Destra di Popolo.net

IL CORONAVIRUS CONGELA LE SPECULAZIONI POLITICHE, SALVO QUELLE DEL SEQUESTRATORE DI PERSONE

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

RENZI ABBASSA I TONI, LA MELONI OFFRE COLLABORAZIONE, SOLO SALVINI CONTINUA AD ATTACCARE IL GOVERNO MA FONTANA NON LO SEGUE

Per un giorno i riflettori si spengono sulla quasi crisi di governo e si spostano in Lombardia dove il rischio è la pandemia da coronavirus.
La notizia dei contagi di Codogno (Lodi) stravolge l’agenda della politica italiana, anestetizza almeno per 24 ore le ambizioni di Matteo Renzi e riporta al centro un inedito Matteo Salvini che, incurante delle critiche, ritorna sul palco con una sceneggiata delle sue.
L’ex ministro dell’Interno vuole cavalcare la psicosi da virus. E allora “citofona” al governatore Attilio Fontana per intrufolarsi alla conferenza stampa dell’assessore al Welfare del Pirellone Giulio Gallera sul coronavirus.
E sempre il Capitano leghista, come se in questo momento i problemi non fossero altri, drammatizza e la butta in caciara accusando il governatore della Regione Toscana: “Presentiamo un esposto denuncia contro il presidente Rossi, che non facendo tutti i controlli necessari su chi rientra dalla Cina, mette a rischio la salute dei cittadini toscani”
Ecco, è l’ennesima sgrammaticatura di un leader, il numero uno di via Bellerio, che non si placa nemmeno in un contesto di emergenza.
Ed è una posizione che stride con quella del presidente della Regione Lombardia, appunto Fontana, un leghista che conosce la sintassi dell’uomo di governo, si mostra collaborativo con i membri dell’esecutivo Conte-2, e   invece di terrorizzare il Paese, dosa ogni singola parola: “Le misure – osserva – che assumiamo non devono essere viste come qualcosa di terribile, drammatico e preoccupante ma sono gli unici mezzi per evitare diffusione del contagio. In altre parti del mondo, anche in Cina, si è dimostrato che questo sistema contribuisce in modo stanziale a bloccare la diffusione. Non dobbiamo diffondere il panico”.
Sia come sia, in un attimo il malessere della maggioranza sembra cedere il passo a un dossier delicato che agita le ansie del Paese.
Si registra un cambio di clima che allontana la polemica sui cosiddetti “responsabili”, sul pallottoliere del Senato, sullo stop and go dell’ex rottamatore, che un giorno minaccia di sfasciare tutto e uscire dall’esecutivo ma il dì successivo si rimangia la parola. I corridoi dei passi perduti di Montecitorio sono deserti. I pochissimi parlamentari che si incrociano discettano solo di coronavirus.
Certo, Salvini non si ferma, bombarda il governatore della Toscana, Enrico Rossi. Il numero uno di via Bellerio insiste. A un certo punto del pomeriggio invoca addirittura le dimissioni di Conte con tanto di hastag #contedimettiti.
Eppure il centrodestra non appare compatto. Giorgia Meloni, astro nascente della coalizione, si smarca dai toni del leader del fu Carroccio: “Siamo disponibili a dare una mano perchè su questi temi la politica non deve dividersi”.
Non è il tempo della propaganda fine a se stessa, utile a racimolare uno zero virgola nei sondaggi che si compulsano settimanalmente. No. Ora c’è un’emergenza. L’esecutivo, come conviene in queste situazioni, prende in mano il dossier “disponendo – assicura il premier Conte da Bruxelles – la quarantena obbligatoria per tutti coloro che sono venuti a contatto con questi pazienti certificati positivi e la sorveglianza attiva, cioè il contatto costante con i medici con possibilità  di domiciliazione fiduciaria, per tutti coloro che negli ultimi 14 giorni sono stati in aree a rischio”.
Muta il sentiment all’interno del Palazzo. Anche Renzi, ospite di Barbara Palombelli a Stasera Italia su Rete 4, indossa l’abito del “responsabile”: “Qui c’è un presidente del Consiglio e tutti di fronte alla situazione di emergenza che stiamo vivendo devono sostenere l’azione del governo”.
Ma è altresì evidente che il coronavirus serve solo a congelare la crisi di un esecutivo periclitante. Anche perchè i nodi restano tutti lì: prescrizione, revoca delle concessioni autostradali, rimodulazioni del reddito del cittadinanza.
Questioni aperte che agitano l’ex premier fiorentino. Il quale già  domani pomeriggio parlerà  davanti all’Assemblea di Italia Viva e potrebbe tornare a battere i pugni contro l’esecutivo Conte lanciando l’ennesimo ultimatum che ripete da giorni: “Se il governo vuole prendere i voti di Italia Viva deve accogliere alcune idee di Italia Viva”.

