Destra di Popolo.net

INTERVISTA A FRANCO CARDINI: “GLI IMMIGRATI PORTERANNO ALLA ISLAMIZZAZIONE DELL’EUROPA? TUTTE BALLE”

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

LO STORICO DI DESTRA (QUELLA VERA) SMONTA LE BUFALE SOVRANISTE: “HANNO CREATO UN NEMICO METAFISICO COME IN PASSATO E’ TOCCATO A TANTI: L’EBREO, LA STREGA, IL GESUITA, IL MASSONE, L’ANARCHICO, IL FASCISTA, IL COMUNISTA, IL FONDAMENTALISTA”

Un piano di islamizzazione dell’Europa attraverso i flussi migratori: dietro quei disperati che rischiano la vita sui barconi e che una certa propaganda politica definisce “palestrati con il cellulare” ci sarebbe un vero e proprio complotto che mira a cancellare la cultura occidentale attraverso la sostituzione etnica.
Lo sentiamo ripetere ormai da anni dai nemici dell’accoglienza, che puntano il dito verso una sorta di complotto politico-religioso che vedrebbe complici partiti di sinistra e organizzazioni non governative colpevoli di salvare i migranti dai barconi con il preciso obiettivo di distruggere l’identità  europea e le sue radici cristiane.
“Vorrei sapere chi sarebbero gli ideatori di questo piano e in che modo — esattamente — vorrebbero islamizzare l’Europa, tenendo anche conto del fatto che di islam non ce ne è uno ma ce ne sono tanti, e per di più in conflitto tra di loro”, dice Franco Cardini a TPI.
Il professor Cardini non è esattamente un intellettuale della sinistra “accoglista”. “Professorone” questo sì — essendo forse il più importante intellettuale italiano vivente — ma certo tutt’altro che di sinistra: ex militante del Movimento sociale, pur rifiutando qualsiasi etichetta Cardini si è sempre riconosciuto in posizioni conservatrici ed è tuttora un punto di riferimento per la destra italiana.
Massimo esperto al mondo delle crociate, ha dedicato negli ultimi anni ben tre volumi al terrorismo e ai rapporti tra islam e occidente.
La teoria del progetto di islamizzazione dell’Europa è diventata particolarmente popolare dopo che lo scrittore francese Michel Houellebecq l’ha messa al centro di un romanzo (“Sottomissione”) pubblicato nel giorno dell’attentato alla sede di Charlie Hebdo e nel quale un partito musulmano tradizionalista e patriarcale vince le elezioni presidenziali del 2022 in Francia.
“Non c’è niente di illegittimo in un romanzo: in un romanzo puoi anche inventarti l’invasione dei marziani a casa tua. Ma se dal romanzo si passa alla realtà  bisogna fare qualche considerazione di fondo”.
Ovvero?
Innanzitutto se si vuole islamizzare l’Europa per mezzo dei migranti bisogna fare attenzione alle cifre: se da oggi in poi arrivassero in Europa ogni giorno 1.000 migranti, tutti musulmani e tutti missionari convinti di voler islamizzare l’Europa, avremmo 365mila musulmani in più ogni anno. Ci vogliono tre anni per arrivare a un milione, e noi in Europa siamo mezzo miliardo. Mi pare che si proceda un po’ lentamente, con questa islamizzazione, e anche se si conta sul fatto che si riproducono, hanno comunque bisogno di far arrivare i loro figli al diciottesimo anno di età  per prendere il potere politico; quindi mi pare un piano assai mal congegnato.
