Destra di Popolo.net

IL DISCO ROTTO DELLA MELONI PER CUI DOVREMMO “COMPRARE SOLO PRODOTTI ITALIANI PER TUTTA LA VITA”

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

NO AL SOVRANISMO COMMERCIALE: LA GENTE COMPRA QUELLO CHE GLI PARE E MOLTI NON POSSONO PERMETTERSI COME LA GIORGIA DI COMPRARE I PRODOTTI PIU’ CARI

L’emergenza sanitaria legata al Coronavirus deve far «salire» il sovranismo commerciale. È questa l’idea di Giorgia Meloni che, dopo aver detto che i cinesi hanno portato il virus in Italia, lunedì sera ha richiamato all’orgoglio nazional-patriottico anche in ambito di consumi.
Secondo la leader di Fratelli d’Italia, infatti, questa è l’occasione giusta per tornare a consumare prodotti Made in Italy, lasciando da parte quelli che vengono dall’estero.
Giorgia Meloni invita tutti i cittadini ad abbandonare il ‘fascino’ dei prodotti che provengono dall’estero: «Per me è molto importante che noi utilizziamo questa energia e questa consapevolezza del nostro valore, della nostra forza e della nostra capacità  di essere uniti nei momenti che contano, il più possibile concretamente».
E in che modo? «Fratelli d’Italia sta lanciando una campagna che è ‘coraggio italiano’ e sapete cosa dobbiamo fare noi da qui al resto dei nostri giorni? Comprare prodotti italiani, mangiare prodotti italiani, aiutare l’agricoltura italiana, aiutare i nostri produttori che rischiano di stare in ginocchio. Perchè una cosa l’abbiamo capita: non ci aiuteranno».
E’ opportuno ricordare alla Meloni quanto segue:
1) Chi non ci aiuta sono le nazioni governate dai suoi amici sovranisti, come nel caso della ripartizione dei profughi
2) L’Europa ci ha concesso di sforare per ben 25 miliardi per far fronte al Coronavirus e la Cina ci sta aiutando con l’invio di materiale sanitario
3) Personalmente compro quello che cazzo mi pare, tanto per essere chiari: non ho bisogno che qualche traditore della destra italiana mi indichi cosa è giusto e cosa è sbagliato.
4) La sedicente destra meloniana al servizio dei poteri forti finanziari non pare in grado di capire le esigenze di chi stenta ad arrivare a fine mese. La Meloni vada nei mercati rionali non solo per farsi i selfie e magari parlando con chi li frequenta forse capirà  che non tutti hanno il suo stipendio e possono permettersi abiti firmati da stilisti italiani. Comprano abbigliamento cinese o made in India? Fanno bene, perchè sono a basso prezzo e permettono loro di vestire decorosamente e mantenere la propria dignità .
5) Vada a farsi un giro nei bazar di New Delhi dove tra bambini con pochi stracci addosso, una aspettativa di vita 15 anni più bassa della nostra, esseri umani che dormono sui marciapiedi e rovistano nella spazzatura, forse capirà  che essere nati alla Garbatella è una fortuna e che la politica dovrebbe servire a far stare meglio i più poveri non a garantire i ricchi. Questa è la differenza tra una vera destra sociale e la patacca sovranista reazionaria.

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IL COMMISSARIO ARCURI ALLA GUERRA COMMERCIALE SU MASCHERINE E VENTILATORI, CON PECHINO NOSTRA ALLEATA

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

LA SPASMODICA RICERCA DI MASCHERINE E VENTILATORI POLMONARI… DOMANI SECONDO AEREO DA SHANGHAI CON 10 TONNELLATE DI MATERIALI

