Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile “PER TROPPO TEMPO VI ABBIAMO LASCIATO FARE, AVETE DIFFUSO BUGIE E ODIO, CI SIAMO RISVEGLIATI E SIAMO GIA’ CENTINAIA DI MIGLIAIA, NON VI DAREMO TREGUA”
“Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita”. Comincia con queste parole, su Facebook, il messaggio che Giulia, Andrea, Roberto e Mattia, le prime “sardine” che hanno dato vita al Flash Mob di Piazza Maggiore a Bologna, rivolgono a tutti coloro che stanno coordinando e promuovendo gli eventi sul territorio nazionale.
E per fare chiarezza i ragazzi di Bologna stanno registrando il marchio “6000 Sardine” così sarà possibile distinguere tra le piazze ufficiali e quelle fake.
“Col marchio registrato – spiega Santori all’AdnKronos – potremo sconfessare le piazze che non ci appartengono, dire ‘no, questi non siamo noi’ con una certa ufficialità ”.
E infatti, sempre sulla pagina facebook, c’è il delegato con le cose da fare per organizzare una piazza affinchè questa venga riconosciuta come “6000 sardine”. Ma, avverte Santori, “non stiamo fondando un movimento, nè un partito”. Almeno per adesso, poi chissà .
Per adesso esiste una sorta di Manifesto delle sardine, in cui si afferma che la corda “si è spezzata” e che “adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura”.
È un benvenuto in mare aperto, “siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare”.
Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.
Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.
Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara.
Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perchè eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare.
Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. E’ stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi.
Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età : amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività , l’ascolto.
Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie
Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perchè grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare.
Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perchè siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo.
Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto.
“E’ chiaro che il pensiero da fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perchè lo protegge il mare. Com’è profondo il mare”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile UNA POLEMICA SUL NULLA, SE FOSSE VERO QUELLO CHE DICONO I SOVRANISTI BALLISTI E I LORO MAGGIORDOMI ALTRI PAESI EUROPEI SAREBBERO CONTRARI ALLE MODIFICHE, INVECE NON FREGA NULLA A NESSUNO VISTO CHE NESSUNO HA NECESSITA’ DI RICORRERE AL FONDO
Sul Mes il governo si gioca la pelle. Il ragionamento è piuttosto chiaro nella mente del premio
Giuseppe Conte che domattina presto dovrebbe tenere un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi proprio per tentare di arrivare ad una posizione comune sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità , il fondo cosiddetto ‘salva stati’ cui possono rivolgersi le economie in crisi dell’eurozona.
Da quanto trapela, la riunione di domani potrebbe essere ancora interlocutoria: la materia è delicatissima per la ‘feroce’ opposizione del M5S capitanato da Luigi Di Maio ed è dunque troppo presto per ‘impiccarsi’ ad una posizione definita in vista della riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles il 4 dicembre e del Consiglio europeo che dovrebbe ratificare la riforma il 12-13 dicembre prossimi.
Tanto più che non è detto che l’Ue ci arrivi unita al prossimo tavolo negoziale. Occhi puntati sulla Spagna, paese ad alto debito dove ancora un governo non c’è ma dovrebbe nascere dall’alleanza tra il socialista Pedro Sanchez e la sinistra Podemos.
Oggi intanto Di Maio non molla i toni della propaganda (“Se qualcuno vuole usare il Mes come la Grecia allora no grazie…”) ma smorza i toni col premier: sul Mes è in corso “una campagna di mistificazione. Non abbiamo mai avuto alcun dubbio sul presidente del Consiglio su questa questione. Il 4 dicembre c’è un’importante riunione dell’Eurogruppo, quindi è giusto che il governo faccia il punto sul fondo salva-stati per il semplice motivo che questo è un altro governo. Non vedo rischi di scontro col premier o col governo”. Un ‘altro governo’ anche se premier e uno dei due vice-premier erano gli stessi.
Ad ogni modo, domani il vertice dovrebbe durare poco, un’ora al massimo, dalle 8.30 alle 9.30 quando Conte ha in programma l’incontro con il commissario europeo uscente agli Affari economici Pierre Moscovici, in visita a Roma.
Dopo il saluto istituzionale al capo dello Stato Sergio Mattarella oggi, domani Moscovici, strenuo difensore della riforma del Mes, vedrà anche il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, altro convinto sostenitore dell’accordo sul quale l’Italia ha dato il suo ok a giugno, quando al governo c’era Conte ma con Matteo Salvini, che ora attacca sul Mes, e con Di Maio, che si è accodato nella critica trasformando la questione in una materia incandescente per l’esecutivo.