Chi ci sarebbe dietro al complotto?
Ci sono almeno 30 modi diversi di vivere la religione islamica, che poi si organizzano in tre famiglie fondamentali: sunniti, sciiti e carigiti, e mi risulta che si picchino a morte tra loro. Dobbiamo anche considerare che il Re dell’Arabia Saudita, che è un capo di Stato sunnita e ha in mano i rubinetti di un terzo del petrolio del mondo, ha come scopo quello di distruggere gli sciiti. Allora se ci vuole islamizzare un sunnita noi potremmo rispondergli alleandoci con gli sciiti, ed è esattamente quello che è successo molte volte nell’età  moderna: il Re di Francia era il primo alleato del Sultano di Istanbul che era il nemico dell’imperatore e del Re di Spagna, ma a sua volta l’imperatore si alleava con lo Scià  di Persia che era musulmano ma era sciita, per combattere il Sultano di Istanbul.
Dunque sotto il profilo politico non c’è e non c’è mai stata una contrapposizione tra cristiani e musulmani?
Esatto. Quindi dovrebbero spiegarci quale gruppo musulmano ci vuole islamizzare e come intende farlo. Se qualcuno mi parlasse di una teoria secondo la quale qualcuno vuole ricattolicizzare l’Europa attraverso un papa Re io lo potrei capire, ma l’islam non è strutturato così: si caratterizza per una pluralità  di gruppi che vanno ognuno per conto suo.
Eppure sentiamo ripetere questa tesi ossessivamente.
Sì, e anche da giornalisti celebri. Poi ogni tanto ci mettono dentro anche Soros, che è molte cose ma certo non è musulmano. Quanto al terrorismo, Al Qaeda non esiste più, l’Isis si è sfarinato, il califfo Al-Baghdadi mi risulta che sia morto cinque volte e immagino che alla fine l’avrà  fatto sul serio. Trovo che questa teoria sia non solo poco credibile ma anche molto strampalata. Anche la superiorità  della razza ariana era una balla, ma era una balla raccontata in modo più strutturato, mentre questa io non riesco a collocarla in nessuna affabulazione non dico credibile, non dico plausibile ma che stia almeno in piedi sotto il profilo letterario.
Crede che si tratti solo di strumentalizzazioni politiche?
Perchè nel profondo sud degli Stati Uniti si ha ancora paura e odio contro i neri? Perchè una buona parte dell’Europa si è fatta abbindolare dalla geniale e malvagia affabulazione di Hitler? Perchè quando si è in crisi si ha bisogno di trovare un capro espiatorio da sacrificare. Nel corso dei secoli ritroviamo spesso l’ebreo, la strega, il gesuita, il massone, l’anarchico, il fascista, il comunista, il fondamentalista musulmano. Non riusciamo mai a concretizzare bene questo nemico metafisico perchè deve rimanere un “satana” e allora si ripete ossessivamente che c’è ma non si riesce mai a tracciarne un identikit.

