Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile IN UN LUOGO AFFOLLATO NELLA CAPITALE SENZA PROTEZIONE… L’INTIMAZIONE AL FOTOGRAFO: “QUESTI STRONZI STANNO FOTOGRAFANDO”
Per carità , nessuna ordinanza che glielo vieti, nel Lazio, ma ieri sera i romani che li hanno
visti ridere e scherzare tra tanta gente, dietro la centrale e affollata Pizza Navona, sono rimasti perplessi.
Attilio Fontana e Giulio Gallera erano a chiacchierare senza mascherina, in mezzo a molte persone, ben sapendo che la politica, specie quella che arriva dalla regione più toccata dalla tragedia del Coronavirus e in cui i contagi non sono ancora una faccenda risolta, dovrebbe dare il buon esempio.
E il buon esempio, al di là di ordinanze di presidenti di regione che ormai si affidano più al buonsenso individuale che ad altro, dovrebbe essere — forse — che in luoghi affollati, soprattutto chi arriva da regioni in cui il rischio esiste ancora più che in altre, dovrebbe/potrebbe mettere la mascherina. Specie se ha un ruolo istituzionale.
Lo sa bene chi accompagnava Fontana e Gallera ieri sera nella passeggiata romana, visto che il ragazzo che ha scattato le foto si è ritrovato con una signora (la segretaria? un’assistente?) alterata di fronte a lui, che sbraitava: “Non può fare foto, cancelli le foto!”.
Lo racconta A., il fotografo improvvisato, a TPI e aggiunge: “Si è poi avvicinata subito ad Attilio Fontana per dire testuali parole: “Attilio metti la mascherina, questi stronzi stanno fotografando. Per poi aggiungere mentre me ne andavo: qui non è obbligatorio indossarla!”.
Sarebbe ancora una volta però obbligatorio un bel corso di comunicazione politica per Fontana e Gallera. Ma forse quello è l’ultimo dei (loro) problemi.
(da TPI)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile SBARCA IN LOMBARDIA IL DIRETTORE DI VIROLOGIA DI PADOVA, UOMO POCO INCLINE AI COMPROMESSI
Già la prossima settimana verrà formalizzata la nomina del direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Padova Andrea Crisanti come consulente tecnico d’ufficio della Procura di Bergamo nell’ambito delle indagini per epidemia colposa sulla mancata zona rossa nei comuni di Alzano Lombardo e Nembro e sulle eventuali negligenze commesse all’interno del presidio ospedaliero “Pesenti Fenaroli”
A darne conferma è la Procura di Bergamo, che ha contattato il virologo come super esperto per fare luce sugli aspetti tecnico-scientifici di questa delicata vicenda.
Raggiunto telefonicamente da TPI, il professor Crisanti ha dichiarato: “E’ la prima volta che vengo chiamato a svolgere un ruolo così delicato e se l’incarico verrà confermato sarò molto contento di collaborare con la Procura di Bergamo. Ce la metterò tutta per aiutare i pm ad arrivare alla verità ”.
I dettagli dell’incarico e il numero di eventuali collaboratori su cui Crisanti potrà contare non sono ancora noti e saranno tema di discussione dell’incontro con i pm che avverrà a Bergamo nei prossimi giorni.
