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CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA: I RITARDI DELLE REGIONI NEL TRASMETTERE LE DOMANDE DECRETATE ALL’INPS

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

AGGIORNAMENTO DI OGGI: SU 500.000 RICHIESTE AZIENDALI SONO ARRIVATE ALL’INPS SOLO 157,102 (88.297 GIA’ AUTORIZZATE)…   LA REGIONE LOMBARDIA A FRONTE DI 66.000 RICHIESTE AZIENDALI NE HA TRASMESSE SOLO 8.582 (E POI SALVINI ACCUSA IL GOVERNO)

Sono solo poco più di 38mila i lavoratori che hanno ricevuto la cassa integrazione in deroga, l’ammortizzatore gestito dalle Regioni che dopo aver firmato un accordo quadro con sindacati e datori di lavoro devono esaminarle, istruire le pratiche e girarle all’Inps per il pagamento.
Continua dunque a procedere a rilento la macchina che dovrebbe garantire un sostegno a 3 milioni di dipendenti delle piccole e piccolissime imprese escluse dalla cassa ordinaria.
Stando ai dati diffusi dall’istituto di previdenza l’1 maggio, le domande aziendali decretate dalle Regioni sono 157.102 e tra queste solo 88.297 sono state autorizzate dall’Inps. E 18.652 sono state pagate a una platea pari a 38.221 beneficiari.
A fronte di un totale di almeno 500mila attività  che hanno finora chiesto l’ammortizzatore per 1,2 milioni di lavoratori.
Stando ai dati Inps però la Lombardia è tra le Regioni che risultano più indietro, con solo 8.582 domande decretate su 66.000 domande aziendali decretate, mentre il Lazio risulta a buon punto con 30.901 domande decretate, pari a quasi metà  di quelle pervenute
Bene anche la Campania, l’Emilia-Romagna   e il Veneto.

(da agenzie)

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I NUMERI RIVELANO CHI COMANDA IN ITALIA: LE LOBBY INDUSTRIALI E FINANZIARIE

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

IL 69,6% DEI LAVORATORI HA SEMPRE CONTINUATO A LAVORARE, LUNEDI’ TORNA IN SERVIZIO UN ALTRO 18,9%… IL BLUFF DELLA STRETTA INESISTENTE: IL 31,5% DEI CONTAGIATI IN LOMBARDIA HA PRESO IL VIRUS SUL POSTO DI LAVORO (DATI INAIL)

Sono 4,4 milioni e portano con sè alcuni “paradossi”. Nei giorni dell’imperativo di tutelare gli anziani, hanno un’età  media più avanzata. E nonostante i territori più colpiti dalla pandemia siano al Nord, proprio lì si dovranno attivare maggiormente.
Sono infatti queste alcune delle caratteristiche dei lavoratori che dal 4 maggio, secondo quanto stabilito dal decreto del 26 aprile, riprenderanno la propria attività  lavorativa. Ne restano 2,7 milioni che continueranno a restare a casa in attesa di successive misure governative.
Eh sì, perchè in realta la stretta non è mai esistita in Italia.
I dati parlano chiaro: su 23,3 milioni di lavoratori in Italia, 16,2 milioni hanno continuato a lavorare perchè le aziende non hanno mai chiuso (pari al 69,6%).
Del 30,4% che fino a ieri non lavorava, lunedi tornano in attivita’ 4,4 milioni pari al 18,9%.
Rimane un 11,5% che deve aspettare ancora una/ due settimane ( circa 2,7 mlioni di lavoratori).
Se si guardano i dati Inail sui contagiati, ben il 31,5% dei Lombardi positivi hanno contratto il virus sui posti di lavoro. In Piemonte il 13,4%, in Emilia- Romagna il 10,1%, in Veneto il 9,2%, in Toscana il 5,5%, in Liguria il 3,7%.
Quanti di questi casi si sarebbero potuti evitare con una chiusura reale delle aziende “non essenziali”, quante vite umane si sarebbero salvate se non si fossero chiusi entrambi gli occhi   su attività  che con una autocertificazione farlocca hanno tenuto aperto pur non avendo nulla di essenziale?

