Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
NE’ MEDIAZIONI AL RIBASSO, NE’ BANDIERINE DA REGALARE ALL’AVVERSARIO… AL NAZARENO HANNO PERSO LA PAZIENZA DI FRONTE ALLE CIALTRONATE
Sul Mes c’è in gioco la credibilità in Europa e sul Mes da oggi il Pd non transige. Questa volta non ci saranno mediazioni a ribasso, non ci saranno bandierine da regalare all’avversario.
Bastava oggi vedere a Milano il volto scuro di Dario Franceschini, ministro della Cultura, capo delegazione del PD all’interno del Conte-2, ma anche colui che professa la costruzione di un campo riformista con all’interno i cinquestelle.
Alle 10 e 30 con passo rassicurante da figlio della tradizione diccì, Franceschini si palesa all’Assemblea di Base Riformista, la corrente di Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Il risveglio non è stato dei migliori: il ministro della Cultura ha strabuzzato gli occhi quando gli è stata consegnata la rassegna stampa.
Non si aspettava la minaccia di Di Maio (“O si rinvia o cade il governo”), poi smentita. Non se la aspettava anche perchè i grillini devono decidere da che parte stare: con l’Europa o con i sovranisti?
Oltretutto il tempo stringe: il premier Giuseppe Conte riferirà lunedì, poi mercoledì si riuniranno i ministri finanziari dell’Eurogruppo per decidere come procedere. E infine al Consiglio europeo di mercoledì 13 dicembre è prevista l’approvazione del Mes.
Da qui la decisione di rompere l’incantesimo della mediazione a prescindere.
Anche perchè è vero che l’esecutivo Conte-2 è nato per fermare la sbandata di Salvini nel mese di agosto. È altresì vero che i gialli e i rossi si sono fusi a freddo per disinnescare 23 miliardi di clausola di salvaguardia.
E il tutto è avvenuto in barba alla discontinuità che i democrat invocavano nel mese di agosto a ogni piè sospinto.
Si pensi alla premiership o ai famigerati decreti sicurezza a firma Salvini. Ma è altresì vero che il Pd ha impostato questo governo sulla credibilità in Europa.
E il Mes, il meccanismo di europeo di stabilità , è una questione che tocca uno dei principi fondanti dei democratici, ovvero la credibilità .
E allora mettere in discussione una riforma che è stata preceduta da un lungo negoziato in Europa non è digeribile in casa Pd.
Non a caso quando Franceschini sale sul palco, poco prima di pranzo, si esprime in termini perentori: “Sul Mes in queste ore ci giochiamo la credibilità del Paese, l’andamento dello spread e dei mercati. Non si può giocare con il fuoco”. Avvertimento cui poi ne segue un altro: “Prendo per buone le parole di Di Maio di questa mattina e da qui a lunedì vedremo se alle intenzioni seguiranno i fatti e i comportamenti, perchè ci sono anche i comportamenti in politica”. Come dire, non ci sono soluzioni alternative alla sua approvazione. Non esiste l’ipotesi del rinvio.
La linea del Pd è quella ed è una linea comportamentale che questa volta non consente retromarce. E allora nel pomeriggio tocca a un altro peso massimo del Nazareno ammonire i pentastellati.
Graziano Delrio, in dolcevita scuro, sale sul palco dell’assemblea di Base riformista e prende la parola. I toni non sono dissimili dal corregionale Franceschini: “Siccome non ci sono elementi di merito che mettono in discussione la nostra sovranità nazionale è molto importante che diamo una dimostrazione di serietà e affidabilità . Io mi aspetto che le legittime critiche del nostro alleato non portino a provocare una crisi di credibilità per il Paese. Questo sarebbe grave, per i cittadini e per la serietà con cui viene visto il nostro di governo”.
Sembra un film già visto che ricorda il braccio di ferro sulla Torino-Lione fra grillini e leghisti. Con i primi a mettere in discussione i trattati europei già votati e sui quali l’italia si era già espressa.