(da “Huffingtonpost”)

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SALVINI DENUNCIA IL GOVERNATORE DELLA TOSCANA MA I 16 CONTAGI SONO IN REGIONI AMMINISTRATE DALLA LEGA

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

BASSA SPECULAZIONE POLITICA: I CONTROLLI LI FANNO NEGLI AEROPORTI, LE REGIONI NON C’ENTRANO UNA MAZZA

Il paradosso è servito, ma nella perenne campagna elettorale anche i timori per le notizie dei contagi da Coronavirus posso essere trasformati in acqua per i propri mulini.
Ed ecco l’annuncio: Matteo Salvini denuncia Enrico Rossi. Il governatore della Regione Toscana è accusato dal segretario della Lega di non aver predisposto controlli sui cittadini cinesi rientrati nelle zone di Prato e dintorni (controlli che sono stati già  fatti negli aeroporti, non è la Regione che deve farli)
Poi, però, guardando la mappa dei casi di contagio in Italia, si scopre che i 16 casi di cui si è avuto notizia solo nella giornata di oggi sono geolocalizzati in Lombardia e Veneto: due Regioni amministrate dal Carroccio.
Ma questo poco interessa a Matteo Salvini che attacca il governatore della Regione Toscana dandogli colpe su tutto. Nessun commento, invece, sui casi — che sono diventati 14 tra Lodi e dintorni, più i due riscontrati nel pomeriggio di oggi nel Padovano — dove le amministrazioni Regionali sono a trazione leghista e del centrodestra unito. Ma sui social del leader del Carroccio si attacca solo il rappresentante del Pd. Come ovvio
Nessuna colpa, per nessuno. Questa è la realtà  dei fatti. Non hanno responsabilità  nè Luca Zaia in Veneto, nè Attilio Fontana in Lombardia per i casi di contagio che si sono moltiplicati nella sola giornata di oggi.
Ma fa riflettere come Matteo Salvini abbia trovato un colpevole di un qualcosa che in Toscana non è ancora accaduto, mentre non ha proferito dichiarazioni sui casi purtroppo conclamati nelle Regioni amministrate dal suo partito.

(da agenzie)

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LA TV DI REGIME E’ SEMPRE PIU’ TELESALVINI: CON I SOLDI DEGLI ITALIANI LA RAI FA PARLARE SALVINI IL DOPPIO DI ZINGARETTI E TRE VOLTE LA MELONI, RENZI E DI MAIO

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

LO SCANDALO MEDIASET CON RETEQUATTRO MONOPOLIO DEI SOVRANISTI… ANCHE SU LA7 IL LEGHISTA HA UNO SPAZIO DOPPIO RISPETTO AGLI ALTRI

