Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
LA RIVOLTA DI MEDICI E INFERMIERI CONTRO LA REGIONE PIEMONTE
La rivolta degli eroi della lotta al coronavirus è andata in scena questa mattina, 30 aprile, davanti agli ospedali.
Perchè «La Regione è il Grande assente in questa emergenza. Se avesse aperto un dialogo con i lavoratori della sanità forse molti problemi si sarebbero potuti evitare».
Lo dicono i sindacati della Sanità piemontese che protestano contro quelle che sono le disfunzioni evidenziate in questi 60 giorni di emergenza Covid.
Con le mascherine sul viso, in silenzio, il flash mob organizzato alle Molinette ha coinvolto un centinaio di persone tra medici, infermieri, Oss, personale amministrativo e tecnici di vari reparti.
«Eravamo eroi nei titoloni, ci hanno trattato da straccioni» hanno scritto sui volantini. Al centro della protesta la mancanza di Dpi, le protezioni individuali, le assunzioni sbandierate ma non fatte e la mancata attivazione di un tavolo di confronto sindacati – Regione.
Il flash mob doveva svolgersi in tutta la regione ma « in molte realtà è stata negata l’autorizzazione. L’amministrazione sanitaria lo ha vietato al San Luigi e alla Asl To3». Problemi anche in molte province del Piemonte.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
RISCHIO ALTO PER TORINO, SECONDA PROVINCIA CON PIU’ POSITIVI D’ITALIA.. NELLE CASE DI RIPOSO CONTAGIATO IL 25% DEGLI ANZIANI OSPITI
Nel giorno in cui in Italia si parla di riaperture, il Piemonte resta al palo, in una situazione di stallo che non vede ancora una fase discendente capace di tranquillizzare. Oggi ancora 54 morti (su 300 decessi in tutta Italia, oltre un sesto è piemontese), 3.086 in totale e una crescita di contagi che non diminuisce, 458 più di ieri – quando se n’erano registrati 457 in più – 26.453 dall’inizio dell’epidemia nella regione.
Solo la Lombardia registra numeri più alti, i nuovi contagiati sono 259 in Emilia Romagna e 135 in Veneto.
L’assessore alla sanità Luigi Icardi avrebbe preferito mantenere per dieci giorni ancora la Regione in una fase 1: “L’epidemia da noi è partita con dieci giorni di ritardo da un focolaio lombardo. Siamo indietro”.
Le preoccupazioni maggiori sono per la provincia di Torino, che ieri ha sorpassato quella di Brescia, diventando la seconda provincia con più contagiati d’Italia, tanto che il presidente Alberto Cirio ha scelto di rimandare l’apertura del servizio d’asporto di bar e ristoranti, consentito invece nel resto del Piemonte.
L’ex-ministro del governo Berlusconi Ferruccio Fazio, adesso a capo della task force che deve programmare la riorganizzazione dei servizi territoriali, l’anello più debole del sistema sanitario piemontese, concorda sull’ipotesi che Torino e anche Alessandria possano restare “zone rosse”: “Credo che sia positivo immaginare un passo diverso nei diversi territori. Un conto sono le valli del Piemonte, altro è Torino”.
Ieri la Regione ha aggiornato i dati sul contagio nelle rsa: su 34.180 tamponi, 7.982 sono gli ospiti risultati positivi.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
LA PROTESTA DEI NOSTRI CONNAZIONALI: “BIGLIETTI DEI PREZZI TRIPLICATI, ALTRI PAESI PAGANO FINO AL 75% DEL VIAGGIO”
Scrivono dal Sudamerica, chiedono aiuto via Facebook dall’Australia, organizzano chat sui social, gruppi divisi per nazioni in cerca del volo perduto.
Sono almeno settemila gli italiani bloccati dalla pandemia in giro per il mondo, in viaggio di lavoro o di piacere, dall’Australia all’India, dall’Argentina al Marocco.
I loro voli acquistati da varie compagnie sono stati cancellati, riprogrammati, cancellati a ripetizione. E se l’Italia è tra i Paesi Europei che ha portato a casa più cittadini di tutti gli altri gli altri paesi Ue, 72 mila, chi è ancora bloccato oltre oceano si sente dimenticato.
