Destra di Popolo.net

SANTANCHE’ INDAGATA PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE E DIFFAMAZIONE AGGRAVATA

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

DISSE: “IL 90% DELLE DONNE CHE ARRIVANO IN ITALIA VANNO A FARE LE PUTTANE SULLE STRADE”… I DATI UFFICIALI DICONO CHE SU 2.644.666 DONNE STRANIERE IN ITALIA SOLO LO 0,28% SONO VITTIME DELLA TRATTA

La senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè risulta ufficialmente indagata per diffamazione aggravata, propaganda e istigazione all’odio razziale dalla Procura di Genova dopo la denuncia di Aleksandra Matikj, Presidentessa del Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione.
Santanchè era stata denunciata per aver affermato, più di una volta, durante la trasmissione televisiva Cartabianca dello scorso 19 novembre, che «il 90% delle donne che arrivano in Italia vanno a fare le puttane sulle strade!». Avevo poi fatto rifermento, alzando ulteriormente il tono della voce, alle «nigeriane».
Alla conduttrice Bianca Berlinguer che le chiedeva: «E tutte le donne che vengono qua coi bambini che muoiono in mare?», Santanchè aveva risposto: «Le donne che arrivano in Italia sono messe sulla strada a fare le prostitute!».
La senatrice aveva ribadito il concetto il giorno successivo su Twitter, confermando che si trattava di una sua convinzione non d’una reazione d’impulso.
Secondo le statistiche ufficiali dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nell’anno 2016 le donne straniere in Italia erano 2.644.666: di queste, le vittime accertate di tratta ai fini di prostituzione risultavano pari ad appena lo 0,28 per cento del totale.
«Non è accettabile che noi migranti, in particolare noi donne, siamo trattate con questa superficialità  da una rappresentante dello Stato italiano» — ha dichiarato Aleksandra Matikj — «da una donna, ci si attenderebbe la solidarietà  verso noi donne straniere. Vorrei ringraziare Bianca Berlinguer per averci difese nel corso della trasmissione televisiva, adempiendo al suo ruolo di giornalista seria e preparata».

(da Open)

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LA LEGA DIRA’ SI’ IN SENATO AL PROCESSO A SALVINI SULLA GREGORETTI

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

I LEGALI HANNO SCONSIGLIATO A SALVINI IL PROCESSO, LUI VUOLE USARE ANCORA LA CARTA DEL “MARTIRIO”

La Lega terrà  il punto e dirà  di sì al processo a Matteo Salvini: la tecnica del ‘martirio’ continua, puntando a destabilizzare il governo puntando sulla ‘rivolta’ delle masse adoranti di Salvini.
E dopo il ‘digiuno’, la retorica populista continua: la Lega dirà  sì al processo al suo leader anche in Senato, dove l’Aula si riunirà  il 21 febbraio, per esprimersi sul caso Gregoretti.
I senatori dovranno votare la richiesta di dare il via libera al tribunale dei ministri di Catania, per processare Matteo Salvini per “sequestro di persona”, relativamente ai 131 miranti bloccati lo scorso luglio per quattro giorni al largo di Augusta, sulla nave Gregoretti, della Guardia Costiera
Erika Stefani, senatrice della Lega e membro della giunta per le Elezioni e le immunità , sarà  relatrice in Aula per la richiesta di voto a favore del processo all’ex ministro dell’Interno, dopo la bocciatura della proposta Gasparri di dire no ai magistrati siciliani
Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, lo scorso 20 gennaio, dopo il via libera della Giunta al processo, con i voti decisivi dei 5 senatori della Lega (Stefani, Pillon, Pellegrini, Augussori e Urraro) aveva spiegato che “i nostri senatori voteranno per l’autorizzazione a procedere per Salvini anche nell’aula del Senato. “Sì, faccio di testa mia e non ascolto i legali” che hanno sconsigliato il processo.

