Destra di Popolo.net

IL REALISMO DI GRILLO HA VINTO E DI MAIO PUO’ SOLO OBBEDIRE

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

IL M5S DI UNA VOLTA NON C’E’ PIU’ , IL CERCHIO SI E’ CHIUSO

Quello che era accaduto nello storico incontro di marina di Bibbona, quando l’Elevato aveva costretto i suoi ragazzi a costituire il governo giallorosso, si è ripetuto.
Ed è davvero incredibile il ribaltamento di ruoli che si è celebrato in questo incontro: il garante Extraparlamentare del Movimento, storicamente predisposto all’invettiva, si ritrova nei panni del vecchio saggio che indica la via del compromesso.
Il Di Maio abituato a dividersi tra la manovra di palazzo e la guerriglia web, è stato piegato e alla Real Politik novecentesca.
Il meccanismo su cui si regge il patto di ieri è intuibile a tutti, e si regge su questa equazione: io Grillo ti rimetto in sella, metto in riga i ribelli, metto fine alla sedizione contro di te, e tu resti l’unico capo.
Ma tu, di Maio, resti capo in nome di questa nuova linea. In quello che un tempo si sarebbe definito “commissariamento” si nasconde in realtà  l’ultima crisi di crescita del Movimento Cinque Stelle.
Abbiamo scritto infinite volte in questo sito che per il movimento non c’era più scelta: il voto sulla piattaforma Rousseau come tentativo di ritorno alle origini vagheggiato dal ministro degli Esteri al grido di “corriamo da soli”, che gli faceva sognare un’ultima campagna elettorale all’insegna del nè-nè, era velleitario.
In questo Grillo ha ragione quando dice del suo movimento: “Siamo cambiati, non siamo più quelli di una volta”. E non c’era nemmeno dubbio che anche dal punto di vista dell’iperrealismo, le regionali dell’Emilia-Romagna, se il movimento avesse corso da solo, avrebbero prodotto tre possibili esiti suicidi su tre.
Uno: vinceva la destra, e il governo andava a casa. Due: vinceva Bonaccini senza M5s, e il Movimento andava comunque a casa. Tre: perdeva Bonaccini per colpa dei Cinque Stelle determinanti nel fargli mancare la maggioranza, e il governo — in quel caso — andava immediatamente a casa.
Ma poi c’è un altro tema di cui su TPI parliamo da tempo: giusto o sbagliato, il M5s si trova oggi in mezzo a un guado, e indietro non può tornare.
Il partito del Vaffa, che sostenne l’ascesa folgorante della leadership di Di Maio non esiste più, perchè lo stesso di Maio con le sue scelte di governo lo ha smontato pezzo dopo pezzo. Sì alla Tap (per fortuna), sì alla Tav (anche se con il mal di pancia), sì all’alleanza, per ben due volte: la prima con la Lega e la seconda con il PD.
Il ritorno all’innocenza, il recupero delle origini, non era più possibile perchè queste scelte ti hanno cambiato irrevocabilmente.
Aveva ragione Goffredo Bettini, grande consigliere di Nicola Zingaretti, quando mesi fa aveva spiegato che — volenti o nolenti — con la nascita del governo giallorosso, i grillini si erano collocati definitivamente nel campo del centrosinistra.
Anche se forse in quel momento non erano del tutto consapevoli dell’irreversibilità  di questa scelta, stava accadendo con quel governo. Ecco perchè, questo incontro tra Grillo e Di Maio non ha bisogno di retroscena: è già  tutto sulla scena.
Non è un dialogo fra due leader che hanno due linee diverse, non è un redde rationem fra un discepolo ribelle e un maestro, è un cerchio che si chiude.
È il Movimento 5 Stelle che fa i conti definitivamente tra la nostalgia di quello che era, e l’ineluttabilità  di quello che è diventato oggi.

Luca Telese
(da TPI)

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OSCURATA POCO FA LA PAGINA FB DELLE “6000 SARDINE”: AI SOVRANISTI COMINCIA A BRUCIARE IL CULO E FANNO SEGNALAZIONI AD ARTE

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

QUESTA E’ LA DEMOCRAZIA TIPICA DEGLI INFAMI: BOMBARDARE DI SEGNALAZIONI PER FAR SCATTARE IN AUTOMATICO IL BLOCCO… SI CONFIDA NELLE PROSSIME ORE CHE VENGA RIPRISTINATA

La pagina Facebook ufficiale delle “6000 sardine” è stata oscurata nella serata di domenica.
A denunciarlo sono gli organizzatori del movimento nato poche settimane fa a Bologna. La pagina Facebook principale (molte pagine locali sono nate nelle ultime ore) è lo strumento primario di comunicazione del movimento.
L’indirizzo facebook.com/6000sardine risulta infatti non accessibile e nelle ricerche fatte all’interno dell’app la pagina “6000 sardine” non è trovabile.
La notizia è stata confermata dal movimento con un comunicato. “La pagina 6000 sardine è stata oscurata pochi minuti fa senza giusta causa. In mancanza di post offensivi, violenti o lesivi dei diritti della persona, è stata comunque bersaglio di un gran numero di segnalazioni. Questo ha automaticamente generato l’oscuramento della pagina. Siamo fiduciosi che possa tornare on-line nelle prossime ore, ma non abbiamo certezza dei tempi. Si vede che un mare silenzioso fa molto più rumore di quanto si possa pensare”.
Facebook consente agli utenti di segnalare eventuali comporamenti scorretti da parte di una pagina, ma non è chiaro cosa abbia spinto in questo caso il blocco.