(da agenzie)

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LA FRANCIA PROROGA LO STATO DI EMERGENZA FINO AL 24 LUGLIO, IN RUSSIA 10.000 NUOVI CONTAGIATI IN 24 ORE

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

IN ITALIA NON BASTANO 28.710 VITTIME PER INDURRE ALLA PRUDENZA

Prorogato fino al 24 luglio lo stato d’emergenza sanitaria in Francia, a causa dell’andamento della pandemia da coronavirus sul territorio.
Lo ha annunciato il ministro della Sanità , Olivier Vèran. Lo stato d’emergenza era entrato in vigore il 24 marzo e sarebbe dovuto durare fino al 23 maggio.
La proroga è stata decisa dal Consiglio dei ministri sotto forma di progetto di legge che dovrà  essere approvato dal Parlamento dopo un dibattito che comincerà  lunedì.
Nel progetto di legge si sottolinea che sarebbe «prematuro» lasciare scadere lo stato d’emergenza senza prorogarlo, poichè esistono «rischi di ripresa epidemica nel caso di improvvisa interruzione delle misure in corso».
Nuovo picco di contagi in 24 ore in Russia.
Oggi, 2 maggio, sono quasi 10mila (9.623) i nuovi casi positivi registrati. In totale ci sono ora oltre 124mila casi e un bilancio di 1.222 morti.
A Mosca, dove ufficialmente ci sono 57.300 casi, il sindaco Sergei Sobyanin ha riferito che «in base a test effettuati su vari gruppi il numero reale di contagiati è intorno al 2% della popolazione», ossia 250mila persone.

(da agenzie)

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LIGURIA, 81 SINDACI (ANCHE DI CENTRODESTRA) CONTRO TOTI: “BASTA ORDINANZE DELLA REGIONE, LA FINISCA CON IL PROTAGONISMO, ABBIAMO LA PIU’ ALTA PERCENTUALE NAZIONALE DI CONTAGI”

