Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile L’ACCORDO SULLE REGIONALI SEGNA IL DECLINO DEL LEADER DELLA LEGA… NON HA UNA CAMPAGNA DA FARE NE’ UNA EVENTUALE VITTORIA DA FESTEGGIARE… E I NOMI CERTIFICANO IL SUO FALLIMENTO AL SUD
È la fine del centrodestra dei “pieni poteri” e del “citofono”, simbolo della caccia all’uomo che risultò fatale per Salvini alle elezioni dell’Emilia-Romagna: l’idea di un uomo solo al comando, in grado di imporre agli altri qualunque candidato perchè in fondo si vota per lui, insomma, il plebiscito populista, sognando la spallata al governo.
Ecco, l’accordo raggiunto dal centrodestra per l’election day di settembre chiude questa fase. E segna un altro tratto del declino di Salvini, perchè, anche in caso di vittoria del centrodestra, non sarebbe una “sua” vittoria, ma al massimo dei suoi alleati e dunque “anche sua”.
Insomma, è cambiato lo schema. Anche con la fantasia più fervida è complicato immaginare il leader della Lega impegnato, con lo stessa passione profusa al Pilastro, in una campagna elettorale al fianco di Raffaele Fitto in Puglia o di Stefano Caldoro in Campania, candidati che non voleva ma che, alla fine, ha dovuto accettare, altro segno che i rapporti di forza sono cambiati.
Se dovesse vincere Fitto, i titoli del 21 settembre saranno sul suo “grande ritorno” con le foto della Meloni accanto, quelli su Zaia, senza foto di altri, registreranno un prevedibile plebiscito, col corollario di deduzioni sulla sua leadership, in verità già iniziate: l’altro volto della Lega, la Lega pragmatica contrapposta alla Lega sovranista, di governo, attenta alle ragioni dei produttori e del Nord eccetera eccetera. Nessuno titolerà “ha vinto Salvini”.
È per questo che, fino alla fine, il leader della Lega ha provato a impossessarsi di una regione del Sud, nella consapevolezza che un’elezione siffatta non rappresenta nè una rivincita politica nè una battaglia in grado di coinvolgerlo “moralmente”.
Nè la Toscana, dove sarà candidata la Susanna Ceccardi può essere un palcoscenico sostitutivo essendo, a meno di eventi clamorosi, la cronaca di una sconfitta annunciata. Con un occhio agli equilibri interni questo assetto di candidature è una vittoria di Giorgia Meloni, che candida Francesco Acquaroli nelle Marche e Fitto in Puglia, pretendendo quel rispetto degli accordi siglati ai tempi proprio dell’Emilia.
Allora, Salvini pur di avere la Bergonzoni sognando la spallata, promise che dalle Marche in giù non avrebbe avuto pretese. Adamantino esempio di come si può rimanere vittima delle proprie macchinazioni.
La questione più di fondo, che non riguarda il potere interno, però è altra.
Caldoro è alla sua terza candidatura. Nel 2010 fu eletto presidente, proprio contro De Luca, alla guida di una coalizione trainata dal Pdl, senza la Lega che a quei tempi non si presentava al Sud. Nel 2015, sempre contro De Luca, perse. Ora la terza, sfida simbolo di una inamovibilità del potere del Mezzogiorno e della tendenza feudale delle leadership locali.
Fitto, già governatore in quota Forza Italia nel 2010, perse con Vendola nel 2005, ma ha mantenuto sempre un forte radicamento. Il suo ritorno non è una novità , ma è già una vittoria morale: pressochè cacciato da Berlusconi quando ne sfidò la monarchia, osteggiato da Salvini che ha provato financo a candidare uno dei tanti giovami che Fitto, come si suol dire, ha fatto crescere, adesso i sondaggi che indicano che è una candidatura che può vincere.
