Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
A PIAZZA SAN GIOVANNI DAL PALCO LA LETTURA DEGLI ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE… CASAPOUND NON CI SARA’
Riusciranno le sardine, da seimila che erano un mese fa a Bologna, a diventare centomila in piazza San Giovanni a Roma?
La risposta arriverà domani, quando la piazza storica della sinistra – nel 2006 espugnata da Berlusconi e a ottobre teatro della reunion del centrodestra a trazione Salvini-Meloni – ospiterà la prima manifestazione nazionale del movimento anti sovranista nato un mese fa a Bologna e via via dilagato in tante piazze italiane.
A un mese esatto dalla discesa in campo e dopo aver toccato un centinaio di città , le Sardine affrontano quella che è già stata ribattezzata “la prova del nove”
CasaPound ci ripensa. I fascisti del terzo millennio, che pure per qualche giorno avevano lasciato intendere di voler comunque essere presenti, senza bandiere e senza cantare “Bella ciao”, non parteciperanno.
“Non ci imbuchiamo alle feste – ha spiegato ad HuffPost, il leader di Casapound, Simone di Stefano – Non saremo in piazza San Giovanni anche perchè abbiamo visto che dall’altra parte non c’è alcuna volontà di dialogare”
Obiettivo centomila. Una piazza nella quale gli organizzatori contano di radunare centomila persone. Proprio “100.000 sardine a Roma” si chiama il gruppo Facebook creato per l’evento, ribattezzato “la più grande rivoluzione ittica d’Italia”.
Un traguardo che Mattia Santori, fondatore del movimento anti Salvini con Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa, ha definito “molto coraggioso”, aggiungendo: “ma nelle ultime settimane essere ambiziosi ha pagato”.
Sono attesi bus in arrivo da tutt’Italia – di sicuro Sardine arriveranno dalla Campania, dalla Toscana e dall’Umbria, – a cominciare dall’Emilia Romagna, terra natale del movimento, che domenica, in una riunione tra i referenti dei territori – in tutto circa 160 persone, non nominati dai fondatori, ma che si sono in qualche modo “auto selezionati” in quanto organizzatori degli eventi nelle varie piazze – si interrogherà anche sulle sfide future.
E certamente sul primo bilancio conteranno i numeri registrati a Piazza San Giovanni in quello che Ogongo definisce “un evento storico, perchè per la prima volta i cittadini si sono organizzati e scendono in piazza per rimettere al centro dell’attenzione e del dibattito politico la persona umana e affermare pacificamente che il linguaggio della politica non può essere la retorica aggressiva e provocatoria di chi pensa che la politica sia una sceneggiata”.
“Festa della Costituzione”. Per Ogongo, 45 anni, originario del Kenya e adesso italiano senza cittadinanza, alle spalle una battaglia per lo “ius soli”, domani piazza San Giovanni ospiterà “la festa della Costituzione”.
“Mi piacerebbe – ha detto ad HuffPost – che diventasse un momento per riabbracciare la nostra Costituzione, documento stupendo, che tutto il mondo ci invidia e deve diventare il nostro punto di riferimento. Se fosse applicata, il nostro sarebbe un Paese stupendo”.
E infatti, anticipa il promotore, ai microfoni – accesi da un camion affittato grazie ai circa 11mila euro raccolti con il crowdfunding avviato poco dopo aver lanciato l’invito a scendere in piazza a Roma – si succederanno “persone normali” che leggeranno gli articoli della Costituzione.
Prenderanno la parola anche i leader bolognesi, la presidente dell’Anpi, Carla Nespolo, e il medico di Lampedusa, oggi eurodeputato Pd, Pietro Bartolo.
Ancora da confermare, invece, gli interventi del sociologo Domenico De Masi e della ragazza musulmana, Nibras Assas.
