Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
“A LIVELLO PROGRAMMATICO C’E’ PERFETTA COINCIDENZA, PREMIER POTREBBE ESSERE GIORGETTI”
Renato Brunetta, deputato di Forza Italia ed ex ministro durante il governo di Silvio Berlusconi, è
convinto che un nuovo governo di centrodestra si possa fare “subito, già domani”.
Ma che cosa serve perchè questa eventualità diventi realtà ? “Basta che Matteo Renzi si decida e faccia un governo con noi, centrodestra unito: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia e le altre forze che si potrebbero aggregare. Vinceremmo tutti”. Brunetta assicura, in un’intervista con Repubblica, che non si tratterebbe di un ribaltone, in quanto Matteo Renzi si trova già allineato nelle sue posizioni con il centrodestra: “A livello programmatico con Italia Viva c’è quasi perfetta coincidenza, in economia, politica estera e in molto altro”.
L’ex ministro quindi continua: “Renzi rappresenta, da sempre, il suo centro vicino al centrodestra. Si può dare vita a una nuova maggioranza e a un nuovo governo. Subito”.
E spiega che i numeri non mancano: “Il centrodestra ha attualmente più o meno 275/280 deputati. Ne servono altri 45. Con Italia Viva e altri 20 grillini, che sono già fuori dal Movimento Cinque Stelle, facciamo un altro governo”.
Brunetta sostiene anche che costituendo un polo di centro di questo tipo sarebbero poi molti i parlamentati che ne verrebbero attratti.
Ma perchè Matteo Salvini dovrebbe accettare un quadro di questo tipo? “Dopo le elezioni politiche — spiega Brunetta — Salvini disse che non voleva andare per funghi, cioè cercare in Parlamento in numeri per completare la maggioranza relativa del centrodestra. Alla luce di quello che è successo dopo il Conte 1 e il Conte 2, non sapremo dire quanto a ragione. Adesso i funghi sono spuntati da soli in abbondanza: basta solo metterli nel canestro del centrodestra e dar loro una prospettiva di legislatura”.
Il deputato azzurro rifiuta l’idea che si tratti di un’operazione di Palazzo, in quanto afferma che si tratterebbe piuttosto del governo legittimo, quello effettivamente auspicato dagli elettori italiani.
Inoltre, continua Brunetta, “sarebbe molto più rassicurante per i mercati e per le cancellerie europee di un governo solo sovranista. Lo dico con tutto rispetto. Un centrodestra plurale, liberale e che non spaventi i ceti medi”.
Sulla figura al vertice di un governo di questo tipo Brunetta ipotizza Giancarlo Giorgetti, “una soluzione che converrebbe anche a Salvini”.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
CI SAREBBE STATO UN INCONTRO MOLTO ASPRO TRA I DUE E ORA SALVINI TEME DI ESSERE MESSO IN DISCUSSIONE SE DOVESSE PERDERE A MILANO E ROMA IL PROSSIMO ANNO
Giancarlo Giorgetti ieri ha cazziato Matteo Salvini. Repubblica racconta oggi in un retroscena a firma di Carmelo Lopapa che il numero 2 della Lega ha criticato il numero uno per la campagna elettorale in Emilia-Romagna perchè a suo dire i modi di Salvini allontanano i moderati dal centrodestra:
Il faccia a faccia tra i due, al rientro del segretario a Roma da Bologna, è stato al vetriolo, stando a quanto trapela. Non una fronda interna, non un attacco alla leadership dell’ex vicepremier ad oggi non scalabile. Tanto meno da parte del dirigente del quale Salvini più si fida.
Ma è stato un colloquio ben più franco e aspro di altri che pure ci sono stati in precedenza. L’ex sottosegretario senza peli sulla lingua ha contestato all’amico di aver «sbagliato» la campagna elettorale in Emilia Romagna. Gli ha rinfacciato di essersi abbandonato alle «solite intemperanze» che come puntualmente accade, in questi casi, si pagano, portano alla sconfitta.
Giorgetti, non è un mistero, è convinto che il partito dovrebbe intercettare l’elettorato moderato in uscita da Forza Italia, piuttosto che cavalcare le vaste praterie a destra.