Crisanti, tuttavia, ci conferma che, come aveva già dichiarato a ridosso dell’esplosione del primo focolaio lombardo-veneto, “Il 21 febbraio bisognava chiudere tutto subito: la Lombardia e parte del Veneto. Questo l’ho detto immediatamente. Sono stato l’unico a dirlo. C’è una mia intervista su Il Tempo di quei giorni e non mi rimangio nulla di quello che ho detto. Il 25 febbraio c’erano i dati di Vo’ che dimostravano che c’era già il 3 per cento della popolazione infetta. La situazione era già drammatica e bisogna chiedersi su quale base sono state fatte certe dichiarazioni. Il 26 febbraio noi abbiamo pubblicato i dati di Vo’ e se già allora il 3 per cento della popolazione era infetta è chiaro che gli stessi livelli si sarebbero trovati in altre zone. Con un tempo di replicazione di 5 giorni e un RT di 3, ciò significa che il 4 marzo, quando ormai erano passati 15 giorni, il virus era già arrivato al 20 per cento. I dati erano lì davanti a loro, che cosa hanno fatto con i dati del Veneto? Errori ne hanno fatti tutti, ora stiamo ricostruendo. Io il 17 marzo ho presentato alla Regione Veneto un documento, che è stato acquisito, in cui chiedevo di testare e bloccare tutte le case di cura. Lo sa che nella delibera l’hanno levata questa cosa?”.
In pratica, il medico che ha lanciato il modello dei tamponi a tappeto in Veneto dovrà fornire consulenze sulla gestione dell’emergenza Coronavirus nell’area della bergamasca, dalle mancate zone rosse alle decisioni prese quel 23 febbraio per l’ospedale di Alzano dopo la conferma delle prime positività .
Dunque, nell’inchiesta per epidemia colposa, che ha già due persone iscritte sul registro degli indagati, è il momento delle perizie scientifiche dopo le audizioni che sono già avvenute le scorse settimane con il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, con l’assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera, con il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, con il premier Giuseppe Conte. e i ministri della Salute Roberto Speranza e dell’Interno Luciana Lamorgese.
Nei mesi precedenti erano già stati sentiti anche il direttore generale dell’ASST Bergamo est, Francesco Locati e l’ex direttore generale dell’assessorato al Welfare, Luigi Cajazzo, sostituito in questi giorni da Marco Trivelli, volto della scuola ciellina cresciuta nel ventennio di Roberto Formigoni.
Crisanti si è già interessato al caso Lombardia. Infatti, in un articolo del giornale dell’Università di Padova Il Bo Live il virologo parla dei test sierologici nelle aree di Bergamo, Brescia e nella cintura industriale di Milano e dice chiaramente di “aspettarsi delle sorprese”.
Secondo lui, “a fine febbraio la situazione nelle tre città era paragonabile a quella di Vo’, dove il virus aveva contagiato un abitante su venti. Quindi ci si devono aspettare dei picchi anche in alcune zone della Lombardia”
Chi è Andrea Crisanti
Nato il 14 settembre 1954, Andrea Crisanti è un virologo e scienziato romano che è diventato un medico di fama mondiale. Nel periodo in cui ha insegna all’Imperial College di Londra, è riuscito ad eliminare i vettori della malaria in zanzare geneticamente modificate durante una sperimentazione. Autore di molti contributi scientifici apparsi su importanti pubblicazioni internazionali, nel 2011 diventa caporedattore della rivista “Annals of Tropical Medicine and Parasitology”.
Crisanti è stato il primo ad aver trovato un test rapido in grado individuare con tamponi di saliva il Coronavirus in meno di tre ore, quello che poi è diventato il tampone fatto su scala nazionale. Già il 4 febbraio 2020 l’ospedale dell’Università di Padova era pronto ad effettuare i test, che inizialmente sono stati fermati e non finanziati dalla Regione (come abbiamo raccontato in questa inchiesta), anche se il Veneto risultava già il secondo focolaio dopo la Lombardia. Poi il governatore Zaia fa marcia indietro e il Veneto diventa capofila della politica dei tamponi “a tappeto”, di cui oggi Crisanti chiede la paternità .
Per quanto in molti lo definiscano irriverente, schietto e ribelle, soprattutto dopo le puntualizzazioni che ha riservato al governatore Zaia, in realtà Crisanti è molto riservato e lo è anche in questa fase che precede la nomina ufficiale da parte della procura di Bergamo.
