Destra di Popolo.net

SALVINI CENSURA IL VIDEO IN CUI E’ STATO CONTESTATO A NAPOLI: LO PUBBLICA COPRENDO GLI INSULTI RICEVUTI CON LA MUSICA

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

SUL SUO PROFILO LA CONTESTAZIONE SCOMPARE

Contestazioni e offese a Matteo Salvini, dalle persone affacciate ai balconi, metre il leader della Lega deponeva una corona di fiori in memoria del poliziotto Pasquale Apicella, morto a 37 anni, nell’aprile scorso, quando la sua volante è stata speronata dall’auto di alcuni rapinatori in fuga.
“Non si specula sulla morte di un poliziotto”, ha urlato un uomo. Un’altra donna, dal balcone, ha invece gridato: “Napoli non ti vuole, non devi venire qui”. “Dopo tre mesi sei venuto – ha detto un’altra donna in strada – Hai coraggio a farti vedere”.
Il leader della Lega, dopo aver deposto i fiori, è risalito un macchina
Successivamente, Salvini ha postato lo stesso video sui suoi profili social, con gli insulti coperti dalla musica.

(da “La Stampa”)

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IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI NEL 2019 E’ CRESCIUTO DI 45 MILIARDI, ORA SONO 4.445 MILIARDI (MA NON MUOIONO TUTTI DI FAME?)

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

AUMENTANO I SALDI NEI CONTI E GLI INVESTIMENTI IN POLIZZE ASSICURATIVE E FONDI PENSIONI

Più conti correnti e polizze assicurative, meno titoli di Stato e azioni.
Ma soprattutto, nel 2019 i risparmi degli italiani sono cresciuti di 45 miliardi di euro, arrivando così a 4.445 miliardi: sono i dati principali che emergono dall’indagine del sindacato bancario Fabi dal titolo “Le riserve e i risparmi delle famiglie italiane nel 2019”. A dominare nelle scelte degli italiani rimane la prudenza, una caratteristica che potrebbe tornare utile in tempi di grande crisi come quelli odierni: “L’Italia che oggi si appresta a ripartire – osserva il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni – deve poter contare anche su quegli oltre 4.400 miliardi di euro di risparmi: si tratta di masse finanziarie enormi, che vanno gestite e indirizzate nel modo più opportuno, ma sempre nell’interesse del cliente e prestando la massima attenzione alla propensione al rischio”.
In dettaglio, è salito di 56 miliardi il saldo dei conti correnti bancari e di oltre 25 miliardi è aumentata la quota di investimenti in polizze assicurative e fondi pensione. Le scelte di allocazione dei risparmi, da parte dei consumatori, confermano la fiducia nelle banche e mostrano l’esigenza di cercare protezioni da rischi futuri e imprevisti vari, osserva la Fabi.
Nel portafoglio delle famiglie italiane risultano in calo sia i titoli pubblici (Bot e Btp), il cui peso è sceso di circa 33 miliardi da 304 miliardi a poco più di 271 miliardi, sia le azioni, il cui peso si è ridotto di circa 16 miliardi calando a quota 966 miliardi dai 983 miliardi del 2018. Mentre si sono ridotti i titoli nel portafoglio delle famiglie, e non solo i titoli di Stato.
Gli italiani hanno dismesso 15,7 miliardi di euro di titoli statali e 11,5 di prestiti obbligazionari bancari. L’incidenza del comparto pubblico sul portafoglio complessivo — pari ad un 3% secco — attesta che comunque rimane la preferenza delle famiglie italiane verso i fondi statali, rispetto ai titoli emessi sia dal comparto finanziario (1,4%) sia dalla compagine “emittenti stranieri” (1,5%).
I conti correnti sfondano dunque il muro dei 1.000 miliardi; aggiungendo anche i depositi vincolati (441 miliardi), si arriva a 1.460 miliardi, pari a oltre un terzo della ricchezza finanziaria delle famiglie. Polizze assicurative e fondi pensione valgono 1.122 miliardi e rappresentano un quarto del portafoglio finanziario degli italiani. Non è variata, invece, la quota di fondi comuni d’investimento, stabile attorno ai 480 miliardi.
Sulle valutazioni dei risparmiatori italiani, osserva la Fabi, ha sicuramente inciso anche l’incertezza del contesto macroeconomico di riferimento e dei redditi da lavoro e che probabilmente ha modificato le necessità  finanziarie delle famiglie, a favore della liquidità . Se a ciò si aggiunge la contenuta propensione al rischio che rimane il motore principale delle scelte nella gestione del risparmio in Italia, ne consegue un tasso di sostituzione tra le due scelte di investimento pari al 58%.

