Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile DOPO SETTIMANE DI SCINTILLE, FINISCE L’IPOCRISIA… RENZI E CONTE SI VEDRANNO: LA VERA TRATTATIVA E’ SUI VERTICI DELLA AZIENDE DI STATO E SULLA SOGLIA DI SBARRAMENTO AL 4%
Un pacchetto che comprende un’intesa globale sulle nomine. E un ritocco all’accordo sulla legge
elettorale, con una limatura al ribasso della soglia di sbarramento, che potrebbe passare dall’attuale 5% come prevedono gli accordi di maggioranza al 4%, ossigeno puro per le malandate intenzioni di voto di Italia viva.
È questo il pacchetto su cui stanno lavorando l’una e l’altra parte del grande match d’inverno, l’incontro tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi.
Un incontro su cui le rispettive diplomazie stanno lavorando da tempo. “Credo che la cosa più pulita sia vedersi la prossima settimana con Conte”, ha annunciato oggi l’ex rottamatore. Ma chi frequenta Palazzo Chigi assicura che la prima mossa sia stata fatta dal presidente del Consiglio.
È da qualche giorno che il capo del governo auspica un faccia a faccia chiarificatore, in un senso o nell’altro. E ha iniziato a tessere la sua tela. Ieri Renzi ha ammesso di aver ricevuto un messaggio dal premier, ma i bene informati assicurano che non sia che l’ultimo di una serie di contatti avuti nelle ultime settimane.
“Parleremo col premier Conte e decideremo cosa fare. Per noi le idee vengono prima delle poltrone. E non stiamo al governo a tutti i costi”, ha scritto Renzi in una e-news serale dopo una giornata di indigestione comunicativa.
I suoi spiegano che l’obiettivo a breve termine sia quello di incassare qualche misura caratterizzante per il bacino potenziale di elettori di Italia viva. Da Palazzo Chigi spiegano che è un lavoro già fatto. Ai tavoli per la nuova agenda di governo, ai quali, continuano, “Iv ha sempre partecipato con spirito collaborativo, vedendosi riconosciute le sue proposte e dicendosi d’accordo con la quasi totalità di quel che abbiamo stabilito”.
Per questo Conte ha finalmente reso noto il segreto di Pulcinella. Ovvero che l’opzione per stanare l’avversario interno sarà un voto proprio su quel nuovo programma definito da tutti i partner della maggioranza.
Infilato probabilmente in una risoluzione, una soluzione tecnica proprio in queste ore al vaglio del ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà , che non prevede un voto di fiducia. Non abbastanza per poter legare le mani ai renziani, sufficiente per costruire una narrazione da impegni traditi davanti alle Camere e al paese in caso di rottura.
Così come il premier ha fatto spallucce di fronte alla pistola scarica del governo istituzionale che faccia la riforma del sindaco d’Italia, una trovata squadernata da Renzi mercoledì a Porta a Porta che sembra già morta nella culla, così il leader di Italia viva non considera un eventuale voto parlamentare come il redde rationem finale.
Un gioco delle parti utile a tirare su una cortina fumogena sulla vera posta in gioco: le oltre 400 nomine in ballo nelle prossime settimane, e la futura legge elettorale.
Sul primo fronte Renzi ha già bloccato il board dell’Agcom, che doveva essere votato in Parlamento questa settimana. “Non è possibile che le facciano senza considerarci nemmeno”, il ragionamento fatto ai suoi.
Proprio oggi il pentastellato Stefano Buffagni ha messo in chiaro che su tutto il comparto energetico, da Enel a Eni passando per Terna, i 5 stelle vogliono dire la loro. È in ballo una considerevole fetta della prossima architettura del potere nel paese. Renzi vuole garanzie di essere trattato come parte in causa nell’assetto complessivo, e non semplice sparring partner.
Conte punta a un accordo che non sovrastimi la rappresentanza di Iv, ma chiede assicurazioni che eventuali fibrillazioni sul pacchetto non diventino pretesto per rendere il percorso del governo un campo minato.
Sembra più a portata di mano un’intesa sulla legge elettorale. In cambio di una rinuncia renziana a ambiziosi piani di riforma elettoral-istituzionale, gli altri partner della maggioranza dovrebbero essere convinti ad abbassare la soglia di sbarramento al 4%, senza però intaccare l’impianto proporzionale e il modello “spagnolo” di distribuzione dei seggi, che garantisce pur se a macchia di leopardo un effetto che favorisce i partiti maggiori. Può sembrar poco un punto in meno, può essere questione di vita o di morte per partiti accreditati di percentuali che si aggirano intorno a quelle di Iv.