La protesta dei cittadini
Il ritorno per loro, bloccati in Argentina o a Tenerife, sembra sempre più una miraggio mentre i prezzi salgono. E dai quattro angoli del globo raccontano sì dei voli organizzati grazie dal ministero italiano per riportarli a casa. Alcuni gratuiti ma altri con velivoli commerciali e tariffe doppie, quadruple rispetto al solito, più di duemila euro dall’Argentina, 500 dal Marocco.
E puntano il dito. “Noi siamo cittadini di serie B? Perchè altri paesi fanno tornare gratis i loro concittadini approfittando dei fondi per i rimpatri europei che pagano anche il 75 per cento dei viaggi?”.
Con questo sistema sono tornati a casa 50mila dei 500mila europei: oltre trentamila tedeschi, 3400 spagnoli, 2257 austriaci, 2470 belgi. Quasi duemila cechi, ottocento olandesi. E solo mille italiani. Perche?
La risposta del ministero
Il ministero guidato da Di Maio, che ha messo in piedi 500 diverse operazioni per riportare con aerei di linea e commerciali i nostri concittadini da 105 paesi, dice di aver valutato l’opzione usandola una sola volta “perchè il Regolamento del Meccanismo Unionale di protezione civile prevede che esso possa essere attivato solamente per Paesi in cui non esiste opzione commerciale di rientro, come ribadito dal commissario Lenarcic. E che ci dovevano essere anche altri cittadini europei sul volo”.
Uno dei punti fondamentali che ha spinto il Ministero a scegliere una sola volta questo meccanismo sarebbe che “la Commissione Europea si riserva solo a posteriori di dare il contributo, che va da un minimo dell’8 ad un massimo del 75% a fronte di un anticipo dell’intero costo del volo da parte dello Stato. E oggi la Commissione sta valutando 400 richieste di rimborso per una media di 250 mila euro a volo. Inoltre, l’obbligo introdotto in Italia di distanziamento a bordo degli aeromobili, che devono obbligatoriamente viaggiare dal 28 marzo a circa metà o 1/3 della capacità di carico, rende più complicata l’attivazione del meccanismo ed incide sia sulla necessità di assicurare a bordo una presenza pur minima di altri passeggeri UE (riducendo il numero di italiani trasportabili), sia sul costo del biglietto.
La posizione dell’Europa
La risposta da Bruxelles, che ha riportato a casa con questi fondi 50 mila dei 500 mila europei, dice che non c’è limite numerico. Basta che i voli portino a bordo alcuni cittadini anche di altri partner Ue e soprattutto, spiega un portavoce dell’esecutivo comunitario: “Noi accettiamo tutte richieste da tutti i paesi, ma il meccanismo di protezione civile deve essere attivato dalle autorità nazionali”. E l’Italia lo ha chiesto una unica volta, a febbraio, per un operazione dal Giappone.
Funziona cosi. In pratica è il Paese che organizza il volo e decide che se sia militare, commerciale di linea, per l’Europa è indifferente basta che ospiti nel tragitto anche viaggiatori di altri paesi della Comunità .
Se c’è un volo che organizzato costa ad esempio 200 mila euro, l’Europa può pagare fino al 75% della somma anticipata, il resto tocca allo stato che però, dicono da Bruxelles, raramente chiede il rimborso al suo cittadino. Ed è questo che sperano gli ultimi italiani ancora bloccati all’estero.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
RIVOLTA DEI COMUNI CONTRO I GOVERNATORI DELLE REGIONI: “BASTA PROTAGONISMO”… E ANCHE NUMEROSI SINDACI CALABRESI DI CENTRODESTRA SCARICANO LA SANTELLI
Se il presidente della Calabria Jole Santelli non ritirerà l’ordinanza entro stasera il governo procederà con la diffida. E’ quanto avrebbe sottolineato il ministro delle Autonomie Francesco Boccia nel corso della videoconferenza con le regioni lanciando un appello al governatore. Senza una risposta entro questa sera, avrebbe spiegato, il governo procederà con una diffida e poi ad impugnare il provvedimento.