(da agenzie)

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“E’ IL PAESE DELLE FRANE”: INTERVISTA A ERASMO D’ANGELIS, EX COORDINATORE DI ITALIA SICURA

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

“VIVIAMO IN UN QUADRO DI RISCHIO TOTALE, SIAMO I PIU’ FRAGILI D’EUROPA, PAGHIAMO IL PREZZO DI UNO SVILUPPO URBANISTICO SCELLERATO. LA POLITICA SI SVEGLI”

“Viviamo in un quadro di rischio totale. Siamo il Paese con più frane e più piogge in Ue. Siamo i più fragili e i più esposti d’Europa, anche per colpa di uno sviluppo urbanistico scellerato che ha innescato nel territorio migliaia di trappole. E la politica che fa? Parla di sicurezza solo agitando la fantasmagorica minaccia dei migranti. La mappatura della pericolosità  da frane o alluvioni è drammatica. Liguria e Calabria sono le Regioni più fragili, ma Roma è la Capitale del rischio idrogeologico”.
Erasmo D’Angelis era coordinatore di Italia Sicura, la struttura di missione voluta nel 2014 dal governo Renzi e spazzata via all’inizio dell’Era Conte. Oggi è a capo dell’Autorità  di Bacino dell’Italia centrale, da dove monitora con preoccupazione le condizioni di un territorio che ci sta letteralmente franando sotto i piedi
Da nord a sud straripano i fiumi, a Savona è crollato un pezzo di viadotto, una donna è morta nell’Alessandrino travolta dal fiume Bormida. Cosa ci rende così fragili, così esposti?
“Abbiamo un territorio molto particolare: la penisola italiana è per 2/3 colline e montagne circondate dal mare, con 7.646 corsi d’acqua. Abbiamo il record europeo di corsi d’acqua e il record europeo di piogge. Sono aspetti che tendiamo a dimenticare o a rimuovere, ma sull’Italia cadono 302 miliardi di metri cubi di piogge ogni anno. In Europa un dato così non ce l’hanno neanche l’Inghilterra o la Germania. Ovviamente ci sono alcune aree che sono più a rischio: la Liguria e la Calabria sono le Regioni più a rischio d’Italia”.
Qual è la gravità  del rischio idrogeologico in Italia? Perchè ci ritroviamo nei guai molto più dei nostri vicini europei
“Geologicamente la nostra penisola è l’ultima nata in Europa, si è formata 5-600 milioni di anni fa come ultimo territorio europeo. Questo vuol dire che ci sono terreni argillosi, sabbiosi, poco rocciosi e con le piogge c’è un dilavamento verso valle che è impressionante. Non a caso, sulle 750mila frane censite in tutto il continente europeo, 620.808 sono in Italia: praticamente quasi tutte, con 2.436 frane monitorate h24 dalla Protezione civile. Noi siamo questo Paese qui. Prendiamo atto che circa l’8-9% del territorio urbanizzato italiano è interessato da aree in frana, con quasi 7mila Comuni che hanno delle località  nei confini che sono interessate alle frane. L’altro aspetto sono le alluvioni: abbiamo circa 10 milioni di italiani condizionati da aree che possono allagarsi. Questo è il quadro del rischio. Un quadro di rischio totale”.
Quali sono le colpe di uno sviluppo urbanistico sconsiderato?
“Siamo forse l’unico Paese al mondo che negli ultimi 50-60 anni ha avuto uno sviluppo urbanistico impressionante. Fino al 1950, il costruito occupava il 2,3% del territorio. Nel giro di qualche decennio — un flash per la nostra storia di 2mila anni – quel 2,3% è diventato il 7,5%: si è moltiplicato per tre. Le città  devono espandersi, e va bene. Ma non su aree franose e alluvionali; non su ex paludi, montagne e colline; non dentro i fiumi. Sono tutte aree in cui abbiamo innescato migliaia di trappole. I tre condoni hanno sanato e graziato tanta edilizia abusiva costruita proprio dentro le golene dei fiumi. Pensiamo a Roma: Ostia e Fiumicino hanno il 75% delle loro costruzioni addirittura sulla foce del Tevere, sono situazioni molto pericolose”.
Come si comporta la politica di fronte a questo “quadro di rischio totale”, come lo definisce lei?
“Mi sorprende e mi fa rabbia il fatto che tutto il dibattito sulla sicurezza degli italiani sia incentrato sul fantomatico pericolo dei migranti o sulla sicurezza nelle strade, quando invece la principale fonte di insicurezza per gli italiani dipende proprio dalla mancanza di interventi sul territorio. Il diritto alla protezione deve essere portato nella serie A della politica, cosa che attualmente non avviene. Oggi vedo solo grandi emozioni e grandi rimozioni. In queste ore siamo tutti molto preoccupati da quello che vediamo, l’ennesimo viadotto crollato, eccetera. Ma in genere passano due-tre giorni e ce lo dimentichiamo. La mappatura della pericolosità  da frane o alluvioni è drammatica”.
Quali erano i pregi di Italia Sicura e del Dipartimento Casa Italia? E quali sono le responsabilità  del governo Conte I nell’averli smantellati?
“Con l’operazione Italia Sicura del governo Renzi e poi con il Dipartimento Casa Italia – votato dal Parlamento ben due volte, prima con il governo Renzi e poi con Gentiloni – c’era l’idea di strutturare un Dipartimento a Palazzo Chigi che lavorasse con i tempi lunghi, senza una scadenza, al di là  delle beghe della politica, al di là  dei governi. Una struttura che si facesse carico di questi problemi, h24, tutti i giorni dell’anno. Il governo Conte I è tornato alle caselle di partenza, ossia ai ministeri. Eliminare Italia Sicura è stato il più grande errore del governo giallo-verde. Era una struttura tecnica. A parte il coordinatore e il direttore, tutto il resto era personale dei ministeri. Costava quasi nulla e ha prodotto risultati concreti. È grazie a Italia Sicura se oggi abbiamo un piano di opere da realizzare che prima non c’era: sono 1.026 opere e interventi che sono state consegnate a tutte le Regioni dalla Protezione civile e dalle Autorità  di bacino. Hanno un costo presunto complessivo di quasi 31 miliardi di euro. Un lavoro di una quindicina di anni che è alla portata dell’Italia”.