(da agenzie)

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IL VIROLOGO CRISANTI: “IN LOMBARDIA DATI CONFUSI, INDICE RT INAFFIDABILE, STIAMO CORRENDO UN GROSSO RISCHIO”

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

“TROPPA CONFUSIONE NELL’ESECUZIONE E NELLA REGISTRAZIONE DEI TAMPONI, SI RIAPRE SENZA BASARSI SU DATI CERTI”

Calcolatrice alla mano, c’è qualcosa che non torna nei dati relativi all’epidemia Coronavirus nella regione più colpita di Italia.
In Lombardia, quando si decide di sottoporre un individuo al test con il tampone, una volta su cinque quella persona è positiva, il 19%.
Nessuno screening di massa, dunque: le analisi vengono fatte su soggetti che hanno un rischio concreto di aver contratto la Covid-19. Rapportando la percentuale al totale della popolazione, un milione e 900 mila lombardi sarebbero stati infettati dal virus.
Un calcolo puramente quantitativo: l’auspicio è che se davvero l’intera Lombardia fosse sottoposta a test, la percentuale si abbasserebbe.
Se non altro, il rapporto tra casi testati e persone positive alimenta i dubbi: dov’è finita la strategia delle 3T, testare, tracciare, trattare? Come mai, a tre mesi e mezzo dall’inizio dell’epidemia in Italia, la regione più impattata è riuscita a sottoporre a tampone soltanto il 4,7% della sua popolazione?
Il Piemonte, seconda regione più colpita di Italia e che ha mostrato un ritardo iniziale nella capacità  laboratoriale, ha un rapporto tra persone positive e casi testati del 14%.
L’Emilia-Romagna, terza, mostra una percentuale del 13%. Persino in Liguria, regione che nelle ultime settimane ha visto crescere più di altre il numero di contagi, il 15% dei casi testati risulta positivo al virus.
È evidente che in Lombardia, nonostante sia stata la prima regione a individuare un focolaio sul suo territorio, non si riesce ad allargare lo screening in modo da individuare sempre meno casi positivi.
A detta di virologi, epidemiologi, scienziati e politici, in Lombardia il virus circola ancora, e parecchio. Allora ridurre l’attività  dei laboratori nei weekend o durante i giorni festivi, piuttosto che procedere a un piano di assunzioni e di rafforzamento della capacità  diagnostica della regione, appare una scelta poco coraggiosa.
O, perlomeno, in controtendenza con la regione che si è dimostrata davvero un’eccellenza in Italia, il Veneto: qui solo il 5% dei casi testati è risultato positivo al coronavirus.
«C’è troppa confusione nell’esecuzione e nella registrazione dei tamponi — dice il professor Andrea Crisanti, responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova-, le decisioni prese in materia di riaperture non si basano su dati certi».
Professore, la Lombardia ha un alto rapporto tra casi testati e persone positive, è un problema per il monitoraggio dell’epidemia?
«Soffermarsi su un dato che riguarda anche la prima fase dell’epidemia non serve. Fermo restando che bisognerebbe testare più gente in Lombardia, i veri problemi relativi ai tamponi sono altri».
Ovvero?
«Ci sono tre domande alle quali nessuna Regione riesce a rispondere in maniera organica e ci sarebbe, invece, un bisogno incredibile di risposte: data del tampone, data del risultato di quel tampone e soggetto a cui è stato effettuato il tampone. Se non si possiedono questi dati, non capisco come si possano prendere decisioni sulla base del rischio. Qualcuno mi deve spiegare come si calcola l’indice Rt se i tamponi sono confusi, relativi a giorni diversi di prelievo e analisi. Non è possibile, in queste condizioni, avere un indice di rischio affidabile».
Perchè serve sapere su chi è stato eseguito il test?
«Perchè se si fanno i tamponi su una sottopopolazione, ad esempio i dipendenti sanitari, si ottiene un risultato condizionato dalla popolazione di studio. I sanitari si presume che utilizzino correttamente i dpi, e già  questo influenza il dato».
È pericoloso decidere di riaprire o chiudere le regioni senza che le rispettive amministrazioni non siano in grado di fornire dati dettagliati sui tamponi?
«È rischioso. Rendiamoci conto che si prendono decisioni sulla base di un mix di test e relativi risultati che arrivano da giorni passati, possono essere vecchi anche di una settimana. Manca trasparenza da questo punto di vista».
L’ha stupita il dato lombardo del 5 giorno, +402 casi positivi?
«Il dato della Lombardia, ad oggi, è indecifrabile. Leggendo i bollettini, noi non possiamo sapere se i 402 casi sono tutti di ieri, oppure relativi a tamponi eseguiti una settimana fa e analizzati gli scorsi due, tre giorni. Non conoscere questi elementi non è solo una perdita per lo studio di questa epidemia: se i dati, quotidianamente, arrivano così confusi, nessuno può essere davvero consapevole di quello che decide, a ogni livello delle istituzioni».
Si è dato una spiegazione su questa approssimazione dei dati?
«Faccio fatica a capire perchè non si faccia chiarezza su questa cosa e ho l’impressione, in generale, che stiamo abbassando troppo la guardia. Va bene che ci aiuta un po’ il caldo, ma la verità  è che se il numero di casi di ieri si ripete anche nei prossimi giorni ci sarà  da preoccuparsi. Anche perchè, il 5 giugno, i tamponi sono aumentati del 30% rispetto al giorno precedente. I casi positivi sarebbero dovuti aumentare di una cinquantina di unità  rispettando la proporzione. Invece siamo passati da 177 nuovi casi a 518 in 24 ore».
Come mai l’attività  laboratoriale continua a diminuire nei weekend e nelle festività ? Non sarebbe il caso di aumentare il numero di test?
«Mi creda, il personale sanitario è al limite della sopportazione, non si possono chiedere straordinari per sempre. Bisognerebbe assumere, ma non è così semplice. Noi, in bilancio, abbiamo l’assunzione di 6 nuove unità  nel mio laboratorio. Non riusciamo a trovare nuovi dipendenti: mancano medici, infermieri e tecnici di laboratorio».