In arrivo da Shanghai un volo con dieci tonnellate di materiale sanitario. Ne dà  annuncio Luigi Di Maio. E’ la seconda volta che il ministro degli Esteri annuncia l’arrivo di un aereo cinese carico di derrate per affrontare il coronavirus.
Nello specifico verranno scaricati 30 ventilatori polmonari, 400.000 mascherine, 60.000 kit diagnostici, farmaci, 5.500 tute protettive, 6.700 occhiali protettivi.
C’è un filo che lega le relazioni speciali che l’Italia ha intessuto con il paese della Grande muraglia nei mesi scorsi e la linea diretta che Roma ha istituito con Pechino nelle ultime settimane. E’ un livello di lettura. Ma ce n’è un altro.
“Quella che stiamo combattendo è una vera e propria guerra commerciale”, spiega una fonte di governo.
La nomina di Domenico Arcuri commissario straordinario, aggiunge, serve proprio per combatterla, anche grazie alla sua fitta rete di relazioni industriali internazionale.
E’ la battaglia per assicurarsi materiale sanitario, ventilatori polmonari, tute mediche. Fonti del ministero della Salute spiegano così una scelta altrimenti incomprensibile. Perchè l’ex amministratore delegato di Invitalia ha nella sostanza gli stessi poteri dell’omologo già  designato all’inizio della crisi, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, sul cui operato il giudizio all’interno della maggioranza non è comunque unanime.
“Sono i poteri per poter operare con le deroghe dell’emergenza”, spiegano. Ma mentre Borrelli è impegnato a coordinare il fronte interno, e ha una rete capillare di controllo del territorio, Arcuri ricoprirà  l’arduo incarico di mettere a sistema tra le Regioni la suddivisione di strutture e materiali. Ma, soprattutto, avrà  in capo gli oneri dell’approvvigionamento.
“Non è semplice — spiega chi lavora giorno e notte al tema — perchè in una fase come questa le risorse sono limitate, e tutti le vogliono tenere per sè”.
Non trova conferma la notizia che dalla Germania e dalla Francia si sia provata a sospendere la consegna di commesse già  pagate, ma il suo circolare con insistenza in ambienti di governo dà  conto della preoccupazione di queste ore.
C’è la pressione dei governatori, dopo la denuncia della Lombardia di aver ricevuto mascherine “come carta igienica”. C’è quella di operai, farmacisti, dipendenti dei supermercati, ai quali oggi si sono aggiunte le proteste di alcuni rappresentanti dei lavoratori di Poste italiane, dopo la morte di due dipendenti.
C’è la Federazione dei lavoratori pubblici, che tramite il segretario Marco Carlomagno ha chiesto la chiusura di tutti gli uffici pubblici. Ma soprattutto c’è un contagio che non si ferma, che ha visto arrivare alla quasi totale saturazione del sistema lombardo, l’esaurimento dei posti di terapia intensiva a Bergamo, e che impone il reperimento veloce di macchine e materiali.
Un parlamentare molto vicino a Di Maio la mette giù così: “Luigi parla con tutti, poi c’è chi fa tweet e c’è chi dà  una mano concreta”.
Il riferimento a Donald Trump e ai rifornimenti che arrivano dalla Cina è evidente. Un tassello di una guerra commerciale combattuta senza esclusione di colpi. Dalla Farnesina assicurano che non c’è nessun calcolo geopolitico, nessuna scelta di partner privilegiati, solo la ricerca spasmodica di strumentazioni che possano servire a salvare più vite possibili.
Non occorre molta malizia per leggere con le lenti dell’interesse a lungo termine le mosse cinesi.
Il materiale, in parte donato e in parte ceduto, serve a stringere una rete relazionale solida, le cui basi sono state fissate con la sigla del memorandum sulla via della Seta. Tutto torna utile oggi, dall’interno del tunnel Covid, per cercare di vedere la luce lì in fondo. I conti si faranno in seguito.