Perchè tale è per Conte. Ed è per questo che il premier ci tiene a procedere con i piedi di piombo, lasciando a Gualtieri la parte del difensore a spada tratta degli accordi presi a giugno quando al Tesoro c’era Giovanni Tria.
Non che il premier non sia convinto della riforma, che rende più severe le condizioni per accedere ai prestiti del Mes (in sostanza si deve essere in regola con i trattati su deficit e debito o molto molto vicini alla regola), parla esplicitamente di ristrutturazione del debito pur non prevedendone l’automaticità .
Ma, da qui agli appuntamenti europei di dicembre, Conte vuole sondare bene la sua maggioranza Pd-M5S, convincere possibilmente i pentastellati recalcitranti, che sguainano la spada contro i rischi di ristrutturazione del debito che, è il loro ragionamento al pari di quello di Salvini, metterebbe a rischio i risparmi degli italiani investiti in titoli di Stato.
Il punto per Conte è: se l’Italia mette la sua firma all’accordo a dicembre ma poi non c’è una maggioranza parlamentare per ratificare l’intesa, non solo si blocca la riforma del Mes ma cade il governo in Italia.
Ecco perchè questa storia, innescata dalle accuse della Lega e di fratelli d’Italia sulla base delle critiche alla riforma da parte del governatore di Bankitalia Ignazio Visco e quelle dell’economista Giampaolo Galli nonchè di Antonio Patuelli dell’Abi – critiche in tuttti e tre i casi parzialmente ritrattate – rischia di far esplodere maggioranza ed esecutivo, se non si trova una via d’uscita.
Potrebbe infatti non bastare la logica a pacchetto chiesta da Conte a Bruxelles come condizione per dire sì alla riforma del Mes. Vale a dire: le altre due ‘gambe’ del rafforzamento dell’Unione monetaria – creazione di uno strumento di bilancio per la competitività e la convergenza nell’Eurozona (BICC) e approfondimento dell’Unione bancaria con la garanzia dei depositi – potrebbero non essere pronte per l’eurosummit di dicembre, soprattutto l’ultima che è la più delicata per l’Italia. Eppure il consiglio potrebbe comunque ritrovarsi a dover approvare la riforma del ‘Salva-Stati’ con la promessa di passi in avanti sugli altri punti ad anno nuovo. In questo caso, l’Italia potrebbe comunque trovarsi in difficoltà a dire no.
Da Roma si tende l’orecchio verso altre capitali europee che potrebbero sviluppare crisi di maggioranze di governo sull’altare del Mes.
Un conto è arrivarci da soli all’eurosummit, unici a dire che così la riforma non va. Altro è ritrovarsi in compagnia con alleati magari tra i paesi mediterranei contro i rigoristi del Nord.
Ma non sembra che negli altri paesi ‘sensibili’ – vale a dire con alto debito come l’Italia, tipo Spagna, Francia, Grecia e anche Belgio – il dibattito sia acceso sulla questione.
Accade solo nel Belpaese, l’unico ad essere governato da una forza populista, M5S, più il Pd. Riflettori puntati sulla Spagna, dove Podemos dovrebbe dar vita a un governo con il socialista aperto Sanchez. Ma al momento a Madrid sono immersi nell’annosa discussione sull’indipendenza catalana, oltre che sulle trattative per la formazione del governo: il Mes non è oggetto di dibattito, tanto meno di scontro, almeno finora.
Prendere tempo sembra l’imperativo di queste ore a Palazzo Chigi, cosa che potrebbe anche riuscire vista la quantità abbondante di tavoli di crisi aperti, dall’Alitalia all’Ilva. Intanto, proprio mentre infuria lo scontro sul Mes, piomba a Roma Moscovici.
È la visita di commiato da Commissario europeo, visto che la prossima settimana a Strasburgo l’Europarlamento darà l’ok finale alla nuova Commissione von der Leyen che si insedierà il primo dicembre, con Paolo Gentiloni al posto di Moscovici.