Ma come la mettiamo con le risorse?
“L’unica cosa che non ci manca sono i soldi, sia per quanto riguarda il dissesto che la sismica. Partiamo dal dissesto: in questo momento nelle casse dello Stato (tra ministeri, Protezione civile, Agenzia di coesione e Regioni) ci sono quasi 12 miliardi di fondi pronti per essere spesi. I fondi ci sono. Mancano le progettazioni di opere, perchè se non ci sono opere progettate non si possono aprire i cantieri. Da una ventina d’anni lo Stato non progetta più: prima c’era un incentivo per i progettisti e i tecnici delle Regioni e dei Comuni, progettavano un’opera e avevano un incentivo sullo stipendio. Sparito quello, lo Stato ha smesso di progettare e non si è aperto un mercato delle progettazioni. I soldi invece sono un alibi”.
Anche sulla sismica?
“Tutte le indagini ci dicono che servono 100 miliardi di euro per mettere in sicurezza tutta l’edilizia pubblica e privata italiana. Su 12 milioni di edifici italiani, ne abbiamo circa 4 milioni che non sono antisismici. Di fronte a questa cifra dei 100 miliardi, ci si ferma e si dice: e dove li prendiamo? Però fermiamoci a guardare quanto lo Stato sta spendendo per gli ultimi tre terremoti degli ultimi dieci anni… l’Aquila è costata 17,5 miliardi, l’Emilia quasi 12 miliardi, il Centro Italia 23,5 miliardi. Se si mettono insieme questi numeri, siamo a più di metà  di quella cifra lì. Noi spendiamo per riparare, invece dobbiamo spendere per prevenire. Questo è il passaggio che dovremmo fare. Prevenzione seria, strutturata, ogni giorno dell’anno”.
Quanto incidono i cambiamenti climatici sul rischio permanente a cui siamo esposti?
“I cambiamenti climatici c’entrano tanto. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già  oggi molto visibili. Lo vediamo dall’aumento di piogge a carattere esplosivo. Le hanno chiamate bombe d’acqua, e sono in effetti esplosioni in aree sempre più ristrette e in pochissimo tempo. L’altra faccia della medaglia è la siccità : passate queste settimane molto piovose, probabilmente incontreremo mesi di siccità . Lungo le nostre coste abbiamo problemi molto seri con le infiltrazioni del mare nelle falde costiere, quindi si annaffia ma è acqua salata. C’è il tema dell’inaridimento di tanti territori, l’aumento del livello del mare nei confronti del quale bisognerà  difendersi…”
Torniamo alla Liguria. Genova sta riuscendo a proteggersi, a imparare dalla sua storia?
“Oggi a Genova sono aperti 8 cantieri dentro la città  per mezzo miliardo di euro. Sono aperti perchè c’erano i progetti pronti, perchè Comune, Regione e Stato stanno collaborando e stanno allargando le sezioni dei fiumi. Perchè oltre ad occupare terreno, noi italiano abbiamo fatto un altro errore drammatico, che è stato quello di tombare moltissimi fiumi sotto le città . In Italia ci sono 20mila km di fiumi tombati, Genova ne ha 52 km. A Genova si sta facendo un lavoro molto importante di allargamento delle sezioni sotterranee che trasportano questi fiumi. Genova è la città  che in questo momento ha in corso i più importanti lavori di contrasto alle alluvioni, mezzo miliardo non esiste in nessun’altra città  europea. È un esempio da seguire, come anche i lavori sull’Arno. Sono lavori iniziati nel 2015 e che si concluderanno nel 2023. Nel 2023 Genova sarà  senz’altro più sicura”.
Sono lavori lunghi, costosi e spesso invisibili, ma che possono salvare centinaia di vite e intere comunità …
“Domenica scorsa Pisa è stata salvata da un’alluvione catastrofica perchè 5 milioni di metri cubi di acqua di piena dell’Arno alle porte di Pisa sono stati deviati in una cassa d’espansione e poi in uno scolmatore che li ha portati al mare senza farli passare dalla città . È stata la prima volta. Tanta acqua non è arrivata in città  ma si è fermata a monte della città . Questo intervento dimostra quanto siano importanti queste opere”.
Lei oggi è a capo dell’Autorità  di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale. Quali sono i rischi che per questa parte d’Italia? E per Roma Capitale?
“Noi ora metteremo a gara le opere per Roma, perchè anche Roma ha dei problemi abbastanza seri per quanto riguarda possibili piene del Tevere. Metteremo a gara un sistema di invasi a monte dell’Orvietano che possa salvare sia la piana di Orvieto fino a Orte che Roma Capitale. Roma è la capitale del rischio idrogeologico. Non esiste in Europa una città  che abbia 250mila abitanti a rischio di alluvione e in parte anche di frane, essendo Roma un sistema di colli. Stiamo correndo contro il tempo per bloccare a monte della Capitale e dell’Orvietano — sul fiume Paglia e quegli affluenti che mandano acqua al Tevere — 40-50 milioni di metri cubi di acqua di piena”.