Una trattativa che tiene dentro anche le rispettive ambizioni sul futuro, dai mesi che verranno alla prossima legge di stabilità , estendendosi fino alla decisiva elezione del presidente della Repubblica e, ovviamente, alla data delle future elezioni politiche. Siamo solo all’inizio.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile “VUOI SOLO I VOTI DEGLI ODIATORI SOCIALI”
‘Follia’. Così Salvini ha definito l’attentato di Hanau, in Germania.
Un modo come un altro per evitare di usare la parola ‘terrorismo’ associata all’estrema destra. Perchè che in questo momento non sia più l’Isis la peggior minaccia alle democrazie europee ma proprio quella destra violenta, razzista e xenofoba di cui faceva parte anche il leghista Luca Traini è un fatto che i leader della destra europea stanno deliberatamente ignorando.
Solo Angela Merkel è stata chiara, parlando apertamente di ‘razzismo di estrema destra’. Ma Salvini, ha deciso di rimandare tutto alla follia, alla malattia mentale.
Senza tenere conto del fatto che se questi mostri stanno venendo fuori ora, se non passa ormai giorno senza che una svastica o una scritta antisemita non compaiano in varie città italiane, è (anche) colpa sua.
Colpa di una propaganda dell’odio, ma colpa soprattutto di una mancata condanna a certe azioni che prefiguravano quanto sta avvenendo, di vicinanza a gruppi che questi atti non li condannano ma neanche tanto segretamente li appoggiano.
Ma su twitter si comincia a essere stufi di questa manipolazione della realtà .
E volano tweet pesanti, che rispondono a tono a Salvini:
“No non è follia. Senza contare che la follia non esiste neppure in psichiatria. Nessun disturbo psicologico è definito come follia sui manuali diagnostici È razzismo. È odio. È un disturbo pervasivo antisociale alimentato da politici come Salvini e AfD. Vergognatevi, mostri”.
“Quando dei dichiarati razzisti xenofobi nazisti colpiscono minoranze etniche o religiose si chiama “follia omicida”, quando si colpiscono gli “ariani” è sempre terrorismo #Hanau”
“Si chiama #razzismo neonazista e #terrorismo non follia omicida#Hanau
“Se di fronte ad una strage jihadista condanni l’ intera religione Islamica, ma derubrichi a “follia omicida” l’ odio razziale e l’ideologia nazista all’origine della strage di #hanau, significa che ti aspetti i voti degli odiatori razziali e dei neonazisti.#folliaomicida”
(da Globalist)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile LA MOSSA DELLA MELONI PER APPARIRE PIU’ MODERATA
«Orribile strage a Hanau in Germania, una preghiera per i morti innocenti, un pensiero per i feriti
e le famiglie delle vittime della follia omicida, un abbraccio di solidarietà al popolo tedesco».
Questo il messaggio di Matteo Salvini all’indomani della strage di Hanau dove un terrorista neonazista ha ucciso undici persone in diversi attacchi ad alcuni shisha bar (locali dove si fuma il narghilè).
Quando il leader della Lega cinguettava il suo compitino questa mattina era già noto che l’attentatore, il 43 enne Tobias Rathjen, aveva pubblicato un video e un manifesto di 24 pagine dove parlava della necessità di annientare «popoli ed etnie che non possiamo più espellere dalla Germania».
Eppure Matteo Salvini che ogni tanto viene preso dalla smania di dire che lui non sta con gli estremisti di destra sembra aver dimenticato questo dettaglio.
Come ha dimenticato — o forse non si è accorto — che 9 delle 11 vittime della strage di Hanau avevano un background migratorio e che anche quattro dei cinque feriti — stando a quanto riferisce l’agenzia Dpa — hanno radici migratorie.
Il ministro dell’Interno dell’Assia, Peter Beuth ha parlato del movente “razzista” dicendo al tempo stesso che Rathjen non si era mai fatto notare in passato per atteggiamenti estremisti.
Chiunque abbia letto questa mattina il tweet di Salvini cosa ha capito della vicenda? Che sono morte delle persone a causa di “un folle omicida” e che c’è stata un’orribile strage.
