Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
TRA PERPLESSITA’ SCIENTIFICHE, RITARDI TECNICI, CAOS NORMATIVO E DIVISIONI POLITICHE QUELLA CHE SI APRE DOMANI APPARE PIU’ UNA DISCESA VERSO L’IGNOTO
La speranza è che dopo esserci inventati il lockdown all’italiana, preso a modello in tutto il mondo,
anche la tanto agognata Fase 2 possa godere dello stesso destino. Perchè una cosa è certa, dopo giorni di decreti, conferenze stampa e comitati, quella che si aprirà domani 4 maggio, d-day delle nostre aspettative di ritorno a una quota decente di normalità , sarà una discesa nell’ignoto. Il Paese dunque riparte, ma senza certezze
Sarà la natura del virus, sconosciuto e ancora minaccioso, che ha infettato tutto il Paese a non offrircene molte, ma fa un certo effetto sentire virologi – finora trionfanti, è il caso del Veneto – come Andrea Crisanti parlare letteralmente di “apertura a tentoni”; sostenere, che “l’apertura indifferenziata vuol dire che non c’è stata valutazione del rischio”; che permane la “differenza tra Lombardia, Piemonte e altre regioni”.
Nè può rassicurare l’opinione opposta di Giovanni Rezza dell’Iss, che per difendere l’apertura nazionale sostiene che “le regioni con più casi potrebbero avere maggiore reattività di quelle con meno casi”.
Come per non farci proprio sobbalzare dall’entusiasmo, può essere utile ascoltare l’epidemiologo Massimo Galli “preoccupato che in regioni dove l’epidemia è stata limitata ci sia stato meno controllo territoriale dei contagi”.
Questi i virologi, che, d’accordo, è utile che si confrontino per il sale della scienza, ma che poi deve intervenire la politica a mettere un punto.
Appunto la politica. Che il ministro della Salute Roberto Speranza, prudente e preoccupato, abbia frenato molto in queste settimane non è mistero, e forse passata la bufera gliene sarà dato atto.
Che in nome della responsabilità e della prudenza ora inviti gli italiani a compattezza e attenzione è un po’ il minimo sindacale che proprio alle istituzioni si richiede.
Perchè d’accordo, “gli italiani sapranno comportarsi anche nella Fase 2”, d’accordo, “quello che accadrà il 15 giugno dipende da noi”, ma, sperando nel mercato di Stato delle mascherine, che fine hanno fatto i tamponi a tappeto, l’app Immuni di tracciamento, i piani delle città per i trasporti, il Sistema sanitario è ora finalmente attrezzato per un’assistenza capillare del territorio?
“Il destino è nelle nostre mani”, ci fa sapere il premier Conte da facebook ma le nostre mani saranno sufficienti?
Perchè il punto è anche questo ed è propriamente politico: si chiede compattezza a un Paese straniato e ferito, ma assistiamo da giorni a fughe in avanti regionali, non ultima quella della Calabria, impugnata a Roma dal ministro Boccia, abbiamo visto il Veneto di Zaia andar già per conto proprio, e a conti fatti complice il meccanismo del silenzio-assenso già migliaia di fabbriche sono riaperte da giorni o non hanno mai chiuso, specialmente nelle regioni più martoriate dal virus, tanto che Dio solo sa cosa produrrà l’impatto domani di circa 4,4 milioni di nuovi lavoratori, a partire dal sistema dei trasporti che – abbiamo capito – non ha mezzi e risorse per controllare il rispetto del richiesto distanziamento sociale.
Così che a rispettare le regole dovranno essere in primis i cittadini – che è anche la giusta occasione, per carità , per dimostrarsi finalmente un Paese adulto e lontano da stereotipi spesso ingiusti.
Già , le regole, su cosa poter fare e non poter fare, su chi andare a trovare e chi non, su come circolare, un altro grande capitolo dove la confusione è regnata sovrana, tanto che si è resa necessaria solo il giorno prima della riapertura una Circolare del Viminale per riprecisare cosa era stato precisato – evidentemente poco – dalle ormai mitologiche Faq di Palazzo Chigi.