Boccia ha anche annunciato che il governo valuterà aperture differenziate per Regione a partire dal 18 maggio, sulla base dei dati del contagio che emergeranno dopo il 4 maggio.
Un nuovo tavolo con gli enti locali dovrebbe dunque tenersi nella settimana che si apre l’11 maggio, quando si potranno avere i dati del primo monitoraggio, che sarà effettuato secondo i parametri che indicherà in una circolare il ministro della Salute Roberto Speranza.
Boccia avrebbe anche sottolineato che il 95% delle ordinanze regionali è compatibile con il Dpcm mentre il restante 5% necessità di modiche che verranno fatte entro domenica in base a un confronto costante con il governo e ai chiarimenti previsti nelle Faq di Palazzo Chigi.
I sindaci contro i governatori
Sulla guerra delle ordinanze che coinvolge governo-regioni-comuni è il primo cittadino di Bari e presidente dell’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, Antonio Decaro a lanciare la sfida: “Se volete una sfida da parte degli enti locali noi l’accettiamo – afferma a Tgcom24 – Possiamo iniziare emettendo ordinanze che disapplicano le ordinanze regionali. Abbiamo dimostrato senso di responsabilità ma non accetteremo che si scarichino sulle spalle dei sindaci e delle amministrazioni locali tutti i problemi causati dal coronavirus”.
“Possiamo iniziare sulla base della norma che sterilizzava i nostri poteri a disapplicare le ordinanze regionali, perchè – ha aggiunto Decaro – quel provvedimento dice che i sindaci possono, nel solco del decreto e non in contrasto con esso, fare delle ordinanze. Quindi noi possiamo fare delle ordinanze che seguono il decreto e che di fatto disapplicano le ordinanze regionali. Ci organizziamo e le facciamo da domani mattina”
Decaro si lamenta, inoltre, dell’eccessivo protagonismo dei governatori: “Noi onestamente siamo anche un po’ stanchi del federalismo regionale che si sta trasformando in protagonismo regionale: abbiamo un potere di ordinanza, ai sensi dell’articolo 50 del testo unico sugli enti locali, sulla salute; siamo i responsabili della Protezione civile dei nostri Comuni; eppure proposto al presidente Conte di sterilizzare, con una norma, questo potere. Lo abbiamo fatto per evitare che ogni sindaco, e noi siamo ottomila, si mettesse a firmare ordinanze su una pandemia mondiale che va affrontata con un’unica cabina di regia e con il supporto di un comitato tecnico scientifico, delle autorità sanitarie nazionali”.
“I provvedimenti di divieto decisi nei decreti del presidente del Consiglio dei ministri vengono assunti sulla base di un algoritmo che tiene sotto controllo sia i dati del contagio sia i posti di terapia intensiva- continua il sindaco di Bari. Le decisioni delle Regioni, invece, su quale valutazione si poggiano? Pensate cosa succederebbe se ogni sindaco da domani decidesse che cosa far aprire e che cosa chiudere. Non possono essere le Regioni, con tutto il rispetto per le Regioni – ha detto ancora – a stabilire le linee guida sulla distanza sociale da adottare in un bar e protocolli di sicurezza relativi. Altrimenti quello che abbiamo fatto fino a oggi, tutto il lavoro, svolto anche dai Comuni, per condividere protocolli per riaprire in sicurezza, per esempio, i cantieri, era un lavoro inutile?”
Il no dei sindaci calabresi a Jole Santelli
Levata di scudi di numerosi sindaci della provincia di Crotone contro gli allentamenti delle restrizioni contro la diffusione del Covid 19 contenuti nell’ordinanza della governatrice della Calabria Jole Santelli che di fatto dà inizio alla fase due.
“Molte perplessità – spiega per esempio Amedeo Nicolazzi sindaco di Petilia Policastro e recentemente candidato con la coalizione della Santelli – mi inducono momentaneamente a non recepire l’ordinanza regionale sul coronavirus. Resteranno vigenti fino a nuove disposizioni le precedenti ordinanze sindacali. Un invito a tutta la cittadinanza ad attenersi alle disposizioni contenute”.
