Destra di Popolo.net

LA CITOFONATA DI SALVINI NON E’ PIACIUTA AL 93% DEGLI ELETTORI DI FORZA ITALIA, ALL’ 88% DI QUELLI DI FDI E PERSINO AL 39% DEI LEGHISTI

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

BOCCIATA DA TUTTI, MA IL SEQUESTRATORE DI PERSONE CONTINUA A DIRE CHE “RIFAREI TUTTO”

Lo show del leader leghista del 21 gennaio nel quartiere Pilastro, a Bologna, si è rivelato un boomerang per l’elettorato del centrodestra
È netta la condanna degli elettori del centrodestra, tranne quelli della Lega, alla citofonata di Matteo Salvini al quartiere Pilastro di Bologna, pochi giorni prima del voto delle Regionali.
Secondo l’ultimo sondaggio Emg-Acqua diffuso da Agorà  su Raitre, quella mossa è considerata un errore dal 68% degli elettori di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.
Nello specifico, sono gli elettori di Forza Italia a considerare sbagliata la mossa di Salvini, con il 93%. Seguono quelli di Fratelli d’Italia all’88%. A difendere il segretario del Carroccio restano gli elettori leghisti, che per il 56% non considerano un errore quel gesto. Ma c’è un 39% che invece lo boccia.
Il campione è diviso sulla scelta di Luigi Di Maio di dimettersi dal ruolo di capo politico del M5s quattro giorni prima delle elezioni regionali.
Per il 38% il ministro degli Esteri avrebbe fatto bene, per il 32% no.
Sono soprattutto gli elettori del Pd (55%) e dei 5 Stelle (54%) ad affermare che le dimissioni siano state un errore. Il 48% degli elettori della Lega sostiene, invece, che sia stata una scelta giusta.
Per quanto riguarda l’eventualità  di una scissione del Movimento in due entità , una a sostegno dell’alleanza con il Pd e l’altra di un’alleanza con la Lega, il 54% del campione totale non è d’accordo. Sorprende che se l’elettorato più favorevole, seppure al 33% del campione intervistato, sia proprio quello dei 5 stelle.

(da Open)

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COME SALVINI CI FARA’ PAGARE 300 MILIONI DI EURO CON L’INUTILE REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