Ecco, all’epoca sappiamo tutti come è andata finire. L’inquilino di Palazzo Chigi mise una pezza con un video messaggio che di fatto servì a rassicurare i francesi, ma le truppe di Di Maio presentarono comunque una mozione in Parlamento che fu la miccia che fece innescare la crisi di agosto.
E questa volta? Al Nazareno hanno perso la pazienza. Prima la credibilità in Europa, poi tutto il resto.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
IL PROSPETTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”
Il Corriere pubblica una serie di domande e risposte sul Mes
Cos’è il Mes?
Il fondo salvataggi Mes – il cui segretario generale è il perugino Nicola Giammarioli –è un ente dei governi dell’euro nel quale l’Italia ha una quota del 17,7% (pari al peso economico del Paese nell’area) che corrisponde in proporzione a un capitale versato di 14,3 miliardi su un totale di 80,5.
II compito del Mes è prestare agli Stati in dissesto che non riescono più a finanziarsi sul mercato, o altri Paesi dai conti sani eppure in difficoltà .
L’Italia non dà al Mes 125 miliardi, come si è detto. In realtà l’ente può emettere bond per raccogliere sul mercato risorse garantite pro-quota dagli Stati fino a 705 miliardi. L’Italia garantirebbe dunque per 125. Non è questa però la somma a rischio e il Mes non ha mai subito perdite (anche se i rimborsi di Atene sono rinviati).
Accordo «di nascosto»?
La riforma del Mes è stata trattata in negoziati fra governi, che non sono mai pubblici. Tuttavia, i termini esatti della questione lo erano da un anno. Dal 4 dicembre 2018 sul sito del Consiglio Ue si trova un documento che illustra in dettaglio ciò che poi sarebbe stato concordato sei mesi dopo. Tutto trasparente, per chi voleva informarsi.
«Mancato rispetto del Parlamento»?
II 19 giugno scorso il premier Giuseppe Conte alla Camera spiega la bozza di accordo sul Mes in agenda al vertice Ue del giorno dopo. Poco dopo la maggioranza di-M5S e Lega approva la risoluzione 600076, che vincola il governo a rifiutare accordi sul Mes «che finiscano per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti ed automatici». Automatismi nell’imporre default ai Paesi che chiedano un prestito dal fondo salva-Stati (Mes) erano stati proposti da Germania, Olanda e altri, ma l’idea non è passata.
La Camera chiede a Conte anche di rifiutare intese che «minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale». Ma neanche questo rischio c’è. Il premier a Bruxelles rispetta dunque in pieno il mandato della Camera. Comunque nel 2020 il parlamento dovrà di nuovo pronunciarsi per la ratifica.
Perchè il Mes cambia?
La riforma serve in primis per permettere al Mes dal 2024 di prestare a un «Fondo unico di risoluzione», costituito dalle banche europee per finanziare l’operatività degli istituti che falliscono. Se i 60 miliardi del Fondo di risoluzione non bastano, il Mes può fornire altre risorse. Eviterebbe così di dover prestare attraverso gli Stati nei quali si trovano le banche fallite e di aumentarne il debito pubblico. È un passo dell’unione bancaria che può servire (anche) all’Italia. Non è scontato che queste risorse vadano alle banche tedesche, perchè finora la Germania ha sempre gestito i propri dissesti da sola.
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
PIPPO CALLIPO, L’IMPRENDITORE CHE DENUNCIO’ IL RACKET, NON SGRADITO AI GRILLINI, SI CANDIDA: IL PD LO APPOGGIA, LA BASE GRILLINA PURE… SE DI MAIO DICE NO TUTTI CAPIRANNO CHE VUOL FAR VINCERE I SOVRANISTI
La mossa che spiazza. Pippo Callipo, il “re del tonno” che denunciò pubblicamente il racket mafioso, annuncia la sua candidatura alla presidenza della Calabria con l’appoggio del Partito democratico e gettando il Movimento 5 Stelle ancora di più in uno stato confusionale.
Nella difficoltà di decidere se aderire all’appello rivolto dall’imprenditore a partiti e movimento civici responsabili o se proseguire sulla candidatura del professore universitario Francesco Aiello, al quale lo stesso Luigi Di Maio ha chiesto chiarimenti riguardo una casa parzialmente abusiva.
