Destra di Popolo.net

ISRAELE, ESPLODE LA RABBIA DEI TURISTI ITALIANI: “TRATTATI COME APPESTATI”

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

NON SOLO CONNAZIONALI RESPINTI IN AEROPORTO, MA CENTINAIA SONO QUELLI BLOCCATI NEL PAESE, COSTRETTI A DUE SETTIMANE DI QUARANTENA… ATTEGGIAMENTI OSTILI NEI ORO CONFRONTI, ALBERGATORI RIFIUTANO DI OSPITARLI

“Un tizio con la mascherina è appena venuto a portarmi la cena tenendosi a metri di distanza, è davvero spiacevole. Ci sentiamo degli appestati”.
Margherita, turista trentina di 80 anni, è in vacanza con un gruppo di circa dieci persone in età  avanzata nel sud di Israele.
Quando si è diffusa la notizia del cittadino israeliano positivo al coronavirus dopo essere rientrato dall’Italia pochi giorni fa, il viaggio si è trasformato in un incubo.
“La sera, siamo arrivati in un kibbutz nel deserto del Negev e gli albergatori hanno cominciato a dire che non ci avrebbero accolti a causa del coronavirus malgrado avessimo prenotato,” racconta. “Soltanto dopo che il tour operator li ha minacciati dicendo che sarebbero incorsi in sanzioni, e dopo una lunga attesa sull’autobus, una signora dai modi bruschi è venuta a prenderci uno a uno con la mascherina, relegandoci nelle stanze senza facoltà  di uscire. Hanno opposto una resistenza durissima, è stato molto spiacevole.”
Fonti diplomatiche italiane dicono a Repubblica che non si tratta dell’unico caso: l’ambasciata di Tel Aviv “riceve molte chiamate di persone che hanno difficoltà  a trovare un alloggio” e che hanno subito “atteggiamenti ostili.”
Da ieri pomeriggio il ministero della Salute israeliano ha pubblicato una serie di comunicati contradditori quanto alle sorti di chi è arrivato nel paese dall’Italia.
Prima sembrava che la quarantena domestica toccasse a tutti coloro i quali fossero tornati dall’Italia nelle ultime due settimane, poi soltanto quelli in arrivo da oggi.
Ma la notizia del signore risultato positivo al corona virus in Israele dopo essere rientrato da Milano su un volo El-Al domenica 23 ha fatto passare la linea dura. Quattordici giorni di quarantena assoluta per chiunque sia arrivato dopo il 13 febbraio, fino al compimento di due settimane dalla data di arrivo in Israele.
E soprattutto chiusura agli arrivi di tutti i non israeliani dal territorio italiano. Dozzine di italiani sono stati respinti alla frontiera mentre la compagnia El-Al ha deciso di interrompere i voli.
Non è chiaro cosa vogliano fare le altre compagnie, da Easyjet a Ryanair, mentre su Twitter un passeggero che doveva partire con Alitalia si lamenta di non aver ricevuto il rimborso del biglietto.
Il turismo italiano in Israele è cresciuto vorticosamente negli ultimi anni, in parte grazie al “Open Skies agreement” con l’Unione europea dopo il quale sono iniziati i collegamenti low cost.
Nel 2018 sono atterrate oltre 150.000 persone dal nostro paese: solo da 5 paesi al mondo sono arrivati più turisti che dall’Italia. Nel 2019 i numeri sono andati ancora crescendo.
E’ dunque quasi certamente almeno nell’ordine delle centinaia il numero di turisti italiani che attualmente si trova in difficoltà  in Israele.
Come attenersi all’obbligo di legge della quarantena domestica di 14 giorni, se in Israele non si ha una casa? E dove andare, se molti alberghi iniziano a non accettare italiani?
“Molti alberghi non vogliono prendere italiani, sostengono di essere al completo,” racconta Rebecca Treves dell’agenzia di viaggio per italiani in Israele “Secret Gardens”.   “Tutti i viaggi in entrata sono cancellati, ma non si capisce che fare con le persone che sono già  qui,” spiega.
Non sono solo i turisti italiani a fare le spese del coronavirus. Lunedì il Paese torna al voto per la terza volta quest’anno, e come da tradizione, i partiti organizzano le serate presso le proprie sedi con dei punti stampa.   Ma chi fra i giornalisti italiani ha fatto richiesta di accredito per partecipare alla serata elettorale del Likud, il partito del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha visto la propria richiesta negata. “C’è il coronavirus, non possiamo accettare giornalisti dall’Italia per motivi di sicurezza”

(da “La Repubblica”)

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SALVINI PROVA CON IL GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE PER RIENTRARE IN GIOCO MA NON LO CONSIDERA NESSUNO, NEANCHE LA MELONI: “NO INCIUCI”