Ma nulla dice Salvini riguardo a chi l’ha commessa. E non certo perchè ci sono delle indagini in corso o per prudenza. Perchè quando a commettere una strage è un terrorista dell’ISIS o di qualche altra organizzazione criminale Salvini non va tanto per il sottile. Informa il suo pubblico che si tratta di un TERRORISTA ISLAMICO, fa dell’ironia sul fatto che fosse proprio islamico (“l’avreste mai detto?”), pubblica le foto di un altro terrorista islamico, anche quello è morto ma di lui ha scritto “non sentiremo la sua mancanza”, di Rathjen invece nulla.
E non è finita qui perchè su Facebook dopo il classico thought and prayers alle vittime, la maledizione nei confronti dell’assassino Salvini si permette anche il lusso di fare la vittima attaccando Gad Lerner che ha fatto notare le similitudini con l’attentato di Macerata (e che dire di quello di Christchurch dove l’attentatore ha direttamente citato Traini?)
Ma cosa faceva Salvini quando un terrorista islamico uccideva dei poliziotti a Parigi? Chiedeva subito il parere della Boldrini, di Renzi e della sinistra «che spalanca le porte all’Islam, in Italia e in Europa» e che «è complice di tutto il sangue innocente che sta scorrendo».
Il fatto che nel suo manifesto l’attentatore di Hanau scriva che «poche razze e culture hanno dato contributi positivi all’umanità mentre alcune non solo non hanno dato contributi significativi ma sono distruttive, specialmente l’Islam» o ancora «alcune persone nel mio Paese hanno contribuito al fatto che tra di noi ora ci sono gruppi etnici, razze e culture che sono distruttive sotto ogni aspetto» ovviamente è solo una coincidenza.
Perchè Rathjen non cita Salvini ma come abbiamo scritto più volte questo è solo l’humus culturale nel quale si alimentano il neofascismo e il neonazismo. L’estrema destra europea e americana che teme l’invasione, la sostituzione etnica e il genocidio dei bianchi e che propone “soluzioni finali” di triste memoria. La Lega spesso e volentieri parla esattamente questo stesso linguaggio.
E Salvini non ha mai risposto alle domande sull’infiltrazione da parte dell’estrema destra italiana dentro il suo partito. Pensate che quelli di Rathjen siano dei deliri perchè in un video parla di basi militari segrete per il controllo mentale? Allora che dire di quel politico italiano che denunciava il complotto dell’ossitocina per farci amare gli immigrati?
Si dirà che Salvini non è il solo a usare questa strategia di rimozione. Lo ha fatto anche il leader del partito di estrema destra Alternative fà¼r Deutschland (AfD) che ha parlato del gesto di un folle.
Il classico lupo solitario che non ha legami con nessuno e giammai potrebbe aver preso ispirazione da quello che dicono i rappresentanti di certe formazioni politiche. Eppure in Germania episodi di terrorismo legati ad estremisti di destra che agiscono in nome dell’odio razziale e della supremazia bianca ce ne sono stati parecchi in questi ultimi anni. Che siano tutti “matti”? Al Parlamento Europeo AfD fa parte dello stesso gruppo della Lega di Salvini: Identità e Democrazia.
C’è però chi è più furbo di Salvini e che ha capito che queste sono delle occasioni importanti per dare una ripulita alla propria immagine.
È il caso della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, una che ha sempre menato vanto — come Salvini — di essere allergica al politicamente corretto. Eppure cosa ha fatto oggi la Meloni? Ha pubblicato il tweet perfetto dal punto di vista della politically correctness.
Nel messaggio di cordoglio della Meloni — un piccolo capolavoro di equilibrismo politico — si evita sì di dire che l’attentatore era un estremista di destra con idee razziste. Ma al tempo stesso ci si mette al riparo da ogni accusa dei buonisti scrivendo che «nella nostra Europa non c’è nessuno spazio per terrorismo, razzismo e xenofobia». Razzismo e xenofobia, che letteralmente significa avversione indiscriminata nei confronti degli stranieri e di tutto ciò che proviene dall’estero.
Poco importa in questo momento che la Meloni sia quella dei blocchi navali, del Piano Kalergi, del piano di sostituzione etnica di Soros e di tante altre fregnacce in salsa alt right.
