Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
“QUANDO IL BENESSERE E L’ISTRUZIONE VACILLANO, LE PERSONE TORNANO A ESERCITARE LA VIOLENZA PER PROTEGGERSI”
In certi momenti, ciascuno di noi sarebbe pronto a dare la caccia al nero: “La specie umana è geneticamente predisposta al razzismo. Per decine di migliaia di anni, i nostri avi hanno vissuto in bande di cacciatori che interagivano tra di loro scontrandosi, picchiandosi, uccidendosi. E uno dei criteri per distinguere immediatamente l’amico dal nemico era il colore della pelle, la fisionomia del volto, l’aspetto fisico. Lo straniero era di per sè una minaccia esistenziale: era un vantaggio evolutivo scattare subito nella posizione di allarme, pronto a colpire e a uccidere, se necessario. Nel fondo siamo rimasti come i nostri antenati. La xenofobia è nel nostro Dna. Certo, nei secoli siamo riusciti ad abbassare il tasso di razzismo, grazie al benessere e all’istruzione. Ma quando il benessere e l’istruzione vacillano, le persone tornano a essere quelle che sono state per millenni: uomini guidati dall’istinto che esercitano la violenza per proteggersi”.
Ordinario di storia della medicina e docente di bioetica presso la Sapienza di Roma, Gilberto Corbellini ha da poco pubblicato Nel paese della pseudoscienza. Perchè i pregiudizi minacciano la nostra libertà (Feltrinelli), un libro che mette in guardia dai pericoli che corre la nostra società , intossicata da una discussione pubblica nella quale circolano argomenti che non hanno nessun riscontro scientifico: “Nel secolo scorso, le tensioni sociali sono deflagrate in guerre fratricide. E le teorie cospirative diedero una grossa mano, per esempio nello sterminio degli ebrei. Sono cose che ci sembrano relegate nei manuali di storia, ma che invece possono accadere di nuovo. La democrazia non è per niente scontata. Anzi. Nei momenti di crisi, i pregiudizi hanno un potenziale di diffusione enorme. Inclusi i pregiudizi razziali. Nonostante la genetica abbia ampiamente dimostrato che le razze non esistono”.
Professore, la propaganda di Meloni e Salvini si rivolge all’antenato che è dentro di noi?
Entrambi parlano all’uomo basico, cioè alle persone che non hanno sviluppato sufficienti strumenti cognitivi e morali per tenere sotto controllo le proprie pulsioni più innate.
È questa la ragione del loro successo?
L’Italia è un paese nel quale il cinquanta per cento dei cittadini è analfabeta funzionale. Cito i dati dell’Ocse sul livello di alfabetizzazione degli adulti nel mondo occidentale. L’Italia è l’ultima della classifica. Salvini e Meloni parlano in maniera talmente chiara che riescono a farsi capire anche da loro. Mentre, invece, un politico come Zingaretti risulta per queste persone troppo complesso, oscuro.
Escluderebbe dal voto chi è analfabeta?
Ma certo che no. Però, oggi la parola democrazia è diventata un sinonimo della parola maggioranza, come se le due cose fossero identiche. Invece, non è così. La democrazia si regge due principi: uno è quello del voto, l’altro è lo stato di diritto. La maggioranza non ha sempre ragione. Anzi, la maggioranza può essere anche composta da una quantità enorme di persone che intende distruggere tutti i limiti che le istituzioni pongono all’esercizio del loro potere. Serve a questo la Costituzione: a impedire che il popolo faccia danni alla convivenza civile. È un principio, questo, che i populisti trascurano, tendendo a dimenticare che, prima di ogni cosa, tutti siamo sottoposti alla legge, in uno stato di diritto. Anche il popolo.
I populisti non hanno dato voce a chi ha pagato cara la crisi del 2007?
Le persone che votano per i partiti e i movimenti populisti hanno le loro ragioni, ovviamente. Il problema della disuguaglianza è un problema reale. Irreale è l’idea che le diseguaglianze possano essere eliminate una volta per tutte. Tanto è vero che, ogni volta che l’uomo ha provato farlo, ha creato solo degli inferni in terra. Pensi al comunismo, oppure al nazismo.
Ma i populisti hanno più semplicemente nostalgia dell’Italia di qualche decennio fa: o no?
