Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile UNA OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA DOVREBBE PORSI SOLO IL PROBLEMA DI COME SPENDERLI NELL’INTERESSE DEGLI ITALIANI E AVANZARE PROPOSTE… IL CONFRONTO CON LA CARFAGNA E’ IMPIETOSO
Vediamo come ha reagito l’opposizione all’accordo sul Recovery Fund che garantirà all’Italia una
cifra di 210 miliardi tra sussidi a fondo perduto e prestiti.
Di Salvini che rosica e spara balle abbiamo già parlato in altro articolo, vediamo cosa ha detto Giorgia Meloni i cui toni sono molto più contenuti.
“Conte – riconosce – ha battuto gli egoismi dei nordici ma ha ottenuto un risultato inferiore alle speranze. Il super freno di emergenza rischia di essere un commissariamento”.
E qui la Meloni dimostra tutti i suoi limiti politici:
1) Non ha capito che i Paesi del Nord hanno solo fatto tanto casino per tre giorni per ottenere 8,5 miliardi in più sui rebate, ovvero uno sconto sulle quote da versare alla Ue (obiettivo dal loro punto di vista legittimo e anche equo, visto che ricevono molto poco rispetto a quanto versano)
2) Dire “risultato inferiore alle speranze” è falso: abbiamo ottenuto 35 miliardi in più rispetto al progetto iniziale, parlano i fatti.
3) Il superfreno di emergenza non è affatto un commissariamento visto che un solo Paese non potrà bloccare nulla, ma occorrerà la maggioranza qualificata del Consiglio europeo ( e i nordici non l’hanno). E’ un legittimo strumento perchè chi ti regala 81 miliardi sulla base di un tuo programma ha ben diritto a controllare che non li sputtani.
Se regali 100.000 euro a tuo figlio per comprarsi una casa e scopri che se li è spesi alle slot machine, pensiamo che anche la Meloni si incazzerebbe.
4) Una opposizione seria gioirebbe per il successo ottenuto dal governo ma porrebbe due problemi reali, uno interno al centrodestra e uno esterno.
Il primo, affrontato lucidamente da Mara Carfagna nell’articolo precedente a questo, è se il centrodestra vuole continuare a invocare l’autarchia o porsi all’avanguardia degli Stati Uniti d’Europa del futuro.
Il secondo è avere un progetto su “come spendere questi soldi” per rilanciare il Paese. Cominciando con il fare un mea culpa ogni volta che cavalca le proteste di questa o quella categoria che pretende quattrini. Questa politica clientelare porta qualche consenso nel breve periodo ma sta affossando l’Italia, dando all’estero un’immagine di un popolo di accattoni che pretende aiuti senza fare mai sacrifici.
Per una destra sociale non esistono “categorie speciali” a cui lisciare il pelo o poteri forti da rappresentare, esiste l’interesse del popolo italiano nel suo complesso.
Per poter abbassare le tasse occorre che tutti le paghino, ad esempio, non chiedere condoni per i traditori del Paese che sfruttano i servizi di chi le paga.
Per creare lavoro occorre aiutare l’imprenditoria giovanile, non quella di certi parassiti che da una vita si mettono in tasca gli utili e socializzano le perdite.
Occorre eliminare il lavoro nero e dare dignità ai poveri, non negare loro un reddito di sopravvivenza, tanto per capirci.
Meritocrazia vuole dire dare possibilità di base uguale a tutti e poi far emergere le eccellenze, non tenere lo strascico agli speculatori.
Invece che distribuire soldi a pioggia a finti poveri con 100.000 euro in banca si diano prestiti a chi ha un progetto imprenditoriale nuovo, a consorzi di giovani che “vogliono spaccare il mondo” e creare posti di lavoro.
Questo si aspetta un elettore di destra sociale, non certo analisi sovraniste da quattro soldi.
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Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile “SI AFFERMA IN EUROPA UN’IDEA FORTE: I PROBLEMI DI UNO STATO SONO DI TUTTI”
L’accordo sulla crisi post-Covid raggiunto dall’Unione europea segna uno spartiacque per la politica italiana. Prima era possibile, lecita, fondata, ogni diffidenza nei confronti dell’Europa e ogni critica legata alla sua ossessiva difesa dell’austerity nei bilanci e nei comportamenti degli Stati.
