Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
I CINQUESTELLE TEMONO FORZATURE SUL MES, OVVERO CHE CONTE ASPETTI SETTEMBRE PER FAR MATURARE L’APPOGGIO DI FORZA ITALIA… QUELLO CHE NON CAPISCONO E’ CHE ERANO GIA’ MORTI, SOLO CONTE LI STA TENENDO IN VITA
“Ci vuole fare un trappolone con Forza Italia sfruttando le nostre debolezze”. Sono toni fortissimi quelli che usa un uomo molto su nelle gerarchie del Movimento 5 stelle. Fortissimi soprattutto se si pensa il destinatario: Giuseppe Conte.
Il premier che fu messo come architrave del patto con Matteo Salvini, il premier che è stato imposto al Partito quale conditio sine qua non del progetto giallorosso non aveva mai registrato un punto così basso nei rapporti con il Movimento 5 stelle.
Perchè davanti ai microfoni le parole si misurano, nel corpaccione parlamentare la confusione è tanta, ma ai vertici le relazioni sono ai minimi termini.
E’ il Mes ad aver scavato un solco. Le recriminazioni sono martellanti: “In emergenza ha deciso tutto lui, sul Recovery fund si è costruito settimane di propaganda intestandosene i termini. Ora, guarda un po’, sul Fondo salva stati dice che l’ultima parola l’avrà il Parlamento. Che equivale a dire che ci vuole spaccare”.
Il clima a Palazzo Chigi è teso. Chi lo frequenta ha notato un cambio d’umore negli ultimi giorni. Tra gli uffici si esclude una repentina caduta, ma il pressing del Pd preoccupa. E a quel pressing qualcosa si deve rispondere.
La partita è complicata, la politica si trascina per settimane di caldo, vertici, veleni e sospetti in attesa di un qualcosa che probabilmente non arriverà mai.
Per i 5 stelle l’epifania è il voto sul Mes. Concordano con Conte nella sua valutazione di far slittare il voto all’autunno. Sono sulle corde per quel che potrà succedere.
“Non posso forzare, cadrebbe il governo”, ha ripetuto il presidente del Consiglio in questi giorni a chi gli ha chiesto di rispondere all’appello pro-Mes di Nicola Zingaretti. Tra i contatti fra tutti i big, da Vito Crimi a Luigi Di Maio, da Paola Taverna a Alessandro Di Battista, i giudizi sul capo del Governo sono sempre più taglienti.
La paura è che Conte aspetti settembre per far maturare l’opzione azzurra. Spiega un colonnello 5 stelle: “A settembre avremo un quadro totalmente diverso, con le tensioni sociali, il referendum e la sessione di bilancio che arriva”.
Il trappolone sarebbe questo: il premier mette ai voti il Mes all’inizio dell’autunno, mettendo in conto che i 5 stelle si spaccheranno e che Forza Italia lo voterà , potendo a quel punto gestire un eventuale cambio di maggioranza che tiri dentro pezzi consistenti del partito di Silvio Berlusconi facendo leva sul fatto che una vastissima maggioranza dei parlamentari M5s non vuole il voto.
“Ma anche chi vota contro a quel punto saprà che la legislatura non cade, e si farà meno problemi, il premier vuole spaccarci per salvare la sua poltrona”.
Il vuoto decisionale post Covid-19, la tiritera degli Stati generali, l’imperscrutabilità di un uomo che appena due anni fa chiedeva a Di Maio cosa poteva dire o non dire in aula, insieme a una situazione di generale sgretolamento, hanno generato un clima di sospetti e paure che sta portando i 5 stelle sull’orlo di una crisi di nervi.
Il vertice che il premier ha convocato sul decreto Semplificazioni è stato un tentativo per arginare le spinte distruttive in maggioranza. Il secondo in pochi giorni, ampiamente partecipato, segnali concreti (e non colti) per sfatare il mito dell’uomo solo al comando.
Conte vorrebbe portare il testo giovedì in Consiglio dei ministri, il conclave ha portato alla cancellazione delle norme sul condono e sulle assunzioni nella Pa, difese entrambe da Palazzo Chigi ma che hanno ceduto alla contrarietà di una maggioranza che ad oggi ha visto solo schede riassuntive dell’articolato.