Certo, oltre che nel bel mezzo delle polemiche sul Mes, l’arrivo del commissario francese a Roma capita all’indomani del giudizio — di fatto sospeso di Bruxelles – sulla manovra economica italiana, rimandata a maggio per la questione del debito alto, ormai proteso verso il 140 per cento del pil. Una questione che si intreccia indissolubilmente a quella sul Mes, evidentemente così calda da accendere il dibattito sul Salva-Stati, come se il Belpaese fosse sul punto di chiedere un aiuto. Non è così, ma l’effetto immagine conta, anche sui mercati.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: governo | Commenta »
Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile LA PROROGA DELL’ESENZIONE IN REALTA’ E’ GIA’ INSERITA NEL DECRETO SISMA E I PARLAMENTARI LEGHISTI LO SANNO BENISSIMO
“Dal governo rosso ennesima vigliaccata ai danni dei cittadini, in questo caso dei terremotati dell’Emilia Romagna e del resto d’Italia, costretti a pagare l’Imu anche su immobili inagibili.
La dichiarazione di Matteo Salvini rimbalza nelle agenzie ma non sui social network e secondo un comunicato del Carroccio riguarda il no del governo a un emendamento al DL fisco proposto dalla Lega per l’esenzione dell’IMU nelle zone terremotate.
Quello che non si spiega però è il motivo del no. In compenso subito dopo arriva anche la candidata leghista alla presidenza della Regione Emilia Romagna Lucia Borgonzoni: “Adesso il Pd se la prende anche con i terremotati, costringendoli a pagare l’Imu sulle case crollate a seguito delle scosse. Una follia degna solo di un governo nemico della nostra terra. Con che coraggio, ora, in Regione, il Pd chiede il voto agli emiliano romagnoli?”.
Il dibattito quindi riguarda la proroga delle esenzioni del pagamento dell’Imu per gli immobili resi inagibili dal terremoto.
E il problema è che un emendamento simile è in procinto di essere votato nel DL Sisma. A spiegarlo è Andrea Rossi, deputato Pd: “Le polemiche di Salvini non dovrebbero più fare notizia tanto è la sua abitudine di parlare di cose che non conosce. Ieri erano gli ospedali chiusi il fine settimana, oggi è l’Imu sulle case inagibili per il terremoto. Informiamo l’ex ministro che tra qualche ora votiamo un emendamento al decreto Sisma — strumento ben più appropriato del decreto fiscale — che proroga la sospensione dal pagamento dell’Imu per le popolazioni colpite dal Sisma, come avviene dal 2012. La cosa triste è che gli stessi deputati della Lega ne erano a conoscenza, come ad esempio Guglielmo Golinelli, sarebbe bastata una telefonata al suo gruppo parlamentare. Ma lo sappiamo che il merito non interessa a Salvini, a lui basta mettersi una felpa e fare una foto a quello che mangia per essere soddisfatto del suo lavoro di senatore“.
Chiara Brega della segreteria nazionale del PD spiega che nella legge ci saranno: “Semplificazione e accelerazione delle procedure di ricostruzione, sospensione dei mutui dei Comuni e destinazione di una quota annuale del 4% delle risorse per la ripresa economica e sociale dei territori più colpiti sono solo le misure più rilevanti approvate”: “Anche l’Emilia Romagna, che sta completando la ricostruzione del sisma del 2012, potrà fare affidamento sulla continuità di misure fondamentali come la sospensione dei mutui dei Comuni e dei privati cittadini e la proroga della sospensione dal pagamento dell’Imu degli immobili danneggiati”
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile DOPO IL NO ALLA CITTADINANZA, UN CITTADINO COMPRA IL DOMINIO SCADUTO DEL SINDACO E PUBBLICA LA FOTO DELLA SENATRICE
Una foto a tutto schermo della senatrice Liliana Segre. Questo compare sul sito ufficiale del
sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, dopo la polemica nata in seguito al no del Consiglio comunale di dare la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita.
Inizialmente si era pensato che qualcuno avesse hackerato la pagina “distefano2017”, aperta dal sindaco per la sua campagna elettorale.
In realtà è un’iniziativa del tutto legale: si chiama “domaining”, ed è la pratica di acquistare domini di siti Internet scaduti.
E’ quello che ha fatto un 47enne di Sesto: dopo aver letto le parole con cui il sindaco Di Stefano ha spiegato il suo no, ha verificato che il dominio della pagina aperta per la campagna elettorale 2017 era scaduto.
L’uomo, che lavora nel campo informatico e non ha incarichi di partito, ha così acquistato il dominio per un anno al prezzo di 14,99 euro più Iva.