A Roccarbarda, il sindaco Nicola Bilotta osserva come “sul nostro territorio comunale, fino a nuove ed ulteriori comunicazioni, sono valide le disposizioni del suddetto Decreto che regolano le aperture delle attività commerciali. Pertanto, non è concessa l’apertura di attività come bar, ristoranti e/o altre, seppure all’aperto e nel rispetto delle normative igienico-sanitarie atte a limitare il contagio dal Covid 19”.
Pure su Mesoraca, “continueranno ad applicarsi le misure restrittive previste dall’attuale Dpcm in vigore fino al 4 maggio”. Lo ha comunicato alla propria popolazione il sindaco Annibale Parise. “A breve emetteremo un’ordinanza in cui verrà specificato quale attività commerciale è possibile aprire e quali dovranno restare chiuse”.
Analoga decisione è stata presa per il proprio Comune da Salvatore Di Vuono, sindaco di Cutro che da alcuni giorni è uscita dalla zona rossa. “Informo tutti i miei concittadini che a Cutro continueranno ad essere in vigore le norme stabilite dall’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri fino al 18 maggio 2020 e che non si applicherà l’ordinanza pubblicata a firma della Presidente della Regione”.
Anche il sindaco di Cotronei Nicola Belcastro ha adottato un’ordinanza in cui si dispone la disapplicazione dell’ordinanza n. 37 della Regione Calabria, ribadendo l’esigenza di rispettare quanto disposto dal Dpcm che prevede l’avvio della fase 2 dal 4 maggio. “Da Sindaco ho adottato questa ordinanza con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini di Cotronei ed evitare rischi, anche alla luce delle tante strutture sanitarie esistenti nel nostro territorio” spiega Belcastro.
“Non ci faremo prendere dalla fretta proprio adesso che i contagi iniziano a scendere, proprio adesso che dovremmo raccogliere i frutti di tanti mesi di sacrifici”. Si legge così in un avviso alla cittadinanza diramato dal Comune di Isola Capo Rizzuto in cui si sottolinea che rimarranno in vigore le restrizioni indicate dai Dpcm e dalle ordinanze sindacali, mentre le misure contenute in quella della presidente della Regione “sono in fase di valutazione e di possibile impugnazione, per cui al momento non sono applicabili in questo comune”.
Un simile avviso è stato diramato dal sindaco di San Nicola Dell’Alto Franco Scarpelli che ha precisato che sul territorio comunale continueranno a valere le disposizioni dei decreti del Presidente del Consiglio.
Lo stesso ha fatto a Carfizzi il sindaco Mario Amato.
Anche il sindaco di Scandale Antonio Barberio ha emesso un’apposita ordinanza per ribadire l’aderenza alle indicazioni del Governo.
A Caccuri il sindaco Marianna Caligiuri ha inteso ribadire l’obbligo di rispettare le norme nazionali in tema di emergenza sanitaria.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
MA SOVRANISTI E POPULISTI SI INALBERANO PERCHE’ CHI NE VORRA’ USUFRUIRE SARANNO SOGGETTO A “SORVEGLIANZA” SU COME LI SPENDE: EVIDENTEMENTE LI VOGLIONO SPUTTANARE, ALTRIMENTI NON AVREBBERO LA CODA DI PAGLIA
Niente condizionalità ma una sorveglianza rafforzata da parte della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea. Come sempre, anche nel MES light sono le righe piccole a fare la differenza mentre è pronto il contratto standard del Mes sanitario, le regole per l’attivazione del Meccanismo europeo di stabilità contro la crisi pandemica. Alberto D’Argenio su Repubblica che la potenza di fuoco è di 240 miliardi accessibili a tutte le capitali della zona euro. Per l’Italia, se il governo deciderà di accedervi, 36 miliardi.
Il “Term sheet” preparato dal direttore generale dell’istituzione, il tedesco Klaus Regling, è stato recapitato ieri sera in via riservata alle Cancellerie dell’eurozona. Una cartella e mezzo divisa in tredici paragrafi che sarà negoziata dai governi fino all’8 maggio, giorno nel quale i ministri delle Finanze saranno chiamati al via libera finale. Ma con sorpresina:
Come deciso il 9 aprile dai titolari delle Finanze e confermato il 23 dai leader Ue, il nuovo “Pandemic Crisis Support” del Mes non prevede condizionalità macroeconomiche di accesso.