La televisione italiana è sempre più TeleSalvini.
Dopo la sanzione dell’AGCOM per il mancato rispetto del pluralismo politico nei suoi notiziari la situazione non è mutata nemmeno a gennaio, visto che al leghista va il record di parola sia nel tg di Carbone (23 minuti, in crescita da dicembre) che in quello di Sangiuliano (15 e 35”, in crescita anche questo); il solo Tg3 è sembrato attento a contenere una logorrea mediatica non sempre meritevole di racconto (5 minuti e 44”, in calo).
Sul Fatto Quotidiano Domenico Crapis spiega la Lega parla quanto PD e M5S insieme:
Sia sul Tg1 che sul Tg2 Salvini parla più del premier e più di un capo di Stato non certo taciturno, visto che al Tg3 Mattarella è primo con 13 minuti.
Nei programmi Rai il quadro si fa più fosco: qui Salvini parla per 151 minuti, molto di più di Mattarella (89), il doppio di Zingaretti (74), anche se c’è spazio per Cuperlo, Delrio e Bonaccini (poco più di 30’a testa), ma pure per Giorgetti (59) e la Borgonzoni (26).
La Meloni poi ha 58 minuti, Renzi 48, Di Maio 32, accompagnato da Spadafora e Patuanelli (23 e 19).
Dunque: Salvini parla nei talk della Rai quanto Meloni, Renzi e tutti i grillini; mentre i tre della Lega (Salvini, Giorgetti e Borgonzoni, in tutto 236 minuti) poco meno di Pd (172) e 5 Stelle (74) messi assieme, cioè del primo e secondo partito alle politiche 2018, che per il garante è il riferimento per pesare la rappresentazione in video.
Se in Rai la situazione è fosca, a Mediaset è drammatica.
Anche a gennaio nei tg, ma soprattutto nei talk dell’azienda-partito, la sovra-rappresentazione a favore della destra va oltre la decenza.
Censurabili sul piano del pluralismo soprattutto il Tg5 e i talk di Rete4: al Tg5 l’uomo del Papeete sovrasta tutti gli altri anche a gennaio parlando per oltre 22 minuti, seguito da Silvio Berlusconi (17 minuti e 20”) e da Zingaretti (16), mentre Di Maio (13), Conte (12) e Mattarella (11) sono lontanissimi.
Se il Tg5 traccia il solco, a difenderlo ci pensa Rete4: nei suoi talk (Fuori dal coro, Diritto e rovescio, Quarta Repubblica, Stasera Italia) a gennaio parlano quasi soltanto Meloni, Salvini e Borgonzoni, per 5 ore e 25 minuti (!), mentre degli altri i più ciarlieri, cioè Bonaccini (52), Sgarbi (48), Casini (39), Mastella (38), Paragone (36), Mulè (26) e Cofferati (25) dispongono di qualche manciata di minuti.
Per giunta, poi, basta un colpo d’occhio per accorgersi che, a parte Bonaccini, Cofferati e (forse) Casini, nei primi dieci sono tutti schierati dalla stessa parte e che dei 5 Stelle non c’è neanche l’ombra.
E La7? nel TgLa7 Salvini parla poco più di Zingaretti (10 minuti contro 9), ma Mattarella, Di Maio, Conte, Segre e Meloni seguono con 3 minuti e anche meno; nei talk il leghista straripacon 4oree 20minuti, lasciandosi molto indietro gli altri, da Renzi (2 e 20′) a Bonaccini e Zingaretti (2 e 10’circa per uno), a Di Maio (2 ore), fino a Calenda, Conte, eccetera, in una ripartizione che pur rispettosa di un equilibrio generale regala all’ex comunista padano una visibilità  oltre ogni limite.