Parliamoci chiaro, i nomi certificano un gigantesco problema di classe dirigente di Salvini al Sud, che è mancato lì dove la Lega sovranista e nazionale aveva scommesso. In Calabria non ha sfondato, anzi perse dieci punti rispetto alle Europee risultando il terzo partito, in Campania, di fronte all’afflusso di personaggi chiacchierati legati al mondo che fu di Nicola Cosentino ha dovuto spedire come commissario l’ex sottosegretario all’Interno Nicola Molteni e non ha inciso nella scelta del candidato, in Puglia lo stesso ceto politico buono per tutte le stagioni, dopo aver occhieggiato alla Lega, si è schierato con Fitto quando ha capito che può vincere.
Per Roma non c’è una sola idea, mentre il mondo che conta — le imprese, le professioni, il mondo del civismo – già punta sul Pd dopo gli anni del disastro Raggi. Quello che emerge è il limite dello schema populista e del “partito del leader”, che prescinde dal tema della selezione e della costruzione della classe dirigente.
Il che vale a livello locale, col ritorno di figure già note di altri partiti ma anche al livello nazionale.
Non è questione all’ordine del giorno, perchè non si vota per le politiche, ma semmai dovesse accadere anche in questo caso un blocco politico che esprime il 40 per cento e passa di consensi non ha una squadra pronta a governare il paese, come accadde, ad esempio nel 2008: da Tremonti a Maroni, da Sacconi a Frattini a Ronchi.
Più volte in questi anni il Sud, il cui voto è diventato volatile dopo la fine della grande spesa pubblica e, con essa, di una rete di consenso organizzato, è stato anticipatore di fenomeni e linee di tendenza nazionali.
Nel Sud partì e poi declinò il renzismo, nel Sud iniziò prima l’onda e poi la risacca dei Cinque stelle, nel Sud, dopo la valanga alle europee e alle amministrative dello scorso anno, sembra già essersi arrestata l’espansione leghista, intesa come plebiscito.
Forse sta anche qui la ragione di queste candidature, nel venir meno di una certa forza d’urto. Se uno non ha candidati forti, non ha neanche la forza di imporli.
(da “Huffingtronpost”)
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Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile LA SQUALLIDA PASSERELLA CHE HA INDIGNATO LA CITTA’… E’ ORA DI FINIRLA DI SPECULARE SU MORTI INNOCENTI … SU QUEL PONTE VOGLIAMO SOLO MATTARELLA, RENZO PIANO E GLI OPERAI CHE L’HANNO COSTRUITO
La buona notizia è che il Ponte Genova-San Giorgio, ex Morandi, è quasi finito. Tra circa
un mese sarà inaugurato (per la ventesima cerimonia) con le autorità e sarà finalmente aperto al traffico.
Si spera in una celebrazione sobria, senza troppi lustrini e fanfare, come si conviene al carattere dei genovesi e al rispetto dovuto ai familiari delle vittime. La cattiva notizia è la politica, che non si fa scrupolo di nulla e utilizza qualsiasi cosa per alimentare la campagna elettorale.
Se già c’era da storcere il naso per l’attraversamento del ponte da parte di Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild (che almeno ha l’esimente di averlo costruito in tempi normali e senza incidenti), decisamente fuori luogo ci sembra la passerella elettorale e relativo comizietto offerto dal governatore Toti, dal sindaco Bucci e dal leader della Lega Matteo Salvini.
Quel video girato sopra il ponte, con il caschetto giallo, la pettorina di “Webuild”, il tricolore e gli attacchi alla Cgil, Salvini francamente se lo poteva risparmiare.
A che titolo è salito lì sopra e chi lo ha permesso?
Il ponte San Giorgio appartiene a tutti i genovesi e, lo diciamo a bassa voce, a tutti gli italiani: di destra, di centro e di sinistra.