Oggi il tabù della “frugalità ” a ogni costo — anche a costo di uccidere i popoli – è stato superato. Chi lo difendeva si è trovato in minoranza. Per la prima volta nella sua storia la Ue sarà autorizzata ad emettere debito per distribuire risorse secondo le necessità dei suoi partner.
Riconoscere il valore di questa svolta — da verificare nei fatti ma già incardinata da un accordo nero su bianco — è un’operazione di verità alla quale non dovremmo sottrarci. Sappiamo tutti che la polemica anti-europea, dal 2009 a oggi, è stata il volano della protesta e del successo elettorale di molti partiti. Ce n’erano i motivi.
La crisi greca, con i suoi intollerabili costi umani e lo spettacolo indecente di un Paese messo in ginocchio dallo strapotere delle burocrazie di Bruxelles, era un macigno sulla reputazione e affidabilità dell’Unione.
Adesso c’è una nuova speranza. Nasce un embrione di bilancio comune, ma soprattutto si afferma un’idea forte: i problemi di uno Stato sono problemi di tutti.
Sta a noi decidere se impegnarci a far crescere questa prospettiva oppure lavorare per screditarla e demolirla.
Il centrodestra, che ha ambizioni di governo, dovrebbe essere chiaro su questo punto, parlare il linguaggio della verità .
Il Paese ha il diritto di sapere se, qualore arrivassimo al governo, remeremo contro o a favore di questa opzione o se davvero pensiamo sia possibile una soluzione “autarchica” alla crisi.
Personalmente sono convinta che sia ora di abbandonare il vecchio scontro con la Ue — pure così appagante nelle urne — e valorizzare un nuovo patriottismo della concretezza, delle idee, delle proposte.
Presto l’Italia avrà risorse per finanziare progetti sempre rimasti sulla carta
Chi rifiuta questa opportunità si schiera senza dirlo dalla parte dell’Italia “di prima”, quella dei sussidi alle categorie amiche, l’Italia poveraccia che si accontentava di restare a galla (e di tenere a galla modesti governi di sopravvivenza).
Ora è possibile avere altre ambizioni. Ora è il momento di provarci.
Mara Carfagna
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile LUCA LUCCI E’ PLURIPREGIUDICATO PER TRAFFICO DI STUPEFACENTI
A Milano, la Polizia di Stato ha confiscato nella giornata di martedì 21 luglio i beni a Luca Lucci,
detto «Il Toro», capo-ultras del Milan, leader del gruppo «Curva Sud», al quale già nel giugno dell’anno scorso erano stati sequestrati beni per un milione di euro nell’ambito di un’indagine su un traffico di stupefacenti.
La confisca e la sottoposizione alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza sono state eseguite nelle prime ore di stamane dai poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Milano. Lucci, 39 anni, pluripregiudicato, è stato già coinvolto in diverse indagini su aggressioni e droga.
Il capo ultrà del Milan Luca Lucci è «socialmente pericoloso» e deve rimanere fuori dai «comuni di Milano e Sesto San Giovanni» e «mantenersi ad almeno 3 chilometri di distanza» dagli stadi di tutta Italia. Lo scrivono i giudici della Sezione misure di prevenzione di Milano, presieduta da Fabio Roia, nel provvedimento di 94 pagine con cui è stata disposta anche la confisca di beni a suo carico, che erano già stati sequestrati, per circa un milione di euro, oltre alla sorveglianza speciale per tre anni.
Tra i beni confiscati anche il «ramo aziendale relativo all’attività di somministrazione di alimenti e bevande» del «Clan 1899», locale storico a Sesto San Giovanni (Milano) di ritrovo degli ultras della curva sud milanista. Un locale che, secondo i giudici Roia-Tallarida-Pontani, era anche «base operativa per riunioni» su traffici di droga, in cui sarebbe stato coinvolto lo stesso Lucci, capo ultrà di 38 anni diventato noto anche per essere stato fotografato il 16 dicembre 2018 con l’allora vicepremier Matteo Salvini in occasione della festa per i 50 anni della Curva Sud.
Lucci, tra le altre cose, venne arrestato nel 2009 e condannato per lesioni gravissime per un pugno al volto al tifoso interista Virgilio Motta, che perse la vista e poi si suicidò.
Tra i beni confiscati anche una villetta di due piani, con autorimessa e piscina, in costruzione a Scanzorosciate, diversi conti correnti e un’Audi Q5. «È un risultato importante- ha commentato il capo della Divisione Anticrimine Alessandra Simone -: ora i beni torneranno allo Stato. Abbiamo dimostrato che il tenore vita di Lucci era assolutamente sproporzionato» e che la sua «enorme quantità di denaro era frutto di traffici illeciti».