(da “Huffingtonpost”)

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ELEZIONI ROMANIA: L’EUROPEISTA IOHANNIS STRACCIA LA SOVRANISTA EX COMUNISTA VIORICA DANCILA

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

IL LEADER LIBERALE ANTICORRUZIONE CONFERMATO CON IL 66,5% CONTRO IL 33,5% DELLA EX PREMIER

Quasi trent’anni dopo la sanguinosa rivoluzione che nel dicembre 1989 rovesciò il tiranno comunista Nicolae Ceausescu, la Romania ha confermato la sua voglia di restare nell’Europa dove tornò allora e infligge una pesantissima sconfitta a sovranisti, autocrati e nazionalpopulisti di tutto il continente.
Al secondo turno delle elezioni presidenziali a suffragio universale in corso oggi il candidato europeista e anticorruzione, il capo dello Stato uscente e centrista-conservatore Klaus Iohannis, ha vinto contro la sua rivale, l’ex premier socialdemocratica Viorica Dancila.
Secondo i primi exit polls dalla capitale Bucarest Iohannis ha ottenuto il 66,5 per cento dei consensi contro il 33,5 per cento della rivale.
Per i socialdemocratici (ex comunisti, di fatto sovranisti mimetizzati da sinistra, autocrati e corrottissimi) è la piຠgrave disfatta dalla caduta del Conducator, Ceausescu appunto
Così il capo dello Stato europeista e anticorrotti confermato di larga misura dal voto popolare si avvia a un facile periodo di coesistenza con il governo guidato da Ludovic Orban, liberale come lui e in alleanza con Alde e socialisti dissidenti, fino alle elezioni parlamentari dell’autunno dell’anno prossimo.
E potrà  continuare la sua politica di lotta alla corruzione e accelerazione dell’integrazione nell’Unione europea di cui Bucarest è il piຠimportante membro sudorientale.
Per capire situazione e posta in gioco per l’Europa è bene spiegare le particolarità  degli schieramenti politici della Romania, il più importante Paese sudesteuropeo membro dell’Unione europea e dell’Alleanza atlantica.
Rispetto a molti altri Stati Ue, posizioni e scelte politiche sono rovesciate.
Klaus Iohannis, centrista-conservatore eletto presidente a sorpresa nel 2014 sull’onda della protesta della società  civile forte già  allora contro corruzione e abusi di potere del partito socialdemocratico (erede del Partito comunista) rappresenta infatti èlites ed elettori decisi a rafforzare l’impegno romeno nella Ue, a modernizzare il Paese, a combattere contro il cancro della corruzione.
I socialdemocratici al contrario sono, rispetto all’Europa, su posizioni di difesa a oltranza dell’indipendenza che evocano molto da vicino quelle di leader sovranisti e nazionalconservatori-populisti al potere altrove nell’ex “Impero del Male” sovietico, da Viktor Orbà¡n in Ungheria a Jaroslaw Kaczynski in Polonia.
Il capo storico e padrino-padrone del Psd romeno, Liviu Dragnea, da sempre nemico giurato del capo dello Stato attuale e probabilmente futuro, è attualmente in prigione condannato a tre anni e mezzo per corruzione forse anche con fondi europei.
E i socialdemocratici hanno tentato di occupare le istituzioni secondo la ricetta magiara, esautorando l’indipendenza della magistratura.
“Ho condotto la mia campagna elettorale e sono andato a votare per dare ai cittadini una Romania normale, moderna, europeista”, ha detto Klaus Iohannis andando a deporre la scheda al suo seggio di residenza.
Viorica Dancila al contrario, usando toni decisamente sovranisti, ha promesso “la difesa dei romeni e degli interessi nazionali prima di tutto”, un concetto che evoca Marine Le Pen, Orbà¡n o la destra italiana.
Come l’ex ministro degli Esteri Cristian Diaconescu ha   spiegato alla Agence France Presse, “Iohannis è l’unico che può garantire una Romania ancorata alle scelte a favore dell’Unione europea e della Nato, una Romania occidentale e prevedibile”.
Al primo turno delle elezioni presidenziali, Iohannis aveva raccolto il 38 per cento dei consensi, Viorica Dancila solo il 22.
Salvo sorprese come un forte astensionsimo, tutto indica che la maggioranza degli elettori degli altri candidati, bocciati al primo turno, sceglieranno Iohannis e non la ex premier. La quale, dopo 21 mesi di governo caotico e scontri continui con i giudici, aveva perso la maggioranza. L’attuale governo minoritario guidato dal centrista Ludovic Orbà¡n è vicino a Iohannis.
La nuova alleanza tra partiti europeisti in Parlamento era sembrata preannunciare il successo del capo di Stato uscente al voto di oggi, come anche una sua vittoria importante sulla scena europea: la supergiudice anticorrotti Laura Codruta Kà¶vesi, eroina della società  civile, prima costretta dai socialdemocratici a lasciare la Directia Nationala Anticoruptiei e condannata assurdamente per accuse prefabbricate e false di corruzione, in un procedimento-farsa, agli arresti domiciliari, è stata scelta dopo le elezioni europee come primo supermagistrato anticorruzione della Ue.
La Romania, dopo i decenni di terrore oppressione e miseria di Ceausescu — che si faceva chiamare “Conducator”, duce, come decenni prima il maresciallo Antonescu alleato dell’Asse nella Seconda guerra mondiale, vive da anni un impetuoso sviluppo economico, con la crescita del prodotto interno lordo piຠveloce nell’intera Unione europea.
Corruzione e carenze gravi delle infrastrutture, pesano sul miracolo economico, come la fortissima emigrazione, anche in Italia.

(da “La Repubblica”)

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“SCHEDIAMOLI E FACCIAMO UNA PLAZA DE MAYO”: C’E’ DELL’ALTRO NEL VERGOGNOSO PASSATO DEL PROF ANTI-SARDINE

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

EVOCAVA IL MASSACRO DEI PERONISTI ARGENTINI AD OPERA DEI MILITARI AUSPICANDOLO ANCHE PER I SUOI STUDENTI… ALTRO CHE SCUSE POSTUME, TIPICHE DEI VILI, E’ INDEGNO DI INSEGNARE