Sotto accusa, neanche a dirlo, la sortita improvvisata del citofono al Pilastro di Bologna, oltre ai toni esasperati usati nei due mesi di campagna in quella regione. Raccontano che in quella stanza, a porte chiuse, Salvini abbia fatto quel mea culpa che nelle ultime 48 ore, davanti a telecamere e taccuini, aveva sempre schivato.
Ha ammesso cioè che il partito ha un problema nella raccolta di consenso nelle città , mentre ha la meglio spesso nelle campagne e nelle periferie: ma non basta.
E questo — è il timore più forte espresso dal leader leghista — può rivelarsi un grosso problema soprattutto in vista del voto a Milano e Roma del prossimo anno. Perchè se la Lega si schiantasse di nuovo anche in «casa», nella sfida difficilissima contro l’uscente Giuseppe Sala, ne uscirebbe azzoppato il partito e pure il suo leader.
Va segnalato che Salvini è un leader di campagna anche per i flussi elettorali, ma quello che Giorgetti non capisce è che è la leadership stessa di Salvini ad essere estremista. Salvini moderato non funzionerebbe più a livello elettorale perchè magari guadagnerebbe dei voti se qualcuno fosse così fesso da cascare nella recita, ma perderebbe gli altri.
“Non ci siamo visti. Repubblica scrive delle cazzate” la replica di Salvini.
Me la sostanza rimane.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
DENUNCIARE CONTE E LAMORGESE? A CHI? … FINO A QUANDO LE ONG NON SONO IN ACQUE ITALIANE LA MAGISTRATURA NON PUO’ INTERVENIRE… E IL VIA LIBERA ALLO SBARCO E’ STATO DATO ALLE 22.47 DI LUNEDI 27, APPENA 10 ORE DOPO LA RICHIESTA
“Mi vogliono portare in tribunale? Ci verranno con me”. Da giorni ormai Matteo Salvini posta su
tutti i social e racconta in ogni trasmissione in cui è ospite la stessa balla: che Giuseppe Conte e Luciana Lamorgese sono imputabili come lui di sequestro di persona per non aver autorizzato immediatamente lo sbarco delle navi umanitarie che hanno soccorso migranti in questi mesi di governo giallorosso.
E annuncia di voler denunciare il premier e la ministra dell’Interno. Ma a chi?
E’ il caso di fare chiarezza. Il leader della Lega non sa o fa finta di non sapere che la giurisdizione in Italia è regolata dalle norme del codice di procedura penale che, naturalmente, stabilisce se, come, quando ed eventualmente quale autorità giudiziaria assume la competenza di valutare possibili ipotesi di reato.
Nella fattispecie: fino a quando una nave non entra in acque italiane nessuna Procura è autorizzata ad aprire alcuna indagine su condotte che avvengono fuori dalla giurisdizione italiana.
Anche perchè, a meno che nel frattempo l’Italia non abbia assunto il coordinamento di un evento che avviene fuori dalle acque territoriali, a nessuna autorità italiana è contestabile un’ipotesi di reato relativa. Cosa diversa è, naturalmente, se ad essere coinvolte sono navi militari italiane che sono a tutti gli effetti territorio dello Stato.
Se così non fosse, Matteo Salvini (che da ministro dell’Interno ha bloccato decine di navi umanitarie per periodi ben più lunghi dei quattro giorni della Gregoretti o dei dieci della Diciotti) sarebbe iscritto nel registro degli indagati di più o meno tutte le Procure del mezzogiorno per decine di inchieste.
E invece, fino ad ora, l’autorità giudiziaria gli ha contestato il sequestro di persona in soli tre casi: la Diciotti (per cui il Senato non ha concesso l’autorizzazione a procedere), la Gregoretti (per cui – dopo il sì della Giunta – è atteso il voto dell’aula il 17 febbraio) e la Open Arms (su cui – dopo la richiesta della Procura di Agrigento fatta propria dalla Dda di Palermo – deve ancora esprimersi il tribunale dei ministri di Palermo).