Il risultato: un invito all’“equilibrio e prudenza” ai prefetti. E un’autocertificazione pressochè identica alle scorse (che comunque si potranno usare) dove il tema pop della settimana, quello dei famigerati congiunti non figura nemmeno in un rigo.
Giusto così, basta burocrazia, come dice Speranza, “questa partita non si vince per decreto, la responsabilità individuale è fondamentale per la seconda fase”.
Giusto così, se tutto andrà bene – come annunciato da Boccia – dal 18 maggio emergeranno anche le dovute differenze regionali.
Abbiamo intuito che sarà un navigare a vista, un cabotaggio di quindici giorni in quindici giorni, periodo fatidico di incubazione del virus, anche se c’è chi come Crisanti parla di due-tre settimane per capire l’effetto della riapertura.
Se tutto andrà bene si tornerà alla vita, “anche se non quella di prima”.
Se tutto andrà bene eviteremo nuovi drammatici lockdown e arriverà l’agognata estate e (forse) il virus sarà sconfitto dal caldo.
Se tutto andrà bene sarà finita.
Se tutto andrà bene. Appunto.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
NEL DECRETO CURA ITALIA IL GOVERNO HA ESPROPRIATO I CITTADINI DEI LORO ANTICIPI FINANZIANDO LA LOBBY DELLE AGENZIE DI VIAGGIO CHE SI TERRANNO CENTINAIA DI MILIONI DI EURO… IL CODACONS: “UNA MISURA INDEGNA DI UN PAESE CIVILE CHE VIOLA IL CODICE DEL TURISMO” … E SE UN TOUR OPERATOR DICHIARA FALLIMENTO NON VI DICIAMO COSA POTETE FARVENE DEL VOUCHER
Il decreto Cura Italia è stato convertito in legge. Il settore turistico è stato il comparto che ha
beneficiato delle misure economiche più tempestive ed efficaci: soldi subito, tutti in tasca, con un prestito a tasso zero da restituire entro un anno, scaduto il quale si trasforma da prestito in finanziamento a fondo perduto.
I finanziatori però non sono nè lo Stato nè l’Unione Europea ma i cittadini, che hanno avuto la malaugurata idea di prenotare una vacanza, una crociera, un pacchetto turistico, anche solo un aereo o un albergo e che non hanno viaggiato (o non potranno viaggiare) per via del coronavirus.
E’ stato questo l’esito dell’inesistente dibattito parlamentare sul decreto Cura Italia.
E siccome il settore è in crisi e la prossima estate andrà come andrà , quei pochi “polli” che si azzarderanno a prenotare qualcosa subiranno la stessa sorte: se la loro vacanza salta dovranno accontentarsi di un voucher e non riceveranno alcun rimborso.
La possibilità di rimborsare esiste ancora, ma è l’organizzatore a decidere se restituire i soldi o emettere un voucher.
Se è l’organizzatore, vettore o struttura a recedere dal contratto, poichè non può adempiervi in ragione di provvedimenti adottati dalle autorità nazionali, internazionali o di Stati esteri, a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, dovrà comunicarlo all’acquirente e, nei successivi trenta giorni, procedere al rimborso del corrispettivo versato per il titolo di viaggio oppure all’emissione di un voucher di pari importo da utilizzare entro un anno dall’emissione
In tutti i casi, il consumatore non potrà opporsi all’emissione del voucher nè, se straniero, invocare la violazione dei propri diritti di consumatore sulla base delle norme del proprio Paese, poichè la “manovra” salva turismo è stata espressamente definita dal decreto stesso “norma di applicazione necessaria”, ritenuta — cioè — cruciale per la salvaguardia degli interessi pubblici italiani al punto da esigerne l’applicazione a tutte le situazioni qualunque sia la legge applicabile al contratto.
Le agenzie di viaggio perderanno la fiducia del consumatore che d’ora in poi si guarderà bene dal prenotare alcunchè, solo last minute.