Si è scusato e ha dichiarato che mai avrebbe punito gli studenti che avessero deciso di partecipare alla manifestazione delle Sardine di Fiorenzuola. “Buonasera, sono Giancarlo Talamini, il docente che ha pubblicato su Facebook, le esternazioni, attualmente circolanti in rete. Ne approfitto per scusarmi pubblicamente con tutti gli studenti, genitori, colleghi e dirigenti che non era certo nelle mie intenzioni mettere in difficoltà  attraverso il mio scritto. Chi mi ha conosciuto sa che non sarei mai e poi mai in grado di compiere azioni del genere”, ha scritto ai giornali il professor Talamini Bisi, docente di italiano e storia del liceo Mattei di Fiorenzuola, in risposta alla polemica che l’ha visto protagonista.
Finito nell’occhio del ciclone per aver minacciato la bocciatura degli studenti che avessero deciso di prendere parte alla manifestazione delle Sardine di Fiorenzuola, Talamini Bisi non è però nuovo a minacce simili.
Come verificato da Tpi, infatti, pochi giorni prima che la polemica per il post contro gli studenti deflagrasse, Talamini Bisi aveva provato a minacciare anche le Sardine di Piacenza con una serie di post pubblicati sulla sua bacheca e su quella della pagina dell’organizzazione emiliana.
“Andiamo, fotografiamole, schediamole e rendiamo piazza Cavalli come Plaza De Mayo”, si legge nel post pubblicato da Talamini Bisi il 20 novembre scorso sulla bacheca delle Sardine di Piacenza, evocando per i manifestanti una sorta di riedizione del bombardamento che durante il colpo di Stato militare del 1955 colpì i manifestanti peronisti presenti nella piazza simbolo di Buenos Aires e che provocò centinaia di morti.
Ma Talamini Bisi non si è fermato qui. In un altro post pubblicato sulla sua bacheca si legge: “Belli i tempi quando in Argentina c’era Jorge Rafael. Belli i tempi quando in Cile c’era Augusto. Ci vorrebbero ancora adesso in Italia, sistemerebbero in un colpo solo Cooperative, Sardine piddine, sinistrorsi, grillini canterini, Arci, Anpi, Ong, docenti e giudici politicizzati. I mezzi ci sono. Smartphone, droni, la rete per compiere una schedatura. Poi un soggiorno al Garage Olimpo con l’assaggio gratuito del servizio elettrico e dell’orzo bimbo, un viaggetto aereo anch’esso gratuito, mamme che espongono tante belle foto e cantano canzoni dello Zecchino d’Oro nella piazza principale del paese. Bei tempi. Santi Augusto e Rafael pregate per noi”.
Che fine hanno fatto i due post? Esattamente come nel caso delle minacce contro gli studenti del Mattei, Talamini Bisi ha provveduto a cancellarli sostenendo che gli utenti che stavano protestando non fossero in grado di distinguere una burla da una cosa seria e che quelle erano solamente “cavolate che amo sparare”.
La sua “passione” per le dittature militari, però, Talamini Bisi non l’ha mai nascosta, almeno fino a quando non è diventato il protagonista delle cronache nazionali per un giorno. Sul suo blog, raggiungibile all’indirizzo giancarlotalamini.altervista.org, fino a ieri era possibile trovare tutta una serie di scritti che poco lasciavano all’interpretazione.
Tutto sparito, o meglio bloccato dalla tarda serata di ieri. Sulla home del blog ora campeggia il messaggio di scuse diffuso da Talamini Bisi e quasi nulla più.

(da TPI)

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BLOOMBERG SI CANDIDA: “CORRO PER BATTERE TRUMP”

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

IL MILIARDARIO SCENDE IN CAMPO E PONE LA SUA CANDIDATURA CON I DEMOCRATICI

“Correrò per la presidenza per sconfiggere Donald Trump e ricostruire l’America”: lo ha annunciato sul sito della propria campagna elettorale il miliardario Michael Bloomberg, sciogliendo così ogni indugio sulla sua candidatura con i democratici.
L’annuncio formale arriva alla vigilia di una settimana di spot biografici da 30 milioni di dollari che partirà  domani in oltre venti Stati americani, dalla California al Maine.
Il tre volte ex sindaco di New York sembra intenzionato a saltare le primarie nei primi quattro stati in febbraio e scommettere su quelle di marzo in altri stati più grandi, come la California.
Il suo entourage aveva spiegato che Bloomberg teme che nessuno dei candidati dem sia in grado di battere Trump, ritenendo debole il moderato Joe Biden e troppo a sinistra gli altri due frontrunner, i senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders.

(da agenzie)

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INTERVISTA ALLA STORICA CHIARA FRUGONI: “LE SARDINE HANNO FERMATO IL RACCONTO SOVRANISTA”

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

“L’IDEA DI AVERE SEMPRE UN NEMICO E’ UN MODO PER FUGGIRE DALLE RESPONSABILITA'”… IL BUON GOVERNO E LA TIRANNIDE NEL MEDIOEVO