(da agenzie)

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I SOVRANISTI D’ITALIA CHE CEDEREBBERO LA SOVRANITA’ ALLE BANCHE

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

RENATO BRUNETTA: “CONSIDERANO LA BCE COME PANACEA DI TUTTI I MALI”… “IL PARADOSSO DI UN SOVRANISMO COME SINONIMO DI PERDITA’ DI SOVRANITA’, CEDUTA ALLA TECNOCRAZIA FINANZIARIA”

La nuova frontiera del pensiero dell’intellighenzia sovranista è quella di credere che l’unica istituzione che possa risolvere la crisi finanziaria senza precedenti nella quale l’Italia (ma non solo, perchè un ragionamento analogo è fatto anche in altri paesi del mondo, come Stati Uniti e Regno Unito) è piombata sia la Banca Centrale Europea o le altre banche centrali e che l’unico strumento, esaustivo, totalizzante, in grado di farlo, sia la politica monetaria ultraespansiva che esse, banche centrali, possono mettere in atto.
Una tale “teoria sovranista” è tanto semplice, quanto pericolosa.
Nel caso europeo, la politica di acquisto illimitato di titoli di Stato da parte di Francoforte, meglio nota con il termine di Quantitative Easing, sarebbe sufficiente, sempre a detta dei sovranisti, per garantire tutte quelle risorse finanziarie di cui le economie europee hanno bisogno per finanziare il loro piano di ricostruzione e di rilancio.
Il perchè è molto semplice. Se gli Stati hanno bisogno di denaro, il Tesoro emette una quantità  illimitata di titoli di Stato, gli investitori (finchè hanno risorse) acquisteranno i titoli sul mercato primario (alle aste), per poi rivenderli alla Bce sul mercato secondario (transazioni tra investitori).
Se la banca centrale è disposta a fare una operazione del genere (in pratica una monetizzazione del debito indiretta), perchè chiedere aiuti finanziari (loans) all’Unione Europea, attraverso strumenti più o meno condizionanti come il Mes, la Bei, il Sure o il Recovery Plan?
Meglio emettere bond finchè si può, e decidere in piena autonomia come spenderne i proventi, senza condizionamento alcuno da parte dell’Europa. Questa l’idea. Questa è la teoria.
L’idea, dunque, della Banca Centrale (delle banche centrali) vista come panacea di tutti i mali, una variante dell’helicopter money in quantità  illimitata, dei prestiti gratis: un’idea del genere è senz’altro affascinante e allettante. E nella sua semplicità , convincente. Almeno quanto lo era l’idea che tutti i soggetti fossero uguali, che la società  non dovesse avere nè classi sociali nè padroni, come nella cultura e nella prassi dell’Unione Sovietica per larga parte del secolo scorso.
Cultura e prassi alla quale centinaia di milioni di individui hanno creduto (e in parte ancora credono in alcune parti del mondo). Sappiamo poi bene come è finita.
Dittature, uomini soli al comando, povertà , discriminazioni, cancellazione dei diritti civili e umani, cancellazione del mercato. L’accentramento decisionale nelle mani di soggetti ideologico-tecnocratici ha creato i peggiori totalitarismi e con essi la perdita della libertà .
Quello che propongono i sovranisti oggi è di fatto una deriva analoga che ha in più il paradosso terminologico.
Sovranismo come sinonimo di perdita di sovranità . La creazione di una tecnocrazia finanziaria, diretta da pochi banchieri centrali illuminati, alla quale cedere progressiva sovranità  da parte degli Stati che fanno parte dell’eurozona, non rappresenta altro che questo paradosso distruttivo.
Forse i propugnatori di questa pericolosa teoria non si accorgono che, delegando, nel caso dell’Europa, alla Bce tutto il potere decisionale alla politica monetaria, e invocando la politica monetaria come sola soluzione ai problemi economici, si crea di fatto una situazione dove una ristrettissima oligarchia di banchieri, più o meno legittimati dal potere politico, ha in mano, di fatto, la potestà  di decidere tutto per tutti.
Si arriva così alla situazione paradossale, come abbiamo già  detto, dove i sovranisti, contrari alle ingerenze decisionali delle istituzioni europee, finiscono per delegare ad un’unica istituzione sovranazionale le decisioni sul destino dell’Europa e dei suoi componenti.
Il ragionamento finanziario che i teorici di questa posizione fanno è che il programma di quantitative easing viene fatto dal Consiglio Direttivo dalla Bce, ma gli acquisti veri e propri sono poi fatti pro quota – a seconda della partecipazione al capitale della Bce – dalle banche centrali nazionali (Banca d’Italia per il nostro Paese), con i proventi dei titoli che poi vengono, alla fine del processo, restituiti dalla stessa Banca d’Italia al Tesoro.
Una partita di giro conveniente, non solo all’Italia, quindi, perchè i soldi tornano alla fine a chi li ha emessi, anzichè restare nel portafoglio di chi li ha acquistati.
Questa assurda idea di creare un monopolio decisionale con i relativi strumenti finanziari a disposizione per risolvere tutti i problemi ha degli effetti collaterali, evidentemente, pesantissimi.
Il primo è quello di rendere inutili in un colpo solo le politiche economiche degli Stati e la politica stessa che, per definizione, si basa appunto sulla libertà  di decidere tra più opzioni a disposizione, in funzione del consenso che si intende ricevere.