PRIMA HA VOTATO A FAVORE DEL TAGLIO, POI HA APPOGGIATO IL REFERENDUM CONTRO

Quando erano al governo Matteo Salvini e la Lega hanno votato a favore per ben tre volte alla riforma che ha tagliato il numero dei parlamentari.
Qualcuno potrà  dire che era perchè faceva parte del famoso contratto di Governo con il MoVimento 5 Stelle, ma a settembre, dopo il ritiro della mozione di sfiducia nei confronti di Conte, proprio Matteo Salvini in Aula al Senato aveva proposto al MoVimento 5 Stelle di votare in quarta lettura il taglio dei parlamentari per poi andare alle elezioni.
Ed anche dopo essere passata all’opposizione la Lega ha poi votato anche in quarta lettura (assieme a M5S e Partito Democratico) a favore   della legge per la riduzione del numero di parlamentari. Insomma la Lega è nettamente a favore della riforma.
O forse no. Perchè al tempo stesso sei senatori della Lega hanno sottoscritto la raccolta firme per chiedere di indire un referendum confermativo (quindi senza quorum) sulla riforma costituzionale che riduce il numero dei deputati da da 630 a 400 e quello dei i senatori da 315 a 200.
Erano necessarie 64 firme, in base all’articolo 138 della Costituzione che sancisce che le leggi di revisione costituzionale possano essere sottoposte a referendum qualora «entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali».
Con le firme dei sei senatori leghisti si è arrivati a quota 71, sette oltre la soglia necessaria. Non un appoggio decisivo visto che senza l’aiuto della Lega la sottoscrizione era ferma a quota 65, ma un chiaro segnale che Salvini ha intenzione di utilizzare la battaglia referendaria per fare quello che sa fare meglio: campagna elettorale.
Anche perchè le firme dei leghisti sono arrivate dopo il ritiro di quelle di 4 senatori di Forza Italia vicini a Mara Carfagna, quella del pentastellato Michele Giarrusso e di due senatori PD: Verducci e D’Arienzo. Il dubbio però è per cosa farà  campagna la Lega, per il sì o per il no
La Cassazione ha infatti dato il via libera al referendum fissando la data al 29 marzo. Una data a cavallo tra le ultime regionali (quelle in Emilia-Romagna e Calabria) e quelle del 31 maggio, quando andranno al voto Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto. E soprattutto in Toscana la Lega spera di fare il colpaccio.
Dal punto di vista della consultazione referendaria i sondaggi danno il sì in netto vantaggio con quasi il 90% degli elettori (l’86% secondo una rilevazione di Demos per Repubblica) a favore della riforma.
L’esito quindi appare del tutto scontato anche perchè è assai improbabile che i partiti vogliano impegnarsi in una campagna contro una legge che al momento i cittadini considerano estremamente positiva e popolare.
Due giorni fa ad Agorà  l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha dichiarato che Salvini (Toninelli ha parlato di 9 firme della Lega) appoggiando il referendum sul taglio dei parlamentari ha fatto spendere 300 milioni di euro agli italiani e ieri su Facebook ha scritto che «il sistema, la Lega in primis, sta cercando di fermarci con un referendum tanto inutile quanto dispendioso».
La posizione della Lega era dettata da una strategia in vista dell’eventuale vittoria in Emilia-Romagna. «Sostenere il referendum sul taglio dei parlamentari, legge che abbiamo promosso e votato in Parlamento, rappresenta anche il tentativo politico e democratico per mandare a casa questo governo pericoloso e incapace. La nostra priorità  è restituire la parola agli italiani al più presto», disse Salvini commentando le firme dei leghisti alla richiesta di referendum.
Se la Borgonzoni avesse vinto si sarebbe aperta una crisi nella maggioranza che avrebbe potuto far cadere il Conte 2 e quindi portare al voto anticipato. In tal caso i parlamentari avrebbero avuto una “motivazione” in più per chiedere di tornare al voto in modo da bloccare il referendum e andare alle urne con l’attuale plenum di 945 onorevoli e quindi avere più possibilità  di essere rieletti.
Parte di quella strategia era anche il referendum sulla legge elettorale (chiesto dai consigli regionali guidati dal centrodestra), che però è stato bocciato dalla Consulta.
Ora però le condizioni sono cambiate, quella strategia non ha più ragione di esistere, e con Fratelli d’Italia già  schierata sul fronte del Sì in nome della coerenza con i propri voti in Aula (come la Lega anche FdI ha votato a favore della riforma) alla Lega non resterebbe altro che appoggiare il Sì al referendum per non lasciare che gli altri (M5S ma soprattutto la Meloni, che è in forte crescita) si prendano il merito di una riforma così popolare.
E così dopo aver dato la spinta al referendum confermativo promosso da chi è contrario al taglio dei parlamentari il partito di Salvini tornerà  sui suoi passi. Tanto pagano gli italiani.

(da “NextQuotidiano”)

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IL FATTO: “IL SENATO RESTITUISCE I VITALIZI A 700 POLITICI”

