Destra di Popolo.net

I BUONI DEL TESORO PATRIOTTICI CON I RISPARMI DEGLI ITALIANI: L’ULTIMA PROPOSTA RIDICOLA DI SALVINI

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

GLI ITALIANI DOVREBBERO TIRARE FUORI I SOLDI DAL CONTO CORRENTE PER “RICOSTRUIRE L’ITALIA” COMPRANDO BUONI DEL TESORO SOVRANISTI… IL RISULTATO SAREBBE UNO SOLO: I SOLDI DEI PIU’ POVERI SAREBBERO UTILIZZATI PER PAGARE GLI INTERESSI DA CORRISPONDERE AI PIU’ RICCHI

«Preferisco emettere altri buoni del tesoro a condizioni fiscali vantaggiose. Questa è una scelta che il ministero dell’Economia può fare domani. Gli italiani hanno un risparmio depositato in banca superiore a 1500 miliardi di euro, lo tengono lì per paura, preoccupazione o cautela. Se agli italiani venisse chiesto di mobilitare volontariamente una parte di questo risparmio per ricostruire scuole, strade e ospedali di questo paese lo farebbero più velocemente dei fondi europei, nell’arco di quindici giorni»: Matteo Salvini nell’intervista rilasciata oggi ad Agorà  torna sulla sua ideona dei buoni del tesoro solo per gli italiani.
Non è la prima volta che il Capitano ne parla. Lo ha fatto la prima volta alla fine di maggio 2019, all’epoca in cui la Lega aveva appena vinto le elezioni europee in Italia e lui doveva trovare i soldi per mantenere tutte le mirabolanti promesse fatte durante la campagna elettorale, dalla flat tax per tutti alla sterilizzazione dell’aumento dell’IVA.
Sappiamo tutti com’è andata a finire:
Salvini poi ha fatto la crisi del Papeete, si è elegantemente defilato dalla lotta accusando il MoVimento 5 Stelle di essere il MoVimento 5 Stelle e si è comodamente accomodato all’opposizione, dove è facile spararle grosse perchè nessuno pretende che tu metta in pratica quello che prometti.
All’epoca diceva cose del tipo: «Chiedo semplicemente di usare in maniera diversa, con tempi e modi diversi la ricchezza italiana che c’è. La ricchezza italiana è ferma nei conti correnti e nel risparmio privato, facciamo usare, liberiamola».
Il primo problema dell’ideona di Salvini è che è anacronistica.
Qualche giorno fa Andrea Greco su Repubblica spiegava che da anni si riduce la quota di Bot e BTP in mano a imprese e famiglie (e quindi anche in mano alle imprese e alle famiglie italiane), passata dal 12,2% nel 2014 al 5,8% nel 2019 secondo le elaborazioni dell’ABI su dati di Bankitalia.
Il debito nazionale, con una traiettoria avviata nella crisi finanziaria 2007, è uscito dalle tasche dei “Bot people” per entrare in quelle, meno spontanee, delle istituzioni finanziarie italiane e della Bce.
E oggi chi altri compra Bot e BTP? Unicredit stima che quasi metà  dei detentori esteri di Btp siano «hedge fund, fondi pensione e assicurativi e altri gestori, con approccio molto dinamico e che per primi tendono a vendere quando il mercato si gira».
Come nel 2018, quando nacque il primo governo Conte. Se il film si ripete, «la questione di chi comprerà  il debito italiano sarà  ancor più impellente, perchè banche centrali e investitori nostrani dovrebbero farsi carico anche delle quote estere in vendita”, aggiunge Unicredit.
Le banche italiane, passate dal 22,4% al 26,5% in 12 anni, anche ora non mollano la presa, con piccoli arrotondamenti qua e là : tanto che il ministro Roberto Gualtieri, nel comitato esecutivo Abi del 18 marzo, ne ha lodato il sostegno.
Al loro fianco, assicurazioni e altri intermediari italiani, ancor più saliti dal 2007 fino a un quasi il 20% del totale. La crisi dei debiti sovrani 2011 però ha già  proposto i danni che la spirale debito pubblico-banche private può produrre, quando lo spread sovrano s’allarga. Varrebbe, più o meno per l’eroico risparmiatore patrio.
Il motivo per il quale oggi le famiglie non comprano più di tanto le obbligazioni italiane è semplice: non rendono abbastanza rispetto ad altri prodotti disponibili sul mercato finanziario.
E Salvini che vuole fare? Se per caso intende farglieli comprare “volontariamente” allora dovrà  offrire un rendimento più alto. Altrimenti il piano fallirebbe prima di essere posto in atto. E allora ecco qui un primo problema del modello salviniano: non conviene rispetto ad altre possibilità  di finanziamento offerte all’Italia, persino quelle più “spaventose” come il MES.
E se davvero l’obiezione dovesse essere “Eh, ma l’1,2% va in tasca agli italiani” va segnalato che allora succederà  questo: che le tasse degli italiani verranno usate per pagare gli interessi ad alcuni italiani.
Più precisamente, i soldi dei più poveri verranno utilizzati per pagare gli interessi da corrispondere ai più ricchi, il che è un po’ come se arrivasse qui Robin Hood e facesse il contrario di quello che ha sempre fatto.
E questo al netto del come Salvini intenda assicurarsi che il debito proposto sul mercato venga venduto soltanto ai cittadini italiani e di come vietare a questi ultimi di venderlo successivamente a chi vogliono.
Altra cosa invece sarebbe se Salvini — ma questo lui non l’ha mai detto — avesse in mente di obbligare gli italiani ad acquistare queste obbligazioni. In questo modo si tratterebbe di una patrimoniale mascherata. Ovvero di una versione appena appena più raffinata dell’Oro alla Patria