“Vorremmo non fosse tanto una passerella per personaggi famosi – ha precisato Ogongo – quanto piuttosto una festa pacifica per persone comuni. La mia soddisfazione sarebbe vedere la piazza affollata, per l’appunto, di gente comune, famiglie, spinte dalla voglia di manifestare pacificamente, gridando in silenzio la propria contrarietà a un certo linguaggio e a un certo modo di fare politica che ci fanno sentire meno sicuri”.
Sardine grandi e piccole. No alle bandiere di partito, il programma prevede circa novanta minuti di scaletta con musica, letture, e spazio alla cultura.
Sulle teste dei partecipanti sfilerà uno striscione lungo quaranta metri sul quale i volontari – in piazza ce ne saranno oltre trecento – hanno disegnato una sardina gigante. Sardine di cartone saranno distribuite ai manifestanti e certamente ci saranno anche le sardine di stoffa realizzate dall’associazione Nazionale Botteghe del Mondo (ciascuna costa otto euro ciascuna, di cui — ha spiegato Santori — cinque euro servono per il materiale e la manodopera, un euro resterà all’associazione, uno andrà alla Caritas e infine un euro alle Sardine, che diventando sempre di più hanno anche bisogno di autofinanziarsi). E in piazza non mancheranno i volti noti del mondo della cultura e della politica.
La piazza vip. Dallo scrittore e poeta Erri De Luca, che ha spiegato ad HuffPost le ragioni della sua presenza, alla cantante Paola Turci, dalla showgirl Alba Parietti al comico Giobbe Covatta alla scrittrice Dacia Maraini e poi il prete e attivista, Alex Zanotelli – per citarne alcuni.
Potrebbero esserci anche esponenti del mondo della politica: la sindaca di Roma, la Cinquestelle Virginia Raggi e la fidanzata di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale, il cui endorsement alle Sardine, lanciato sabato scorso attraverso un’intervista ad HuffPost, ha suscitato grande clamore.
Data per certa, invece, la presenza, dell’ex consigliere di Gianfranco Fini, Filippo Rossi.
Arcigay, PapaBoys e Sardine nere. Ci saranno la Fiom, l’Arcigay, i PapaBoys, la rete di attivisti “Restiamo umani”, le femministe, gli antirazzisti. E le “sardine nere”, migranti e italiani di seconda generazione, sabato scorso scesi in corteo a Napoli per protestare contro il mancato rilascio dei permessi di soggiorno.
Un bus partirà da Napoli, “ma – ha spiegato Abdel El Mir, nato in Marocco arrivato in Italia da bambino e ancora senza cittadinanza – altre Sardine nere arriveranno da diverse parti d’Italia”.
Il loro obiettivo è “portare nella piazza delle Sardine temi fino ad ora non affrontati. Come la necessità di abolire i decreti sicurezza, di approvare la legge sullo ius soli, per fare due esempi. “Negli incontri delle Sardine si è parlato tanto del fatto che bisogna combattere intolleranza e discriminazione, noi portiamo delle proposte concrete per farlo”, ha aggiunto El Mir.
Presente e futuro. Sarà un successo? “Ci interessa che i contenuti proposti siano un’alternativa al messaggio lanciato dai sovranisti – ha detto oggi Santori – Credo che domani sarà comunque un successo perchè le energie che scenderanno in piazza avranno un valore e un significato. Sarà soprattutto la piazza di Roma e della regione Lazio. Tuttavia, essendo la Capitale la manifestazione ovviamente assume una valenza nazionale perchè ci sarà tanta gente che vorrà unirsi pur essendo già stata in piazza in altre città ”.
Quanto al futuro, in riferimento alla riunione coi referenti fissata per domenica, il leader delle Sardine, ribadendo di non voler creare un partito, ha precisato: “Dovremo darci una struttura non tanto sui contenuti quanto sull’organizzazione. L’idea che spiegheremo ai vari referenti è che l’obiettivo è essere un corpo intermedio tra la politica e il mondo civico attivo. Non possiamo sostituirci alle associazioni, alle lotte e alle battaglie politiche dal basso. Dobbiamo rappresentare un collegamento tra i partiti e la società civile attiva”.