(da “L’Eco di Bergamo”)
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Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile “OGGI PER LUI INIZIA UN NUOVO PERCORSO”….FINITE LE PROCEDURE DI SEDAZIONE ALL’OSPEDALE DI SIENA
Alex Zanardi è stato dimesso e trasferito oggi in un centro specialistico di neuro-riabilitazione. Lo comunica in una nota la direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese, che lo ha in cura dallo scorso 19 giugno, giorno dell’incidente. L’atleta è stato portato a Villa Beretta, centro di riabilitazione di eccellenza, a Costa Masnaga nel Lecchese.
La direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese ha spiegato che “in questi giorni si è concluso il programma di sedo-analgesia” al quale era sottoposto Zanardi, ricoverato nella Uoc anestesia e rianimazione Dea e dei trapianti.
“Le condizioni cliniche generali e il quadro neurologico del campione hanno consentito il trasferimento del campione in un centro specialistico di recupero e riabilitazione funzionale”. Alex Zanardi è stato quindi trasferito questa mattina in un’altra struttura.
“L’atleta ha trascorso oltre un mese nel nostro ospedale – afferma il direttore generale dell’Aou Senese Valtere Giovannini -: è stato sottoposto a tre delicati interventi chirurgici e ha mostrato un percorso di stabilità delle sue condizioni cliniche e dei parametri vitali che ha permesso la riduzione e sospensione della sedazione, e la conseguente possibilità di poter essere trasferito in una struttura per la necessaria neuro-riabilitazione. Mando un grande abbraccio alla famiglia di Alex, che ha dimostrato una forza straordinaria: una dote preziosa che dovrà essere compagna di viaggio fondamentale del nuovo percorso che inizia oggi”.
Giovannini sottolinea che “i nostri professionisti rimangono a disposizione di questa straordinaria persona e della sua famiglia per le ulteriori fasi di sviluppo clinico, diagnostico e terapeutico, come sempre accade in questi casi. Ringrazio di cuore l’èquipe multidisciplinare che ha preso in cura Zanardi mettendo in campo una grande professionalità , riconosciuta a livello nazionale e non solo”.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile SALVINI NON SA DARSI PACE E SPARA BALLE GALATTICHE NEGANDO PERSINO CHE ABBIAMO OTTENUTO 82 MILIARDI DI SUSSIDIO A FONDO PERDUTO
Matteo Salvini ha usato la parolina magica che mette i sovranisti sul chi va là . Secondo il leader
della Lega, che ha spiegato il suo punto di vista in una conferenza stampa congiunta insieme ad Alberto Bagnai, responsabile economico del suo partito, l’accordo sul Recovery Fund nasconde «una grande fregatura per l’Italia».
E che, in realtà , non è altro che un super Mes. Questa, appunto, è la parolina magica.
La formula impiegata da Matteo Salvini per tentare di screditare un risultato che in tanti — anche dall’opposizione — stanno riconoscendo al governo italiano nella trattativa del consiglio europeo degli ultimi cinque giorni, sembra agitare lo spettro di qualcosa che non esiste.
«Questo piano doveva essere la salvezza dell’Europa? Ma se i soldi arrivano non prima di aprile-maggio 2021, nei mesi prossimi cosa facciamo? — ha detto Salvini alla Camera — Si tratta di un prestito a precise condizioni che in Grecia erano scelte dalla Troika e qui dalla Commissione Europea, un super-Mes insomma».
Ma davvero stiamo parlando di un super Mes o di qualcosa di completamente diverso? Ovviamente la seconda, visto che chiamare in questo modo il Recovery Fund è una mossa propagandistica che, però, farà molta fatica a passare nella narrazione del leghista, anche in quella più fideistica.
Il nuovo Mes, di portata molto più limitata, prevede delle condizionalità e, soprattutto, può essere impiegato soltanto per le spese sanitarie.
Il Recovery Fund, oltre ad avere una parte di aiuti a fondo perduto (ben 82 miliardi), ha anche una parte di prestiti che, tuttavia, dovranno semplicemente seguire — nell’adozione di riforme — delle linee guida della Commissione Europea.