Come emerge nel capitoletto sui vincoli di accesso: «I partner che richiederanno l’attivazione si devono impegnare a usare i fondi per finanziare i costi sanitari diretti e indiretti, cure e prevenzione» relativi al Covid.
Queste gli unici vincoli, ben lontani da quelli applicati alla Grecia. Si tratta della formulazione frutto del compromesso tra il ministro Gualtieri e l’olandese Hoekstra all’Eurogruppo di aprile: nessuna condizionalità , ma un uso dei soldi solo per la sanità .
Anche se parlando di costi “indiretti” e “prevenzione” si potrà allargare il campo.
Per evitare di dare l’impressione ai mercati di debolezza, il Mes sanitario sarà a disposizione «di tutti i governi» con una valutazione sulla sostenibilità del debito condotta dalla Commissione ex ante e su tutti i Paesi della zona euro: un pro forma.
Nel tentativo di non evocare i vecchi interventi del Mes, sparisce anche la necessità di firmare un memorandum: i paesi che vorranno accedervi dovranno sottoscrivere un “Pandemic Response Plan”, un piano «standardizzato» identico per tutti.
C’è il passaggio finale sul quale si concentreranno le trattative da qui all’8 maggio. La frase è tecnica: «La Commissione europea chiarirà monitoraggio e sorveglianza in accordo con le regole del “Two Pack”».
Un passaggio obbligato dal Trattato del Meccanismo europeo che implica una “sorveglianza rafforzata” da parte della stessa Commissione e della Bce.
Tuttavia nei prossimi giorni la Commissione dovrebbe chiarire l’interpretazione di questo passaggio, neutralizzandolo: se il monitoraggio trimestrale da parte delle istituzioni Ue è inevitabile, si attende la garanzia che non porterà a condizionalità aggiuntive
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
LA REGIONE LEGHISTA TAGLIA L’INDENNITA’ DI REPERIBILITA’ AD ANESTESISTI E RIANIMATORI E NEGA UN CONGEDO DI 7 GIORNI A CHI SI E’ MASSACRATO NEI TURNI DEI REPARTI COVID… A TOTI INTERESSA SOLO INAUGURARE 10 VOLTE IL PONTE
A parole sono eroi, paladini della lotta al coronavirus. «Ma nei fatti il trattamento riservato ai medici è un po’ diverso — denuncia Marialuisa Pollarolo, presidente regionale di Aaroi-Emac, l’associazione che riunisce anestesisti e rianimatori — A fine aprile molti sanitari si sono visti arrivare una busta paga più bassa di circa il 20 per cento perchè durante l’emergenza l’organizzazione negli ospedali è cambiata e non hanno svolto servizio di reperibilità . Abbiamo ascoltato la promessa della Regione di un premio economico ma poi nei fatti è arrivata questa beffa: chiediamo che venga trovata una soluzione per mantenere quantomeno inalterati gli stipendi, altrimenti il bonus di mille euro arriva da una parte ma viene tolto dall’altra».
Altra richiesta è quella di un congedo extra di sette giorni per i medici dei reparti Covid: «Regalare giorni liberi potrebbe essere un modo per ringraziare chi non si è risparmiato in queste settimane» spiega Pollarolo.
Rivendicazioni a cui la Regione risponde con una nota: «La reperibilità può essere remunerata solo se viene effettuata — si legge — e non è possibile concedere un congedo straordinario perchè il contratto non lo prevede».
Ecco come la Regione leghista è vicina ai medici in prima linea.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
“UNA COSA DEL GENERE NON L’AVEVO MAI VISTA, PURTROPPO NON CREDO SIA FINITA QUI”
“Una schifezza così non l’avevo mai vista”, dice Angelo Pan. Il Covid-19 non lo nomina mai, lo chiama così, “schifezza” e aggiunge: “Purtroppo non credo sia finita qui, l’infezione lascia strascichi con cui dovremo continuare a fare i conti”.