Prima, però, c’è Piazza San Giovanni, il banco di prova nazionale.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
LE NOVITA’ SULLA GRANDE MANIFESTAZIONE DI SABATO E SULLA RIUNIONE DI DOMENICA
Ci sono delle novità sulla manifestazione di domani a Roma e sulla riunione delle 160 sardine organizzatrici prevista per domenica 15 dicembre
C’è brutto tempo a Roma, oggi. Per sabato 14 dicembre, invece, sono previste «sardine a catinelle». Chi l’avrebbe mai pensato che, in un solo mese, un’idea di quattro ragazzi stanchi del linguaggio politico attuale avrebbe raggiunto queste dimensioni: città italiane che da anni non vedevano una partecipazione simile, un sentimento che è esondato ed è arrivato a coinvolgere gli Stati Uniti, le capitali europee, un’idea di civismo senza bandiere che ha toccato ogni strato della società .
Le sardine non si sono fermate a piazza Maggiore, hanno guadagnato lo spazio nel dibattito pubblico presidiando più città che potevano, creando una rete nazionale di ragazzi che hanno voluto riprendere e fare proprio l’esempio di Bologna.
Adesso ci siamo: è arrivato il giorno della “rivoluzione ittica”, a Roma e nel mondo. Cosa succederà , domani, nella Capitale italiana?
Sotto un telo con una sardina gigante disegnata sopra, con centinaia di volontari che aiuteranno le forze dell’ordine nella sicurezza della piazza e nella pulizia, prima e dopo l’evento, Santori e altre 100.000 persone si ritroveranno a sventolare sardine di cartone: «Sarà bellissimo. E potentissimo. Perchè il consenso si costruisce dalle persone, non dai palazzi e sicuramente non sui social network».
Non ci sarà posto sul palco per le circa 160 sardine rappresentanti delle varie regioni che convoglieranno a Roma, anche in vista della riunione generale del giorno seguente. L’evento inizia alle 15:00, ma chi terrà in piedi l’organizzazione del «più grande flash mob ittico della storia» sarà presente già dalle 13:00.
Sul palco, invece, ci saranno sicuramente le sardine romane: toccherà a loro gestire la piazza. Tutti gli altri si ritroveranno la mattina dopo, domenica 15, alle ore 9:00. Quattro ore no-stop, fino all’ora di pranzo. Sarà la prima volta che le 160 sardine organizzatrici si incontreranno faccia a faccia.
Hanno resistito, nonostante le calunnie di ogni tipo: c’è chi diceva che fossero manovrate da Romano Prodi, dalle lobby della sinistra e chi accusava le sardine di vuotezza contenutistica.
L’entusiasmo è stato più forte e, adesso, è arrivata l’occasione di convertirlo in proposte per il Paese. Ci sarà dunque un discorso introduttivo al quale seguirà un momento in cui ci si concentrerà sui singoli territori dai quali provengono le sardine. Il contributo di ognuno sarà portare i temi che conosce più da vicino.
Come aveva già detto Santori a Open, «l’obiettivo della riunione con tutte le sardine è fare in modo che gli organizzatori, tornando nei territori, liberino le energie convogliate a Roma e facciano in modo che un’area politica recepisca le istanze delle sardine». Sembrerebbe confermato: non grandi temi sui quali persino i politici di lunga data non riescono a trovare una quadra, ma proposte incentrate sul tessuto sociale di piccola scala.
Il terzo momento dovrebbe prevedere un lavoro di sintesi di quelle proposte locali e si decideranno le mosse da fare per il futuro. È chiaro che le sardine dell’Emilia-Romagna hanno più di tutte un appuntamento urgente: il 26 gennaio ci saranno le elezioni regionali e pare che il primo contributo per un’idea diversa di politica non potrà prescindere da quel voto.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
DANNO PER 100.000 EURO, GONFIATE LE NOTE SPESA CON LA COMPLICITA’ DI ALBERGATORI E RISTORATORI
C’è un’inchiesta sui dipendenti Rai per i rimborsi gonfiati a Sanremo. L’indagine è nata da un esposto anonimo arrivato alla Guardia di Finanza di Imperia, che ha poi trasmesso il caso a Roma per competenza.