“L’ho fatto come forma di protesta e di opposizione non violenta – racconta – perchè trovo le sue motivazioni pretestuose”.
L’uomo ha quindi pubblicato sulla homepage una foto di Liliana Segre, senza alcun commento. “La foto l’ho poi rimossa, perchè intanto ho raggiunto il mio obiettivo”.
Di Stefano, vicino alla Lega con cui governa l’ex “Stalingrado d’Italia”, ha bocciato la proposta di M5S sostenuta dal Pd di dare la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita
Se a questo punto Di Stefano volesse tornare in possesso del suo sito, dovrebbe intentare un’azione civile nei confronti del nuovo proprietario: “Il domaining squatting, almeno nella forma che ho usato io, non è un reato: per un anno sono il proprietario di quel sito. Cosa ne farò? Per adesso ho fatto quello che mi sembrava giusto”.
Di Stefano, dopo aver negato la cittadinanza onoraria a Segre, aveva detto che avrebbe invitato la senatrice a Sesto e che il 10 dicembre sarà a Milano per la manifestazione in suo sostegno organizzata dai sindaci dell’Anci.
Gli risponde il sindaco di Milano Beppe Sala: “Ho sentito il sindaco di Sesto, mi ha detto che verrà alla manifestazione, che però è fatta per la memoria e contro l’odio: quindi se viene è ben accetto, però una prova di coerenza dovrebbe farla. Il mio suggerimento al collega di è che sulla cittadinanza onoraria ci ripensi”.
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »
Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile DEPOSITATA LA MEMORIA IN UN PROCEDIMENTO CONTRO L’ITALIA… UN GIORNO VEDREMO I DELINQUENTI POLITICI ALLA SBARRA PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’
L’Italia, ma anche l’Unione europea, sono responsabili per le morti e le sofferenze dei migranti riportati indietro dalla guardia costiera libica durante le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo.
Sono gravissime le accuse contenute in una memoria depositata alla Corte di Strasburgo dalla commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic in un procedimento che vede l’Italia sul banco degli imputati.
Il ricorso è stato intentato da 17 migranti che si trovavano su un gommone con circa 150 persone che il 6 novembre 2017 è stato intercettato dalla nave Ras Jadir della guardia costiera libica che, secondo le testimonianze, con le sue manovre ha causato la morte di numerosi migranti
Secondo i 17 sopravvissuti, l’Italia, permettendo alla nave libica di prendere parte all’operazione, si è reso direttamente responsabile non solo per quanto è accaduto in mare, ma anche delle sofferenze causate a coloro che sono stati ricondotti in Libia.
Nel testo di nove pagine il commissario critica duramente la decisione dell’Italia e di Bruxelles di collaborare con la Libia nella gestione dei flussi migratori.
“Gli Stati individualmente e collettivamente, anche in quanto membri dell’Unione europea, hanno condotto dal 2014 una serie di azioni interconnesse che hanno reso molto più probabile l’intervento della guardia costiera libica nelle operazioni di intercettazione dei migranti nel Mediterraneo e hanno quindi fatto aumentare le probabilità che siano riportarti in Libia – scrive la commissaria – Questo è stato fatto nonostante gli Stati sapessero, o avrebbero dovuto sapere, che li i migranti sono spesso sottoposti a tortura, maltrattamenti e altre gravi violazioni dei loro diritti”.
Infine il commissario mette in dubbio la capacità del centro di coordinamento dei salvataggi di Tripoli e della guardia costiera libica di condurre le operazioni nel rispetto degli standard internazionali e quindi afferma che in base alla legge marittima soprattutto l’Italia, ma anche gli altri Stati, non dovrebbero ‘delegargli’ il compito di andare in aiuto dei naufraghi.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »
Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile LA GAFFE FA IL GIRO DEI SOCIAL: VISTO CHE NON CI VA QUASI MAI PER FORZA CHE NON CONOSCE IL CALENDARIO DEI LAVORI
Chi di selfie ferisce (o vorrebbe ferire), di gaffe perisce. Giovedì mattina Giorgia Meloni si è
presentata a Montecitorio, luogo a lei deputato per via della sua carica parlamentare. Una volta entrata nel famoso Transatlantico, quel lungo corridoio arredato a mo’ di salotto dove passano tutti i deputati della Camera, ha visto il vuoto e il silenzio. «C’è nessuno?», si sarà chiesta la leader di Fratelli d’Italia citando la particella di sodio di una famosa pubblicità . Ma nessuna risposta.