Anche per rispetto a quelle 43 vittime, andrebbe protetto dalle speculazioni politiche. Lasciamo che a inaugurarlo sia il presidente della Repubblica, Renzo Piano e gli operai che lo hanno costruito
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile SE L’ITALIA NON FOSSE IL PAESE DOVE DILAGA LA CORRUZIONE POLITICA E LA MALAVITA ORGANIZZATA NON CI SAREBBE STATO BISOGNO DI UN CODICE DEGLI APPALTI E SEVERI CONTROLLI CONTRO LE INFILTRAZIONI MAFIOSE
Tempo di elezioni regionali, tempo di grande teatro. Il palcoscenico è Genova, dove il leader del Carroccio è arrivato e si è fatto intervistare, vestito da operaio, sul nuovo ponte.
Qui ha liquidato il codice degli Appalti: «Il modello Genova significa rialzarsi senza ritardi, sarebbe una follia rimanere ostaggio della burocrazia, aggiungendo «voglio gru e cantieri dappertutto sbloccando il codice degli appalti, il codice degli appalti è una boiata pazzesca».
Come ha ricordato, ex presidente dell’Autorità Nazionale anti-corruzione Raffaele Cantone, il codice degli appalti fu varato nel 2016 per rispondere a una normativa comunitaria e minimizzare gli episodi di corruzione.
«Non credo di sbagliare nel dire che quanto accaduto su quel testo non ha molti precedenti nella storia del nostro Paese: adottato con grandi auspici e senza nemmeno particolari contrarietà , da un giorno all’altro — afferma — è diventato figlio di nessuno e soprattutto si è trasformato nella causa di gran parte dei problemi del settore e non solo. E’ innegabile che da quell’articolato sono derivate delle criticità , ma ciò è dovuto soprattutto al fatto che è stato attuato solo in parte, mentre i suoi aspetti più qualificanti (la riduzione delle stazioni appaltanti, i commissari di gara estratti a sorte, il rating d’impresa) sono rimasti sulla carta» aveva dichiarato Cantone nel 2019.
Ora il testo entra a far parte ufficialmente della campagna elettorale permanente del Salvini, oggi versione operaio.
La ‘ndrangheta festeggia
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile ACQUAROLI ERA PRESENTE AD ACQUASANTA TERME ALLA FESTA PER IL VENTENNIO MA POI DISSE CHE ERA “PASSATO SOLO PER SALUTARE”… CI FOSSE MAI UNO CHE NON RINNEGHI PER CONVENIENZA LE PROPRIE IDEE
“Sollevato? Piuttosto mi sento ancora di più responsabilizzato”: queste sono le prime
parole dette all’ANSA da Francesco Aquaroli, deputato di Fratelli d’Italia, indicato come candidato presidente della Regione Marche per il centrodestra nell’accordo raggiunto dai leader nazionali, dopo mesi di incertezza.
Giorgia Meloni aveva indicato il suo nome, già lo scorso novembre, e ha continuato a sostenerlo senza cedimenti.
Quarantacinque anni, consigliere regionale del Pdl e poi di Fratelli d’Italia dal 2010 al 2014 e in seguito sindaco della sua città , Potenza Picena (Macerata) fino all’elezione alla Camera nel 2018, Acquaroli è però tornato di recente alla ribalta per un episodio
Ovvero per la festa dedicata al Ventennio ad Acquasanta Terme cui hanno preso parte (ma sono solo passati “a salutare”) due esponenti di Fratelli d’Italia: il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti e, appunto, proprio l’allora “semplice” deputato marchigiano Francesco Acquaroli.
La cena è stata organizzata il giorno dell’anniversario della marcia su Roma. Sulle tavole c’erano menù con fasci littori e foto del Duce ed altri riferimenti al fascismo accostati a quello del partito di Giorgia Meloni.
Alla fine a prendersi la responsabilità per l’accaduto era stato il segretario provinciale Fdi di Ascoli Piceno Luigi Capriotti che in una nota chiede scusa e si assume “tutte le responsabilità in merito alla vicenda della cena ad Acquasanta Terme”.
E venne così fuori che la cena era in realtà un’assemblea di Fratelli d’Italia organizzata da Capriotti “per parlare, insieme ad alcuni militanti del partito, dei principali problemi del nostro territorio, con un’attenzione particolare alla questione relativa alla ricostruzione post sisma”.