Lo scontro tra Italia viva e M5s – sia pur con differenze – e Pd e Leu dall’altro su appalti e cantieri alimentano i dubbi su un licenziamento già da questa settimana. “Normale dialettica in un governo di coalizione”, dicono i 5 stelle che con il ministro Sergio Costa hanno dato il via libera alla spinosa questione ambientale, “il futuro, quello vero, si gioca sul Mes”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
QUANDO MANCA LA BUONA FEDE, INUTILE DISCUTERE
Matteo Salvini ha addirittura mandato una lettera al Corriere della sera per chiedere al governo di non prendere i 37 miliardi del Mes che l’Italia potrebbe invece utilizzare per le spese sanitarie correlate all’emergenza covid.
Il senatore leghista nella sua battaglia euroscettica sbaglia, e alla grande, per almeno tre motivi. Il dubbio è che erri sapendo di errare.
Nel caso contrario, qui gli spieghiamo perchè quei soldi potrebbero essere molto utili alla causa del nostro paese.
1) La prima giustificazione che adduce Salvini riguarda il fatto che sarebbe meglio prendere soldi a prestito sui mercati, intensificando l’emissione dei titoli di stato, visto che recentemente il Btp Italia in un’unica asta ha chiuso con 22,3 miliardi di euro. Peccato però che il leghista ometta un “piccolo” particolare: la spesa per interessi.
Anche chi ha poca familiarità con l’economia sa bene che quando si deve valutare un prestito, la voce principale che si guarda è il tasso d’interesse. Chi vuole accendere un mutuo, ad esempio, come prima cosa fa una comparazione fra i tassi più convenienti che trova sul mercato. Ebbene, uno Stato fa la stessa cosa.
E in questo caso non c’è partita: i tassi a 10 anni che l’Italia è costretta a offrire a chi compra titoli di stato sono poco sotto il 2% mentre il Mes costerebbe solo lo 0,08%. Eugenio Gaiotti, capo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia, quindi fonte terza e attendibile, in una recente audizione parlamentare ha quantificato in 500 milioni l’anno il risparmio medio per l’Italia nel caso utilizzi il Mes invece che nuove emissioni di Btp. In dieci anni fanno 5 miliardi.
Miliardi che potranno essere utilizzati in futuro per fare ulteriore spesa sociale – per scuola o opere pubbliche – invece che regalati agli investitori.
2) La seconda giustificazione del leghista riguarda la questione del prestito vincolato: secondo Salvini i fondi del salva-Stati potranno essere utilizzati solo per le spese strettamente connesse all’emergenza sanitaria e quindi non per rinforzare il sistema della sanità nel suo complesso.
Anche questa volta però è palesemente impreciso. Perchè gli stati membri dell’Unione europea si sono accordati affinchè il Mes vada a coprire interventi sanitari per “spese dirette e indirette”.
Quindi il governo non si troverà con le mani legate, potendo solo ammodernare gli ospedali e rafforzare le Asl – e già non sarebbe poco.
Basta infatti poco per dimostrare che anche misure più “larghe” a favore della nostra sanità possano essere legate al post-Covid: investimenti in ricerca, potenziamento dei servizi per gli anziani, aumento del personale sanitario, e via dicendo. Secondo Salvini non sarebbe possibile dimostrarlo, in realtà sembra evidente come ciascuna di queste voci possa tranquillamente rientrare nella lista delle cose da finanziare per rispondere all’emergenza che stiamo vivendo.
3) Terzo e ultimo punto su cui Salvini ha torto è il luogo comune più duro a morire. E cioè il fatto che prima o poi arriverà in Italia la Troika a chiederci misure draconiane per rientrare dai prestiti.
Qui il leghista si supera, tirando in ballo possibili patrimoniali, bastonate alle pensioni e inasprimento dell’Iva. Qual è invece la realtà dei fatti?