Ecco, dunque, che volendo utilizzare come esempio l’ultimo caso agitato da Salvini della Ocean Viking approdata oggi a Taranto cinque giorni dopo il primo soccorso in zona Sar libica, vale ricordare che la nave di Sos Mediterranèe e Msf è rimasta dal 24 al 27 novembre a navigare in acque internazionali tra la zona Sar libica e quella maltese, ha chiesto il porto sicuro alla Libia rifiutando poi (ovviamente) quello di Tripoli offerto dal centro di ricerca e soccorso della Guardia costiera libica e (fuori dalla giurisdizione italiana) ha proseguito negli interventi di soccorso (altri quattro) aspettando che Italia o Malta offrissero un porto sicuro.
Cosa che il Viminale ha fatto alle 22.47 di lunedì 27 quando la nave ha ricevuto indicazione di dirigersi verso Taranto.
Dunque nessuna autorità giudiziaria potrà mai contestare a Conte e Lamorgese alcuna ipotesi di reato di sequestro di persona visto che da quando l’Italia è entrata “in gioco” non è stata presa alcuna decisione configurabile come tale.
E così in tutti gli altri precedenti sbarchi che il Conte bis ha autorizzato con un’attesa media di tre giorni e comunque sempre con navi fuori dalle acque italiane, alle quali non è mai stata firmata più alcuna interdizione all’ingresso e allo sbarco in territorio italiano nonostante il decreto sicurezza bis (sostanzialmente disapplicato) sia ancora in vigore.
Come appare del tutto chiaro, una situazione ben diversa dai casi Diciotti e Gregoretti, navi militari italiane (dunque territorio italiano) che hanno agito sempre su input delle autorità italiane e che sono state bloccate, in acque e in porti italiani, su ordine dell’allora ministro dell’Interno.
Come hanno puntualmente ricostruito le inchieste delle Procure e dei tribunali dei ministri competenti per territorio a seconda del luogo in cui è stato commesso il reato.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
L’ORDINE DI NON ENTRARE NELLE ACQUE TERRITORIALI NON AVEVA FONDAMENTO…. DALL’AUDIO EMERGE CHE LA GDF PARLA PER DUE VOLTE DI UN “DIVIETO DELL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA” INESISTENTE
Ieri la procura di Agrigento ha chiesto l’archiviazione per la Mare Jonio, ma intanto comincia a indagare sulla Guardia di Finanza.
Antonio Massari scrive sul Fatto che sulla vicenda dello stop alla nave della ONG è stato aperto un altro fascicolo d’indagine, perchè le fiamme gialle hanno impartito a Pietro Massone, il comandante della Mare Jonio, l’ordine di fermarsi e di non entrare in acque territoriali italiane senza alcun fondamento. Questo potrebbe configurare un reato:
In quei giorni la Mare Jonio trasporta 49 naufraghi soccorsi poche ore prima. Massone viene indagato per aver disobbedito all’ordine impartito dal pattugliatore della Guardia di Finanza “Apruzzi”, quando la nave è da poco entrata in acque Sar italiane, ovvero lo specchio di mare che prevede il coordinamento dei soccorsi da Roma.
L’imbarcazione viene successivamente sequestrata — lo è ancora oggi —dalla Finanza: “Come da disposizioni”, si legge nel decreto di sequestro, “si stabiliva un contatto radio… venivano chieste informazioni generiche, quali numero dei componenti dell’equipaggio, migranti a bordo e porto di destinazione. In maniera collaborativa (la Mare Jonio, ndr) forniva le informazioni richieste… ”.
La Gdf però va oltre, informando il comandante che “non è autorizzato dalle Autorità italiane a entrare nelle acque territoriali e che”se avesse disubbidito all’ordine, “sarebbe stato perseguito per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Ascoltando gli audio, la Procura scopre che la Gdf ha addirittura parlato, per ben due volte, di un divieto (mai) disposto dall’autorità giudiziaria.
Divieto comunque impossibile, perchè l’autorità giudiziaria non può disporlo un ordine simile.