(da TPI)

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LA VERITA’ SU QUOTA 100: COME SALVINI, DI MAIO E CONTE HANNO DISTRUTTO POSTI DI LAVORO

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

“PER OGNI PENSIONATO ASSUMERANNO TRE GIOVANI”… COME NO, ECCO I RISULTATI: 250.000 ASSUNZIONI IN MENO RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE

Dicevano che «tante aziende, anche di Stato, quelle grandi, che per ogni pensionato che ci sarà  l’anno prossimo, assumeranno anche tre giovani, quindi 1 a 3». Aggiungevano che «a oggi abbiamo cambiato la vita a più di 200 mila persone. E si stabilizzerà  il rapporto che vede un posto di lavoro ogni due persone che andranno in pensione».
Raccontavano che «nel pubblico impiego Quota 100 ha permesso a 58 mila anziani di andare in pensione e a 58 mila ragazzi di lavorare».
Poi la Banda Bassotti di quota 100, Conte, Salvini e Di Maio, ha perso la voce.
Oggi Tito Boeri su Repubblica mostra la verità  su Quota 100:
Nei primi 10 mesi del 2019 sono andate in pensione anticipata, grazie a Quota 100, 132.000 persone, dunque un terzo in meno di quelle annunciate a maggio da Salvini. Prendendo alla lettera le profezie di un anno fa di Di Maio avremmo dovuto osservare circa 400.000 assunzioni in più.
Basandoci sul “round di previsioni di primavera” del leader della Lega, le assunzioni aggiuntive avrebbero dovuto essere comunque un sesto di quella cifra, attorno a 65.000.
Ma, come lasciano presagire gli ultimi dati provvisori dell’Osservatorio sul Precariato dell’Inps, nei primi nove mesi del 2019 ci sono state oltre 250.000 assunzioni in meno rispetto al periodo che va da gennaio a settembre 2018.
Questo nonostante la congiuntura sia stata leggermente più favorevole nella prima metà  del 2019 che un anno fa.
Inoltre il calo delle assunzioni è stato particolarmente vistoso (-10%) tra le persone con meno di 30 anni di età , proprio quelle cui Quota 100 avrebbe permesso di “trovare nuovo lavoro”.
Anche guardando ad aggregati più limitati, come ad esempio il settore metalmeccanico nel Veneto dove le uscite per Quota 100 sono state più numerose, non si vede alcun effetto positivo di Quota 100 sulle assunzioni.
Il discorso non cambia se ci si concentra sul settore pubblico. Anche qui le cose sono andate ben diversamente dai “consuntivi” di Salvini.
Sono 36.000 (e non 58.000!) i dipendenti pubblici che hanno sin qui fruito di quota 100 e nei primi nove mesi del 2019 le assunzioni nel pubblico impiego sono rimaste al palo.
Anzichè creare nuovi lavori, Quota 100 ha, in effetti, accentuato le carenze di personale in molte amministrazioni pubbliche, soprattutto nel Nord del paese.
Carenze solo in parte ovviate da concorsi avviati ben prima di Quota 100 (come quello che ha visto assumere 3.500 giovani all’Inps) o attraverso lo scorrimento di vecchie graduatorie, quindi non offrendo alcuna chance ai neolaureati.
Il ministro della Funzione Pubblica, Fabiana Dadone, ha dovuto in questi giorni riconoscere che non c’è stato alcun turnover legato a Quota 100 nella pubblica amministrazione: “zero tituli”, nessuna sostituzione.
Tant’è che, per far fronte alle carenze di personale causate da Quota 100, soprattutto negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie, ha annunciato che sbloccherà  le graduatorie del 2011, 2012, 2013 e 2014, che avrebbero dovuto scadere secondo la Legge di Bilancio per il 2019.
In altre parole, non si assumeranno neolaureati, ma persone che hanno per forza di cose 30 anni o più. Quelle più valide tra di loro hanno presumibilmente già  trovato un lavoro.
Nel caso accettassero il posto pubblico che viene loro offerto, non è detto che verrebbero sostituite dalle imprese in cui oggi lavorano.
Nel caso, invece, in cui fossero ancora in cerca di occupazione a 10 anni di distanza dal concorso per cui sono state dichiarate idonee (ma inferiori a chi poi è stato assunto), si potrebbe avere qualche fondato dubbio circa la loro capacità  di migliorare la qualità  dei servizi forniti da amministrazioni pubbliche, in cui il lavoro è il principale fattore produttivo e che hanno assolutamente bisogno di diventare più efficienti per meglio rispondere alle esigenze dei cittadini.
La morale della favola è nota: Quota 100 ha sin qui contribuito alla distruzione di posti di lavoro, non certo alla loro creazione.
Se si riuscirà  a sostituire rapidamente almeno una parte di coloro che hanno lasciato in anticipo l’impiego pubblico per evitare altre disfunzioni nei servizi pubblici, si rischia di assumere non già  giovani, ma persone di mezza età , non necessariamente con quelle competenze ed energie fresche di cui le amministrazioni avrebbero bisogno.
E soprattutto si lascerà  una volta di più a bocca asciutta i neolaureati che oggi in massa fuggono dal nostro paese

(da “NextQuotidiano”)

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IL FLOP CLAMOROSO DEL TG2 POST DI SANGIULIANO E FRECCERO SENZA CONTRADDITTORIO