Sono ore convulse. Per i grillini si è aperto un problema enorme, dal momento che Callipo era tra i primi nomi proposti dal mondo pentastellato calabrese, nonchè una personalità tra le più gradite in quanto simbolo della lotta alla mafia.
Per molti diventa difficile dire di no, anche se il capo politico aveva chiuso ogni parta sostenendo che il modello Umbria con un candidato civico non fosse replicabile in Calabria.
Oggi il nuovo dato però è questo. Il denso lavoro di Stefano Graziano, ex parlamentare e commissario del Pd in Calabria, e Di Nicola Oddati, della segreteria nazionale del Pd con delega al Mezzogiorno, ha portato a un risultato importante.
Ha fatto sì che Callipo abbia deciso di candidarsi sciogliendo la riserva. Anche perchè negli ultimi giorni gli appelli da parte della società civile, per l’unità tra Pd e M5s, si sono moltiplicati.
E così i dem sono andati alla ricerca di un profilo che potesse andar bene ai 5Stelle e che fosse vicino alle battaglie grilline, come quella contro la mafia. E infatti il segretario Pd Nicola Zingaretti chiede attorno a Callipo che si formi “un’alleanza vasta, civica e politica”. Dunque “un progetto per fermare le destre”.
Non è un caso se tutti gli appelli arrivati da più parti negli ultimi giorni guardavano proprio a Callipo.
Uno porta la firma di Antonino De Masi, imprenditore che vive sotto scorta, tra le personalità calabresi più ascoltate dal Movimento: “Proverò a convincere Pippo Callipo a candidarsi. È una risorsa”, aveva detto dal momento che il “re del tonno” si era tirato indietro di fronte a un Movimento 5 Stelle in ordine sparso.
Adesso nonostante tutto ha ufficializzato la sua discesa in campo. L’altro fronte è quello sindacale, perchè anche dal segretario della Cgil calabrese Angelo Sposato sono arrivato inviti a un’alleanza per evitare l’avanzata sovranista.
E in fondo il nome messo sul tavolo dal Pd, ovvero quello di Callipo, rappresenta una forte spinta progressista e di rinnovamento.
Ora le chat degli attivisti grillini calabresi ribollono. I vertici, per adesso, preferiscono non fiatare. Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, che nei giorni scorsi aveva espresso apprezzamento nei riguardi di Callipo, ora getta la palla nel campo di Luigi Di Maio: “Callipo? Non spetta a me decidere, io mi sono già espresso a suo tempo. E comunque adesso è tardi per qualsiasi tipo di ragionamento. Ribadisco, dovete a chiedere a qualcun altro”.
Si attende cosa dirà Di Maio, alla luce anche delle verifiche che sta facendo riguardo la casa parzialmente abusiva dei genitori di Aiello. Ed è in questo contesto che la candidatura di Callipo, che ha annunciato la sua ‘rivoluzione dolce’, con relativo appello ha spiazzato il mondo pentastellato sempre più diviso: “Uniamoci e portiamo avanti questa battaglia di legalità , trasparenza e rinnovamento, facciamolo con coraggio senza badare a rendite di posizione e tatticismi”.
Parole che non possono passare inosservate agli occhi e alle orecchie dei grillini.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“CONTRO L’ARROGANZA DI UN MESSAGGIO DI ISTIGAZIONE ALL’ODIO”
I primi arrivano in anticipo, quando piazza Castello è ancora un acquario in cui si può nuotare agevolmente. Ma con il passare dei minuti è un crescendo e il popolo delle Sardine ferraresi diventa sempre più fitto fino a riempire la piazza e confortare con tutta probabilità l’obiettivo delle seimila persone auspicato dagli organizzatori.
“Siamo sardine nell’animo, siamo sardine da una vita”, dichiara una coppia sventolando due pesciolini piccoli ma agguerriti. E poi aggiungono: “Non siamo contro un particolare personaggio, ma siamo contro l’arroganza e la forzatura di un messaggio politico che ha toni e contenuti che non dovrebbero essere diffusi tra un popolo che vuole vivere con serenità “.
