Destra di Popolo.net

GOVERNO, LA FASE NUOVA E’ INVECCHIATA IN 48 ORE

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

EMILIA, PRESCRIZIONE, COMMISSIONE: LA SVOLTA DI GRILLO E’ UN’ILLUSIONE FINO A CHE NEL M5S SI PERMETTERA’ A DI MAIO DI FARE DI TUTTO PER FAR CADERE IL GOVERNO… QUANDO IL M5S ARRIVERA’ AL 5% FORSE QUALCUNO LO PRENDERA’ A CALCI IN CULO

La “fase nuova” è durata 48 ore. Si è rivelata cioè un’illusione l’idea di un intervento risolutore di Beppe Grillo, di una sorta di “commissariamento” di Luigi Di Maio, di una stabilizzazione dell’alleanza col Pd e, con essa, del governo. Franata.
Raccontano che, a metà  giornata, Nicola Zingaretti, di fronte a un nuovo impazzimento del quadro, ha così commentato, quasi allargando le braccia: “È ripartita la rumba”. Qualcun altro, tra i suoi, parla di “gioco al massacro”.
Effettivamente, la dinamica è piuttosto chiara. Seguite l’escalation di giornata.
La miccia è la raffica di perquisizioni, all’alba, nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato l’avvocato Bianchi, presidente della fondazione Open, cassaforte del renzismo.
Alla notizia, Luigi Di Maio avrebbe potuto scegliere due strade. Limitarsi a esprimere fiducia nell’operato della magistratura o caricarla politicamente. Sceglie la seconda, chiedendo di accompagnare l’indagine con una sorta di processo politico che coinvolge l’alleato di governo, attraverso una “commissione di inchiesta” sui finanziamenti ai partiti, come ai tempi della commissione sulle banche per colpire su Etruria.
E lo fa— non è un dettaglio — sapendo che sul tema ha con sè il consenso di tutto il Movimento, anche di chi vorrebbe metterlo in discussione su altro. Perchè è materia identitaria, genetica, è come ricordare a tutti il proprio Dna.
Poi, la reazione di Matteo Renzi. Che avrebbe potuto scegliere due strade: limitarsi, anche in questo caso, alla fiducia nella magistratura oppure rilanciare. Sceglie la seconda, in perfetto stile berlusconiano: evoca la persecuzione da parte dei giudici che sono gli stessi che arrestarono i genitori, il “massacro mediatico” (manca solo “l’orologeria” per completare l’amarcord).
E accetta il terreno della “commissione”, dove chiederà  di indagare sul rapporto finanziario tra la Casaleggio associati e il Movimento Cinque stelle.
Ecco, in questa storia c’è tutto: lo snaturamento di strumento “eccezionale”, come una commissione di inchiesta parlamentare, utilizzato nella storia della Repubblica in casi rari e delicati, trasformato, come accadde sule banche, nel set di una campagna anti-politica dal sapore elettorale; due partner dello stesso governo che si comportano come stessero uno all’opposizione dell’altro, senza valutare le conseguenze in termini di stabilità  e coesione della maggioranza; l’idea condivisa che, in definitiva, il processo mediatico è più importante di quello reale.
È logica del “a brigante, brigante e mezzo” o, se preferite “a commissione, commissione e mezzo”, senza che nessuno si ponga il problema di come i due “briganti” — per stare al detto — possano governare assieme il paese, mentre cercano prove dell’opacità  politica altrui in materia di finanziamenti.
Ecco, proprio questo è il punto. Altro che rumba.
Parliamoci chiaro: ci fosse un “baricentro politico” forte tra Pd e Cinque stelle, il ballo sarebbe gestibile. Ma è esattamente l’opposto.
L’idea di una commissione è proprio il modo per evitare che questa maggioranza abbia un baricentro, in un gioco simmetrico tra “i soliti sospetti”, Renzi e Di Maio, entrambi impegnati ad impedire la trasformazione di questa maggioranza in una “maggioranza politica”.
E che adesso si ritrovano su terreno perfetto, come nemici perfetti, nel momento perfetto: l’uno alfiere contro il giustizialismo pentastellato, l’altro alfiere dell’“onestà  onestà ” contro un avversario che è un usato sicuro, in termini di consenso. Non a caso il Pd tace, limitandosi a esprimere fiducia nell’operato della magistratura.
Terreno perfetto, dicevamo. Come perfetto è quello della prescrizione, su cui Di Maio ha trascinato Conte a difesa delle norme Bonafede, impotabili per il Pd, perchè, come nel caso della commissione d’inchiesta, anche qui non ce n’è uno solo dei Cinque stelle che può mettere in discussione la linea.
Insomma, la dinamica è piuttosto chiara. Il capo politico dei Cinque stelle, dopo lo strappo sulle regionali, ha iniziato a gettare benzina sui tanti focolai di divisione col suo partner di maggioranza.
Dimostrando che la sua leadership forse è meno ammaccata di come tutti dicono. È un dubbio che serpeggia anche al Nazareno.
Solo tre giorni fa Grillo aveva parlato di una fase storica nuova, a partire dall’alleanza col Pd. Tre giorni dopo Di Maio, dopo aver lavorato alacremente per far perdere il Pd in Emilia, riparla anche di “contratto di governo”, discussione superata ad agosto e tornata attuale.
In parecchi pensano che, in fondo, il vero disegno di Di Maio sia il ritorno al voto, subito dopo la manovra, forte di un asse con Di Battista, per liberarsi di un assetto che ha subito sin dall’inizio.
E che ci sia una spinta “sistemica” per tornarci prima che diventi operativa la riforma del taglio dei parlamentari. Il che significa che bisognerebbe sciogliere entro il 12 gennaio, a tre mesi dalla pubblicazione in gazzetta della riforma, non essendo stato richiesto un referendum confermativo.
La verità  è che proprio l’assenza del voto all’orizzonte invece giustifica questa nuova aggressività . Come accadeva ai tempi del governo gialloverde: c’è uno che tira schiaffi e un altro che in nome della stabilità  porge l’altra guancia, sia pur con maggiore “responsabilità ”.
Il tema è fino a quando. Ma questa domanda, al momento, non ha risposta.