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

L’APPELLO FIRMATO ANCHE DAI SINDACI DI CENTRODESTRA DI SAVONA E IMPERIA

81 sindaci, anche del centro destra come quelli di Savona e Imperia, e poi molti consiglieri comunali scrivono al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti per chiedergli di “non fare ulteriori ordinanze” e coordinarsi con i comuni nella gestione della riapertura anche in consideraizone del fatto che ilPprimo Maggio la Liguria ha avuto “la più alta percentuale di crescita di contagiati” dal coronavirus.
Toti cerca di fare il finto tonto e nel pomeriggio risponde stizzito con una nota: “Non c’è nessun contrasto con i Sindaci, anche se qualcuno vorrebbe utilizzare questo momento per alimentare uno scontro politico che non esiste. Come chiediamo autonomia a Roma, mai interverremo sui Sindaci e sulle loro ordinanze. I primi cittadini conoscono bene i loro territori e se riterranno di dover adottare provvedimenti più restrittivi si confronteranno con i propri cittadini, commercianti, imprenditori.
Ecco il testo dell’appello dei sindaci seguito dai firmatari:
“Da Amministratori Locali, condividiamo l’esigenza e la volontà  di favorire al più presto una riapertura, possibilmente anche anticipata, delle diverse attività  economiche per permettere la ripresa e il rilancio dei nostri territori, ma chiediamo che questa avvenga di concerto con il Governo e con i Comuni per evitare ulteriore confusione.
Di fronte alla situazione di caos normativo venutasi a creare negli ultimi giorni, che non permette al cittadino di conoscere facilmente le misure in vigore e quindi di adottare i comportamenti corretti, invitiamo quindi la Regione Liguria a non procedere oltre con proprie autonome ordinanze nella gestione della Fase 2, privilegiando realismo e senso di responsabilità .
In linea con quanto affermato dal Presidente di ANCI, Antonio Decaro, che ha giustamente stigmatizzato il “protagonismo regionale” al quale stiamo assistendo, e in conformità  con le Linee Guida indicate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute, chiediamo e ribadiamo la necessità  di una coerenza istituzionale tra le decisioni assunte dallo Stato centrale e dagli Enti Territoriali.
Chiediamo inoltre, alla Regione di mantenere alta l’attenzione sul fronte sanitario, in quanto i dati dell’epidemia riferiti alla Liguria non permettono abbassamenti dei livelli di guardia (il primo di maggio si è registrata la più alta percentuale di crescita di contagiati , +1,63%, con la Lombardia al +0,97% e con la media nazionale al +0,60%)”.
Fabio Natta — Consigliere Nazionale ANCI e Sindaco del Comune di Cesio (IM)
Ilaria Caprioglio — Sindaco del Comune di Savona (SV)
Gianluca Tinfena — Consigliere Nazionale ANCI e Vice Sindaco del Comune di Arcola (SP)
Simone Franceschi — Consigliere Nazionale ANCI e Sindaco del Comune di Vobbia (GE)
Valentina Ghio — Consigliere Nazionale ANCI e Sindaco del Comune di Sestri Levante(GE)
Enrico Ioculano — Consigliere Nazionale ANCI e Consigliere Comunale del Comune di Ventimiglia(IM
On. Luca Pastorino — Presidente Commissione Turismo ANCI e Consigliere Comunale del Comune di Bogliasco (GE)
Claudio Scajola — Sindaco del Comune di Imperia (IM)
Domenico Abbo — Presidente Provincia di Imperia e Sindaco del Comune di Lucinasco (IM)
Angelo Galtieri — Sindaco reggente del Comune di Alassio (SV)
Fabrizia Pecunia — Sindaco del Comune di Riomaggiore (SP)
Daniele Montebello — Sindaco del Comune di Castelnuovo Magra (SP)
Riccardo Tomatis — Sindaco del Comune di Albenga (SV)
Giancarlo Campora — Sindaco del Comune di Campomorone (GE)
Monica Giuliano — Sindaco del Comune di Vado Ligure (SV)