L’Eurogruppo, che riunisce gli Stati azionisti del Mes, ha chiarito che il Pandemic Crisis Support è disponibile per tutti e non prevede una «sorveglianza rafforzata» del tipo di quella vista per il salvataggio della Grecia, con i rappresentanti di Commissione Ue, Bce, Fmi. Insomma, non ci sono riforme economiche o di bilancio preliminari che vengono richieste ma solamente un controllo – sacrosanto – che i soldi europei vengano utilizzati per la sanità nel suo complesso. Punto.
Con buona pace di Salvini.
(da “Huffingtonpost“)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
E’ DAL 2014 CHE UNA DIRETTIVA EUROPEA IMPONEVA REQUISITI MINIMI DI SICUREZZA DELLE GALLERIE, SE NE SONO FOTTUTI TUTTI, NONOSTANTE UNA ULTERIORE PROROGA FINO AL 2019…ORA CI SONO 587 GALLERIE DA SISTEMARE, MENTRE LA POLITICA DORMIVA
Chilometri di coda, semafori ai caselli, fino a due ore per percorsi di 25 chilometri.
La Liguria sembra ormai sull’orlo di una crisi infrastrutturale senza precedenti. Ma se in molti si chiedono cosa stia succedendo, è bene considerare che la grave situazione non è legata alla mancata apertura del Ponte Morandi, ma a scelte politiche, aziendali e amministrative precedenti al crollo del ponte.
Per capire la situazione è utile segnalare che tutte le autostrade d’Europa devono adeguarsi ad una direttiva europea del 2014, che indica i requisiti minimi di sicurezza delle gallerie.
Si fa riferimento a vie di fuga, sistemi di aerazione, radio, illuminazione, stazioni di emergenza, dispositivi di erogazione idrica e molte altre misure ad oggi non implementate in molte delle gallerie italiane (sono 587 quelle in cui sono stati previsti lavori).
La scadenza per l’attuazione della direttiva era stata estesa al 2019, con ben 5 anni di proroga rispetto al termine originario.
Nonostante questo, però, si stima che la maggior parte delle gallerie in Italia non sia a norma. Questo non significa che vi siano necessariamente problemi strutturali — come aveva precisato qualche mese fa ASPI, ma si tratta comunque di adeguarsi alla normativa per evitare delle maxi-multe, che andrebbero a gravare sulla già complessa condizione della società .
Sul tema delle competenze, si sono rincorse accuse reciproche e scarichi di responsabilità tra enti locali, Governo e concessionari autostradali.
Per la legge italiana, Stato e Regioni condividono la competenza normativa (questo prescrive la Costituzione all’articolo 117 quando fa riferimento alle “grandi reti di trasporto”).
Questo significa implicitamente che gli enti locali e il Ministero hanno un potere di moral suasion nei confronti dei soggetti responsabili dell’implementazione delle misure di sicurezza ma, evidentemente, non l’hanno esercitato o non lo hanno fatto con successo.
Trattandosi di una direttiva comunitaria, la responsabilità dell’implementazione è inoltre concorrenza competente di Stato e Regioni.
Normalmente in questi contesti è lo Stato a delineare i principi, e le regioni a definire l’operatività .
Spesso accade, però, che i due organi non siano d’accordo, o non si parlino correttamente o, ancora più spesso, che uno dei due non eserciti alcun tipo di azione.
Qualche anno fa, ad esempio, la Regione Friuli-Venezia Giulia, per poter compensare la mancanza di indicazioni dello Stato, emanò una legge regionale per regolare il porto di Monfalcone, esercitando una forzatura nei confronti del diritto dello Stato per poter adempiere ad una direttiva comunitaria in materia portuale.
Per risolvere le problematiche di competenza concorrente, alcune regioni hanno deciso di “regionalizzare” la rete autostradale, come in Trentino-Alto Adige, Piemonte e Lombardia, Friuli Venezia Giulia.
A complicare ulteriormente la situazione, vi è inoltre il fatto che il gruppo Autostrade presenta al suo interno diverse sensibilità , tra azionisti e società che mantengono rapporti diversi (e spesso in conflitto) con gli enti nazionali e locali.
Una cosa è certa: tra uscite bloccate, code, deviazioni in mono corsia, la Regione Liguria, e molte altre zone d’Italia sono destinate a vedere aggravate le proprie condizioni infrastrutturali. Con la responsabilità di tutti gli attori coinvolti.