Nessuno potrà opporre un veto singolo, ma sarà il Consiglio europeo a decidere il semaforo verde per lo sblocco di fondi. Nel caso di un piano di spesa oculato e volto alla riconversione ecologica e sociale delle nostre economie, non dovrebbe esserci alcun problema.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile INDECENTE COME SEMPRE, INVECE DI CONDIVIDERE UN SUCCESSO DEL NOSTRO PAESE, SA SOLO FARE GLI INTERESSI DI POTENZE STRANIERE
A Bruxelles stava per iniziare il vertice del Consiglio Europeo sul Recovery Fund, mentre Matteo Salvini presenziava agli eventi in giro per l’Italia per lanciare la campagna elettorale della Lega in vista delle elezioni regionali.
In modo particolare, mentre Giuseppe Conte varcava la soglia di Palazzo Europa in Rue de la Loi a Bruxelles, Salvini si trovava alla Due Giorni di Alis a Sorrento, dove si discuteva — tra un rinfresco e una photo opportunity — sul futuro dell’impresa italiana.
I giornalisti gli chiedono cosa si aspetta dal consiglio europeo iniziato venerdì 17 luglio. Matteo Salvini è secco: «Non concluderanno nulla. Non lo dico per portare sfortuna, ma perchè ci sono delle posizioni troppo inconciliabili e l’Italia è in una posizione debolissima. E se i soldi dell’Europa arriveranno l’anno prossimo, è la dimostrazione che questa Unione Europea così com’è non serve a nulla.
Martedì 21 luglio, quattro giorni dopo le parole del leader della Lega, la realtà che si prospetta è ben diversa.
L’Italia ha chiuso un accordo per 209 miliardi (tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto) con l’Unione Europea nel più completo piano denominato Next Generation EU o Recovery Fund.
Secondo il leader della Lega, che ha tenuto una conferenza stampa alla Camera insieme al responsabile economico Alberto Bagnai, si tratta comunque di una soluzione tampone, perchè i fondi arriveranno soltanto nel 2021 (ma una parte di questi — Salvini non lo ricorda — saranno anche retroattivi e serviranno a coprire le spese effettuate anche in questo periodo) e basterà che il “Rutte di turno” — come ha detto lo stesso leader della Lega — si alzi in piedi per stoppare qualsiasi iniziativa di spesa del nostro Paese.
Su quest’ultimo punto, Matteo Salvini sembra essere rimasto a una primissima fase dei negoziati, dal momento che il potere di veto dell’Olanda o di qualsiasi altro Paese sulle spese altrui è stato fortemente ridimensionato: le decisioni saranno prese a maggioranza e in maniera collegiale, mentre il potere di bloccare alcune operazioni, per i Paesi definiti frugali, è diminuito di molto.
(da “Giornalettismo”)
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Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile DOPO L’ADDIO DI BULLA E CARONIA NON CI SONO PIU’ I NUMERI PER COSTITUIRE UN GRUPPO
In Regione Sicilia Matteo Salvini ha rimediato l’assessorato alla cultura e ci ha piazzato uno che
scriveva poesie sulle SS, ma intanto il suo gruppo passa da quattro a due deputati. Racconta oggi Il Fatto Quotidiano:
L’ultima a salutare il Carroccio, sbattendo la porta, è stata Marianna Caronia. Poco in sintonia all’idea del senatore e commissario in Sicilia Stefano Candiani di abolire le preferenze per le elezioni regionali.
“Dichiarazioni che non mi hanno stupita — dice Caronia —, perchè sono la conferma e l’espressione di una cultura e di una visione non molto democratica della politica della Lega”. Tuttavia l’addio — adesso tornerà a iscriversi al gruppo Misto — era nell’aria dal 12 giugno, all ‘indomani dell’articolo con cui Il Fatto raccontò di una vecchia poesia usata dall’assessore regionale leghista Alberto Samonà per inneggiare alle SS di Hitler. In quell’occasione Caronia era stata l’unica, da dentro lo scacchiere del partito di Salvini, a invocare chiarimenti dai vertici. La deputata scelse anche di disertare il tour del segretario nell’isola.
Aveva già lasciato intanto Giovanni Bulla, accompagnato alla porta a causa del rapporto poco idilliaco tra l’ex Udc e i rampanti consoli di Salvini nell ‘isola.