(da “Huffingtonpost”)

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IL VICESINDACO LEGHISTA DI FERRARA: STIPENDIO DA 3.200 EURO AL MESE E CASA POPOLARE (E I TERREMOTATI NELLE TENDE)

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

HA INSTALLATO PURE VASCA IDROMASSAGGIO E CONDIZIONATORI SENZA AUTORIZZAZIONE… QUANDO LASCERA’ LA CASA DOVE PAGA UN CANONE IRRISORIO A QUALCHE FERRARESE INDIGENTE?

Qualche tempo fa ci eravamo occupati del curioso caso di Nicola “Naomo” Lodi, all’epoca candidato al consiglio comunale di Ferrara per la Lega.
Oggi, dopo la vittoria di Alan Fabbri alle amministrative Nicola Lodi è vicesindaco di Ferrara con delega alla sicurezza e alla protezione civile.
Ed in virtù di quell’incarico Lodi percepisce un’indennità  di carica pari a 4.802,44 euro lordi al mese (circa 3.200 euro netti). Un compenso senza dubbio commisurato al lavoro svolto, un lavoro difficile visto che la giunta leghista ha deciso di aumentarsi lo stipendio del 10% rispetto a quello dell’amministrazione precedente ripristinando il salario pieno.
Il problema è che “da grandi (se paragonati allo stipendio medio del ferrarese) stipendi derivano grandi responsabilità ”, come direbbe Stan Lee. E nel caso di Lodi si tratta di una questione tutta politica.
Il vicesindaco abita infatti in un alloggio popolare dell’ACER, l’Azienda casa Emilia Romagna, la stessa azienda che gestisce l’edilizia pubblica a Bologna oggetto delle accuse dei due esponenti di Fratelli d’Italia che hanno filmato i campanelli.
Lodi vive in una casa ACER — di cui è titolare dal 2007 — perchè ne ha diritto, in virtù del reddito dichiarato prima di diventare vicesindaco.
E in questo senso la sua storia è molto simile a quella del senatore M5S Emanuele Dessì.
Certo, a differenza del pentastellato, “Naomo” ha pure provveduto a ridecorare la casa in “stile Hollywood” (come lo definiva lui in un video dove parlava di sè in terza persona) con tanto di vasca idromassaggio, climatizzatori e rifacimento della pavimentazione, tutto fatto stando a quanto riferiscono i quotidiani locali, senza l’autorizzazione dell’ACER.
Prima i ferraresi vicesindaco!
Ma quello è il passato, veniamo invece al presente. Qualche tempo fa la presidente della Provincia di Ferrara (che Lodi definisce “pro tempore” usando un’espressione tanto cara a Salvini) Barbara Paron ha risposto alle richieste di dimissioni da parte del centrodestra sottolineando che, «se esiste un posto da liberare quanto prima è l’appartamento Acer in cui tutt’ora sembra abitare il vicesindaco Lodi».
Occupazione che, come dice la stessa Paron, è legittima in quanto fa riferimento ad una dichiarazione Isee precedente all’assunzione dell’incarico di vicesindaco da parte di Lodi: «ma la cospicua indennità  che il vicesindaco da mesi sta percependo, suggerirebbe l’opportunità  di lasciare l’appartamento ai ferraresi, prima di tutto, che ne hanno più necessità », ha concluso la presidente della provincia.
Lodi invece preferisce attaccare i giornalisti, curiosi di sapere quanto paga di affitto definendolo “giornalismo spazzatura” che cerca di fare politica sul nulla.
Inutile ricordare come proprio in questi giorni ha tenuto banco la polemica sul canone di affitto pagato dall’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta per il suo alloggio di servizio.