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

SECCO NO DA M5S, PD E LEU… IL DISPERATO RESTA ISOLATO

Per traghettare il Paese alle elezioni, senza Giuseppe Conte, Matteo Salvini ci sta: “L’importante è non affondare. Con Conte l’Italia affonda, noi siamo disponibili a remare su una scialuppa di salvataggio per il tempo strettamente necessario a tornare alla normalità  democratica”.
Il Pd e Leu invece escludono ogni ipotesi di Governo di unità  nazionale, mentre Giuseppe Conte replica: “Noi siamo un governo unito, lo siamo già ”.
“Noi vogliamo che l’Italia riparta, ma con Conte non riparte. La Lega c’è per accompagnare il paese fuori dal pantano, per accompagnare il paese al voto”. Per quanto riguarda la legge elettorale, “alla Lega va benissimo quella che c’è”.
Salvini è stato ricevuto al Quirinale dal capo dello Stato Sergio Mattarella e rende noto di aver portato “le nostre richieste al Quirinale e anche il raccapriccio per   un’inchiesta aperta sui medici e infermieri che è una vergogna”.
Il riferimento è all’indagine conoscitiva della Procura di Lodi su quanto avvenuto all’ospedale di Codogno, che anche secondo il premier Conte non avrebbe rispettato a pieno i protocolli.
Al Colle, Salvini ha sottoposto anche la questione di prossimi appuntamenti elettorali: “C’è di mezzo un referendum sul taglio dei parlamentari e anche di questo parlerò con il presidente della Repubblica, la campagna referendaria comincia domani e vedo complicato farla da domani, mi sembra impraticabile. Ci sono 7 elezioni regionali fino a maggio. Mi chiedo: saremo in grado di gestirle e accompagnarle?. Per me l’idea di fondo è che prima si vota, meglio è”.
Nel Partito Democratico c’è l’assoluta indisponibilità  a soluzioni di larghe intese. Lo dice a chiare lettere il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – nei rumors candidato tra l’altro a guidare l’esecutivo – che al Messaggero e a Radio 24 sottolinea che vede “zero possibilità ”.
Lo afferma il ministro dell’Autonomia, Francesco Boccia, a Sky Tg24: “Se Renzi vuole fare un Governo con Salvini, lo farà  senza Pd. In questo momento dobbiamo assumerci la responsabilità  delle cose da fare e il Paese è in grado di andare avanti con questa maggioranza di Governo. Se questa maggioranza non dovesse farcela, il Presidente della Repubblica tirerà  le somme e deciderà  cosa fare”. Lo scrive su Twitter il vice segretario Andrea Orlando:   “Credo che la situazione richieda il massimo sforzo unitario tra tutte le forze politiche. Si può e si deve collaborare anche nella distinzione dei ruoli. Nessuna emergenza però giustifica o rende praticabile un’alleanza con la Lega”. Così, su Twitter, il vice segretario del Pd, Andrea Orlando.
Vito Crimi, capo politico reggente dei 5 stelle, chiude la porta a Salvini. “L’Italia ha un Governo, che sta lavorando seriamente e che in questo momento è concentrato a dare risposte efficaci rispetto alla diffusione del Coronavirus. Un Governo nato con un atto di grande responsabilità  a fronte della situazione di emergenza in cui il Paese rischiava di piombare a causa della crisi agostana innescata da qualche fenomeno da spiaggia. Altri ragionamenti non ci interessano e pensare di andare al voto in un momento così delicato mi sembra il solito desiderio di chi ha tempo di straparlare e fare sciacallaggio su questioni serie, pensando solo ed esclusivamente al proprio tornaconto personale”.
Il ministro delle politiche giovanili e per lo sport, Vincenzo Spadafora, definisce “cinico” il tentativo di “sfruttare il coronavirus per una resa dei conti”
Leu, per voce di Nicola Fratoianni, si dice contraria. “La malattia del palazzo. Salvini e la Lega ci riprovano. Complice il Coronavirus, ripropongono sottobanco governissimi di ogni tipo” scrive su Facebook il leader di Sinistra Italiana. “Chiariamo, non c’è bisogno di alcuna ammucchiata – prosegue l’esponente di Leu – per fronteggiare un virus influenzale. C’è bisogno solo che ciascuno in questo Paese faccia il proprio dovere, a tutti i livelli”.
Non ci sta nemmeno Giorgia Meloni. “Fratelli d’Italia considera il Governo Conte una esperienza fallita ed è pronto a presentare una mozione di sfiducia al Governo per verificare se ci sia ancora una maggioranza che lo sostiene” dice in una nota la leader di Fratelli d’Italia, “ma insistiamo nel dire che la soluzione per il dopo Conte, a nostro avviso, sono libere elezioni. In ogni caso, i voti di Fratelli d’Italia non sono indispensabili per un governo istituzionale, che per noi rimane un inciucio”.

