnaIT che meno di due mesi fa Magi è andato a processo con l’accusa di turbata libertà degli incanti.
Secondo il pm Gaetano Porcu, da presidente della società di ICT, Magi ha giocato un ruolo nel pilotare la gara d’appalto da quasi 800mila euro bandita per l’affitto di nuovi uffici a favore di SardegnaIT.
La scelta cadde su un complesso di proprietà dell’imprenditore ed editore Sergio Zuncheddu, patron dell’Unione Sarda, il primo quotidiano dell’isola.
Questo non ha impedito a Solinas di nominare Magi come consulente. Per trattare quali temi, non si sa.
Inoltre, nel curriculum fornito alla Regione subito dopo la firma del contratto da consulente, oltre ad omettere il titolo di studio, Magi ha cancellato le voci sui suoi ruoli nel partito. Si evince da un semplice confronto con un curriculum identico pubblicato sul sito del Psa, che il neo-consulente ha dimenticato però di “sbianchettare”. Tra i vari incarichi, la vicepresidenza della Commissione di garanzia, che ha il compito di valutare il comportamento degli iscritti.
Sparisce qualsiasi riferimento al Partito Sardo d’Azione anche nel curriculum consegnato dal secondo consulente, Christian Stevelli. Che nel Psa non è certo l’ultimo arrivato: è commissario provinciale a Cagliari e fa parte del Consiglio nazionale.
E invece, la militanza viene relegata alle ultime righe del documento, dove alla voce “Interessi extraprofessionali”, Stevelli indica il nuoto, la pallanuoto e infine la politica. Compare però, a differenza di Magi, il titolo di studio, conseguito nel 1990 in un non meglio specificato istituto tecnico di Catania con 42/60. Tra le esperienze professionali: i ruoli organizzativi nell’azienda fondata dal padre Mario e divenuta, nel tempo, una delle principali società isolane di trasporto passeggeri su gomma, la guida di alcune società , sempre nel campo dei trasporti.
Poi la nomina nel consiglio di amministrazione della Sogaer, la società a maggioranza pubblica che gestisce l’aeroporto di Cagliari-Elmas. Ancora il varo della società unipersonale “S.Im Stevelli Christian sede Cagliari”, il cui oggetto sociale non è specificato. Infine, l’abilitazione al servizio antincendi.
Nessuna esperienza, insomma, riconducibile all’alta professionalità richiesta dalle norme sui consulenti.
Spicca invece il ruolo di primissimo piano che, negli ultimi anni, a suon di voti e strenuo impegno Stevelli è riuscito a ritagliarsi nel Psa dell’era Solinas. Un altro aspetto che lo accomuna al neocollega Franco Magi.
Tanto basta, evidentemente, per un contratto che mette i due consulenti sullo stesso piano dei dirigenti. Che in Regione, però, sono entrati per concorso pubblico.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
FEDELISSIMI CON UNO STIPENDIO DI 6.000 EURO NETTI AL MESE PER CINQUE ANNI… SI INDAGA SE AVESSERO O MENO I TITOLI PROFESSIONALI RICHIESTI
Il governatore della Sardegna Christian Solinas è indagato dalla Procura di Cagliari con l’accusa di abuso d’ufficio. A rivelarlo è il quotidiano locale Unione Sarda spiegando che Solinas è finito nel mirino degli inquirenti a causa della nomina a consulenti della Regione di due uomini del suo staff considerati fedelissimi, il geometra Franco Magi e il perito tecnico Christian Stevelli.
I due sarebbero finiti sul libro paga della stessa Regione dallo scorso mese di giugno proprio per volontà del Presidente della Regione. –
Stiamo parlando di una cifra di 100mila euro l’anno vale a dire circa 6mila euro netti al mese, per i prossimi cinque anni.
Una cifra in linea con i regolamenti previsti dalla legge regionale ma al centro dell’inchiesta in realtà ci sono i meccanismi che hanno portato alla designazione dei due consulenti.