Secondo l’accusa venivano gonfiate le note spese grazie al giro di ristoratori e albergatori compiacenti e disposti a chiudere un occhio.
Come, racconta il Messaggero, in occasione di due stanze pagate quando se ne occupava una sola
Ma non è tutto. Perchè nell’informativa della Finanza di Imperia si legge anche che, proprio in questi casi, alcuni indagati avrebbero preso una sorta di “stecca” dagli albergatori amici: 20 euro al giorno per liberare una delle stanze già pagate dall’azienda di Stato.
Succedeva appunto quando la Rai saldava il conto per due camere doppie a uso singola e i dipendenti accettavano di dormire nella stessa stanza, consentendo al gestore dell’hotel di affittare il posto rimasto vuoto.
Agli atti ci sono decine di casi fotocopia: nel capo di imputazione si legge che il dipendente dell’azienda di Stato, «in missione in occasione del Festival» in concorso con l’albergatore di turno, avrebbero agito «con artifici e raggiri».
Il titolare dell’hotel convenzionato con la Rai avrebbe stampato una fattura su carta intestata dell’albergo, ma incompleta, perchè prodotta senza ultimare la procedura di emissione.
In questo modo, la fattura in questione era «priva di valore contabile», specifica il pm Pioletti, tanto che dalla contabilità della struttura ricettiva risultava «che fatture con lo stesso numero progressivo erano state emesse in favore di soggetti diversi».
Il dipendente Rai, poi, presentava quel documento contraffatto negli uffici preposti dell’ente per attivare le procedure di rimborso, «procurandosi un ingiusto profitto». Lo stesso escamotage sarebbe stato utilizzato anche in diversi ristoranti.
I fatti contestati riguardano in particolare i Festival del 2013, 2014 e 2015. Il pm Alberto Pioletti ha appena chiuso le indagini e sta notificando i relativi avvisi di garanzia.
Secondo le stime della Finanza la truffa ammonterebbe a circa 100mila euro, anche se alcune posizioni sono state archiviate.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
CARI CINQUESTELLE, CHIEDETEVI CHI CE L’HA PORTATO E CHI NON LO HA ANCORA ESPULSO
Volano stracci nel Movimento cinque stelle, dove tra defezioni, fughe, nuovi movimenti e precipitose votazioni su Rousseau ormai vige il caos assoluto.
E per il deputato Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura di Montecitorio, la colpa è da rintracciarsi in una persona precisa: “Paragone è il virus leghista che ha infettato il M5S. Il suo intento è produrre una metastasi nel corpo sano del M5S per fermare la più grande rivoluzione ecologista, culturale e di onestà mai avviata nel nostro Paese”.
Ma chi ha portato Paragone nel M5S?
Chi non lo ha ancora espulso per aver votato in difformità dal partito per ben due volte?
Quanti parlamentari sono stati espulsi per molto meno è invece lui no?
(da Globalist)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
“DOBBIAMO CONTINUARE A LOTTARE, IL 2020 SARA’ L’ANNO DELL’AZIONE”
Nel bel mezzo della prima nevicata dell’anno e durante l’ennesimo sciopero dei mezzi pubblici, Greta Thunberg è arrivata in piazza a Torino poco prima delle 13 per il cinquantesimo Friday for future di Torino.
Era giunta a Torino ieri sera e ha dormito in un hotel di via Nizza. Stamattina ha visitato la città . Era arrivata da Madrid – dov’era per la Cop25 – in auto elettrica, accompagnata dal padre e dal suo staff, compresi alcuni documentaristi che seguono la giovane attivista svedese in giro per il mondo.