Per un meccanismo psicologico, noi tendiamo a credere che il passato sia migliore del presente. Non c’è generazione di adulti che non si lamenti di come sono i giovani del loro tempo. Eppure, non è così. Io c’ero nell’Italia di allora. Le posso assicurare che non c’era niente che fosse migliore di oggi. Eppure, imperversa questo mito della meravigliosa società contadina. Falso. Io sono figlio di contadini, sono cresciuto in campagna, nella provincia di Piacenza. E le dico che succedevano cose orribili, ai tempi. C’erano mariti che si ubriacavano e picchiavano le mogli. C’erano figli dati ad altre famiglie e sfiancati di lavoro. Le persone trattate come cose. Ma di cosa stiamo parlando?
Ma chi ne parla, i populisti?
No, i populisti si appellano piuttosto ai valori della tradizione come il patriottismo, il familismo, etc. La nostalgia per l’economia del passato la coltiva la sinistra. Penso a Oscar Farinetti o a Carlo Petrini, che si sono arricchiti con la narrazione della decrescita, della Terra Madre e del cibo naturale di una volta. Io ricordo un passato ben diverso. E ho l’impressione che il mondo, da quando sono cadute le ideologie, si sia rifugiato in una nuova forma di pensiero magico: il passatismo: per cui ogni cosa che c’era ieri era meglio di ciò che c’è oggi.
Oltre a una parte della sinistra, chi ne è affetto?
Gli anziani sono le persone più predisposte a credere che le cose a cui essi sono affezionati hanno maggiore valore. Perciò, tendono a considerare le innovazioni del mondo contemporaneo come degenerazioni. Guardano i cambiamenti con sospetto. Il problema è che per andare avanti noi abbiamo un bisogno estremo di innovazione. E non aiuta avere a che fare con una popolazione che è sempre più anziana.
Gli toglierebbe il voto, come ha proposto Grillo?
Credo che Grillo sia una delle persone più distanti da me sia politicamente, sia culturalmente. Eppure, penso che in questo caso abbia ragione, almeno in parte. Su alcune cose che riguardano il futuro, noi anziani — mi ci metto dentro pure io, che ho sessantadue anni — non dovremmo influenzare decisioni che non capiamo.
In Emilia Romagna, per esempio?
No, in Emilia Romagna il problema è un altro.
Quale?
Che gli emiliani non possono dirsi in nessuno modo insoddisfatti dal modo in cui ha governato Stefano Bonaccini. Hanno un sistema sanitario eccellente. Un sistema scolastico ottimo. Delle infrastrutture che funzionano bene.
E dunque?
E, dunque, se gli emiliani voteranno per la Lega dimostreranno di essere dei campioni di autolesionismo.
Le sardine possono impedirlo?
Da emiliano, le dico una cosa: attenti, all’enfasi che si mette su questo movimento. È un movimento interessante, ma è soprattutto un movimento urbano, che fa proseliti nelle città .
E cosa c’è che non va?
Che l’Emilia Romagna è fatta anche di campagna, la campagna in cui sono nato e cresciuto, e dove credo che il messaggio di Salvini sarà molto più ascoltato che in città . Nelle campagna c’è una insoddisfazione dovuta a una stagnazione sociale. Occhio, sardine. Salvini non prenderà mai Bologna. Il problema è non fargli prendere tutto il resto.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
DAL VIDEO PROPOSTO DAI LEGHISTI SI VEDE TUTTO IL CONTRARIO DI QUELLO CHE AFFERMA LA RADIO SOVRANISTA…CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA
Due spintoni, qualche insulto e uno sputo.
La violenta “aggressione” subita dal sindaco di Massa, Francesco Persiani, a Firenze da un gruppo di contestatori sta venendo ingigantita e trasformata dalla Lega e dai sovranisti in un atto terroristico
Francesco Persiani si trovava a Firenze insieme all’assessore alla cultura del Comune di Massa, Veronica Ravagli. I due si stavano recando a una cena elettorale di Matteo Salvini.
A pochi metri dal Tuscany Hall, i due hanno incrociato un gruppo di contestatori attempati. Come si vede dal video postato dalla stessa Ravagli, si tratta di un gruppo esiguo che avrebbe insultato i due.