(da “Huffingtonpost”)

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DISSE “SALVINI IN GALERA”, ASSOLTO, E’ CRITICA POLITICA

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

I FATTI RISALGONO A 4 ANNI FA, NON E’ DIFFAMAZIONE… TRA QUALCHE ANNO SARA’ MERA CONSTATAZIONE

Augurare la galera a Matteo Salvini non è diffamazione, ma critica politica.
Il giudice di pace di Rovereto, Paola Facchini, ha assolto un ex consigliere comunale del Pd, Paolo Mirandola, 74 anni, avvocato, dal reato di diffamazione, dopo che in una burrascosa seduta d’aula a Rovereto aveva detto testualmente: “Qui il collega Angeli ha indossato la maglietta “Renzi a casa”. Io su questa cravatta, non si vede, ma ho scritto “Salvini in galera!”. Salvini un mascalzone, un delinquente abituale per tendenza, inserito naturalmente in un discorso politico, ha radunato in piazza del Popolo il peggio del Paese . Io dico che è la feccia del Paese e quindi concludo dicendo: Salvini in galera!”
I fatti risalgono al 3 marzo 2015. Qualche giorno prima, il 28 febbraio, la Lega aveva tenuto una manifestazione contro il governo Renzi a Roma. In aula il consigliere leghista Villiam Angeli si tolse la giacca per mostrare una maglietta con la scritta: “Renzi a casa!” Gli rispose Mirandola.
Venne querelato da Salvini, che chiedeva un risarcimento per sè di 30mila euro, e per la Lega di 50mila. Il pm aveva chiesto la condanna di Mirandola, a 300 euro di multa. I suoi difensori, Gianni Lanzinger e Mauro Bondi, avevano chiesto l’assoluzione, poichè l’imputato aveva reagito “ad una gravissima provocazione dei principi costituzionali manifestati nelle iniziative di Salvini a Roma nel raduno del 28 febbraio e per avere esercitato un diritto di critica e di manifestazione del pensiero garantito dall’articolo 21 della Costituzione”.
Il giudice è giunto alla conclusione che si tratta di un caso di critica politica. Scrive: “Appare evidente che la critica si pone non sul piano prettamente personale, ma sul piano politico. Quello che viene criticato all’esponente dell’opposizione è il fatto di avere radunato non solo i militanti della Lega, ma anche gruppi neofascisti come CasaPound e altre associazioni estremiste di destra provenienti da altri paesi europei. Ne consegue che la questione trattata, essendo di interesse pubblico, può escludere la rilevanza penale dell’offesa, in quanto il fatto contestato al destinatario dell’invettiva acquista rilevanza pubblica e si basa su un nucleo fattuale che ha connotati sufficienti per poter trarre un giudizio di valore. Su questo punto la giurisprudenza della Corte di Cassazione è costante nell’evidenziare che la critica politica è meno obiettiva del diritto di cronaca in generale”
“La critica politica è infatti manifestazione di opinione meramente soggettiva, ha carattere congetturale e non può, per definizione, pretendersi obiettiva e asettica. E in più Mirandola ha usato il sarcasmo, premettendo che stava facendo un discorso politico. “Ne consegue – conclude il giudice – che le espressioni usate dall’imputato, seppure forti e pungenti, attengono all’esercizio di critica politica”. Il fatto non costituisce reato.

(da agenzie)

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LE IDEONE DELLA LEGA SUL CORONAVIRUS CHE HANNO FATTO SOLO DANNI

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

CHIUDERE I PORTI QUANDO I CONTAGIATI ARRIVANO IN BUSINESS CLASS, CHIUDERE LE SCUOLE QUANDO SI AMMALANO ANZIANI CHE LE SCUOLE LE HANNO FINITE DA UN PEZZO… E DIVIETI CHE SCATTANO DOPO LE CENE DI SALVINI

