Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile LAUREA IN ECONOMIA ALLA BOCCONI, MASTER AD HARVARD, HA LAVORATO ALLA MORGAN STANLEY E ALLA MCKINSEY PRIMA DI DIVENTARE DIRETTORE GENERALE DI VODAFONE
Il manager Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone, si avvia verso la presidenza della
task force voluta dal premier Giuseppe Conte per ricostruire il paese dopo l’emergenza Coronavirus.
La task force sarà composta da economisti, giuristi e scienziati con “compiti larghissimi” e il compito di aiutare l’esecutivo nel difficile compito di rimettere in sesto il paese. Ma chi è Vittorio Colao?
Vittorio Colao è nato a Brescia il 3 ottobre del 1961. Si è laureato in Economia e Commercio alla Bocconi e ha ottenuto un MBA all’Università di Harvard.
Ha iniziato a lavorare a Londra presso Morgan Stanley, per poi tornare a Milano, dove ha lavorato per Mckinsey & Company. E’ diventato di direttore generale di Omnitel Pronto Italia (oggi Vodafone Italia) nel 1996, e dal 2001 è stato CEO regionale di Vodafone per l’Europa meridionale.
L’anno successivo è entrato nel consiglio di amministrazione della società . Ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Rcs MediaGroup dal 2004 al 2006. Poi è tornato al gruppo Vodafone, dove dal 2008 al 2018 è stato amministratore delegato.
(da agenzie)
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Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile L’EX NUMERO UNO DI VODAFONE SCELTO DA CONTE GUIDERA’ UN GRUPPO DI ECCELLENZE DEL PAESE: ECONOMISTI, GIURISTI E SCIENZIATI CON COMPITI LARGHISSIMI E DELEGHE MINISTERIALI
Una task force. Che riunisca alcune delle eccellenze del Paese. Economisti, giuristi e scienziati. Con compiti larghissimi. Con deleghe ministeriali e un mandato preciso: ricostruire il Paese.
In pole position per presiedere questo “comitato” c’e’ un manager internazionale: Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone. à‰ lui infatti l’uomo scelto dal presidente del consiglio, Giuseppe Conte, per aiutare l’esecutivo ad affrontare una situazione d’emergenza come l’attuale. La crisi provocata dal Coronavirus, infatti, da maggio in poi avrà il suo nuovo epicentro nella pesante e drammatica stagnazione economica. Non si tratterà di un’urgenza solo sanitaria. L’opzione, dunque, di Colao ha proprio questa origine.
L’indicazione dell’ex numero uno del gruppo telefonico inglese è nata dopo una serie di contatti avviati la scorsa settimana. E per la costituzione di questa task force sono stati consutati sia i partiti che compongono la maggioranza, sia il Quirinale. La ricerca era volta a individuare figure con una autorevolezza internazionale indiscussa. Non a caso, nell’esecutivo, si era pensato anche a Mario Draghi.
L’idea parte dalla necessità di impostare un modello sociale e economico per i prossimi mesi. L’attenzione si concentrerà in particolare sui mesi che precederanno la scoperta del vaccino contro il Coronavirus. Fino a quel momento l’Italia – è la riflessione che Palazzo Chigi e Colle hanno svolto in questi giorni – avrà bisogno di un sistema di convivenza civile capace di semplificare lo svolgersi ordinato della vita dei cittadini. E anche di dare una prospettiva all’economia del Paese che rischia un crollo del Pil senza precedenti: superiore al 10 per cento, come nel 1945.
Naturalmente la task force farà riferimento alla presidenza del consiglio, ma di fatto assumerà una parte delle competenze di alcuni ministeri. Una vera e propria rivoluzione. Del resto lo schema cui si fa riferimento nella preparazione di questo gruppo di lavoro è il Comitato interministeriale per la ricostruzione che venne istituito proprio nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale.