(da TPI)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile IL QUESTORE AVVIA I PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI… L’INTERVENTO DEL CONSOLE TUNISINO E DELLA MAGISTRATURA
«Abuso di mezzi di correzione», con questa accusa è indagato un ispettore di polizia ad
Agrigento per avere, come mostra un video circolato in rete nelle ore scorse, schiaffeggiato e umiliato due ragazzi, di cui uno minorenne.
L’uomo, che presta servizio nel centro di accoglienza in contrada Ciavolotta, è intervenuto dopo un tentativo di fuga di alcuni migranti dal centro dove erano stati posti sotto sorveglianza sanitaria anti-Covid.
Il tutto sarebbe avvenuto nei primi giorni di giugno. Nel video si vede il poliziotto schiaffeggiare un ragazzo, e poi invitare lo stesso e un altro giovane a colpirsi a vicenda.
Secondo quanto reso noto dalla questura di Agrigento, il questore Rosa Maria Iraci ha avviato i provvedimenti disciplinari per l’ispettore.
Mentre sul fronte giudiziario il gip di Agrigento, Alessandra Vella, ha accolto la richiesta del pm Cecilia Baravelli e ha disposto l’incidente probatorio per sentire cinque migranti ospiti della struttura di accoglienza.
Sul fronte diplomatico il console tunisino Jalel Ben Belgacem, dopo avere appreso dell’inchiesta e della nazionalità dei giovani coinvolti, si è recato in questura ad Agrigento per acquisire informazioni sulla vicenda.
(da agenzie)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile IL MENTITORE SERIALE NON CONOSCE NEANCHE I NUMERI: CASI TOTALI LOMBARDIA 92.675, CASI TOTALI LAZIO 7.995
Dev’essere davvero difficile essere consapevoli di non sapere di cosa si stia parlando eppure essere costretti a farlo.
Per fortuna questo problema non ce l’ha Matteo Salvini, il quale proprio ieri a Radio Radio ha detto: “Vedo le aperture dei siti dei giornali. E se fossi un De Luca qualsiasi direi che oggi i dati del contagio in Lazio hanno superato la Lombardia. Ma io dico, purtroppo, e che non c’è niente da festeggiare, se ne esce tutti insieme”.
È evidente che il Capitano, se dice che i dati del contagio in Lazio hanno superato la Lombardia, non ci capisce nulla ed è quindi totalmente inconsapevole di dire fregnacce
Questi isono i numeri di riepilogo del Lazio, dove ieri c’erano in più 9 casi positivi, di cui sei a Roma: tra loro un’infermiera legata al focolaio dell’Irccs San Raffaele Pisana e un giovane di Pomezia rientrato dal Messico. Intanto continuano ad aumentare i guariti che salgono di 14 nelle ultime 24 ore, arrivando a 6.181 totali, che sono oltre sei volte il numero degli attuali positivi. Quattro ieri i decessi. Quanto al focolaio del San Raffaele ha raggiunto attualmente un totale di 114 casi positivi e 6 morti.
Ora, è evidente che se ieri nell’intera regione Lazio ci sono stati 9 positivi in più mentre nella sola Mantova se ne sono registrati 12, soltanto uno come Salvini potrebbe sostenere che i contagi nel Lazio hanno superato quelli in Lombardia.
In realtà , come abbiamo spiegato, è l’indice di contagio del Lazio che ieri solamente ha superato quello della Lombardia a causa dei focolai, nel frattempo tenuti sotto controllo, della Garbatella e del San Raffaele.
Ma pretendere che Salvini capisca cos’è l’indice di contagio è inutile. Al massimo se lo faccia spiegare da Gallera.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile LA RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO INVITAVA IL GOVERNO USA AD ADOTTARE MISURE PER AFFRONTARE IL RAZZISMO E CONDANNAVA GLI ECCESSI DELLA POLIZIA… PER I SOVRANISTI SONO “PREGIUDIZI CONTRO LE FORZE DELL’ORDINE”… FORZA ITALIA INVECE HA VOTATO A FAVORE
Gli eurodeputati della Lega e di Fratelli d’Italia hanno votato contro la risoluzione al
Parlamento europeo che condanna ogni forma di razzismo, odio e violenza nella quale si afferma che “Black Lives Matters e si condanna fermamente l’atroce morte di George Floyd.