(da agenzie)

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IL CONSIGLIERE REGIONALE LEGHISTA DOMANI A PROCESSO PER OMOFOBIA

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

LA FRASE DI DE PAOLI: “SE AVESSI UN FIGLIO OMOSESSUALE LO BRUCEREI NELLA CALDAIA”

«Se avessi un figlio omosessuale, lo brucerei nella caldaia», a pronunciare questa frase, nel 2016, sarebbe stato il consigliere regionale ligure Giovanni De Paoli (Lega).
Quella frase venne pronunciata, secondo il presidente di Agedo Genova (Associazione Genitori di Omosessuali) Giovanni Vianello che all’epoca denunciò l’episodio, di fronte ad un gruppo di genitori di ragazzi omosessuali a margine di una audizione presso la commissione regionale salute e sicurezza sociale.
Da parte sua De Paoli smentì di aver mai detto quella frase e in una nota dichiarò: «non ho mai detto la frase che mi è stata erroneamente attribuita dagli organi di stampa, peraltro non presenti all’evento in questione. Al contrario la mia frase era esattamente opposta e nello specifico “se avessi un figlio gay non lo brucerei nel forno“».
Il PD chiese le dimissioni del consigliere regionale e pure la collega Stefania Pucciarelli (che poi sarebbe stata eletta al Senato nel 2018) sentì il bisogno di dissociarti da quanto detto da De Paoli augurandosi che fosse tutto il frutto di un fraintendimento. Molti invece furono quelli che criticarono l’uscita di De Paoli.
Aleksandra Matikj, Presidentessa del “Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione”, denunciò de Paoli e altrettanto fece Agedo.
A luglio del 2018 la procura di Genova chiese il rinvio a giudizio del consigliere regionale — che a maggio ha annunciato di aver lasciato la Lega per divergenze con la linea leghista sui rosari (ma dal sito della Regione che risulta ancora parte del gruppo del partito di Salvini) — che   venne rinviato a giudizio nel marzo dell’anno scorso.
La prima udienza del processo avrebbe dovuto tenersi ad ottobre del 2019 ma a causa di uno sciopero degli avvocati è stata rinviata a gennaio.
Domani quindi — salvo impedimenti dell’ultimo minuto — dovrebbe iniziare il processo contro De Paoli.   Aleksandra Matikj ha commentato la notizia ricordando che «in Italia manca ancora una Legge ufficiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia ed in un Paese dei Diritti come l’Italia è il prossimo passo da compiere. Giunto è il momento che anche in questo Paese inizino a cimentarsi delle lotte ed a conseguire le vittorie contro chi per odio distrugge le vite innocenti altrui».
Il reato contestato a De Paolo è quello all’articolo 595 del codice penale con l’aggravante di aver commesso il fatto «per finalità  di discriminazione».

(da “NextQuotidiano”)

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DI MAIO USA CRIMI COME PRESTANOME, MA COMANDA SEMPRE LUI (PER ORA)