(da “NextQuotidiano”)

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IL TRAILER: LA PIAZZA ARANCIONE “INCATENA” QUELLA SOVRANISTA AL NAZIONAL-POPULISMO

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

IL 2 GIUGNO ALLA ROVESCIA RISCHIA DI ESSERE L’ANTICIPO DEL FILM CHE VERRA’

Perchè poi l’aria che tira si capisce subito, dal muscolo e dal tatuaggio degli scagnozzi di una frangia di Forza Nuova, prima ancora che arrivi l’invito a non rompere troppo con le domande.
E prima ancora di ascoltare tal Danilo Cipresso, che urla dal megafono contro Conte, contro le regole che hanno “limitato la libertà ”, e pure contro la polizia. Sono i primi che incontri, appena arrivi a piazza del Popolo, nel giorno della Festa della Repubblica, quella democratica e antifascista.
Allarghi lo sguardo: la manifestazione è un assembramento, senza distanze, senza regole, con poche mascherine, più affollata rispetto alle previsioni, un flashmob che non è un flashmob, a dispetto delle raccomandazioni più o meno convinte.
Di simbolico c’è poco, di reale c’è la rabbia della destra vera e muscolosa, che nell’Italia dove la parolaccia è sdoganata si riassume nel coro “Conte, Conte, vaffanculo”, più volte ripetuto. O nella becera insofferenza verso il capo dello Stato, rivelata da un fuorionda in cui due patrioti, riferiamo solo per dovere di cronaca, si rammaricano perchè “la mafia ha ucciso il fratello sbagliato”.
Poche ore dopo, stesso giorno, stesso set riscaldato dalla canicola del sole pomeridiano, diverse centinaia di persone, incazzati veri, con un gilet arancione, versione nostrana dei gilet jaune che hanno messo a ferro e fuoco la Francia, no euro, no Mes, no governo, no virus inteso come negazionismo, inneggiano al “ge-ne-ra-le, ge-ne-ra-le” prima che salga sul palco Antonio Pappalardo, il farsesco ex generale di brigata ed ex capo di stato maggiore della divisione unità  specializzata carabinieri di stanza a Roma.
I pochi che hanno la cortesia di parlare ti spiegano che la pandemia non esiste (sic!), che è tutta una montatura per tenere il controllo sociale, si abbracciano, urlano contro il governo, affidano al turpiloquio la rabbia, qualcuno mena le mani contro i giornalisti servi del potere di mascalzoni, massoni, euroburocrati. A occhio pochi non sono, anzi sembrano tanti quanti quelli della mattina.
Per l’amor di Dio, rifuggiamo dalla tentazione di fare di tutt’erba un “fascio”, anche se tutti mandano a quel paese Conte, tutti urlano “elezioni”, nessuno si mette la mascherina diventata quasi un simbolo di oppressione, parecchi arrivano da altre regioni nonostante oggi non sia ancora consentito.
E anche se, in molti, nel pomeriggio assomigliano a quelli della mattina perchè “io ho votato i Cinque Stelle, ma mi hanno deluso, sono dei venduti anche loro, adesso voto Giorgia”.
Questo due giugno alla rovescia, senza manifestazioni repubblicane (a causa virus), ma con manifestazioni zeppe di eredi di chi la Repubblica non l’avrebbe fatta, altro che vittoria dell’Europa sul populismo in nome della “valanga di soldi” in arrivo, perchè non si sa quando arriveranno, racconta tuttavia in pillole almeno due cose, che tanto banali non sono, come in un trailer di un film cui potremmo assistere nei prossimi mesi.
La prima la coglie Ignazio La Russa, che di cortei ha un’esperienza quasi cinquantennale: “Se avessimo spinto, sarebbero arrivate un milione di persone, c’è un afflusso sorprendente”. Ecco, la partecipazione come moto in larga parte spontaneo, oltre le aspettative, oltre lo sforzo organizzativo, perchè la gente sarebbe arrivata comunque, dopo i mesi della reclusione, del lockdown democratico, delle conferenze stampa su ciò che si può e che non si può fare, e a quanti centimetri di distanza, della narrazione da Grande Fratello del “torneremo ad abbracciarci”.
La seconda, ed è la parte sinistra del film, è il nesso tra le due piazze, quella della destra che si candida a governare con percentuali in Europa seconde solo a quelle dell’Ungheria, quella del carnevale complottista che sembra fuori dal mondo, ma rischia, quando entrerà  nel circo mediatico, di conquistare piena cittadinanza nel dibattito nazionale.
In tal senso, diciamola così, la piazza del pomeriggio “incatena” quella della mattina al nazional-populismo, nella misura in cui dà  voce (o meglio: urlo) ad alcune sue teorie estreme, dall’euro alla necessità  di stampare moneta.
Se la destra avesse assunto una linea di collaborazione istituzionale, se rinunciasse a invocare elezioni anche se è evidente che non si vota, se non desse cittadinanza alle polemiche sul Mes, alla sovranità  come mito da agitare, quella piazza di “matti” sarebbe anche contro la destra, non solo contro il governo, diventando il detonatore della sue contraddizioni.
È la fotografia di un paese che, sia pur spesso raccontato con spirito autoconsolatorio, ha un umore profondo di ribellione nei passaggi più delicati. E che sulla rabbia sociale, può rompersi.
In fondo, il generale De Lorenzo non era meno carnevalesco di Pappalardo.