Facciamo un esercizio di fantasia. Immaginiamo per un attimo, lo spazio di questo articolo, che negli ultimi due mesi il Governo abbia seguito tutti i consigli della Lega e di Matteo Salvini in materia di prevenzione per evitare l’arrivo e la diffusione del coronavirus.
In che situazione saremmo ora? Avremmo meno contagiati o addirittura nessun caso di Covid-19? La risposta è: quasi sicuramente no. Ma vediamo nel dettaglio cosa hanno proposto i leghisti.
Primo: chiudere i porti
La prima reazione della Lega è stata quella di chiedere “porti chiusi” per impedire lo sbarco di eventuali migranti infetti a bordo dei “barconi”. Sappiamo bene che i “porti chiusi” di Salvini non hanno mai fermato gli sbarchi dei migranti che riuscivano ad arrivare in Italia sui barconi. Perchè i porti erano chiusi (per finta) solo per le navi delle ONG o al massimo per quelle della Guardia Costiera. Ma anche in quei casi alla fine i migranti a bordo venivano fatti sbarcare, magari dopo essere stati tenuti a mollo per qualche settimana.
Quello che è successo lo sappiamo: i primi casi sono stati quelli di due turisti cinesi arrivati in Italia il 21 gennaio e ricoverati allo Spallanzani. I casi di trasmsissione locale (non importati) si sono manifestati invece in Lombardia. Una regione che come è noto non ha alcun accesso al mare e nella quale non possono approdare quelli che arrivano sui barconi. Le frontiere a quanto pare sono assai permeabili agli agenti patogeni, che evidentemente sfuggono ai controlli e non si fanno intimorire dai proclami sulla “chiusura dei porti”. Non che i migranti si siano mai preoccupati del Decreto Sicurezza, più del decreto ne fermò la sedicente Guardia Costiera libica. Ironia della sorte: a portare il coronavirus in Algeria è stato un italiano, tecnico dell’ENI e non viceversa
Due: quarantena per gli studenti cinesi
Ad un certo punto, dopo che il Governo aveva deciso di sospendere i voli diretti con la Cina. Di fatto la prima nazione occidentale a farlo e ancora una delle poche in Europa ad aver messo uno stop ai voli. Il problema è che è stato fatto troppo tardi, quando ormai il coronavirus si era diffuso in Cina e i viaggiatori — di qualsiasi nazionalità  — erano già  arrivati nel nostro Paese.
Il 3 febbraio è il turno dei presidenti di Veneto (Luca Zaia), Lombardia (Attilio Fontana), Friuli-Venezia Giulia (Massimiliano Fedriga) e Trentino (Maurizio Fugatti) che chiesero al governo che i bambini di qualsiasi nazionalità  in arrivo dalla Cina siano tenuti fuori dalle scuole per un periodo di osservazione di 14 giorni anche se in età  dell’obbligo, in modo da scongiurare l’eventualità  di diffusione del Coronavirus «in ambienti confinati come sono quelli delle scuole».
Due giorni prima Zaia aveva invece dichiarato che   «tutte le persone tornate dalla Cina che non abbiano sintomi possono frequentare le nostre scuole o i nostri posti di lavoro» esattamente come riportato   nella circolare diramata dal Ministero della Salute agli Uffici Scolastici Regionali al fine di uniformare la gestione nell’ambito degli istituti di istruzione di ogni ordine e grado.
Se da un lato era comprensibile la necessità  di mettere in quarantena volontaria gli alunni dall’altra non si capisce però come mai il provvedimento doveva essere limitato alle scuole.
Il primo caso di coronavirus in Veneto è stato quello di un pensionato, che le scuole dell’obbligo le aveva finite da un pezzo.
In Lombardia invece il “paziente uno” è un 38 enne che pare abbia avuto contatti con un cittadino italiano tornato dalla Cina (ma che è risultato negativo ai test). Quindi un’eventuale “quarantena scolastica” non sarebbe servita a nulla, o quasi.
Di più: in Veneto Zaia aveva pure abolito l’obbligo di presentare il certificato medico oltre i cinque giorni di assenza da scuola, una formalità  burocratica. Obbligo che è stato ripristinato invece dal governo (è chiaro a questo punto che se uno studente è stato assente più di cinque giorni ci si voglia sincerare che non sia stato a causa di Covid-19).
Non finisce qui: prima dell’esplosione dell’epidemia il Veneto ha anche bloccato i test sui viaggiatori cinesi che rientravano nella Regione.
In una lettera del 12 febbraio il direttore generale dell’Area sanità  e sociale della Regione Veneto Domenico Mantoan chiedeva ai ricercatori che volevano estendere i test ai viaggiatori asintomatici provenienti dalla Cina «sulla base di quali indicazioni ministeriali, o internazionali, si sia ipotizzata tale scelta di sanità  pubblica» facendo notare anche che la spesa «non rientra tra le prestazioni coperte dal fondo del SSN».
Oggi il Veneto è impegnato a testare gli oltre 4.000 abitanti di Vò Euganeo, tra cui moltissimi asintomatici. Mantoan è anche lo stesso che il 24 febbraio ha firmato una circolare “copiata” da una analoga della Regione Emilia-Romagna. Dulcis in fundo: la decisione di fermare il Carnevale di Venezia, arrivata fuori tempo massimo.
Tre: lo show di Fontana in mascherina
Mentre fuori dall’Italia cominciano a trattare gli italiani come degli appestati (la Turchia ad esempio si rifiuta di far entrare gli italiani per paura del coronavirus) ieri abbiamo assistito allo show in diretta del presidente della Lombardia. Fontana, nell’annunciare che una sua collaboratrice era risultata positiva al coronavirus per tranquillizzare i suoi concittadini ha deciso di indossare platealmente una mascherina chirurgica mentre spiegava che si sarebbe messo volontariamente in quarantena.
Ora, al di là  del fatto che in quel momento — Fontana era da solo e parlava davanti a un computer — la mascherina era completamente inutile cosa pensate che abbiano capito all’estero? Che il coronavirus è fuori controllo perchè pure il Presidente della Regione si mette in quarantena e si presenta in video con la mascherina.
In tutto questo Matteo Salvini, che pure aveva avuto contatti con Fontana e quindi a titolo precauzionale dovrebbe auto-isolarsi, oggi era alla Camera per una conferenza stampa. Niente di strano.
In fondo il 23 febbraio mentre la Regione Liguria emanava un’ordinanza con la quale veniva disposta la chiusura di scuole e musei fino al primo marzo, la sospensione dei viaggi di istruzione e dei concorsi pubblici nonchè la sospensione delle manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico cosa faceva Salvini? Partecipava ad una cena con 1.500 persone, a Genova.