(da “Huffingtonpost”)

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RISALGONO I CONTAGIATI, QUASI TREMILA PIU’ DI IERI

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

IL NUMERO DEI CONTAGIATI ARRIVA A 26.062, I MORTI SALGONO A 2503 (+345), I GUARITI SONO 2941… “OCCORRONO 2-3 GIORNI PER CAPIRE IL TREND”

I contagiati di coronavirus in Italia sono 26.062, un incremento di 2989 persone. Angelo Borrelli ha aggiornato i dati nell’ultima conferenza della Protezione Civile sul coronavirus in Italia. I guariti sono 192 in più, il totale è 2941. I morti salgono di 345 unità , che portano il totale a 2503.
Dei contagiati, sono 11.108 in isolamento domiciliare con sintomi, 2060 sono in terapia intensiva, “sempre il 10% del totale”, specifica Borrelli”.
Solo nella giornata di oggi, 50 persone sono state trasferite dalle terapie intensive della Lombardia per andare in ospedali di altre regioni. Borrelli ha annunciato che a Bergamo verrà  installato l’ospedale da campo degli alpini. Alla Lombardia “abbiamo consegnato mascherine FFP2 e FFP3 pari al 32,5 per cento del totale, il 40 per cento dei guanti e l′80 per cento degli indumenti protettivi”. Sui casi di coronavirus al sud, il capo della Protezione Civile ha spiegato che è “prematuro fare delle previsioni sulle diffusioni del virus al sud e per poter esprimere dei giudizi”.
Il direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Nicola Magrini, ha annunciato in conferenza di aver dato l’autorizzazione per l’utilizzo del farmaco anti-artrite contro il Covid-19 su più di 300 persone:“Annunciamo la sperimentazione del tocilizumab, farmaco per artrite reumatoide; i dati preliminari sono promettenti. Lo studio sarà  su 330 pazienti e partirà  giovedì per valutare l’impatto del farmaco”.
Questo “studio di fase due” partirà  da giovedì. Riguarda un gruppo 330 pazienti “con criteri di gravità  ma non eccessiva gravità , cioè intubati da non più di 24 ore”, che “avranno il farmaco in modo controllato”. Gli altri pazienti che riceveranno il farmaco al di fuori di questo gruppo “faranno parte di una raccolta dati accessoria che fornirà  anch’essa elementi per capire se il farmaco da benefici”.
Il professor Ranieri Guerra dell’Oms ha detto che serve ancora qualche giorno per capire se il trend dei contagi è in diminuzione: “In Italia sembra essere in diminuzione la velocità  di espansione del virus, e questo potrebbe portare a un rallentamento della casistica. Ma occorreranno 2-3 giorni per capire il trend”. “I dati di oggi sono nel trend che stiamo vivendo. Per la prossima settimana ci aspettiamo dati più adeguati alle misure adottate”, ha precisato Borrelli
Il professor Guerra ha trattato la questione dei tamponi e di un loro possibile aumento dei test: “Sull’amplificazione dell’uso dei tamponi, nessun cambiamento di rotta dell’Oms: non sono raccomandati screening di massa, specie in epidemia con trasmissione sostenuta come in Italia. Resta fermo di fare test su tutti i casi sospetti e tutti i contatti dei casi sospetti”. Quello che raccomanda l’Oms è di aumentare i tamponi   sul personale medico: serve “Aumentare il numero dei test ai sanitari in prima linea, serve un monitoraggio continuo”. Il professore ha sottolineato l’importanza di adottare misure comuni nei paesi europei.

(da “Huffingtonpost”)