“Sardina vecchia fa buon brodo” è l’adagio rivisitato da una ironica manifestante.
E la fantasia galoppa, anzi nuota, tra sardine di stoffa cucite su un basco sulle 23, sardine colorate, sardine che sembrano il fantasmino Casper, sardine timide disegnate a pastello, sardone di cartone fino a una sardina-dirigibile portata orgogliosamente in processione da più mani e issata a ogni invito degli organizzatori a levare in alto le sardine.
Trasversale la partecipazione, per età , appartenenza (o non appartenenza) politica e sensibilità . Ci sono sindacalisti, ex amministratori, si scorge anche Ilaria Cucchi che poi sale sul palco, reduce da scontri anche aspri con Salvini.
“La mia battaglia è anche la vostra, siamo insieme contro l’odio e la violenza”, scadisce dal microfono.
“Salvini fa rima con confini, solidarietà fa rima con umanità “, ricorda un altro slogan, mentre le sardine, niente affatto mute come pesci, cominciano a cantare
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
IMPONENTE FLASH MOB TRA CANTI E COLORI
Sono dodicimila in piazza Dante, a Napoli, per la manifestazione delle sardine, il movimento anti Salvini .
“Sono emozionata e pronta a vivere questo momento – dice Antonella Cerciello, l’insegnanteche ha promosso l’iniziativa – siamo qui per dire no all’odio sovranista, a chi soffia sul fuoco della paura”.
All’inizio del presidio gli organizzatori hanno trasmesso la “pernacchia” di Eduardo de Filippo, urlando tutti in coro “Napoli non si lega” mentre è partita una grande pernacchia collettiva.
In piazza sardine di ogni tipo e di ogni colore. Due giovani indossano anche le maschere della Casa di carta”. Sono arrivati anche i giovani musicisti della Scalzabanda.
Quello di stasera è il primo evento che si tiene a Napoli ed è stato convocato attraverso tre diversi gruppi Facebook: “Napoli non si lega”, “Sardine napoletane” e “Sardine – Napoli non si lega”.
In molti sono arrivati in piazza Dante “armati” di sardine di cartone. Ai piedi del Convitto nazionale Vittorio Emanuele sono stati posti un microfono e delle casse per eventuali comunicazioni, non è comunque previsto un comizio
“Sardine a Napoli, ora. Sono contento quando vedo piazze piene di persone in movimento per i diritti e le libertà . Piazze di ossigeno democratico, senza sponsor e padroni”. Commenta con un tweet il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
INVASE ANCHE LE STRADE LATERALI: “UN BRANCO DI SARDINE HA SCONFITTO IL PIRATA DEL SOVRANISMO”
“A Firenze questa sera siamo 40mila, mai cosà tante sardine finora erano scese in piazza. Voi toscani ci avete battuto di brutto”. Lo ha detto Mattia Santori, il primo promotore delle ‘sardine’ a Bologna stasera a Firenze in piazza della Repubblica.
Che è strapiena, con la folla che ha invaso le strade laterali. E taxi e autobus bloccati, perchè nessuno ha pensato di fermare il traffico.
Uno striscione di nove metri che porta la scritta “La Toscana non si Lega” è stato srotolato al centro. “Siamo stanchi di una politica dell’odio, del falso e sovranista” ha detto al microfono Danilo Maglio, 20 anni, uno dei tre studenti che hanno organizzato ol flash mob di Firenze. “Qui c’è spazio per tutte le sardine, ma non per i piranha” ha concluso Maglio
Poco prima dell’inizio della manifestazione, nella piazza fiorentina è comparsa una bandiera rossa con la falce e il martello. Subito dalla folla si è alzato un urlo: “Via le bandiere”.
Dopo pochi secondi l’uomo con la bandiera rossa è andata via tra i fischi di migliaia di persone. Nel frattempo ha preso la parola un altro dei tre organizzatori, Cristiano Atticciati, 19 anni: “Il nostro messaggio è uno solo e preciso: difendere e diffondere i valori della Costituzione repubblicana per tutti. Vogliamo esaltare i valori di democrazia, tolleranza, eguaglianza”.
