Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
ERANO ACCUSATI DI AIUTO AL SUICIDIO PER LA MORTE DI UN MALATO DI SM DECEDUTO IN SVIZZERA
Mina Welby e Marco Cappato sono stati assolti dalla corte di assise di Massa perche il fatto non sussiste
dall’accusa di aiuto al suicidio per la morte di Davide Trentini, il 53enne malato di SM deceduto il 13 luglio 2017 in una clinica Svizzera.
Nel dispositivo della sentenza la corte d’assise ha assolto Mina Welby e Marco Cappato perche il fatto non sussiste riguardo all’istigazione al suicidio e perchè il fatto non costituisce reato riguardo all’aiuto al suicidio.
La richiesta dalla procura: Una condanna a 3 anni e 4 mesi per Mina Welby e Marco Cappato, accusati di aiuto al suicidio: è quanto chiesto dal pm Marco Mansi al processo a Massa (Massa Carrara) per la morte di Davide Trentini. “Chiedo la condanna – ha spiegato – ma con tutte le attenuanti generiche e ai minimi di legge. Il reato di aiuto al suicidio sussiste, ma credo ai loro nobili intenti. È stato compiuto un atto nell’interesse di Davide Trentini, a cui mancano i presupposti che lo rendano lecito. Colpevoli sì ma meritevoli di alcune attenuanti che in coscienza non mi sento di negare”.
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
“PROCEDURA NEUROCHIRURGICA PER IL TRATTAMENTO DI ALCUNE COMPLICANZE TARDIVE DOVUTE AL TRAUMA CRANICO”
Alex Zanardi è stato sottoposto a una “delicata procedura neurochirurgica per il trattamento di alcune complicanze tardive dovute al trauma cranico primitivo”. L’intervento è avvenuto sabato, il giorno successivo al trasferimento presso la Terapia Intensiva Neurochirurgica del San Raffaele, come fa sapere l’ospedale comunicando che le sue condizioni “appaiono stabili”.
“In merito alle condizioni cliniche di Alex Zanardi – si legge in una nota -, l’Ospedale San Raffaele comunica che il giorno successivo al trasferimento presso la Terapia Intensiva Neurochirurgica, diretta dal professor Luigi Beretta, il paziente è stato sottoposto a una delicata procedura neurochirurgica eseguita dal professor Pietro Mortini, direttore dell’Unità Operativa di Neurochirurgia, per il trattamento di alcune complicanze tardive dovute al trauma cranico primitivo”. L’ospedale comunica che “al momento gli accertamenti clinici e radiologici confermano il buon esito delle suddette cure e le attuali condizioni cliniche del paziente, tuttora ricoverato in Terapia Intensiva Neurochirurgica, appaiono stabili”. Zanardi è stato trasferito al San Raffaele di Milano venerdì dalla clinica lecchese Villa Beretta, dove aveva iniziato un percorso di neuro-riabilitazione dopo il ricovero di oltre un mese e tre interventi chirurgici alla testa all’ospedale di Siena, per contenere i danni riportati nel drammatico incidente in handbike del 19 giugno in Toscana.
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
ERI UNA PERSONA CHE STIMAVO, ORA NON PIU’
Per Andrea Bocelli la diffusione e la gravità di quella che definisce la «cosiddetta pandemia» dovrebbero
dipendere dall’avere avuto o meno persone ricoverate in terapia intensiva tra le sue conoscenze, che sono molte.
Questa l’opinione di Andrea Bocelli sull’emergenza sanitaria mondiale che non sta risparmiando nessun paese a livello planetario.
Il cantante ha anche confessato pubblicamente, durante il suo intervento al convegno in Senato dei “negazionisti del Covid” — organizzato Vittorio Sgarbi -, di aver infranto i divieti posti dal lockdown.
Dispiace che una persona che stimavo (ora certo non più, visto le sue dichiarazioni e le cattive compagnie che frequenta) si presti alla propaganda negazionista (come direbbe Salvini: vuoi fare politica? presentati alle elezioni) senza alcun supporto scientifico alle sue tesi.
Aver avuto il Covid in forma leggera ed essersela cavata non autorizza a dimenticare che purtroppo altri 35.000 italiani non ce l’hanno fatta.
Bocelli non ne conosce nessuna? Una te la posso presentare io, l’altra purtroppo no perchè è deceduta a causa del Covid-19.
Quanto alle libertà personali negate per cui “si sente umiliato”, pensi a quanti malati hanno vissuto la quarantena non in una villa ma in 60 mq di una casa popolare, senza personale di servizio e con limitate disponibilità economiche, pensi a quante famiglie sono state distrutte, a quanti anziani non hanno potuto avere il conforto dei propri cari nel momento dell’addio alla vita e rifletta.