Allora l’idea geniale: denunciare l’assenza di tutti su Instagram. Peccato che, come da calendario, il giovedì mattina (la fotografia è stata pubblicata sul suo canale social intorno alle 10) sia dedicato al lavoro nelle Commissioni.
Ecco spiegato quell’assordante silenzio nel Transatlantico denunciato da Giorgia Meloni. Ma, forse, la leader di FdI non lo sapeva.
E allora ha fatto partire l’attacco: «Ops, transatlantico deserto. Perchè oggi non si vota e a chi manca non decurtano lo stipendio e non viene segnata come assenza. Tutti a casa di giovedì i moralizzatori grillini? Dai mi sento sola venite a farmi compagnia, assenteisti! Capito perchè il M5S ha bocciato la proposta di Fratelli d’Italia per fare timbrare il cartellino ai parlamentari?».
Giorgia Meloni non conosce il calendario della Camera?
E a sottolineare la gaffe di Giorgia Meloni è stato anche il deputato del Movimento 5 Stelle Paolo Giuliodori che, prima di spiegare alla leader di FdI cosa accade il giovedì mattina a Montecitorio, ricorda la sua percentuale di assenze.
«Ciao Giorgia, io cambierei chi ti gestisce il calendario altrimenti non si spiega il tuo 27% di presenze in aula — ha scritto Paolo Giuliodori rispondendo al post Instagram della leader di FdI -. Se vuoi lavorare ci trovi al quarto piano di Montecitorio, nelle varie Commissioni».
Game, set. Match.
(da agenzie)
argomento: Fratelli d'Italia | Commenta »
Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile L’INSURREZIONE DEI DIRIGENTI LOCALI PER UNA POLTRONA HA LA MEGLIO CON IL VOTO ON LINE… DI MAIO ESULTA, COSI’ POTRA’ FARE LA MARCHETTA A SALVINI (E RIMEDIARE L’ENNESIMA SCONFITTA)
Alla fine vincono quelli che vogliono esserci. Gli iscritti alla piattaforma Rousseau votano fra le polemiche per decidere se partecipare o meno alle prossime elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna. Ed è una spia che “il Movimento è in un momento difficoltà “.
“Lo ammetto prima di tutto io – dice il leader Luigi Di Maio assediato dalle contestazioni – c’è bisogno di mettere a posto alcune cose”, spiega.
A sera, il verdetto dice che vince il “No”, e dunque il Movimento presenterà le proprie liste. “No”, dice la base, a una pausa che aveva caldamente chiesto lo stesso Di Maio, curiosamente entusiasta a urne virtuali chiuse: “Mandato fortissimo – il primo commento – parteciperemo al voto con tutte le nostre forze. In Emilia Romagna e in Calabria ci presenteremo e i parlamentari e i consiglieri regionali mi hanno chiesto di correre da soli”.
Tra i 125.018 aventi diritto, hanno partecipato alle votazioni online 27.273 attivisti (meno di uno su quattro): 19.248 sono stati i “No”, 8.025 i “Sì”.
(da agenzie)
argomento: elezioni | Commenta »
Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile DOPO OTTO MESI E IN ATTESA DEL PROCESSO PER CORRUZIONE, IL GRILLINO “ESPULSO” SOLO A PAROLE DAL M5S TORNA AL SUO POSTO COME SE NIENTE FOSSE
Oggi Marcello De Vito è tornato a presiedere l’Assemblea Capitolina dopo la conclusione del
periodo di detenzione decretata ieri dal tribunale e in attesa dell’inizio del processo per corruzione.
In un video pubblicato su Facebook dal consigliere Alessandro Onorato si possono vedere i momenti in cui si scambia i saluti con la vicepresidente vicaria Sara Seccia, mentre le agenzie di stampa raccontano che dopo aver salutato i consiglieri presenti, il presidente ha ricevuto gli applausi di chi ha preso posto in Aula Giulio Cesare.
Tra loro la sorella Francesca De Vito, consigliera regionale nel Lazio, e l’ex presidente del III Municipio, Roberta Capoccioni. Poi ha salutato uno ad uno i consiglieri di maggioranza e opposizione e ha detto: ”Heri dicebamus. E’ un piacere e un onore tornare a presiedere quest’aula e salutare i colleghi”.