Insomma, era tutto un equivoco. Come al solito, come sempre.
Com’è che diceva Ezra Pound? “Se un uomo non ha il coraggio di combattere per le sue idee, o le sue idee non valgono niente o non vale niente lui”
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile OGNI PUNTO TAGLIATO COSTA 4,5 MILIARDI, SERVONO ALMENO 3 PUNTI
L’Italia tira la cinghia e, dopo la pandemia da Coronavirus, smette di fare shopping. Per far riaprire davvero il Paese, il premier Giuseppe Conte sta studiando una riduzione sull’Iva, che è l’imposta sui consumi, ha confermato lui stesso oggi pomeriggio, 22 giugno, nel corso del forum on line organizzato dal sito de Il Fatto Quotidiano.
Magari una taglio selettivo a sostegno dei settori più colpiti dalla pandemia: ristorazione, spettacolo, turismo.
Quanto vale l’ex Ige
Meno tasse sui consumi per incentivare i consumi? Funzionerà ? L’Iva in Italia è stata introdotta nel 1968, prima c’era l’Ige, e da allora tiene banco nel dibattito politico. L’imposta sul valore aggiunto porta nelle casse dello Stato più di centoquaranta miliardi di euro, quasi un quarto delle entrate tributarie.
Un bel gruzzolo ma che potrebbe valere molto di più, se 30 miliardi di Iva non finissero ogni anno divorati nelle mille bocche dell’evasione fiscale.
Tant’è che dopo anni trascorsi nel tentativo di disinnescare o perlomeno rinviare la miccia delle clausole di salvaguardia Iva (che sarebbe dovuta aumentare qualora non fossero stata centrati gli obiettivi di finanza pubblica), oggi il governo intende ridurre la tassa di «un po’» e «per un po’». Per cercare di risollevare i consumi. E così far ripartire un paese bloccato, fermo alla quarantena dei consumi.
La maggioranza si è già spaccata sulla misura e le opposizioni invece sono compatte nel dirsi contrarie (come sempre a tutto)
Lo stesso premier ammette che il taglio dell’Iva è «molto costoso». Ogni punto in meno di Iva costerebbe almeno 4,5 miliardi di gettito fiscale. Non proprio bruscolini. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco frena, sollevando più di un dubbio: «Serve una riforma complessiva e non una visione imposta per imposta», anche perchè i fondi europei che avremo a disposizione «andranno spesi bene e non in mille rivoli».
Come potrebbe funzionare
Chi sostiene l’idea di un alleggerimento dell’Iva, come Unimpresa, suggerisce un taglio di almeno tre punti, con l’aliquota sotto il 20%, e sostiene che lo stimolo finanziario e insieme psicologico riavvierebbe la macchina dei consumi portando quindi più gettito.
Dello stesso avviso è Bernardo Bertoldi, docente di economia all’Università di Torino: «La crisi che stiamo vedendo arrivare — dice l’economista — non è un terremoto finanziario come quello che si è verificato nel 2008 ma è come un’onda i cui effetti saranno chiari non prima di settembre».
«Un taglio dell’Iva — continua Bertoldi — può servire a incentivare i consumi ma dovrebbe essere netto, per almeno due o tre punti percentuali. E dovrebbe essere compreso in un tempo ben limitato. Non dimentichiamo che il nostro debito continua a crescere ed è sostenibile solo perchè la Bce compra i nostri titoli. Non lo farà per sempre».
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile I DATI EUROSTAT: DAL LAVORO ALLA POVERTA’, DALL’AMBIENTE ALLA SALUTE
Si chiamano “Obiettivi sostenibili” e fanno parte di un’agenda fissata dall’ONU per tutti i
Paesi membri da realizzare entro il 2030.
Si tratta di obiettivi da raggiungere in campo sociale, economico ed ecologico per puntare a uno sviluppo più sano ed equilibrato del Pianeta.