A favore della risoluzione gli europarlamentari del Pd, del M5S, Forza Italia e Italia Viva.
Nella risoluzione i deputati invitano il governo e le autorità Usa ad adottare misure risolute per affrontare il razzismo e le disuguaglianze strutturali. Inoltre condannano la repressione da parte della polizia Usa dei manifestanti pacifici e giornalisti e deplorano la minaccia del presidente Trump di dispiegare l’esercito, nonchè la sua “retorica incendiaria”.
Il Pe afferma che nelle nostre società razzismo e discriminazione non sono ammessi e chiede all’Ue di adottare una posizione forte e decisa.
Nel testo si legge che è necessario porre fine a qualsiasi forma di profilazione razziale o etnica nell’ambito dell’applicazione del diritto penale, delle misure antiterrorismo e dei controlli sull’immigrazione. La risoluzione è passata con 493 voti favorevoli, 104 contrari e 67 astensioni.
Il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, spiega così la scelta dei suoi: “Siamo stati costretti a votare contro un testo infarcito di attacchi all’amministrazione Trump, pregiudizi contro le forze dell’ordine e spinte immigrazioniste”
Bene, così è chiaro chi sta dalla parte dei razzisti.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile RIGUARDA LA PRATICA PER IL TRASFERIMENTO DI UN CENTRO COMMERCIALE
La Guardia di Finanza di Paderno Dugnano ha arrestato l’ex sindaca del Pd del Comune di Cinisello Balsamo, Siria Trezzi, assieme al marito imprenditore Roberto Imberti. L’accusa è di corruzione a beneficio dello stesso Imberti. Trezzi, il marito e un imprenditore sono agli arresti domiciliari, altre persone sono indagate.
Secondo le accuse, con la compiacenza di un ex assessore e un consigliere del Comune del milanese (sottoposti ad obbligo di firma), Imberti avrebbe ottenuto una supervalutazione di terreni e proprietà immobiliari all’interno del Parco Grugnotorto di Cinisello Balsamo, aree destinate ad un centro commerciale e al parcheggio per la metropolitana.
Tale valorizzazione sarebbe derivata dall’aver attribuito, in un caso, un notevole incremento degli indici edificatori su un’area di proprietà dell’imprenditore e, in un altro caso, nella rivalutazione in aumento di un terreno agricolo (da 6 milioni a 16 milioni di euro) mediante apposito inserimento in un progetto urbanistico di ampliamento di un grosso centro commerciale.
Eletta sindaco di Cinisello per il Pd dal 2013 al 2018, Trezzi è attualmente consigliera delegata a Mobilità e Servizi di rete della Città metropolitana di Milano.
Con una nota il Pd fa sapere: “Abbiamo appreso in queste ore la notizia delle misure cautelari, eseguite dalla Guardia di Finanza, nei confronti di Siria Trezzi, già sindaca di Cinisello Balsamo, e di Ivano Ruffa, già assessore nella stessa città . Tutto il Pd milanese è colpito e rammaricato, ed esprime piena fiducia nel lavoro della magistratura.
(da agenzie)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile FAREBBERO PARTE DI UN GRUPPO DI VERONA COLLEGATO A CASAPOUND… AVEVANO INTONATO CORI ANTISEMITI E POI AGGREDITO IL NUCLEO FAMILIARE CHE LI AVEVA RIPRESI
I giovani che la notte di capodanno avevano preso a pugni in piazza San Marco a Venezia l’ex parlamentare di Liberi e Uguali Arturo Scotto sarebbero un gruppo di veronesi vicini a CasaPound.