Rende, inutile, poi, nel nostro caso, l’Unione europea, dal momento che, se ogni Stato avesse a disposizione risorse illimitate per finanziare i progetti a debito, che senso avrebbe, a quel punto, avere un bilancio comune, delle politiche comuni, un unico debito comune e strumenti finanziari comuni? Nessuno.
La stampa di moneta senza ostacoli da parte della Bce creerebbe un gigantesco azzardo morale per i governi portandoli ad indebitarsi senza limiti, in barba alle politiche di mantenimento dei bilanci in ordine, sulle quali è basata la stessa Unione.
Senza contare il crollo del valore dell’euro che una tale politica creerebbe. Gli europei avrebbero in mano, con l’euro, solo carta straccia.
E qui un altro paradosso. Il modello che hanno in mente i sovranisti è quello di una banca centrale europea sottomessa ai singoli governi, che acquista quanto serve per coprire il deficit e debito decisi a livello nazionale.
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
Un modello pre-divorzio 1981 al quadrato. Modello che però richiedeva un’inflazione elevata e funzionava con economie chiuse, soprattutto in assenza di mercati finanziari perfettamente integrati come quelli attuali.
Per traslare questo modello a livello europeo occorrerebbe che vi fosse un accordo di tutti: non è questa l’Europa che gli altri paesi hanno in mente, non è questo quanto scritto nei trattati Ue. Che in una crisi profonda la banca centrale copra il deficit è una cosa, che lo debba fare sempre è tutt’altra.
La politica monetaria del Quantitative Easing è necessaria data l’eccezionalità  del momento. Ma, proprio per questo motivo, come ha sostenuto più volte Mario Draghi, deve essere temporanea e, in ogni caso, non può essere considerata efficace in assenza di politiche di bilancio virtuose decisi dai governi nazionali.
Verifiche empiriche hanno mostrato che le politiche monetarie ultra espansive sono servite in tempi di crisi, ma è bene metterci in testa che queste sono destinate a lasciare il terreno alle più tradizionali politiche monetarie.
A quel punto, i governi che non avranno sfruttato l’occasione di condizioni monetarie favorevoli per risistemare i loro bilanci e le loro economie, pagheranno un conto salato, così come il loro sistema bancario, che sarà  pieno di titoli di Stato svalutati e le loro economie reali saranno ridotte al collasso.
Il punto cruciale è la differenza tra politiche monetarie effettuate in contesti solo nazionali (es. Usa, Regno Unito, Giappone) dove la banca centrale può comprare titoli e il Tesoro può finanziare il deficit fino a che l’economia non riparte, e il contesto dell’eurozona, dove le economie hanno andamenti diversi e i deficit possono anch’essi avere livelli diversi.
La politica monetaria deve tenere conto della situazione “media” dell’area euro. Quando l’area euro crescerà  normalmente, la politica monetaria (e gli acquisti di titoli) cambieranno, anche radicalmente. L’Italia, allora, non potrà  più contare sugli acquisti di titoli da parte di Francoforte.
Solo un bilancio federale può essere strutturalmente redistributivo, ovvero in grado di aiutare chi ha livelli di reddito più bassi o è colpito da shock asimmetrici. Il Next Generation UE Fund nasce per aiutare soprattutto paesi come l’Italia, attraverso l’emissione di bond comunitari a carico di tutti i contribuenti europei. Certo l’aiuto offerto è condizionato, ma con condizioni di buon senso: ‘ti pago gli investimenti che possono farti crescere’. A patto, lo ricordiamo, che il Paese in questione abbia presentato un piano di riforme che vuole finanziare. E non è ancora il caso dell’Italia.
Inoltre, un bilancio federale (anche quello della Ue) riflette direttamente le scelte politiche del Consiglio dei governi europei e del Parlamento di Strasburgo.
Nel caso della Bce, la legittimazione politica c’è (per i meccanismi di nomina, per l’aderenza ai trattati, per la rendicontazione al Parlamento Ue, ecc.) ma non vi è un coinvolgimento politico diretto nelle scelte.
La teoria della sufficienza della politica monetaria nella risoluzione delle crisi finanziarie è stata proposta sia dai sovranisti di destra (Alberto Bagnai della Lega è il principale propugnatore), sia dai sovranisti di sinistra, (dal Movimento 5 stelle alla componente comunista della maggioranza di Governo).
Questo, che potrebbe sembrare un grande paradosso, è in realtà  l’avveramento di quanto sosteneva il filosofo ed economista premio Nobel Friederich August Von Hayek, quando affermava che tra destra e sinistra non vi è in realtà  alcuna differenza, in un “continuum” generato da una esacerbazione negativa del socialismo reale.
Cambiano solo i nomi, la sostanza è la stessa. Come nel caso del sovranismo. Non esiste differenza tra il sovranismo proposto dalla Lega o dal Movimento 5   stelle. Tutti sostengono le stessi tesi, pericolose per la società  italiana, perchè portano a credere che un super policy-maker, come la banca centrale, possa consentire tutto subendo l’arbitrio dei governi.
In definitiva è la fine del libero mercato, ma anche la fine della democrazia così come l’abbiamo conosciuta, mercato e democrazia che sono i due pilastri sui quali è fondata l’Europa moderna