Un vero pasticcio, probabilmente motivato dalla concitazione di quelle ore, in cui Matteo Salvini, in quel momento ministro dell’Interno, emana una direttiva per rafforzare la (fantasiosa quanto inesistente) strategia dei “porti chiusi”.
Il comandante della mare Jonio non rispetta l’alt della Gdf e tiradritto: viene indagato per aver disobbedito all’ordine impartito da una nave militare. E con il capomissione, Luca Casarini, viene indagato anche per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
FRANCESCA VERDINI LO AVREBBE SCONSIGLIATO DI CANDIDARE GOVERNATORE LA CECCARDI PERCHE’ TROPPO DIVISIVA ED ESTREMISTA… LUI SMENTISCE
Matteo Salvini dev’essere molto arrabbiato stamattina: ecco la dichiarazione che ha girato poco fa
alle agenzie di stampa:
“Leggo stamattina sui giornali cose surreali, di riunioni che ieri non ho mai avuto e addirittura di candidature in Toscana che sarebbero vincolate all’umore e ai suggerimenti della mia fidanzata. Non si finisce mai di imparare. Con la fidanzata parlo di altro, non di candidature alle regionali, ho altri argomenti”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, in collegamento telefonico con 7 Gold.
Ma come mai Salvini è arrabbiato? La risposta è in un articolo del Fatto Quotidiano a firma di Giacomo Salvini in cui si raccontano le prossime mosse della Lega in vista delle regionali:
Le liti interne alla coalizione avranno un peso anche sulla scelta del candidato con Fratelli d’Italia eForza Italia che stanno provando a convincere il Carroccio a candidare un leghista atipico: moderato e magari civico. E nella Lega raccontano che, già prima della sconfitta in Emilia, a sussurrare a Salvini sul candidato da scegliere in Toscana fosse una “leghista ”d’eccezione: la compagna Francesca Verdini.
Quest ‘ultima avrebbe grosse perplessità sul nome dell’ex sindaca di Cascina (Pisa) e oggi europarlamentare Susanna Ceccardi, considerata una “estremista”troppo simile alla perdente Lucia Borgonzoni. E per questo Salvini ha deciso di spostare la sua attenzione su altri nomi, più civici: il giornalista Mediaset Paolo Del Debbio (che però ha rifiutato più volte),la costituzionalista Ginevra Cerrina Feroni o i sindaci di Pistoia Alessandro Tomasi e di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna. Ieri a Firenze c’è stato il primo incontro tra i coordinatori regionali del centrodestra.
Il nome uscirà presto. Francesca Verdini permettendo.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
A LESIGNANO I RAPPRESENTANTI DI LISTA SOVRANISTI FANNO METTERE A VERBALE LA “PRESENZA PERICOLOSA” DEI DISEGNI ESPOSTI NEL PLESSO SCOLASTICO
I rappresentanti di lista di Fratelli d’Italia e della Lega nel corso del voto per le elezioni regionali in Emilia-Romagna alla scuola elementale A. Diaz di Lesignano hanno protestato a verbale perchè i disegni esposti in classe somigliavano alle Sardine di Santori.
“I sottoscritti rappresentanti di lista denunciano di avere riscontrato oggi domenica 26 gennaio alle ore 19.30 presso la scuola elementare Diaz di Lesignano, sede dei seggi elettorali n. 1, 2 e 4, diverse porte ricoperte da un telo di colore azzurro con appesi numerose figure con pesci non meglio identificati. Il fatto assume connotati di propaganda elettorale indiretta o subliminale, in quanto chiaro riferimento al movimento delle cosiddette sardine soprattutto”, hanno fatto scrivere per protesta.
Tra le firme, racconta la stampa locale, c’è anche quella di Massimo Canini, assessore comunale al Bilancio e referente locale di Fratelli d’Italia.