Il vicesindaco di Ferrara ha il diritto di rimanere nell’alloggio popolare assegnato fino alla presentazione della prossima dichiarazione ISEE a gennaio 2021. Anche in quel caso non è nemmeno detto che debba liberare l’appartamento, si potrebbe procedere ad un adeguamento dell’affitto ai nuovi parametri.
Dall’ACER però ci tengono a sottolineare che «è auspicabile non confondere il diritto a rimanere nell’alloggio popolare con l’opportunità  politica, altrettanto rilevante, di effettuare determinate scelte in base a intervenute modifiche, in corso d’anno, della propria situazione reddituale».
Anche per Italia Viva Ferrara il problema che Naomo Lodi occupi una casa popolare« non è tecnico. È politico».
Lodi del resto è uno che a cadenza regolare pubblica sulla sua pagina Facebook notizie circa operazioni di “ripristino della legalità ” e di lotta contro l’abusivismo di quelli arrivano con le roulotte e che «usano l’acqua pubblica per lavare i panni».
Se si dice di voler pensare prima agli italiani in difficoltà  da qualche parte il buon esempio si dovrà  pure iniziare a darlo.

(da “NextQuotidiano”)

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I SOVRANISTI SE LA PRENDONO ANCHE CON LA GUARDIA COSTIERA PERCHE’ HA SALVATO I BAMBINI NAUFRAGHI: “E GLI ORFANI ITALIANI?”

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

I COMMENTI DEI DELINQUENTI RAZZISTI SUI SOCIAL CHE FESTEGGIANO SOLO I BAMBINI AFFOGATI

I social sono lo specchio (rotto) della società  moderna. Nel corso del pomeriggio di lunedì, la Guardia Costiera ha condiviso il video dei salvataggi dopo il naufragio Lampedusa.
Centoquarantanove gli esseri umani salvati dalle condizioni impervie del mare dopo che la loro imbarcazione di fortuna si era rovesciata per via delle onde e del maltempo. Cinque donne — anche se risultano ancora molti dispersi — hanno perso la vita, ma il numero delle vittime sarebbe potuto essere di gran lunga maggiore senza l’intervento eroico della nostra Guardia Costiera.
Anche su questo — in particolar modo sul video del salvataggio di due bambini -, alcuni utenti social italiani hanno voluto dire la loro.
Senza che nessuno gliela chiedesse, visto il tenore di alcune ipotesi di complotto o attacchi più o meno sgangherati sia ai marinai italiani che ai migranti
Moltissimi quotidiani hanno diffuso e condiviso il video della Guardia Costiera sul naufragio Lampedusa.
Ed ecco spuntare i soliti vergognosi commenti di chi non ha neanche la più pallida idea di quali siano i compiti dei nostri marinai e del funzionamento della macchina di soccorsi. Quando l’odio prevarica sull’umanità .
Da chi fa benaltrismo parlando di orfani napoletani e siciliani, passando per chi ironizza sulla presenza di un fotografo a immortalare la scena (senza sapere che tutte le operazioni di recupero vengano registrate con telecamere, da sempre).
Poi c’è chi dice che gli scafisti mettono bambini sui barconi per impietosire l’opinione pubblica.
Infine ecco arrivare i commenti di chi critica i genitori per aver messo a rischio la vita dei loro figli. Forse, per via di una propaganda che racconta solamente un lato della questione migratoria, a molti sfuggono le condizioni in cui i migranti sono costretti a vivere e, per questo, rischiano la vita pur di cercare un futuro migliore, anche per i loro figli.
Ma per certi delinquenti sovranisti ancora a piede libero il fatto non interessa.