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

DI MAIO PENSA SOLO A COME AZZOPPARE ASPIRANTI LEADER E A RINVIARE GLI STATI GENERALI… MA ORMAI IL MALCONTENTO DILAGA

Il reggente dei 5 Stelle non si scosterà  dalla linea politica impostata dal predecessore. «E così deve continuare a fare», aggiungono a denti stretti, coscienti che in Senato in molti stanno cercando di trascinare Crimi sul fronte degli oppositori dell’ex capo politico. L’unica preoccupazione di Di Maio, ormai, è quella di assicurare la propria eredità  interna, di tessere le fila per azzoppare aspiranti leader e tenere lontano il partito da Giuseppe Conte e dal centrosinistra.
Lo raccontano Federico Capurso e Ilario Lombardo su La Stampa.
Da Crimi sono già  arrivate rassicurazioni durante un vertice riservato tra i due, alla Camera, avvenuto ieri pomeriggio nelle stanze del governo. Il primo passo da compiere è la conferma di Alfonso Bonafede come capo delegazione al governo. E l’indicazione arriva in serata durante la riunione dei membri grillini dell’esecutivo. Sarà  il ministro della Giustizia dunque a partecipare al primo vertice in vista della verifica sull’agenda, previsto per domani
Così, Di Maio rinsalda la linea politica impostata prima dell’addio: «Nessun progetto di alleanza strutturale con il centrosinistra, nè a livello nazionale nè alle prossime Regionali». Non è un caso che dalla cerchia di Di Maio filtri un sentimento di forte irritazione nei confronti di Conte. L’apertura netta fatta dal premier a Nicola Zingaretti, invitando i Cinque stelle a prendere parte a un fronte anti-destre, viene letta come una pugnalata alle spalle: «Dire certe cose il giorno dopo le Regionali, con il risultato che abbiamo avuto, è stata una mossa scorretta. Così ci condanna a fare da stampella al Pd».
E questo nonostante Conte sia l’unico, al momento, in grado di tenere testa al leader leghista. Almeno nei sondaggi, o nei salotti tv, come ha dimostrato il record di share del premier a Otto e mezzolunedì sera.
Avere due uomini fedeli alla linea, però, potrebbe non bastare. Dai gruppi parlamentari è iniziato il pressing per correre in coalizione con il centrosinistra alle prossime Regionali di maggio, soprattutto in Campania, in Liguria e in Puglia.
Per questo Di Maio vorrebbe spostare più in là  gli Stati generali, attualmente previsti il 13 marzo, posticipandoli magari al 4-5 aprile, primo weekend utile dopo il referendum sul taglio dei parlamentari.
Agli Stati generali, infatti, i rapporti di potere interni potrebbero cambiare e rischia di passare una nuova linea filo-Pd. Trascinare ad aprile la fase congressuale e, di conseguenza, lasciare più a lungo Crimi come reggente, darebbe all’ex capo politico più tempo per organizzare le truppe e toglierebbe giorni preziosi alla fronda interna che ammicca al centrosinistra.
Le due fazioni si stanno armando. Il mirino dei fedelissimi di Di Maio è puntato contro il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, che infatti si tiene prudentemente fuori da ogni partita politica interna e molla la sfida per il capo delegazione.
Ma dopo l’ennesima batosta elettorale, e senza leader, con il M5S allo sbando, i gruppi aprono nuovi fronti di faida interna.
Gli eletti calabresi chiedono a gran voce l’espulsione del presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, reo di aver preso le distanze dal candidato governatore Francesco Aiello prima delle urne e di aver ammesso, poi, di non averlo votato.
Nel tritacarne finisce anche il ministro dello Sport Spadafora, colpevole di aver nominato Vito Cozzoli al vertice dell’ente Sport e Salute, braccio operativo del Coni. Cozzoli, che Di Maio aveva voluto con sè come capo di gabinetto allo Sviluppo, viene considerato dai 5S un uomo troppo legato alle sfere di potere romano, lontane dalle logiche di scelta dei grillini affidate ai curriculum.
Persino la nomina di Roberto Ciccutto alla guida della Biennale di Venezia suscita l’ira di alcuni, come la senatrice Michela Montevecchi. Segno che lotta interna non ha fine.

(da “Huffingtonpost“)

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“SONO DISABILE, NON IMBECILLE, VOTO CON LA MIA TESTA”

