Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI FINALE EMILIA SMENTISCE SALVINI: “LA RICOSTRUZIONE PROCEDE BENE, LA REGIONE HA FATTO UN OTTIMO LAVORO”
Nel pizzino della convention leghista di Bologna con il vademecum per i leghisti per la campagna elettorale in Emilia-Romagna spuntava un’interessante indicazione.
Tra l’invito a «usare Bibbiano come una clava» e il divieto di «parlare del buongoverno della Regione» c’era anche il suggerimento sul terremoto.
Negli appunti si legge, testuale, «dare a Salvini come argomento una famiglia ancora fuori casa» dopo il terremoto del 2012 che sconvolse l’Emilia-Romagna.
Niente di nuovo, Matteo Salvini e la Lega vogliono usare le disgrazie altrui per prendere voti. Il modo in cui Salvini ha sfruttato l’inchiesta sui presunti abusi commessi a Bibbiano, arrivando ad invitare sul palco la “bambina di Bibbiano” (che non lo era) dimostra che per Salvini la politica è una battaglia che va combattuta con gli stessi metodi della televisione del dolore.
In particolare la famiglia terremotata deve essere scovata e portata sul palcoscenico per poter attaccare la giunta regionale sui «ritardi nella ricostruzione».
C’è un problema però. A smentire la tesi leghista ci pensa il sindaco di Finale Emilia, il comune dove era localizzato l’epicentro della scossa di magnitudo 6.1 registrata alle quattro del mattino del 20 maggio 2012.
Proprio Finale Emilia è stato uno dei comuni maggiormente colpiti e danneggiati dalla serie di scosse sismiche che si sono protratte fino al giugno di quell’anno. La torre dell’Orologio, distrutta dal terremoto, divenne il simbolo della tragedia che colpì l’Emilia. E dal 2016 il sindaco del comune modenese è Sandro Palazzi, che si definisce assolutamente della Lega.
Intervistato oggi dal Corriere Palazzi — che non era a conoscenza del “pizzino” — ritiene che per quanto riguarda la ricostruzione non vi siano stati ritardi. Anzi: «Io ritengo sia difficile dare un giudizio assoluto sulla ricostruzione, come capita spesso ci sono luci e ombre, anche nella gestione da parte della Regione. Per quanto riguarda la parte privata si è creato un meccanismo che è diventato il punto di riferimento anche per altre calamità che sono successe negli ultimi anni».
Per Salvini potrebbe essere molto difficile trovare qualche famiglia terremotata, e soprattutto far credere che il dramma di quella famiglia rappresenta lo stato delle cose nella regione (così come del resto ha fatto facendo diventare l’inesistente “sistema Bibbiano” un paradigma nazionale).
Continua il sindaco Palazzi: «è innegabile che l’esperienza emiliana, un po’ come era accaduto con il terremoto del Friuli del ’76, abbia fatto scuola. Dopo tre anni da sindaco posso dire che qui la ricostruzione privata ha funzionato: a 7 anni dal sisma siamo attorno al 93% delle pratiche affrontate, di cui circa il 70% già concluse. Su questo fronte la Regione Emilia-Romagna ha lavorato bene».
In una frase Palazzi commette due “errori”: dice che la ricostruzione sta andando bene e che la Regione ha lavorato bene. Due cose che per i leghisti non bisogna fare. Ma del resto già durante un confronto televisivo Lucia Borgonzoni fu costretta ad ammettere che la sanità regionale funziona bene.
A Finale Emilia dopo il terremoto c’erano circa 5 mila persone senza casa, oggi sono 200 «più o meno una settantina di famiglie. Sono in affitto con un contributo per autonoma sistemazione, entro 2-3 anni rientreranno tutte. Sono rimasti solo i casi più difficili».
Insomma anche quelli che sono senza casa oggi non lo sono per colpa dei ritardi e delle lungaggini ma perchè la situazione era complessa, ma il rientro nelle loro case è già previsto in tempi relativamente brevi, a prescindere dalla vittoria della Lega.
Il grosso del lavoro è stato fatto, fare campagna elettorale sul terremoto di sette anni fa non ha più senso. Senza contare che riguardo a quello che si poteva fare per gli sfollati di altri terremoti Salvini dovrebbe avere il buon gusto di tacere.
Qualcuno magari potrà dire che a Finale Emilia sono fortunati perchè hanno un sindaco della Lega ed è per quello che le cose vanno bene. Eppure è sufficiente consultare i dati su OpenRicostruzione, quelli dell’Osservatorio Partecipazione post-sismica o leggere il rapporto della Regione a sette anni dal terremoto per vedere che le cose vanno bene dovunque.
Nel Rapporto si legge che per quanto riguarda la ricostruzione privata «il numero delle domande depositate al 31 marzo 2019 è pari a 10.088». Di queste «8.966 hanno ricevuto l’ordinanza di concessione dei contributi e per 6.942 i lavori sono conclusi».
Le oltre diecimila domande corrispondono a 27.350 unità immobiliari «di cui 20.357 ad uso abitazione e 6.993 destinate ad attività economiche (negozi, uffici, botteghe artigiane, depositi agricoli e non agricoli).