Renato Brunetta
(da “Huffingtonpost”)

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TORINO RICORDA GEORGE FLOYD CON 8 MINUTI DI SILENZIO: PIAZZA CASTELLO E’ STRACOLMA DI GIOVANI (E RISPETTANO LE NORME ANTI-COVID)

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

MIGLIAIA DI RAGAZZI RISPONDONO ALL’APPELLO CONTRO OGNI DISCRIMINAZIONE

Otto minuti di silenzio. Inizia così, in una piazza Castello gremita di giovani, il presidio a Torino per ricordare George Floyd, l’afroamericano morto il 25 maggio 2020 a Minneapolis dopo che l’ex agente Derek Chauvin gli ha premuto il ginocchio contro il collo.
Otto minuti di silenzio per dire ‘no’ al razzismo. No alle discriminazioni. Otto minuti di silenzio – tanti quanti quelli in cui Floyd è rimasto disteso a terra, mentre il ginocchio dell’agente gli schiacciava il collo – per ribadire che «siamo tutti uguali, indipendentemente dal colore della pelle».
Sono arrivati in migliaia, perlopiù giovanissimi, per mostrare solidarietà  al movimento ‘Black lives matter’ che in queste settimane, in America, sta lottando per «una società  più giusta, senza discriminazioni».
Qualcuno dei ragazzi mostra la foto di Floyd. Qualcuno altro tiene in alto dei cartelli. «No al razzismo», «White silence is violence», «Silence=violence». «Il silenzio è violenza – spiegano – Perchè tacere davanti alla discriminazione è essere complici. Certe violenze non accadono solo lontano da noi. Accadono sotto i nostri occhi».