Secondo quanto previsto dal regolamento interno dell’Ars c’è bisogno di almeno quattro deputati per formare un gruppo parlamentare. Quando erano scesi a tre tutto era rimasto come prima ma solo grazie a una particolare deroga concessa dall’ufficio di presidenza. La stessa che adesso dovrebbero chiedere i due reduci: l’ex capogruppo di Fratelli d’Italia Antonio Catalfamo e l’ex Forza Italia Orazio Ragusa. In queste ore entrambi rimangono trincerati dietro un silenzio imbarazzato che potrebbe avere anche il sapore della resa definitiva.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile STILLITANI ERA NELLA GIUNTA DI CENTRODESTRA DI SCOPELLITI… IMPIEGATI 700 UOMINI NEL BLITZ
È in corso di esecuzione in Italia e Svizzera un’operazione della Guardia di Finanza e della polizia elvetica per l’arresto di 75 persone accusate di essere legate a cosche della ‘ndrangheta. Complessivamente gli indagati sono 158, ai quali sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione ed altri reati, tutti aggravati dalle modalità mafiose.
Colpiti diversi esponenti di affermate famiglie della criminalità organizzata calabrese, operanti principalmente nel territorio che collega Lamezia Terme alla provincia di Vibo Valentia. L’operazione, coordinata dalla Dda di Catanzaro, è condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico) di Roma, con il supporto dei reparti del Comando regionale Calabria, in simultanea con la Polizia Giudiziaria Federale di Berna
Tra le persone indagate nell’operazione “Imponimento” c’è anche Francescantonio Stillitani, di 66 anni, già assessore regionale e sindaco di Pizzo.
Nei suoi confronti la Dda di Catanzaro ipotizza, tra l’altro, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Imprenditore del settore turistico e agricolo, Stillitani era assessore al Lavoro nella Giunta regionale guidata da Giuseppe Scopelliti e dal 2013 ha lasciato la politica. Nell’operazione è indagato anche il fratello Emanuele. Secondo quanto si è appreso la Guardia di finanza ha anche sottoposto a sequestro il villaggio turistico di proprietà di Stillitani.
Durante l’operazione sono stati sequestrati beni per 169 milioni. All’operazione stanno partecipando oltre 700 finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro e dello Scico di Roma, con il supporto dei reparti del Comando regionale Calabria, in simultanea con la Polizia Giudiziaria Federale di Berna.
Il coordinamento è della Dda di Catanzaro e dall’Autorità giudiziaria elvetica. L’operazione è il frutto di anni di lavoro investigativo svolto nell’ambito di una Squadra investigativa comune (Joint Investigation Team) costituita presso Eurojust tra magistratura e forze di polizia dei due Paesi, cui hanno aderito, per l’Italia, la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e reparti della Guardia di finanza (Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e S.C.I.C.O. di Roma) e, per la Svizzera, la Procura della Confederazione Elvetica di Berna e la Polizia Giudiziaria Federale di Berna. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 al Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, alla presenza del procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dei vertici regionali e dello Scico della Guardia di Finanza.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2020 Riccardo Fucile WILDERS ACCUSA IL PREMIER RUTTE DI AVERE ALLA FINE FATTO UN FAVORE ALL’ITALIA: MA CHE BEGLI AMICI CHE HA LA LEGA IN EUROPA
Dura critica dal leader sovranista ed euroscettico olandese, Geert Wilders, al premier Mark Rutte e
all’accordo raggiunto al Consiglio Ue sul Recovery Fund: “all’Italia 82 miliardi di regali con i nostri soldi”. E ancora: “390 miliardi di euro regalati all’Europa meridionale”, scrive su Twitter. “Follia!”.
Il capofila dell’ultradestra olandese respinge l’accordo raggiunto a Bruxelles sul Recovery Fund. “Il primo ministro italiano Giuseppe Conte è molto soddisfatto. Ottiene 82 miliardi di regali con i nostri soldi. Gli italiani sono tre volte più ricchi degli olandesi e lì difficilmente pagano le tasse. Ora saremo noi a pagarli, grazie alle ginocchia deboli di Rutte”, ha scritto in una serie di tweet, con il quale attacca il Primo ministro dei Paesi Bassi Mark Rutte.
Wilders rinfaccia al suo premier la promessa di non dare soldi all’Italia, ripubblicando un video nel quale faceva questa promessa a una delegazione di netturbini: “Un laborioso netturbino ingannato dal Primo Ministro”; continua Wilders. “Rutte è in ginocchio. Ha buttato via miliardi che avremmo dovuto spendere per il nostro paese”. In un altro tweet, invece, gli rinfaccia di aver dichiarato a maggio di non voler fare “nessun regalo per l’Europa meridionale”.
(da agenzie)
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