Monica Paganini — Sindaco del Comune di Arcola (SP)
Luigi Gambino — Sindaco di del Comune di Arenzano (GE)
Ilario Agata — Sindaco del Comune di Levanto (SP)
Alberto Battilani — Sindaco del Comune di Bolano (SP)
Marina Lombardi — Sindaco del Comune di Stella (SV)
Paola Sisti — Sindaco di Santo Stefano di Magra (SP)
Nicola Isetta — Sindaco   del Comune di Quiliano (SV)
Armando Sanna — Sindaco del Comune di Sant’Olcese (GE)
Caterina Mordeglia — Sindaco del Comune di Celle Ligure (SV)
Luigi Romano — Sindaco del Comune di Ceriale (SV)
Rosa Oliveri — Sindaco del Comune di Ronco Scrivia (GE)
Emanuela Molinari — Sindaco del Comune di Ceranesi (GE)
Ilvo Calvia — Sindaco del Comune di Pontedassio (IM)
Alessandro Silvestri — Sindaco del Comune di Luni (SP)
Mattia Fiorini — Sindaco del Comune di Spotorno (SV)
Angela Negri — Sindaco del Comune di Serra Riccò (GE)
Roberto Arboscello — Sindaco del Comune di Bergeggi (SV)
Emanuele Moggia — Sindaco del Comune di Monterosso al Mare (SP)
Roberto Barelli — Sindaco del Comune di Orco Feglino (SV)
Francesco Olivari — Sindaco del Comune di Camogli (GE)
Maurizio Beltrami — Sindaco del Comune di Torriglia (GE)
Gianluca Nasuti — Sindaco di Albissola Marina (SV)
Luigino Dellerba — Sindaco del Comune di Aurigo (IM)
Alessandra Avegno — Sindaco del Comune di Deiva Marina (SP)
Mirko Ferrando — Sindaco del Comune di Mele (GE)
Gianluigi Brisca — Sindaco del Comune di Bogliasco (GE)
Massimiliano Mela — Sindaco del Comune di Borgomaro (IM)
Maria Grazia Grondona — Sindaco del Comune di Mignanego (GE)
Fernanda Gandolfi — Sindaco del Comune di Caravonica (IM)
Lucio Fossati — Sindaco del Comune di Noli (SV)
Katia Piccardo — Sindaco del Comune di Rossiglione (GE)
Lina Cha – Sindaco del Comune di Cervo (IM)
Mirko Bardini — Sindaco del Comune di Montebruno (GE)
Alessandro Comi — Sindaco del Comune di Calice Ligure (SV)
Gianni Agnese – Sindaco del Comune di Chiusanico (IM)
Alessandro Oddo — Sindaco del Comune di Tovo San Giacomo (SV)
Alessandro Alessandri — Sindaco del Comune di Pieve di Teco (IM)
Mario Scampelli – Sindaco del Comune di Calice al Cornoviglio (SP)
Mariano Bianchi – Sindaco del Comune di Montaldo Carpasio (IM)
Bruno Franceschi — Sindaco del Comune di Fontanigorda (GE)
Renato Cogorno — Sindaco del Comune di Propata (GE)
Ivano Chiappe — Sindaco del Comune di Davagna (GE)
Isio Cassini — Sindaco del Comune di Soldano (IM)
Francesco Gugliemi — Sindaco del Comune di Perinaldo(IM)
Marco Traversone — Sindaco del Comune di Sesta Godano (SP)
Giuseppino Maschio — Sindaco del Comune di Borzonasca (GE)
Massimo Bertoni — Sindaco del Comune di Vezzano Ligure (SP)
Roberto Trutalli — Sindaco del Comune di Pigna (IM)
Augusto Peitavino — Sindaco del Comune di Isolabona (IM)
Giuseppino Maschio — Sindaco del Comune di Borzonasca (GE)
Giorgio Bernardin — Sindaco del Comune di Bonassola (SP)
Paola Giliberti — Sindaco del Comune di Vessalico (IM)
Massimo Niero — Sindaco del Comune di Cisano sul Neva (SV)
Adriano Biancheri — Sindaco del Comune di Olivetta San Michele (IM)
Luca Ronco — Sindaco del Comune di Borghetto D’Arroscia (IM)
Mauro Fantoni — Sindaco del Comune di Montoggio (GE)
Arnaldo Mangini — Sindaco del Comune di Rondanina (GE)
Sabrina Losno — Sindaco del Comune di Vendone (SV)
Valerio Ferrari — Sindaco del Comune di Terzorio (IM)
Piero Raimondi — Sindaco del Comune di Ranzo (IM)
Emilio Fossati — Sindaco del Comune di Pornassio (IM)
Marco Gallizia — Sindaco del Comune di Fascia (GE)
Vittorio Centanaro — Sindaco del Comune di Leivi (GE)
Corrado Elena — Sindaco del Comune di Villa Faraldi (IM)
Claudio Mucilli — Sindaco del Comune di Diano San Pietro (IM)
Massimo Casaretto — Sindaco del Comune di Carasco (GE)