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

LA RISPOSTA DI IACOPO MELIO AL GOVERNATORE LOMBARDO FONTANA

Iacopo Melio è un giornalista e blogger che si occupa di disabilit e ha voluto dare una risposta al presidente della Lombardia Attilio Fontana. Quest’ultimo aveva usato frasi polemiche su anziani e disabili ai seggi in Emilia-Romagna
Nella giornata di ieri, ha fatto molto scalpore la frase di Attilio Fontana, governatore leghista in Lombardia, che aveva affermato di aver visto, nelle immagini provenienti dall’Emilia-Romagna, un sacco di anziani e disabili portati alle urne.
La sua battuta mal riuscita si riferiva al fatto che il centrosinistra di Stefano Bonaccini abbia vinto anche grazie a questi consensi.
Una frase che è stata condannata da tutti, sottolineandone l’inopportunità . Tra i commenti più significativi, quello di Iacopo Melio, blogger e giornalista della testata Fanpage, che ha scritto la sua risposta al governatore della Lombardia.
Iacopo Melio ha da sempre affrontato le tematiche della disabilità  e ha denunciato, con messaggi sempre molto efficaci, i problemi che le persone con disabilità  devono affrontare nel quotidiano. Ovviamente, i suoi articoli hanno spesso avuto come protagonisti quelle persone che hanno un modo non certo convenzionale di approcciarsi con la disabilità . Anche il suo articolo di risposta ad Attilio Fontana fa parte di questo gruppo tematico.
Un articolo che è eloquente già  a partire dal titolo: «Caro Fontana, sono disabile ma non imbecille e voto con la mia testa».
Iacopo Melio ha ricordato come — in ogni elezione — il tema dei disabili ai seggi torna a essere d’attualità . Sia perchè, nelle campagne elettorali, il tema viene utilizzato spesso anche come moneta di scambio per ottenere il voto, sia perchè il voto stesso delle persone con disabilità  viene strumentalizzato.
Iacopo Melio ricorda che il ministero della Disabilità  voluto dal Carroccio quando era al governo non è stata una misura efficace per assistere le persone, ma — anzi — ha rappresentato esclusivamente uno specchietto per le allodole.
La sua lettera è stata condivisa moltissimo sui social network, dando voce a migliaia di persone che si sono sentite offese e coinvolte dalle frasi del presidente della Lombardia Fontana.
«Ancora una volta, Presidente Fontana — è questa la sintesi del pensiero di Iacopo Melio -, ci ha ridotti a carne da macello senza alcuna prospettiva, masticati e poi sputati: ci siamo visti annullare i diritti e i doveri spettanti ad ogni cittadino, strumentalizzati per giustificare un’amara sconfitta».

(da Giornalettismo”)

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LA WHIRLPOOL “SALVATA” DA DI MAIO CHIUDERA’ IL 31 MARZO

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

SCONCERTO PER TUTTE LE BALLE RACCONTATE AI LAVORATORI

Il primo ad annunciare il “salvataggio” della Whirlpool di Napoli era stato Luigi Di Maio. Poi era arrivato Stefano Patuanelli. Oggi l’azienda ha ribadito lo stop della produzione delle lavatrici nello stabilimento di Napoli dal 31 marzo.
L’amministratore delegato di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia al tavolo al ministero dello Sviluppo economico avrebbe ribadito che a Napoli “non c’è più sostenibilità  economica della produzione di lavatrici” ma che l’Italia resta strategica per il gruppo, con 5 mila dipendenti in tutto il paese, secondo quanto si apprende da fonti presenti al Mise.
Le difficoltà  riguarderebbe solo lo stabilimento campano dove l’azienda afferma di essere stata consapevole dei problemi fin dal 2018, ma rivendica di aver cercato di rilanciare la produzione.
I 17 milioni di euro previsti per lo stabilimento Whirlpool Napoli saranno redistribuiti sugli altri stabilimenti del Gruppo, avrebbe dichiarato inoltre La Morgia. L’amministratore delegato avrebbe dichiarato di non aver deciso dove spostare la produzione lavatrici. Lo stabilimento di Napoli perde 20 milioni di euro l’anno.
Dopo aver annunciato fantomatici salvataggi inesistenti, adesso per il governo l’obiettivo è quello di arrivare alla selezione finale di un possibile investitore a luglio. Invitalia e il governo richiedono un piano industriale solido e “credibile”, in grado di prospettare una ripresa delle attività  produttive sostenibile nel lungo periodo e in linea con le caratteristiche del territorio.
La ricerca, spiegano i presenti all’incontro in base a quanto riferito nel corso del tavolo, sarà  rivolta ad aziende e gruppi sia nazionali che internazionali, non necessariamente attivi nello stesso settore di Whirlpool.
Per questo, a supporto del Mise, è stata attivata la specifica struttura di Invitalia che opera in collaborazione con i desk Ice operanti all’estero.
Nella fase iniziale, per quanto riguarda i soggetti internazionali, si guarderà  ad aziende già  presenti “con successo” in Italia o che considerino già  prospettive di insediamento nel Paese.
A tutti i soggetti che presenteranno una manifestazione di interesse verrà  richiesta formalmente una proposta vincolante di insediamento accompagnata dal relativo piano industriale. Intanto rimane lo sconcerto per un finale annunciato e per tutte le balle raccontate ai lavoratori dalla politica.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Lavoro | Commenta »