Delle oltre 20.000 abitazioni di cui sopra, 15.661 sono principali, ovvero prime case». Sinora sono stati completati i lavori di ricostruzione di 6.942 interventi che hanno reso agibili 19.854 unità immobiliari; di queste, 14.894 sono abitazioni (prime e seconde case).
Quindi sì, ci sono persone che sono ancora senza casa, ma perchè devono ancora essere ultimati i lavori. Nel cosiddetto “cratere ristretto”, ovvero l’area maggiormente colpita sono state presentate 9.672 domande che coinvolgono complessivamente 26.069 unità immobiliari, di cui 19.349 abitazioni (14.906 principali) e 6.720 destinate ad attività economiche.
Le ordinanze di concessione emesse, si legge nel rapporto della Regione, «sono 8.587, e in 6.630 casi i lavori sono già conclusi» sono già tornate agibili 14.066 abitazioni (11.221 principali su 14 mila ) e 4.742 unità immobiliari destinate ad attività economiche. Le percentuali sono quindi le stesse date dal sindaco di Finale Emilia.
(da NextQuotidiano”)
argomento: terremoto | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
LOTTA AL BRACCONAGGIO A COLPI DI PIZZETTE E SFOGLIATINE, CALICI DI PROSECCO E PASTI IN TRATTORIA
Il Gazzettino racconta oggi una storia molto curiosa che riguarda l’Associazione Cacciatori Veneti, già famosa dalle nostre parti per i 70mila euro dati a Fratelli d’Italia:
In Veneto le azioni per contrastare il bracconaggio — cioè chi caccia o pesca in aree protette o senza licenza — sono durissime: lotta spietata a colpi di pizzette e sfogliatine. Il carico da novanta arriva con i calici di prosecco e i pasti in trattoria.
Il conto? Pagato con soldi pubblici, 262.715,66 euro nel 2018 messi dalla Regione e girati alle associazioni dei cacciatori. Discutibile, ma regolare.
I contributi li ha stabiliti infatti una legge regionale, poi il bando ha ampliato il raggio d’azione contro i bracconieri. Inserendo anche i rinfreschi.
L’Associazione Cacciatori Veneti, oggi presieduta da Sergio Berlato, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio regionale del Veneto e presidente della Terza commissione, nelle sue varie attività per contrastare il fenomeno del bracconaggio, ha sostenuto spese alimentari così dettagliate:
67,50 euro per 150 pizzette sfoglia, 67.50 euro per salatini, 26,48 euro per acqua, patatine, bicchieri, 248,88 euro per prosecco, eccetera.
I soldi glieli ha dati la Regione Veneto nell’ambito del contributo complessivo di oltre 64mila euro. Federcaccia Veneto, oggi presieduta dal consigliere regionale leghista e presidente della Quarta commissione Gianpiero Possamai, su un totale di quasi 75mila euro rimborsati dalla Regione, ha documentato 38,83 euro per l’acquisto di merendine, sfogliatine, succo d’arancia, tovaglioli, bicchieri di plastica; 79,40 euro per un pranzo per quattro tra cui spaghetti allo scoglio, 200 euro per un coffe break, un pranzo per una persona costato 121 euro, un buffet per 31 persone da 403euro.
E non finisce mica qui:
Chi direbbe che 9 pizze e altrettante bibite spaventino i bracconieri? Eppure: rimborso di 113,20 euro all’Associazione Nazionale Libera Caccia. Ma anche 700 euro per 20 menu a prezzo concordato in un ristorante nel trevigiano.
Quando, poi, la stessa associazione ha incaricato un addetto per trinciare l’erba (5 ore e mezzo a 40 euro l’ora, totale 220 euro) e quindi pulire siepi e scarpate con braccio decespugliatore (4 ore e mezzo a 50 euro l’ora, totale 225 euro), tutti devono aver tirato un respiro di sollievo: bracconieri ciao ciao.
In realtà l’intervento era inserito in una autorizzata giornata ecologica, ma tant’è.
Sia chiaro: anche se il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni si indigna («È l’unico bando che prevede un anticipo del 30%») e annuncia un’interrogazione all’assessore Giuseppe Pan, è tutto legittimo. Discutibile, ma regolare.
C’è una legge — il Collegato alla Stabilità dell’anno scorso — che ha introdotto una novità : dal 2018 la giunta è autorizzata a concedere contributi a favore delle associazioni venatorie per “favorire adeguate conoscenze sulla corretta gestione del patrimonio faunistico, per“contrastare il deprecabile fenomeno del bracconaggio”, per “interventi di miglioramento ambientale”.
Per il 2018 la Regione ha stanziato 350mila euro. E le pizzette e le sfogliatine? Nella legge non se ne fa cenno, nel bando per presentare le domande sì.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Costume | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
NEL 2017 ERA NEL PD: CRESCONO I MALDIPANCIA TRA GLI ATTIVISTI GRILLINI CALABRESI… LA REPLICA DI ALESSIA CHE VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
La lista dei candidati del MoVimento 5 Stelle in Calabria ha causato molti maldipancia tra gli attivisti per l’esclusione di tre iscritti che erano arrivati tra i primi nelle preferenze su Rousseau.