(da “La Stampa”)

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L’ESTREMA DESTRA OGGI HA TOCCATO IL FONDO: UNO SPETTACOLO INDEGNO, PRIMA SI PICCHIANO TRA LORO, POI AGGREDISCONO GIORNALISTI E POLIZIA

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

CHI SONO SIMONE CARABELLA E GIULIANO CASTELLINO

Oggi al Circo Massimo l’estrema destra italiana ha toccato il suo punto più basso e farsesco, dando uno spettacolo forse peggiore delle manifestazioni no vax e negazioniste sull’esistenza del coranavirus a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane.
Una manifestazione che ha visto insieme gruppi ultras e Forza Nuova, degenerata in poche decine di minuti in confusione, che si è svuotata in circa un’ora, giusto il tempo di tirare un po’ di bottiglie e di incendiare il prato del Circo Massimo con i fumogeni mentre dal palco venivano lanciati inutili appelli alla calma.
Come si vede bene in molti video gli incidenti sono partiti da una rissa tra Simone Carabella e Giuliano Castellino, perchè il secondo non gradiva che il primo si stesse arrogando il diritto di rilasciare dichiarazione alla stampa.
I due sono l’immagine perfetta di quanto sia grottesco l’estremismo italiano.
Simone Carabella è noto perchè ogni primo gennaio si tuffa nel Tevere assieme a Mister Ok. Fisico scultoreo, ha una certa notorietà  sui social dove posta video dove manifesta per gli italiani, fa lunghe tirate contro i comunisti e perseguita i migranti in mezzo alla strada. Dopo una carriera da no vax è stato anche candidato nelle file di Giorgia Meloni alle ultime elezioni regionali del Lazio.
Giuliano Castellino è invece uno dei volti storici del neofascismo romano, attualmente una delle figure più in vista di Forza Nuova. Non passa praticamente mese senza che venga arrestato o fermato per aver tentato di buttare fuori da una casa popolare una famiglia di origine migrante o si sia prodigato in qualche altra impresa, ma è finito in galera anche per essere stato trovato con un etto di cocaina (“uso personale” ha stabilito il giudice) e per essere coinvolto in una truffa sui rimborsi degli alimenti per celiaci.
Così è successo che Castellino è andato a brutto muso contro Carabella, intimandogli di farla finita di parlare con la stampa non essendo autorizzato a farlo dagli organizzatori.
Ne è nata una discussione degenerata presto in rissa, con uno schiaffo assestato da Castellino a Carabella, con i camerati accorsi a dividerli.
È bastato questo per far degenerare la situazione in una gran confusione e alla fine non capendo cosa stesse succedendo petardi e bottiglie sono stati lanciati nel dubbio contro la polizia che ha contenuto il problema mentre l’area sotto il palco si svuotava (tutti volevano prendere parte a dirimere la questione, dicendo la propria) e la manifestazione si sgonfiava di fronte all’evidente incapacità  dei partecipanti di manifestare.
Altro che rivoluzione, una vera pagliacciata.

(da “Fanpage”)

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ULTRA’ NEONAZISTI E FORZA NUOVA, SCONTRI AL CIRCO MASSIMO: CARICHE CONTRO POLIZIA E GIORNALISTI

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

PRIMA RISSA INTERNA E POI LANCI DI BOMBE CARTA, SASSI E BOTTIGLIE CONTRO LE FORZE DELL’ORDINE.. UN CENTINAIO DI TEPPISTI AGGREDISCE I GIORNALISTI E CAMERAMEN