La piazza stracolma, comprese le vie d’accesso, ingorgate via Roma, i portici di piazza della Repubblica, sulle scale interne della libreria Feltrinelli un adetto alla sicurezza invita le persone che fanno fotografie alla folla a non sostare.
Sono transitati fra gli altri anche il sindaco Dario Nardella insieme al vicesindaco Cristina Giachi, e la segretaria generale della Cgil Firenze Paola Galgani.
Non si è registrato nessun tipo di incidente.
“Non è un caso che tutto sia partito da Bologna – ha affermato Santori – e non è un caso che la manifestazione più numerosa sia in Toscana: se lo vogliamo la politica tornerà a essere una cosa seria. Siate orgogliosi di aver preso parte ad un’azione rivoluzionaria, aver fatto politica senza bisogno di insultare nessuno. Da domani anche voi potrete raccontare di quella volta che un branco di Sardine ha sconfitto il pirata del populismo”
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
POPOLARITA’ DEI LEADER: PRIMO CONTE, SECONDA LA MELONI CHE SORPASSA SALVINI IN CALO DI 8 PUNTI… CENTRODESTRA 48,7% CENTROSINISTRA+M5S 47,8%
I sondaggi di IPSOS presentati oggi da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera vedono la Lega in calo e Giorgia Meloni che sorpassa Matteo Salvini negli indici di popolarità .
Il giudizio sul governo è rimasto stabile rispetto a ottobre, infatti il 37% approva l’esecutivo (+1%) mentre la maggioranza (52%) si esprime negativamente (+2%) e coloro che non si esprimono rappresentano l’11% (-3%).
L’indice di gradimento – come sempre calcolato mettendo in rapporto i giudizi positivi e quelli negativi escludendo dal computo le mancate risposte –si attesta a 42, dunque allo stesso livello dello scorso mese di ottobre.
Nella rilevazione del 28 novembre la Lega perde il 2,4% attestandosi al 31,9% mentre il Partito Democratico guadagna lo 0,9% arrivando al 18,1%. Il MoVimento 5 Stelle cala di uno 0,7% attestandosi al 16,6%.
Fratelli d’Italia supera la soglia del 10% mentre Forza Italia è stabile al 6,2% mentre Italia Viva scende di uno 0,9% fermandosi al 5,3%.
Europa verde e Azione di Calenda sono appaiati al 2,3%, Sinistra italiana con il 2% e +Europa con 1,2%.
Tutte le altre liste con meno dell’1%, nell’insieme raggiungono il 3,5%.
Le opinioni sui leader politici e i capi delegazione della maggioranza fanno invece segnare alcuni cambiamenti importanti: il presidente Conte, apprezzato dal 43% degli italiani, si mantiene al primo posto in graduatoria ma arretra di 6 punti nell’indice di gradimento (47); Salvini perde 8 punti, passando da 45 a 37, e viene scavalcato al secondo posto da Giorgia Meloni che si attesta a 40 (-1); a seguire Franceschini con indice 27, Bellanova e Speranza appaiati a 23, Zingaretti stabile a 20, quindi Di Maio con 18 (in calo di 6 punti), Berlusconi con 17 (-1) e Renzi con 10 (-6).
È sorprendente il vistoso calo di consenso di quattro big, con ogni evidenza per motivazioni diverse: il calo maggiore è quello di Salvini, alle prese con la polemica sul Mes e, più in generale, con la ricerca di nuovi temi e proposte, dato che la questione migranti a distanza di un anno è passata dal 45% al 28% nelle priorità degli italiani; la flessione del premier Conte sembra attribuibile al suo recente maggiore protagonismo che potrebbe avere attenuato la sua immagine istituzionale super partes, alienandogli una quota delle simpatie di cui godeva; Di Maio deve far fronte alle divisioni interne, alla dialettica non sempre serena con il premier e all’imprevisto esito della consultazione degli iscritti sui prossimi appuntamenti elettorali, mentre Renzi è stato investito dalle polemiche sul finanziamento della fondazione Open che sostiene le sue iniziative politiche.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“VOGLIO VEDERE LA LUCE E LA SPERANZA E NON QUESTO ODIO”…MA I FAN DEL SEQUESTRATORE DI PERSONE LE DANNO DELLA “MUMMIA” E VOMITANO ODIO SUI SOCIAL
Ornella Vanoni ha annunciato che sarà in piazza con le Sardine a Milano domani primo dicembre in piazza Mercanti.