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I POSTI IN TERAPIA INTENSIVA SONO DIMINUITI NEGLI ANNI? NON E’ VERO

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

I DATI SMENTISCONO LA BUFALA DI MELUZZI

In piena emergenza coronavirus il 7 marzo 2020, durante un intervento a RadioRadio, Alessandro Meluzzi sostiene che «nei primi anni ’80 i posti di rianimazione in rapporto alla popolazione generale erano 4 volte quelli di oggi».
Sul sito del Ministero della Salute troviamo un archivio dedicato ai dati statistici dal 1997 al 2017. All’interno troviamo sia il numero dei posti di terapia intensiva che il loro rispettivo utilizzo in percentuale, informazioni che ci fanno comprendere i numeri reali della necessità  nazionale nella sua normalità .
I dati del 1997
Secondo l’annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale del 1997 i posti di terapia intensiva erano 3.119 effettivamente utilizzati per un utilizzo pari al 79%.
Nella tabella leggiamo, sempre in merito alla terapia intensiva:
3.119 posti letto effettivamente utilizzati
136.979 degenti
862.691 giornate di degenza effettuate
6,3 giornate di degenza media
79,0 il tasso di utilizzo (per 100)
I dati del 2017
Non avendo dati aggiornati al 2020 nell’archivio del Ministero dobbiamo considerare ciò che è successo dopo 20 anni pubblicati il 18 settembre 2019. Il risultato è interessante:
I reparti direttamente collegati all’area dell’emergenza dispongono per il complesso degli istituti pubblici e privati accreditati di 5.090 posti letto di terapia intensiva (8,42 per 100.000 ab.), 1.129 posti letto di terapia intensiva neonatale (2,46 per 1.000 nati vivi), e 2.601 posti letto per unità  coronarica (4,30 per 100.000 ab.).
Nell’annuario del 2017 leggiamo un aumento dei posti di terapia intensiva, così come una diminuzione dell’utilizzo
Nella tabella leggiamo:
4.600 posti letto effettivamente utilizzati
57.870 degenti
790.128 giornate di degenza effettuate
13,7 giornate di degenza media
48,4 il tasso di utilizzo (per 100)
I dati del 2019
Secondo i dati del Prontuario statistico nazionale, riportati da AGI in un articolo del 14 marzo 2020 e successivamente anche da Corriere e Il Giornale, i numeri più aggiornati sono i seguenti: «5.090 posti letto in totale tra strutture pubbliche e private con un rapporto di 12 a 1 in favore del Servizio Pubblico».
Facendo un semplice confronto con i dati del 1997 abbiamo un numero superiore di circa 1.900 posti e durante l’attuale emergenza, leggendo i dati aggiornati in data 16 marzo 2020, i posti occupati per l’emergenza Covid-19 sono 1.851.
Siccome i posti sono distribuiti in determinate regioni d’Italia colpite dall’epidemia, in particolare la Lombardia dove stanno quasi per finire, è naturale che oggi ci sia la richiesta di aiuto verso quelle che hanno posti disponibili
Conclusioni
Alessandro Meluzzi nel suo intervento sostiene che i posti siano diminuiti dagli anni ’80 per poi parlare di immigrazione. I numeri riscontrati dal sito del Ministero della Salute indicano che non c’è stato una diminuzione almeno dal 1997 ad oggi, quanto piuttosto un aumento degli stessi con percentuali di utilizzo in diminuzione.
(da Open)

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ITALIANI BLOCCATI ALL’ESTERO: TREMILA GIA’ RIMPATRIATI

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

VOLI E TRAGHETTI PERMETTONO UN TRANQUILLO RIENTRO … AEREI DALLE CANARIE E TRAGHETTO DA BARCELLONA, A DIMOSTRAZIONE DELLA PAGLIACCIATA DEL PULMANN LEGHISTA INUTILE