Gli ambiti sono diciassette e il sito Eurostat, l’Istituto per le statistiche dell’Unione Europea, ha oggi pubblicato a che punto sono i vari paesi dell’Unione. Abbiamo comparato, a questo proposito, il nostro Paese con gli altri: un quadro che lascia purtroppo sconfortati.
L’Italia è uno dei paesi più poveri d’Europa
Il 27.3% della popolazione italiana era nel 2018 a rischio povertà : peggio di noi fanno solo Paesi come Lituania, Lettonia, Grecia, Romania e Bulgaria. Dal 2016 al 2018 la percentuale è scesa dal 30% della popolazione italiana al 27.3%, una media ancora troppo bassa per parlare di inversione di tendenza e che potrebbe essere assai esacerbata dagli effetti del Covid-19.
In particolare il 27.8% degli italiani vive in spazi abitativi angusti e iper-affollati, contro il 17.1% degli europei. In particolare il nostro Paese si staglia in Europa per la figura del lavoratore povero: circa il 12.2% degli occupati italiani sono a rischio povertà , una media che dal 2010 è in costante ascesa, mentre il 14.1% degli italiani non si è potuto permettere di riscaldare la casa nel corso dell’inverno del 2018.
L’Italia non è un Paese per giovani, nè per laureati
Essere laureati in Italia non è probabilmente un buon affare: il nostro Paese è infatti l’ultimo in Europa per impiego di giovani laureati. Nel Belpaese è impiegato infatti appena il 58.7% dei laureati che escono dagli Atenei, contro una media UE dell’80.9%. Un record negativo che vede il suo picco nel 2014, con appena il 45% dei laureati impiegati e una piccola risalita tra 2014 e 2019. Un aspetto che è uno dei fattori scatenanti della famosa “fuga di cervelli” , tema al centro del dibattito di questi anni.
Del resto l’Italia è il Paese con il più basso numero di laureati in UE dopo la Romania (appena il 27.6% della popolazione tra 30 e 34 anni ha un diploma di laurea). Abbiamo un record invece ed è negativo: facciamo registrare tra le più alte medie di abbandoni scolastici dell’Unione.
Gender Gap e Energia
Le donne italiane lavorano meno che nel resto d’Europa, peggio di noi fanno solo Grecia e Malta, anche se sono mediamente più istruite dei maschi: la percentuale di inattività per tener conto della famiglia e della prole è tra le più alte d’Europa. Nel 2017 le donne impiegate inoltre, guadagnavano almeno il 5% in meno rispetto agli uomini.
E le cose non vanno meglio per quanto riguarda l’ecologia. All’avanguardia nella costruzione nel mercato delle rinnovabili, l’Italia ha consumato nel 2108 solo il 17.7% di energia proveniente da queste fonti, contro una media europea del 18.8%. Tra 2017 e 2018 si è assistito addirittura a una diminuzione di consumo di energie rinnovabili, caso più unico che raro in Europa e nel mondo. L’Italia inoltre importa il 77% dell’energia di cui ha bisogno dall’estero: una media molto alta se comparata con il resto dei Paesi europei
Il dramma del lavoro
Nel 2019 gli inattivi erano ben il 5.6% della popolazione italiana: siamo i secondi dopo la Grecia per numero di persone che non cercano più attivamente occupazione e che sono disoccupate da oltre 12 mesi. E insieme alla Grecia abbiamo del resto il più basso numero di occupati (63.5%), mentre rimane su livelli europei il PIL pro-capite, segno di una distribuzione della ricchezza assai asimettrica. Spendiamo del resto meno di altri paesi dell’Unione in ricerca e sviluppo, una dinamica che penalizza in particolare la produttività delle nostre aziende. Una dinamica che, con l’aumento dei lavoratori poveri e la diminuzione del reddito delle fasce più povere della popolazione (costante dal 2010) fa pensare a un modello economico ormai endemicamente orientato alla minimizzazione del costo del lavoro, piuttosto che all’innovazione dei processi produttivi. Del resto il Belpaese si conferma tra i paesi più ineguali dell’intera Unione Europea: fanno peggio di noi solo Bulgaria, Romania, Lituania e Lettonia.