Ora, è giusto sottolineare che il “Dove eravamo rimasti?” è una citazione che si rifà al ritorno di Enzo Tortora in televisione dopo la sua incredibile vicenda giudiziaria, ma — appunto — quando Tortora è tornato in tv il suo processo si era concluso, mentre quello di De Vito deve ancora iniziare.
Ma qui conta anche ricordare quello che disse il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle disse il 20 marzo, giorno in cui l’operazione Congiunzione Astrale portò in galera il presidente dell’Assemblea Capitolina.
In spregio alle stesse regole date al suo partito, Luigi Di Maio annunciò l’espulsione di De Vito dal M5S e disse di aver comunicato la sua “decisione” ai probiviri.
Otto mesi dopo quell’uscita temeraria Marcello De Vito non è stato mai cacciato dal MoVimento 5 Stelle, è tornato nel gruppo consiliare grillino in Campidoglio, è rimasto presidente dell’Assemblea Capitolina perchè i consiglieri grillini avevano paura di sue azioni giudiziarie in caso di revoca illegittima, ha addirittura a sua volta segnalato (senza alcun effetto) Di Maio ai probiviri per quello che il Capo Politico ha detto nei suoi confronti e oggi è tornato a presiedere l’Assemblea Capitolina, nonostante quello che aveva fatto (ma cosa?) fosse “grave, vergognoso, moralmente basso” e rappresentasse “un insulto a ogni portavoce del M5S”.
Festeggiando il grande ritorno di Marcello De Vito alla presidenza dell’Assemblea Capitolina oggi possiamo certificare quanto vale la parola di Di Maio: niente.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Novembre 21st, 2019 Riccardo Fucile IL PROCURATORE CAPO: “I SENSORI DEL PONTE MORANDI TRANCIATI NEL 2015 MAI PIU’ SOSTITUITI”… NEGLIGENZE NON SOLO DI AUTOSTRADE MA ANCHE DEL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE CHE AVEVA IL COMPITO DI CONTROLLO
Il catalogo del rischio, cioè quel documento che certificava lo stato in cui versava il Ponte Morandi, veniva compilato in base ai segnali che arrivavano dai sensori montati sulla infrastruttura anni prima.
E però quei sistemi non funzionavano più dal 2015, quando sono stati tranciati durante i lavori di manutenzione. Secondo le indagini i sensori di cui si parla e danneggiati, non sono stati mai sostituiti da Aspi.
Neppure quando nel 2017 il professore Carmelo Gentile del Politecnico di Milano aveva suggerito di sostituirli con altri di nuova generazione, più all’avanguardia. La concessionaria aveva programmato l’inserimento dei sistemi di controllo nel progetto di retroffitting (consolidamento delle pile 9 e 10 del ponte) che sarebbe dovuto iniziare nell’autunno del 2018. Troppo tardi: il viadotto è crollato il 14 agosto, due mesi prima.
Lo svela il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, all’indomani della notizia pubblicata da Repubblica relativa alla esistenza di quel documento che certificava il “rischio crollo” per il ponte sul Polcevera. La relazione tecnica, compilata nel 2014 e sequestrata lo scorso marzo dalla Guardia di Finanza nella sede di Atlantia, a Roma. Anche se Autostrade ieri in una nota ha precisato che si sarebbe trattato di “rischio teorico”.
E però quel documento sul “rischio crollo”, in cui per la prima volta compare la parola “crollo” per il viadotto genovese, è stato vagliato persino dai consigli di amministrazione di Atlantia e di Autostrade. C’è di più: alle sedute di quest’ultima partecipa un rappresentante del Ministero delle Infrastrutture come membro del Collegio dei Sindaci.
“Ho letto quello che avete letto voi, il contenuto di quello che ho letto è per me inaccettabile. Anche intellettualmente incomprensibile”, dice il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Paola De Micheli, commentando appunto la presenza del Ministero alla riunione del 2015 in cui si evidenziò il rischio per il Ponte Morandi.
Emerge quindi che i vertici del ministero delle Infrastrutture nel 2015 erano a conoscenza del “rischio crollo” per il Ponte Morandi: di quel documento stilato un anno prima, finora segreto ma sequestrato dalla Guardia di Finanza nella sede di Atlantia e di Autostrade.
Alle sedute del consiglio di amministrazione di Aspi partecipa un rappresentante del Mit, membro del Collegio sindacale. E questo organo con il cda ha condiviso “l’indirizzo di rischio basso” per il viadotto genovese, poi crollato il 14 agosto 2018
(da agenzie)
argomento: Genova | Commenta »