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

L’APPROFONDIMENTO SOVRANISTA E’ UNA PATACCA E NON RAGGIUNGE NEANCHE IL 4% DI AUDIENCE

Il 18 febbraio scorso il Direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano lanciava nell’universo del panorama televisivo una nuova creatura: Tg2 Post.
Post nel senso latino del termine, precisava, non in quello social. Avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della testata. Una rubrica di approfondimento da mandare in onda dopo il Tg delle 20:30.
Nel giorno della presentazione Sangiuliano la raccontava così: «le notizie prima vanno raccontate nella loro essenza, quasi scarnificate. Poi vanno approfondite e meditate. Offriremo ai nostri spettatori gli strumenti conoscitivi affinchè ciascuno sulla notizia del giorno possa determinare il suo libero convincimento».
È stata solo una pura coincidenza che Tg2 Post — fiore all’occhiello della testata diretta da Sangiuliano — sia stato lanciato in occasione della campagna per le elezioni europee. «Noi non la beviamo, non ci iscriviamo a tesi pre-costituire, vogliamo andare all’essenza delle cose» diceva Sangiuliano il giorno della presentazione.
Si è visto: alla fine il grande contenitore di approfondimento si è ridotto ad essere una tribuna per messaggi quasi autogestiti da parte del politico di turno, il contraddittorio quasi inesistente (ma del resto questo è raro trovarlo), le domande da parte dei giornalisti — quando non vengono ignorate — sono ben lungi dallo scarnificare (o anche solo solleticare) l’intervistato.
Senza dubbio è colpa dei politici che ormai hanno capito che a loro tutto è permesso in televisione. Di sicuro però chi ha ideato il programma ci ha messo del suo, difficile pensare che questa eventualità  non fosse stata presa in considerazione.
Ma Tg2 Post ha resistito e lotta assieme a noi. Per lui l’ex direttore di di RAI 2 Carlo Freccero (quello che ha regalato ai contribuenti perle come Popolo Sovrano e Realiti) sognava in grande: «Tg2 Post può essere una sorpresa anche perchè ci sono fatti di cronaca che possono essere rappresentati in diretta, questo è un vantaggio rispetto ai talk. Gli ospiti dovranno reagire sulle notizie del momento, non potranno essere autoreferenziali. Dovranno commentare live qualcosa che sta avvenendo».
Si è visto infatti la senatrice L’Abbate come è stata costretta a commentare live qualcosa che stava avvenendo da solo qualche mese (la crisi dell’Ilva).
Questo non è successo, i politici vanno a Tg2 Post esattamente come in un qualsiasi talk. Ma non è successa nemmeno un’altra cosa pronosticata da Freccero: «Farà  il 6% tranquillamente».
Ieri sera Tg2 Post (c’era Renzi) ha fatto il 4,11%. Stasera Italia, il suo diretto concorrente su Rete 4 il 4,88%.
Ed è il secondo risultato più alto della settimana: mercoledì lo share era stato del 3,1%, martedì del 4,3%, lunedì il 3,3%.
Giusto per fare un confronto il 21 ottobre quando ci è andato Matteo Salvini il programma ha fatto addirittura il 3.7%.
Ogni tanto il programma il 6% lo fa, ma non brilla per la qualità  dei contenuti, che rimangono modesti. In fondo l’idea di invitare (quando ci sono) un politico a parlare in televisione, magari da solo o con il contraltare di un giornalista, non sembra essere poi così innovativa.
Non mancano poi le “stranezze”. Come quella segnalata da Riccardo Puglisi in occasione della nascita del Conte 2.
A Tg2 Post c’era Salvini senza contradditorio. Un metodo assai curioso di “scarnificare” le notizie o di approfondirle e mediarle. Nei commenti al tweet di Puglisi Antonio Nicita, consigliere dell’AgCom, segnalava che «Agcom ha già  in corso un procedimento per possibile mancato rispetto degli obblighi del contratto di servizio Rai.
Le trasmissioni d’informazione e approfondimento,come quella segnalata,sono già  sotto monitoraggio degli uffici Agcom al fine di verificare le ipotesi di violazione». Insomma, non fa ascolti, non è imparziale, non fa approfondimento, gli ospiti vanno a dire quello che vogliono.
Ma non è che alla fine “Post” va inteso nel senso social? Alla fine quando i politici fanno i loro post nessuno si aspetta un contraddittorio. Dal Tg2 invece è lecito pretenderlo.