Il dirigente scolastico ha dichiarato che i disegni erano stati fatti dalle maestre per i bambini della prima elementare. “L’insinuazione che trapela dalla denuncia, pervenuta al sottoscritto per vie non formali, va respinta. Innanzitutto perchè il cartellone incriminato si trova nella sua attuale collocazione già da settembre 2019 e ci si domanda come avrebbero potuto le maestre indovinare che da lì a qualche mese sarebbe nato il movimento delle Sardine. Il medesimo cartellone è stato realizzato dalle maestre per dare vita a un percorso di accoglienza rivolto a tutti i bimbi della prima elementare e la scelta dell’argomento ittico è collegata a proposte didattiche di sfondo integratore che il loro libro di testo offre”, ha risposto il preside Enrico Calzolari.
(da “NextQuotidiano“)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
ERA STATO GIA’ SOSPESO DAL SERVIZIO PERCHE’ INDAGATO PER STALKING E PER DEPISTAGGIO
Nei giorni scorsi abbiamo raccontato che la signora Anna Rita Biagini aveva rivelato di essere stata
contattata da un carabiniere prima dello show del citofono di Salvini preannunciandole un contatto con lo staff del Capitano.
Avevamo anche raccontato che l’Arma si era attivata per identificare il milite. Oggi Repubblica Bologna fa sapere che il carabiniere è stato identificato: si tratta di un maresciallo e su di lui partirà un’inchiesta.
Non solo: a quanto pare il carabiniere è già stato sospeso dal servizio per altre vicende: è indagato con un collega per stalking nei confronti di un avvocato e per depistaggio:
A fine anno il tribunale del Riesame ha stabilito per entrambi la sospensione (provvedimento al momento in stand-by in attesa dell’esito del ricorso).
L’eventuale nuovo procedimento disciplinare nei suoi confronti avrebbe, come capo d’accusa, la violazione dell’imparzialità di un militare, che si è intromesso in un’attività con riflessi politici.
Un carabiniere ha, come ogni altro cittadino, libertà di espressione ma non può svolgere attività a sostegno di chiunque se non autorizzato (come ha invece fatto, regolarmente, il vicecomandante regionale Raffaele Fedocci, che si è candidato con Fratelli d’Italia).
Tutto si gioca su un filo sottilissimo perchè in questo periodo il militare in questione non è in servizio per motivi personali. Le verifiche potranno portare all’apertura di un procedimento e dunque a provvedimenti come il trasferimento. Se ha sbagliato, è il ragionamento, ci saranno conseguenze.
Sul caso Pilastro, invece, la procura non ha aperto alcun fascicolo. Ieri Facebook, a una settimana dalla pubzione e dopo aver inizialmente negato, ha deciso di rimuovere il video.
Giuseppe Baldessaro su Repubblica invece racconta la vicenda che è costata al carabiniere l’accusa di depistaggio: secondo i magistrati del Riesame che, nelle scorse settimane, hanno accolto il ricorso del pm ordinando la sospensione dal servizio dei due, la motivazione che li avrebbe scatenati potrebbe essere legata alla richiesta di saldo di un paio di parcelle. Pendenze economiche che il legale aveva in sospeso con il sottoufficiale “leghista” e con una sua conoscente.
A prescindere dal movente il giudice è particolarmente duro nei confronti dei carabinieri coinvolti. Spiegando come per oltre un anno (fino a marzo 2019) siano stati protagonisti di una vera e propria «persecuzione».
I due infatti gli facevano recapitare pizze a casa (costringendolo a litigare con i fattorini che ne esigevano il pagamento), lo avevano iscritto ad alcune agenzie matrimoniali che poi lo chiamavano al telefono (per fissare appuntamenti e incontri) e nel cuore della notte si divertivano a bloccargli il campanello di casa. Degli stalker, capaci di rendere la vita del professionista un vero e proprio incubo
Non solo. Quando l’avvocato si rivolse a loro per formalizzare la denuncia contro ignoti, i due depistarono le indagini per evitare di essere individuati e, non contenti, continuarono a rovinargli l’esistenza. Per il Riesame «la facilità e la pervicacia con cui i due ex amici (della vittima, ndr.) si sono trasformati in persecutori (…) sono indicative di personalità prive di autocontrollo ed inclini ad appropriarsi della propria funzione pubblica a scopi personali, a costo di commettere reati». Per i giudici i due carabinieri vanno sospesi perchè capaci di «reiterare il reato e di inquinare le prove a loro carico».