Alla storia del Medio Evo, ha fatto una domanda d’attualità : “I proclami che sentiamo tutti i giorni sulla sicurezza, la paura, le pene esemplari, l’incubo della catastrofe incombente, sono gli stessi che venivano propagandati nell’Italia del mille e trecento, dove già  si poneva l’alternativa fatale: o con noi, o sarà  il caos ”.
La prova, Chiara Frugoni, una delle più grandi medieviste europee, l’ha trovata in uno straordinario affresco dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena, tra il 1338 e il 1339, nel quale il pittore raffigura — su commissione dei governanti di allora, i Nove — una contrapposizione radicale: da una parte, l’allegoria della città  Ben Governata, nella quale regnano la Concordia, la Giustizia, la Sapienza, dall’altra ciò che accadrebbe se tutto improvvisamente franasse sotto i colpi dei nemici accampati alle porte, ovvero il trionfo dell’Avarizia, della Superbia, della Vanagloria, in una parola soltanto: la Tirannide.
“L’idea di avere sempre un grande nemico pronto a sconvolgere la nostra serenità  è il modo più sicuro per allontanare da se stessi la responsabilità  delle cose che non funzionano, oggi come allora”.
Nessuno prima di lei aveva dedicato a quest’opera un’attenzione così maniacale, facendo parlare le immagini, i simboli, la posizione dei corpi, l’espressione dei volti, i significati dei gesti, insomma tutto ciò che sembra muto e che, invece, sotto lo sguardo della sua indagine parla diverse lingue.
Il risultato è un libro splendido, “Paradiso vista Inferno. Buon governo e tirannide nel Medioevo di Ambrogio Lorenzetti” (Mulino), che si inabissa in un tempo lontanissimo e risale in superficie a bussare alla nostra porta, per parlare anche di noi: qui, ora.
Professoressa, davvero la Tirannide di Lorenzetti descrive anche il nostro tempo?
Credo proprio di sì. Ma è chiaro che non può esserci un rispecchiamento totale. Sono passati troppi secoli da allora. Fare un paragone così diretto, sarebbe fuorviante. Però, è altrettanto evidente che oggi si può guardare l’affresco di Lorenzetti con le consapevolezze del presente, facendo lo sforzo di ascoltare ciò che dice.
Lei che parole ha sentito?
Per prima cosa, ho avvertito una differenza che mi rattrista. L’ideale del Buon Governo dipinto da Lorenzetti ha una costruzione molto articolata. Pur essendo stato fatto per essere compreso da tutti, sia dai contadini, sia dai grandi signori, l’affresco ha un’ambizione molto alta: ossia, quella di raccontare che il Bene comune è il risultato di un insieme di virtù, qualità , principi, alle quali ogni cittadino deve attingere perchè si possa realizzare davvero. Oggi, invece, è impensabile un progetto di così largo respiro, che domandi alle persone di impegnarsi a tirar fuori da loro stesse il meglio. Al massimo, c’è posto per un pensiero che duri lo spazio di qualche giorno. Non di più.
Be’, l’ideale della sicurezza c’era nel Medio Evo, e c’è ancora oggi, però.
Nel dipinto di Lorenzetti, la Securitas è una bellissima fanciulla che volteggia nel cielo e tiene nella mano sinistra la figura di un impiccato. Come dire che la sicurezza è assicurata anche dalla brutalità  della punizione. È un’idea ricorrente in tutto l’affresco. E mi pare sia un’idea presente parecchio anche oggi, sotto la forma della tolleranza zero.