Biologico, aspettativa di vita, economia circolare: i segnali positivi
Tutto nero quindi? No, segnali positivi arrivano innanzitutto dall’aspettativa di vita che, nel 2018 era tra le più alte dell’intera Unione Europea: gli italiani nel 2018 hanno vissuto in media 83.4 anni, appena un mese in meno degli spagnoli, il Paese con la media più alta della Ue.
Il nostro Paese si è inoltre distinto per quel che riguarda l’agricoltura biologica: il 15.7% delle aree agricole italiane sono a coltivazioni bio, tra le medie più alte dell’intera Ue. Buone notizie vengono anche dalla qualità dei nostri mari, tra i meno inquinati d’Europa e dell’economia circolare. Ricicliamo meglio e di più degli altri paesi europei e raccogliamo, in media, una quota più alta di raccolta differenziata. Piccolo segnali positivi in un quadro che, alla vigilia di una crisi annunciata, appare purtroppo non rassicurante.
(da “Huffingtonpost“)
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Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile CON CALENDA E + EUROPA PRESENTERA’ PROPRI CANDIDATI NON SOLO IN PUGLIA, MA ANCHE IN VENETO E LIGURIA… MA SE SONO “ALTERNATIVI” AL GOVERNO CHE CI STANNO A FARE?
Dalla Puglia al resto d’Italia. Dopo i dissidi nati all’interno del centrosinistra dalla decisione di Italia Viva di candidare alla presidenza della Puglia Ivan Scalfarotto, ponendolo come nome alternativo al pd Michele Emiliano (attuale governatore della Regione), ora i renziani puntano a correre da soli anche in altre due regioni.
“Nei prossimi giorni annunceremo anche i nostri candidati autonomi in Veneto e in Liguria”, ha sapere su Facebook il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato.
Una decisione, quella del partito di Matteo Renzi, che secondo Rosato non porterà a una perdita di voti per il centrosinistra. “Il fronte – scrive il presidente di Iv – è stato indebolito da scelte autonome, fatte senza di noi. Noi a questi siamo nettamente alternativi”.
Italia Viva alle prossime elezioni regionali del 20 settembre punterà a nuovi accordi con il partito Azione di Carlo Calenda e +Europa, sulla scia del patto già concluso in Puglia con la candidatura di Scalfarotto.
“La scelta del suo nome non è contro qualcuno, ma contro i populismi – dice Rosato – Emiliano non ha dato mai segno di cambiamento e noi andiamo avanti per la nostra strada. Faremo il nostro risultato, lo faremo con una coalizione che ha un significato che va anche oltre la Puglia e ringrazio i partner di Azione e +Europa. Se poi riusciremo a cementare questa alleanza anche da altre parti, noi saremo contenti”.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile LO STUDIO DELL’UNIVERSITA’ DI GENOVA: “IN AUTUNNO RISCHIAMO DI PAGARE IL CLIMA DA “LIBERI TUTTI” DI QUESTI GIORNI”
Il Coronavirus in Italia circola ancora e i contagi in Lombardia sono più alti del previsto.
Per questo gli esperti dell’Università di Genova chiedono che il livello di attenzione sull’epidemia, che dopo le ultime riaperture si è necessariamente abbassato, torni a salire.
“Se i casi sono così tanti ora che le temperature sono alte, cosa succederà in autunno quando il termometro scenderà sotto i 14 gradi?”, si chiede Andrea De Maria, che tra il 1989 e il 1991 ha lavorato nel laboratorio di Antony Fauci e ora è professore associato di Malattie infettive dell’ateneo ligure.