(da agenzie)

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TUTTI SUL BUS E SARA’ IL CAOS ANNUNCIATO

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

MASCHERINA E DISTANZIAMENTO DI UN METRO MA SENZA CONTROLLI E SANZIONI TUTTO E’ AFFIDATO ALLA RESPONSABILITA’ DEI SINGOLI

C’è una foto che in queste ore che sta molto circolando in rete e che anticipa profeticamente quello che accadrà  lunedì mattina dall’alba in poi quando quattro milioni e mezzo di persone torneranno al lavoro dopo i quasi due mesi di quarantena.
Nella foto si vede l’interno di un autobus sostitutivo della metro 1 milanese pieno zeppo di persone alle 5 di notte tra venerdì e sabato.
Stando a quanto riporta la cronaca meneghina del Corriere, l’autista avrebbe anche provato a far scendere un po’ di gente facendo un annuncio via microfono, ma niente, nessuno si muove, e lui è costretto a ripartire.
Una scena che molto probabilmente saremo costretti a rivedere spesso visto che, in sostanza, il controllo di un corretto uso dei mezzi pubblici locali nella fase 2 sarà  affidato alla responsabilità  dei singoli passeggeri.
Una sorta di grande autogestione collettiva
Il ministero dei Trasporti, per bocca di Paola de Micheli, insiste su due obblighi fondamentali che dovranno regolare la lunga fase di convivenza col virus per tutti quelli che si muovono in metro e bus: obbligo di mascherina, anche in stoffa, e distanziamento di almeno un metro fra un passeggero e l’altro.
Due regole tutto sommato semplici e dirette, che stamattina il ministro ha ribadito in una videocall con le associazioni del trasporto pubblico locale Anav, Astra e Agens.
Peccato però che le prescrizioni dell’esecutivo si vadano a scontrare con due ostacoli di non poco conto.
Il primo riguarda le sanzioni: per ora non ci sono.
Da lunedì infatti chi non rispetterà  il distanziamento non potrà  essere multato.
Il secondo, ancora più rilevante, riguarda i controlli: al momento non è previsto un sistema articolato, al massimo il personale di metro e bus potrà  dare consigli e suggerimenti su come rispettare file e “riempimento” dei mezzi. Ma nulla più.
Così come avvenuto a Milano, quindi, se alle comunicazioni dell’autista non ci sarà  un’assunzione di responsabilità  conseguente da parte dei passeggeri, non succederà  niente e il mezzo continuerà  col percorso standard.
“La motivazione è molto semplice: le aziende non sono in grado di fare controlli a bordo – sottolinea ad HuffPost il presidente di Asstra, Andrea Gibelli -. Non per cattiva volontà  ma per il fatto che non abbiamo personale in più e soprattutto non abbiamo dipendenti formati per questo compito. Del resto non possiamo pensare di normare tutto in questo paese. Bisogna mettersi in testa che da questa emergenza ne usciremo solo con il buon senso di tutti. La responsabilità  individuale di chi prende un treno, una metro o un bus è fondamentale”.
Illuminante a questo proposito l’appello al buon cuore dei cittadini da parte di Trenord, il servizio ferroviario lombardo: “Trenord, in previsione della parziale ripresa delle attività  produttive di lunedì prossimo, ricorda che in quest’epoca di emergenza sanitaria globale, anche la mobilità  delle persone richiede comportamenti responsabili: oltre all’uso dei dispositivi di protezione individuale, occorre che i viaggiatori rispettino le distanze, non insistano nel salire su carrozze già  occupate, utilizzino solo i posti indicati, prestino attenzione agli annunci di stazione, attendano eventualmente i treni successivi e, per l’acquisto dei titoli di viaggio, siano privilegiati i canali on line (app e sito)”.
Sanzioni e controlli, quindi, due spade di Damocle di non poco conto sulla ripartenza in sicurezza. Al ministero ne sono consci, tanto che si sono ripromessi un aggiornamento costante e briefing ripetuti con le aziende che si occupano del trasporto locale per tutta la giornata di lunedì.
In un approccio che inevitabilmente finirà  per essere per “prova ed errore”: della serie “vediamo come andrà  il primo giorno e poi si corregge in corso d’opera”.
A essere preoccupati del caos che potrebbe accadere lunedì mattina sono ovviamente anche gli enti locali, che anche questa volta si muovono in ordine sparso.
Il Lazio, ad esempio, sta pensando di utilizzare i volontari della Protezione civile per assicurare qualche controllo nelle stazioni principali.
A Firenze invece il sindaco Dario Nardella mette a disposizione 50 vigili urbani per monitorare il rispetto delle regole sui tram cittadini mentre chiede all’Ataf, l’azienda che gestisce il trasporto a Firenze e provincia, di assicurare il rispetto del distanziamento sociale.
Altra questione che varia da regione a regione e perfino da comune a comune è infine l’obbligo di utilizzare, oltre alla mascherina, anche i guanti.
Siccome non c’è una precisa norma nazionale, ogni ente locale va da sè.
A fronte di tanti che si limitano a replicare le linee guida nazionali, ci sono ad esempio Lombardia e Firenze che tramite due ordinanze ne hanno prescritto l’obbligo.
Se prendere una metro o un bus da lunedì in poi sarà  più complicato, lo sarà  molto di più imbarcarsi su un aereo.
Come riporta un articolo della Stampa, è opinione comune per gli esperti del trasporto aereo che il tempo medio per superare i nuovi controlli in aeroporto sarà  di 4 ore.
Durata che in epoca pre-Covid ci sarebbe sembrata una eternità .