(da “Huffingtonpost”)

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SE BEPPE GRILLO VUOLE TORNARE ALLA GUIDA DEL M5S

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

FARE DI NUOVO IL CAPO POLITICO ANCHE PER COMPLICARE LA VITA A DI BATTISTA

Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano racconta oggi che Beppe Grillo si è messo in testa, come Cesare Ragazzi, un’idea meravigliosa: quella di tornare a fare il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle. Anche per complicare la vita ad Alessandro Di Battista:
Lo dice da un po’, sempre ridendo. Ma lo dice. “E se il capo politico tornassi a farlo io?”. Beppe Grillo, il fondatore del Movimento che da mesi guarda da fuori, nelle ultime settimane lo ha scandito a più di un interlocutore.
E nel M5S di governo si chiedono se sia solo una battuta, magari per tenere sull’allerta i maggiorenti, o qualcosa di più.
Di certo il Garante aveva già  battuto un colpo rilevante il 24 aprile, sancendo sul blog delle Stelle il rinvio dell ‘elezione proprio del prossimo capo politico, con una sua “interpretazione autentica”. Quindi dopo le dimissioni di Luigi Di Maio dello scorso gennaio il capo politico reggente è ancora Vito Crimi, il più anziano membro del comitato di Garanzia.
Nonostante Davide Casaleggio che avrebbe voluto un voto entro l’estate, e ha insistito per averlo in una tesissima riunione videoconferenza con tanti big, lo scorso aprile.
Ma Grillo (che non era a quella riunione) ha detto no, nero su bianco. Facendo asse con Di Maio, contrarissimo: “Se lo votassimo ora un nuovo capo durerebbe pochi mesi”.
Un passaggio fondamentale, nella storia del M5S. Dove Casaleggio e la sua piattaforma web Rousseau rappresentano un nodo, come raccontò il Fatto rivelando i durissimi virgolettati di Di Maio nella videoconferenza con l’erede di Gianroberto: “Il sistema di voto su Rousseau ha portato all’anarchia”.
Così la scelta del capo politico è slittata a dopo l’estate, proprio come gli Stati generali, il primo Congresso del M5S. Con Di Maio pronto a riprendersi tutto, possibilmente per interposta leader (la sindaca di Torino Chiara Appendino resta la prima opzione). E con Alessandro Di Battista vogliosissimo di sfidarlo, nel nome di un ritorno alle origini del Movimento. Ma sullo sfondo c’è il jolly immarcabile, Grillo: che magari scherza sul suo futuro, o magari no. “Chi racconta della sua battuta lo fa anche per complicare la corsa a Di Battista” sospetta un grillino di peso, convinto che evocare un ritorno del fondatore penalizzi innanzitutto l’ex deputato, attualmente senza cariche. Di sicuro, sussurra lo stesso big, “se Beppe tornasse capo la rotta sarebbe chiara: avanti con Giuseppe Conte, e avanti con il Pd, sempre e ovunque”.