Il Codacons parla di un furto dei diritti fondamentali del cittadino. “Con tale articolo i diritti degli utenti vengono cancellati con un colpo di spugna, una misura indegna di un paese civile, che il Codacons porterà all’ attenzione delle istituzioni europee perchè sanzionino la condotta di Governo e Parlamento che, con tale articolo, derogano in mondo ingiusto al Codice del Turismo, piegandosi al volere dei poteri forti”
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
SUL SOLE 24 ORE IL LEGHISTA FA L’APOLOGIA DI CHI NON PAGATO LE TASSE A DIFFERENZA DEI CITTADINI ONESTI … MENO CONTROLLI SUGLI APPALTI VUOL DIRE FAVORIRE LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
Il programma di Matteo Salvini e della Lega per risollevare l’Italia dalla crisi economica post coronavirus? Condonare tutto.
Il piano, già anticipato negli interventi delle ultime settimane, è stato ufficializzato con una lettera agli imprenditori pubblicata direttamente sulla prima pagina del Sole 24 ore.
L’obiettivo di Salvini è quello di avere “uno Stato che lasci imprese e cittadini liberi di agire all’interno di un quadro delineato da poche regole chiare“.
E nel concreto a cosa pensa il leghista? A “Pace fiscale e pace edilizia“, ovvero condonare tutto.
E’ da sempre una battaglia del centrodestra che, nelle ultime settimane è tornata di moda soprattutto tra i leghisti che cercano sempre di più di farsi portavoce del partito di Confindustria.
A inizio aprile, a replicare a Salvini era stato lo stesso direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini: “Negli anni”, aveva detto a Radio capital, “si sono trovate tante giustificazioni per fare condoni in momenti storici meno drammatici di questo, il che non vuol dire che sia corretto farlo. C’è un’evasione fiscale di poco meno di 100 miliardi, una cifra spropositata, pensate a quanti macchinari sanitari avremmo in più“.
Per Salvini invece la strada del “meno regole” e “più libertà ” è l’unica possibile: “La cultura del sospetto va sostituita con quella della trasparenza”.
Dove però trasparenza è un concetto molto confuso e, nella sua idea, significa semplicemente meno controlli.
E aiutare le imprese, per il leghista, significa cancellare e sanare tutti i debiti o contenzioni del passato con un colpo di spugna.
Quindi Salvini chiude parlando della dimensione europea, mettendosi di fatto a fianco di chi chiede “interventi eccezionali” da parte delle istituzioni e l’attivazione del Recovery fund. Salvo poi, nei momenti di dibattito sul tema, essere stato tra i primi a criticarli.
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE REGIONALE DELLA CEI SMANTELLA LA DEMAGOGIA DELL’ORDINANZA REGIONALE
La crisi ‘diplomatica’ è arrivata a stretto giro. Un’ora dopo l’annuncio di Christian Solinas, che ha
inserito il via libera alla celebrazione delle messe nella nuova ordinanza, è arrivato lo stop dei vescovi sardi. Così ha detto all’Ansa il presidente della Conferenza episcopale sarda, monsignor Antonello Mura.
Dunque, la mossa di Solinas di strizzare l’occhio alla Cei anticipando le altre regioni sulla possibilità per i preti di dire messa, non incontra i favori del clero isolano. Anzi. Al momento ha tutta l’aria di essere un boomerang la strategia del governatore di sconfinare nel campo del sacro.
“I vescovi sardi — ha detto Mura — pur apprezzando l’attenzione che il presidente Solinas ha rimarcato nella conferenza stampa di oggi verso l’apertura delle chiese alle celebrazioni eucaristiche, si riservano di leggere e valutare il testo dell’ordinanza regionale”.
Il monsignor, sempre parlando a nome di tutti i prelati, ha fatto notare che “non sono stati consultati precedentemente”, sebbene “decisioni di questo tipo competano unicamente all’Autorità ecclesiastica”.
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
ACQUISITA DAI CARABINIERI TULLA LA DOCUMENTAZIONE, A BREVE POTREBBERO PARTIRE I PRIMI AVVISI DI GARANZIA
Da una parte, la Procura che va alla ricerca di mail, documenti e lettere inviate dalle case di riposo al sistema sanitario pubblico per chiedere mascherine o altri dispositivi di protezione.