(da “Huffingtonpost”)

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RAGGIUNTO ACCORDO PER LE MESSE, LA CEI RINGRAZIA IL GOVERNO

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

IL CARDINAL BASSETTI ESPRIME SODDISFAZIONE “PER AVER DEFINITO LE LINEE CHE CONSENTIRANNO LA CELEBRAZIONE DELLE MESSE SULLA BASE DELLA EVOLUZIONE DEL CONTAGIO”… SOVRANISTI SPIAZZATI, NON NE AZZECCANO UNA

A una settimana dallo “scontro “ tra CEI e governo sul nodo dei protocolli da seguire per la ripresa delle messe con la partecipazione dei fedeli è stato raggiunto oggi   l’accordo cornice con la Conferenza episcopale italiana.
Ad annunciarlo è stato lo stesso presidente della CEI cardinale Gualtiero Bassetti, in un comunicato rilasciato in serata, dopo una settimana di incontri serrati tra esponenti del comitato tecnico scientifico, con il Viminale, con il Ministero della Salute e Palazzo Chigi (da una parte) e il segretario della CEI, Stefano Russo, e il sottosegretario Ivan Maffeis (che già  lunedì alle 8 di mattina avevano ripreso le “trattative” per riaprire la possibilità  di celebrare messe pubbliche nella fase 2).
Si tratta di un accordo cornice che sarà  modulare.
Martedì riparte la possibilità  di celebrare i funerali con la presenza massima di 15 persone e le altre misure di sicurezza e distanziamento sociale. E   Il primo funerale Covid di alto esponente della Chiesa cattolica   ad essere celebrato sarà  – proprio martedì 5 – quello del Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Fra’ Giacomo Della Torre.
Poi, presumibilmente intorno al 18 maggio potranno riaprire alcune attività  all’aperto. Per le messe nelle chiese, bisognerà  attendere anche l’andamento del contagio, dopo l’apertura della fase 2.
Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Gualtiero Bassetti, ha espresso ” la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in generale, della comunità  ecclesiale per essere arrivati a condividere le linee di un accordo, che consentirà  – nelle prossime settimane, sulla base dell’evoluzione della curva epidemiologica – di riprendere la celebrazione delle Messe con il popolo”.
“Avanti, dunque, ma senza abbassare la guardia”. “Il mio ringraziamento va alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – aggiunge – con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua. Questo clima ha portato un paio di giorni fa a definire le modalità  delle celebrazioni delle Esequie, grazie soprattutto alla disponibilità  e alla collaborazione del Ministro dell’Interno e del Dipartimento per le libertà  civili e l’immigrazione”.
Nel contempo, “un pensiero di sincera gratitudine mi sento in dovere di esprimerlo al Ministro della Salute e all’intero Comitato tecnico-scientifico – prosegue il cardinale – questa tempesta, inedita e drammatica, ha posto sulle loro spalle un carico enorme in termini di responsabilità ”.
“Come Chiesa – riconosce – abbiamo condiviso, certo con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di tutti, senza alcuna volontà  di cercare strappi o scorciatoie, nè di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in un’ottica di responsabilità , a tutela soprattutto dei più esposti. Alla vigilia di quella che ci auguriamo possa essere una rinascita per l’intero Paese, ribadisco l’importanza che non si abbassi la guardia ma, come abbiamo ripetuto in questi mesi, si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio”.
“Al Paese – conclude Bassetti – voglio assicurare la vicinanza della Chiesa: ne sono segno e testimonianza le innumerevoli opere di carità  a cui le nostre Diocesi e Parrocchie hanno saputo dar vita anche in questo difficile periodo; ne è segno pure la preghiera che, anche in forme nuove, si è intensificata a intercessione per tutti: le famiglie, quanti sono preoccupati per il lavoro, gli ammalati e quanti li assistono, i defunti”.