(da “NextQuotidiano”)

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ADDIO PAPILLON: E’ MORTO ROBERTO GERVASO, AVEVA 82 ANNI

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

GIORNALISTA E SCRITTORE, RACCONTO’ LA STORIA CON INDRO MONTANELLI

Divulgatore storico e commentatore televisivo, Roberto Gervaso scompare il 2 giugno a Milano a 82 anni dopo una lunga malattia.
Scrittore, giornalista e autore di aforismi che stanno facendo il giro della rete, Gervaso era il “grillo parlante” della cultura italiana, capace di raccontare il potere in modo provocatorio.
Nato a Roma il 9 luglio 1937, dopo una infanzia con la famiglia a Torino Gervaso si laurea in lettere con una tesi sul filosofo Tommaso Campanella.
Decisivo l’incontro con Indro Montanelli, che crede subito in lui e lo lancia. I due, dal 1965 al 1970, scrivono insieme i primi sei volumi della Storia d’Italia (Rizzoli), vincendo il Premio Bancarella, che poi Gervaso vince di nuovo da solo con uno dei suoi generi letterari preferiti: le biografie storiche.
Nella sua produzione troviamo i ritratti di Cagliostro, Nerone, Casanova, i Borgia, Claretta Petacci, ma si occupa anche della Monaca di Monza, condivide con i lettori i tanti incontri importanti della sua esistenza — George Simenon, Salvator Dalì, Andres Segovia, Arthur Miller, Lauren Bacall, Michail Gorba ciov, David Rockfeller — e pubblica anche un galateo erotico e un galateo sentimentale.
Una vita apparentemente perfetta segnata in realtà  dalla depressione, come racconta nel suo penultimo libro, Ho ucciso il cane nero (Mondadori, 2014). “Quale maleficio s’insinua nella depressione? Chi decide che dobbiamo passare sotto le sue forche caudine, inermi e inerti, subendo e soffrendo? Perchè la natura che ho sempre amato e onorato mi diventa ostile? Perchè i libri, che sono la mia vita, perdono ogni interesse? Perchè tengo alla larga gli amici e, quando mi sono vicini, è come se fossero assenti? Perchè la mattina non mi alzerei mai? Perchè invidio l’ultimo clochard che incontro per strada, alla stazione, sui gradini di una chiesa? Il cane nero, il male oscuro, è un’ossessione senza fine, che non ti dà  tregua, non si placa mai. Una lancia che ti si conficca nel costato, un coltello che ti scalca il cuore. Chi non conosce questo morso feroce ti esorta a farti coraggio” scrive Gervaso.
E anche: “Ma come ti può comprendere chi non è mai entrato in questo antro infernale? Esasperato e disperato, t’illudi di trovare uno sfogo nel pianto. Versi, singhiozzando, tutte le lacrime che hai nel cuore, e vorresti morire. T’imbottisci di psicofarmaci, che ci vogliono, ma ben dosati: mai abusarne. L’effetto si fa sospirare e una mattina ti svegli con un’ansia che sfiora l’angoscia, ma che non è angoscia. Piano piano, impercettibilmente, le ante della tua finestra si dischiudono, ma non puoi ancora affacciarti. Solo uno spiraglio, che vagamente fa filtrare un pallido raggio di luce. È l’inizio della rinascita. Ma non illudetevi: ci vuole pazienza”.
L’annuncio della sua morte è dato da sua figlia, Veronica Gervaso, su Twitter: “#robertogervaso sei stato il più grande, colto e ironico scrittore che abbia mai conosciuto. E io ho avuto la fortuna di essere tua figlia. Sono sicura che racconterai i tuoi splendidi aforismi anche lassù. Io ti porterò sempre con me. Addio” scrive la giornalista del TG5.
Noi lo ricordiamo con le sue stesse parole: “L’uomo è un condannato a morte che ha la fortuna di non conoscere la data della propria esecuzione” e “Ho più rughe sul cuore che sulla fronte”.