(da agenzie)

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RICORDATE IL CONSIGLIERE LEGHISTA CHE STAMANE AVEVA SCRITTO CHE IL 90% DELLE DENUNCE DI VIOLENZA SULLE DONNE SONO FALSE? HA CAMBIATO IDEA E IN SERATA SI SCUSA PURE LUI

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

AVANTI CON IL CIRCO SOVRANISTA, SI E’ PENTITO PURE QUESTO: “AVEVO PRESO DATI SBAGLIATI”

Dopo la bufera che ha travolto il consigliere comunale di Casalecchio di Reno, Umberto La Morgia (Lega) che, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha sostenuto che «Il 90% delle denunce di violenza di uomini su donne sono false e vengono archiviate intasando procure e tribunali», sono arrivate le scuse pubbliche.
La Morgia, sul suo profilo Facebook, si è scusato per essere stato «approssimativo e inopportuno nel giorno dedicato alla tutela delle donne e mi scuso se qualcuno si possa essere sentito offeso». Il consigliere leghista ha poi spiegato che i dati citati gli erano stati forniti «dalle associazioni di genitori separati».
«Io — prosegue La Morgia — sono particolarmente vicino alle persone che subiscono violenza di ogni tipo e auspico politiche capaci di superare le contrapposizioni ideologiche e di promuovere alleanze tra i generi e le generazioni».
Un altro pentito del giorno dopo.

(da agenzie)

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CONTRORDINE PADAGNI: IL SINDACO LEGHISTA DI BIELLA ORA RIDA’ LA CITTADINANZA ONORARIA A LILIANA SEGRE

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

ORMAI SIAMO AL CIRCO: TRAVOLTO DALLE POLEMICHE IL SINDACO RICAMBIA IDEA, TIPICO ESEMPIO DI COERENZA SOVRANISTA

Biella fa retromarcia. L’amministrazione comunale di centrodestra conferirà  la cittadinanza onoraria alla senatrice a vita Liliana Segre.
L’annuncio è arrivato in consiglio comunale da parte del sindaco leghista Claudio Corradino “Mi spiace per quanto è accaduto. Certamente potevamo gestire meglio tutta la vicenda. Ribadisco che reputo giusto concedere la cittadinanza onoraria alla senatrice Segre e mi scuso ancora per i fatti e gli equivoci”.
Finito nel mirino dei media nazionali per aver negato la cittadinanza alla Segre per poi proporla al presentatore tv Ezio Greggio Corradino si era infine scusato con la senatrice con la frase: “Sono stato un cretino”.
Dopo la bufera mediatica, ora i politici biellesi della Lega provano a metterci una pezza anche in ragione della bocciatura da parte del leader Matteo Salvini.
Alla novità  ha lavorato pure il parlamentare biellese di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro: “E’ una settimana che mi adopero affinchè venga concessa la cittadinanza alla Segre, come giusto. Discorso diverso per la commissione parlamentare, sulla
Il sì a mettere all’ordine del giorno di un prossimo consiglio la cittadinanza onoraria alla Segre arriva quasi in contemporanea alla manifestazione organizzata da un gruppo di “sardine” biellesi proprio sotto il municipio, riunite dall’hastag #nonsiamocretini per prendere le distanze dal sindaco leghista.
Una protesta in difesa della città  che è stata oscurata proprio nelle settimane in cui aveva ottenuto il riconoscimento Unesco come città  della creatività .