Dall’altra, i dirigenti delle stesse strutture che in una lettera aperta scaricano le responsabilità sulla sanità pubblica e sottolineano il ruolo in prima linea delle Rsa, al pari degli ospedali.
Ieri, una decina tra associazioni dei gestori, coordinamenti di comparto ed enti di categoria del mondo delle residenze sanitarie per anziani ha firmato un documento in cui viene sottolineato il totale rispetto, sin dall’inizio dell’emergenza, delle indicazioni delle autorità sanitarie.
«Ci è stato chiesto – si legge nella lettera – di curare i nostri malati evitando il trasporto in ospedale per evitare di congestionare il sistema. Abbiamo capito che i ritardi nella consegna dei dispositivi di protezione o la contraddittorietà delle linee guida erano legati all’urgenza di dover attrezzare i reparti ospedalieri o unità di terapia intensiva». Parole forti.
All’attenzione dei magistrati – che indagano per epidemia colposa dopo la strage di anziani nelle case di riposo – c’è prima di tutto la documentazione che le strutture hanno inviato o ricevuto tra febbraio e marzo, quando è divampata l’epidemia.
E che riguarda, in particolare, il tentativo di acquistare dispositivi medici di protezione (guanti, mascherine e camici) per proteggere degenti e operatori sanitari.
«Visto che molti istituti hanno dichiarato di aver cercato di reperire le mascherine ma non le hanno trovate, vogliamo ricostruire a chi sono arrivate le richieste e chi non ha provveduto ad inviarle», spiega a Il Secolo XIX una qualificata fonte investigativa.
E per questo il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha dato mandato ai carabinieri del Nas, Nucleo antisofisticazione e sanità , di acquisire tutta la documentazione all’interno della case di riposo.
Al vaglio dei magistrati ci sono anche le comunicazioni avute tra le varie strutture, le Asl competenti e Alisa, l’agenzia regionale per la sanità .
Le case di riposo avevano segnalato realmente la necessità di ottenere mascherine per contenere i contagi? Oppure non lo hanno fatto (come denunciato da alcuni operatori sanitari) per non creare allarmismi? Sono le due domande a cui stanno cercando di rispondere i militari diretti dal maggiore Massimo Pierini.
Ma gli inquirenti stanno cercando di scogliere un altro nodo importante. Che riguarda la responsabilità di chi doveva dotare le Rsa di questi dispositivi
Da un lato, infatti, queste sono strutture private, che percepiscono rette importanti e dunque dovrebbero avere normalmente al proprio interno le dotazioni di sicurezza per ogni degente.
Dall’altro, c’è la situazione eccezionale che coinvolge ovviamente la sanità pubblica. I magistrati vogliono capire se le istituzioni, a fronte di una pandemia che ha ucciso centinaia di anziani, dovevano intervenire e fornire mascherine e dispositivi anche a strutture private come è avvenuto per gli ospedali.
È chiaro che se emergesse che i vari direttori sanitari delle residenze protette non abbiano neppure chiesto i dispositivi o cercato di acquistarli, il quadro accusatorio nei loro confronti si farebbe certamente più pesante.
Alla conclusione di questi accertamenti potrebbero scattare i primi avvisi di garanzia. I carabinieri del Nas, inoltre, stanno verificando con particolare attenzione il rispetto degli spazi Covid all’interno delle strutture.
(da “Il Secolo XIX”)
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Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
ATTI TRASMESSI ALL’AVVOCATURA DELLO STATO
Dopo giorni di braccio di ferro il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, secondo l’Ansa, ha
impugnato l’ordinanza con cui la governatrice della Regione Calabria Jole Santelli il 29 aprile ha consentito l’apertura di bar e ristoranti.
Gli atti sono stati trasmessi come da prassi all’Avvocatura generale dello Stato. La rappresentante di Forza Italia aveva allentato le restrizioni previste dal governo a livello nazionale per la Fase 2, dando la possibilità , tra le altre cose, ai pubblici esercizi di riaprire i locali e servire ai tavoli, anche se solo all’aperto.