Si tratta ovviamente di un comportamento da condannare, per varie ragioni. La prima è che non è un metodo democratico di contestazione, la seconda è che dà la sponda a manipolazioni e travisamenti della realtà , come quello che sta venendo messo in atto.
A cominciare dai due protagonisti, il racconto assume toni sempre più drammatici. Ravagli (che ha postato un video che sembra in totale contraddizione con la sua versione) e Persiani raccontano di essere stati “accerchiati, spintonati, insultati e qualcuno avrebbe anche sputato” da un folto gruppo di antagonisti.
A poca distanza da dove sarebbe avvenuta l’aggressione erano schierati poliziotti e carabinieri ma nessuno sarebbe intervenuto in aiuto degli aggrediti.
Peccato che nel video l’intervento della polizia si veda eccome.
“Alla faccia della democrazia, ecco chi semina odio… A Firenze aggrediti il sindaco di Massa, Francesco Persiani, con figlia e moglie, e l’assessore Veronica Ravagli che è stata scaraventata a terra, tra sputi e insulti. A loro un abbraccio. Andremo avanti più forte di prima!”, ha scritto su Facebook Matteo Salvini, postando sempre lo stesso video.
Video che è stato ripreso anche da Radio Savana, che con sprezzo del ridicolo scrive addirittura: “Terrorismo rosso a Firenze: un branco di una quarantina di eversivi, sostenitori di “bella ciao”, aggrediscono il sindaco di Massa, Francesco Persiani, con figlia e moglie. Anche l’assessore Veronica Ravagli è stata scaraventata a terra tra sputi e insulti”.
Da nessuna parte si fa riferimento a moglie e figlia di Persiani, che infatti nel video non compaiono.
Non erano ovviamente una quarantina, e nessuno è stato scaraventato a terra.
Eppure, la macchina del fango leghista si è già messa in moto.
(da Globalist)
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Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
A QUANDO IL RITORNO DELLE VOLANTI ROSSE? FOTO E INFORMAZIONI SU “QUALUNQUE COSA ABBIANO FATTO E FANNO” SULLA PAGINA DEL SITO
Una vergogna e vediamo se qualcuno muoverà un dito: “Almeno ci hanno evitato l’ipocrisia di non chiamare questo orrore con il loro nome, definendo ciò che hanno fatto per quello che è: una “schedatura”.
Comincia così il post dell’avvocata e attivista Cathy La Torre che denuncia “la schedatura” degli esponenti delle Sardine.
Sì, proprio così, la definiscono schedatura, con tanto di foto e informazioni “su qualunque cosa abbiano fatto e fanno”, un vero e proprio atto di “dossieraggio” effettuato dall’organizzazione di estrema destra Casapound attraverso il sito “Il Primato Nazionale”, registrato su Aruba dal leader dell’organizzazione neofascista Simone Di Stefano.
Tra gli “schedati da Casapound figurano, Mattia Santori, fondatore delle Sardine, Michele Abbatticchio, Davide Carlucci ed Emanuele Quarta, amministratori del gruppo “Arcipelago delle Sardine”, Bernard Dika, promotore di Firenze, Samar Zaoui, del gruppo delle sardine di Modena, Filippo Rossi e Stephen Ogongo, amministratori del gruppo delle sardine di Roma, Fabio Cavallo, amministratore del gruppo delle sardine di Milano, Giorgio Mattiuzzo, amministratore del gruppo delle sardine marchigiane, Alberto Irone, amministratore del gruppo delle sardine di Treviso, Costanza Spera, Lucia Maddoli e Andrea Ferroni, amministratrori del gruppo delle sardine di Perugia, Francesco Cro, amministratore del gruppo “Sardine, l’Italia non si lega”, Sofia Giunta, amministratrice del gruppo delle sardine del Friuli-Venezia-Giulia, Simone Borio, amministratore del gruppo delle sardine di Cuneo, Andrea Bruno, amministratore del gruppo “6.000 sardine”, Jacopo Buffolo, amministratore del gruppo delle sardine di Verona, Stefano Fusco e Alessandra Pone, amministratori del gruppo “Napolinonsilega”, Adam Atik, amministratore del gruppo delle sardine di Ferrara.