Il pm di Cagliari Andrea Vacca intende chiarire se c’erano i presupposti per gli incarichi e se le due figure individuate dal governatore Solinas abbiano i requisiti di “alta e specifica professionalità ” previsti dalla legge per simili incarichi.
Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, infatti, i curricula dei due consulenti allegati al contratto riportano solo ruoli organizzativi minori in aziende di famiglia a parte gli incarichi di partito.
L’inchiesta, che sarebbe partita già dall’estate scorsa, è stata affidata dalla Procura agli uomini della Guardia di Finanza del capoluogo sardo che hanno acquisito e analizzato tutti gli atti ufficiali che hanno portato alle nomine.
Al momento l’inchiesta sarebbe ancora solo in fase preliminare e l’iscrizione del governatore leghista sarebbe solo “un atto dovuto” per permettergli di difendersi e chiarire la sua posizione in merito alle nomine dei due attivisti del Partito Sardo d’Azione.
(da Fanpage)
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Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile
IL SERVIZIO DI FRANCESCA MANNOCCHI DALL’INFERNO DI TRIK AL SIKKA, UNO DEI CENTRI GESTITI DAI TRAFFICANTI LIBICI CON I SOLDI DI GOVERNI EUROPEI CRIMINALI
“Per favore, per favore aiutami. La gente qui muore. Ti stiamo implorando. Sentiamo il rumore delle
bombe ogni giorno, ogni giorno”.
È il disperato appello affidato alla giornalista Francesca Mannocchi da Mohammed, 35enne del Ghana, finito nel centro di detenzione libico di Trik al Sikka dove vengono rinchiusi i migranti fermati dalle autorità libiche.
Il servizio, andato in onda ieri su La7 a Propaganda Live, documenta le condizioni di degrado totale in cui sono costretti a vivere i migranti bloccati in Libia.
“Qui non c’è acqua, ci danno due cucchiai di cibo al giorno. Puzziamo, non abbiamo vestiti nè scarpe. Ci hanno tolto tutto. Non ho più un telefono per avvertire mia moglie e i miei bambini che sono vivo. Vogliono che torniamo nel nostro Paese? Ok. Ma non qui, fate qualcosa per noi, vi prego”.
“Dopo quello che ha raccontato ieri Francesca Mannocchi a Propaganda Live non dovrebbero più esserci dubbi: no al rinnovo degli accordi con la Libia e subito una commissione d’inchiesta per indagare su quanto accaduto. Non farlo significherebbe essere complici”, così in un tweet Matteo Orfini, parlamentare del Partito Democratico.
Sempre Mannocchi, su L’Espresso, racconta un altro spaccato della Libia che è un atto d’accusa nei confronti degli accordi stretti da Roma con la Libia. Si tratta di un’intervista ad Abdul Rhaman Milan detto “Bija”, l’uomo accusato di essere un trafficante e invitato in italia nel 2017.
“Ho ricevuto l’invito [in Sicilia] da Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) tramite la Guardia costiera che fa parte della Marina libica. Il viaggio non riguardava solo l’Italia ma anche Tunisi e la Spagna. È stato un viaggio molto fruttuoso, in Italia abbiamo cambiato posto ogni giorno, in Sicilia, a Roma, nel Lazio. È stato utile perchè abbiamo visitato le navi dell’Operazione Sofia e della Guardia costiera italiana, il centro di accoglienza in Sicilia a Mineo”, racconta Bija.
“Abbiamo incontrato membri del Ministero dell’Interno […]. Non ricordo i nomi, non chiederli perchè non ricordo”. Il ministro Minniti? “Non so, forse, non ricordo”. “Siamo andati anche alla Guardia Costiera italiana — prosegue il libico — alla Croce Rossa italiana, al Ministero della Giustizia italiano e poi siamo andati al Palazzo del Ministero dell’Interno stesso”.
Italia complice di una associazione a delinquere.
(da agenzie)
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