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

ANNULLATI I TAGLI IN VIGORE DAL 2018: IL RICALCOLO E’ STATO FATTO SU PRESUPPOSTI ERRATI

Oggi il Fatto scrive in un articolo a firma di Ilaria Proietti che l’organo di giustizia del Senato ha già  pronta una delibera — che dovrebbe uscire il 20 febbraio — che restituisce i vitalizi a 700 politici.
Vengono annullati i tagli in vigore dal 2018: in fumo 22 milioni all’anno.
Nell’ottobre 2018 il consiglio di presidenza aveva messo in votazione il documento con un testo identico a quello di Montecitorio per la cancellazione dei vitalizi: 10 i voti a favore e un astenuto.
Il 5 gennaio Il Tempo aveva scritto che l’orientamento dei parlamentari-giudici era chiaro: la delibera dell’ufficio di presidenza, guidato dalla numero uno del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha imposto il ricalcolo con il metodo contributivo degli assegni degli ex parlamentari, andava annullata e quindi veniva cancellata la riduzione dei compensi mensili che è arrivata, in alcuni casi, anche all’80%, benchè in media la nuova normativa abbia previsto una decurtazione dei vitalizi del 45%.
Oggi il quotidiano di Travaglio dice che la delibera è stata addirittura già  scritta:
Eccolo qui: la delibera del 2018 con cui il Senato si è adeguato ai tagli imposti messi prima dalla Camera sarà  cancellata perchè “si sostanzia in una totale rimozione di provvedimenti di liquidazione, Si impone una nuova liquidazione sulla base di una diversa disciplina che introduce criteri totalmente diversi, con assoluta negazione del legittimo affidamento”.
E ancora. La delibera del 2018 è un intervento “non in linea con gli insegnamenti della Corte Costituzionale” perchè, per la commissione Caliendo, il vitalizio sarebbe equiparabile alla pensione. Il vitalizio ha una connotazione previdenziale, quanto meno prevalente che lo rende soggetto alle regole e ai principi affermati dalla Corte Costituzionale… che ammette che tali trattamenti possano essere modificati solo a certe condizioni e ponendo limiti a mutamenti peggiorativi”.
In soldoni vuol dire che il Senato, se proprio lo vorrà , potrà  al massimo pretendere dai suoi ex inquilini un contributo più “ragionevole” del taglio oggi in vigore e che sia soprattutto limitato nel tempo.
La delibera del 2018 che ha invece imposto per sempre il ricalcolo su base contributiva facendo dimagrire sensibilmente gli assegni va dunque cestinata.
Il presidente della Commissione è Giacomo Caliendo. Di questa fanno parte oltre ai due membri laici Martellino e Alessandro Mattoni anche i senatori Simone Pillon della Lega e Alessandra Riccardi del M5S.

(da “NextQuotidiano“)

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IL 2019 SI E’ CONCLUSO CON L’AUMENTO DEI PRECARI E IL CALO DEI POSTI FISSI

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

75.000 OCCUPATI IN MENO, APPENA 17.000 CONTRATTI A TERMINE IN PIU’… IL FALLIMENTO DELLE MISURE LEGA-M5S

Quando si parla di disoccupazione, da un anno a questa parte, non si può che fare i conti con il decreto dignità  siglato dal governo Conte-1 e su cui il Movimento 5 Stelle ci ha messo timbro (insieme alla Lega) e faccia (attraverso proclami social).
Dopo un periodo in cui la situazione occupazionale sembrava puntare verso un miglioramento, ecco arrivare la mannaia del dicembre nero che svilisce tutte le aspettative e quei post Facebook in cui si annunciava il cambio di marcia: aumenta il lavoro precario e diminuiscono i posti fissi.
L’anno bellissimo, quello che doveva essere il 2019 — così come annunciato da Giuseppe Conte all’epoca della sua prima esperienza a Palazzo Chigi — si è chiuso, quindi, non benissimo.
I dati Istat, infatti, mostrano un calo degli occupati che si sintetizzano in un numero negativo: -75mila unità .
Questo dato viene leggermente addolcito da quei 17mila cittadini che hanno ottenuto un contratto a termine. Cifre che, sommate al mare magnum generale, indica 3 milioni e 123mila dipendendi con contratto a tempo determinato. Numeri da record in Italia.
Calano i lavoratori indipendenti — liberi professionisti e autonomi -, toccando il punto più basso dal 1977 (anno in cui sono iniziate le rilevazioni da parte dell’Istituto di Statistica.
Ma il dato che porta la situazione a non essere affatto positiva è quello del lavoro precario. I numeri, parlano chiaro e mostrano come i posti fissi in Italia, almeno nel mese di dicembre, siano in calo rispetto alle precedenti rilevazioni.
Il tasso di occupazione è in leggero calo, ma sostanzialmente stabile, così come quello che riguarda la disoccupazione giovanile. A preoccupare, però, è la scelta dei contratti che vengono offerti ai lavoratori: sempre più precari, sempre meno con la possibilità  di guardare al futuro con sicurezza.