Ha poi commentato Cathy La Torre: “Schedatura è una parola che rimanda ai servizi segreti dei Regimi dittatoriali che raccolgono informazioni sui “nemici” del Regime per tenerli sott’occhio e all’occorrenza perseguitare. E ciò che fa “Il Primato Nazionale”, sito dell’organizzazione di estrema destra “Casapound” e decisamente vicino alle posizioni di Matteo Salvini e della Lega Nord, è proprio questo: un dossier sui leader delle Sardine. Con tanto di foto e informazioni su qualunque cosa abbiano fatto o facciano, utile allo scopo.
Questo dossieraggio dei “nemici dell’amico” punta a un solo obiettivo: distorcere l’immagine dei ragazzi delle Sardine e creare nei lettori l’idea che dietro di loro ci sia chissà quale manovratore. E sapete come lo dimostrano? Andando a spulciare, persona per persona, pagine e profili che i ragazzi seguono. Capito quali sono le prove del complotto? Le pagine che seguono. Sartori segue la pagina di Bonaccini o di altri esponenti del Pd? E’ chiaramente uno manovrato dal Pd. Ovvio no?
In pratica, secondo questo sito, un movimento, per definirsi spontaneo e di popolo, deve avere al suo interno solo componenti che non seguono pagine di politica, che non hanno un’idea politica, che non hanno mai espresso una posizione politica e che sui social seguono — non so — solo le pagine di qualche calciatore e video di De Sica, Boldi ed Ezio Greggio. Anzi no! Ezio Greggio no, non più. Se segui Ezio Greggio sei chiaramente collegato al Pd.
Ragazze e ragazzi, non fatevi intimorire. In fondo lottate anche per questo, e contro tutto questo. La loro disperazione è la vostra migliore cartina di tornasole. Siatene orgogliosi. Anche grazie a voi, presto, tutto questo finirà .
(da Globalist)
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Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
ANCHE ALL’ESTERO SI ESTENDE LA CONTESTAZIONE AGLI ISTIGATORI ALL’ODIO
Una manifestazione nata in due settimane da cinque ragazze che vivono in Olanda e che prima «nemmeno si conoscevano».
A Open parla una delle organizzatrici: «È stata una festa, 500 persone in piazza, canti, balli e momenti di riflessione. Ognuno di noi ha portato una “sardina”, c’erano cartelloni, molti bambini e tanta voglia di liberarci da questo clima di violenza e arroganza che qualcuno ha voluto creare nel nostro Paese».
A parlare a Open è Anna Carolina Bertacchini, una delle organizzatrici di “6000 Sardine” in Olanda (è stato aperto anche un gruppo su Facebook, ndr).
Ieri pomeriggio, dunque, le “sardine” hanno oltrepassato i confini italiani e si sono ritrovate ad Amsterdam, in Dam Square.
Un’idea nata in due settimane da cinque ragazze — Viola, Michela, Alessia, Naomi e appunto Anna Carolina (con l’ausilio di Elena per le traduzioni in olandese) — «che vivono in Olanda e che prima nemmeno si conoscevano»: «Io sono di Modena, lavoravo in un negozio. Poi è arrivato Salvini creando disagio a un’economia che stava fiorendo e che garantiva diversi posti di lavoro. Non potevo accettare, tra l’altro, le parole dell’ex ministro dell’Interno che adesso, dopo aver vinto in Umbria, vorrebbe “liberare l’Emilia Romagna”» in vista delle elezioni del 26 gennaio 2020, ci ha spiegato Anna Carolina Bertacchini.
Perchè proprio in Olanda? «Per far vedere che siamo interessati, anche se da lontano, alla situazione politica e culturale dell’Italia e per dimostrare che possiamo fare qualcosa, ognuno nel nostro “piccolo”. Un monito alle persone affinchè si sveglino e dicano no al razzismo».