(da agenzie)

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SALVINI RIDICOLO SU DE ANDRE’: “CANTO QUESTA STROFA DI VIA DEL CAMPO PERCHE’ C’E’ LA PAROLACCIA”

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

AL MAURIZIO COSTANZO SHOW RIESCE A BANALIZZARE UNO DEI TESTI PIU’ INTENSI DELLA MUSICA INTERNAZIONALE… COME INTERPRETARE LA “CANZONE DEGLI ULTIMI” COME UNA CANZONETTA DA AVANSPETTACOLO

Ormai è diventato un format del Maurizio Costanzo Show, ma ci sono esibizioni che possono andare anche contro lo spirito che il giornalista di Canale 5 aveva immaginato quando ha proposto di far cantare una canzone ai politici ospiti del suo salotto esclusivo.
Così Matteo Salvini canta De Andrè e sceglie Via del Campo, famosissimo e intenso dramma del disagio esistenziale, che descrive una delle zone, in passato, più povere di Genova.
Il leader della Lega intona le prime due strofe, che sarebbero potute anche bastare. Invece, Salvini ha voluto andare avanti, passando direttamente alla terza strofa, chiedendo a Maurizio Costanzo di poterla cantare perchè «c’è la parolaccia».
Quando si arriva a dover pronunciare la parola «puttana», tuttavia, Matteo Salvini ci mette un’enfasi particolare, accentuando l’espressione, quasi con tono liberatorio. Tono liberatorio che è stato sottolineato anche da un gesto della mano da parte di Maurizio Costanzo.
A testimoniare il fatto che due strofe sarebbero state sufficienti, c’è anche il fatto che — subito dopo la parola ‘puttana’ — Salvini accelera in maniera naturale l’andamento della canzone, praticamente sorvolando su uno dei versi più intensi dell’intero brano («se di amarla ti vien la voglia, basta prenderla per la mano», che accostata a una prostituta è una delle immagini più intense della produzione di De Andrè, che ha scritto il testo su una musica di Enzo Jannacci e Dario Fo).
Via del Campo è la canzone degli ultimi. Matteo Salvini l’ha trattata come una qualsiasi canzonetta di avanspettacolo, mostrandosi particolarmente soddisfatto quando ha pronunciato la parola ‘puttana’.
Non è la prima volta che il leader della Lega cita De Andrè: è ormai noto che il cantautore genovese sia uno dei suoi artisti preferiti.
In passato, non sono mancate le polemiche — anche con la stessa famiglia De Andrè — per questa passione di Salvini (all’epoca anche ministro dell’Interno). Un anno fa, Salvini aveva cantato Albachiara di Vasco Rossi. Un brano più nazionalpopolare. Quest’anno ha voluto esagerare.

(da agenzie)

argomento: Costume | Commenta »

SARDINE, MATTIA SANTORI SGOMBRA OGNI EQUIVOCO: “ESCLUDO DI CANDIDARMI IN POLITICA, NON E’ LA MIA STRADA”

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

“MI SONO BASTATE QUESTE DUE SETTIMANE DA SIMIL-POLITICO”

Durante un’intervista rilasciata a un’emittente bolognese, Mattia Santori, ideatore e portavoce del movimento delle Sardine, ha escluso una sua eventuale candidatura in politica.
«Non mi hanno chiesto di candidarmi e non è tra le mie priorità », ha risposto Santori intervistato questa mattina dall’emittente bolognese Radio Città  del Capo.
Sulla possibilità , però, che in un futuro nemmeno troppo remoto potrebbero chiedergli di candidarsi, Santori non ha dubbi: «Dico di no. Mi sono bastate queste due settimane di vita da simil-politico per capire che non è la mia strada».
Il movimento che continua a “nuotare” in giro per l’Italia, organizzando flash mob e manifestazioni grazie a eventi su Facebook e messaggi su Whatsapp, potrebbe essere votato dal 17% degli Italiani, secondo la rilevazione di Emg Acqua .
Santori sgombra così il campo dalle illazioni sovraniste: le sardine restano apartitiche.