Torino è una “città stupenda, sono molto felice di essere qui, anche se non ho avuto molto tempo per visitarla”, ha detto appena raggiunto il presidio di Fridays For Future, in piazza Castello, tra numerosi giornalisti e fotografi presenti.
“La foto per il Time? È stato un gran divertimento! Fortunatamente il fotografo era di grande talento…”, ha detto Greta sul palco commentando la la copertina del magazine che l’ha consacrata “persona dell’anno”.
“Ciao a tutti, grazie per essere qui, felice di essere qui – ha detto nel suo breve discorso sul palco davanti a cinquemila persone, moltissimi studenti, ma anche tanti adulti e pure anziani – sono orgogliosa di essere qui, grazie per essere venuti. Sono molto colpita dagli organizzatori che hanno messo su tutto in breve tempo. Ricordo qualche mese fa quando ho visto le immagini delle manifestazioni a Torino con un numero incredibile di persone e voglio ringraziarli”.
“Non c’è un alternativa dobbiamo continuare a lottare – dice Greta – Non possiamo più dare per scontato il domani, noi giovani vivremo quel domani. In meno di tre settimane entreremo in una nuova decade, che deciderà il nostro futuro. Cosa faremo o non faremo cambierà il futuro. I nostri figli e nipoti vivranno in quel futuro. Dobbiamo assicurarci che il 2020 sia l’anno dell’azione”.
Alla fine ha chiesto: “Are you with me?”. E tutti, urlando, le hanno risposto: “Yes”. L’intervento di Greta si è chiuso con un minuto di silenzio per tutte le vittime dei cambiamenti climatici.
Greta Thunberg ha poi lasciato il centro a bordo di una Tesla elettrica di colore blu, guidata dal padre. La giovane è stata accompagnata all’auto da una delegazione dei giovani di Fridays For Future, che le hanno fatto da scorta in mezzo a due ali imponenti di forze dell’ordine.
Prima di partire, ha salutato i presenti. Il suo viaggio continuerà verso Milano, quindi direttamente verso la Germania per rientrare a casa, a Stoccolma.
“Andrò verso casa, con qualche tappa lungo il percorso. – ha spiegato la ragazzina – Farò un po’ di vacanza, perchè non puoi andare avanti senza riposare. Ma non mi servirà molto tempo per essere di nuovo pronta e riposata”.
“Servono politiche ambientali nazionali più ambiziose e coraggiose, ma anche impegni concreti ed efficaci a livello europeo per evitare che questa Cop25 di Madrid si traduca nell’ennesimo inutile vertice”, chiede Legambiente a poche ore dalla conclusione del vertice sul clima.
A sostenere Greta in piazza anche tanti giovani dell’associazione ambientalista con slogan associativo #changeclimatechange, perchè il clima non può più aspettare, serve l’impegno di tutti, dalla politica alle istituzioni locali ai singoli cittadini.
“Ha ragione Greta quando dice che le istituzioni fingono di agire, perchè non hanno capito che siamo di fronte a un’emergenza, quella climatica, che va affrontata con coraggio e serietà . Un’emergenza i cui effetti sono già visibili da tempo a differenza di quanto affermano i negazionisti. Per questo – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – quello che chiediamo alla politica è di non essere più miope e di guardare in faccia la realtà “.
“Oggi è una giornata importante per Torino – ha scritto la sindaca Chiara Appendino condividendo sui social l’immagine dello striscione – la presenza di Greta Thunberg sarà una ulteriore occasione per ribadire la centralità che l’emergenza climatica deve avere nel dibattito pubblico e politico”. “Mi auguro – aggiunge – di vedere in piazza tutti i rappresentanti delle Istituzioni locali, come segno simbolico forte dell’unità in questa battaglia”.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
455 RAGAZZI E RAGAZZE RISULTATI IDONEI AL CONCORSO PER DIVENTARE AGENTI BANDITO A MAGGIO 2017, MA CHE SONO STATI ESCLUSI DALLE GRADUATORIE A CAUSA DI UN EMENDAMENTO DELLA LEGA CHE HA CAMBIATO RETROATTIVAMENTE I CRITERI
Avrebbero diritto a diventare agenti di polizia, ma gli idonei del concorso bandito a maggio 2017 sono stati esclusi dalle graduatorie a causa di una legge retroattiva che cambia i criteri di un procedimento già terminato.