Ma anche perchè in lista è spuntata Alessia Bausone, che, come ha scritto in un articolo a sua firma, è stata iscritta al Partito Democratico nel 2017 ma nel 2019 denunciava un’aggressione e veniva definita esponente della mozione Zingaretti.
La Bausone era stata anche consigliere comunale a San Luca, eletta nella lista di Klaus Davì, prima di dimettersi.
Ieri però l’AdnKronos ha riportato un altro dettaglio della vicenda politica di Bausone: l’incontro, ovviamente solo virtuale, con il fantomatico Mark Caltagirone che le valse anche una comparsata da Barbara D’Urso:
“Chattai con Mark Caltagirone, ora mi candido col M5S in Calabria per fare la differenza”. In molti hanno storto il naso quando il nome di Alessia Bausone è comparso nella lista dei candidati 5 Stelle alle regionali calabresi del 26 gennaio. Troppo ingombrante, secondo molti attivisti, la sua militanza nel Pd, partito dal quale Bausone è uscita sbattendo la porta.
Ma ora col Movimento 5 Stelle è scattata la scintilla, una “affinità elettiva” che potrebbe aprirle le porte del Consiglio regionale. Bausone è in qualche modo legata anche alla vicenda di Mark Caltagirone, il giallo che ha tenuto per mesi incollati alla tv gli appassionati di gossip e che ha visto protagonista Pamela Prati e il suo (finto) fidanzato.
“Sono stata contattata dal profilo Facebook ‘Marco Caltagirone’ a gennaio del 2018 — racconta all’Adnkronos — quando ancora non era il promesso sposo-fake di Pamela Prati. Il suo obiettivo era quello di screditare una politica calabrese di centrodestra che da lì a poco si sarebbe candidata in Parlamento. Credeva che questi mezzi di discredito potessero attecchire con me per poterle andare contro. Ma sono leale e onesta, anche con chi sta altrove politicamente e questi mezzucci per me non sono attrattivi”. ›Bausone denunciò pubblicamente l’accaduto, una volta esploso il caso Prati-Caltagirone.
A chi le chiede del suo passato (recente) nelle file del Partito democratico, la candidata grillina risponde: “Sono stata tesserata Pd nel 2017, denunciando lo status horribilis del Pd calabrese che ha portato poi al suo commissariamento. Mancanza di trasparenza nei modi e nelle azioni, tesseramento falso, bilanci inesistenti. L’ho definito un club privè di carbonari e, in tempi recenti, una ‘gang band’ di dinosauri politici attorno al potere”.
(da “NextQuotidiano”)
Spett.Le redazione,
in relazione all’articolo da Voi pubblicato in data odierna ritengo di dover offrire chiarimenti, che spero vogliate pubblicare, in merito al cappello introduttivo che riguarda la mia esperienza politica, toccando anche aspetti personali dolorosi, come un’aggressione subita, nei confronti della quale l’autorità giudiziaria sta procedendo.
Ebbene sì, sono stata tesserata PD nel 2017 e nell’ultimo anno ho frequentato, in punta di piedi, ma laboriosamente e fattivamente, il MeetUp Catanzaro ed il mondo grillino regionale.
Non sono ‘sbucata’ da nessuna parte. A differenza di quanto scritto, ero già in quel mondo virtuoso e onesto e, al pari degli altri, sono stata votata sulla piattaforma Rousseau da altri attivisti che hanno apprezzato il mio curriculum e la mia esperienza, anche sul piano tecnico-giuridico che ho messo a disposizione del Movimento e del progetto di rinnovamento vero che si vuole portare avanti in Calabria in maniera spassionata e ideale.
La democrazia digitale è anche questo: Gli iscritti da tutta Italia han votato sulla nostra piattaforma affinchè il M5S si presentasse in Calabria. Gli iscritti della Calabria han votato affinchè si proponesse una coalizione civica con a capo Francesco Aiello e anche i candidati nella lista del M5S.
Lo Statuto del M5S prevede che tra il voto su Rousseau ed il deposito delle liste si valutino le segnalazioni pervenute sui singoli candidati con un meccanismo scrupoloso e certosino. Si chiama ‘filtro qualità ‘, che spetta al Capo politico. E’ sempre successo ad ogni competizione ad ogni livello, nulla di nuovo.
Nel merito della vicenda che mi riguarda, già in un precedente Vostro articolo del 28 dicembre venivo erroneamente qualificata come “New entry” in una lista per le elezioni regionali di cui già , voti su Rousseau alla mano, ero già presente.
Non entro nel dettaglio delle due esclusioni (un’altra persona si era spontaneamente ritirata) dalla lista M5S del collegio calabria centro, ma quel che è certo è che le motivazioni (rilevanti) sono state comunicate dai responsabili a ciò deputati ai diretti interessati settimane prima della pubblicazione delle liste definitive e non vengono pubblicate ad esclusiva tutela personale degli esclusi.
Filtro qualità e democrazia digitale a fronte di autarchia e dittatura di sparute minoranze (eterodirettedi? E se sì, a quale fine?) di, pare, ex attivisti. Questa mi pare la sintesi perfetta che si può evincere tirando le somme.