Però, nell’affresco, la Sicurezza è contrapposta al Timor.
Infatti, sono due cose completamente diverse. La sicurezza è un effetto del Buon governo. Il timore è il sentimento della Tirannide. Uno stato di paura permanente, causato da furti, omicidi, stupri e ogni genere di violenza che nel dipinto sono rappresentati molto realisticamente.
Anche qui risuonano certi slogan della politica di oggi?
Fatte le debite distinzioni, direi proprio di sì. Quando lei ascolta una certa rappresentazione che viene fatta degli immigrati, raccontati come dei temibilissimi nemici che invadono il nostro spazio, rapinando, uccidendo e violentando le donne, è di fronte a un’opera di costruzione del nemico che mi pare abbia una sola differenza con il modo in cui veniva rappresentato in quel dipinto medievale — allora, era raffigurato con maggiore intelligenza.
Mi posso permettere di essere più diretto?
Prego.
Sta parlando di Salvini?
La prego, io ho scritto un libro su un affresco medievale.
Nell’affresco c’è la Securitas da una parte e il Timor dall’altra. Mi permetta di chiederle, almeno, a quale delle due cose le sembra che Salvini aspiri?
Secondo me, Salvini lavora su entrambe queste figure. Da una parte, promette alle persone un mondo in cui la forza delle leggi le libererà  dalla minaccia della criminalità , anche usando metodi parecchio diretti. Dall’altra, però, alimenta un racconto dell’immigrato inteso come nemico – un nemico che ci avrebbe già  circondato e che ora sarebbe pronto ad annientarci, attraverso l’invasione e la sostituzione etnica. E contro il nemico, ogni strumento di difesa è legittimata: anche armarsi e farsi giustizia da sè.
Anche il movimento delle sardine ha un’eco medievale?
Questo Movimento mi fa venire in mente le parole dello storico Jean-Pierre Vernant, il quale ha scritto che “noi poniamo all’oggetto dei nostri studi le domande che il presente pone a noi”
E che domanda ha posto a lei il presente?
La domanda di quale sia il Buon governo.
È la domanda che pone anche il movimento delle le sardine?
Credo che le sardine abbiano posto all’attenzione dell’opinione pubblica la domanda che io ho posto all’affresco di Ambrogio Lorenzetti. Certo, loro non lo hanno fatto da studiosi di epoche medievali, ma contrapponendosi a quello che considerano un mal governo.
Salvini però oggi è all’opposizione.
Sì, certo: ma il sovranismo è anche un racconto della realtà  nel quale ogni problema viene esasperato e dove la costruzione del nemico serve a scaricare su di esso il peso di ogni problema. In questo senso, il racconto sovranista è una forma di tirannia. E a tutto questo il Movimento delle sardine vuole dire basta
Perchè il Medio Evo dice così tanto sul presente?
Perchè è una sorta di giacimento dentro cui noi contemporanei ammassiamo tutti i sentimenti che respingiamo: la crudeltà  della vita, la brutalità  delle pene, la violenza dei conflitti. Sono cose che razionalmente rifiutiamo, ma che istintivamente sentiamo molto vicine. Confinandole in quel tempo lontano, ci illudiamo di liberarcene. Ma, in realtà , ci appartengono più di quanto siamo disposti ad ammettere.