Si tratta di 455 ragazzi e ragazze, con un’età media inferiore ai 30 anni, che erano idonei con riserva del concorso per diventare agenti di polizia, ma che sono stati esclusi e non possono partecipare ai corsi di formazione a cui, anche secondo una sentenza del Tar, dovrebbero prendere parte.
Così questi ragazzi, insieme ai sindacati, hanno chiesto alla politica di risolvere la questione, ma dal Parlamento non è arrivata una risposta sufficiente. Per questo motivo si appellano al governo e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Sono i sindacati a rivolgere un appello a Conte per sanare questa situazione, accusando la politica “di non aver fatto nulla” concretamente, al di là di qualche emendamento in Parlamento che non ha avuto i risultati sperati.
Il Sindacato italiani dei lavoratori di polizia, si rivolge direttamente a Conte: “La vicenda dei 455 ragazzi e ragazze idonei rischia di non trovare la strada da tutti noi auspicata. Una situazione assurda, con numerose e complesse conseguenze tecnico-giuridiche di non facile soluzione, nata con il precedente governo che ha decretato l’abbassamento dell’età per essere assunti in polizia coinvolgendo un concorso in atto. Il Parlamento ha obiettivamente fatto quello che doveva e poteva fare. Adesso la parola fine a questa vicenda può metterla solo e soltanto l’attuale governo. Per questo ci appelliamo al premier Conte perchè centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi non possono rinunciare al sogno, conquistato sul campo, di vestire la divisa della Polizia di Stato. Auspichiamo pertanto una soluzione da parte della politica e dell’amministrazione che renda giustizia a chi sta subendo una grave ingiustizia”.
Questi 455 giovani sono risultati idonei al concorso per agenti di polizia bandito il 26 maggio 2017. Ma sono stati depennati da quella graduatoria per una legge entrata in vigore dopo, in seguito a un emendamento del Carroccio approvato dalla precedente maggioranza M5s-Lega.
Una modifica che ha previsto l’applicazione retroattiva di una legge istituita dopo il bando. Quel concorso prevedeva l’iscrizione sulla base di due requisiti: un’età massima di 30 anni e il possesso della licenza di scuola media.
Poi è arrivato il decreto Madia che ha cambiato i criteri per i futuri concorsi, ma non per quello già bandito: il nuovo limite d’età è di 26 anni ed è necessario il diploma superiore.
Nulla che avesse a che fare con il concorso del 2017, fino a che nel 2019 un emendamento della Lega al decreto semplificazioni autorizza l’assunzione di 1.851 agenti con lo scorrimento di quella graduatoria, ma sulla base dei nuovi requisiti, escludendo quindi chi ha tra i 26 e i 30 anni e chi non ha il diploma superiore.
A maggio 2019, però, il Tar aveva ammesso con riserva gli esclusi, che dovevano essere reintegrati in attesa dell’udienza fissata per l’aprile del 2020.
Così diventavano idonei con riserva e ad agosto avrebbero dovuto iniziare i corsi di formazione, da cui però sono stati esclusi i ricorrenti.
Nonostante l’esclusione ritenuta inspiegabile, gli agenti idonei non si sono arresi e hanno chiesto al Parlamento di intervenire, non ricevendo però una risposta sufficiente, motivo per cui ora si appellano a Conte.
Facendo inoltre riferimento a una sentenza del Consiglio di Stato del 6 dicembre che ha respinto l’appello presentato alla decisione del Tar e ha sostanzialmente stabilito che questi 455 giovani devono partire il corso di formazione.