(da agenzie)

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LA RISPOSTA DI CLASSE DELLA LAMORGESE ALLA MINACCIA DI DENUNCIA DI SALVINI

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

“NESSUN RAPPRESENTANTE DELLE ISTITUZIONI SI DEVE SOTTRARRE ALLE PROPRIE RESPONSABILITA’, VALE PER LUI E VALE PER ME: FACCIA PURE LA DENUNCIA E SI VEDRANNO LE RESPONSABILITA'”

“Come ho detto per lui, lo dico anche per me: ritengo che nessuno si debba mai sottrarre alle proprie responsabilità , quindi semmai ci sarà  una denuncia si vedranno le responsabilità ”.
Così il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha risposto, a margine di un evento sulla Shoah a Roma, ai giornalisti che chiedevano un commento alle dichiarazioni dell’ex ministro Matteo Salvini, il quale ha annunciato di voler denunciare Lamorgese e il premier Giuseppe Conte per sequestro di persona relativamente alla gestione della nave Ocean Viking.
Nei giorni scorsi abbiamo spiegato perchè le due vicende sono imparagonabili.
La nave della Guardia Costiera italiana fu costretta a rimanere per giorni all’ancora nel porto di Augusta senza che alle 116 persone a bordo fosse concesso di scendere.
La Ocean Viking, oltre a non essere una nave dello Stato italiano ha invece ottenuto il porto di sbarco. Il caso in questione è particolare perchè il 26 gennaio (dopo aver tratto in salvo diversi migranti tra il 24 e il 25 gennaio) l’imbarcazione era già  in attesa di un POS con 223 naufraghi a bordo ma ha invertito la rotta per condurre altre operazioni di salvataggio.
La prima è avvenuta nella notte del 26 gennaio, la seconda il giorno successivo, il 27 gennaio. A conclusione di tutti questi eventi SAR (e diciamolo, ad urne chiuse in Emilia-Romagna) il governo ha concesso l’autorizzazione allo sbarco a Taranto assegnando il POS esattamente come prevede il diritto internazionale in materia di soccorso in mare.
Salvini forse non se ne è accorto
Salvini non ha ancora chiaro cosa significhi “sequestro di persona” e perchè sia indagato per quel reato in relazione al caso Diciotti.
Per poter parlare di sequestro di persona ci devono essere infatti delle vittime di quel reato. Il reato specifico definisce il sequestro di persona la privazione della libertà  personale di qualcuno da parte di un soggetto.
Se guardiamo al caso dei naufraghi a bordo della Gregoretti è evidente che quelle persone non potevano disporre della propria libertà : si trovavano a bordo di un’imbarcazione dello Stato italiano dalla quale non potevano scendere perchè qualcuno aveva stabilito che — pur essendo in porto — non dovevano farlo.
Di fatto, senza alcun ordinanza dell’autorità  giudiziaria i migranti erano “detenuti” a bordo di un’imbarcazione militare dello Stato Italiano, privati della loro libertà .
A differenza loro i migranti a bordo della Ocean Viking non sono sotto sequestro, sono infatti liberi a bordo di un’imbarcazione privata operata da due ONG (SOS Mediteranee e Medici Senza Frontiere).
Nel caso dei migranti a bordo della Ocean Viking i migranti non sono “sotto sequestro” per il semplice fatto che nessuno ha posto un veto allo sbarco.
Il tribunale di Catania scrive invece che per la Gregoretti si può parlare di sequestro di persona perchè Salvini «ponendo arbitrariamente il proprio veto all’indicazione di un “place of safety” al competente dipartimento per le libertà  civili e per l’immigrazione…determinando la forzosa permanenza dei migranti a bordo dell’unità  navale Gregoretti con conseguente illegittima privazione della loro libertà  personale». Inoltre, in base al Decreto Sicurezza (che è tutt’ora in vigore) Salvini non poteva limitare l’accesso e la sosta alla Gregoretti perchè il DL esclude esplicitamente il naviglio militare e le navi in servizio governativo.
A questo aggiungete che Frèdèric Penard, il direttore delle operazioni di Sos Mediterranee, ha chiesto ieri (27 gennaio) che venisse assegnato un Place of Safety “per sbarcare al più presto possibile”. Questa mattina il POS è stato assegnato.
Il sequestro di cui parla Salvini semplicemente non esiste.