In attesa per ritornare a casa. Ci sono i turisti rimasti bloccati all’estero e gli studenti «fuori sede» oppure quelli che seguivano il programma Erasmus.
Ci sono anche gli italiani che vivono all’estero e adesso, spaventati di rimanere senza assistenza sanitaria, stanno meditando di rientrare.
Di tutti si sta occupando l’Unità  di crisi della Farnesina. «Stiamo trattando i Paesi per ottenere slot dedicati e organizzando voli commerciali e traghetti per risolvere ogni problema», conferma il capo Stefano Verrecchia.
La linea del ministero degli Esteri Luigi Di Maio è netta: «Stiamo lavorando per risolvere i problemi di tutti. Sono giornate delicate ma stiamo rispondendo a questa crisi con tempestività . È il momento di stare uniti e collaborare, lo dico anche a tutte le forze politiche: serve responsabilità . Tutti noi dobbiamo avere un solo obiettivo: tutelare gli italiani. I nostri cittadini stanno dando una straordinaria dimostrazione di serietà . Se saremo forti e solidali ne usciremo più forti e più uniti di prima».
Finora sono 3mila i connazionali già  rientrati, per gli altri si stanno organizzando nuovi viaggi.
SPAGNA
Sono stati due 2 iieri i voli organizzati per 186 posti ciascuno da Tenerife e Fuerteventura per Roma Fiumicino. ALITALIA ha programmato 3 voli per il 17, il 18 e il 19 marzo (operati da AIR EUROPA) sempre dalle Canarie.
Si può partite anche da Barcellona con il traghetto che va a Civitavecchia. Per ragioni di sicurezza non si può garantire la capienza totale di 3000 posti , ma per ogni tratta può portare fino a 600 passeggeri.
Ps Quanto sopra a dimostrazione della pagliacciata del pulmann dei leghisti che sono andati a “salvare” 48 turisti italiani: avrebbero potuto rientrare tranquillamento in aereo o traghetto
MALTA
Si può rientrare con un collegamento via mare garantito da un catamarano che sbarca a Pozzallo, in Sicilia. Parte ogni giorno e ha già  riportato in Italia 562 persone
ALBANIA
da Tirana ci sono già  stati 3 voli BLUE PANORAMA/ALBAWINGS che hanno fatto rientrare 435 passeggeri e viene garantito il collegamento.
AUSTRIA
Sono stati già  organizzati tre viaggi in pullman da Vienna e altri ne saranno organizzati nelle prossime
PAESI BASSI:
Volo ALITALIA del 16 marzo alle 17.25 su Roma Fiumicino ha riportato 435 persone.
GRAN BRETAGNA
Da Londra ci sono 2 voli ALITALIA al giorno da London Heathrow (LHR) a Roma Fiumicino, il secondo è stato introdotto oggi. Vettore più grande per mettere a disposizione più posti. Possibile terzo volo.
MALDIVE: Volo Alitalia il 16 marzo — Totale 293 posti
ALGERIA: Volo in programmazione con Alitalia probabilmente il 21 marzo (priorità  accordata a chi disponga già  di un biglietto previamente acquistato)
(da agenzie)