Lo ha detto lei sulla pagina delle sardine di Milano e lo ha confermato al Corriere della Sera, al quale ha spiegato: «Non ci si deve muovere contro Salvini. Ci si deve muovere, che è un’altra cosa. Secondo me questo dovrebbe restare un movimento apolitico che faccia capire alle nuove generazioni che si devono arrabbiare. Voglio vedere la luce e la speranza e non questo odio: io mi preoccupo per loro, mi spiace vedere un paese che sta andando tanto male. Ma non è colpa solo di questi governanti, è una situazione che si è creata col tempo. Come uscirne? La ricetta non ce l’ho. La rabbia forse è l’unica ricetta».
Ma l’annuncio della cantante non è passato inosservato. Ed è subito partita un’interessante macchina del fango nei confronti della Cantante della Mala, colpevole di essere… vecchia.
In un tripudio di eleganza nel quale si sono distinte soprattutto le donne
Come d’abitudine, soprattutto le pagine fb dei quotidiani si sono dimostrate una fogna a cielo aperto, Dove la battuta più ripetuta è stata “Sardina? No, mummia”.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
LA DDA DI PALERMO E’ ANDATA OLTRE LE RICHIESTE DELLA PROCURA DI AGRIGENTO… PIANTEDOSI PER UN ANNO HA AVALLATO GLI ATTI ILLECITI DI SALVINI
Questa volta Matteo Salvini si tira dietro Matteo Piantedosi.
C’è anche il nome dell’attuale capo di gabinetto del Viminale nel fascicolo che la Dda di Palermo ha trasmesso al tribunale dei ministri chiedendo di procedere per le ipotesi di reato di abuso in atti d’ufficio e sequestro di persona
Il caso è quello dello sbarco a Lampedusa di un gruppo di migranti soccorsi dalla Open Arms ai primi di agosto e costretti a rimanere sulla nave Ong spagnola per 20 giorni per il “no” allo sbarco da parte del Viminale nonostante il comandante avesse dichiarato lo stato di emergenza a bordo e i medici mandati a bordo avessero segnalato le drammatiche condizioni sanitarie e psicologiche delle persone a bordo.
La decisione, come ha ricostruito la puntuale inchiesta della Procura di Agrigento ( che poi sbloccò la situazione sequestrando la nave e ordinando l’immediato sbarco dei migranti), fu naturalmente dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini ( ai suoi ultimi giorni al Viminale) ma l’esecuzione dell’ordine fu del capo di gabinetto Matteo Piantedosi al vertice di quella catena di comando che – stando alle conclusioni dei pm – “abuso’ dei suoi poteri” ignorando la decisione del Tar che, giorni prima, aveva annullato il decreto di interdizione delle acque italiane alla Open Arms ordinando l’immediato soccorso delle persone a bordo.
Quel ripetuto “no” allo sbarco, nonostante in quella occasione fosse invece stato messo per iscritto lo stabene della capitaneria di porto, fu dato da Salvini e Piantedosi.
E dunque la Procura di Palermo ha chiesto al tribunale dei ministri di valutare le ipotesi di reato di sequestro di persona e abuso d’ufficio in concorso tra Salvini e Piantedosi, andando questa volta oltre le indicazioni della Procura di Agrigento che, quindici giorni fa, trasmettendo il fascicolo a Palermo aveva iscritto nel registro degli indagati solo il nome di Matteo Salvini.
Un anno fa, in occasione del caso Diciotti, le cose erano andate diversamente: Agrigento aveva iscritto nel registro degli indagati sia Salvini che Piantedosi ma poi la Procura di Palermo aveva deciso di lasciare cadere le accuse nei confronti del capo di gabinetto.
(da agenzie)
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