Perchè ancora una volta la Meloni, che ha pubblicato una mezz’ora dopo Salvini ha colto lo spiraglio lasciato aperto da Luca Morisi con il tweet del leader della Lega riuscendo così ad accreditarsi — agli occhi degli elettori del centro-destra — come la vera moderata tra i due.
È un giochino che la Meloni utilizza da un po’ sorpassando di volta in volta Salvini da destra o da “sinistra” (relativamente parlando), non è detto che sul lungo periodo il suo elettorato apprezzi, ma si può sempre dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Lo hanno fatto tutti i populisti italiani degli ultimi dieci anni.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile TRAVAGLIO INVITAVA NELL’EDITORIALE M5S E PD AD ALLEARSI A LIVELLO LOCALE E A NON “FARE I COGLIONI”… SALVINI ATTRIBUISCE A SE STESSO LA DEFINIZIONE “COGLIONE-VIRUS” PENSANDO CHE PARLASSE DI LUI, IL CHE NON ERA…TRAVAGLIO LO SFOTTE: “ECCESSO DI IDENTIFICAZIONE”
C’è un meme che da tempo circola sui social: è quello di Gerry Scotti che si indica ed è accompagnato dalla scritta: «Oh mio Dio, sta parlando di me».
Da oggi in poi, però, il tutto si può costruire anche attorno all’immagine di Matteo Salvini che, conscio di essere criticato da più parti, vede insulti anche quando non si sta minimamente parlando di lui.
È il caso dell’editoriale di martedì 18 febbraio scritto da Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano. Quel titolo «Coglionevirus», come poi si poteva intuire leggendo per intero l’articolo, non aveva nulla a che fare con il leader della Lega.
Matteo Salvini, però, si è sentito accerchiato e, con un briciolo di egocentrismo — magari senza neanche leggere il pezzo, con il suo staff che sembra aver fatto lo stesso — ha pensato che quel Coglionevirus fosse riferito proprio a lui.
E sui social aveva citato Marco Travaglio e Vauro Senesi — che, tra l’altro, non c’entrava nulla con quell’editoriale, ma siamo in inverno e tutto fa brodo per la propaganda — rei di insultarlo giocando anche con il Coronavirus.
Eppure bastava leggere l’editoriale de Il Fatto Quotidiano del 18 febbraio per capire come Matteo Salvini non c’entrasse nulla con il titolo Coglionevirus. Si parlava, infatti, di come il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico dovessero mettere da parte gli errori del passato e tentare alleanze locali. Perchè, secondo Travaglio, in questo caso l’unione potrebbe fare la forza. E si parlava, con precisione, della candidatura di Sergio Costa in Campania. Insomma, l’invito era quello di non fare cose da «coglioni».
Ed è lo stesso Travaglio a rispondere all’assurda accusa mossa da Matteo Salvini. E lo fa, ovviamente, a modo suo: «Il tapino si riferisce a un mio pezzo sulla coglionaggine di quegli esponenti dei 5Stelle e del centrosinistra che non vogliono allearsi dove possibile, vedi Campania e Liguria, facendo il suo gioco. Cioè: il coglione non era lui, ma i suoi (presunti) avversari. Salvini però soffre di un eccesso di identificazione. Alla parola ‘coglione’, scatta subito sull’attenti: ‘Presente!’. Deve aver tarato Google Alert sulla parola chiave ‘coglione’ al posto di ‘Salvini’, per non farsi trovare impreparato e rispondere per le rime a chiunque lo nomini invano. Non sia mai che qualche concorrente gli soffi l’esclusiva».
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile INIZIATO IL PROCESSO, LA PARLAMENTARE HA GIUSTAMENTE RIFIUTATO DI RITIRARLA… E’ ORA DI FINIRLA CON I PENTITI DEL GIORNO DOPO
Nell’agosto del 2017 Vittorio Boschelli, artigiano 58enne di Torano Castello (Cosenza) scrisse in un
post Facebook di Laura Boldrini, che allora era Presidente della Camera “ti impiccheremo in piazza”.
Una minaccia di morte che Boldrini non ha lasciato cadere, querelando Boschelli. E oggi, lei stessa si è presentata in tribubale, per testimoniare e raccontare l’accaduto.