Se la governatrice tornerà indietro, gli atti non saranno depositati. Altrimenti, la procedura è automatica.
“La Regione Calabria è andata deliberatamente contro un’indicazione chiara del governo per ragioni sanitarie: quelle attività devono restare chiuse perchè dobbiamo definire le linee guida per mettere in sicurezza lavoratori e clienti”, ha commentato Boccia a Mezz’ora in più di Lucia Annunziat, ricordando che la governatrice “nelle ultime due videoconferenze non si è presentata”.
Ospite a SkyTg24, il ministro Boccia in mattinata aveva spiegato che “come Jole Santelli sa, giovedì è partita la lettera, l’invito che si è trasformato in una diffida e le procedure sono partite. Lei conosce bene le procedure, ha ancora tempo per ritirare l’ordinanza. Se non dovesse farlo, sa quello che succede quando parte una lettera che diffida dall’andare avanti rispetto a quell’ordinanza”.
L’invito — fallito — rivolto alla governatrice, ripetuto più volte a tutti i presidenti di Regione italiani, era quello di mantenere la propria autonomia nei settori di competenza degli enti locali, ma senza ulteriori aperture rispetto ai paletti messi da Roma.
Una posizione, questa, che nei giorni scorsi ha generato le proteste di numerosi governatori, soprattutto del centrodestra, che hanno rivendicato la propria autonomia, nonostante il governo abbia anticipato che dal 18 maggio potrebbero esserci modifiche alle disposizioni tenendo conto della situazione dei contagi nelle varie parti d’Italia.
“La Calabria fa meno della metà dei tamponi del Trentino e ha il doppio della popolazione” — A chi accusa lui e l’esecutivo Conte di violare il principio di autonomia degli enti locali, Boccia in un’intervista al Messaggero risponde che “non era mai successo nella storia della Repubblica che un’emergenza sanitaria si trasformasse in pandemia. E in questo caso le linee guida le dà lo Stato e le Regioni si devono adeguare e rispettarle. Ci sono state discussioni forti, però mai violazioni di regole, a parte la Calabria“.
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
LA CITTA’ SICILIANA AVEVA ACCOLTO PER 15 GIORNI 24 TURISTI OROBICI E PAZIENTI GRAVI CHE NON TROVAVANO POSTO NEGLI OSPEDALI DEL NORD
Palermo chiama e Bergamo risponde.
Nei giorni scorsi alla scuola “Giovanni Falcone” del quartiere Zen sono arrivati tablet e pc direttamente dalla città orobica. È bastato un appello lanciato durante la trasmissione Le Iene per avere una risposta concreta. “Abbiamo un debito con Palermo. I nostri concittadini sono stati accuditi e coccolati, ora vogliamo restituire la disponibilità e la solidarietà che abbiamo ricevuto”, ha detto il sindaco della città lombarda Giorgio Gori.
Il primo cittadino e l’intera città non hanno scordato la generosità dei palermitani che hanno accolto per quindici giorni 24 turisti bergamaschi costretti alla quarantena all’hotel “Mercure”.
Durante quelle due settimane i palermitani e i dipendenti della struttura ricettiva hanno dimostrato vicinanza e umanità nei confronti dei viaggiatori. Inoltre, proprio questa settimana è stato dimesso e riportato a casa con un volo militare il secondo bergamasco giunto a Palermo in fin di vita il 13 marzo e ricoverato in rianimazione all’ospedale Civico di Palermo, perchè in Lombardia non c’erano più posti letto.
Ora un gesto di riconoscenza nei confronti dei palermitani arriva dai bergamaschi. Particolarmente colpita ed emozionata per questa iniziativa è Daniela Lo Verde, dirigente dell’Istituto comprensivo “Giovanni Falcone”: “Questo gesto dà il senso dell’unità ed è quello in cui crediamo. È partito tutto da una necessità espressa dalla scuola. Le Iene hanno rilanciato il nostro appello e le persone si sono offerte spontaneamente. Gli strumenti sono stati donati da artigiani, da cittadini e dalla Protezione civile di Bergamo. Mi ha particolarmente colpito la sensibilità di un imprenditore bergamasco che ha messo a disposizione un mezzo della sua ditta ed è venuto personalmente a portarci tablet e pc attraversando tutta l’Italia”.