Un augurio di buon anno e buon lavoro
Alessia Bausone
argomento: Costume | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
LE SCALE MOBILI NON FUNZIONANO, IL 48% DELLE CORSE NON RISPETTA GLI ORARI PROGRAMMATI, 22 BUS HANNO PRESO FUOCO DI CUI 15 COMPLETAMENTE DISTRUTTI
Con quasi un anno di ritardo è stato pubblicata il 30 dicembre sul sito di ATAC la “Carta della qualità dei servizi del trasporto pubblico e dei servizi complementari” del 2019.
Che cos’è la Carta dei Servizi? Si tratta del documento attraverso il quale «ogni ente erogatore di pubblici servizi assume una serie di impegni nei confronti della propria utenza, dichiarando quali servizi intende erogare ed esplicitando gli obiettivi di qualità che si prefigge».
Già il fatto che un documento del genere, relativo all’anno che finisce oggi, sia stato pubblicato a fine anno è sintomatico dei problemi della municipalizzata dei trasporti romani. Ma questo non significa che la Carta non abbia degli spunti interessanti.
Ad esempio riguardo alla regolarità del servizio di trasporto di superficie (gli autobus) si scopre che nel 2018 solo il 52% delle corse ha rispettato gli orari programmati (lo standard di riferimento prevedeva che le corse regolari fossero almeno l’80%). Significa che il 48% delle corse non è arrivato in orario. Non che i romani non lo sapessero già visti i tempi di attesa alle fermate
Altro capitolo dolente del trasporto pubblico romano: la metropolitana. Le corse in questo caso sono regolari, il problema è un altro: l’accesso alle stazioni della Metro. Ricordiamo che stiamo parlando dei dati di performance relativi al 2018, quindi all’anno scorso.
L’efficienza del funzionamento di ascensori, montascale e scale mobili è stata decisamente inferiore a quanto programmato. Addirittura la disponibilità dei montascale (che sono indispensabili per i viaggiatori con disabilità ) è ferma al 62%. Anche qui nulla di nuovo. Eppure a febbraio 2019 l’Ad di ATAC Paolo Simioni snocciolava dati molto diversi
«Atac gestisce un parco di 638 impianti, di 389 scale mobili, 273 ascensori e 39 servoscala. Nel corso del 2018 l’indice di efficienza complessiva degli impianti di traslazione è risultato pari al 93,5% rispetto al 94% nel 2017».
Un’affermazione smentita in toto dalla Carta dei Servizi 2019 dove si legge che l’efficienza complessiva degli impianti di traslazione (scale e tappeti mobili) è stata del 75%, molto inferiore allo standard programmato del 96.5% (per la cronaca nel 2017 l’efficienza fu pari all’85% e non al 94%).
Difficile che questo obiettivo venga centrato nel 2019 visto che le scale mobili di diverse stazioni della Metro risultano ancora ferme. Chissà quanto si dovrà attendere per la Carta dei Servizi del 2020.
E i flambus?
C’è però un indicatore che non viene menzionato nella Carta, quello relativo al numero di flambus, vale a dire gli autobus andati a fuoco. Qualche giorno fa ATAC comunicava con una certa soddisfazione che nel 2019 sono stati più che dimezzati casi incendi bus.
Nella nota l’azienda precisava che «nel 2019 i casi di vetture interessate da fiamme sono stati in tutto 22. In particolare 14 di questi casi sono risultati distruttivi. Negli altri 8 episodi le vetture sono state recuperate al servizio.
Nel 2018, fra incendi distruttivi e non distruttivi, erano stati registrati 49 casi». Qualche ora dopo un comunicato di ATAC annunciava l’ennesimo incendio, il numero di autobus completamente distrutti dalle fiamme (quindi irrecuperabili) sale a quindici. È interessante notare come ATAC non dica quanti incendi distruttivi si sono verificati nel 2018. La ragione? Sono stati meno rispetto all’anno che sta finendo.
Come riferisce Mercurio Viaggiatore su Diario Romano nel 2018 sono andati completamente distrutti dalle fiamme 14 autobus, ai quali va aggiunta una vettura distrutta parzialmente ma in maniera non recuperabile. Il totale quindi è quindici.
Nel corso del 2019 (che tecnicamente deve ancora finire ma speriamo bene) invece sono andati completamente distrutti dalle fiamme 15 autobus. Altri due mezzi sono stati distrutti parzialmente ma in maniera non recuperabile. Il conteggio quindi sale a diciassette su 26 vetture andate a fuoco (alle quali vanno aggiunti 7 bus di Roma TPL).
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
“SIAMO MEGLIO DI QUEL CHE CREDIAMO”… L’EMERGENZA E’ TERMINATA, GRETA E SARDINE COME PARADIGMA, UN INVITO AL GOVERNO A FARE UN PASSO AVANTI
Insomma, non siamo poi così male. E, comunque, meglio di come siamo soliti raccontarci o di come veniamo rappresentati nella narrazione dominante: un paese ripiegato su se stesso, che indugia sul negativismo, pieno di rabbia e di cattivi sentimenti.