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CORONAVIRUS: IL PICCO DOVREBBE ESSERE IL 25 MARZO

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

LA RICERCA DEL TEAM MULTIDISCIPLINARE DELL’UNIVERSITA’ DI GENOVA

Impossibile fare previsioni. Ma c’è chi ci prova. All’Università  di Genova un team multidisciplinare, composto da infettivologi, esperti di sistemi complessi e informatici, ha messo a punto un modello numerico che sta dando risultati promettenti: ogni giorno azzecca, con un accettabile margine di errore, i numeri che raccontano il Covid-19. E prevede che il picco dell’epidemia – in termini di nuovi casi giornalieri – si avrà  intorno al 23-25 marzo.
Ma l’altezza di quel picco e le sue evoluzioni successive dipenderanno dai comportamenti delle persone (a partire da quelli del weekend dell’8 marzo), una variabile di cui l’algoritmo genovese può tener conto in termini di scenari possibili. “E comunque, aver superato il picco non vorrà  dire essere usciti dall’emergenza ma solo che l’epidemia ha iniziato a rallentare e che di li a pochi giorni raggiungeremo anche il picco di saturazione delle unità  di terapia intensiva e media, con sbilanciamenti regionali significativi”, avverte Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sitemi complessi all’Università  del capoluogo ligure, che ha realizzato il modello insieme a Andrea De Maria, professore di Malattie infettive presso lo stesso ateneo, e dall’esperto di sviluppo di modelli software Agostino Banchi amministratore di Helpy srl. Eppure tutti aspettiamo il picco e speriamo di lasciarcelo alle spalle il prima possibile.
I tre studiosi genovesi sono partiti da una constatazione: “La maggioranza dei modelli esistenti assume che i parametri caratteristici dell’epidemia siano noti e stabilizzati, ma questo può essere un interessante esercizio di ricostruzione a posteriori, mentre è di scarsa utilità  nelle prime cruciali settimane di evoluzione, da cui dipende la capacità  del Paese di rispondere più o meno efficacemente in termini di misure di contenimento. L’alternativa è l’utilizzo di modelli basati semplicemente su curve di tendenza estrapolate dai dati storici, che risulta impreciso e fornisce risultati con una tale ampiezza di errore da rendere l’esercizio inutile o addirittura dannoso”.
Ecco allora la terza via proposta da Banchi, De Maria e Tonelli: tra induzione e deduzione usiamo l’abduzione, un sillogismo in cui la premessa maggiore è certa mentre quella minore è solamente probabile. “La capacità  di ‘ragionare’ in modo abduttivo permette di fronteggiare condizionamenti e vincoli dell’ambiente circostante anche in rapido cambiamento e conosciuti in ragione di frammenti, accostandoci alla realtà  considerando i frammenti noti ed arrivando ad enunciare la dinamica che li ha generati”, spiega il professor Tonelli.
Il modello sviluppato in base a questi criteri è in grado di fare evolvere nel tempo ogni singolo individuo sulla base di parametri variabili: la data di inizio dell’epidemia, la capacità  di contagiare altri soggetti, la mortalità /letalità , i giorni necessari per l’incubazione, quelli di degenza, il numero di casi gravi (quelli che presumibilmente finiranno in terapia intensiva) rispetto agli infetti, la distribuzione di probabilità  che la morte avvenga (a seguito di complicazioni) in un certo periodo di tempo e con una certa distribuzione, i giorni necessari per la guarigione
“Abbiamo sperimentato questo approccio già  nel mese di febbraio sui dati provenienti dalla Cina”, racconta Tonelli. “Ed ha prodotto risultati rilevanti con un errore medio di predizione, negli ultimi 10 giorni di febbraio, che si assestava sempre e comunque sotto al 5-7%”. Quindi l’idea di applicarlo all’epidemia italiana.
“Nei primi giorni di marzo”, continua Tonelli, “il nostro modello numerico ci ha permesso di simulare la proiezione dell’intera epidemia sull’Italia, fino a fine Aprile, generando diversi scenari che a oggi hanno avuto un errore medio di previsione tra il 7 e il 9% e in particolare: 8,82% per la curva dei contagiati totali, 7,96% per la curva degli infetti nel tempo, 3,29% per la curva dei decessi totali, 5,53% per la curva dei ricoverati in terapia intensiva, 9,49% per la curva dei guariti totali”.
Poi sono arrivate le misure di “distanziamento sociale” volute dal governo e i tre ricercatori genovesi le hanno introdotte tra le variabili del loro modello, elaborando tre possibili scenari per l’evoluzione dell’epidemia. Il primo basato su parametri in grado di riprodurre valori e dinamiche utilizzati dalla Ragioneria di Stato per chiedere alla Ue la deroga sul patto di stabilità . Il secondo, più ottimistico, immaginando una stretta osservanza da parte degli italiani delle norme di contenimento del virus a livelli di isolamento “cinese”. Il terzo, peggiorativo, assumendo invece che molti non rispettino la consegna dell’ #iorestoacasa.
Nel primo caso (scenario base) il picco sarebbe raggiunto il 17 marzo con un numero di nuovi contagiati giornalieri di 4500 (ieri erano 3233). Nel secondo (scenario peggiorativo) il picco si toccherà  il 23 marzo con oltre 5000 nuovi casi giornalieri e una decrescita del contagio assai più lenta. Nel terzo (scenario migliorativo) il picco sarebbe stato previsto per il 17 marzo con poco più di 4000 nuovi casi al giorno.
“La forza del nostro modello è che si riadatta ai parametri man mano che la situazione evolve”, conclude Tonelli. “Certo se poi la gente va al mare invece che stare in casa il nostro algoritmo non può farci nulla, può al più aiutarci a generare uno scenario conseguente in tempi molto brevi”.
Ma rimarrà  un purò esercizio accademico, sarà  pubblicato su riviste scientifiche? “Al momento”, risponde il professore, “la pubblicazione non è la nostra priorità … ogni tanto l’Accademia deve anche ricordare che il pubblicare può essere post-posto al bene sociale. Vorremmo solo dare in questa fase difficile uno strumento in più ai decisori che devono affrontare l’emergenza. La Regione Liguria già  lo sta testando ed utilizzando e a breve le autorità  competenti diranno se ha avuto una utilità  pratica e da ieri lo sperimenta anche la Valle d’Aosta”. Potrebbe anche essere un aiuto per altri paesi ancora in ritardo sull’evoluzione epidemica che potrebbero utilizzare l’esperienza e le buone pratiche italiane. Qualora altre regioni o enti volessero usare il software di simulazione i tre ricercatori a nome dell’Università  di Genova, di Helpy srl e del Rotary Distretto 2032 lo mettono a disposizione gratuitamente.
(da agenzie)