(da “NextQuotidiano“)

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MARE IONIO, LA PROCURA SMONTA LA PROPAGANDA DI SALVINI SULLE ONG

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

“LA LIBIA NON E’ UN PORTO SICURO, IL COMANDANTE HA RISPETTATO LA LEGGE”

Dopo il salvataggio dei 50 naufraghi nel Mediterraneo, avvenuto nel marzo 2019 la nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans “non poteva dirigersi verso la Libia”, ritenuta “porto non sicuro” ma neppure verso Malta “date anche le precedenti esperienze vissute dall’equipaggio della stessa nave Mare Jonio, poichè Malta non forniva le garanzie necessarie per poter portare a termine in sicurezza il salvataggio dei naufraghi”.
E’ quanto scrivono i pm di Agrigento nella richiesta di archiviazione per Luca Casarini e il comandante della Jonio, Pietro Marrone. “Allo stesso modo, anche la scelta di non dirigersi in Tunisia è giustificata e comprensibile”, dicono i magistrati.
“L’equipaggio del rimorchiatore Mare Jonio non ha violato regole e principi imposti dalle fonti di diritto sovranazionale che disciplinano le operazioni di salvataggio in mare”.
Così i pm di Agrigento nella richiesta di archiviazione per Luca Casarini e Pietro Marrone, rispettivamente capo missione e comandante della nave Mare Jonio.
Per la Procura “le condotte poste in essere da Marrone e Casarini” indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per avere disatteso un ordine della Gdf , “non possono dirsi antigiuridiche, perchè poste in essere nel corso di una doverosa attività  di soccorso di vite in mare e, pertanto, scriminate sia dallo stato di necessità  che dall’adempimento di un dovere giuridico”.
“La Libia non è un porto sicuro” perchè “i migranti recuperati dalla Guardia costiera libica e ricondotti in Libia sono stati sistematicamente sottoposti a detenzioni arbitrarie, torture, ed estorsioni,lavori forzati e violenze sessuali”.
A scriverlo, nero su bianco, sono i magistrati della Procura di Agrigento nella richiesta di archiviazione per Luca Casarini e Pietro Marrone, rispettivamente capo missione e comandante della nave Mare Jonio, indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per non avere rispettato, nel marzo 2019, un ordine militare.
Nella richiesta, visionata dall’Adnkronos, il Procuratore capo Luigi Patronaggio, l’aggiunto Salvatore Vella e la pm Cecilia Baravelli, ricordano di essersi rivolti lo scorso giugno scorso all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e. in particolare, all’ufficio della Rappresentanza Regionale per il Sud Europa, se la Libia possa essere considerata un “Place of safety”, cioè un porto sicuro.
La Nazioni Unite hanno risposto in data 3.10.2019 “allegando un rapporto nel quale, dopo aver ripercorso i conflitti in corso in Libia nell’anno 2019, esaminava la situazione di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in quei territori, evidenziando come alcune migliaia di loro si trovano in condizione di detenzione arbitraria e sottoposti a violazioni dei loro diritti umani”, si legge nella richiesta di archiviazione.
“Veniva rappresentato, inoltre, che in data 21.07.2019, in una lettera al Ministro dell’interno Libico l’Unione Europea, l’Unione Africana, Unsmil, Unhcr, i maggiori Paesi donatori coinvolti nella situazione della migrazione in Libia (Stati Uniti, Canada, Francia. Italia, Regno Unito, Olanda, Svezia. Spagna, Germania e Svizzera) e il Forum Ingo chiedevano la fine della detenzione arbitraria di rifugiati e migranti in Libia e la chiusura dei centri di detenzione”.
L’Unhacr “concludeva affermando che, alla luce delle descritte circostanze, dell’instabile situazione di sicurezza, degli abusi nei confronti di richiedenti asilo, migranti e rifugiati, dell’assenza di protezione da tali abusi e dell’assenza di soluzioni durevoli, la Libia si ritiene non soddisfi i requisiti per poter essere considerata come un luogo sicuro ai fini dello sbarco all’esito di soccorso in mare”.
“Nella medesima nota – ricordano i magistrati della Procura di Agrigento – l’Unhcr aggiungeva che: “ai comandanti, che si trovano ad assistere persone in situazioni di emergenza in mare, non può essere chiesto, ordinato, e gli stessi non possono sentirsi costretti, a sbarcare in Libia le persone soccorse, per paura di incorrere in sanzioni o ritardi nell’assegnazione di un porto sicurò
Le stesse posizioni vengono assunte nelle Raccomandazioni emanate dal Consiglio europeo nel giugno 2019, dove si afferma a chiare lettere che “la Libia non può essere considerata un porto sicuro”″.
I pm ricordano, quindi, che “a sostegno di tale assunto vengono citati gli studi effettuati dagli organismi delle Nazioni Unite, l’Alto commissariato per i diritti umani e l’Alto commissariato per i rifugiati, nonchè da diverse ONG, dai quali è emerso che i migranti recuperati dalla Guardia costiera libica e ricondotti in Libia, sono stati sistematicamente sottoposti a detenzioni arbitrarie, torture, estorsioni, lavori forzati, violenze sessuali, nonchè ad altri trattamenti inumani e degradanti”.