(da “NextQuotidiano”)

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COME CI STANNO SFOTTENDO ALL’ESTERO PER LA MASCHERINA DI FONTANA

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

“MA E’ LO STESSO CHE IL GIORNO PRIMA INVITAVA A NON DIFFONDERE IL PANICO?”

Lo spettacolino di Attilio Fontana che si mette la mascherina chirurgica in diretta su Facebook per “rassicurare” i cittadini lombardi che sta bene e annunciare che si sarebbe messo in isolamento volontario non ha affatto rassicurato quelli che dall’estero guardano alla situazione italiana.
Fuori dal nostro Paese sembrano essere poco avvezzi ai travestimenti del leader della Lega, senatore dal multiforme guardaroba a base di felpe, magliette e cappellini e badano più alla sostanza.
Ad esempio — come ha scritto Tom Kington, corrispondente dall’Italia del prestigioso quotidiano The Times — al fatto che il Presidente della Lombardia che si mette in isolamento dopo che una sua stretta collaboratrice è risultata positiva al test del coronavirus è lo stesso che il giorno prima chiedeva di smorzare i toni e invitava a non diffondere il panico spiegando che Covid-19 non è poi molto di più di una normale influenza stagionale
Anche Silvia Sciorilli Borrelli, corrispondente per Politico.eu presenta la foto di Fontana in mascherina come il fallimento delle istituzioni italiane ricordando la recente dichiarazione del Presidente della Lombardia.
Tanto più che nella condizione di Fontana — in isolamento e negativo al test per Covid-19 — la mascherina chirurgica non è assolutamente necessaria. Come spiega il Ministero della Salute infatti quel tipo di mascherina serve unicamente se si soffre di malattie respiratorie o se si fa parte dello staff medico che assiste pazienti affetti malattie respiratorie. Non serve invece per la popolazione generale, in assenza di sintomi di malattie respiratorie. Esattamente come è il caso di Fontana.
Il rischio — non si sa quanto calcolato — è che da fuori pensino due cose.
La prima è che la situazione è fuori controllo, la seconda è che gli italiani siano degli untori. E non serve poi molto per confermare questo scenario. Ieri la BBC ha pubblicato un articolo dove afferma che l’epidemia di coronavirus si spande dall’Italia in tutta Europa e commenta tristemente che ciononostante “le frontiere rimangono aperte” (vi suona familiare?)
L’estremo sacrificio di Fontana, che come riporta Al Jazeera si è dichiarato “pronto a proteggere tutti i lombardi e tutti quelli che dovessero venire a contatto con me”, non sembra essere stato particolarmente apprezzato
C’è chi chiede preoccupato se la situazione è davvero così grave in Italia, magari perchè deve fare un viaggio di lavoro nel trevigiano. In realtà  la situazione in Italia non è così grave visto che il contagio è tutto sommato circoscritto.
Ma vedere il Presidente della Lombardia che indossa una mascherina, magari senza prestare troppa attenzione alle ragioni per cui lo fa, può far credere che in realtà  sia per difendersi da un’epidemia che ormai è ovunque.
Esattamente il contrario di quello che serviva e di quella che era l’intenzione di questa mossa della propaganda leghista che probabilmente puntava a convincere tutti che anche se a rischio diretto coronavirus il coraggioso Fontana continuava a fare il suo lavoro in maniera indefessa, protetto dalla sua mascherina verde.
Non manca nemmeno quello che si lascia andare ad ipotesi più sinistre e complottiste chiedendosi come mai all’improvviso i potenti abbiano deciso di “andare in quarantena e di farlo volontariamente”.
Non è che per caso “le elite stanno per andare nei loro bunker sotterranei” e che tutta questa cosa del coronavirus è solo un’elaborata messinscena? Niente paura: Fontana non andrà  in nessun bunker, anzi rimarrà  lì a lavorare per proteggere i lombardi. Ditelo in giro ai vostri amici all’estero!