(da “Huffingtonpost”)

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MATTIA SANTORI, PORTAVOCE DELLE SARDINE: “NON SIAMO UN MOVIMENTO POLITICO, SIAMO DEGLI ANTICORPI”

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

FISSATE 30 PIAZZE, MA SE NE AGGIUNGERANNO ALTRE 15, LA PROTESTA CONTRO SALVINI E GLI ISTIGATORI ALL’ODIO DILAGA IN TUTTA ITALIA

“Il nostro è un ruolo di anticorpi. Siamo più un anticorpo che un movimento politico”. Così Mattia Santori, portavoce del movimento delle Sardine in collegamento con Mezz’ora in più in onda su Rai3, spiegando che questo è accaduto come reazione legata al territorio bolognese, dove sono andati in piazza per la prima volta.
“Lì ci siamo sentiti invasi da un discorso politico basato su aggressività , sceneggiate e falsità ”, ha detto aggiungendo che ora a Bologna si è creato un quartier generale di 20 persone che stanno lavorando per “riempire le piazze di persone reali, di un territorio vero che esprime un’alternativa rispetto al pensiero unico dominante del populismo”.
“Da Bologna abbiamo suonato la sveglia”, ha detto il 32enne bolognese. “Non ci facciamo domande sul futuro perchè il presente è abbastanza denso, il nostro obiettivo ora è riempire le piazze di persone reali”.
Santori ha precisato che al movimento “interessa tutta la politica”, ma non ha “posizione politiche” perchè “svolge il ruolo di anticorpi”.
“Abbiamo tantissime richieste. Ogni giorno lanciamo cinque o sei piazze diverse in tutta Italia. Il calendario ormai è di 30 appuntamenti, a cui se ne aggiungeranno altri 15-20”.
Così Mattia Santori, sardina bolognese a Rimini per il flashmob. “Speriamo di riuscire a concludere tutto entro il 14 di dicembre che sarà  la giornata finale della prima fase a Roma e quindi il nostro è assolutamente un obiettivo di breve termine, perchè sappiamo che da queste piazze nasce un’energia. L’abbiamo vissuta a Bologna e vogliamo che la gente, anche in altre parti dell’Emilia Romagna e d’Italia, provi la stessa emozione, la stessa cosa, per sentirsi parte di una comunità , che non è una comunità  fluida, ma è una comunità  fisica”.
“Siamo nati in contrapposizione a Salvini e sono ben contento che a 300 metri ci sia lui – aggiunge – proprio perchè accentuiamo le differenze tra questa piazza che presenterà  creatività , gratuità , relazioni sociali. Non è un caso che ci sia la Casa delle donne qua di fianco, rispetto a chi si chiude dentro a una stanza, dietro a un computer e costruisce tutto su un’immagine falsa che la gente oramai ha capito che non rispecchia e non risolverà  i problemi”.

(da agenzie)

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SALVINI SCAPPA DI NUOVO DALLE SARDINE A RIMINI: “MI ASPETTANO A PIACENZA”

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

AVEVA DETTO CHE LI AVREBBE INCONTRATI… MIGLIAIA DI SARDINE STIPATE IN PIAZZA CAVOUR

“Mi aspettano a Piacenza, possiamo parlare di vita reale?”: era piuttosto nervosetto il leader della Lega Matteo Salvini a margine del comizio a Rimini quando ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se sarebbe andato nella vicina piazza Cavour dove c’è il flashmob delle sardine.
Mentre il leader della Lega è impegnato nei selfie con i sostenitori a Rimini fuori dalla sede del partito appena inaugurata, a 400 metri di distanza la piazza è gremita di sardine.
Nei giorni scorsi era stato lo stesso Salvini ad avanzare l’ipotesi di una sua ‘visita’ alla piazza riminese delle sardine. Questa mattina al Cosmosenior c’è stato qualche momento di contestazione al suo arrivo sul palco del Palacongressi. Alcune persone dalla platea hanno fischiato e protestato mentre il leader della Lega si accingeva a parlare e solo un richiamo all’ordine di uno degli organizzatori gli ha permesso di svolgere regolarmente il suo intervento.
Eppure era stato proprio Salvini a dire che sarebbe andato in piazza con le sardine a Rimini: “Ci vado anche io con loro. Io vado a proporre perchè queste sono piazze contro, io vengo a Rimini, Firenze, Modena. Le piazze contro sono rispettabili e sono curioso di sapere qual è la proposta“.
Il Corriere della Sera ha pubblicato un video che mostra la piazza di Rimini piena. Un ‘flash mob’ organizzato alle 17, proprio mentre in via Bonsi era in corso l’inaugurazione della nuova sede del Carroccio, nonostante la candidata per la coalizione di centrodestra Lucia Borgonzoni noin fosse presente a causa di un impegno televisivo.

(da agenzie)

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