Quando l’avvocato difensore dell’artigiano le ha chiesto di ritirare la querela, Boldrini ha detto no: “Non vedo perchè dovrei farlo – ha spiegato -, incoraggiamo spesso le vittime di soprusi e i ragazzi nel mirino dei bulli a denunciare. Sento come madre e rappresentante delle istituzioni il dovere di andare avanti in questo e in altri casi che mi riguardano. Non è un piacevole passatempo, poichè spostarsi da un tribunale all’altro richiede energie e anche soldi. Farlo però è necessario anche per tutti coloro che non hanno gli strumenti per difendersi”.
La stessa Boldrini ha poi aggiunto: “C’era una forte matrice politica in Boschelli ed era una situazione che doveva essere presa sul serio. Purtroppo ho una certa esperienza di haters, c’è chi lo fa per sfogarsi, e le istituzioni sono un mirino facile contro cui scagliarsi, e chi lo fa con un’agenda politica. Nel mio caso sono stata principalmente oggetto di violenza dalla galassia dell’ultra destra”.
Ho “deciso di denunciare – ha concluso l’ex presidente della Camera – perchè era un dovere verso me stessa, come madre, donna ed esponente delle istituzioni, e non farlo avrebbe significato dare via libera agli odiatori. “Noi ti impiccheremo” è una minaccia e non potevo soprassedere”.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile “DAL WEB SI STA PASSANDO AI FATTI, BISOGNA FERMARE ODIO E RAZZISMO”
L’attentato nazista di Hanau in Germania ha scosso profondamente l’Europa e la Comunità romana di Sant’Egidio ha espresso il suo profondo cordoglio alle famiglie delle vittime, manifestando la sua solidarietà alla comunità turca che vive in Germania: “Non si può assistere impotenti di fronte ad atti di violenza così orribili nei confronti di una minoranza, che ci riportano a momenti bui della storia. L’Europa deve difendere i suoi valori di pace, tolleranza e integrazione sui quali si è rifondata dopo la fine della seconda guerra mondiale. Per questo – sottolinea la Comunità di Sant’Egidio – lanciamo un appello a fermare con convinzione la propaganda di odio razzista e xenofobo, che ormai dal web e dalle parole è cominciata a passare tragicamente ai fatti”.
“Colpire una comunità , come quella turca, che contribuisce, come molte altre, di origine diversa, al benessere e allo sviluppo della Germania e dell’Europa, solo perchè ‘straniera’, oltre ad essere un crimine grave, contribuisce a chiudere le porte al futuro del nostro continente. Occorre al contrario seminare parole di pace, facilitare occasioni di incontro, favorire ogni iniziativa che porti ad una maggiore integrazione e puntare sulla diffusione di una cultura che si basi su questi valori, a partire dalle giovani generazioni”, conclude la Comunità .
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile SI TRATTA DI 15 APPALTI PER UN TOTALE DI 4,8 MILIONI DI EURO.. COINVOLTO IL DIRETTORE DELL’ARSENALE DI TARANTO
Associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione e furto aggravato. Sono le
accuse alle quali devono rispondere 12 persone indagate nell’ambito di un’inchiesta per l’aggiudicazione di 15 appalti per 4,8 milioni di euro relativi a lavori di ammodernamento e riparazione di unità navali in dotazione alla Marina Militare di Taranto.
Tra i destinatari del provvedimento figurano diversi imprenditori, due ufficiali della Marina Militare il direttore dell’Arsenale, il contrammiraglio Cristiano Nervi e il tenente di vascello Antonio Di Molfetta e due dipendenti civili della Forza Armata
Stando a quanto ricostruito nell’ambito dell’operazione condotta dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto, sarebbero state pilotate le aggiudicazioni di 15 appalti banditi dall’Arsenale e dalla Stazione Navale della Marina Militare locale, nei mesi da ottobre a dicembre 2018, per un totale di 4,8 milioni di euro. In particolare, per una gara di circa 3 milioni di euro, relativa ai lavori di ammodernamento della flotta, vi è stato una divisione artificiosa degli appalti originari in 11 gare. Così da garantire — secondo l’accusa — ad ogni società gestita dagli imprenditori indagati di aggiudicarsi una porzione dei lavori e di conseguire un maggior guadagno.
Pedina fondamentale del disegno criminoso ideato era un ufficiale in servizio presso l’ufficio “servizio efficienza navi”, il quale, per far ottenere agli imprenditori l’affidamento di lavori necessari alla Stazione Navale della Marina Militare di Taranto, ha richiesto ed ottenuto in cambio utilità consistite in elettrodomestici, mobili e lavori di ristrutturazione di un’abitazione di sua proprietà .
(da Fanpage)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile IL 19 DICEMBRE IL TRIBUNALE DI PALERMO AVEVA DISPOSTO IL DISSEQUESTRO DELLA SEA WATCH 3
Come ha annunciato su twitter, la Sea Watch da aprile avrà una nuova nave: la Sea Watch 4, acquistata all’asta dall’alleanza con la Ong tedesca United4Rescue, è stata battezzata oggi a Kiel.
Lo scorso 19 dicembre, il Tribunale civile di Palermo ha disposto il dissequestro della Sea Watch 3, che era bloccata al porto di Licata da ormai più di cinque mesi, da quando cioè Carola Rackete aveva forzato l’ingresso nel porto per portare in salvo i migranti a bordo.
Il Tribunale non ha preso in esame il merito dell’infrazione del decreto sicurezza bis, alla base del sequestro della nave, quanto il fatto che il prefetto di Agrigento non ha risposto nei termini previsti di dieci giorni all’opposizione al provvedimento formalmente presentata dai legali di Sea Watch.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile I TITOLARI DI CONTI IN SVIZZERA CHE NON HANNO ADERITO ALL “VOLUNTARY DISCLOSURE” RISCHIANO IL PROCEDIMENTO PENALE
Lo scorso agosto, il Fisco ha ricevuto dalla Svizzera i dati sui titolari di conti nel Paese. L’Agenzia
delle entrate verifica le posizioni degli italiani che non hanno denunciato i proprio depositi oltralpe. I titolari dei conti rischiano ora un’inchiesta penale per evasione fiscale. Per evitare l’indagine della Guardia di Finanza e il processo, chi ha fondi occultati in Svizzera deve autodenunciarsi prima della lettera del Fisco.
E così tutti i titolari di conti in Svizzera che non hanno aderito alla “voluntary disclosure” degli anni scorsi rischiano: spiega oggi Repubblica che a un anno dalla richiesta del 6 dicembre 2018, l’Agenzia delle Entrate ha incassato il lunghissimo elenco di cittadini italiani che hanno un conto o un deposito nelle banche svizzere.
Un database di duecentomila nominativi che potrebbe valere più di un miliardo di euro per le casse italiane.
Tutti soggetti titolari di liquidità custodita oltralpe che ora dovranno decidere se emergere con un ravvedimento operoso che permette di pagare tasse, interessi e sanzioni per evitare il procedimento penale, oppure aspettare che sia il Fisco a bussare alla loro porta. In questo secondo caso, però, bisogna mettere in conto anche le conseguenze penali.
Si rischia in primo luogo l’accusa di dichiarazione infedele o fraudolenta. L’Amministrazione federale delle contribuzioni (Afc) della Confederazione svizzera ha inviato alle proprie banche la richiesta di dati, poi girati alle autorità italiane:
A essere interessati alla prossima ondata di lettere del Fisco saranno i domiciliati in Italia che, tra il 23 febbraio 2015 e il 31 dicembre 2016, risultavano titolari di «uno o più conti» presso gli istituti bancari svizzeri, e non hanno aderito alla “voluntary disclosure” che avrebbe permesso di regolare la propria posizione.
Per questo c’è grande fermento nel mondo bancario d’oltralpe e negli studi legali italiani che si occupano di diritto tributario e che si trovano a dover scegliere la strategia migliore per i clienti. «Il muro di protezione fiscale della Confederazione svizzera è ormai venuto meno», spiega Giovanni Briola, avvocato milanese titolare di uno studio che assiste numerosi clienti che hanno utilizzato la “voluntary disclosure”.
«In queste settimane sono tanti quelli che si rivolgono a noi per capire come ridurre il potenziale danno. La strategia migliore è anticipare l’Agenzia delle entrate e procedere all’emersione, ma è anche importante fare un’analisi attenta del portafoglio e dei conti correnti, perchè in alcuni casi è possibile che non si superino determinate soglie di non punibilità ». Per chi non sarà in grado di spiegare provenienza e natura del denaro sarà inevitabile la segnalazione alle procure.
Una comunicazione che in quarantotto ore porterà all’apertura di un procedimento penale, con l’avvio dell’indagine della Guardia di Finanza.
(da agenzie)
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