Alla “Falcone” sono arrivati 25 computer per postazioni fisse e 6 tablet. “Ora — continua la preside — vedremo di usarli nel miglior modo possibile. I pc saranno dati a quei ragazzi e bambini che hanno a disposizione una connessione non legata ai telefonini. Daremo la priorità agli alunni delle scuole medie che ne hanno particolare necessità ”.
Il dono della città di Bergamo si aggiunge a quello di 35 notebook già in dotazione alla scuola grazie all’intervento della task force emergenze educative del ministero dell’Istruzione.
La preside ha un nuovo progetto: “Proprio oggi — spiega Lo Verde — ho scritto una lettera al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, al Prefetto e al Presidente della Regione per chiedere loro la possibilità di usare gli spazi esterni della scuola a partire dal 18 maggio per accogliere i ragazzi. Devo tornare a vederli, sapere che sono a scuola mi rassicura. Nel nostro istituto potremmo fare giardinaggio, orto, musica. Noi non ci fermiamo. Abbiamo bisogno di qualche altalena, di qualche gioco ma possiamo dare un’opportunità ai nostri ragazzi e bambini”.
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
IL CONDUTTORE DI “STRISCIA” INTERVIENE SULLE PROTESTE SOCIAL CONTRO IL SERVIZIO SUL LOOK DELLA CORRISPONDENTE RAI
Sulla vicenda Botteri, arriva la replica di Gerry Scotti. Nonostante gli attacchi siano stati rivolti
principalmente a Michelle Hunziker, anche il conduttore era presente nello studio di Striscia la notizia quando sono stati lanciati i servizi sul look della corrispondente della Rai, finiti al centro delle critiche social.
Riporta il commento di Scotti il Corriere della sera:
“Penso di essere la prova provata che nella vita l’aspetto fisico, con tutto ciò che comporta, non abbia nulla a che fare con la bravura, la competenza ed il successo di una persona. Anzi, personalmente compatisco coloro che dedicano troppo tempo al proprio aspetto esteriore. Per entrare nel merito della vicenda, preferisco cento volte una Botteri spettinata ma competente ad un inviato pettinatissimo ma incapace”
Il commento del conduttore segue la replica di Striscia la notizia e Michelle Hunziker, che hanno parlato di fake news, rinnegando la versione montata sui social.
Secondo gli utenti, nel servizio che doveva raccontare il body shaming subito dalla giornalista Botteri, “Striscia” ironizzava in realtà a a sua volta sul look della cronista. “Noi l’abbiamo difesa”, dice Michelle Hunziker in un filmato pubblicato sui suoi profili.
Ovviamente altri la pensano diversamente.
(da agenzie)
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Maggio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“NEI MOMENTI DIFFICILI UN ANGELO SCENDERA’ A DIFENDERVI”
«Voglio dirvi che siete nel mio cuore e nelle mie preghiere».
Da Los Angeles Lady Gaga manda un messaggio d’amore, solidarietà e vicinanza all’Italia con un post diffuso da Tiziano Ferro attraverso il suo profilo Instagram.
“Mi dispiace moltissimo per tutte le persone che stanno soffrendo in questo momento in Italia” dice Lady Gaga asciugandosi le lacrime – “Non so bene cosa dire se non che vi amo. So che tante persone sono spaventate e che tanti anziani sono chiusi nelle loro case”, continua parlando seduta in uno studio di registrazione.
“Ho alcuni parenti in Sicilia, ma vi prometto che andrà tutto bene, supererete tutto. Dobbiamo stare uniti ed essere gentili gli uni con gli altri. Vi mando le mie preghiere con tutto il mio cuore. Alcuni miei amici sostengono che quando le cose si fanno difficili, quello è il momento in cui Dio ti è più vicino, nelle difficoltà ”.
E conclude: “Mi auguro che chiunque si trovi in Italia senta l’abbraccio di qualcosa di divino, come le ali di un angelo intorno allo Stivale”.
(da agenzie)
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