La signora Biagini dopo aver trovato l’auto del compagno danneggiata sotto casa, ha sporto denuncia ai carabinieri e in quel verbale, a domanda specifica, ha dichiarato anche che l’incontro con Salvini sarebbe avvenuto dopo la telefonata del maresciallo di sua conoscenza. «Lo staff di Salvini mi ha chiesto il contatto di una persona che conosce le dinamiche del quartiere e ho pensato a lei», avrebbe detto il militare, secondo quanto la donna ha raccontato ai carabinieri. I militari che hanno ricevuto e verbalizzato le dichiarazioni, letto il nome del collega, hanno informato superiori e autorità giudiziaria.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
L’UTILIZZO DI CLAN MAFIOSO PER RISCUOTERE CREDITI E MONOPOLIZZARE LE AFFISSIONI
La coordinatrice del Lazio di “Cambiamo! Con Toti” è stata arrestata. I poliziotti della Squadra Mobile di Latina hanno arrestato Gina Cetrone, già consigliere regionale del Pdl e lo scorso anno coordinatrice per il Lazio del partito “Cambiamo! con Toti”, e altre quattro persone, con l’accusa, a vario titolo, di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, con l’aggravante del metodo mafioso.
I fatti si riferiscono al periodo maggio-giugno 2016.
Nei confronti di Gina Cetrone e degli altri quattro (Armando detto Lalla’, Gianluca e Samuele Di Silvio e poi Umberto Pagliaroli), il gip di Roma Antonella Minunni ha disposto la misura cautelare del carcere.
La storia è collegata ad Agostino Riccardo, il pentito della “mafia sinti” che ha racconta in tribunale gli aiuti elettorali dei clan a FdI e Lega a Latina. Cetrone era in Fratelli d’Italia. Oltre a Gina Cetrone, ex consigliere regionale, sono finiti in manette Armando, Gianluca e Samuele Di Silvio e Umberto Pagliaroli. I fatti risalgono alla primavere del 2016
Agostino Riccardo, ex esponente del clan dei Di Silvio (imparentati con i Casamonica), arrestato nel
2018 nell’ambito dell’inchiesta Alba Pontina sulla mafia sinti di Latina, aveva raccontato — secondo quanto ricostruito da L’Espresso — che 500 voti provenienti dalla curva del Latina Calcio erano stati “dirottati”- su richiesta dell’allora patron Pasquale Maietta — sull’ex PdL e ora senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini. Quei voti, secondo la ricostruzione del pentito, sarebbero dovuti andare a Gina Cetrone ma Maietta decise di spostarli su Calandrini.
Secondo l’accusa nell’aprile del 2016, Cetrone Gina e Pagliaroli Umberto, quali creditori nei confronti di un imprenditore di origini abruzzesi, in relazione a pregresse forniture di vetro effettuate dalla societa’ Vetritalia SRL, societò a loro riconducibile, richiedevano l’intervento di Di Silvio Samuele, Di Silvio Gianluca e Riccardo Agostino per la riscossione del credito in questione, previa autorizzazione di Di Silvio Armando detto “Lallà ”, capo dell’associazione di stampo mafioso a lui riconducibile.
Nello specifico, Gina Cetrone e Umberto Pagliaroli dopo avere convocato il predetto imprenditore presso la loro abitazione, gli richiedevano il pagamento immediato della somma dovuta, impedendogli di andare via a bordo della sua macchina.
In tale contesto, Cetrone e Pagliaroli lo costringevano ad attendere Riccardo Agostino, Di Silvio Samuele e Di Silvio Gianluca, i quali, una volta giunti, lo minacciavano, prospettando implicitamente conseguenze e ritorsioni violente nei confronti della sua persona o dei suoi beni. In tal modo, gli stessi costringevano l’imprenditore a recarsi il giorno dopo in banca, sotto la stretta sorveglianza di Riccardo Agostino, Di Silvio Samuele, Di Silvio Gianluca e Pagliaroli Umberto che lo attendevano fuori dall’istituto bancario, e ad effettuare un bonifico di 15.000 euro a favore della società Vetritalia SRL, nonchè a consegnare a loro “per il disturbo” la somma di 600 euro.