(da “La Repubblica”)
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Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile LA PROSSIMA VOLTA SI INFORMINO: E’ IGNIFUGA…. E ATTENTI ALL’ACCENDINO, POTRESTE BRUCIARVI
In un video rimbalzato su Twitter da La Provincia di Biella possiamo ammirare tre militanti di Forza
Nuova che tentano di bruciare la bandiera dell’Europa ma non ci riescono perchè, come sappiamo da quando ci provò un brexiter qualche anno fa rimediando una figura barbina, è ignifuga.
Il giornale pubblica il comunicato stampa del coordinamento Regione Piemonte e Valle d’Aosta di Forza Nuova: ““Oggi Forza Nuova, pur rispettando le dovute precauzioni antivirus, ha inteso evadere momentaneamente violando la quarantena che tutto ha fermato, dal lavoro alla Messa, bruciando l’effigie di questa impossibilità di futuro: la bandiera azzurra con le stelle gialle. Bandiera che rappresenta il ricatto del ricorso all’usura del MES, simbolo di miseria garantita per volontà di uno strapotere straniero”.
In verità le “preacauzioni antivirus” non sono state rispettate perchè uno dei militanti ha la mascherina abbassata ed è vietato ogni assembramento.
In subordine è una balla che l’Italia abbia fatto ricorso al Mes perchè nessuno l’ha richiesto.
In terzo luogo il Mes rivisitato dalla Ue non prevede alcuna usura o ricatto, visto che si tratta si usufruire di un prestito a tasso zero pari al 2% del Pil nazionale : in pratica l’Italia avrebbe 37 miliardi sull’unghia da spendere per l’emergenza sanitaria.
Se qualcuno pensa di poterne fare a meno trovi i soldi altrove e non rompa i coglioni.
(da agenzie)
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Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile LO SHOW CONTRO L’EUROPA CHE NON CI REGALA SOLDI DURA POCHI MINUTI INVECE CHE UN’ORA… E’ BASTATO CHE UN AGENTE DICESSE: “HA FINITO DI SUONARE?” E LA RIVOLUZIONE SOVRANISTA E’ FINITA IN FARSA
Non è finita benissimo la protesta di Francesca Donato contro il Mes. L’europarlamentare antieuropeista della Lega aveva organizzato un flashmob intorno a mezzogiorno, nonostante il periodo di autoisolamento causato dall’emergenza coronavirus.
L’esponente leghista aveva chiesto ai suoi followers di scendere in strada e suonare il clacson della propria automobile per protestare contro la decisione dell’Eurogruppo di ieri, che ha dato il via libera all’impiego di un Mes-light per fronteggiare la crisi economica che inevitabilmente sta incombendo sul continente dopo queste fasi di blocco produttivo.
Ma il suo appello è rimasto inascoltato, visto che non l’ha considerata nessuno.
Mentre Francesca Donato stava comunicando la linea leghista in diretta Facebook suonando il clacson in maniera ininterrotta per cinque minuti subito dopo mezzogiorno, è infatti arrivata una pattuglia delle forze dell’ordine che si è avvicinata all’eurodeputata leghista e che le hanno chiesto conto di quello che stava facendo: «Ha finito di suonare?» — si sente in sottofondo, mentre la Donato si stava affrettando a interrompere la diretta:
«Mi devo fermare — ha detto l’europarlamentare — perchè è arrivata la polizia e devo dare spiegazioni su quello che sto facendo».
La rivoluzione sovranista è rinviata a nuova data
(da agenzie)
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Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile FDI (12,9%) E FORZA ITALIA (6,2% NON RIESCONO AD ASSORBIRE IL CALO DELLA LEGA
I sondaggi di Index Research per Piazzapulita confermano il trend di queste settimane che vede la
Lega in calo costante: in questa rilevazione il Carroccio perde lo 0,6 ma l’istituto dà da molto tempo Salvini & Co. sotto la soglia del 30%.
Nel sondaggio di Agorà di ieri la Lega perdeva più di un punto percentuale. Il Partito Democratico invece guadagna uno 0,2% ed è al 22,1%, piuttosto vicino alla Lega e piuttosto lontano dal MoVimento 5 Stelle, stimato in crescita ma ancora molto male rispetto alle politiche 2018.