(da agenzie)

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LA POLEMICA SUL MEF E’ TIPICA DEI CAZZARI ALL’ITALIANA

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

NON ABBIAMO BISOGNO DEL FONDA SALVA-STATI, QUINDI LA POLEMICA E’ RIDICOLA… MA SE ABBIAMO GOVERNI VOLUBILI E PROVVISORI LA COLPA E’ SOLO NOSTRA

Il dibattito (tutto italiano) intorno al Mes ha raggiunto livelli sublimi, però perfettamente indicativi dello stato di salute dell’establishment nazionale (che non sta per niente bene). E allora guardiamoci un po’ dentro in questa storia, che per essere compresa va inserita nel processo d’integrazione europea così come va avanti da ormai tre decenni.
Ebbene questo processo si è spinto molto avanti sul versante della moneta (l’euro) e dei servizi finanziari, con corollario di paletti (abbastanza) rigidi di “coordinamento” delle politiche di bilancio. Parimenti ha sviluppato una forte disciplina comune sul versante bancario (aspetto impossibile da disgiungere dai tasselli precedenti), con conseguente tendenza alla protezione dei soggetti più forti (tedeschi e francesi in particolare).
In questa direzione dunque l’Europa ha fatto enormi passi avanti, di cui Mario Draghi è stato negli ultimi anni interprete efficace (sua la messa in campo del Quantitative Easing) e autorevole (pur con voci critiche all’interno, a cominciare dal versante tedesco). Su altri fronti (non meno importanti) l’Europa è rimasta ferma (politica industriale, si pensi al 5G) o addirittura è andata indietro (totale assenza di politica estera comune, come insegna il caso Libia).
Insomma si è scelta una strada, con al centro di tutte le attenzioni la politica monetaria e i servizi finanziari, che non poteva generare altri risultati che un’ossessiva attenzione a quei mondi, che hanno nelle banche il motore del sistema.
Torniamo al Mes, nell’ultima sua versione che è oggi materia di discussione in vista del prossimo vertice di dicembre che dovrebbe approvarlo. Ebbene diciamo allora chiaro e tondo come stanno le cose: insieme a uno strumento potenziato per fare fronte e situazioni di crisi esso contiene un palese aiuto (in caso di necessità ) alle banche (che prima non c’era in versione così esplicita) e un più stringente meccanismo di controllo sui governi (quando si decide di aderire al piano di aiuto), generando quindi un’ulteriore spostamento di sovranità  verso le figure tecniche a discapito di quelle politiche.
Sono quindi fondati gli allarmi italiani? Potremmo dire di sì (per un verso), poichè è chiaro che essendo noi il Paese con il più elevato (per dimensione) debito pubblico d’Europa siamo comunque sempre “vigilati speciali” dai mercati e dalle società  di rating.
Al tempo stesso però va anche detto che nulla lascia intravedere oggi un bisogno italiano di ricorrere a quegli strumenti di aiuto, anche perchè siamo ormai da molto tempo in un contesto finanziario di “tasso zero”. E comunque il modo italiano di reagire contiene (ancora una volta) tutti i difetti nazionali, che ci rendono poco affidabili sia in sede europea che mondiale.
Questo è il punto centrale di questa storia, punto che dalle nostre parti tutti o quasi fanno finta di non vedere. Dico questo per tre ragioni essenziali, che provo a elencare rapidamente.
Primo: la trattativa è in corso da due anni e i ministri (Tria in testa) del governo giallo-verde hanno preso parte a tutte le discussioni, ottenendo anche alcune modifiche importanti. Quindi (Salvini se ne faccia una ragione) non possiamo dire che gli altri sono brutti e cattivi (tedeschi e francesi per primi) per il semplice fatto che al tavolo ci siamo stati anche noi.
Secondo: se noi cambiamo idee, governi, ministri e atteggiamenti ogni sei mesi non possiamo darne colpa agli altri, perchè siamo gli unici in Europa a fare così. E questo vuol dire che quelli bizzarri siamo (innanzitutto) noi.
Terzo: operano in Italia tre soggetti politici di primaria importanza (Lega, Pd e M5S, di cui uno all’opposizione e due al governo) che non presentano (due in particolare) buone performance sul fronte internazionale. La Lega perchè legata a doppio filo con la parte meno presentabile della destra continentale (e non solo), il M5S perchè privo di bussola e capace di scegliere quasi sempre la parte sbagliata in cui mettersi (con i Gilet Gialli contro Macron, con la Cina contro gli studenti di Hong Kong, con il dittatore Maduro contro i manifestanti venezuelani).
Poi c’è il Pd, in questo momento di gran lunga il meglio dotato per governare, con un ministro dell’economia (Roberto Gualtieri) di grande buon senso e serietà . Un Pd che però vacilla nei consensi elettorali (ha preso mazzate in tutte le regioni) e che per tornare al governo ha dovuto accettare un’alleanza contro natura con i grillini, nati a cresciuti nell’ostilità  più feroce alla sinistra di governo italiana.
Se a tutto ciò aggiungiamo la figura di un premier tecnico (abile quanto si vuole, ma non certo dotato di una sua forza politica) ne esce il quadro di quello che siamo (vedasi alle voci Ilva o Alitalia): un Paese guidato da una classe dirigente provvisoria e volubile.
E allora la mia sintesi è così: francesi e tedeschi sono certamente un po’ stronzi, ma noi siamo dei gran “cazzari”.