DOMANI PARTE L’AEREO PER IL RIENTRO DEGLI ITALIANI BLOCCATI IN CINA

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

IL CAPO DELL’UNITA’ DI CRISI ESCLUDE SPOSTAMENTI VIA TERRA

Esclusa per gli italiani bloccati in Cina l’idea di un “trasferimento via terra, che implica quarantene piuttosto complesse”, la Farnesina “sta valutando insieme anche con altri soggetti tra cui l’istituto Spallanzani, il ministero della Sanità  e il Centro interforze l’idea di un trasferimento aereo”, che comunque “sarà  complesso”.
Lo ha detto il capo dell’Unità  di crisi Stefano Verrecchia, a Unomattina. “Siamo sempre in contatto con i connazionali – ha detto – che sono circa una settantina in buone condizioni di salute”.
Per quanto riguarda gli italiani bloccati in Cina a causa del coronavirus, “questa partita è coordinata dalla Farnesina e dall’Unità  di crisi. Noi come ministero della Salute siamo stati coinvolti sin dall’inizio ed entreremo in funzione come Servizio sanitario nazionale nel momento in cui questi italiani torneranno in Italia per seguire i protocolli previsti in questi casi a livello internazionale”, ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, rispondendo a chi gli chiedeva se fosse allo studio un piano per il rientro degli italiani bloccati in Cina.
A quanto riferisce la Farnesina, il volo di rientro dovrebbe svolgersi nella giornata di domani. Sull’aereo sarà  presente un equipe medica specializzata, insieme agli infermieri e alle attrezzature.
Il volo arriverà  all’aeroporto di Wuhan: al suo rientro seguirà  il protocollo definito dal Ministero della Salute. L’operazione viene svolta dall’Unità  di Crisi della Farnesina, in coordinamento con il Ministero della Difesa, il Ministero della Sanità  e l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”.
“Sono allo studio varie ipotesi – ha aggiunto Speranza – ma come ho detto la questione è nelle mani della Farnesina che è in collegamento costante con l’Ambasciata italiana a Pechino”. In un’intervista per Adnkronos Live, ha specificato che “il numero degli italiani è ridotto – intorno alle 60 persone – rispetto ad altri paesi”,
Il Ministro della Salute ha voluto anche sfatare delle falsità  che sono circolate nelle ultime ore. Prima di tutto, sui prodotti provenienti dalla Cina: “Non c’è nessun rischio a mangiare cinese nè con i prodotti cinesi”.
Di particolare importanza per il ministro è l’evitare di lanciare messaggi ingannevoli sulla Cina: “Ieri ho incontrato l’ambasciatore cinese e i rapporti sono cordiali. Dobbiamo evitare messaggi di natura fuorviante sulla comunità  cinese”. Inoltre, ha bollato come “fake news” la voce che prendere l’aspirina in modo preventivo potesse aiutare nell’evitare il contagio.