«Il nostro progetto non finisce qui, vogliamo creare una rete di persone che si vogliono bene» ha detto l’organizzatrice delle sardine olandesi
(da Open)
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Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
“ISTRUITEVI, APRITE GLI OCCHI, IO HO PERSO LA MIA GIOVENTU’ E L’AMORE DEI MIEI FIGLI”
“Non prendete esempio da persone come me che si sono rovinati la vita”, “abbandonate la droga e l’alcool e godetevi la vita lavorando onestamente e con dignità ” così “non dovete avere la paura di chi bussa alla vostra porta”: è questo l″l’invito’ ai giovani dei rioni a rischio di Catania che arriva dal boss ergastolano Sebastiano ‘Iano’ Lo Giudice, 42 anni.
Detenuto da quasi 10 anni in regime di 41bis nel carcere di Spoleto per associazione mafiosa, estorsioni, traffico di droga e per diversi omicidi commessi tra il 2001 e il 2009, l’uomo ha scritto una lettera ai giovani, inviata al suo legale Salvatore Leotta e fatta pervenire all’ANSA, al quotidiano La Sicilia e al sito Livesicilia.
Un monito quello di Lo Giudice che proviene da chi la vita criminale la conosce bene: proprio per questo il boss non vuole che qualcuno percorra le sue orme.
Lo Giudice è un esponente di vertice della cosca dei ‘Carateddi’ legata al clan Cappello-Bonaccorsi che negli anni scorsi ha dato vita a una sanguinosa faida mafiosa contro Cosa nostra capeggiata dalla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano.
Secondo il suo legale “non ha manifestato intenzione di collaborare con la giustizia, ma vuole evitare che altri giovani commettano i suoi stessi gravissimi errori”.
“Istruitevi, aprite gli occhi e lasciate perdere i falsi miti”, scrive nella missiva Lo Giudice che invita invece a “dare il giusto valore alla vita” perchè poi, osserva, “sarà troppo tardi” e “le sofferenze resteranno soltanto a voi e alle vostre famiglie”.
“Ho visto tanti bravi ragazzi – aggiunge – perdersi senza capirne la motivazione e sono certo che se potessero tornare indietro non rifarebbero più gli stessi errori”.
Quindi, sottolinea, “abbiate la forza di dare una svolta alla vostre vite e non date adito alle millanterie dei quartieri perchè prive di fondamento e fine a se stesse”.
“Io ho perso la vita, la mia bella gioventù, l’amore dei miei figli e delle persone che mi amano veramente – conclude Lo Giudice – se avrò la possibilità mi godrò i miei nipotini, altrimenti accetterò di morire in carcere come la Giustizia ha deciso, ma vorrei essere curato e scontare la mia pena con la mia dignità , senza avere problemi”.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
DOMANDE E RISPOSTE PER CAPIRE IL MECCANISMO CHE TUTELA GLI STATI
La Repubblica pubblica oggi una serie di domande e risposte sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES — European Stability Mechanism) e sul Fondo Salva Stati.
Serve veramente o è una truffa delle tecnocrazie europee?
Serve veramente. Anzi è già stato utilizzato cinque volte da quando è nato, in embrione, nel 2010, con il nome di European Financial Stability Facility: in Grecia (2010), in Irlanda (2011), in Portogallo (2011), in Spagna (2012), a Cipro (2013). Il Mes, si chiama così dal 2012, ha come obiettivo la stabilità finanziaria del club dell’euro: significa che quando uno Stato perde la fiducia dei mercati che mandano deserte le aste, il fondo interviene e compra.
Ma adesso, con il nuovo statuto del Mes, se scatta l’aiuto scatta automaticamente anche la ristrutturazione del debito?
La ristrutturazione automatica non c’è. Anzi è proprio uno dei punti sui quali nel giugno scorso, nella lunga notte di trattative la spuntammo; ed è uno dei punti sul quale la maggioranza M5S e Lega vincolò il governo con la risoluzione votata pochi giorni in Parlamento.
Un varco alla ristrutturazione comunque si apre?
Il varco c’è, all’articolo 12, dove si dice che “in casi eccezionali” può essere presa in considerazione una “forma adeguata e proporzionata di partecipazione del settore privato”. Tuttavia evitato l’automatismo, l’Italia non poteva evitare anche questo aspetto; senza contare che la ristrutturazione del debito greco è stata fatta anche con il vecchio statuto del Mes.
Stiamo facendo un favore alle banche tedesche?