(da “Huffingtonpost”)

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QUOTA 100 AVRA’ 632.000 ADESIONI IN MENO DEL PREVISTO

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

NEL TRIENNIO ANDRANNO IN PENSIONE UN TERZO DELLE PERSONE STIMATE… E NON CREERANNO I POSTI DI LAVORO PROMESSI: UN ALTRO BIDONE LEGHISTA

In tre anni Quota 100 totalizzerà  circa un terzo delle adesioni che erano state previste al momento dell’introduzione della misura: 341mila anzichè 973mila.
Lo dice una stima realizzata dalla Cgil nell’ambito di uno studio intitolato “Disuguaglianze di genere nel sistema previdenziale”, da cui emerge anche come Quota 100 si stia rivelando un canale d’uscita molto più vantaggioso per gli uomini che per le donne.
Quando nel gennaio 2019 la misura fu varata dal Governo Conte 1, sostenuto da M5S e Lega, si considerò che all’Inps sarebbero arrivate 290mila domande nel primo anno di operatività , 327mila nel secondo e 356mila nel terzo: totale del triennio sperimentale, appunto, 973mila.
Per questo il governo aveva previsto uno stanziamento di 3,8 miliardi di euro per il 2019, di 7,8 miliardi nel 2020 e di 8,3 miliardi nel 2021.
In questi primi dieci mesi di Quota 100, però, le cose sono andate diversamente. Molto diversamente.
All’11 novembre 2019 risultano arrivate all’Inps circa 201mila domande, a fronte delle 290mila attese per l’intero anno. E secondo la simulazione della Cgil alla scadenza del triennio sperimentale le adesioni alla misura di prepensionamento non saranno più di 341mila, anzichè 973mila. La differenza è di 632mila unità .
Questa sovrastima implica un notevole risparmio nelle somme stanziate. Alla fine del 2019 si prevede che avanzeranno circa 1,5 dei 3,8 miliardi di euro previsti. E alla fine del triennio il risparmio potrebbe salire anche a 7 miliardi complessivi.
Secondo la Cgil, inoltre, Quota 100 è uno strumento utile più agli uomini che alle donne: il sindacato stima infatti che delle 341mila adesioni in tre anni di cui sopra, solo 100mila riguarderanno contributrici di sesso femminile.
Tra le donne, il sindacato calcola che tra 2019 e 2021 oltre 43.500 donne usciranno con Quota 100 nel settore privato e più di 56.200 nel settore pubblico.
Il resto della platea coinvolta è rappresentato da uomini (oltre 214 mila).

(da agenzie)

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NUOVE PERQUISIZIONI NELL’INCHIESTA SULLA FONDAZIONE OPEN, EX CASSAFORTE RENZIANA

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

CONTESTATI I REATI DI FINANZIAMENTO ILLECITO AI PARTITI, AUTORICICLAGGIO E TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE

Oltre venti perquisizioni a Firenze e in altre città  italiane sono state eseguite oggi, martedì 26 novembre, dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta della procura del capoluogo toscano sui finanziamenti alla fondazione Open, l’ex “cassaforte” renziana, chiusa nel 2018. E che, fra le altre cose, serviva a finanziare la Leopolda: la convention politica dell’ex premier Matteo Renzi
Per quell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Luca Turco con il pm Antonino Nastasi, risulta indagato l’allora presidente Alberto Bianchi.
Oltre al traffico di influenze illecite, sarebbero contestati anche i reati di riciclaggio, autoriciclaggio, appropriazione indebita, false comunicazioni sociali e finanziamento illecito ai partiti.
Secondo l’accusa “la fondazione Open ha agito come articolazione di partito, ha rimborsato spese a parlamentari, messo a loro disposizione carte di credito e bancomat”. La Open, sempre secondo ipotesi investigative, avrebbe funzionato come estensione di un partito politico.
L’attenzione degli inquirenti si sarebbe focalizzata sulle primarie del 2012, sul Comitato per ‘Matteo Renzi segretario’ e su ricevute di versamento da parlamentari. Sempre secondo quanto emerge gli investigatori avrebbero individuato legami, ipotizzati come anomali, tra le prestazioni professionali, rese dall’avvocato Alberto Bianchi di Firenze e da collaboratori del suo studio, e i finanziamenti percepiti dalla Open.
Le perquisizioni si sono svolte in venti città : oltre a Firenze, Milano, Modena, Torino, Bari, Alessandria, Pistoia, Roma, Napoli, Palermo. E riguarderebbero alcune delle aziende che negli anni hanno finanziato la fondazione. Non tutti i soggetti perquisiti risultano indagati.
L’inchiesta sulla fondazione Open – da cui sarebbero scaturite queste perquisizioni – è emersa nel settembre scorso quando a Firenze venne perquisito lo studio dell’avvocato Alberto Bianchi. Tra i documenti che gli furono sequestrati, ci sarebbero i bilanci della Open e la lista dei finanziatori della fondazione.
“Rinnovo la mia piena collaborazione con la magistratura affinchè sia fatta chiarezza prima possibile sull’indagine che mi riguarda. Sin da subito mi sono messo a disposizione fornendo qualsiasi atto mi fosse richiesto. Del resto tutte le entrate e le uscite della Fondazione Open sono tracciabili, perchè avvenute con bonifico, carte di credito… È stato fatto tutto alla luce del sole. Messo nero su bianco”, ha fatto sapere Bianchi in una nota. “Si sta facendo una polemica strumentale – afferma ancora Bianchi nella stessa nota – che potrebbe toccare qualsiasi politico e qualsiasi amministratore”.

(da agenzie)

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ALITALIA, LA RESA DEL GOVERNO: “LA SOLUZIONE DI MERCATO NON C’E'”

Novembre 26th, 2019 Riccardo Fucile

DOPO IL PASSO INDIETRO DI ATLANTIA IL CONSORZIO NON C’E’ PIU’…PERSI ALTRO TEMPO E MILIONI PER NULLA

Anche il governo si arrende: per Alitalia è naufragata l’ipotesi di un salvataggio privato. “Al momento un soluzione di mercato non c’è”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economia Stefano Patuanelli intervenendo al Senato. “Stiamo valutando diverse opzioni con attenzione”, “non è una proroga al consorzio che si stava costituendo, perchè quella strada lì non c’è più”, ha detto. “E’ dieci anni che si tenta di privatizzare” la compagnia, dice. Ma, sottolinea il ministro, “ha una dimensione che il mercato fa difficoltà  ad accettare”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il vice ministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni. “Alitalia è stata messa sul mercato con una gara. Le aziende che hanno partecipato non sono riuscite a fare un’offerta sostenibile. Siamo di fronte a un bivio: o la si fa andare nella direzione che prevede la norma o si trovano strade alternative per valorizzare gli asset”, ha detto sottolineando che “è arrivato il momento di prendere decisioni difficili e ragionare per creare valore, ma anche perchè siano appetibili sul mercato”.
Visione sintetizzata anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha ammesso: “Ora non abbiamo una soluzione di mercato a portata di mano”. Pur restando la via d’uscita preferita dalla crisi della compagnia aerea, “valutiamo alternative”.
“Dobbiamo garantire il servizio, i posti di lavoro, gli asset, ma non possiamo continuare a permettere che sia un buco nero delle casse dello Stato”, ha proseguito di nuovo Buffagni. Secondo il vice ministro “Non si deve fare carne da macello di un’azienda come invece fanno altre realtà  ma non si può neanche continuare a perpetrare un versamento di soldi che diventa un buco nero”.
Lo stop alla soluzione di mercato è arrivato di fatto già  la scorsa settimana quando Atlantia si era sfilata dal consorzio costituito per rilanciare l’ex compagnia di bandiera. Preso atto dal passo indietro di Atlantia, anche Ferrovie dello Stato, pivot pubblico dell’operazione, aveva quindi dovuto dare forfait come regista del consorzio.

(da agenzie)

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