Fratelli d’Italia (12,9%) continua la sua crescita (+0,1%) ma non sembra riuscire a sfondare e ad approfittare pienamente dell’emorragia di voti di Salvini, così come Forza Italia che rimane stabile al 6,2%, mentre Italia Viva è al 4,5%.
Per quanto riguarda gli altri partiti le variazioni non sono significative: Azione di Calenda rimane al 2,2%, +Europa è al 2,1%, Cambiamo di Toti allo 0,5%.
(da agenzie)
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Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile “IL LOS ANGELES TIMES CI CLASSIFICO’ AL 10° POSTO NEL MONDO, PRIMI IN EUROPA, MA IN REGIONE LOMBARDIA SE NE EBBERO A MALE PERCHE’ VOLEVANO TRASFERIRE SETTORI AL PRIVATO”
Il Fatto Quotidiano oggi pubblica un’intervista a Lucio Mastromatteo, ex direttore generale degli Spedali Civili di Brescia dal ’98 al 2008, che spiega in modo assai colorito la sconfitta della sanità lombarda di fronte all’emergenza Coronavirus:
Come siamo arrivati a questo punto soprattutto a Bergamo e Brescia?
In Lombardia pensavamo di essere un’eccellenza. Oggi la tragedia ci dice che siamo sotto la sufficienza. La sanità pubblica è stata azzoppata e mortificata in tutti i modi. Sia quella ospedaliera sia quella di prevenzione, la medicina di territorio e di comunità . Non si spiega altrimenti la tragedia che stiamo vivendo. In queste province abbiamo fior di cervelli, la tecnologia, l’università e ci facciamo fregare così da un virus
Il modello lombardo non è poi così virtuoso?
È un male antico. Ero direttore del Civile e un giorno il professor Callegari mi dice: ‘Ha letto il Los Angeles Times? Siete al decimo posto nella classifica degli ospedali del mondo!’. Un’agenzia indipendente americana era venuta a osservarci e aveva riconosciuto l’eccellenza della struttura. Eravamo balzati al primo posto in Europa.
Il sottosegretario Onu Staffan De Mistura si fermò con noi una giornata intera per conoscerci. Ma in Regione Lombardia non erano per niente entusiasti, non gradivano che un ospedale pubblico salisse in quel modo. Formigoni puntava sul privato. E la Regione ci ha sempre ostacolato.
Cosa le dissero allora?
Non una parola sul riconoscimento Usa. Solo che dovevo tagliare, tagliare, tagliare, avrei dovuto chiudere il 30% dell’ospedale perchè era inutile. Qualcosa ho dovuto fare, ma a molti tagli ho detto no. E non ho mai preso il premio del 20% di stipendio a differenza di tanti miei colleghi.
Come bisogna riprogrammare il sistema?
Investendo tutto quello che serve. Oggi è chiaro che la sanità pubblica è l’industria strategica numero uno nel mondo. Investiamo in prevenzione, perchè la catastrofe sembra sempre lontana finchè non ci scivoli dentro. E poi curiamo gli ospedali, che sono come un fratello maggiore, sempre lì 24 ore su 24, pronti a tenderti una mano quando serve. Affidiamoci al merito. Premiamo davvero chi lo merita, con tutto il cuore.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile NON A CASO L’INTERVISTA RILASCIATA SULL’ORGANO DI CONFINDUSTRIA… QUANDO I POTERI FORTI CHIAMANO, I SOVRANISTI SCATTANO SULL’ATTENTI
Aprire tutto, ‘chè non è niente di grave. Anzi, no: chiudere tutto perchè la situazione è disperata.
Oppure: cominciamo a riaprire ‘chè il peggio è passato.
Matteo Salvini oggi rilascia un’intervista al Sole 24 Ore, organo della Confindustria, per annunciare il suo miliardesimo cambio di rotta durante l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19.
E pensare che il popolo ancora non s’era dimenticato il famoso video in cui diceva “Riaprire, riaprire, riaprire!”.