Due gli indagati, tre le perquisizioni a casa, anche se i coinvolti nell’episodio sarebbero almeno una decina tra cui anche una ragazza (ripresa chiaramente dalle telecamere della video sorveglianza della città ).
Il Gazzettino scrive oggi che nel gruppo ci sono anche degli affiliati trentini del collettivo di estrema destra.
L’episodio risale alla notte del 31 dicembre. Scotto e la sua famiglia stavano passeggiando davanti alla Basilica quando un gruppo di ragazzi, davanti alla porta principale, aveva iniziato a salutare il nuovo anno con cori fascisti e antisemiti («Anna Frank sei finita nel forno» e «Duce, duce, duce»).
La moglie di Scotto, indignata, li aveva affrontati dicendo loro di smetterla, scatenando la furia del branco. A farne le spese, con un paio di pugni in faccia, l’ex deputato.
In suo aiuto erano accorsi altri due giovanissimi, Vladislav Bogdan, 22enne programmatore informatico, e Filippo Storer, 20enne di Mogliano.
Gli investigatori per arrivare a loro ci hanno messo, appunto, mesi. Partiti dai filmati, erano risaliti a questo nucleo di 25-30enni scaligeri, tutti collegati, appunto, a CasaPound. Durante le perquisizioni domiciliari sarebbero stati trovati gli abiti usati quella notte e altri elementi che ricondurrebbero, appunto, agli aggressori di San Silvestro. I picchiatori, prima di allontanarsi dall’area marciana, si erano coperti il viso con dei passamontagna.
«Li hanno trovati — commenta lo stesso Scotto — io stesso li ho identificati e riconosciuti. Ho voglia di guardarli in faccia quando saranno finalmente note le loro identità . Dovranno spiegare perchè hanno voluto infangare la memoria di Anna Frank e aggredire chi aveva deciso di reagire a questa barbarie. Sono felice di come si sta concludendo la vicenda, voglio poter dire a mio figlio, un domani, che lo Stato c’è».
Nella piazza sono presenti molte telecamere, ricordava all’epoca Scotto nella denuncia, mentre segnalava che uno degli aggressori aveva capelli neri e tatuaggi sul collo, mentre un altro portava il pizzetto e una ragazza aveva capelli biondi lisci.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile FIN DALL’INIZIO LA STORIA EBBE CONTORNI POCO CHIARI: DALL’ACCUSA NEI CONFRONTI DI “CITTADINI AFRICANI” AL MISTERO DEI DUE CARABINIERI ANDATI ALL’APPUNTAMENTO SENZA ARMI FINO ALLE SMENTITE DEL COMANDO SU QUESTIONI RIVELATESI POI VERE
Vi ricordate dell’omicidio di Mario Cerciello Rega? La mattina del 26 luglio 2019 il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega venne trafitto con 11 coltellate dopo essere stato aggredito da due studenti americani, Lee Finnegan Elder e Gabriel Natale-Hjorth, in vacanza a Roma. I due vennero arrestati in albergo poche ore dopo.
Secondo le ricostruzioni Elder accoltellò Cerciello, Hjorth lo aiutò a nascondere l’arma. Fin dall’inizio però la storia ebbe contorni poco chiari. Dalla curiosa accusa nei confronti di “cittadini africani” che trapelò nelle ore successive alla morte di Cerciello fino al mistero dei due carabinieri che erano andati all’appuntamento senza armi fino alle smentite del comando di Roma su questioni rivelatesi poi vere.
Oggi un nuovo tassello si aggiunge alla vera storia di quell’omicidio mentre i riflettori si sono spenti sulla vicenda.
Subito dopo la morte di Mario Cerciello Rega il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri invitò pubblicamente a non infliggere alla memoria di quel carabiniere una «dodicesima coltellata» con «inutili polemiche».
In realtà non si contano più ormai le bugie dei carabinieri sul video di Gabriel Christian Natale Hjorth e sulla vera dinamica dell’accaduto.