(da “La Repubblica”)

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LA PIAZZA SOVRANISTA E’ SGANGHERATA

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

BERLUSCONI: “NON DOVEVAMO DARE CATTIVI ESEMPI, NON SI PUO’ FARE LA PREDICA E POI ESSERE I PRIMI A VIOLARE LE NORME”

Ho visto da vicino la manifestazione dei sovranisti italiani svoltasi oggi nel centro di Roma, manifestazione nella quale è stata palpabile la differenza di atteggiamento (e di confidenza con la gente) delle tre componenti politiche.
Matteo Salvini è perfettamente a suo agio e tutto sommato contento del bagno di folla mentre Giorgia Meloni appare subito un po’ indispettita, forse preoccupata da un eccesso di assembramento nelle strade capace di fare perdere compostezza all’evento.
Antonio Tajani infine (un po’ come tutti quelli di FI) ha l’aria di quello che si chiede semplicemente “ma io che ci faccio qui?”, posizione plasticamente confermata da un tweet di sostanziale presa di distanze che Silvio Berlusconi pubblica alle 9.30 del mattino (quindi ben prima dell’inizio ufficiale) che recita testualmente: “dovevamo limitare al massimo il numero dei partecipanti per evitare assembramenti e non dare cattivi esempi. Non si può fare la predica e poi essere i primi a trasgredire”.
Questo diverso atteggiamento è importante perchè ci dice molto sulla condizione (anche politica) della sedicente destra italiana, teoricamente racchiusa in una coalizione ma praticamente divisa su molti dei temi più importanti, a cominciare dal decisivo (domani ancor più che oggi) rapporto con l’Europa.
Provo a dirla in un altro modo, rispondendo ad una semplice domanda, che è la seguente: “com’è la destra italiana?”. Ebbene la mia risposta è in una parola: “sgangherata”.
È la sua natura profonda, esattamente come sgangherata è stata la manifestazione di oggi, così come sono sgangherate molte delle uscite sui temi più importanti e com’è la collocazione internazionale dei partiti che ne fanno parte, non a caso privi di credibili punti di riferimento (vedasi alla voce Le Pen), oppure discussi (vedasi alla voce Orban) o incoerenti (il Ppe per Berlusconi) con i partner.
Questa condizione è talmente prevalente da essersi manifestata già  di prima mattina nella manifestazione di oggi, appuntamento nel quale tutte le regole di comportamento in chiave Covid-19 sono andate in frantumi in pochi minuti
Ma c’è di più, perchè oggi la piazza ha preso nettamente il tono di una dura protesta contro il governo ed il premier, altro che essere un momento di proposta come annunciato dagli organizzatori.
Ecco quindi che la condizione di realtà  “sgangherata” è emersa assai bene nel corso della giornata, mostrando la destra italiana esattamente per quello che è.

(da “Huffingtonpost”)

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L’ORGANIZZATORE DELLA MARCIA SU ROMA “PER DIFENDERE I LAVORATORI” HA “OMESSO VERSAMENTI AI DIPENDENTI PER 255.000 EURO”

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

LA PROCURA E LA GDF HANNO ACCERTATO CHE FACEVA LAVORARE IN NERO DIVERSI DIPENDENTI SENZA CONTRATTO, SENZA CONTRIBUTI E CON UNA PAGA DI 70 EURO PER 14 ORE AL GIORNO