No. Lo stiamo facendo a noi stessi. Intanto la Germania contribuisce con la quota più elevata, il 26,9 per cento al Mes. Ma la riforma del Mes è stata fatta proprio per autorizzarlo ad intervenire in caso di crisi puramente bancarie. E siccome grandi banche tedesche sono ritenute in difficoltà , il Mes è quanto mai necessario. Non per fare un regalo ai tedeschi, ma per evitare una eventuale crisi di sistema che investirebbe i paesi deboli e molto indebitati come l’Italia.
Lo Statuto si può emendare o si può rinviare la firma?
Il testo di cui si discute oggi è una bozza di articolato approvata dall’Eurogruppo il 14 giugno del 2019 e dovrà essere firmata entro dicembre. La firma si può rinviare e si possono anche fare delle modifiche. Il punto è che noi siamo ritenuti vincenti dall’attuale formulazione, che comunque gli altri sarebbero contrari a rinvii e riaperture e che se si riaprisse la partita già ci sono richieste tedesche per rafforzare alcuni aspetti. Non ci converrebbe.
(da agenzie)
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Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
IL COMUNE LEGHISTA L’AVEVA PROPOSTA PER “COMPENSARE” QUELLA A LILIANA SEGRE… LA FIGLIA DI UN MARTIRE DELLE FOIBE: “MI BASTA LA MEDAGLIA CHE MI HA CONFERITO AZEGLIO CIAMPI” … QUELLI CHE USAVANO IL TRICOLORE COME CARTA IGIENICA ORA SCOPRONO LE FOIBE
Giovedì sera il consiglio comunale di Bassano ha approvato un emendamento per la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta all’Olocausto,e a Egea Haffner, esule istriana figlia di una vittima delle foibe.
Prima dell’approvazione era scoppiata la bagarre in aula e la discussione è finita con l’opposizione fuori dall’aula perchè contestava l’eliminazione dal testo del riferimento «all’odio razziale, al razzismo e allo sterminio».
Egea Haffner però ha rifiutato l’onorificenza per non farsi strumentalizzare: «Sono onorata che il Comune di Bassano del Grappa mi voglia assegnare la cittadinanza onoraria, ma non sono intenzionata ad accettarla».
Parole che Egea Haffner — all’età di cinque anni fu costretta a lasciare la sua terra come altri 300mila italiani che alla fine della Seconda guerra vivevano nei territori giuliani, istriani e dalmati ceduti alla Jugoslavia di Tito — ha ripetuto anche al sindaco Elena Pavan.
Racconta il Corriere del Veneto:
Il primo cittadino l’ha contattata ieri mattina, dopo la convulsa seduta del consiglio comunale di giovedì scorso quando la maggioranza,emendando una mozione dell’opposizione che proponeva lo stesso conferimento alla senatrice Liliana Segre, ha votato per darle il riconoscimento.
«Il sindaco mi ha telefonato informandomi, ma ritengo non sia il caso — spiega Haffner — Non sapevo nulla di questa iniziativa e non voglio essere strumentalizzata dalla politica. E poi, come dico sempre, a me basta la medaglia commemorativa del Sacrificio offerto alla Patria conferita a mio padre Kurt dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi».
Haffner oggi ha 78 anni e vive a Rovereto con il marito. Al sindaco Pavan ha detto di essere disponibile, salute permettendo, a venire a Bassano per raccontare a cittadini e scolaresche la tragedia delle Foibe e degli esuli. «E se ci sarà qualche intitolazione da fare, di un luogo o un parco, sono lieta di parteciparvi -aggiunge -ma per la cittadinanza onoraria sarebbe opportuno lasciare perdere. Io la penso così».
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
ALESSANDRO PIGA E CAUDIO TESTA SONO DUE MILITANTI DEL PARTITO DELLA MELONI IN LIGURIA E HANNO PARTECIPATO AD ATREJU
Ci sono anche due militanti di Fratelli d’Italia in Liguria tra gli indagati per costituzione e partecipazione ad associazione eversiva e istigazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta Ombre Nere: si tratta di Alessandro Piga, 65 anni, e Claudio Testa, 58. Testa, che su Facebook alterna post simpatizzanti per Fratelli d’Italia ad altri nostalgici dell’organizzazione paramilitare Gladio, è in contatto con Francesca Rizzi, 36 anni, una vistosa aquila del Terzo Reich tatuata sulla schiena e il soprannome di “miss Hitler”, conquistato per aver vinto un concorso di bellezza su VKontakte.