(da agenzie)

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SALVINI AL CITOFONO HA INTERFERITO IN UN’INCHIESTA PER DROGA

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

AVREBBE INTRALCIATO L’ATTIVITA’ DI POLIZIA GIUDIZIARIA… IMBARAZZO DELL’ARMA DEI CARABINIERI PER IL MARESCIALLO COINVOLTO NELLA SCENEGGIATA

Salvini citofona e interferisce in un’inchiesta per droga. Lo scrive oggi Il Fatto Quotidiano, che aggiunge come il rischio sia che il Capitano abbia perfino intralciato l’attività  di polizia giudiziaria. Non sarebbe male per l’ex ministro dell’Interno che mette la “sicurezza”, vera o presunta, al centro della sua propaganda.
La situazione imbarazza un po’tutti nell’Arma dopo il coinvolgimento del terzo, in credibile protagonista della scenetta del citofono, finita sul Web poi rimossa da Facebook.
Dopo Salvini e la signora che l’ha portato davanti al portone di via Grazia Deledda, una donna che vive il lutto di un figlio malato e poi morto di eroina, ecco il maresciallo dei carabinieri.
È un sottufficiale “in convalescenza”non certo alle prime armi, anzi piuttosto noto a Bologna, già  comandante di varie stazioni prima di una recente inchiesta per stalking e depistaggio che l’ha portato alla sospensione dal servizio poi revocata dal Riesame (attende la Cassazione), una storia a metà  strada tra la goliardia pesante e cose peggiori che se confermata sarebbe tutt’altro che edificante.
L’Arma lo tiene lontano dall’attività  operativa e ieri ha confermato di aver avviato le “procedure preliminari volte a chiarire i termini della vicenda”della sceneggiata salviniana al Pilastro, “con esclusivo riferimento all’asserito coinvolgimento del carabiniere, che, per quanto adora risulta, era in licenza di convalescenza, dunque non in servizio all’epoca dei fatti”. Per dire che non ha il divieto di fare il galoppino dei Salvini boys.
Intanto tutti pensano alla scorsa estate, quando il Capitano era ancora ministro dell’Interno, e ai poliziotti che hanno portato suo figlio sulla moto d’acqua della polizia a Milano Marittima (Ravenna) e a quelli che hanno intimidito il giornalista di Repubblicache riprendeva la scena: la Procura di Ravenna ha chiesto l’archiviazione, il giudice deve pronunciarsi e poi siapriranno eventuali procedimenti disciplinari.

(da “NextQuotidiano”)