(da “NextQuotidiano”)

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SOLIDARIETA’ SOVRANISTA, MARINE LE PEN FOMENTA IL PANICO: “IN ITALIA EPIDEMIA FUORI CONTROLLO, ISOLIAMO GLI ITALIANI CHIUDENDO LE FRONTIERE”

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

DI MAIO SI SVEGLIA: “MENTE PER DANNEGGIARE L’ITALIA”… E RENDE NOTI I DATI CHE SMENTISCONO I SOVRANISTI

“Fosse stato per me avrei già  chiuso le frontiere”. Non usa mezza termini Marine Le Pen, leader del Rassemblement National francese, che è tornata a parlare dell’emergenza Coronavirus scoppiata in Italia, ormai terzo al paese al mondo per numero di contagiati dopo Cina e Corea del Sud.
La numero uno dei populisti d’oltralpe ha inoltre dichiarato, rispondendo alle domande dei giornalisti nel cortile dell’Hotel de Matignon, sede del governo a Parigi, che la situazione nel Belpaese è quella di “un’epidemia fuori controllo”, invocando la sospensione del trattato di Schengen.
Le Pen, insieme agli altri leader politici, ha incontrato proprio oggi il premier Edouard Philippe per preparare un piano d’emergenza per contrastare la diffusione del nuovo virus anche in Francia, dove finora si sono registrati due decessi, di cui uno a Parigi.
A lei ha risposto immediatamente Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri ha sottolineato che le parole della collega francese “danneggiano l’Italia, mentre dice di essere vicina a un partito italiano… Ormai siamo vittima del sovranismo di queste persone. In questo contesto, la solidarietà  non esiste. Ho trovato solidarietà  dai ministri della Sanità  di tutti i Paesi di confine, anche quando si tratta di spiegare alla loro opinioni pubbliche che è inutile sospendere Schengen. Chi lo chiede in Italia ha torto: abbiamo centinaia di migliaia di persone che attraversano i confini, per lavorare, ogni giorno”, ha concluso rilasciando una intervista al quotidiano d’oltralpe Le Monde. A placare i toni è infine intervenuto il presidente Macron che rispondendo ai cronisti a Napoli ha detto che “non si chiuderanno le frontiere tra Francia e Italia”. §
E mentre il numero degli infetti nel nostro Paese continua a salire, fermandosi a quota 528, a cui si aggiungono 14 vittime, il numero uno della Farnesina ha voluto rassicurare i paesi esteri e i cittadini italiani, evidenziando che in Italia è coinvolto dall’epidemia del Coronavirus solo lo 0,1% dei comuni.
Le persone in quarantena rappresentano lo 0,089% della popolazione totale e il territorio italiano in isolamento è lo 0,01%, ha sottolineato
Di Maio in conferenza all’Associazione Stampa Estera. Su un totale nazionale di 301.000 km quadrati — si legge nella mappa — i territori in isolamento rappresentano in Lombardia lo 0,5% del territorio lombardo (0,04% del territorio nazionale), in Veneto lo 0,2% del territorio. “Abbiamo la percezione nel mondo di un’Italia colpita in tutto il territorio — ha aggiunto Di Maio — ma stiamo parlando di aree delimitate, è importante non partecipare a questa disinformazione che farà  più danni dello stesso rischio di epidemia. Faccio un appello a tutti coloro che vogliono bene all’Italia: è importante in questo momento diffondere questi numeri”.

(da Fanpage)

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RICCIARDI (OMS) ATTACCA: “IL VENETO SI E’ COMPORTATO IN MANIERA ANTISCIENTIFICA”