L’Italia è invece un paese dove ci sono ricchi giacimenti di speranza, esempi positivi, “tessere preziose di un mosaico”. È questo il senso del discorso di fine anno di Sergio Mattarella: discorso asciutto, diretto, moderno, nella misura in cui parla dritto al paese — perchè no: al suo cuore e alla sua pancia — senza passare per il Palazzo, parlando alla politica di sè.
L’artificio retorico è guardare l’Italia attraverso “una foto dallo spazio”, “allargando lo sguardo oltre il consueto”. Osservandola bene, si scorgerà la fiducia che all’estero e in Europa — già : l’Europa – ripongono per la nostra storia e la nostra identità , “sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità ”; soffermandosi ancora si registrerà “una grande apertura verso di noi, un forte desiderio di collaborazione e simpatia nei confronti del nostro popolo”, e — attenzione — per la sua “capacità di rispetto, dialogo, politica di pace”.
E si vedranno ovunque esempi di un paese “dell’altruismo e del dovere”. Un paese dove il sindaco di Rocca di Papa ha sacrificato la propria vita per mettere in salvo da un incendio i dipendenti del suo Municipio. O dove due mesi fa, vicino Alessandria, tre Vigili del Fuoco sono rimasti vittime dell’esplosione di una cascina, provocata per truffare l’assicurazione.
Ecco, sono le immagini di un’Italia buona, assai diverse dalle istantanee del cattivismo che inondano i social, o dalle dosi di veleno che vengono quotidianamente instillate nel dibattito pubblico dai professionisti del rancore e dagli impresari della paura, che sulla paura hanno costruito potenti fatturati elettorali.
A proposito, gli auguri sono rivolti a tutti “quanti il nostro Paese ospita”, non prima gli italiani degli altri. Il senso politico, molto politico del messaggio è il valore dell’esempio di quella “Italia, spesso silenziosa, che non hai smesso di darsi da fare”, che va avanti con “spirito e atteggiamento di reciproca solidarietà ”, capace di essere comunità , nell’era della disgregazione egoistica. “Insieme” è la parola chiave, che, dicevamo, è l’opposto di ‘prima l’uno poi l’altro”.
La novità è il tono complessivo. Che indica la necessità di uno scatto in avanti.
L’anno scorso il messaggio di fine anno, con l’elogio dei buoni sentimenti, fu una potente “contro-narrazione” al salvinismo imperante e all’Italia dell’odio e del rancore fotografata dallo scorso rapporto del Censis.
Quest’anno prevale l’indicazione di orizzonti positivi, l’esortazione all’ottimismo, la volontà contro la retorica stanca del declino. Non è un caso che resta innominata la parola “immigrazione”, per consapevole scelta. E nella convinzione che la normalità si ripristina senza esasperare i toni, e senza drogare l’argomento, rendendolo il centro di gravità della discussione politica.
In questo cambio di paradigma, che comunque poco piacerà ai sovranisti perchè rappresenta l’opposto valoriale, c’è, con prudenza, senza clamori, e con antica sapienza morotea, l’invito — a tutti, anche al governo — a un cambio di passo, dando respiro alla propria azione, prospettiva e, perchè no, un’agenda concreta.
Che cosa è questa pacata sollecitazione se non il sottolineare come, per promuovere la fiducia, sia “decisivo il buon funzionamento delle pubbliche istituzioni”? E cosa è se non un suggerimento a chi ha responsabilità istituzionali e di governo, ricordare che tutto questo è “possibile solo assicurando decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini”? Non è un monito, ma un caloroso invito alla consapevolezza che “la democrazia si rafforza se le istituzioni tengono viva una ragionevole speranza”.
Temi concreti, dicevamo, declinati con modernità di chi, dal Colle più alto, ha aperto le finestre al vento nuovo che soffia nel paese, e non solo nel nostro. Non solo la solita attenzione al lavoro che non c’è o al perdurante divario tra Nord e Sud, ma la questione ambientale, “avvertita dalle giovani generazione meglio che dagli adulti”. Insomma Greta e Sardine, col loro bisogno di una politica che bandisca “aggressività , prepotenze, meschinità , lacerazioni”.
Come vedete, di politica ce n’è tanta, attraverso un denso e potente richiamo ai valori dell’Italia buona.
Sentite questo passaggio: “Un’associazione di disabili mi ha donato per Natale una sedia. Molto semplice, ma che conserverò con cura perchè reca questa scritta: ‘Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi’”. Una certa idea dell’Italia, si sarebbe detto una volta. In fondo un’anima da incarnare nel paese c’è. Buon anno.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Mattarella | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
LA FESTA ALLO SPIN TIME LABS, LO STABILE OCCUPATO DA FAMIGLIE INDIGENTI (QUELLO DOVE L’ELEMOSINIERE DEL PAPA AVEVA PAGATO LE BOLLETTE ARRETRATE DELLA LUCE) SCATENA L’IRA DELLA “SEDICENTE DESTRA SOCIALE”, DALLA MELONI A CASAPOUND (OCCUPANTI ABUSIVI A LORO VOLTA) CHE CHIEDONO CHE LA POLIZIA LA IMPEDISCA… MA UN PO’ DI VERGOGNA MAI?