L’appello a Conte viene reiterato anche dagli stessi idonei esclusi dalla graduatoria, che hanno anche organizzato una manifestazione per mercoledì 18 dicembre a Roma, in piazza dell’Esquilino.
Quello che chiedono è una “soluzione reale”, che solo il governo può dare. Lanciando la mobilitazione i futuri agenti ricordano che anche il Consiglio di Stato si è pronunciato a favore dei loro ricorsi e sottolineano come dalla politica non sia ancora arrivata una risposta concreta, chiedendo quindi al governo di individuare una soluzione reale.
(da Fanpage)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
OGGI INVECE FESTEGGIA CHI DAL M5S PASSA ALLA LEGA
Ieri Matteo Salvini ha festeggiato così l’approdo dei senatori Ugo Grassi, Francesco Urraro e Stefano Lucidi nella Lega. I tre erano stati eletti nel MoVimento 5 Stelle e Lucidi era al secondo mandato.
Ma non vi stupirà scoprire che Salvini fino a poco tempo fa aveva un’opinione piuttosto netta dei parlamentari che passavano da un partito o uno schieramento all’altro.
Salvini voleva in Costituzione il vincolo di mandato per non passare dalla maggioranza all’opposizione. Esattamente quello che hanno fatto i tre senatori M5S.
D’altro canto proprio uno dei tre senatori, ovvero Ugo Grassi, quando era in campagna elettorale con il M5S sosteneva che il vincolo di mandato e la clausola da 100mila euro per chi lasciava il gruppo grillino fossero validi.
Poi, il 27 settembre scorso, proprio quando erano scoppiati i suoi maldipancia nei confronti dell’esecutivo, cambiò idea e in un’intervista al Mattino dichiarò: «Non lo può fare. Di Maio stia bene attento a invocare l’applicazione della clausola antidefezione da 100mila euro. È in contrasto con l’articolo 67 della Costituzione». Insomma, aveva cambiato idea.
Com’era lo slogan? Partecipa, scegli, cambia (partito).
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
LA VERITA’ FA MALE … DI MAIO SI ADOMBRA IMBARAZZATO POI TENTA IL DISTINGUO: “UN CONTO E’ LA RABBIA, ALTRO L’ODIO”
Chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Ci perdonerà Matteo Salvini per aver citato un passo del Vangelo, ma è la frase che meglio riassume l’utilizzo dei social da parte del sistema propagandistico in Italia.
Dopo il dibattito a distanza tra Matteo Renzi e Corrado Formigli, giovedì sera Luigi Di Maio è stato ospite di Piazzapulita, su La7. Si è parlato, inevitabilmente, di come vengano utilizzati Facebook, Twitter e Instagram dalla politica (e dal mondo che la circonda), che ormai è stata portata a un livello di dibattito da bar, fatto di provocazioni e insulti.
E quando il conduttore fa notare al capo politico del Movimento 5 Stelle che anche loro hanno utilizzato il ‘manganello social’, il volto di Luigi Di Maio si adombra. Perchè la verità , come cantava una vecchia canzone, fa male.
Corrado Formigli ricorda, nell’ordine, una serie di episodi che hanno coinvolto militanti e rappresentanti del Movimento 5 Stelle sui social e non solo.
Tra i tanti citati c’è anche Alessandro Di Battista che, dopo la sentenza di assoluzione nei confronti della sindaca di Roma Virginia Raggi, aveva definito i giornalisti «pennivendoli, puttane e sciacalli».
Infine ricorda come il M5S nacque proprio su quei «Vaffa» portati in piazza da Beppe Grillo
Durante questo lungo elenco di fatti rimasti nella storia dei social, e definiti un ‘manganello’, il volto di Luigi Di Maio sembra accusare il colpo, si adombra e, alla fine, tenta una replica in difesa di Beppe Grillo, primo promotore del Vaffa-day che dal 2007 — replicato in diverse occasioni — aveva coinvolto migliaia di simpatizzanti di quello che poi diventò il Movimento 5 Stelle che ora conosciamo.