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FABIO CANNAVARO DALLA CINA: “QUA LA POLIZIA TI CONTROLLA A CASA, SE SGARRI TI PORTANO VIA”

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

ORA E’ ALLENATORE DEL GUANGZHOU EVERGRADE: “QUI SONO RIUSCITI A BATTERE IL CORONAVIRUS, SONO RIMASTI TUTTI A CASA E HANNO RISPETTATO LE REGOLE”

“In Cina hanno sconfitto la pandemia perchè hanno seguito le regole delle autorità  e lo hanno fatto tutti insieme”. Messaggio semplice, forte e chiaro.
Lo ribadisce Fabio Cannavaro nell’intervista a Mundo Deportivo parlando dell’emergenza Coronavirus: non più un’epidemia ma un contagio divenuto così virale da spingere l’Organizzazione Mondiale della Sanità  a dichiarare lo stato di pandemia.
L’ex difensore della Nazionale, campione del mondo e Pallone d’Oro 2006, racconta la propria esperienza al di là  della Grande Muraglia (è allenatore del Guangzhou Evergrande) e di come — dai giorni più duri dell’esplosione del Covid-19, il Paese sia riuscito a reagire e uscire dalla fase più critica.
Dobbiamo restare a casa — ha sottolineato Cannavaro, citando anche come sia scrupolosa l’applicazione delle prescrizioni da parte delle autorità  -. La Polizia qui può arrivare in qualsiasi momento per misurarti la temperatura e, soprattutto, per verificare che sei in casa. Altrimenti ti portano via, all’istante.
Pochi giorni fa fu Marcello Lippi, ex commissario tecnico dell’Italia iridata, a spiegare il diverso approccio della Cina rispetto all’Italia (e all’Europa) per fare fronte alla situazione utilizzando accenti molto forti (“in Italia vanno a sciare, qui hanno giustiziato chi è scappato”).
È anche grazie a questa severità  che ha funzionato l’unica arma a disposizione: l’isolamento necessario per evitare che il virus si propaghi.
“Qui sono riusciti a battere il Coronavirus e non vogliono essere infettati di nuovo — ha aggiunto Cannavaro -. Adesso è quasi tutto normale. Un mese fa non si vedeva un’anima in giro, soltanto Polizia e ambulanza. Sono rimasti tutti a casa. Questa è l’unica cosa da fare.”
Ultima riflessione rivolta all’Italia e in particolare alla famiglia che è a Napoli (suo fratello Paolo, ex difensore di Napoli e Sassuolo, è con lui in Cina tra le fila del Guangzhou).
“Mio padre si arrabbia quando mia sorella gli porta del cibo e lo lascia alla porta perchè questo virus è molto pericoloso e bisogna fare attenzione… Il campionato? Speriamo di ricominciare a maggio, noi in squadra non abbiamo avuto nessun caso positivo”

(da Fanpage)

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PIC NIC IN FAMIGLIA, PARTITE A CARTE: SONO MIGLIAIA GLI IRRESPONSABILI DENUNCIATI PER VIOLAZIONE DELLE NORME ANTI-CORONAVIRUS