A Roma c’è un Capodanno “illegale”, o meglio, un party di Capodanno che si svolgerà all’interno di un palazzo occupato. L’edificio è quello di via Santa Croce in Gerusalemme 55 nel quartiere Esquilino dove ha sede Spin Time Labs e dove a maggio l’elemosiniere del Papa Konrad Kraiewski si calò nel pozzetto dei contatori per riallacciare la corrente elettrica ( e poi pagò gli arretrati)
In quel palazzo di dieci piani occupato nel 2012 vivono 165 famiglie indigenti, 430 persone povere, e a stanotte sarà teatro di una festa su sette piani.
L’evento, pubblico su Facebook, si chiama “L’ultimo nel Grattacielo” e promette «un capodanno aperto, giovane, libero e ribelle! Grande ed economico… per tutti!». Economico, e non gratuito (20 euro se si entra prima della Mezzanotte, dieci da Capodanno in poi, cinque per occupanti ed indigenti) con sette cenoni con cucina di paesi di altrettanti paesi, e ovviamente musica, bar, eccetera.
La notizia della festa nel palazzo che ha ospitato di recente il primo incontro Nazionale delle Sardine è arrivata anche alle orecchie di Giorgia Meloni che ha criticato «chi organizza eventi abusivi in palazzi occupati, non pagano un euro di tasse e senza misure di sicurezza» e chiesto l’intervento del Ministero dell’Interno affinchè intervenga immediatamente per fermare questo scempio».
Per la cronaca sarebbe lo stesso Ministero dell’Interno che non è intervenuto nell’ultimo anno e mezzo, quando a guidarlo era Matteo Salvini e allo Spin Time si organizzavano eventi, concerti e laboratori di ogni tipo.
Altri invece si lamentano che gli organizzatori non hanno la licenza per gli alcolici, per la somministrazione ci cibi e bevande e che non pagano la SIAE.
E poi puntano il dito sulla mancanza di sicurezza al punto che il capodanno nel grattacielo potrebbe diventare una trappola.
Sul fronte giornalistico si segnala l’attivismo del quotidiano romano Il Messaggero nel riportare ogni singola notizia sul capodanno illegale.
La Questura per il momento ha fatto pervenire una diffida a portare avanti l’organizzazione della festa.
Il problema, spiega oggi il Messaggero, è che affinchè possa scattare la denuncia, l’evento in questione deve innanzi tutto aver luogo. E dal momento che è assai improbabile che tutto si fermi la denuncia arriverà .
Difficile invece che venga organizzato uno sgombero dello stabile occupato, visto che non è stato fatto negli ultimi sette anni di occupazione.
Su Repubblica Paolo Perrini, presidente dell’associazione SpinTime, risponde alla leader di Fratelli d’Italia dicendo che il palazzo è sicuro: «abbiamo invitato gli agenti del commissariato Esquilino a entrare per venire a vedere che tutto è in regola e siamo tranquilli. Abitiamo qui da 6 anni e ci sono tutte le uscite di sicurezza e gli estintori necessari. Il fatto di invitare persone esterne è semplicemente la dimostrazione che questo è un luogo aperto alla cittadinanza, che appartiene alla città ».
Rimane naturalmente aperta la questione delle licenze e delle tasse, punto dolente di ogni occupazione, ragione per cui come tutti anche quelli di Spin Time hanno chiesto di poter essere regolarizzati,
Curioso anche che il giornalino di CasaPound si scagli contro l’evento, non risulta che l’associazione di Iannone e Di Stefano abbia sgomberato lo stabile occupato in via Napoleone III (e nemmeno che la Meloni abbia chiesto l’intervento del Ministero).
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
CALA DAL 29% AL 21% CHI LO GIUDICA IL MIGLIORE, SALE DAL 17% AL 34% CHI LO RITIENE IL PEGGIORE… UNICO SFIDANTE CONTE
Il leader della Lega è indicato come il peggior politico dell’anno, ma è in testa anche tra i più apprezzati secondo Demos. Lo incalza il premier Conte, che a dicembre mantiene il gradimento più alto
Su cosa riserverà il prossimo anno, gli italiani sembrano quasi rassegnati all’idea che in fondo poco o nulla cambierà rispetto al 2019 ormai concluso. Ma su chi sia il proprio avversario politico, secondo il sondaggio Demos su la Repubblica, o il leader più apprezzato, come riportato anche da Ipsos sul Corriere della Sera, non ci sono dubbi.
Alla domanda su come si aspettano il 2020 formulata dall’istituto di Ilvo Diamanti, solo il 27% si è detto ottimista.
Un dato in netto calo, certo, rispetto all’anno precedente, quando le aspettative sembravano più altre con il 34% di ottimisti.
Ma è un dato che si accompagna al 48% di chi pensa che il nuovo anno sarà sostanzialmente uguale a quello appena passato. Stabili i pessimisti con il 22%, un punto in meno rispetto a un anno fa.
I migliori e i peggiori
In testa alla classifica dei migliori personaggi per il secondo anno di fila c’è il leader della Lega Matteo Salvini, che in questo fine 2019 scalza Matteo Renzi come “peggior personaggio” dell’anno.