(da “Huffingtonpost”)

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IN REGIONE LOMBARDIA OGGI COMPAIONO ALL’IMPROVVISO 282 VITTIME MAI CALCOLATE

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

PASTICCIO DELLA REGIONE O QUALCUNO NON LI HA CONTEGGIATI A TEMPO DEBITO PER TENERE PIU’ BASSI I DECESSI?…TANTI I DUBBI

Una scheda completamente sbagliata, poi una rettifica che genera ancora più dubbi: sulle vittime da coronavirus la Regione Lombardia questa volta ha fatto davvero un bel pasticcio.
Oggi, diffondendo il consueto bollettino, la Regione ha segnalato un aumento di 329 decessi in un colpo solo.
Dato decisamente anomalo, visto che nelle ultime due giornate eravamo attorno ai 90.
Poi il colpo di scena: la Regione pubblica una nuova scheda in cui si spiega che il totale rimane invariato: le vittime dall’inizio dell’epidemia sono 14.189. Quelle delle ultime ventiquattr’ore, però, sono solo 47. Altre 282, secondo il Pirellone, sono quelle comunicate dai Comuni.
E così sorgono nuovi dubbi, visto che proprio i Comuni a più riprese hanno ribadito di non essere a conoscenza delle vittime. Non tutte vengono comunicate con tempismo, spesso negli elenchi che vengono inviati ai sindaco sono indicate tra le persone positive alcune che sono già  defunte.
E, nella gran parte dei casi, se la persona è ricoverata in altra provincia (o sotto altra Ats), il dato arriva con grande ritardo.
Una volta avvenuto il decesso, infatti, gli atti sono trasmessi dall’ospedale (in questo momento già  sotto pressione) al Comune in cui l’ospedale ha sede. E, nuovo passaggio, arrivano poi al Comune di residenza.
I 282 decessi attribuiti alle comunicazioni dei Comuni, insomma, lasciano più di qualche dubbio
Uno su tutti: quando i sindaci dicono all’Ats che non sanno dei defunti, la risposta è che l’Ats comunica ciò che arriva dalle Asst.
Visto che la Regione Lombardia comunica quotidianamente proprio il dato delle Asst, è lecito chiedersi i 282 decessi da dove saltano fuori.
Come si può credere alla tesi che i 282 decessi siano “eccedenze” che i Comuni contabilizzano solo a fine mese? E allora come mai non è accaduto un fatto analogo a fine marzo?
Il sospetto è che questi 282 morti si riferiscano a giorni in cui il picco dei decessi era già  troppo alto ed era opportuno spalmarli in periodi con decessi più bassi per non aggravare le critiche alla Regione Lombardia.

(da agenzie)

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FASE 2, COSA SI PUO’ FARE E COSA NO

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

NIENTE VISITE AGLI AMICI E ALLE SECONDE CASE

Il Dpcm del 26 aprile introduce, a partire dal 4 maggio, la possibilità  di far visita ai propri congiunti che vivono nella stessa regione. A chiarirlo è il governo in vista dell’avvio della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus.
I congiunti
«Sono consentiti gli spostamenti per incontrare esclusivamente i propri congiunti, che devono considerarsi tra gli spostamenti giustificati per necessità . È comunque fortemente raccomandato limitare al massimo gli incontri con persone non conviventi, poichè questo aumenta il rischio di contagio. In occasione di questi incontri devono essere rispettati: il divieto di assembramento, il distanziamento interpersonale di almeno un metro e l’obbligo di usare le mascherine». Sarà  dunque possibile vedere familiari solo per motivi di reale necessità .
In particolare Palazzo Chigi chiarisce che rientrano nella categoria dei congiunti: «I coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonchè i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge)». Tra i legami affettivi stabili, chiarisce inoltre la nota , non sono compresi gli amici.
Attività  motorie
Chiarito anche il punto delle attività  motorie all’aperto. Che si possono fare solo se si tratta effettivamente di sport: «Le passeggiate sono ammesse solo se strettamente necessarie a realizzare uno spostamento giustificato da uno dei motivi appena indicati. Ad esempio, è giustificato da ragioni di necessità  spostarsi per fare la spesa, per acquistare giornali, per andare in farmacia, o comunque per acquistare beni necessari per la vita quotidiana, ovvero per recarsi presso uno qualsiasi degli esercizi commerciali aperti».
Parchi e bambini