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4.000 LEGHISTI HANNO VOTATO BONACCINI IN EMILIA ROMAGNA

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

A DIMOSTRAZIONE CHE LA BORGONZONI ERA IMPROPONIBILE… ORA E’ RISSA NEL CENTRODESTRA SU CAMPANIA E PUGLIA

Matteo Salvini rifarebbe tutto in Emilia-Romagna e il centrosinistra spera ardentemente che lo rifaccia. Perchè l’ideona di candidare Lucia Borgonzoni, leghista sconosciuta al territorio e assenteista al comune di Bologna dove era consigliera oltre che senza alcun tipo di esperienza amministrativa ha portato, scrive oggi Francesco Verderami, giornalista del Corriere della Sera di solito molto attento alle ragioni di Giorgetti, 4000 diconsi quattromila elettori della Lega a disgiungere il voto e a dare la preferenza per la carica di governatore all’odiatissimo (dal Capitano) Stefano Bonaccini.
Un segnale che consiglierebbe al Capitano di mettere meno bocca possibile nelle candidature per le prossime elezioni regionali che si svolgeranno tra maggio e giugno, e infatti Salvini in queste ore sta picconando i candidati già  scelti dal centrodestra in Puglia e in Campania.
Salvini il 18 sbarcherà  a Napoli per una iniziativa contro De Luca e De Magistris. E tra le ipotesi in circolo a destra, c’è quella di un possibile spostamento di Fdi in Campania (si fa il nome di Edmondo Cirielli) al posto di Caldoro.
Ovviamente — è l’obiettivo di via Bellerio — per aprire le porte della Puglia alla Lega. È un pallino di Salvini quanto di Giorgetti — alla luce del 30 per cento dei sondaggi — conquistare una grande regione del Sud.
Meloni e Berlusconi piuttosto alzano le barricate, fin d’ora: Fitto e Caldoro non si toccano, la Lega corra da sola se non li vuole.
«Siamo il partito che è cresciuto di più e l’unico che è cresciuto sia in Emilia Romagna che in Calabria», ricordava ancora ieri sera Giorgia Meloni al Tg5.
Dentro Fdi e Fi circola anche uno studio dal quale emerge che la Lega governerebbe regioni in cui vivono 16 milioni di italiani, a fronte dei 7 milioni delle regioni a marchio Fi e 1,6 in quelle di Fdi (nonostante il 10 per cento della Meloni nei sondaggi, fanno notare).
Sbagliare è umano, perseverare è Capitano.

(da “NextQuotidiano“)

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SONDAGGIO EMG: CALA ANCORA LA LEGA, M5S PERDE UN PUNTO, PD CRESCE DI 1,1%

Gennaio 30th, 2020 Riccardo Fucile

FDI ROSICCHIA VOTI A FORZA ITALIA, STABILE ITALIA VIVA… LEGA 30,1%, PD 21,2%, M5S 14,3%, FDI 11,5%, FORZA ITALIA 6,1%, ITALIA VIVA 5,1%, CALENDA 2,7%, LA SINISTRA 2,5%

I sondaggi di EMG ACQUA pubblicati oggi da Agorà  su Raitre danno il Partito Democratico in crescita di un 1,1% dopo le elezioni in Emilia-Romagna, mentre perdono sia la Lega che il MoVimento 5 Stelle, addirittura sotto quasi di un punto percentuale.
Fratelli d’Italia è accreditato di un +0,3 all’11,5% e cresce a discapito di Forza Italia, ancora in perdita mentre Italia Viva di Matteo Renzi è stabile al 5,1%.
Per quanto riguarda i partiti minori, nessuno arriva al 3% anche se sono dati in crescita sia Azione di Carlo Calenda che La Sinistra.
Il campione di EMG si è espresso anche sul MoVimento 5 Stelle, dato in crisi o per finito dall’80% degli elettori (ovvero da quelli degli altri partiti, evidentemente), mentre la maggioranza del campione non è d’accordo con la scissione dei grillini tra i sostenitori dell’alleanza con la Lega e i sostenitori dell’alleanza con il PD.
Il 38% non è d’accordo con la scelta di Di Maio di dimettersi prima delle elezioni regionali, che ha consentito all’ex capo politico campione di salvataggi aziendali di non prendersi la responsabilità  della sconfitta.
La stragrande maggioranza degli elettori infine ritiene che la citofonata di Salvini alla vigilia del voto in Emilia-Romagna sia stata un errore. Va segnalato che c’è anche una buona percentuale di elettori della Lega (il 39%) che ritiene che lo sia.
Ma il dato che fa riflettere è quello che riguarda Fratelli d’Italia e di Forza Italia: la stragrande maggioranza degli elettori di quei partiti è d’accordo con il fatto che sia stata un errore. Evidentemente Salvini comincia a essere scarsamente amato anche all’interno del centrodestra.

(da “NextQuotidiano”)

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