Il Secolo XIX oggi racconta che nell’indagine si sono intercettazioni di conversazioni tra Rizzi e Testa:
Nelle conversazioni tra i due emerge una non meglio precisata “cabina di regia”, gestita da «uomo politico meridionale», e il progetto di realizzare «una grande unione della Destra da Nord a Sud».
Miss Hitler, a sua volta, fa riferimento a un non meglio precisato “webmaster” di un partito all’interno della Regione Liguria: «Per raggiungere persone e dare supporto logistico, senza iscrizione al partito».
In cambio, il “webmaster”, avrebbe chiesto il servizio d’ordine dei neonazisti alle manifestazioni del partito (di quali partito si tratti, non viene mai specificato).
È un fatto tuttavia che nè Testa nè Piga facciano mistero della militanza in Fratelli d’Italia: ne frequentano diversi eventi pubblici, presenza documentata sui social network, e nelle intercettazioni vantano (o millantano) di aver fatto da “servizio d’ordine” a un comizio di Giorgia Meloni, avvenuto davanti al bar Moody di Genova. Si fotografano spesso insieme a Beppe Aleo, in particolare il 19 settembre alla festa di Atreju a Roma
Testa, in un colloquio telefonico con Il Secolo XIX, chiarisce così la sua posizione in questa vicenda: «Siamo persone stanche, stufe della deriva che sta prendendo il nostro Paese. Non chiamateci estremisti, siamo cittadini che si difendono. È vero, al telefono diciamo cose pesanti, tipo “ammazza il negro”, però poi non lo facciamo davvero. È uno sfogo alla frustrazione, una risposta goliardica. Io sono un simpatizzante e un collaboratore di Fratelli d’Italia, non un nazista. Vado ai congressi, partecipo alle riunioni, vado ad applaudire la Meloni. Conosco tanta gente nel partito, fra cui Aleo, un moderato. Un anno e mezzo fa ho organizzato una riunione a Boccadasse, dopo abbiamo fatto una chat, ne faceva parte anche Aleo, anche se lui non interveniva mai».
Aleo, contattato dal Secolo XIX, spiega di così i suoi rapporti con Piga e Testa: «Li conosco superficialmente, qualche caffè, qualche chiacchiera. Nulla di più. Diciamo che con me sono sempre stati tranquilli. Se avessero manifestato idee estremiste o sovversive li avrei immediatamente allontanati o segnalati».
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 1st, 2019 Riccardo Fucile
LA CALCIATRICE DELLA JUVENTUS DECIDE DI ANDARSENE DALL’ITALIA PER IL RAZZISMO STRISCIANTE, MA NESSUNO DICE NULLA
Se di mezzo ci fosse un calciatore uomo, uno con parecchi trofei alle spalle, un giocatore di punta delle squadre che si giocano lo scudetto, oggi sarebbe tutto uno scannarsi, un indignarsi, un profluvio di opinioni e di paginate sui giornaloni: Eniola Aluko invece è calciatrice donna e per di più nera e quindi la sua vicenda è qualcosa che rientra nelle pagine interne, che non scomoda la politica e che passa in secondo piano.
Eppure la calciatrice inglese nata in Nigeria gioca nella Juventus che domina il campionato e ha deciso di andarsene dall’Italia un anno e mezzo prima del previsto perchè stanca “di entrare nei negozi e sentirmi come se il proprietario si aspettasse che potessi rubare qualcosa”.
Ha raccontato tutto nella sua rubrica per il Guardian ma ne aveva scritto a settembre sulla rivista The Players’ Tribune e ne scrive anche nel suo ultimo libro
Immaginate Cristiano Ronaldo, tanto per rimanere nel campo degli attaccanti e della Juventus, che domani dica di non poter giocare in Italia per il comportamento degli italiani.
Immaginate la FIGC e i presidenti delle società di calcio, tutti incalliti, a dibattere sulla questione. Immaginate i tifosi come si sgolerebbero.
Che un professionista decida di abbandonare il nostro Paese per motivi umani e non lavorativi lanciando accuse così nette e circostanziate è una vergogna impensabile da accettare sotto silenzio.