Nell’intervista rilasciata a Barbara Flammeri il Capitano la butta sul primato della politica e sostiene che negli altri paesi (ovvero Germania, Polonia e Ungheria: non esattamente il cuore dell’Europa…) sia già tutto aperto:
A proposito di rimettersi in moto: c’è un forte pressing delle imprese a riaprire, ma per gli esperti della Sanità potrebbe essere pericoloso. Lei da che parte sta?
Io penso che la politica debba recuperare il suo ruolo e quindi dopo aver ascoltato gli esperti debba assumersi l’onere della scelta. La maggioranza delle aziende in Germania è aperta, in Polonia e Ungheria pure e in generale sono in attività quelle degli altri Paesi del Nord.”
Quello di Salvini è chiaramente un gioco politico. In questo momento c’è una grande pressione sul governo per le riaperture da parte del mondo produttivo e Salvini si schiera con la Confindustria.
Già che c’è, il Capitano dice anche sì a Mario Draghi presidente del Consiglio. Lo stesso Draghi che fino a ieri aveva additato come nemico dell’Italia e considerato un pericolo.
(da agenzie)
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Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile QUANDO CERTO GIORNALISMO SOVRANISTA ISTIGA A VIOLARE LE LEGGI E IL BUON SENSO
C’è solo una ragione per cui i numeri del contagio in Italia si stanno abbassando: la quarantena e la limitazione degli spostamenti. Una dura realtà per tutti, costretti a rimanere in casa, a lavorare da casa e a non aver la possibilità di trascorrere ore all’aria aperte in queste giornate dal tepore primaverile.
Ma questo è necessario per contenere il Coronavirus e i dati lo stanno confermando. Ma Vittorio Feltri ne ha le ‘scatole piene’ e dice che non è più necessario. Anzi, sostiene che sia meglio l’infezione che rimanere in casa.
«Si dà il caso che le cosiddette autorità non abbiano difficoltà a punire un trasgressore, dieci, cento trasgressori, tuttavia se questi diventanomille o diecimila, ‘salutame a soreta’, bisogna prenderne atto e mutare le regole. Se una norma è ingiusta e si protrae nel tempo è fatale che non venga osservata», scrive Vittorio Feltri nel suo editoriale. Insomma, secondo il direttore di Libero, la limitazione degli spostamenti è un provvedimento ingiusto. Nel resto del suo articolo, parla anche di detenzione, paragonando la situazione degli italiani a quella dei carcerati.
E questo non basta. «È ora di finirla con restrizioni degne di un campo di concentramento […]. Meglio sfidare l’infezione piuttosto sorbirsi lezioni di medicina che servono solo a fracassarti l’apparato riproduttivo», prosegue Vittorio Feltri.
I numeri, però, non possono ancora farci stare tranquilli. Perchè se la curva dei contagi sembra essere in discesa, pare evidente che il minimo errore possa portare a un’impennata di nuovi casi. Per questo lo stare a casa è l’unica soluzione possibile
E lo stanno facendo praticamente in tutto il mondo, anche gli inglesi che parlavano di immunità di gregge, concetto completamente errato vista la virulenza del Coronavirus. Occorre resistere e non cedere ai richiami affabulatori delle sirene di Omeriana memoria. La prossima data sembra essere quella di lunedì 4 maggio. Se tutto andrà bene (anzi, meglio) si potrà tornare a una realtà che, comunque, sarà diversa da prima.
(da agenzie)
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Aprile 10th, 2020 Riccardo Fucile GLI EUROBOND NON SI POSSONO FARE SE GLI STATI NON VERSANO DI PIU’ ALLA UE… IL MES SOLO DEGLI STOLTI POSSONO RIFIUTARLO (PER L’ITALIA SAREBBERO 39 MILIARDI)… C’E’ UNA SOLA VERITA’: NESSUNO CI VUOLE MALE IN EUROPA, SIAMO NOI CHE NON SIAMO CREDIBILI
Alla fine tanto tuonò che NON piovve. Gli eurobond non ci saranno e non poteva essere altrimenti. 
Per essere chiari: o si amplia il bilancio europeo (più versamenti degli stati membri o una sorta di tassa europea) oppure gli eurobond non si possono fare.