Insomma, “di questo maledetto virus abbiamo imparato tanto, ma sappiamo ancora poco”. I giorni – “terribili, come stare all’inferno, con i malati che continuavano ad arrivare, i letti che non bastavano mai e neanche il tempo di bere un bicchiere d’acqua” – sono passati, ma, racconta l’infettivologo primario del reparto Malattie infettive dell’ospedale di Cremona, “da qualche settimana arrivano pazienti – una persona l’abbiamo appena ricoverata – che a distanza di due mesi da quando hanno avuto l’infezione hanno ancora una febbricola intermittente”.
E poi ci sono gli asintomatici, tutti coloro che, sebbene privi sintomi, possono infettare gli altri, “e sono il vero rischio ora che si andrà a riaprire dopo il lockdown”, precisa il medico, raggiunto al telefono da HuffPost tra un turno e l’altro del suo lavoro in trincea, nell’ospedale che con quello di Crema è stato il più colpito dall’ondata di pandemia che si è abbattuta sul Paese dal 21 febbraio partendo proprio dalla Lombardia.
Dottor Pan, all’inizio si riteneva che il Covid-19 causasse solo danni ai polmoni, poi è emerso che lascia segni anche su cuore, reni, fegato e cervello. Dobbiamo aspettarci altre “scoperte”?
“Penso proprio di sì. All’inizio ci siamo focalizzati sull’aspetto polmonare che era preponderante perchè un gran numero dei ricoverati in ospedale non respirava. Ma ci saranno altre “sorprese”, ogni giorno ne viene fuori una nuova. Da qualche settimana, arrivano pazienti – una persona l’abbiamo appena ricoverata – che a distanza di due mesi da quando hanno avuto l’infezione hanno ancora una febbricola intermittente. Non sappiamo se sia ancora il virus o se si tratta di qualche altra cosa. Ecco, credo non sia finita qui”.
Cosa intende?
“Non siamo di fronte all’influenza neanche per sbaglio, abbiamo la sensazione che questa schifezza inneschi nuove problematiche”.
A quali problematiche si riferisce?
“Forme di infezioni persistenti, ad esempio. Di fronte a queste evidenze, dobbiamo stabilire che tipo di studi ed esami effettuare, usare criteri diagnostici precisi. Anche perchè non abbiamo idea di quale terapia utilizzare”.
Questo per i sintomatici. Ci sono poi gli asintomatici che continuano a risultare positivi al Covid-19 a distanza di mesi.
“Gli asintomatici che eliminano il virus dalle secrezioni sono un rischio per tutti. Specie quando si andrà a riaprire”.
Appunto, parliamo della fase 2, quella della convivenza col virus. Cosa succederà ?
“Mi auguro che la convivenza finirà quando arriverà il vaccino. Nella fase 2 sicuramente ci sarà una discreta quota di persone che può infettarne altre e un’altra che si infetterà ”.
Come scongiurare il rischio?
“Seguendo le indicazioni date dal Governo: indossare la mascherina, mantenere la distanza sociale e lavarsi frequentemente le mani. Non è matematico contrarre l’infezione. Io che sono stato a contatto con pazienti ammalati ma ho sempre rispettato le regole, ne sono la prova. Nella fase 2 bisogna proteggere gli anziani, i soggetti più deboli, e anche i bambini, naturalmente”.
A proposito di bambini: in loro il Covid-19 ha un andamento generalmente benigno, ma ultimamente si sta studiando se esista un nesso tra il nuovo coronavirus e la sindrome di Kawasaki, alla luce di un aumento dei casi riscontrati.
“Sì, guardi, questo virus è una schifezza, una così non l’avevo mai vista e non pensavo di vederla”.
Nel vostro ospedale avete riscontrato un aumento di polmoniti atipiche nei bambini nei mesi precedenti l’esplosione della pandemia?
“Non abbiamo avuto ancora il tempo per verificare, ma prossimamente faremo un’analisi per capire quanti polmoniti Covid e quanti polmoniti nei bambini ci sono “sfuggite” prima che il maledetto virus esplodesse con tutta la sua forza”.
Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms, lo ha definito “un mostro”.