Nicola Franzoni è l’imprenditore noto alle cronache per aver organizzato la “marcia su Roma” per difendere i lavoratori e mandare a casa i politici. Ecco tutto quel che c’è da sapere su di lui.
Nicola Franzoni, 50 anni, imprenditore che in passato ha gestito discoteche e bar nello Spezzino e in Versilia, di recente ha fatto molto parlare di sè. Sua è stata infatti l’iniziativa della “marcia su Roma”: una manifestazione in tempo di lockdown causa Coronavirus per difendere i lavoratori e mandare a casa i politici. Ma l’evento è stato un flop e, soprattutto, il Nostro è stato accusato di una serie gravi irregolarità  come datore di lavoro.
A Nicola Franzoni è stato contestato “l’omesso versamento di contributi per un importo complessivo di 255mila euro”, e diversi suoi ex dipendenti hanno confermato che con lui non tutto era in regola.
Stando la ricostruzione fatta da Procura e Guardia di Finanza, Franzoni in passato sarebbe stato “legale rappresentante” di una società  che gestiva alcune attività  tra La Spezia e Carrara. Per non versare tutti i contributi — secondo l’ipotesi dei pm — avrebbe omesso “una o più registrazioni”.
“Ho lavorato per diversi anni con il signor Nicola Franzoni — ha raccontato un so ex dipendente -. Quattordici ore al giorno con paga misera di 60-70 euro senza nessun contributo pagato, senza nessun contratto e senza nessuna busta paga”.
E un altro ha aggiunto: “Al momento dell’assunzione lui è molto chiaro, verrà  fatto un piccolo contratto da 4 ore quando in realtà  le ore giornaliere variano dalle otto alle undici. Quindi la maggior parte delle ore viene lavorata in nero”.
E ancora: “Ho lavorato per Franzoni per un paio d’anni. Assicurata 16 ore settimanali lavorando minimo 14 al giorno con una paga di 70 euro al giorno”.

(da agenzie)

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L’ORGANIZZATORE DELLA MARCIA SU ROMA CHE HA URINATO DAVANTI ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

DENUNCIATO PER VILIPENDIO ALLA REPUBBLICA, ISTIGAZIONE A DISOBBEDIRE ALLE LEGGI, ATTI CONTRARI ALLA DECENZA, MANIFESTAZIONE NON AUTORIZZATA E VIOLAZIONE DELLE NORME ANTI-COVID

Vilipendio alla Repubblica e alle istituzioni, apologia di fascismo, istigazione a disobbedire alle leggi, atti contrari alla pubblica decenza, manifestazione non autorizzata e violazione delle norme anti covid.
Per questi reati la Digos di Roma ha denunciato Nicola Franzoni, esponente di spicco del ‘Fronte di Liberazione Popolare’ che sabato scorso ha partecipato alla manifestazione organizzata nel centro di Roma autointitolatasi Marcia su Roma 2. L’uomo è accusato di aver urinato davanti alla presidenza del Consiglio.
Residente a La Spezia, Franzoni è stato fermato oggi in un albergo della Capitale, dove si era recato per partecipare a un’altra manifestazione non preavvisata.
Nel video si vede Franzoni davanti al Segretariato Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri dalle parti di Piazza Colonna: “Ora vi facciamo vedere il rispetto che abbiamo nei confronti della presidenza del Consiglio perchè oggi mi hanno detto che siccome sono un rappresentante del popolo devo mantenere un profilo istituzionale. Ora vi facciamo vedere il profilo istituzionale che manteniamo”, dice Franzoni sghignazzando insieme agli altri prima di arrivare davanti alla porta del segretariato.
Secondo quanto riporta il Secolo XIX l’imprenditore e organizzatore della ‘marcia su Roma’ in passato sarebbe stato “legale rappresentante” di una società  che gestiva alcune attività  tra La Spezia e Carrara.
Per non versare tutti i contributi — è l’ipotesi dei pm — avrebbe omesso “una o più registrazioni” per un totale di 255mila euro.

(da agenzie)