Incidenti alla manifestazione degli ultrà  neonazisti al Circo Massimo: intorno alle 15.45 la violenza è esplosa in via dei Cerchi, la strada che costeggia il campo dove nell’antica Roma correvano i cavalli.
Con il pretesto di allontanare gli operatori dell’informazione che stavano intervistando alcuni esponenti del movimento Ragazzi d’Italia – organizzatori del raduno politico contro il governo, il primo nella storia delle tifoserie in Italia – ultrà  e militanti di estrema destra hanno improvvisamente assaltato polizia e carabinieri.
Cinque minuti di scontri tra via dei Cerchi e via Dell’Ara Massima di Ercole: i teppisti, molti quei quali incappucciati e comunque irriconoscibili tra mascherine e cappellini, hanno caricato i militari aprendosi il varco con il lancio di fumogeni e torce.
Risultato: fuggi fuggi generale verso via del Circo Massimo. Al momento non si hanno notizie di feriti. Ma non sono mancati scontri corpo a corpo, con i manifestanti che hanno provato a accerchiare polizia e carabinieri.
La zona intorno al luogo del raduno è stata isolata dalle forze dell ordine: e, dopo gli incidenti, a ridosso del Circo Massimo, da via della Greca, è arrivato anche l’ idrante della polizia.
Per cercare di riportare la calma, l’ ala meno violenta degli ultrà  ha chiamato a raccolta i tifosi davanti al palco montato al centro del Circo.
Ma altri gruppi hanno continuato a cercare il contatto con le forze dell’ ordine. Un manipolo di ultrà  vestiti interamente di nero e con mazze in mano – si è staccato salendo improvvisamente su via del Circo Massimo. Dove hanno lanciato fumogeni. Le torce hanno incendiato l’ erba della “conca” dove i Ragazzi d’ Italia avevano dato appuntamento.
“Pronti alla battaglia”, avevano promesso gi ultrà  neri. Per oltre mezz’ora sono stati di parola. L’ innesco dei disordini è stato un litigio tra alcuni promotori del raduno: il leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino, ultrà  romanista, pregiudicato, e un altro esponente della piazza nera che stava rilanciando un’intervista.
Evidentemente sgradita alle fazioni più dure. Mentre tra i due volavano insulti e qualche schiaffo, e i cameramen riprendevano la scena, è partita la prima carica.
Il sit-in indetto da Forza Nuova e dal gruppo “I ragazzi d’Italia”, movimento neonazista con base a Brescia   (la curva cittadina ha preso le distanze dall’iniziativa), molti manifestanti indossano la maglietta bianca, altri mascherine scure e cappucci. Con loro, oltre a Castellino, anche il leader di Forza Nuova Roberto Fiore.
La carica contro i giornalisti assiepati in via dei Cerchi è stata innescata dopo l’intervista rilasciata da Simone Carabella, un blogger di destra romano ha iniziato a rilasciare dichiarazioni ai cronisti senza l’autorizzazione degli organizzatori che avevano intenzione di consegnare esclusivamente un volantino senza rilasciare battute. Giuliano Castellino è intervenuto, lo ha spintonato contro il muro in via dei Cerchi: la tensione è salita.
Le telecamere si sono avvicinate in massa per riprendere la scena e improvvisamente è partita la carica degli ultrà . Hanno inseguito i cronisti che si sono sparpagliati intorno alle camionette della polizia e dei carabinieri. Poi l’aggressione ai reparti delle forze dell’ordine con lanci di bottiglie, fumogeni e petardi, contenuta con professionalità  dalle forze dell’ordine. Poi ancora tensione.
Era stata Forza Nuova a chiedere formalmente alla Questura l’uso del Circo Massimo. Presenti molti nazifasciiti che bazzicano le curve del nord Italia scesi a Roma a titolo personale: dai Blood&honour di Varese orfani del capo Dede Belardinelli morto in seguito agli scontri nel prepartita di Inter-Napoli del 2018. Alcuni esponenti della curva nerazzurra appunto, i “camerati” di Cesena e di Verona.
E poi i laziali, della Nord e forse della tribuna Tevere: gli ultras della Lazio si erano affrettati nelle scorse settimane a rilanciare sui loro canali social la manifestazione “contro il governo e la fandonia della pandemia”.
Esattamente la tesi sostenuta in questi mesi di quarantena da Forza Nuova.
Le forze dell’ordine si attendevano qualche migliaio di persone in piazza.

(da agenzie)

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SONDAGGIO IPSOS: LEGA E FDI SENZA BERLUSCONI NON ARRIVEREBBERO ALLA MAGGIORANZA

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

PRIMA DELLA PANDEMIA I SOVRANISTI AVREBBERO POTUTO GOVERNARE DA SOLI, ORA NON PIU’