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

CRONACA DI UN’ITALIA DEMENZIALE

Un pic-nic di famiglia, una partita a briscola, una passeggiata notturna. Si allunga la lista di comportamenti vietati che portano a una denuncia per violazione del decreto contro il coronavirus. Da inizio emergenza sono già  qualche migliaio gli irresponsabili fermati da polizia e carabinieri.
Pic-nic a Napoli
Come le 12 persone che, nonostante le norme governative anti-contagio, avevano organizzato un pic-nic in un parco di Napoli. Attrezzati con sedie, tavolini e alimenti vari, si sono giustificati dicendo che, dopo 5 giorni rinchiusi in casa, avevano bisogno di prendere un po’ d’aria. Ora tutti risponderanno tutti di inosservanza dei provvedimenti disposti dall’autorità .
La partita a carte
Giocavano invece tranquillamente a carte in un circolo ricreativo, in barba al decreto del presidente del Consiglio dei ministri, tre pregiudicati di Catania. Sono stati denunciati dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale e della stazione di Catania Ognina dopo un controllo. I tre uomini, rispettivamente di 47, 54 e 57 anni, non hanno saputo rinunciare alle abitudini precedenti alla pandemia e hanno continuato a comportarsi come se nulla fosse. Durante il blitz dei carabinieri non hanno saputo fornire plausibili spiegazioni in merito alla loro presenza all’interno della struttura. Una situazione aggravata dal fatto che si trovavano vicini tra loro, senza rispettare il prescritto metro di distanza, e senza alcuno strumento protettivo.
Passeggiata di notte
A Ischia due 26enni sono stati denunciati per diffusione colposa di epidemia. I due giovani sono stati sorpresi in strada nonostante fossero stati messii in isolamento dall’Asl. Rientrati dalla Lombardia, i due giovani – potenzialmente portatori del coronavirus – erano in quarantena da diversi giorni. Non hanno saputo però resistere alla tentazione di una passeggiata notturna. Quando hanno avvistato la pattuglia si sono nascosti dietro un muretto ma i militari li hanno raggiunti e denunciati.
Una pecora macellata in strada
In Trentino tre cittadini stranieri sono stati denunciati dopo essere stati sorpresi a sgozzare una pecora e ad abbandonare la carcassa in strada. I carabinieri della Stazione di Castel Ivano (Trento) hanno denunciato i tre uomini per macellazione abusiva, uccisione di animale e inosservanza dei provvedimenti per il contrasto alla diffusione del corona virus.
Il parrucchiere aperto a Bologna
E’ stata invece la segnalazione di alcuni cittadini a fare intervenire la polizia ieri pomeriggio in un negozio di barbiere-parrucchiere a Bologna: era aperto e in attività  in palese violazione del decreto per la prevenzione dei contagi. Gli agenti hanno sorpreso cinque persone nel negozio: un lavoratore di 23 anni e quattro clienti, età  fra i 25 e i 56 anni. Tutti sono stati denunciati per violazione dei provvedimenti dell’autorità . Il negozio è stato chiuso ed è partita anche la segnalazione alla Prefettura per la futura sospensione dell’attività .

(da agenzie)

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NON VOLEVA RINUNCIARE ALL’INTERVENTO DI RINOPLASTICA E HA NASCOSTO DI ESSERE POSITIVO: CONTAGIA MEDICI E INFERMIERI

Marzo 17th, 2020 Riccardo Fucile

INDAGATO PER EPIDEMIA AGGRAVATA, RISCHIA 12 ANNI DI CARCERE

La procura di Aosta ha aperto d’ufficio un fascicolo per epidemia colposa aggravata (fino a 12 anni di carcere la pena in caso di condanna) sul caso dell’èquipe medica dell’ospedale Parini contagiata dal coronavirus.
Chirurgo, anestesista e infermiere stavano per operare un paziente che aveva nascosto i sintomi influenzali e che poi è risultato positivo al tampone.
Il fascicolo è affidato al pm Luca Ceccanti. I fatti sono avvenuti a metà  della scorsa settimana. L’uomo stava per essere sottoposto a un ordinario intervento di rinosettoplastica, ma poi è stato dimesso e confinato all’isolamento domiciliare. E’ stato l’anestesista a insospettirsi, notando un rialzo della temperatura corporea.
Il paziente aveva lavorato in una località  turistica della bassa Valle d’Aosta, venendo a contatto con molti turisti lombardi. Da giorni aveva una lieve tosse e un bruciore agli occhi. Sintomi che non aveva riferito ai sanitari, temendo che l’operazione programmata da tempo potesse essere rinviata, come poi avvenuto.

(da agenzie)

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