Il punto spesso non viene spiegato bene ma è dirimente. Se un ente europeo emette eurobond per distribuire soldini “gratis” agli stati membri, quel debito comune va poi ripagato, chi lo ripaga se non si prevede un corrispondente afflusso di nuove risorse? Andremo quindi avanti con prestiti a tassi molto bassi (che per noi sono comunque una manna dal cielo) assicurati dai vari istituti europei. Verosimilmente secondo quanto emerso dall’Eurogruppo di ieri avremo:
1. Il fondo SURE, cioè prestiti per i sussidi alla disoccupazione (100 miliardi totali)
2. Il MES, cioè prestiti condizionati ma che non avranno condizioni per le spese sanitarie (fino a 2% del PIL, per l’Italia circa 35 miliardi)
3. La BEI (Banca Europea per gli Investimenti) per i prestiti alle imprese (200 miliardi totali)
4. Fondo per il rilancio (Recovery Fund). Un fondo da 500 miliardi, i cui contorni sono ancora da discutere e i cui tempi di erogazione non saranno brevissimi.
Su questo strumento si giocherà la prossima (credo inutile) battaglia per avere una mutualizzazione del debito. Germania e Olanda hanno già ribadito che i futuri Recoverybond non saranno eurobond sotto altro nome.
Il punto è che uno stato che da anni non mantiene le promesse sul ridimensionamento del suo rapporto debito/PIL, che non cresce economicamente, che ha una produttività stagnante, che attribuisce alla UE i suoi problemi e che non fa una sola delle riforme strutturali che sarebbero necessarie, non ha proprio la credibilità per chiedere qualcosa di più.
Questa credibilità non l’ha nemmeno il presidente Conte 2, il cui fratello gemello (Conte 1) presiedeva un governo che aveva giurato di non “cedere di un millimetro” sulla violazione dei vincoli europei e che ha partorito quel provvedimento criminale che va sotto il nome di Quota 100.
Lo stesso Conte 1 che con prosopopea insopportabile aveva detto che avrebbe spiegato alla precedente Commissione Europea la manovra economica del 2019 che, evidentemente, la Commissione aveva rifiutato perchè non ne aveva capite le straordinarie potenzialità di crescita (“Sara un anno bellissimo”).
È solo lo spauracchio di Salvini che rende Conte 2 un interlocutore apprezzato e rispettato dalle altre cancellerie europee.
Il nostro presidente del consiglio non ha neppure provato a fare qualche mezza promessa post crisi sui conti italiani, un mezzo impegno, un abbozzo di piano di riforme da presentare come specchietto per le allodole.
Le uniche cose che ha saputo fare sono state appellarsi alla solidarietà europea, rifiutare il MES a priori e minacciare di fare da solo se non avesse ottenuto gli eurobond.
In pratica ha agitato una pistola scarica, ha fatto un bluff inutile che ha ispirato tenerezza più che spaventare qualcuno. La verità è che l’Italia è già tecnicamente fallita, se dovesse davvero procurarsi tutti i fondi di cui necessità sul mercato avrebbe delle difficoltà quasi insormontabili.
Ricordate le inopportune dichiarazioni del presidente della BCE Lagarde il 12 marzo? Qualcuno le interpretò come un disimpegno della Banca Centrale (o di tutta la UE) da forti iniziative comuni per gestire l’emergenza.
Bastò quel sospetto a far crollare la borsa e a far volare lo spread. In altre parole i mercati non hanno nessuna fiducia che l’Italia possa farcela da sola. Se vogliamo vederla da un’altra prospettiva chi pensa davvero di potercela fare da solo non batte ostinatamente sul tasto eurobond come un martello. Una pistola scarica dunque, un po’ come andare in banca e minacciare di rivolgersi a uno strozzino se non si ottiene il prestito richiesto.
L’unica vera arma che abbiamo è il fatto che gli stati europei sono talmente integrati economicamente e finanziariamente che un nostro tracollo danneggerebbe anche i nostri partner, un po’ come avviene con una cordata di alpinisti legati tra loro.