Oggi Fiorenza Sarzanini, una delle pochissime giornaliste che hanno seguito fino in fondo la vicenda, ce ne racconta un’altra. Quella che riguarda Italo Pompei, lo spacciatore che negò da subito di essere un confidente dei carabinieri.
Ebbene, un verbale oggi dice l’esatto contrario:
Tutto comincia durante l’udienza del 29 aprile quando viene interrogato il colonnello Lorenzo D’Aloia, comandante del nucleo investigativo di Roma che ha coordinato l’indagine. I difensori di Elder, Renato Borzone e Roberto Capra, gli chiedono conto degli oltre 2.000 contatti telefonici tra Pompei e uno dei militari che avevano contatti con lo stesso Cerciello e con il suo collega Andrea Varriale. E lui conferma, ma spiega anche che si tratta dell’appuntato Fabrizio Pacella, sentito come testimone il 17 settembre 2019.
«Il verbale –spiega D’Aloia– è stato trasmesso ai pubblici ministeri». In realtà non risulta tra gli atti. E per questo viene presentata un’istanza – alla quale si associano i legali di Natale Hjorth Francesco Petrelli e Fabio Alonzi. Ieri mattina il documento viene consegnato alle difese. «Facevamo arresti»
Pacella racconta: «Conosco Pompei da quando sono arrivato alla stazione Trastevere. Ritengo di averlo conosciuto durante l’espletamento del servizio di “carabiniere di quartiere”.
Con Pompei ho instaurato una sorta di collaborazione che ha permesso al mio comando di effettuare alcuni arresti e denunce per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. Ho sempre incontrato Pompei per lo più da solo. I nostri incontri li abbiamo tenuti sempre riservati per evitare che qualche pregiudicato ci notasse insieme. Per darmi notizie mi contattava telefonicamente, per lo più tramite sms. Mi scriveva di incontrarci in luoghi poco frequentati che potevano garantire la riservatezza delle nostre conversazioni».
Pacella spiega poi che anche il giorno dell’omicidio di Cerciello ci furono contatti. E chiarisce che l’operazione per effettuare un arresto avvenne in piazza Mastai, cioè il luogo dove i due americani erano andati per comprare droga e dove gli erano state invece consegnate aspirine. Era stato il mediatore Sergio Brugiatelli a portarli da Pompei e loro gli avevano rubato il borsello dopo aver scoperto di essere stati truffati.
Cerciello e Varriale hanno quindi portato Brugiatelli a recuperare il borsello che gli era stato rubato dai due ragazzi statunitensi proprio per fare un favore al confidente Pompei.
Erano in bermuda e maglietta, disarmati, eppure andarono all’appuntamento con gli americani forse per riprendere anche il telefono temendo che potesse svelare i contatti con il confidente. Carlo Bonini su Repubblica il 20 febbraio scorso raccontò la persistenza di una cultura dell’omertà che continua ad abitare la pancia dell’Arma e che, come un riflesso pavloviano, considera intollerabile, pur di fronte alle evidenze di un abuso, che sono sempre personali evidentemente, anche solo l’idea di sottoporsi con lealtà e trasparenza al giudizio dell’opinione pubblica prima, di un giudice poi. Il video di quell’interrogatorio dice infatti qualcosa di più e, per certi versi, di peggio di quanto già noto.
Primo: che il 28 luglio l’Arma mentì sostenendo che il giovane americano fosse stato bendato e ammanettato a una sedia per «non più di 4, 5 minuti» soltanto «per non fargli vedere quanto lo circondava nell’ufficio» e per «impedirgli gesti di autolesionismo» .
Secondo: che – come documenta la ricostruzione del nostro Daniele Autieri – quel video fu girato dal carabiniere Andrea Varriale, l’ultimo che avrebbe dovuto trovarsi in quella stanza. Per una semplice ragione: era stato la vittima dell’aggressione di quel ragazzo bendato e ammanettato durante la quale era stato accoltellato a morte il suo commilitone e amico Mario Cerciello Rega.
Ebbene, oggi sappiamo che il carabiniere Varriale mentì su almeno due circostanze non esattamente laterali:
Mentì, sapendo di farlo, sulla nazionalità degli aggressori, che sapeva bianchi caucasici e non maghrebini, come disse nell’immediatezza del fatto.
E mentì negando di essere disarmato, per giunta coperto nella menzogna dal suo comandante di stazione (per questo oggi indagato).
Oggi sappiamo anche che Natale Hjorth fu bendato e ammanettato non per essere protetto, ma umiliato. E che allo spettacolo assistettero passivi (o complici?) otto militari di cui, inspiegabilmente, per altro, solo due risultano però indagati.
Ecco quindi, a distanza di qualche tempo, grazie al giornalismo (e a chi ha evitato di raccontare balle imboccato) abbiamo di fronte questo spettacolo di inadeguatezza. Per il quale, come sempre, non pagherà nessuno.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile “NON CI SONO LESIONI AL TORACE E ALL’ADDOME, MA IL TRAUMA CRANIO-FACCIALE E’ STATO IMPORTANTE”… “IL QUADRO NEUROLOGICO LO SI POTRA’ FARE SOLO IN SEGUITO”
La notte per Alex Zanardi è andata. E non è poco per le condizioni in cui è arrivato
all’ospedale delle Scotte di Siena dopo l’incidente che gli ha procurato numerose fratture al cranio e alla faccia.
A parlare della situazione dell’ex pilota di Fomula1 è il professor Giuseppe Oliveri, direttore di Neurochirurgia, che venerdì ha operato Zanardi: “Al momento sono gravi ma stabili, è arrivato da noi con questo trauma cranio-facciale importante, con un fracasso facciale. E’ stato operato per toppare la situazione, adesso tutti i numeri sono buoni, compatibilmente con la situazione”.
La domanda che tutti si fanno è se in una situazione come questa ci può essere spazio per l’ottimismo: “Io lo curo perchè vale la pena di essere curato, essere ottimista o meno non serve a niente”.
L’altro grande interrogativo è se i danni neurologici possono essere permanenti, nella speranza che riesca a sopravvivere a questa situazione drammatica: “Sono ipotesi che adesso non ha senso fare, io so solo che ho parlato con la moglie e quello che ritengo è che è un malato che vale la pena di curare e che deve essere curato. Poi la prognosi come sarà domani, tra una settimana, tra quindici giorni non lo so, però sono assolutamente convinto che valga la pena di essere curato”.
Ma cosa significa grave? “Il quadro neurologico in questo momento non lo valutiamo, è una cosa che vedremo a distanza quando si sveglierà , se si sveglia. Grave vuol dire che c’è una situazione in cui uno può anche morire, in questi casi i miglioramenti ci possono essere piano piano nel tempo, mentre i peggioramenti posso essere repentini”
“Per fortuna non ci sono lesioni all’addome e al torace”, ha detto il direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza dell’ospedale di Siena Sabino Scolletta nel bollettino diffuso alle 12.30, spiegando che le condizioni di Alex sono critiche ma stabili. “A ora non è in pericolo di vita. Nei prossimi giorni sarà valutata la sospensione della sedazione, ma per il momento la situazione resta grave e incerta”. Bisognerà insomma attendere lunedì o martedì per valutare il danno neurologico.
Ora mentre l’Italia fa il tifo per lui, al suo fianco ci sono la moglie Daniela e il figlio Niccolò.
Gli auguri arrivano anche dalla Polizia, che scrive su Twitter: “Con le tue sfide impossibili sei sempre stato un esempio di vita e un mito per tutti noi. Tutta l’Italia è con te, continua a stupirci. Forza Alex”.
(da agenzie)
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