Se alla Camera si votasse oggi Forza Italia sarebbe decisiva per far raggiungere la maggioranza al centrodestra.
Cesare Zappieri illustra oggi sul Corriere della Sera i risultati di un sondaggio IPSOS che rimarca le differenza tra l’Italia prima della pandemia da Coronavirus e quella di oggi: se si fosse votato a gennaio con il sistema elettorale proposto, ovvero il proporzionale con uno sbarramento al 5%, Lega e Fratelli d’Italia avrebbero raggiunto la maggioranza a Montecitorio da soli.
Oggi, il riequilibrio dei rapporti di forza tra i partiti provocato dalla strategia adottata durante l’emergenza Covid19, Silvio Berlusconi è diventato determinante: senza i 33 seggi degli azzurri, i 186 di Lega-FdI non basterebbero.
E ciò è tanto più rilevante, politicamente, alla luce della linea tenuta in queste settimane dal leader azzurro, più dialogante con il governo rispetto agli alleati di centrodestra.
Il confronto nasce da due simulazioni elaborate dall’Istituto Ipsos di Nando Pagnoncelli sulla base delle intenzioni di voto raccolte a fine gennaio (pubblicate il 4 febbraio) e a fine maggio.
E sono applicate, va precisato, a un sistema elettorale che nei mesi scorsi veniva considerato una possibile soluzione ma che non è detto sarà  davvero quello con cui si esprimeranno gli italiani quando torneranno al voto.
Ciò detto, è interessante leggere i dati e studiare come è cambiato lo scenario politico dopo il passaggio del ciclone Covid 19.
Il cambiamento più rilevante da febbraio a oggi riguarda il calo che accusa in termini complessivi il centrodestra che passa da una possibile maggioranza di 234 seggi a una di 219.
La differenza ha una spiegazione se si vanno a confrontare le intenzioni di voto rilevate da Ipsos: la Lega di Matteo Salvini è passata dal 32 al 24,3 per cento.
In termini di seggi potenziali da 149 a 112.
Un crollo che non è compensato dalla crescita fatta registrare nel medesimo arco di tempo da Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni è salito al 16,2 per cento, oltre 4 punti in più rispetto a febbraio (a una incollatura ormai dal M5S, attestato al 16,7 per cento). Tradotto in seggi alla Camera, significa passare da 56 a 74 deputati.
Fra chi sale e chi scende,c’è Forza Italia che rimane stabile: passa dal 6,5 al 7,4 per cento, cioè da 29 a 33 seggi.
Ma l’aver conservato le posizioni per gli azzurri di Berlusconi si rivela strategico alla luce delle performance degli alleati. Perchè, tanti o pochi che siano in termini assoluti, quei 33 deputati sono giusto quelli che servono al centrodestra per raggiungere la maggioranza assoluta. Quindi, sono fondamentali.

(da agenzie)

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L’INCONTRO SEGRETO TRA RENZI E DI MAIO

Giugno 6th, 2020 Riccardo Fucile

IL TEMA E’ LA LEGGE ELETTORALE

Annalisa Cuzzocrea racconta oggi della guerra ai piani alti del MoVimento 5 Stelle per la leadership tra governisti e agit-prop, con Alessandro Di Battista in prima linea nella ricerca di un posto al sole.
E parla anche di un incontro segreto tra Renzi e Di Maio per parlare di legge elettorale:
La guerra che è scoppiata è quindi questa e nessuno, nel Movimento, può più fingere di non vederla. Chi è vicino al ministro degli Esteri traccia di Di Battista un ritratto impietoso: «Lui fa così, si posiziona a favore quando non ha la forza di andare contro, ma alla fine farà  cadere il governo. Quando dice: “Il Pd ha tutti gli affari europei”, sta chiedendo un rimpasto. Ma se il rimpasto ci sarà , Renzi metterà  un veto su Conte e crollerà  tutto».
Teorie, ipotesi di complotti, veleni.
Che si consumano nel chiuso di videocall sempre più riservate tra Vito Crimi, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, i ministri Di Maio e Bonafede, Fraccaro, Patuanelli. Tutti riavvicinati dalle spinte destabilizzanti, ma ognuno con obiettivi diversi.
La maggior parte di loro è interessato a salvare governo e legislatura, lo hanno detto perfino a Davide Casaleggio, mettendoselo contro, quando il figlio del cofondatore spingeva per un voto immediato sul nuovo leader. Alcuni, come il presidente della Camera Roberto Fico, temono che il Movimento targato Dibba cerchi un nuovo asse con la Lega. Che invece Bugani e Corrao negano risolutamente, aprendo a quello che definiscono un Pd «derenzizzato».
Non a caso, Di Battista ieri è andato in tv sul 9 ad attaccare proprio il leader di Italia Viva. Mentre a incontrare Renzi in segreto, nelle ultime settimane, è stato Luigi Di Maio. Per parlare di legge elettorale, secondo i rumors del Transatlantico.
Ma nonostante la diffidenza reciproca sia totale, gli interessi in comune non sono pochi. A partire dal primo: tornare al centro del gioco.

(da “NextQuotidiano”)

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