Unico che sembra poter contendere il primato del leghista è il premier Giuseppe Conte, secondo appaiato con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella tra i migliori del 2019, ma primo nella classifica di Nando Pagnoncelli tra i leader con maggiore gradimento a dicembre.
Tra i mille travolgimenti che hanno caratterizzato il 2019, le stelle di Luigi Di Maio e Matteo Renzi sembrano in caduta libera. Il capo politico del M5s a dicembre è solo il quinto leader tra i più graditi, quello di Italia viva settimo, dopo Silvio Berlusconi, come riporta Ipsos.
Confronto con il 2018
Tra i migliori Salvini cala dal 29% al 21%, segue Mattarella che sale dall’11% al 12%, raggiunto da Conte anche lui al 12%, cala Di Maio dall’8%al 6%, la Meloni arriva al 4%.
Tra i peggiori Salvini sale dal 17% alk 34%, Di Maio sale dall’11% al 16%, Renzi scende dal 29% al 15%, Conte al 3%, Berlusconi al 2%.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
IL DUO SICILIANO FESTEGGIA IL SUCCESSO DE “IL PRIMO NATALE”, MA LA SODDISFAZIONE PIU’ GRANDE “E’ ESSERE ARRIVATI DRITTI AL CUORE DELLE PERSONE CON UNA STORIA DI ACCOGLIENZA”
È stato un bel primo Natale, quello di Ficarra e Picone. La storia di un prete e un ladro catapultati all’anno Zero, dritti nel presepe e in corsa per salvare Gesù bambino è quella scelta dal duo per debuttare nel periodo più ruggente dell’anno per la sala.
Il primo Natale, girato in Marocco, è diventato il loro film record, nonchè maggiore incasso italiano del 2019: 12 milioni e 932 mila euro (L’ora legale si era fermato a 10.400 mila euro), davanti al Pinocchio di Garrone che con il risultato di ieri arriva a 10 milioni e mezzo di euro.
Salvatore Ficarra e Valentino Picone commentano il traguardo in una intervista a tre via Whatsapp.
“Questo successo — dice Picone – ci ripaga anche dal set più faticoso e difficile della nostra vita. Siamo Felicissimi. Del resto è una regola: quando dicono che sul set è stato tutto meraviglioso e andato liscio c’è qualcosa che non va”.
12 milioni e 932 mila euro di incassi.
Ficarra: “Più tutti quelli al nero…
Picone: “La cosa che ci riempie di piacere è che è un record tolto a noi stessi, perchè già con L’ora legale eravamo andati sopra i dieci e ora siamo oltre i 12. Ma al di là di questo è importante che i due film siano piaciuti al pubblico”.
Non conoscevate l’arena cinematografica di Natale
Ficarra: “Sì era la prima volta e per questo abbiamo tentato di fare un film che speriamo diventi uno di quelli che fanno compagnia a chi è a casa la sera di Natale anche nei prossimi anni. Questo è il nostro sogno. Un film pieno di Natale”.
Cosa vi ha colpito delle reazioni del pubblico?
Ficarra: “Il fatto che sia arrivato dritto al cuore delle persone, in tutti i suoi significati. Sia per quel che riguarda l’aspetto dell’accoglienza che è il tema del film, e anche per quel che riguarda il tema – che non è solo religioso ma insito nell’uomo – di guardare chi è accanto a te e tendergli la mano. Perchè un giorno potresti tu a ritrovarti dall’altra parte e avere bisogno”
Picone: “Potresti essere tu sul barcone un giorno”
Ficarra: “Tant’è che i nostri due nostri personaggi quando arrivano lì nella Palestina dell’anno Zero dicono “veniamo da lontano”, quando ritornano da noi dicono “veniamo da lontano”, perchè è l’uomo che viene da lontano. Ed è importante che il film abbia ridato un senso ai simboli religiosi che invece qualcuno vorrebbe usurpare dandogli significati che non hanno”
Ficarra: “C’è chi ha scritto “mi sono vergognato di aver pensato che questa gente che arriva da lontano andrebbe respinta. Ho cambiato idea. E gli abbiamo risposto “allora possiamo ritirare il film perchè il nostro obiettivo era recuperarne almeno uno”.
Ancora una volta, come in ‘L’ora legale’, le scelte devono farle i singoli.
Ficarra: “L’ora legale affrontava il tema della responsabilità dei cittadini. Questo è un discorso diverso, non solo politico — perchè poi la politica fa il suo percorso — ma umano. È un fatto di civiltà e umanità e di fronte a questo non è possibile non prendere una posizione, anche a costo del fatto che qualcuno dica è una posizione buonista. Ma io non la voglio una posizione cattivista su questa cosa. Io voglio l’accoglienza tra le persone, che ci si tenga la mano”.