Ma questo può essere sufficiente a ottenere qualche strattone nei momenti di difficoltà , non certo per pretendere di essere tirati su di peso a tempo indeterminato. Se continuiamo a minacciare di buttarci di sotto qualcuno potrebbe decidere di tagliare la corda.
Questa possibilità (ancora molto remota) gli stati virtuosi non se la vogliono levare legandosi ulteriormente a noi.
La cosa davvero impressionante è la compattezza del nostro paese nel non capire le ragioni altrui.
Tutti, dagli euro scettici ai più sinceri europeisti, sono assolutamente convinti che la UE ci abbia e ci stia rubando qualcosa, che ci tratti male, che ci neghi dei diritti o che sia vittima di biechi istinti egoisti.
Tutti, indistintamente, aspettiamo che la soluzione dei nostri problemi venga da fuori, che si chiami welfare europeo, eurobond, investimenti comuni, perequazione tra stati, ecc. ecc., aspettiamo immobili una soluzione dall’esterno perchè dall’esterno sarebbe venuta la causa dei nostri mali.
D’altronde lo sanno tutti che “gli altri” temono così tanto il nostro genio economico che vogliono distruggerci giocando sporco giusto?
L’idea di modernizzare, riformare e rendere più efficiente e dinamico il nostro stato non è un’opzione che prendiamo seriamente in considerazione.
Ecco che anche il moderato Calenda si impegna in una ridicola lettera aperta in cui ricorda una nostra inesistente solidarietà nel 1953 quando furono abbonati i debiti di guerra ai tedeschi (in realtà le cose andarono in modo diverso).
Ecco che l’Olanda viene dipinta come uno stato sleale che grazie al fatto di essere un “paradiso fiscale” ci ruba dei soldi che in qualche modo ci deve restituire.
Poi quando un giornale in Germania sottolinea che i fondi in Italia spesso sono intercettati dalla criminalità organizzata (cosa che noi ci ripetiamo una volta al giorno), il nostro insipiente ministro degli esteri, mal consigliato da pessimi traduttori, chiede al governo tedesco di sconfessarlo.
Ma i governi non censurano le opinioni della libera stampa negli stati democratici. Per carità cristiana vi risparmio non solo i titoli di alcuni nostri giornali su stati e leader europei, ma anche i giudizi cafoni di alcuni nostri politici.
Eppure mai la Merkel ha chiesto al nostro governo di intervenire per un articolo di Libero o del Giornale, sarebbe intollerabile, lo capirà quel dilettante allo sbaraglio di Di Maio?
Per concludere: la crisi determinata dal CoV-SARS-2 sarà durissima.
Le previsioni più accreditate danno una discesa del PIL a due cifre (che è tantissimo), la solidarietà europea (Quantitative Easing compreso) sarà a termine e finirà con l’emergenza stessa o poco dopo.
L’Italia che a distanza di 10 anni e per colpe proprie neanche era riuscita a riprendersi dall’ultima crisi, si ritroverà con un’economia ulteriormente indebolita e con un debito monster.
Si dice che le grandi crisi spingono a fare grandi cambiamenti ma io, sperando di sbagliarmi, non credo che avverrà . Troika o non Troika, eurobond o non eurobond, dobbiamo seriamente cominciare ad accettare l’idea che saremo costretti ad abbassare il nostro stile di vita.
Mentre finisco quest’articolo ne ho la conferma: il capo politico del M5S Vito Crimi (quello del complotto dei piedi sporchi) scrive, tra l’altro, sul suo profilo Facebook:
“Non importa quanto siano ridotte le condizionalità , Il Movimento 5 Stelle continua a sostenere la linea di sempre, che è anche la linea del governo più volte rivendicata dal Presidente Conte: sì Eurobond, no MES.
Pare proprio che il nostro paese rifiuterà decine di miliardi di prestiti a basso tasso d’interesse per interventi sanitari per pura ideologia, per una sciocca promessa fatta allo zoccolo duro dell’elettorato più ignorante.
Voi li fareste gli eurobond con uno stato che ha questa classe politica? Una classe politica che in un momento così drammatico si impegna in assurde schermaglie elettorali? Io onestamente no.
(da “NextQuotidiano”)
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