(da “NextQuotidiano”)

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IL M5S APRE A UN PATTO CON IL PD IN CAMPANIA, TOSCANA E ROMA

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

COSTA, GALLETTI E LOMBARDI RAGIONANO SU UNA POSSIBILE ALLEANZA ELETTORALE MA OCCORRE UN PASSO INDIETRO DI TUTTI

Dalla Toscana alla Campania, passando per Roma, qualcosa si muove per una eventuale alleanza elettorale tra Movimento 5 stelle e Partito democratico. L’apertura, con alcuni caveat, arriva da tre esponenti dei 5 stelle: il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, candidato alla presidenza della Regione Campania, la capogruppo nel consiglio regionale del Lazio, Roberta Lombardi e dalla candidata alla presidenza della Regione Toscana, Irene Galletti.
Costa: “Un patto tra M5s e Pd sui programmi”.
“Più che un nome ora serve una sintesi di idee e progetti”. “Il nome è una derivazione, prima occorre trovare il percorso”. A parlare dell’investitura a candidato governatore della Campania è il diretto interessato, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “Sono per il dialogo e per la sintesi – ha detto Costa in un’intervista a Il Mattino -. E se noi vogliamo costruire un laboratorio si deve parlare innanzitutto di programmi e di soluzioni per i cittadini e non di appartenenza politica: sono un servitore dello Stato e devo preoccuparmi del benessere del cittadino, di quali progetti voglio mettere in campo su sanità  e scuola, ad esempio”.
Un progetto sul modello Pd-M5s? ”Serve un patto in cui ci confrontiamo tutti assieme in nome dei valori e delle cose da fare per il bene dei campani e non per i partiti”.
Anche su un terzo nome che non sia Costa o De Luca? “Non sono un narciso e il nome è solamente una derivazione del percorso che dicevo prima”. Il Governo? “Dura tranquillamente sino alla fine della legislatura” ha risposto Costa.
Lombardi: “No a un Raggi bis, sì a un accordo M5s-Pd”.
‘No’ a un Raggi bis a Roma, “sì a un accordo tra M5s e civiche e altri partiti, Pd compreso”. Così Roberta Lombardi, capogruppo M5s alla Regione Lazio, in un’intervista a Il Messaggero. “Le regole del M5s parlano di due mandati e la Raggi è arrivata alla fine del secondo. Ora punto a capire come si fa a crescere i semi piantati in questa prima consiliatura 5 Stelle, all’interno di una macchina amministrativa che abbiamo trovato gravemente inquinata da episodi di illegalità ”.
Senza Raggi ma con il Pd? “Il M5s può riuscirci solo se riesce a chiamare a raccolta tutte le forze civiche e politiche della Capitale disposte a raccogliere questa sfida e a lavorare sui temi. Dobbiamo essere in grado di coinvolgere tutti”.
Galletti: “Se il Pd scarica Renzi e Giani, si può fare un patto in Toscana”.
“Se il Pd scarica Renzi e Giani, si può fare un patto in Toscana”, “sarebbe un segnale politico molto forte che noi del Movimento 5 Stelle dovremmo prendere in considerazione”.
Sono le condizioni che Irene Galletti, candidata 5 Stelle a governatrice della Toscana, pone attraverso un’intervista a Il Fatto Quotidiano ai dem per potersi sedere al tavolo con loro e discutere un programma comune per amministrare la Regione.
E lo dice esplicitamente: “Anzi, quando vedrò quel gesto, mi siederò al tavolo con loro”, non prima dunque. “Ma sono disposti a farlo?” si chiede l’aspirante governatrice toscana. Dell’area politica vicina al presidente della Camera Roberto Fico, Galletti sostiene che “la differenza della Toscana rispetto ad altre regioni dove stiamo cercando un’intesa con il Pd si chiama Matteo Renzi”, cioè un nome e un fattore di discrimine. Una variante non accettabile, perchè “lui è quello che in questo momento sta creando scompigli, ricattando continuamente il governo Conte e qui anche Giani”, attuale presidente del Consiglio regionale della Toscana dal giugno 2015 e candidato dem al governo della Regione. Quindi, per Galletti, al momento “non siamo noi che abbiamo chiuso la porta al Pd, ma sono loro che l’hanno fatto scegliendo Renzi” perciò loro prima “ci chiedono di entrare in casa, ma poi chiudono la porta”.

(da “Huffingtonpost”)

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L’IRONIA DELL’IMPRENDITORE CINESE: “NON ABBIATE PAURA DEGLI ITALIANI”

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

IL REFERENTE PER L’IMPRENDITORIA STRANIERA A MILANO COMMENTA LA NOTIZIA DEI CONTAGI IN LOMBARDIA

«Dopo diversi casi in Lombardia voglio dimostrare che non ho paura dell’amica italiana. Come potete vedere #nonaverepauradeglitaliani», così Francesco Wu, referente della Confcommercio Milano per l’imprenditoria straniera, commenta la notizia dei 14 contagi da coronavirus in Lombardia.
Wu, in queste settimane, ha raccontato diversi casi di discriminazione ai danni della comunità  cinese e soprattutto ha denunciato l’improvviso calo di fatturato, con relative disdette di prenotazioni, per le attività  di ristorazione gestite appunto da cittadini cinesi.
Proprio ieri si è tenuta la “Notte delle Bacchette”, una serata di solidarietà  gastronomica per sostenere i ristoranti orientali e soprattutto per devolvere parte degli incassi (il 50% della vendita dei piatti solidali, ndr) ai progetti di AiBi Amici dei Bambini, «che raccoglie donazioni e materiale per aiutare a gestire l’emergenza sanitaria negli orfanotrofi in Cina», duramente colpiti dagli effetti del coronavirus.
«Ristoranti pieni, strapieni, costretti a mettere alla porta decine di persone perchè “abbiamo prenotazioni fino alle 23”, code fuori da quelli che non accettano prenotazioni o vendono ravioli o calici di vino o pizze da asporto, tanti sorrisi, tante spille, tanti locali sparsi in giro per la città » ha scritto l’organizzatore Lorenzo Biagiarelli che si è detto soddisfatto della riuscita dell’evento a Milano.

(da Open)

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SALVINI E LA STORIA CHE I CASAMONICA LO HANNO MINACCIATO DI MORTE, MA NON ESISTE ALCUNA DENUNCIA

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

ESISTE SOLO NELLA SUA PROPAGANDA, VISTO CHE AL VIMINALE E ALLA PROCURA DI ROMA NON C’E’ MAI STATA ALCUNA SEGNALAZIONE DELLA “PRESUNTA” MINACCIA

Matteo Salvini lo ripete spesso: «Stamattina sono stato nel quartiere La Romanina, dove verrà  buttata giù una villa confiscata ai Casamonica. Mi hanno detto che questi signori hanno detto che “mi sparano”, io gli ho detto che se pensano di intimorire qualcuno hanno scelto la persona sbagliata. “So’ de coccio”, chi mi conosce lo sa». E ancora:   «Io sono stato minacciato di morte dai Casamonica».
C’è però un problema che spiega oggi Floriana Bulfon su Repubblica: non risultano denunce di nessun tipo riguardo quanto detto dal Capitano:
Un’intimidazione del genere costituisce un reato molto serio. Ma non è mai stata denunciata alla procura di Roma. Una minaccia di morte impone l’apertura di un fascicolo e di un’indagine penale per individuare i responsabili.
Invece nulla: dal giorno in cui Salvini ne ha parlato, agli uffici dei magistrati che indagano sul clan romano non sono arrivate segnalazioni di questo tipo. Possibile? Sulla sicurezza dell’allora ministro dell’Interno vigilano giorno e notte decine di agenti, gli uomini della scorta lo circondano persino sulle spiagge del Papeete e pare incredibile che quelle parole così dirette e cruente gli siano sfuggite.
Nemmeno il Viminale ne sa nulla. Se fosse stato informato, avrebbe avuto l’obbligo di formalizzare un’istruttoria. Invece niente.
E lo stesso vuoto si incontra nei verbali del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, dove vengono valutate intimidazioni e avvertimenti, per decidere le misure di protezione. Un mistero. La minaccia dei Casamonica pare esistere soltanto per Salvini.
L’unica a pronunciare una frase più dura è stata Angela Casamonica: «Salvini non mi fa paura, mi sembra una brava persona, ma con noi deve rigare dritto, non dire che viene a cacciare le persone». La risposta di Salvini su Twitter è arrivata subito: «Qualcuno dei Casamonica mi invita a rigare dritto? Non mi spaventa, anzi mi dà  ancora più forza per riportare ordine, legalità  e giustizia in Italia!!!»
Il “mi sparano” ripetuto tante volte però compare solo dal 26 novembre 2018.
E rivedendo ogni attimo filmato in quella giornata, si scopre un frammento. Salvini parla con un gruppo di cronisti. Mentre viene inquadrato, una voce accenna al fatto che i Casamonica «hanno annunciato che spareranno». Lui ascolta e esclama sorridendo: «Addirittura!». Finisce tutto così, come se si trattasse di una battuta. Nessuno degli agenti presenti approfondisce la questione. Se fossero stati davanti a una minaccia concreta, avrebbero avuto il dovere di raccogliere tutti gli elementi per individuarne gli autori e garantire la sicurezza del vicepremier. Invece nulla. Nessuna denuncia, neppure una segnalazione. Quella intimidazione continua a esistere soltanto nei discorsi di Salvini, non più ministro, ma sempre pronto a sfoggiarla in ogni occasione.

(da agenzie)

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MENTRE SALVINI SPAVENTAVA GLI ITALIANI SUL PERICOLO BARCONI, IL CORONAVIRUS E’ ARRIVATO IN AEREO IN LOMBARDIA

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

IL SEMINATORE DI PAURA NON SI E’ ACCORTO CHE ERA ARRIVATO UN MANAGER PADANO IN AEREO… SE FOSSE STATO UN MIGRANTE SAREBBE UN UNTORE CHE VUOLE STERMINARE LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA

Matteo Salvini continua a prendersela con il Presidente della Toscana Enrico Rossi annunciando di averlo denunciato perchè «non facendo tutti i controlli necessari su chi rientra dalla Cina, mette a rischio la salute dei cittadini toscani».
Nel frattempo però non dice nulla riguardo al Presidente della Lombardia, il leghista Attilio Fontana.
Eppure dovrebbe perchè proprio in Lombardia nel lodigiano, tra Codogno, Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo per la prima volta anche in Italia si sono verificati casi di trasmissione locale di infezione da nuovo coronavirus COVID-19.
Ironia della sorte i primi casi di trasmissione locale, quindi non importati “da fuori”, si sono verificati proprio in una regione amministrata dalla Lega.
Naturalmente di questo il Presidente Fontana o le istituzioni locali non hanno alcuna colpa. Un po’ perchè era scontato che COVID-19 sarebbe arrivato in Italia, un po’ perchè è impossibile prevedere dove si manifesterà  il contagio.
Ciononostante da settimane la Lega e Matteo Salvini puntano il dito contro i cinesi o i barconi in arrivo dalla Libia.
Ancora oggi, quando la notizia del giorno è che in Italia c’è un focolaio epidemico di coronavirus (una situazione analoga si è già  verificata in Germania) il leader della Lega continua a lanciare l’allarme su coronavirus e barconi e sui rischi di una diffusione di COVID-19 in Africa dove al momento è stato confermato un solo caso (in Egitto).

(da “NextQuotidiano“)

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CORONAVIRUS: IN DIECI COMUNI LOMBARDI 50.000 PERSONE DEVONO RESTARE A CASA

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

CHIUSI UFFICI, NEGOZI E SCUOLE, STOP AD AVVENIMENTI PUBBLICI E SPORTIVI

“Un’ordinanza che vieta ogni attività  di aggregazione in 10 comuni del Lodigiano”. Dalle scuole ai posti di lavoro. A conti fatti, 50 mila persone dovranno restare in casa. L’ordinanza è stata annunciata dall’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera durante la conferenza stampa sulla diffusione del coronavirus.
I comuni interessati sono Codogno, Casalpusterlengo, Castiglione d’Adda, Maleo, Fombio, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, San Fiorano, Castel Gerundo. Per una settimana i residenti sono invitati a restare in casa.
Sono escluse dal divieto le attività  commerciali di prima necessità . Stop invece alle altre attività  commerciali, a quelle lavorative nelle imprese, educative e dell’infanzia e sportive nei comuni dell’area interessata dall’emergenza. E’ quanto ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza.
Nel pomeriggio il Comune di Codogno aveva già  emanato tre ordinanze “provvisorie e precauzionali” per la chiusura di scuole, bar, ristoranti, locali pubblici in generale (discoteche, sale da biliardo) e uffici comunali per l’emergenza sanitaria dovuta ai primi contagi in Italia, tutti nella zona del Lodigiano, da coronavirus.
Stop al calcio dilettantistico in Lombardia fino al 24 febbraio. Il comitato regionale della Lega Dilettanti della Lombardia ha rinviato 40 partite di diversi campionati, dall’eccellenza alle juniores femminili, “a causa della criticità  determinata dal coronavirus, che ha coinvolto le zone del Lodigiano e le società  provenienti dallo stesso territorio”. In una nota, il comitato specifica che oltre alle 40 gare già  rinviate – di cui pubblica l’elenco – “le società  non presenti in questo elenco che hanno tesserati (dirigenti, tecnici, calciatori) provenienti dalle zone interessate possono richiedere il rinvio della gara”.
“Al fine di offrire la massima collaborazione alla Regione, alla Prefettura e alle istituzioni responsabili in materia di sanità , ho istituito un gruppo di lavoro che si riunirà  domani mattina a Palazzo Marino”. Lo scrive su Facebook il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, annunciando l’istituzione di una task force più piccola a livello comunale per l’emergenza coronavirus. “Seguiremo costantemente l’evolversi della situazione e verificheremo la necessità  di adottare eventuali misure di nostra competenza” ha aggiunto.
Già  in mattinata l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera aveva comunicato: “Si invitano tutti i cittadini di Castiglione d’Adda e di Codogno, a scopo precauzionale, a rimanere in ambito domiciliare e a evitare contatti sociali. Per coloro che riscontrino sintomi influenzali o problemi respiratori l’indicazione perentoria è di non recarsi in pronto soccorso ma di contattare direttamente il numero 112 che valuterà  ogni singola situazione e attiverà  percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte oppure ad eseguire eventualmente i test necessari a domicilio”, un invito poi esteso anche a Casalpusterlengo.

(da agenzie)

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CORONAVIRUS: 14 CASI N LOMBARDIA, DUE POSITIVI AL PRIMO TEST IN VENETO

Febbraio 21st, 2020 Riccardo Fucile

BUONE NOTIZIE DALLO SPALLANZANI: I DUE CINESI FUORI PERICOLO, NON HA PIU’ IL CONTAGIO IL RICERCATORE ITALIANO… NEGATIVI I CASI SOSPETTI A GENOVA

Sono 16 i casi accertati di coronavirus in Italia. Dopo i 14 in Lombardia, ci sono due cittadini veneti che ai primi esami sono risultati positivi. I due sono già  stati isolati in ospedale e si attendono ora gli esiti di un secondo test a cui sono stati sottoposti.
Il governatore Zaia ha detto che “sono due cittadini di Vò Euganeo, uno del ’42 e uno del ’53, uno in condizioni critiche in terapia intensiva”.
“Siamo preoccupati, ho parlato col sindaco di Vò Euganeo per adottare tutte le misure: chiusura delle scuole, degli esercizi commerciali, cercando di ricostruire tutte le attività  sociali e i contatti che queste persone hanno avuto per capire qual è il livello di cordone sanitario da mettere in atto ha detto a Padova Zaia – Non bisogna diffondere il panico ma prima regola è l’isolamento”.
I due pazienti sono stati trasferiti dall’ospedale di Schiavonia e ricoverati in quello di Padova e il presidente del Veneto ha precisato che “hanno avuto contatti in loco, non sono andate in Cina, non sono il classico ‘caso sospetto'”. Ha poi concluso: “Lavoriamo anche sul fronte dell’eventuale necessità  di una struttura dedicata a eventuali contagiati, perchè non sappiamo qual è l’entità  del contagio”.
In Lombardia risultano contagiati dal coronavirus il paziente 38enne, la moglie incinta, il figlio di un barista di Castiglione d’Adda, tre clienti del bar; sono inoltre risultate positive altre otto persone, fra cui 5 operatori sanitari e tre pazienti dell’ospedale di Codogno dove erano stati ricoverati i primi risultati contagiati.
Tutti i positivi lombardi, ad eccezione del 38enne grave, dovrebbero essere trasferiti all’ospedale ‘Sacco’, più attrezzato per i casi infettivi. Il ‘paziente zero’, l’uomo che avrebbe diffuso il contagio, sta bene ed è risultato negativo al controllo. Dieci i comuni del Lodigiano ‘isolati’, per un totale di 30 mila persone, i maggiori dei quali Codogno, Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo dove sono stati chiusi scuole, uffici comunali e bar.
La Regione ha invitato tutti gli abitanti a ‘restare a casa’. Annullate, ha spiegato il ministro Speranza, “tutte le manifestazioni pubbliche e le attività  commerciali se non di prima necessità “, chiuse le aziende e sospese “le attività  ludiche e sportive”. Chiuse scuole e asili. “Stiamo mettendo in isolamento circa 250 persone entrate in contatto con i contagiati e stiamo effettuando il tampone”, ha spiegato l’assessore lombardo alla Sanità  Giulio Gallera. Tra questi 120 dipendenti dell’Unilever, l’azienda del presunto ‘paziente zero’ e 70 tra medici e infermieri. Per tutti è prevista una quarantena.
Il primo contagiato è in condizioni gravi e il suo ricovero ha provocato la chiusura del pronto soccorso e di tutti gli ambulatori dell’ospedale di Codogno e una serie di accertamenti diagnostici su tutti i pazienti e il personale. In quarantena ‘volontaria’ l’infermiere che lo ha accolto al Pronto Soccorso. Il 15 febbraio si era presentato lamentando sintomi respiratori, ma è stato rimandato a casa. Poi l’aggravamento repentino e il nuovo ricovero, dove è emersa la circostanza dell’incontro con un collega di ritorno dalla Cina, il presunto ‘paziente indice’, al momento negativo al virus.
La Difesa ha individuato le strutture in Emilia Romagna e Lombardia che ospiteranno – così come accaduto al centro militare della Cecchignola – circa 200 persone che andranno in quarantena dopo i nuovi casi di contagio da Coronavirus. Si tratta di strutture alloggiative dell’esercito e dell’aeronautica. Una con oltre 130 posti a   Piacenza, l’altra con 50-60 posti a Milano.
Intanto, arrivano buone notizie dallo Spallanzani di Roma: il ricercatore italiano risultato positivo al coronavirus durante la quarantena alla Cecchignola “è praticamente guarito”: le condizioni sono ottime e, soprattutto, gli ultimi test hanno dato esito negativo. E stanno molto meglio anche i coniugi cinesi, soprattutto l’uomo, che ormai sono fuori pericolo
Tutti negativi anche i sei casi ‘sospetti’ che erano stati sottoposti a test a Genova.

(da agenzie)

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