Picone: “E una cosa che voglio aggiungere con forza è questa: la questione immigrazione, accoglienza — e non problema — è chiaramente politica. Ma quando la politica mette mano a simboli religiosi per cavalcare un pensiero politico, raggiunge il livello più basso. Il film nasce dall’urgenza di strappare dalle mani della politica che vuole sfruttare i simboli religiosi cambiando il loro significato, usandoli in modo sciatto e superficiale. Questo è il livello più basso che la politica può raggiungere. Abbiamo cercato di rimettere la situazione nel giusto alveo: se Gesù ha parlato sicuramente non ha detto quello che affermate voi, il suo è un pensiero modernissimo di accoglienza e aiuto verso il prossimo. Il film ha tante chiavi ma questa è la più importante e viene affrontata nei primi minuti; subito si vedono le immagini degli ultimi del mondo sullo schermo del televisore che il personaggio di Salvo vorrebbe comprare. Non si preoccupa degli ultimi, dei barconi, dice alla venditrice ”i colori sono spenti, il mare non si vede bene, ma sicuro che è 4k?”. Quel personaggio ha bisogno di fare un viaggio. Come il mio personaggio, che è un prete che pensa che pregando si possa risolvere tutto e imparerà anche lui che bisogna sbracciarsi perchè i miracoli veri, come dice la Madonna nel film, li fanno gli uomini”.
Ficarra: “Da questo punto di vista il film restituisce all’uomo il suo potere, quello di influire nel corso della vita e della storia. Di non delegare a Dio ma di agire. Per questo abbiamo sempre detto che non è solo un film religioso ma aperto a tutti. Perchè tutti possono fare qualcosa”.
Picone: “La storia del film è voluta dai bambini. Nella scena nel canneto è una bambina sorridente che indica la strada a Salvo, la stessa che alla fine li fa uscire dall’anno Zero. Dal nostro punto di vista sono i bambini che stanno dicendo a noi grandi: “Forse per capire qualcosa dovete fare un viaggio per riportare le cose come stanno. E che noi bambini, che moriamo nel Mediterraneo o in qualche altra vicenda degli adulti, non c’entriamo niente con le vostre politiche, il vostro modo di acquistare like o crediti politici. Non c’entrano i bambini, i simboli, la religione. E questo vuole dire il film”. In tanti dicono “Non avevo mai fatto caso al fatto che se sono cristiano non posso pensare in quella determinata maniera. Così facevano i mafiosi, papa Giovanni Paolo II dovette strappare di mano il crocefisso ai mafiosi ad Agrigento e disse: “Pentitevi””.
Ficarra: “I mafiosi giurano sui santini, è lo stesso meccanismo. La religione non deve essere presa da nessuno”.
Picone: “Così come uno che è cristiano non può essere mafioso, e lo ha detto a voce alta il Papa, è assurdo che oggi chi si dice cristiano abbia quel tipo di pensieri. Vedere il papa Francesco che dice cose scontate e ovvie e viene preso di mira da questi ragionamenti sciatti, colpisce e addolora. Per questo siamo orgogliosi che il film abbia smosso un po’ le coscienze e negli ultimi cinque minuti abbia fatto stare scomodo il cristiano che la pensa in una determinata materia”.
(da “La Repubblica”)
argomento: Costume | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
DOPO LA DEBACLE CON CALENDA HA CANCELLATO MOLTE APPARIZIONI… E GLI ALLEATI DI FDI E FORZA ITALIA NON NASCONDONO PIU’ IL DISSENSO CON LA LEGA PER AVER SCELTO UNA CANDIDATA IMPROPONIBILE
Perchè non ci sono stati altri confronti televisivi con Bonaccini? «Chiedetelo a lui…»: la versione di Lucia Borgonzoni sui confronti con il suo rivale
Repubblica Bologna però racconta tutta un’altra storia che vede invece una candidata piuttosto riluttante ai confronti, soprattutto dopo la severa lezione ricevuta da Carlo Calenda sul MES, che le ha fatto scegliere la via della prudenza in pubblico per evitare figuracce
Assente al fianco di Matteo Salvini durante il suo blitz domenicale a Bologna (pur giustificata dal leader: «Lucia è con la mamma oggi») e sfuggente ai faccia a faccia con Stefano Bonaccini. Questa è la strategia messa in campo al quartier generale leghista per raddrizzare i sondaggi. Nessun litigio tra la candidata e il leader della Lega per il trend che dà Bonaccini in crescita e la sovranista a rincorrere.
Piuttosto, Salvini copre la sua candidata e prende in mano direttamente le redini della campagna, accettando il rischio di perderla con la propria faccia. «Io andrò tra la gente, Lucia incontrerà le categorie» ha teorizzato l’ex ministro domenica all’hotel Excelsior, relegando la sua candidata ai tavoli ovattati dei convegni con le imprese, ai post su Facebook, e alle dichiarazioni quotidiane alle agenzie di stampa.
Anche i confronti con Bonaccini su tv e stampa locali sono ridotti al minimo. Alcuni sono stati cancellati dopo essere stati già fissati.
Borgonzoni parteciperà invece ai match sulle emittenti nazionali (in lizza ci sono già sia Sky che Piazza Pulita), ma più in là . Per ora si accettano singole ospitate. E si presta attenzione ai convitati, per evitare botta e risposta al vetriolo come quello con Carlo Calenda a Piazza Pulita, un mese fa, che a detta di molti, anche a destra, «avrebbe fatto più male che bene» alla leghista.
Così Borgonzoni scolora, all’interno di un centrodestra tutt’altro che unito. Con gli alleati mai davvero convinti del suo nome.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »