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INDICE DI CONTAGIO A 0,9 IN LOMBARDIA, LAZIO E PUGLIA

Giugno 13th, 2020 Riccardo Fucile

IL RISCHIO DI ULTERIORI PROVVEDIMENTI

L’indice di contagio nelle regioni italiane vede tre situazioni preoccupanti: Lombardia, Lazio e Puglia. Le tre regioni sono vicine alla soglia di rischio che equivale a 1 e quindi rischiano di trovarsi in una situazione difficile e di tornare alle prime fasi dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19.
Il periodo di riferimento riguarda i casi con data prelievo/diagnosi settimana dell’1-7 giugno (aggiornati al 9 giugno) confrontati con la settimana del 25-31 maggio. In testa con zero contagi resta la Basilicata mentre in coda c’è la Puglia con un Rt a 0,94 contro lo 0,78 della settimana precedente, seguita dal Lazio a 0,93 contro lo 0,75 della scorsa settimana e la Lombardia con lo 0,9 (0,91). Con pochi contagi anche la Calabria a 0,09. Questo è l’indice di contagio nelle regioni italiane raffrontato a quello della settimana precedente come comunicato dall’Istituto Superiore di Sanità :
SETTIMANA 25-31/05 SETTIMANA 1-7/06 Abruzzo, 0,76 0,7 Basilicata 0 0 Calabria 0,37 0.09 Campania 0,58 0,28 Emilia Romagna 0,58 0,75 Friuli Venezia Giulia 0,76 0,67 Lazio 0,75 0,93 Liguria 0,48 0,53 Lombardia 0,91 0,9 Marche 0,86 0,76 Molise 0,59 0,48 Provincia Autonoma di Bolzano 0,86 0,84 Provincia autonoma di Trento 0,86 0,65 Piemonte 0,58 0,54 Puglia 0,78 0,94 Sardegna 0,14 0,1 Sicilia 0,55 0,59 Toscana 0,72 0,68 Umbria 0,65 0,3 Valle d’Aosta 0,47 0,49 Veneto 0,61. 0,59
«Persistono in alcune realtà  regionali numeri di nuovi casi segnalati elevati seppur in diminuzione», è scritto nella relazione. In particolare l’indice Rt, che misura il tasso di contagiosità  dopo l’applicazione delle misure di prevenzione, sfiora in tre regioni quota 1, considerata la soglia di rischio dagli epidemiologi: in Lombardia, che continua ad avere il numero più alto di casi, è a 0,9, nel Lazio a 0,93, mentre in Puglia è addirittura a 0,94, ma su un numero di casi molto basso e quindi non desta allarme. «In quasi tutta la penisola», continua il report, «sono stati segnalati nuovi casi di infezione», anche se «tale riscontro in gran parte è dovuto alla intensa attività  di screening» ed «è essenziale mantenere elevata l’attenzione e continuare a rafforzare le attività  di testing-tracking in modo da identificare precocemente tutti i potenziali focolai».
Anche il dato giornaliero dei contagi da Covid continua a salire, con un incremento di 393 casi rispetto a ieri, quando si era registrata una crescita di 379.
Il dato più corposo resta in Lombardia, dove i nuovi contagiati sono 272 in più, pari al 69,2% per cento dell’aumento giornaliero in Italia. Il numero dei casi totali è arrivato a 236.305.
Numeri a cui si aggiungono quelli più drammatici sui decessi, arrivati 34.223: 56 vittime nelle ultime 24 ore, di cui 31 in Lombardia. Il governo intanto si prepara a combattere il Covid in tutta Italia potenziando i mezzi già  messi in campo.
Oltre alla app Immuni — disponibile da lunedì in tutta Italia e che oggi, per la prima volta, ha fatto partire l’alert da tre positivi in Liguria — nei prossimi mesi potrebbe abbassarsi ulteriormente il costo di ‘mascherine di Stato’, attualmente al prezzo calmierato di 50 centesimi.
Nel Lazio nella sola giornata di ieri sono stati dichiarati altri 27 casi, di cui 22 riferibili al focolaio nell’istituto di riabilitazione e cura San Raffaele alla Pisana, a Roma. Ma non solo, spiega oggi il Corriere della Sera:
Le autorità  sanitarie regionali stanno cercando di ricostruire la catena del contagio e temono che la casa di cura possa aver innescato una sorta di detonatore. Sempre nella Capitale preoccupano 11 casi (più uno in corso di verifica) in un palazzo occupato alla Garbatella. Diminuisce invece a livello nazionale il numero delle persone attualmente positive: 28.997 (1.640 in meno rispetto al precedente), mentre in terapia intensiva ieri risultavano 227 pazienti (giovedì erano 9 in più).
Purtroppo si allunga l ‘elenco dei morti: ieri i decessi sono stati 56 (giovedì erano stati 53) per un totale di 34.223 vittime. Le persone infettate dall’inizio dell’epidemia sono 236.305 (compresi i morti, ma anche i 173.085 pazienti dimessi).
Il Messaggero spiega oggi che il rischio di un nuovo focolaio è forte e riguarda lo stabile della Asl ora occupato in piazza Attilio Pecile alla Garbatella dove trovano riparo a centinaia senzatetto, stranieri, immigrati.
Ebbene una famiglia di origine peruviana è risultata positiva al covid. Il piccolo della famiglia, di appena 7 mesi è stato ricoverato al centro covid Palidoro dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Positivi anche il padre, la madre e la sorella di 12anni. A preoccupare sono le condizioni dello stabile e la situazione igienico- sanitaria in cui vivono molti degli inquilini. Il palazzo è isolato e circondato dagli agenti del commissariato Colombo. La Asl Roma 2 fa sapere «che sono già  stati eseguiti i tamponi e i test sierologici a tutti i presenti nella struttura e che la situazione è sotto controllo, monitorata anche grazie alla presenza delle forze dell’ordine».
Per il momento, altre 8 persone sono state trovate positive, ma l’indagine epidemiologica va avanti. In tutto, però, nella struttura ci sono un centinaio di persone, una quarantina di famiglie in tutto. Circoscrivere il fenomeno non sarà  così semplice: molti degli “ospiti” non sono tornati nello stabile, altri si sono resi irreperibili. Una vicenda che, una volta di più, riaccende il tema dei palazzi occupati, che possono   trasformarsi in una “bomba” epidemiologica.

(da “NextQuotidiano”)

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SE MAI CI SARA’, L’AVVISO DI GARANZIA RIGUARDERA’ TUTTI, COMPRESI FONTANA E GALLERA

Giugno 13th, 2020 Riccardo Fucile

PER IL “CORRIERE” CONTE E’ STATO CONVINCENTE… LE OPZIONI DELLA PROCURA DI BERGAMO

Fabio Martini sulla Stampa di oggi parla della possibilità  di un avviso di garanzia a Giuseppe Conte per la zona rossa ad Alzano e Nembro. Secondo il quotidiano si tratta di una possibilità  remota che porterebbe con sè un’ulteriore eventualità : l’iscrizione nel registro degli indagati   coinvolgerà  non soltanto il presidente del Consiglio ma anche il ministro della Salute Roberto Speranza e le due figure apicali della sanità  lombarda, il Presidente della Regione Attilio Fontana e l’assessore Giulio Gallera.
Il presidente del Consiglio è convinto di aver scongiurato la “grana” della quale nessuno parla, ma che per lui sarebbe anche la più fastidiosa: l’iscrizione nel registro degli indagati.
Certo, un’eventualissima iscrizione si configurerebbe come un atto dovuto, tanto più per chi — come Conte — conosce il combinato disposto tra l’articolo 40 del Codice penale («Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo») e il 438 che individua il reato di epidemia.
L’ipotesi di reato sulla quale si muove la Procura di Bergamo è quella di epidemia colposa, reato assai meno incisivo di quello di procurata epidemia che prevede una pena massima eloquente: l’ergastolo.
Conte è convinto di aver allontanato da sè un passaggio fastidioso più dal punto di vista dell’immagine che da quello giudiziario. Anche perchè se davvero la Procura di Bergamo dovesse accertare i prodromi di un’indagine che veda coinvolta rappresentanti di governo, sarebbe costretta a passare immediatamente la mano, trasmettendo le carte al Tribunale dei ministri.
A quel punto l’apposita sezione, formata dal Tribunale di Bergamo, dovrebbe svolgere una vera e propria indagine e, là  dove dovesse individuare ipotesi di reato, dovrebbe chiedere l’autorizzazione a procedere alle Camere e nel caso di Conte (che non è parlamentare) ad essere competente sarebbe il Senato.
Anche il Fatto Quotidiano spiega oggi che la situazione è per tutti simul stabunt, simul cadent:
Il fascicolo è incardinato a modello 44 cioè con il reato di epidemia colposa ma contro ignoti. Tre i filoni: la zona rossa, i morti nelle Rsa e la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano. Sul tavolo il procuratore ha un’opzione. Se iscriverà  lo farà  per tutti, rappresentanti del governo e della Regione.
Dopodichè però bisognerà  capire la competenza territoriale: Bergamo, Milano, Roma e come spiegare il nesso di causalità  tra il numero di morti e la mancata zona rossa. Insomma non è facile.
Secondo il Corriere della Sera invece l’audizione di Conte è stata convincente.

(da “NextQuotidiano”)

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COSA HA DETTO CONTE SULLA ZONA ROSSA IN VAL SERIANA ALLA PROCURATRICE DI BERGAMO MARIA CRISTINA ROTA

Giugno 13th, 2020 Riccardo Fucile

AGLI ATTI NON RISULTANO RICHIESTE DELLA REGIONE LOMBARDIA PER L’ISTITUZIONE DI ZONE ROSSE… PROPRIO IN QUEL PERIODO CONTE AVEVA RICEVUTO LA RICHIESTA DELLA REGIONE DI PROROGARE QUELLA DI CODOGNO, MA MAI GLI FU CHIESTO DI INCLUDERE QUELLA DI ALZANO E NEMBRO

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera oggi racconta cosa ha detto Conte sulla zona rossa in Val Seriana alla procuratrice di Bergamo Maria Cristina Rota nell’audizione in cui il presidente del Consiglio è stato ascoltato in qualità  di testimone:
Ricostruisce quanto accadde tra il 3 e l’8 marzo e spiega che in quel momento «i contagi erano ormai estesi a numerosi paesi, quindi sarebbe stato inutile limitarsi a due sole aree». E assicura che il governatore Attilio Fontana e l’assessore Giulio Gallera «furono costantemente informati di ogni mossa». Saranno i magistrati a dover stabilire se questo ritardo di cinque giorni abbia provocato un aumento dei contagi da coronavirus, ma la sensazione che si ricava al termine di una giornata segnata anche dagli interrogatori dei ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza — tutti come persone informate dei fatti — è che la difesa del governo sia stata convincente. […]
Nel corso dell’interrogatorio viene affrontato anche il rapporto tra scienziati e politici e Conte ribadisce quanto è ormai stato acclarato dalle verifiche svolte nei giorni scorsi ascoltando la versione del professor Brusaferro e quella del consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi: il parere del Comitato è consultivo ma non vincolante. Convocati dai magistrati anche i due scienziati hanno infatti ribadito che le loro «valutazioni servono a dare un indirizzo, ma alla fine l’ultima parola deve essere del decisore politico».
Del resto, come Conte ha detto più volte, «i virologi hanno come obiettivo soltanto l’effetto contenitivo, dunque giustamente dal loro punto di vista sollecitano un lockdown, noi dobbiamo affrontare le vicende nel loro complesso».
Agli atti dell’indagine non risultano richieste formali presentate dalla Lombardia per l’istituzione di “zone rosse”. Quando i pm ne chiedono conferma a Conte il premier dichiara: «Proprio in quel periodo avevo ricevuto dalla Lombardia la richiesta di prorogare la “zona rossa”a Codogno, ma mai mi fu chiesto di includere nell’area interdetta anche Alzano e Nembro. In ogni caso quando abbiamo fatto le nostra valutazioni le abbiamo condivise con la Regione».
Una linea confermata da Speranza quando ha spiegato che «i contatti con le Regioni e in particolare con la Lombardia sono stati costanti e continui nell’affrontare l’emergenza».
Ecco perchè, quando i pm chiedono al presidente di ricostruire quanto avvenne la notte fra il 7 e l’8 marzo, lui non ha esitazione a sottolineare che «anche in quell’occasione ci fu condivisione prima di arrivare alla decisione.

(da agenzie)

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GIORGIA MELONI VOLEVA I BUCATINI AGLI STATI GENERALI

Giugno 13th, 2020 Riccardo Fucile

SI LAMENTA PERCHE’ IL CATERING E’ SOBRIO E CON MINI PIATTINI, SOLO TARTINE MA “NIENTE BUCATINI”… CHE SIA QUESTO IL REALE MOTIVO PER CUI NON HA PARTECIPATO?

E insomma, si era capito che era stata Giorgia Meloni a trascinare Matteo Salvini e Antonio Tajani verso il no del centrodestra agli Stati Generali, ma non si era ancora compreso il vero motivo del diniego. Però ieri la leader di Fratelli d’Italia ci ha fornito un interessante indizio: il menù. La Meloni in un tweet ha infatti spiegato che Conte ha chiesto un “catering molto leggero e sobrio con mini piattini”, ovvero “tartine, papaya e maracuja” ma “niente bucatini”. In effetti un’amatriciana avrebbe sicuramente ben disposto tutti i presenti, altro che queste robe radical chic di voi di sinistra.
Poi la Meloni ha deciso di contestare un’altra circostanza dell’organizzazione dell’evento, notando che gli Stati Generali ” si aprono con i rappresentanti di Commissione Europea, BCE e Fondo Monetario, cioè la Troika. Conte vuole dare un messaggio agli italiani e ai mercati finanziari o è solo dilettantismo?”.
Ora, a parte che dilettantismo è affermare che il ministro dell’Economia Gualtieri “ha firmato il MES”, come hanno fatto lei, Salvini e Casapound qualche tempo fa non sapendo, per evidente ignoranza, che la procedura non è quella e che quello che stavano affermando è impossibile.
Ma in effetti chiamare la Commissione Europea e la BCE oltre al FMI quando si deve parlare di come investire i soldi è un chiaro segnale o messaggio oscuro.
Se Conte invece avesse voluto fare le cose perbene, avrebbe chiamato la Banca della Sgurgola, Alvaro Vitali e Il Petomane.
E allora sì che sarebbe stata tutta un’altra cosa

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Fratelli d'Italia | Commenta »

ECCO CHI NON VOLEVA CHIUDERE LA LOMBARDIA

Giugno 13th, 2020 Riccardo Fucile

QUANDO I GIORNALI SOVRANISTI IN PRIMA PAGINA SI FACEVANO INTERPRETI DELLE PRESSIONI DEGLI INDUSTRIALI CHE NON VOLEVANO CHIUSURE E ZONE ROSSE… SOVRANISTI SERVI DELLA FINANZA E DEI POTERI FORTI

Tommaso Rodano sul Fatto Quotidiano oggi è protagonista di un’operazione-verità  su Alzano Lombardo e sulla Lombardia, ricordando cosa dicevano a febbraio e a marzo i giornali sovranisti come Il Giornale, Libero e La Verità  che oggi imputano al governo Conte le chiusure in ritardo nella bergamasca.
All’epoca tutti accarezzavano le proteste di Confindustria e dei settori produttivi: quelli che volevano restare aperti a oltranza. E scrivevano questo.
Il Giornale, 28 febbraio. Titolone bold: “Isolato Conte. Il Nord riparte”. Catenaccio: “Riaprono musei e duomo, scuole in forse”.
Il virus era arrivato in Italia una settimana prima, il 21 febbraio. Nei giorni successivi erano arrivate le prime chiusure e le zone “gialle” a Milano, Torino, Veneto e mezzo nord.
A una settimana dal “paziente zero”, Sallusti si è già  stufato. Altro che chiudere: il premier è finalmente lasciato solo in questa idea malsana, il Nord può riaprire.
Nel suo editoriale il direttore è assertivo: “Il Paese non è fragile. Chi lo guida invece sì”. La soluzione: “Adesso bisogna velocemente andare oltre e tornare alla piena normalità , che è poi l’unica ricetta per sconfiggere paure irrazionali e falsi allarmismi”. Un vero profeta.
Libero, 28 febbraio. Titolone: “La normalità  è vicina” (come no!). Occhiello rosso: “Il virus ci ha stufati: si torni a vivere”. Il pezzo principale è firmato Renato Farina, alias “agente Betulla”: “Non è la peste, è un’influenza”. E ancora: “Non montiamogli la testa a questo Coronavirus. Se ha la corona non è quella del re, e neanche quella del rosario, ma è un pirla di virus qualsiasi”. Due volte profeta. Nella stessa edizione c’è anche un prezioso fondo del direttore Vittorio Feltri, dal titolo: “Quando per paura di avere l’Aids ci si ammazzava”
Libero, 27 febbraio. Il giorno prima il quotidiano di Feltri aveva una linea ancora più pirotecnica. Titolo: “Virus, ora si esagera”. Occhiello: “Diamoci tutti una calmata”. Catenaccio: “No n possiamo rinunciare a vivere per la paura di morire. I pochi deceduti erano soggetti debilitati, gli altri contagiati guariscono in fretta. Non ha senso penalizzare ogni attività ”. Ricordiamolo : sono gli stessi che oggi dicono che il governo avrebbe dovuto chiudere tutto prima.
La Verità , 27 febbraio. Anche Belpietro attacca il governo che con le prime chiusure e una “dissennata gestione della crisi, provoca danni economici ingenti e ci pone nella incredibile posizione di ‘untori’ ”. Libero, 1 marzo. Qui siamo in pieno deliri oalcolico. Titolo: “Reclusione continua”. Occhiello: “Il virus è una condanna”. Editoriale di Feltri: “Ma quale crisi? Facciamo finta che sia Ferragosto”.
E così via…

(da “NextQuotidiano”)

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SALVINI CONTESTATO DA CENTINAIA DI SICILIANI A MILAZZO E A BARCELLONA POZZO DI GOTTO

Giugno 13th, 2020 Riccardo Fucile

DECINE DI AGENTI A DIFENDERE UN SEQUESTRATORE DI PERSONE

Matteo Salvini è stato contestato a Barcellona Pozzo di Gotto e a Milazzo ieri durante la sua visita in Sicilia che aveva visto anche proteste a Capaci e a Bagheria, dove un gruppo di Sardine aveva organizzato un flash mob con striscioni: “La Sicilia non si lega”, “Slega la Sicilia”, “Salvini giù le mani dalla Sicilia”.
Il Capitano è stato accolto con la canzone siciliana ‘Ciuri ciuri’ alternata a fischi da un gruppo di contestatori a Milazzo, nel messinese. “A casa”, gli gridano i contestatori. Oppure “Fuori la Lega dalla Sicilia”. E ancora: “Milazzo non si Lega”.
Prima una contestazione più dura era andata in scena a Barcellona Pozzo di Gotto, dove le proteste sono andate in scena durante la diretta sulla pagina della Lega. L’arrivo di Matteo Salvini a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, è stato accolto da una contestazione verbale che per qualche tempo non ha consentito al capo della Lega di parlare.
“Sono fischi di dieci sfigati”, ha detto, tra l’altro, Salvini. Ad accoglierlo, in una piazza gremita, sostenitori che lo hanno applaudito scandendo il suo nome e contestatori che hanno esposto anche un cartello con la scritta ‘La Sicilia accoglie i migranti, ma non Salvini’.

(da “NextQuotidiano”)

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