I genitori potranno accompagnare i loro figli al parco purchè vengano rispettati le distanze di sicurezza e il divieto di ogni forma di assembramento. «Non possono essere utilizzate — tuttavia — le aree attrezzate per il gioco dei bambini che, ai sensi del nuovo d.P.C.M., restano chiuse. Il sindaco può disporre la temporanea chiusura di specifiche aree in cui non sia possibile assicurare altrimenti il rispetto di quanto previsto».
Spostamenti
Come anticipato dal premier Giuseppe Conte, sarà  possibile lo spostamento tra regioni solo in casi di necessità  e per tornare alla propria residenza o domicilio.Non sarà  possibile spostarsi nelle seconde case. Inoltre «non saranno più consentiti spostamenti al di fuori dei confini della Regione in cui ci si trova, qualora non ricorra uno dei motivi legittimi di spostamento più sopra indicati».

(da “Huffingtonpost”)

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LA BUFALA SOVRANISTA DELL’AUTO DEL PRESIDENTE CONTE “SENZA ASSICURAZIONE”

Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile

L’AUTO E’ DELLA POLIZIA DI STATO, ASSICURATA CON “LE GENERALI” E OVVIAMENTE HA UNA TARGA DI COPERTURA, QUINDI NON RISULTA NEGLI ARCHIVI ON LINE, CI VOLEVA POCO A CAPIRLO

Il 29 aprile 2020 è iniziata a circolare l’immagine dell’auto usata per trasportare il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Milano, una Lancia Thema targata EX614AK che secondo alcuni non sarebbe assicurata.
Il primo maggio 2020 il sito Dagospia rilancia la vicenda con un articolo intitolato «Conte, in visita a Milano, ha usato un’auto con assicurazione e bollo scaduti?
La ricostruzione — il veicolo in questione è una Lancia Thema immatricolata nella regione Lazio, stesso modello ma vettura diversa da una di quelle spesso utilizzate da Conte negli appuntamenti ufficiali — video».
La fonte è un articolo intitolato «Davvero Giuseppe Conte, in visita a Milano, ha usato un’auto con assicurazione scaduta?» dei colleghi di Facta.news, una ricostruzione non conclusiva siccome alla fine chiariscono che sono in attesa di informazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Prefettura di Milano per dare una risposta certa.
Uno dei post Facebook dove un utente commenta: «Lungi da me difendere Giuseppi , ma le auto ministeriali seguono un iter diverso dal nostro , hanno contratti ministeriali , non si appoggiano al circuito civile»
Ciò che sappiamo è che il Presidente del Consiglio viene seguito dalla scorta messa a disposizione della Polizia di Stato, in particolare dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza dove era in servizio il sostituto commissario Giorgio Guastamacchia, deceduto a inizio aprile.
L’auto potrebbe, di conseguenza, non essere di proprietà  «civile» ma della stessa Polizia di Stato, come tante altre in gestione proprio da parte del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Contattata la Polizia di Stato, ottengo risposta in merito al mezzo.
L’auto Lancia Thema targata EX614AK è immatricolata dalla stessa Polizia e assicurata con Generali.
Essendo una «targa di copertura» risulta comprensibile perchè non risulti negli archivi consultabili online e dal sistema informatico dell’ANIA.
Affermare che quella sia l’auto di Giuseppe Conte risulta falso, visto che si tratta di un’auto intestata a chi gestisce la sua scorta.
Essendo un auto della Polizia di Stato, questa segue un iter diverso per la gestione delle targhe di riconoscimento, delle assicurazioni, del bollo e delle revisioni.
Per questo motivo vi capiterà  di trovare anche altri mezzi in uso dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza con le stesse caratteristiche.

(da Open)

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