(da TPI)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
IL PARADOSSO: UN TURISTA LOMBARDO PUO’ ANDARE IN LIGURIA E TORNARE A CASA SENZA CONTROLLI, SALVINI PUO’ PARLARE SENZA MASCHERINA CON UN SOGGETTO IN QUARANTENA, MA UN ITALIANO NON PUO’ ANDARE AL MARE IN TUNISIA (CHE HA APERTO ALL’ITALIA) DOVE CI SONO STATI MENO DI 1200 CASI E DA GIORNI ZERO CONTAGI, PERCHE’ QUANDO TORNA RIMANE BLOCCATO 15 GIORNI A CASA
Frontiere aperte, anzi no.
L’Italia elimina le restrizioni ai viaggi per 15 paesi considerati sicuri dal Consiglio Europeo — tra cui la Cina, se Pechino risponderà con le stesse disposizioni, ma non gli Usa — però chiunque arrivi da tutti i paesi extra europei dovrà fare un periodo di quarantena per “non vanificare gli sforzi fatti finora contro l’epidemia da covid”, ci dice il ministro della Salute Roberto Speranza.
Il governo dovrà inserire questa misura in un decreto della presidenza del consiglio entro la mezzanotte di oggi, perchè le disposizioni europee si applicano a partire da domani.
La quarantena obbligatoria dovrebbe essere valida fino al 15 luglio, dopodichè la situazione verrà riesaminata. Di fatto, però, la quarantena vanifica la riapertura delle frontiere ai paesi extra europei
E’ per questo che l’Italia ha atteso fino ad oggi per rispondere alla richiesta Ue di votare la lista dei paesi ritenuti sicuri. Alla fine si è deciso per il sì, per non rompere il tentativo di unità europea volta a salvaguardare l’area Schengen, ma con la condizione della quarantena.
La lista dei 15 Stati ritenuti sicuri dal Consiglio europeo comprende Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay e Cina, a patto che Pechino faccia lo stesso verso gli europei.
Non ci sono gli Usa, appunto. Ma non ci sono nemmeno Brasile, Russia, India, Turchia, Israele e tanti altri Stati.
Quanto al Regno Unito, è ancora ufficialmente parte dell’Ue, le trattative per l’addio definitivo sono ancora in corso – anzi ferme a un punto morto – e quindi non ci sono restrizioni ai viaggi oltre Manica dal Continente e viceversa, al di là delle quarantene che i singoli Stati possono adottare.
Se guardiamo i Paesi dell’elenco si notano delle contraddizioni evidenti.
Facciamo un esempio: una delle mete turistiche di molti italiani è la Tunisia per il suo mare. La Tunisia ha avuto 1.172 casi di Covid con appena 50 decessi e da giorni è a zero. Il governo di Tunisi ha aperto ai turisti italiani dal 27 giugno senza quarantena. Noi rispondiamo costringendo una famiglia italiana che vuole farsi una settimana al mare a Djierba a restare al ritorno chiusi in casa per due settimane (rinuncinado pure al lavoro).
Però permettiamo a potenziali untori di calare dalla Lombardia in Liguria e tornare a casa senza problemi. Però permettiamo a francesi, tedeschi e inglesi di fare altrettanto con una casistica 50 volte superiore alla Tunisia.
E lo stesso si potrebbe dire per altri dei 15 Paesi dell’elenco.
Se fossimo nel governo di Tunisi, di fronte a questo atto che danneggia il loro turismo, non accetteremmo più rimpatri dei migranti tunisini, così qualcuno capisce come si sta al mondo.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
SENZA VERGOGNA AL SERVIZIO DI SALVINI
Passi in avanti sul tema dell’accoglienza ma restano le distanze sulla volontà o meno di applicare multe alle navi delle Ong che trasportano i migranti.
Il Movimento 5 Stelle si è presentato all’ennesima riunione di maggioranza con un documento di sette pagine in cui sono contenute le proposte grilline in vista della revisione dei decreti Sicurezza approvati quando erano al governo con Matteo Salvini. A pagina 3 viene sottolineato che nel testo proposto dal ministro dell’Interno Lamorgese vi è “l’assenza di sanzioni” per chi trasporta i migranti violando i divieti di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane.