Il capo politico del M5S e ministro degli Esteri ha provato a difendere l’operato del Movimento 5 Stelle. Poi, però, ha detto che quella portata in piazza da Beppe Grillo sia stata rabbia, quella provata anche dal popolo italiano. Invece, quella che vede ora, è odio.
Due concetti che, in realtà , sono molto vicini e tangibili. E non si tratta di facce adombrate.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile
LE NORME SONO DIVENTATE RESTRITTIVE, IL PRECEDENTE DELLA BRAMBILLA, SALVATA SOLO DAL VOTO DEL PARLAMENTO
Ci sono trentacinque trasferte sotto la lente per l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Di cui 21 con il bimotore Piaggio 180 e 14 con gli elicotteri.
In un caso anche un velivolo dei vigili del fuoco.
Tutte trasferte in cui il Capitano abbinava un evento istituzionale e i comizi. In Abruzzo, in Sicilia, in Calabria, in Sardegna, in Puglia, nelle Marche, in Campania.
In altre occasioni, solcava i cieli dopo impegni ufficiali per raggiungere in tempo utile gli studi tv di Barbara D’Urso e poi cenare ad Arcore con Silvio Berlusconi.
Gianluca Di Feo su Repubblica spiega oggi perchè il Capitano Volante è nei guai:
Salvini ovviamente giustifica il suo operato: «Se il ministro dell’Interno, che deve lottare contro mafia, camorra e ‘ndrangheta, prende l’aereo della polizia per andare a consegnare a una parrocchia di una comunità dimenticata dalla regione come Platì, una villa confiscata alla ‘ndrangheta e poi prima di tornare a Roma passa per Catanzaro (per un comizio leghista, ndr), ha diritto di farlo o no?».
I magistrati ritengono di no.
La prima a sostenerlo è stata la procura della Corte dei Conti, che ha escluso il danno erariale ossia il fatto che quelle missioni ad alta quota avessero un costo straordinario, ma ha ritenuto «illegittima la scelta di consentire l’uso dei velivoli per il trasporto del ministro e del suo staff».
Adesso anche la procura di Roma ha iscritto Salvini nel registro degli indagati: trattandosi di un membro del governo, deve occuparsene il Tribunale dei ministri che definirà l’eventuale reato.
In passato, il Tribunale ha ritenuto che in un caso simile — gli elicotteri dei carabinieri impiegati dall’allora sottosegretaria Michela Vittoria Brambilla — si potesse configurare l’abuso d’ufficio e il peculato.
Ma poi il Parlamento ha negato l’autorizzazione a procedere.
Nessun ministro degli Interni, pur avendo gli stessi compiti nella lotta alla criminalità e identiche misure di protezione, aveva mai sfruttato tanto i bimotori della polizia.
E quelli contestati a Salvini non sono voli di Stato. La definizione infatti riguarda solo i viaggi dei jet del 31° stormo dell’Aeronautica, che vengono autorizzati da un ufficio della Presidenza del Consiglio
Dopo l’andazzo allegro dello scorso decennio, con Airbus spediti al Gran Premio di Monza e un Viavai di Falcon che scaricavano a Villa Certosa musicanti e ballerine, sono stati introdotti criteri molto rigidi e una trasparenza totale.
I mezzi del Corpo invece sfuggono a questi controlli e – secondo il regolamento varato nel 2015 – possono essere usati straordinariamente da uomini di governo solo «in presenza di comprovate ed inderogabili esigenze di trasferimento nelle ipotesi in cui si richieda un’attività di coordinamento e direzione politico/operativa».
Erano “inderogabili” le esigenze di Salvini, che andava a Pescara unendo un comitato per l’ordine pubblico e l’apertura della campagna elettorale decisi mesi prima?
(da “NextQuotidiano”)
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