(da agenzie)

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IL GIORNALISTA SPORTIVO LEGHISTA CHE DICEVA “L’ARBITRO DONNA E’ UNO SCHIFO” E’ STATO RADIATO DALL’ALBO

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

SERGIO VESSICCHIO AVEVA ESPRESSO, PRIMA ANCORA DELL’INIZIO DELLA PARTITA DEL CAMPIONATO DI ECCELLENZA, GIUDIZI INCOMMENTABILI SU UNA GUARDIALINEE IN QUANTO DONNA

L’Ordine dei giornalisti della Campania comunica che il Consiglio di disciplina territoriale, dopo approfondita istruttoria come previsto dalla legge, ha provveduto a radiare dall’Albo il giornalista pubblicista Sergio Vessicchio.
In precedenza lo stesso Vessicchio era già  stato sospeso dall’Albo. La decisione è stata notificata anche al procuratore generale della Corte d’Appello di Napoli. La radiazione è stata delibera ai sensi dell’art. 55 della legge n° 69 del 1963 e successive modifiche”.
Sergio Vessicchio, telecronista di CanaleCinqueTv, era diventato famoso ben oltre il territorio campano perchè ha avuto la geniale idea di insultare una guardalinee prima dell’incontro tra Agropoli e Sant’Agnello, valida per il campionato di eccellenza.
“È uno schifo vedere le donne che vengono a fare gli arbitri in un campionato dove le società  spendono centinaia di migliaia di euro, è una barzelletta della Federazione una cosa del genere”, ha detto Vessicchio mentre Annalisa Moccia della sezione di Nola, designata per la partita del campionato di Eccellenza della Campania tra Agropoli e Sant’Agnello, andava a controllare le reti della porta prima di raggiungere il centrocampo.
Il fatto accadde appena prima dell’inizio della partita dove un dirigente dell’Agropoli si era lamentato, in generale, della qualità  di arbitri e guardalinee della zona, senza però fare alcun riferimento al sesso.
Vessicchio invece disse: “Pregherei la regia di inquadrare l’assistente donna che è una cosa inguardabile”. Successivamente Vessicchio disse che Moccia era “impresentabile per un campo di calcio”. Infine, per completare il curriculum di Vessicchio, va segnalata   la surreale intervista rilasciata al Fatto Quotidiano in cui sosteneva che intendeva dire il contrario di quello che ha detto: “Ho sbagliato ma non era quella la mia intenzione, per questo mi scuso. Volevo dire che nel Cilento e in Campania le arbitre donne vengono vessate. È uno schifo quello che si verifica, finiscono nel mirino tra offese, insulti, battutine e ingiurie dal momento in cui arrivano sul campo di calcio”.

(da agenzie)

argomento: Giustizia | Commenta »

NAZIONALE DI RUGBY INSULTATO PER STRADA A MILANO: “SONO ITALIANO, ORA BASTA”

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

“MI GRIDANO NEGRO DI MERDA, TORNATENE AL TUO PAESE”: LA DENUNCIA DI MAXIME MBANDA’, NATO IN ITALIA DA MADRE ITALIANA E PADRE CONGOLESE