Dunque i 5Stelle chiedono di applicare “la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 50.000. In caso di reiterazione commessa con l’utilizzo della medesima nave si applica altresì la sanzione accessoria della confisca della nave”.
È questo il nodo della questione che fa rimandare il tutto al nove luglio quando ci sarà una nuova riunione tra le forze politiche che compongono il governo.
“La distanza è ancora siderale sulle vicende delle Ong”, dice la senatrice di Leu Loredana De Petris dopo il terzo vertice al Viminale. “Il Movimento 5 Stelle – prosegue – ancora parla di ripristino delle multe per le Ong. Per noi questo è inaccettabile. Esiste un codice di navigazione e qualora ci fosse un reato è già tutto scritto e disciplinato. Basta accanimento e pregiudizi verso chi fa attività di soccorso in mare”.
Sul fronte dell’accoglienza si sta invece raggiungendo un’intesa. La stessa De Petris dice che “ci sono vedute comuni come il ripristino del sistema di prima e seconda accoglienza. Siamo d’accordo sui permessi ex protezione umanitaria e sulla convertibilità dei permessi di lavoro”. I 5Stelle guidati dal presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia si sono presentati al tavolo in una modalità più dialogante. Non a caso è stato mandato un parlamentare tra i più vicini a Roberto Fico, dell’ala più a sinistra del Movimento.
“La revisione dei decreti sicurezza — si legge ancora nel documento 5Stelle – deve rappresentare l’occasione per una riforma del sistema di accoglienza, orientata a garantire ordine e integrazione attraverso un sistema capillare e diffuso sui territori”. L’obiettivo è “ridurre al minimo sovraffollamenti e rischi di marginalità e assicurare la presa in carico di situazioni di vulnerabilità ”.
Si parla di ripristinare gli Sprar dove “devono convogliare sia la prima che la seconda accoglienza. Nella revisione complessiva del sistema dovranno essere sentite le regioni e comuni. Quanto ai centri adibiti alla prima accoglienza degli stranieri, essi non possono avere una capienza massima superiore ai 100 posti”. I centri di seconda accoglienza devono garantire un percorso di integrazione.
Quanto ai permessi di soggiorno dovranno tutti essere convertibili in permessi di soggiorno per motivi di lavoro.
“Nei centri di permanenza per il rimpatrio la proroga per altri 90 giorni — secondo i 5Stelle — deve essere vincolata all’esistenza di accordi di rimpatri con lo Stato di cui è cittadino lo straniero”.
Mentre il Pd mostra una cauta soddisfazione per i passi in avanti, Italia Viva lancia l’idea di riprendere il percorso dello Ius culturae, che si è fermato con la fine del governo Renzi. “Ora come allora pensiamo che la vera integrazione si faccia a partire dai banchi di scuola”, dice Davide Faraone. Per adesso, per i 5Stelle, sarebbe indigeribile. Significherebbe offrire a Salvini un’arma di attacco.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
LA SENATRICE DELLA LEGA ROBERTA FERRERO, RESIDENTE A PIOSSASCO (TORINO) PUBBLICA LA LORO FOTO SULLA SUA PAGINA FB E SI SCATENA LA FOGNA …LA MADRE DELLE RAGAZZE DENUNCIA TUTTI
Sabato Matteo Salvini si è presentato a Codogno e l’agenzia di stampa ANSA ha pubblicatouna foto che ritraeva due ragazze che hanno contestato il leader della Lega in maniera pacifica ed esponendo due cartelli con scritto “Non ci rappresenti” e “Non si specula sui morti”.
Oggi la pagina facebook Io per te scrive che la madre delle due ragazze, Antonia Rizzi, ha scoperto che la foto dell’agenzia di stampa ANSA è stata pubblicata sulla pagina facebook della senatrice della Lega Roberta Ferrero e lì le due ragazze sono state coperte di insulti. La donna ha annunciato che denuncerà chi ha insultato le sue figlie:
E lì si è scatenato l’inferno. Le mie figlie sono state attaccate duramente, insultate, derise.