Insieme al collega Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sistemi complessi, e ad Agostino Banchi, che si occupa di sviluppo di modelli software, De Maria ha elaborato un modello matematico che monitora l’andamento dei contagi nel nostro paese. “Se ci si concentra sulla Lombardia e al Nordovest, si vede che rispetto alla discesa prevista dal nostro modello si assiste a un tendenziale aumento dei casi”, ha spiegato De Maria a Repubblica.
Sulla base di questo modello, gli esperti hanno previsto il picco dei nuovi casi giornalieri in Italia (tra il 25 e il 27 marzo) con 20 giorni di anticipo, e sono stati in grado di sapere che per la fine di giugno i decessi in Italia sarebbero stati tra i 34mila e i 36mila (ad oggi siamo a circa 34.600).
“Quegli stessi algoritmi”, spiega il virologo, “ci dicono che se la situazione corrente dovesse mantenersi si potrebbe avere una estensione dei contagi, molti dei quali asintomatici o paucisintomatici, che aumenterebbe pericolosamente la base dell’infezione prima dell’autunno”.
Gli italiani attualmente positivi sono quasi 21mila, con centinaia di nuovi casi ogni giorno, i due terzi dei quali in Lombardia. “Rischiamo di pagare il clima da ‘liberi tutti’ di questi giorni”, dice De Maria. “Stiamo vivendo un’estate da cicala, fossimo formiche isoleremmo i nuovi casi e li seguiremmo con attenzione maggiore”.
Un timore analogo era stato espresso nei giorni scorsi da Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova. Anche Enrico Bucci, professore di Biologia alla Temple University di Philadelphia, concorda con l’analisi: “Il virus circola ancora, pur con grandi differenze tra le regioni: in Lombardia per esempio non va giù in modo continuo. Il risultato”, conclude Bucci, “è che ci sono le condizioni per l’innesco di una seconda ondata in autunno”.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2020 Riccardo Fucile RICORDIAMO AL VIMINALE CHE PER DISPERDERE GLI ASSEMBRAMENTI PERICOLOSI ESISTONO GLI IDRANTI, HANNO IL POTERE DI RINFRESCARE LE IDEE ANCHE AI CRETINI
Gli organizzatori della manifestazione nazionale No vax e No 5G che si è tenuta sabato scorso in piazza Santa Croce a Firenze e alla quale hanno partecipato circa 4mila persone sono stati denunciati.
La segnalazione in Procura è riferita al fatto che la manifestazione, regolarmente preavvisata alla questura dal gruppo ‘Movimento 3V’ , si è svolta in modo pacifico, tuttavia i presenti, nonostante gli avvisi, si sarebbero accalcati più volte sotto il palco non rispettando le regole del distanziamento.
Secondo la questura gli organizzatori non si sarebbero impegnati a far rispettare ai manifestanti le norme di distanziamento e molti partecipanti non indossavano mascherine di protezione.
La segnalazione alla procura lascia aperto il campo delle ipotesi di reato eventualmente da contestare ai promotori dell’iniziativa.
Ad organizzarla erano stati gli attivisti del “Movimento 3v libertà di scelta”, che si batte tra le altre cose contro “il trattamento vaccinale obbligatorio” e ha festeggiato su Facebook l’adunata rigorosamente senza mascherine. sul palco, tra applausi scroscianti, si sono susseguiti gli interventi, da quello di Sara Cunial – parlamentare ex Cinque Stelle, uno dei “capi” del movimento – a quello di Guido Gheri, il patron di Radio Studio 54 al centro di una inchiesta della Procura per aver veicolato messaggi xenofobi e razzisti.
Cori, slogan («verità sul covid»), abbracci.
C’è anche un volantino, che riassume in modo un po’ scombinato i punti fondamentali del movimento: «La sovranità appartiene al popolo, quindi che non avvenga mai più la sospensione di parti della Costituzione e che si agisca per la sostituzione dei politici che hanno realizzato od avallato quanto accaduto». .
E ancora: «Sempre libertà di scelta terapeutica e mai alcun trattamento sanitario o vaccinale obbligatorio. Tutela della salute da qualunque fattore inquinante»
(da agenzie)
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