Episodi di razzismo scuotono lo sport italiano. Dopo Eniola Aluko, calciatrice della Juventus Women che lascia accusando Torino di essere una città  razzista, è la volta di un azzurro del rugby, Maxime Mbandà , giocatore delle Zebre Parma, che denuncia di essere stato aggredito e insultato in strada mentre si trovava a Milano, dove vive la sua famiglia e dove si trovava per una cena con la sua compagna, italiana.
Come Mario Balotelli, anche Mbandà  è nato e cresciuto in Italia e lo rivendica nel post su Facebook dove ha raccontato quello che gli è successo ieri sera, durante una lite stradale al termine della quale avrebbe anche rischiato di essere investito da un automobilista, che poi è fuggito.
“Dopo anni che non mi succedeva, ho subito un atto di razzismo. Giusto appunto due giorni fa, rispondendo a una domanda, dissi che i miei genitori mi avevano insegnato sin da piccolo ad affrontare gli episodi di razzismo col sorriso, ma questa volta no”, ha scritto il rugbista. Questa volta il giocatore, figlio di madre italiana e padre congolese ha deciso di denunciare: “Sentirsi dire, da cittadino italiano e mulatto quale sono ‘Va negro di merda, tornatene al tuo paese’, mi ha letteralmente ferito, deluso, danneggiato moralmente e mi ha fatto riflettere tutta la notte”
Perchè “non erano frasi dette da un bambino che avrebbe potuto semplicemente ed ingenuamente ripetere ciò che poteva aver sentito da genitori, altri bambini, televisione o qualsiasi altra fonte”.
Su Facebook Mbandà  assicura che lotterà  sempre per il rispetto dei diritti: “Sono nato in Italia da una donna sannita di Pannarano, un paesino in provincia di Benevento e da un uomo congolese, venuto in questo Paese con una borsa di studio a 19 anni e diventato un medico chirurgo sapendo solo lui le difficoltà  a cui sia andato incontro. Sarò sempre quel ‘negro’ che alcune persone ignoranti usano con quel tono dispregiativo e sarò sempre italianò che la gente lo voglia o no. Sono fiero di essere il risultato dell’unione di due culture diverse”.

(da “Huffingtonpost”)

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OPEN ARMS, SALVINI INDAGATO PER SEQUESTRO DI PERSONA E OMISSIONE D’ATTI D’UFFICIO: PALERMO CONFERMA LA PROCURA DI AGRIGENTO E TRASMETTE GLI ATTI AL TRIBUNALE DEI MINISTRI

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

SALVINI DICE CHE RIFAREBBE LA STESSA COSA, A CONFERMA CHE VA ARRESTATO PER REITERAZIONE DEL REATO: IN UN PAESE CIVILE SAREBBE IN GALERA DA TEMPO … ORA SOLO DI MAIO PUO’ SALVARLO

Sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio in concorso. Reati commessi a Roma dal 14 al 20 agosto “per la conseguente privazione della libertà  personale di numerosi migranti”.
Con questa motivazione il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, ha condiviso le ipotesi di reato con le quali il collega di Agrigento Luigi Patronaggio gli aveva trasmesso il fascicolo del caso Open Arms e ha depositato al tribunale dei ministri la richiesta di procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno.
“Quando tornerò al governo rifarò quello che ho fatto” il commento di Salvini, che ha avuto notificato anche un altro procedimento su querela di parte della Mediterranea per la nave Mare Jonio.
Entro novanta giorni dal ricevimento degli atti, compiute le indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, se non ritiene che si debba disporre l’archiviazione, il tribunale trasmette il procedimento con relazione motivata al procuratore della Repubblica che lo invia alla Camera competente per l’autorizzazione a procedere qualora l’indagato sia parlamentare.
Salvini è stato indagato ad Agrigento per aver impedito ad agosto lo sbarco e trattenuto a bordo della Open Arms, la ong spagnola, 164 migranti soccorsi in zona SAR libica. La vicenda fu sbloccata dal sequestro dell’imbarcazione disposto, per motivi di emergenza sanitaria, dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.
Patronaggio ad agosto aprì una indagine a carico di ignoti per sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. Solo due settimane fa, dopo aver iscritto Salvini nel registro degli indagati, ha trasmesso le carte ai colleghi di Palermo.
Ribadiamo:
Siamo di fronte a un indagato che nel suo progetto criminale rivendica la “reiterazione del reato” appena ne avrà  la possibilità . Uno dei tre casi per cui va spiccato il mandato di arresto e condotto in carcere, visto che il reato prevede una pena fino a 15 anni di galera. Dove peraltro un sequestratore di persone sarebbe da tempo in un Paese civile.