(da “Huffingtonpost“)

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NON HA CHIUSO I PORTI, ORA VUOLE RIFARSI CON GLI AEROPORTI

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

CORONAVIRUS: SENZA SAPERE CHE SONO STATI MESSI A PUNTO CONTROLLI NEGLI SCALI NAZIONALI, SALVINI OGGI PARLA A SPROPOSITO DI “GENTE CHE VA E GENTE CHE VIENE, GENTE CHE ATTERRA E GENTE CHE DECOLLA”

La bolla del Coronavirus è iniziata a circolare dall’inizio della scorsa settimana, così come tutto l’allarmismo che — inevitabilmente — sta circolando per via della pericolosità  e dei numeri di contagi che arrivano da tutto il mondo.
Matteo Salvini, in quei giorni, era impegnato sul fronte elettorale dell’Emilia-Romagna e solo ora sembra essersi accorto di quanto sta accadendo. Ora chiede misure efficaci da parte del governo e, soprattutto, si chiede perchè la gente stia ancora arrivando in Italia, parlando di aeroporti e sbarchi.
«Al di là  delle polemiche politiche, c’è tutto il mondo che si sta occupando e preoccupando del virus che dalla Cina si sta diffondendo — ha detto il leader della Lega ai cronisti di Palazzo Madama -. Per questo chiediamo con urgenza che oggi stesso qualcuno a nome del governo venga in Aula a rassicurare gli italiani sul fatto che si sta facendo tutto il possibile e l’impossibile per evitare la diffusione anche in Italia di questo terribile virus». Servono rassicurazioni, quindi.
I controlli stanno proseguendo su ogni volo che arriva in Italia, anche quelli che fanno scalo. Lo raccontano le cronache quotidiane, eppure questo sembra non tranquillizzare Matteo Salvini che si pone una serie di domande sulla gestione italiana dell’emergenza Coronavirus: «Qui sembra che non sia cambiato nulla, c’è gente che va, gente che viene, gente che sbarca, gente che atterra, gente che decolla. Noi vorremmo che la popolazione fosse consapevole del fatto che tutti stanno controllando tutto».
Mancano i proclami, dunque. Ed ecco che il vecchio tormentone «chiudiamo i porti» (che, ricordiamo, non sono mai stati chiusi) si trasforma in un più attuale ‘chiudiamo gli aeroporti’. La preoccupazione è legittima, perchè c’è poco da scherzare su questo Coronavirus partito dalla città  cinese di Wuhan, ma sembra arrivare a tempo scaduto dato che, a quanto pare, l’Italia sta verificando caso per caso. Senza proclami.
Quello che forse Salvini ignora è che il Ministero della Salute si sta già  adoperando per prepararsi ad un’eventuale emergenza e contenere la diffusione del coronavirus 2019-nCoV. Il ministro Speranza ha chiesto ad esempio una riunione a tutti i ministri della Salute dell’Unione europea facendo sapere che   fatto sapere che “bisogna rafforzare ancora di piu’ il monitoraggio istituzionale” e che l’Italia è “in collegamento costante con l’Oms”. Questa mattina — come ieri — si è riunita la task force Coronavirus attivata nei giorni scorsi (il Ministero ha messo a disposizione un numero verde attivo 24 ore su 24). Non essendoci in Italia persone infette non ha alcun senso mettere in quarantena qualcuno, come invece vorrebbe Salvini.
Riguardo gli aerei in arrivo dalla Cina — non esiste un “blocco aereo” — è stato deciso di convogliare verso l’aeroporto sanitario di Roma Fiumicino gli eventuali voli privati in arrivo dalla Cina destinati allo scalo di Ciampino. Si sta procedendo per estendere la stessa misura agli altri aeroporti italiani e consentire l’atterraggio dei voli dalla Cina solo a Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Nello scalo romano, oltre al canale di controllo sanitario già  attivo, sono stati installati altri 4 scanner termici posizionati direttamente ai gate di arrivo che saranno operativi nelle prossime 48 ore.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

IL PARLAMENTO EUROPEO IN PIEDI, STANDING OVATION E LACRIME PER LILIANA SEGRE: ANCHE LEGA E FDI HANNO IMPARATO L’EDUCAZIONE

Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile

IN ITALIA NON ANDO’ COSI, MEGLIO TARDI CHE MAI

È intervenuta nel corso della cerimonia della memoria per l’olocausto degli ebrei che si è svolta nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles.
Liliana Segre ha tenuto un discorso alla presenza di tutti gli eurodeputati e del presidente dell’assise David Sassoli.
L’applauso Liliana Segre è stato circolare e assolutamente condiviso: tutte le forze presenti si sono alzate in piedi e hanno tributato una standing ovation alla senatrice a vita. Immagini molto diverse da quelle che abbiamo visto a Palazzo Madama, in occasione della discussione sulla nascita della commissione contro l’odio razziale e contro l’antisemitismo.
Non c’è stato spazio per le polemiche, ma solo per omaggiare una testimone dell’orrore che, ancora oggi, porta il proprio contributo educativo in tutte le istituzioni che frequenta, con la stessa costanza e con la stessa forza di sempre.
Tanti i passaggi significativi del discorso di Liliana Segre al Parlamento Europeo: la donna sopravvissuta ad Auschwitz ha insistito sul valore della vita e sul suo significato da trasmettere alle giovani generazioni.
Era diventata una “bambina invisibile” quando i nazisti la allontanarono dalla scuola, dalla vita quotidiana per mandarla ad Auschwitz insieme agli altri ebrei. Ora Liliana Segre si sente “nonna di se stessa”, di quella “bambina magra e sola” che ora nei suoi ricordi la senatrice a vita dice di non sopportare più. Ci sono lacrime e commozione intorno a lei quando racconta la sua storia nell’aula del Parlamento europeo, parlando a braccio, tutto d’un fiato, nella convinzione di dover insistere a raccontare il ‘Male’ ai giovani di oggi, spesso figli di “genitori molli” (parole sue), ma anche nella consapevolezza di doversi ritirare, alla bella età  di 91 anni, non tanto per stanchezza fisica ma per ripararsi dai quei ricordi nel calore della sua famiglia.
“Il razzismo e l’antisemitismo ci sono sempre stati e ci sono tuttora, perchè sono insiti dell’animo dei poveri di spirito”. C’è chi “si volta dall’altra parte” e ci sono coloro che “approfittano di questa situazione e trovano il terreno adatto per farsi avanti”, dice la senatrice senza nominare direttamente chi fa politica soffiando sul razzismo di chi è vittima della “paura”, ma lasciandosi intendere benissimo.
«Non volevamo morire, eravamo attaccati alla vita comunque essa fosse. La forza della vita è straordinaria, bisogna trasmetterla ai giovani» — ha detto la senatrice a vita in un passaggio particolarmente toccante del suo intervento.
«Non nascondo l’emozione profonda di entrare in questo Parlamento europeo dopo aver visto all’ingresso le bandiere colorate di tanti stati affratellati nel Parlamento europeo, dove si parla, si discute, ci si guarda negli occhi — ha continuato Liliana Segre -. Non è stato sempre così».
E poi ancora il riferimento all’orrore nazista e alla guerra che sembrava aver distrutto definitivamente un’Europa che, anni dopo, si è ritrovata intorno alle sue istituzioni: «La mia non estinzione e il Parlamento europeo sono lo stesso miracolo».
E’ il suo addio al pubblico che per trent’anni l’ha ascoltata nelle scuole, un addio pronunciato davanti ai rappresentanti dei paesi europei affinchè raccolgano il testimone. Altri tre mesi, fino ad aprile, e poi Segre si ritirerà  in privato, a cercare di dimenticare quella “ragazza magra e sola” e immaginare di essere invece la farfalla disegnata dai bimbi ebrei nei lager di Terezin, in Cecosvolacchia, libera di “volare su un filo spinato”.
Alla fine del suo discorso, si sono alzati tutti in piedi.
Qualche mese fa, quando è stata approvata la legge istitutiva della commissione contro l’odio razziale, dai banchi del centrodestra — soprattutto dagli scranni della Lega e di Fratelli d’Italia — ci fu il netto rifiuto a prendere parte a quell’omaggio.

(da agenzie)

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