Eppure le parole di Eniola Aluko vengono riprese solo dalla sindaca di Torino Chiara Appendino che, come se fosse punta nell’orgoglio, ci tiene a precisare che a Torino non sono mica tutti razzisti (e ci mancherebbe) e che “Torino non è così”.
Il solito giochetto di fare gli offesi, piuttosto che discutere con coraggio nel merito. Chissà se la sindaca ha mai ascoltato quella Torino che ancora chiama terroni gli italiani del sud.
E chissà perchè la FIGC e il CONI, piuttosto che preparare scintillanti slogan pubblicitari e luccicanti striscioni pre partita, non sentono il dovere una volta per tutte di riconoscere che oltre alla facciata un serio esame di coscienza continua a essere rimandato.
Chissà che ne dicono di un’atleta che decide di andarsene lanciando accuse precise e ottenendo silenzio. E la politica? La politica che in questi anni è stata capace di depositare interrogazioni parlamentari per qualche rigore non concesso? Nulla. Niente. Siamo ancora ai ceffoni, agli insulti e alle proposte di matrimonio.
Aluko parla di Torino ma è tutto il mondo dello sport (e la politica che dovrebbe governarlo) a uscirne completamente smutandato a livello internazionale.
Torniamo a Ronaldo: immaginate Cristiano Ronaldo dire le stesse cose e tutti gli altri a fare ciao ciao con la manina. Ma vi pare possibile?
«Un giorno a Torino — ha scritto Aluko — sono entrata in un minimarket sotto casa. Appena ho iniziato a fare la spesa, ho sentito una donna chiedermi se potevo lasciare il mio zaino all’ingresso. Lì per lì non avevo capito e ho continuato con la spesa: un pacco di pasta, un vasetto di pesto. Notando nel frattempo che nessun cliente aveva lasciato le borse all’ingresso (…). Allora sono andata dalla donna e le ho detto: “Vedo che non ci sono altre borse all’ingresso e ci sono altre persone nel negozio. Perchè mi ha chiesto di lasciare il mio zaino qui?”. Lei ha risposto: “È la regola del negozio”. Ho replicato: “No, no, no, non è la regola. Lei pensava che io volessi rubare la pasta e il pesto”. Poi le ho mostrato il logo della Juventus sul mio zaino e le ho spiegato che è la squadra in cui gioco. E solo a quel punto lei ha realizzato che non avrei rubato niente. “Oddio, mi dispiace tanto”. Ma per me non era abbastanza. Le ho detto: “Ascolti, lei non può fare una cosa del genere. Ci saranno tante altre persone che verranno qui e non saranno della Juventus, ma meritano di essere trattate come ogni altro cliente”. Era mortificata. Ma ve lo garantisco: se un’altra ragazza nera entrerà in quel negozio, una cosa del genere non le succederà più».
È solo uno degli episodi che spinge la calciatrice a dire: «Torino mi è sembrata arretrata di decenni in termini di integrazione. Mi sono stancata di entrare nei negozi e sentirmi come se il proprietario si aspettasse che potessi rubare qualcosa. Tante volte arrivi all’aeroporto di Torino e i cani ti fiutano come se fossi Pablo Escobar. Non ho sofferto episodi di razzismo in campionato, ma in Italia e nel calcio italiano il problema esiste, ed è la risposta che mi preoccupa veramente, dai presidenti ai tifosi del calcio maschile che sembrano vederlo come una parte della cultura del tifo».
Aluko, tanto per rendere l’idea, è una delle 11 calciatrici inglesi che ha vestito la maglia della nazionale per più di 100 volte, ha studiato giurisprudenza e aderendo al progetto Common Goal cede l’1% dei suoi guadagni per organizzazioni impegnate nel sociale.
Il suo sguardo sull’Italia e su Torino (e il suo giudizio) è quello di una persona ambiziosa che ha girato il mondo per motivi professionali.
La sua storia dovrebbe sottolineare il peso delle sue parole. E invece niente.
Anche questa volta tutto viene considerato come un semplice incidente.
Aluko se ne andrà e non se ne parli più. E chissà quanto come lei se ne sono già andati, intanto.
(da Fanpage)
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