(da agenzie)

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RAZZISMO STADI, I CLUB DI SERIE A SCENDONO IN CAMPO: “ORA BASTA, OCCORRONO NUOVE LEGGI”

Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile

“QUESTI INSULTI MOTIVO DI VERGOGNA, NON POSSIAMO PIU’ RESTARE PASSIVI”

Una lettera aperta “a chi ama il calcio italiano” per dire basta, per lanciare un messaggio forte. I 20 club di serie A, dopo un confronto con Lega, Figc ed esperti internazionali, hanno deciso di rimboccarsi le maniche e schierarsi attivamente contro il razzismo, sottoscrivendo un documento con cui si impegnano “pubblicamente a fare meglio”, chiedendo “una efficace policy contro il razzismo, con nuove leggi e regolamenti”, senza più tempo da perdere.
Una lettera che inizia con un’ammissione di colpa. “Dobbiamo riconoscere che abbiamo un serio problema con il razzismo negli stadi italiani e che non l’abbiamo combattuto a sufficienza nel corso di questi anni – si legge nel documento pubblicato dalle società  sui rispettivi siti – Anche in questa stagione, le immagini del nostro calcio, in cui alcuni giocatori sono stati vittime di insulti razzisti, hanno fatto il giro del mondo, scatenando ovunque dibattito. E’ motivo di frustrazione e vergogna per tutti noi. Nel calcio, così come nella vita, nessuno dovrebbe mai subire insulti di natura razzista. Non possiamo più restare passivi e aspettare che tutto questo svanisca”.
Quindi l’impegno fattivo, messo nero su bianco. “Su spinta degli stessi club, nelle ultime settimane, è stato avviato un confronto costruttivo con Lega Serie A, Figc ed esperti internazionali su come affrontare e sradicare questo problema dal mondo del calcio. Noi, i club che sottoscrivono questa lettera, siamo uniti dal desiderio di seri cambiamenti e la Lega Serie A ha dichiarato la sua intenzione di guidare questo percorso attraverso una solida e completa politica anti-razzismo in Serie A, con nuove leggi e regolamenti più severi, assieme a un piano di sensibilizzazione mirato per tutti coloro che sono coinvolti in questo sport riguardo al flagello del razzismo. Non abbiamo più tempo da perdere – si legge ancora – Dobbiamo agire uniti con rapidità  e determinazione, e così faremo di qui in avanti. Ora più che mai il contributo e il sostegno di tutti voi, tifosi dei nostri club e del calcio italiano, sarà  fondamentale in questo sforzo di vitale importanza. In fede, Atalanta, Bologna, Brescia, Cagliari, Fiorentina, Genoa, Hellas Verona, Inter Milan, Juventus, Lazio, Lecce, AC Milan, Napoli, Parma, AS Roma, Sampdoria, Sassuolo, Spal, Torino, Udinese”.
“Il nostro processo di costruzione di una cultura inclusiva reale e concreta è iniziato e ora necessita del sostegno di tutti gli attori coinvolti per consentirci di compiere i passi necessari con coerenza e determinazione. La Lega Serie A sta lavorando sodo su questo argomento ed è pronta a guidare la lotta al razzismo all’interno e all’esterno degli stadi”. Sono le parole dell’amministratore delegato Luigi De Siervo, in aggiunta alla lettera aperta sottoscritta dai 20 club del massimo campionato. “Qualsiasi azione, qualsiasi sforzo sarebbe nulla senza il coinvolgimento, il supporto, la responsabilizzazione di ogni singolo stakeholder – prosegue De Siervo – Siamo pronti a guidare questa campagna, animata da uno straordinario spirito di coesione, coinvolgendo tutti i club ma anche tutti i leader nella lotta al razzismo e alle discriminazioni. Leadership, unità , azione. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno adesso. Sarà  una lunga strada, ma sarà  sicuramente più facile da percorrere se cammineremo tutti insieme, come una squadra. We Are One Team”.

(da agenzie)

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