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

“NON E’ STATA CORRETTA PERCHE’ HA DEROGATO ALL’EVIDENZA SCIENTIFICA GENERANDO CONFUSIONE E ALLARME SOCIALE

A sei giorni dal primo caso di coronavirus riscontrato in Italia — e quando il bilancio è di oltre 450 contagiati e dodici morti — Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, esprime durissime critiche sull’operato della Regione Veneto dei giorni scorsi.
L’igienista, intervistato dal Corriere, critica in particolar modo la decisione di effettuare test del tampone in modo indiscriminato anche a soggetti asintomatici, violando le linee guida dell’OMS che indicano un requisito fondamentali: che fossero effettuati i test solo su soggetti sintomatici in presenza di due caratteristiche, cioè il contatto con malati di Covid-19 accertati e la provenienza da zone di focolai
Secondo Ricciardi “la strategia del Veneto non è stata corretta perchè ha derogato all’evidenza scientifica” generando confusione e allarme sociale. “Oggi in tutto il mondo abbiamo test non perfetti dal punto di vista della sensibilità  perchè messi a punto in poco tempo e devono essere perfezionati. Quindi c’è un’ampia possibilità  di sovrastimare le positività . Bisogna utilizzarli in modo appropriato”.
Non solo: secondo lo scienziato ance il numero di contagiati fornito quotidianamente dalla Protezione Civile sarebbe significativamente sovrastimato. “I casi verificati sono circa 190, confermati dall’Istituto superiore di sanità  che ha il compito di validare l’eventuale positività  dei test condotti nei laboratori locali”. Quindi molto meno dei 450 casi dichiarati che invece includono quelli in attesa di conferma
Quello descritto dal membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  è dunque uno scenario confuso in cui persino le istituzioni hanno contribuito a generare caos e allarmismo.
“Se verranno applicate tutte le misure indicate nelle ordinanze ministeriali dovremmo andare verso una fase di contenimento. Io ho sperimentato da tecnico 4 epidemie, alcuni miei colleghi stranieri ne hanno viste passare nove. E tutte hanno avuto le stesse caratteristiche. Se gli interventi funzionano vengono infine circoscritte per evitare che diventino pandemie. Lo capiremo la prossima settimana a che punto siamo. Sono ottimista, ci riusciremo, come in Cina dove il problema è stato ben più drammatico. La primavera e le temperature più miti possono aiutare”.
Quello auspicato dallo scienziato è quindi uno scenario molto meno drammatico dell’attuale: le zone rosse secondo Ricciardi dovranno essere chiuse e ogni decisione dovrà  essere proporzionata alla situazione reale, senza eccessi di prudenza come quelli della Regione Marche. “Non c’è motivo che giustifichi l’imposizione di limitazioni drastiche come la chiusura delle scuole, a danno della collettività “.

(da Fanpage)

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LA MELONI RIPETE IL SOLITO RITORNELLO E MOSTRA TUTTI I SUOI LIMITI: “CONTE HA FATTO DELL’ITALIA L’UNTRICE D’EUROPA”

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

DIMENTICA CHE A DIFFONDERE IL PANICO SONO STATI I SOVRANISTI E I LORO MEDIA… CONTE HA DETTO CHE C’E’ STATA UNA FALLA A CODOGNO, INFATTI INDAGA LA MAGISTRATURA, LA MELONI STA A REGGERE IL MOCCOLO A SALVINI

A Montecitorio è andato in scena il j’accuse di Giorgia Meloni nei confronti di Giuseppe Conte. La leader di Fratelli d’Italia, nel suo intervento alla Camera dei deputati sul decreto Coronavirus, ha attaccato il presidente del Consiglio per via della gestione ‘mediatica’ dell’emergenza nel nostro Paese.
Ha detto che il capo di Palazzo Chigi ha reso l’Italia untrice — nella percezione agli occhi dell’estero — del virus in Europa. La parlamentare dimentica la sua deputata, Teresa Baldini, che si è presentata a Montecitorio indossando la mascherina.
«Il Presidente del Consiglio ha detto davanti al mondo che c’era stata una falla nel sistema sanitario nazionale, trasformando l’Italia nell’untrice d’Europa — ha detto Giorgia Meloni a Montecitorio durante la discussione del decreto sul Coronavirus -. Perchè? Per attaccare un avversario interno, mostrarsi più bravo dei governatori di centrodestra? Così scredita la Nazione».
Insomma, le apparizioni di Giuseppe Conte dalla sala della protezione civile, secondo Giorgia Meloni, hanno fatto passare la percezione di un’Italia untrice di Coronavirus in Europa.
Ma la leader di FdI dovrebbe anche redarguire due membri del suo partito: dalla deputata Teresa Baldini al consigliere comunale di Genova (e capogruppo del partito) Alberto Campanella. Con quest’ultimo che si è addirittura presentato nella Sala rossa del comune con la maschera antigas.

(da agenzie)

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LA PROCURA DI LODI APRE UN’INCHIESTA SULL’OSPEDALE DI CODOGNO NELLA GESTIONE DELL’EMERGENZA CORONAVIRUS

Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile

LA STRUTTURA AL CENTRO DELLE POLEMICHE

La Procura di Lodi ha aperto un’inchiesta per epidemia colposa contro ignoti per accertare se all’ospedale di Codogno siano state rispettate le misure contro la diffusione del Coronavirus SARS-CoV-2 e di COVID-19.
I Nas hanno acquisito la cartella clinica del malato e stanno verificando, anche a Lodi e Casalpusterlengo, se tra i ricoverati dei giorni prima qualcuno possa essere sfuggito ai controlli antivirus.
L’indagine, spiega in una nota il procuratore Domenico Chiaro, dovrà  chiarire «eventuali responsabilità  nella gestione» di quello che sembra essere il paziente 1 «del più grosso focolaio» dell’epidemia, ovvero Mattia.
Mattia è il 38enne ricoverato all’ospedale di Codogno per il Coronavirus. La prima volta che si è presentato al nosocomio senza però dire di aver frequentato il cognato di Fiorenzuola di ritorno dalla Cina — va anche detto che nel frattempo il cognato è risultato negativo a tutti i test su COVID-19 — e lì non sono stati attivati per la prima volta tutti i protocolli di sicurezza: cinque medici e tre pazienti dell’ospedale sono già  risultati contagiati.
Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all’Università  di Milano e primario al Sacco, ha spiegato in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera il motivo dei tanti casi di coronavirus in Italia: «Da noi si è verificata la situazione più sfortunata possibile, cioè l’innescarsi di un’epidemia nel contesto di un ospedale, come accadde per la Mers a Seul nel 2015. Purtroppo, in questi casi, un ospedale si può trasformare in uno spaventoso amplificatore del contagio se la malattia viene portata da un paziente per il quale non appare un rischio correlato: il contatto con altri pazienti con la medesima patologia oppure la provenienza da un Paese significativamente interessato dall’infezione».
Il giorno dopo Galli sul Corriere ha parzialmente rettificato la sua posizione
Il «paziente 1» entra in Pronto soccorso, per la seconda volta, alle 3.12 di notte del 19 febbraio. Trentasei ore. È il tempo trascorso tra il ritorno di Mattia in Pronto soccorso (dov’era già  stato il giorno prima) e il tampone per il coronavirus. Il test viene fatto intorno alle 16 del 20 febbraio. Dopo che il 38enne, maratoneta e calciatore per diletto, passa un giorno e mezzo nel reparto di medicina. Lo vanno a trovare parenti e amici ed entra in contatto con medici, infermieri e altri pazienti. Il motivo del non aver ipotizzato subito la possibilità  del coronavirus: «Non è di ritorno dalla Cina».
In realtà , le linee guida del ministero della Salute del 22 gennaio su chi va sottoposto al tampone, dicono che è da trattare come caso sospetto anche «una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato».
E una polmonite per un 38enne sano e sportivo, in realtà , lo può essere. Ma la nuova versione delle linee guida ministeriali del 27 gennaio cancella quella frase e prevede controlli solo per chi ha legami con la Cina.
A quel punto, ha raccontato ieri il Corriere della Sera, il paziente 1 viene spostato in rianimazione e lì infetta i due anestesisti benchè questi siano protetti dal protocollo. Ma cosa è successo all’interno dell’ospedale in quelle ore?
La prima ipotesi è chiudere il Pronto soccorso e l’ospedale tenendo dentro chi c’è in quel momento. Poi viene presa in considerazione l’idea di trasferire i pazienti in altri ospedali. Medici e infermieri del turno di notte tornano a casa convinti di cominciare un autoisolamento. E invece no: vengono richiamati più tardi, quando ci sono anche gli altri colleghi del nuovo turno.
Nel corso della giornata si decide chi di loro resta e chi torna a casa. Solo a mattina inoltrata il Pronto soccorso si svuota e le porte dell’ospedale, formalmente chiuso già  da mezzanotte, vengono davvero rese inaccessibili: non si esce e non si entra più. Ad oggi ci sono lavoratori che aspettano ancora l’esito del tampone.
In uno dei messaggi scambiati via WhatsApp, un uomo dall’interno dell’ospedale (che non vuole essere identificato) racconta a un amico che «è sbagliato dire che quella notte è andato tutto bene perchè non è la verità . Ma era un’emergenza mai vista e non vale accusare con il senno del poi. Diciamoci soltanto la verità , e cioè che forse la gestione di quella notte poteva andare meglio, ma diciamo anche che non era facile e che tutti hanno lavorato senza risparmiarsi. E cerchiamo di imparare dagli errori».
Un medico in quarantena di Castiglione d’Adda, cittadina a poche chilometri da Codogno, racconta all’agenzia AdnKronos: «Siamo stati un po’ delle cavie. Bisogna dare ai medici delle protezioni, spero che nelle altre regioni non si facciano gli stessi errori». Ancora: «Nelle settimane precedenti c’erano state troppe polmoniti strane. Ma per il nuovo coronavirus tutto quello che dovevamo fare era chiedere agli assistiti se venivano dalla Cina, e in particolare dall’area a rischio». Forse c’è stata una sottovalutazione, forse non si è capito che in un mondo ormai sempre più piccolo un virus partito da una megalopoli cinese come Wuhan poteva arrivare anche dove meno ce lo si aspettava, nella quiete della Bassa Lodigiana. Però resta una domanda: perchè non è stata scelta una linea più rigorosa dall’Italia imponendo i test per tutti i casi sospetti, anche quelli che non avevano legami con la Cina? Perchè i paesi dell’Unione europea non hanno scelto questa linea comune prima che il contagio arrivasse? Perchè fare il test ad ogni persona con la tosse non è praticabile.

(da “NextQuotidiano”)

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