Nel medesimo contesto investigativo, era possibile riscontrare alcuni illeciti connessi a competizioni elettorali nella provincia di Latina.
In dettaglio, Riccardo Agostino e Pugliese Renato, proprio su determinazione di Cetrone Gina e Pagliaroli Umberto, costringevano addetti al servizio di affissione dei manifesti elettorali di altri candidati alle elezioni comunali di Terracina del Giugno 2016, ad omettere la copertura dei manifesti della candidata Gina Cetrone, costringendoli ad affiggere i propri manifesti solo in spazi e luoghi determinati, in modo che i manifesti di quest’ultima fossero più visibili degli altri, conclude la Questura di Latina.
Dalle indagini che hanno portato in carcere Gina Cetrone, arrestata insieme ad altre quattro persone, sono emersi anche presunti illeciti connessi alle elezioni elettorali nella provincia di Latina.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini della Squadra Mobile di Latina, coordinate dalla Dda di Roma diretta dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino, Agostino Riccardo e Renato Pugliese, proprio su indicazione della Cetrone e del marito, avrebbero costretto addetti al servizio di affissione dei manifesti elettorali di altri candidati alle elezioni comunali di Terracina del giugno 2016 ad omettere la copertura dei manifesti della stessa Cetrone costringendoli ad affiggere i propri manifesti solo in spazi e luoghi determinati in modo che i suoi manifesti fossero più visibili.
L’ex consigliere regionale Pdl e il marito, come riportato nell’ordinanza, avevano allacciato un accordo con il clan Di Silvio che, in cambio di un contributo di 25mila euro, si sarebbe attivato affinchè la candidatura della donna a sindaco di Terracina (con la lista ‘Sì, cambia’) avesse il massimo della visibilità alle elezioni.
Visibilità da ottenere “tramite affissione anche abusiva” dei manifesti elettorali di Cetrone “a scapito di quelli degli altri candidati”. Nel provvedimento cautelare si fa riferimento all’episodio di violenza messo in atto ai danni di addetti al servizio di affissione. “Fateve il lavoro vostro e noi ci famo il nostro… non mi coprite Gina Cetrone sennò succede un casino”, è la frase di Riccardo Agostino, poi collaboratore di giustizia, confermata in un interrogatorio del 16 luglio 2018.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 29th, 2020 Riccardo Fucile
CALANO M5S, FORZA ITALIA E ITALIA VIVA, LEGGERO AUMENTO PD E SALE EUROPA VERDE
Dopo le regionali, la Lega conferma la sua flessione scendendo dal 28,7 al 28,2, cedendo voti a Fdi
che sale al 12 dall’11,3.
Pd rimonta al 20 dal 19,9 mentre scende M5S al 15,9 dal 16,1, cala ancora anche Iv al 3,6 dal 3,9.
E’ quanto emerge da un sondaggio Ixè per la trasmissione CartaBianca in onda sui Rai3.
Forza Italia scende al 6,9 dal 7,3%. Al 3,2 Più Europa dal 3,4, scende ancora la Sinistra al 2,9 dal 3,1
La percentuale persa dalla Lega viene comunque “recuperata” da Fratelli d’Italia, che incorpora anche le perdite di Forza Italia.
Il MoVimento 5 Stelle ormai più che dimezzato rispetto alle elezioni politiche del marzo 2018 incassa anche due sconfitte pesanti in Emilia Romagna e Calabria.
Italia Viva continua ad arrancare senza soluzioni di continuità e il fronte unico con Calenda e +Europa pare l’unico sbocco possibile.
Interessante infine la crescita di Europa Verde.
Per quanto riguarda la fiducia nei leader politici, è stabile per tutti e Giorgia Meloni si conferma sopra Matteo Salvini.
Sale, per una volta, Berlusconi, che incassa comunque più fiducia rispetto a Renzi.
(da agenzie)
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