“Ha ragione, è un genio del male, capace di avere facce diverse e causare problemi differenti. La sua capacità di truccarsi e adeguarsi all’ambiente lo rendono il virus peggiore col quale abbiamo avuto a che fare negli ultimi decenni. Per rendersi conto di quanto è terribile, basta vedere il disastro che ha causato”
In Lombardia si poteva fare di più e meglio? È stato commesso qualche errore?
“Forse se il lockdown fosse scattato qualche giorno prima sarebbe stato meglio, ma è facile dirlo a posteriori. Quanto è accaduto nelle Rsa merita una riflessione adeguata: la gestione e le strategie di prevenzione delle infezione in queste strutture vanno riviste e riorganizzate. Complessivamente, spero che l’esperienza maturata serva per gestire situazioni future: speriamo di poter collaborazione meglio in futuro a livello di tutto il sistema sanitario, ospedale, RSA, territorio”.
Ci sarà una seconda ondata?
“Ci saranno altri fuochi, sì. Ma in Lombardia, dove questa schifezza ha lasciato segni così pesanti, siamo pronti a gestire eventuali nuove situazioni. Non vorrei che altrove si sottovalutasse il problema, che resta drammatico. A tal proposito, da medico e sulla base dell’esperienza che ho vissuto, vorrei rivolgere un appello”.
Che appello?
“Vorrei dire alle persone che il personale sanitario – medici e infermieri – escono da questa emergenza drammatica più organizzati ma psicologicamente provati. Quindi è indispensabile che le persone si attengano alle regole, anche per difendere il servizio sanitario nazionale”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
LA POLMONITE DA CORONAVIRUS SI E’ RIPRESENTATA A DISTANZA DI POCHE SETTIMANE
Anche in Lombardia in questi giorni si stanno registrando casi di pazienti guariti dal coronavirus e dimessi dagli ospedali dopo essersi ‘negativizzatì e che, a distanza di qualche settimana, sono ritornati ad essere positivi.
Pazienti ai quali o si è ripresentata la polmonite da Covid e quindi sono stati di nuovo ricoverati oppure si sono riammalati in forma lieve, da richiedere solo l’assistenza a casa con il sistema di telesorveglianza.
Da quanto si è saputo da fonti sanitarie, i casi di persone che sono ritornate di nuovo positive – al momento se ne conoscono 9 – si sono registrati nelle Asst di Lodi e Cremona, le due province tra le prime a dover far fronte all’emergenza coronavirus e tra le più colpite.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2020 Riccardo Fucile
SCRANNI DEL CARROCCIO DESERTI DURANTE LA CERIMONIA PER RICORDARE PASQUALE APICELLA, MORTO A NAPOLI NEL TENTATIVO DI SVENTARE UNA RAPINA…UNA ASSENZA VERGOGNOSA, VISTO CHE I LEGHISTI AVEVANO OCCUPATO L’AULA DI NOTTE CON SELFIE E VIDEO
Banchi affollati di notte, per obbedire all’ordine del capo di occupare il Parlamento, ma deserti al mattino, in uno dei momenti più significativi e commoventi della giornata: la commemorazione di Pasquale Apicella, il poliziotto ucciso a cavallo fra il 26 e il 27 aprile a Napoli, nel tentativo di sventare una rapina.
Quando, poco prima di pranzo, il presidente della Camera Roberto Fico ha dato inizio alla breve cerimonia di cordoglio, rendendo omaggio “al giovane agente deceduto per la risolutezza e il coraggio mostrati nell’adempimento del dovere”, gli scranni della Lega erano quasi completamente deserti.
Su 125 eletti, saranno stati presenti non più di 4 o 5 deputati. Comunque pochi, anche a voler considerare il contingentamento imposto dalle norme di sicurezza anti-coronavirus.
E dire che una quarantina di onorevoli del Carroccio, dieci volte tanto, erano rimasti invece asserragliati nel palazzo fino all’alba, per protestare contro il governo.
Una notte intera trascorsa a scattare selfie e a girare video, subito postati sui social, per testimoniare la “battaglia a oltranza per la democrazia” (copyright di Salvini).
Difesa tuttavia dai leghisti a intermittenza: non di giorno, quando l’aula dedicava un minuto di silenzio all’ultimo caduto delle forze dell’ordine, ma di notte, che fa più notizia.
(da agenzie)
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