Ovviamente, essendo donne, hanno ricevuto insulti di tipo sessista, sono state invitate a prostituirsi, a mettersi a disposizione dei migranti sui barconi per prestazioni varie. Molte persone che non conosciamo le hanno minacciate, esortate al suicidio. Padri di famiglia, nonni che sui loro profili postano le foto dei nipotini, si sono offerti di “sbatterle come tappeti”.
E moltissime donne le hanno insultare per il loro aspetto, per i loro vestiti.
Qualcuno ha scritto che sicuramente la loro madre (io) si prostituisce sulla Binasca e che il loro padre (mio marito Alberto) si sfonda di canne nei centri sociali.
Io non mi rassegno. Siamo state dai Carabinieri e ora presenteremo una denuncia.
La cosa divertente è che quando Susanna Ceccardi ha sostenuto che il suo concorrente alla carica della presidenza della Regione Toscana Eugenio Giani le ha dato della cagna (per essere precisi lui ha detto che è “al guinzaglio di Salvini”) c’è chi, dimenticando i millemila precedenti del Capitano, gli ha pure dato spago quando l’espressione “tenere al guinzaglio qualcuno” è presente come metafora persino sulla Treccani.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
ECCO I LORO NOMI, COSI’ VE LI RICORDATE
Pescara, consiglio comunale.
Le opposizioni presentano una mozione per esprimere solidarietà — chiedendo anche una parte attiva del comune in un eventuale processo — al ragazzo gay che è stato aggredito il 27 giugno da un gruppo di persone per aver stretto la mano al suo compagno nel centro cittadino.
Il consiglio comunale, però, respinge, con 11 voti contrari e 10 a favore.
Questo l’elenco degli esponenti politici cittadini che hanno votato contro:
Antonelli Marcello — Lega
Carota Maria Rita — Lega
Croce Claudio — Forza Italia
D’Incecco Vincenzo — Lega
Di Pasquale Alessio — Forza Italia
Foschi Armando — Lega
Montopolino Maria Luigia — Lega
Orta Cristian — Lega
Rapposelli Fabrizio — Fratelli d’Italia
Renzetti Roberto — Forza Italia
Salvati Andrea — Lega
ome si può vedere, la composizione della maggioranza — 7 leghisti, 3 rappresentanti di Forza Italia e 1 consigliere di Fratelli d’Italia — ha avuto un ruolo determinante nella bocciatura della mozione.
E dire che una aggressione a un ragazzo gay dovrebbe superare qualsiasi barriera politica. Tra l’altro, le conseguenze dell’azione violenta nei confronti del ragazzo di Pescara sono sotto gli occhi di tutti, con una prognosi molto seria e con la necessità di ricostruire la sua mascella fratturata dalla violenza degli aggressori.
Nella mozione, oltre a solidarizzare con il ragazzo aggredito, si chiedeva anche la costituzione del comune come parte civile in un eventuale processo
Ma il consiglio comunale ha deciso per il no. Con i voti di un centrodestra quantomai compatto.
(da Giornalettismo)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
SPUNTANO I CARTELLI: “VIETATO PORTARE VIA IL GEL IGIENIZZANTE”
“E’ vietato riempire contenitori personali dal dispenser”. E’ quanto recita un cartello affisso accanto a un flacone di disinfettante per mani all’interno di Palazzo Chigi, proprio nei pressi dell’aula dove si tiene il Consiglio dei ministri.
Secondo quanto riporta Il Messaggero, non si tratterebbe un caso isolato: le cronache parlamentari ci hanno raccontato che nella vicina Camera dei deputati, già ai primi tempi dell’epidemia, era sparita l’Amuchina dalle toilette.
Una immagine poco esaltante delle nostre istituzioni: dopo i parlamentari che non rispettano il distanziamento e l’uso della mascherina nelle loro iniziative pubbliche e “complottisti” e negatori del virus, ci mancava la chicca di chi si frega pure il gel igienizzante per portarselo a casa dove averlo travasato in propri contenitori.