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CHI SONO I “CAPI” DELLA PROTESTA DI PIAZZA CONTRO IL GOVERNO

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

NON SOLO PAPPALARDO, MA ANCHE NEGAZIONISTI, NO VAX, EX FORCONI, PREGIUDICATI, NEONAZISTI

Pappalardo, ex generale dei carabinieri, guida la galassia dei gilet arancioni che ingloba negazionisti sul virus, ex forconi, no vax, disoccupati.
Pappalardo è stato rinviato a giudizio per vilipendio del presidente della Repubblica e sospeso dal grado di generale.
Il leader e fondatore di “Nuova Resistenza Italiana 2020” si chiama Andrea Libero Gioia, romano. È un assistente di volo dell’Alitalia. La crociata è partita con un passaparola social e grazie ad associazioni collegate: The Walk of Change e AlbaMediterranea, presieduta da Orazio Fergnani, che di Gioia è mentore.
Fergnani, originario di Latina, agente di commercio, ora teorico e paladino della “pandemia inventata”. I morti Covid di Bergamo e Brescia? Per Gioia e Fergnani sono colpa di inquinamento e vaccinazioni. Con le loro tesi i sobillatori del complotto hanno convinto molti: più di 10mila gli iscritti al gruppo Telegram.
Andrea Libero Gioia, no vax, in passato portavoce dei gilet gialli nostrani, ha dato vita al movimento Nuova resistenza italiana.
Poi c’è Giuliano Castellino, leader di Forza Nuova a Roma, vicinissimo a Fiore. Su lui pesa la condanna a 6 anni chiesta dal pm per l’aggressione a due giornalisti dell’Espresso. Castellino è accusato anche di truffa perchè avrebbe truffato 1,3 milioni di euro al sistema sanitario nazionale insieme a Giorgio Mosca. I due imprenditori, secondo l’accusa del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Alberto Pioletti, tra maggio del 2016 e dicembre 2017, dopo aver avviato alcuni punti vendita di integratori alimentari per soggetti affetti da celiachia, avevano ‘taroccato’ i buoni per acquistare cibo gluten-free e poi li presentavano alle ASL per ottenere i rimborsi.
In piazza c’è anche Luca Castellini, responsabile di Forza Nuova nel nord Italia, capo ultrà  del Verona. In un video inneggia a Hitler. Noto anche per l’attacco a Balotelli: “Non sarà  mai italiano”.
Poi ci sono Massimiliano Pugliese, responsabile per CasaPound dell’VIII municipio, il quartiere rosso della Garbatella a Roma, attivo soprattutto nelle iniziative contro i rom, e Giordano Caracino, leader del Veneto Fronte Skinhead, tra i protagonisti dell’irruzione a Como in un centro migranti. Tra le sue frasi: “Hitler ha fatto anche cose buone”.

(da “NextQuotidiano”)

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GLI INSULTI A MATTARELLA CHE “ERA MEGLIO SE LA MAFIA LO AVESSE AMMAZZATO AL POSTO DEL FRATELLO” AL CORTEO DEL CENTRODESTRA

Giugno 2nd, 2020 Riccardo Fucile

MELONI E SALVINI CONDANNANO, MA LA FRASE L’HA PRONUNCIATA UN LORO MILITANTE CHE TENEVA LO STRISCIONE TRICOLORE: E’ FIGLIO DELL’ODIO SOVRANISTA, TROPPO FACILE DISSOCIARSI, IDENTIFICATELO E DENUNCIATELO O SIETE COMPLICI

Sono volati anche insulti a Mattarella durante la manifestazione del centrodestra di oggi, 2 giugno.
Condanna da parte di Giorgia Meloni: “Apprendo dalla stampa degli insulti vergognosi rivolti da un manifestante al Presidente della Repubblica Mattarella”, scrive la leader di Fratelli D’Italia su Twitter aggiungendo che si tratta di “parole offensive che Fratelli d’Italia condanna senza se e senza ma, che non condividiamo in nessun modo e dalle quali – osserva ancora la leader FdI – prendiamo fermamente le distanze”.
Si dissocia anche Antonio Tajani: “Ogni offesa al Presidente Mattarella è ignobile”, ha scritto su twitter il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani.
“Chi ha offeso il presidente Mattarella, e con lui tutte le vittime di mafia, si deve solo vergognare, non rappresenta l’Italia e gli italiani”, ha scritto su Twitter, Matteo Salvini.
Luigi Di Maio è intervenuto sulla vicenda: “Non è mia abitudine esprimere opinioni o giudizi sui cortei. Ritengo che ognuno abbia la libertà , sempre, di manifestare le proprie opinioni pacificamente. Ciononostante, alcuni organi di stampa riportano di pesanti insulti rivolti al capo dello Stato. Tra questi, un colloquio tra due manifestanti in cui uno all’altro dice, con chiarezza, riferendosi all’uccisione di Piersanti Mattarella: ‘La mafia ha ucciso il fratello sbagliato’. Lo trovo gravissimo. Bisogna abbassare i toni e la politica, per prima, deve poter dare il buon esempio”.
Il ministro degli Esteri continua: “Lo trovo gravissimo ma anche preoccupante e indicativo dello stato di tensione interno nel Paese. Confido nel fatto che qualcuno tra gli organizzatori del corteo si dissoci da quelle parole, che non rappresentano nè l’Italia, nè gli italiani, nè la storia del nostro Paese”.

(da agenzie)

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