Meglio non commentare…
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
PECCATO CHE DAVANTI AL CSM AVESSE DETTO L’OPPOSTO
Una nuova registrazione audio catturata a un magistrato diventa un caso politico. Ancora una volta riguarda un leader del centrodestra, anzi “il” leader, nel lontano 2013: Silvio Berlusconi.
Il centrodestra (ma non solo) insorge e il ruolo della magistratura, con l’esigenza di una riforma, tornano al centro del dibattito.
La registrazione è stata pubblicata dal “Riformista” e riporta le parole del magistrato Amedeo Franco, relatore in Cassazione nel processo Mediaset in cui il Cavaliere ha riportato una condanna passata in giudicato il 30 luglio 2013, sfociata poi il 27 novembre nell’espulsione dal Senato in forza della legge Severino.
Quel processo fu “un plotone d’esecuzione”, sono le parole del magistrato.
“Berlusconi deve essere condannato a priori perchè è un mascalzone! Questa è la realtà … A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… L’impressione è che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto”, sostiene Franco nel 2013 in un incontro, dopo la sentenza di condanna, con Berlusconi e alcuni testimoni, uno dei quali avrebbe registrato la conversazione.
La registrazione viene alla luce stranamente oggi, dopo ben sette anni, dopo l’esecuzione della pena, la rielezione del capo forzista nel Parlamento europeo e in attesa della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Politicamente, appartiene a un’era geologica fa.
“In effetti hanno fatto una porcheria perchè che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio dirlo per sgravarmi la coscienza, perchè mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero… Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo”, ancora il relatore nella registrazione. “Sussiste una malafede del presidente del Collegio, sicuramente”, dice inoltre Franco
La conclusione del relatore di Cassazione, nel colloquio rubato, è che “si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perchè di peggio non poteva capitare”.
Probabilmente il magistrato, che è morto un anno fa e che quindi volendo non può più parlare, non ne era consapevole
Altro stralcio in cui il giudice diceva che “sussiste una malafede del presidente del Collegio, sicuramente…”.
E poi diceva ancora: “I pregiudizi per forza che ci stavano… si potesse fare…si potesse scegliere… si potesse… si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perchè di peggio non poteva capitare…Questo mi ha deluso profondamente, questo… perchè ho trascorso tutta la mia vita in questo ambiente e mi ha fatto… schifo, le dico la verità , perchè non… non… non è questo, perchè io … allora facevo il concorso universitario, vincevo il concorso e continuavo a fare il professore. Non mi mettevo a fare il magistrato se questo è il modo di fare, per… colpire le persone, gli avversari politici. Non è così. Io ho opinioni diverse della… della giustizia giuridica. Quindi… va a quel paese…”.
​Ebbene Amedeo Franco, magistrato per 20 anni in Cassazione fino al 1994, competente per i reati tributari, ha scritto personalmente e di suo pugno le motivazioni proprio in virtù della sua competenza in cui si diceva che Berlusconi era “l’ideatore del sistema illecito. Dominus indiscusso” del sistema illecito dei diritti gonfiati.
Se non fosse stato d’accordo avrebbe avuto la possibilità , essendo in minoranza rispetto al collegio, di scrivere il suo dissenso e custodirlo.
I magistrati ne hanno facoltà e già in passato e successo. Per esempio proprio con Berlusconi, imputato nel processo Ruby,Enrico Tranfa presidente della Corte d’appello di Milano, che assolse l’imputato, dopo il verdetto a cui era contrario ritenendo l’ex premier colpevole, si dimise. Ma Franco non ha fatto nulla di tutto questo.
Di più. Davanti al Csm, che giudicava disciplinarmente il presidente Antonio Esposito per aver rilasciato un’intervista, aveva detto di non essersi sentito nè condizionato nè influenzato nel lavoro di redazione delle motivazioni della sentenza su Berlusconi.
Se avesse avuto dubbi, se avesse temuto che quella sentenza fosse stata pilotata perchè invece ha dichiarato il contrario? Dichiarazioni simili — nessun condizionamento nessuna influenza — erano arrivate anche dagli altri componenti del collegio, Claudio d’Isa e Giuseppe Di Marzo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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