Magari la prossima volta eviterebbe di dire banalità e promuovere ulteriori leggerezze e comportamenti pericolosi per la salute degli Italiani.
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Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
LA PREFETTURA SMONTA I FALSI ALLARMI DI SALVINI E FITTO
Sono risultati tutti negativi i test (sierologici o per mezzo di tampone orofaringeo) eseguiti sui richiedenti asilo ospiti del Cara di Bari.
Ne ha dato notizia la Prefettura. In Puglia, nei giorni scorsi, sono stati trasferiti numerosi migranti, tra le strutture di Bari, Brindisi, Taranto, mentre nel Leccese sono stati sistemati migranti sbarcati direttamente sulle viste salentine.
Nelle ultime 48 ore sono arrivati a Bari, trasferiti da Lampedusa, circa 340 migranti, la metà dei quali ieri e gli altri 170 oggi. “Non sono programmati arrivi nella regione Puglia – si legge ancora nella nota – e già domani il centro verrà alleggerito con il trasferimento di oltre 200 migranti».
Salvini aveva definito «La Puglia come ‘campo profughi infetti'”, gli è andata male anche stavolta.
Piu’ facile che si infettino coloro che stanno vicino a certi criminali che non usano le mascherine.
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
LO SPETTACOLO INDEGNO DELLO SVENTOLIO DI STRACCI VERDI A SOSTEGNO DI UN INDAGATO … NESSUN ACCENNO AI 5,3 MILIONI DI EURO IN SVIZZERA: DA DOVE PROVENGONO, SONO FRUTTO DI EVASIONE FISCALE?
Il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha raccontato nell’aula del Pirellone la sua verità : ha
rivendicato la correttezza del proprio operato, attaccato l’”informazione faziosa”, promesso che non si arrenderà “davanti a nulla”, lamentato il “grave contraccolpo” per la Lombardia.
Ma il desiderio di “voltare pagina” non ha sciolto neppure uno dei nodi che si sono accumulati nella vicenda che lo vede indagato dalla Procura milanese per frode in pubbliche forniture.
Opacità , omissioni, discrepanze e ripetuti cambi di versione — non soltanto suoi – restano ancora tutti lì in attesa di una verità che sia davvero oggettiva.
La data clou del 7 giugno
Oggi, 27 luglio, Fontana ha ammesso di avere scoperto il 12 maggio scorso l’esistenza dei “rapporti negoziali” tra Aria (la centrale acquisti della Regione che aveva fatto l’ordinazione dei 75mila camici per un valore di 513mila euro) e Dama Spa (l’azienda tessile di proprietà del cognato Andrea Dini, e per una quota minoritaria del 10% della moglie Roberta).
Una capriola rispetto a quanto aveva dichiarato in un post sui social il 7 giugno, alla vigilia dell’inchiesta di “Report” – la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci – realizzata il 15 maggio ma andata in onda l’8 giugno. In quel momento il governatore assumeva una posizione molto netta: “Non sapevo nulla della procedura avviata da Aria e non sono mai intervenuto in nessun modo”.
Le cose, invece, sono andate diversamente.
Come ricostruito dal cronista di “Report” Giorgio Mottola, grazie a una testimonianza confidenziale, il 16 aprile Aria e Dama Spa stipulano un contratto per 513mila euro, con pagamento per mezzo di bonifico a 60 giorni. Un atto di cui sul database ufficiale del Pirellone non c’è traccia e che non avviene al termine di una gara, bensì con procedura negoziata — ad aggiudicazione diretta — per via dell’emergenza coronavirus che ha stravolto le procedure.
Nella seconda settimana di maggio — tra il 10 e il 15 — da un lato comincia il lavoro sul campo di “Report” e dall’altro la notizia inizia a circolare negli ambienti del governo regionale.
Fatto sta che il 20 maggio la Dama Spa trasforma la fornitura in donazione, storna le fatture e rinuncia a farsi pagare una prima tranche di camici già consegnati.
Questo non accade nè per caso nè a insaputa di Fontana.
Il 19 maggio, infatti — il giorno precedente l’entrata in campo della donazione — il governatore lombardo ordina alla società fiduciaria che gli gestisce un conto corrente in Svizzera (presso la banca Ups) di fare un bonifico di 250mila euro al cognato Andrea Dini. Tuttavia, poichè i soldi provengono dallo scudo fiscale — effettuato in ottemperanza alla legge sulla “voluntary disclosure” – proveniente da un doppio trust alle Bahamas, e poichè l’operazione presenta altre anomalie, la fiduciaria blocca il pagamento segnalandolo contemporaneamente alla Banca d’Italia. Da qui nasce l’indagine che vede coinvolto sia il governatore che l’ex dg di Aria Filippo Bongiovanni.
L’11 giugno Fontana a sua volta stoppa il bonifico, che inizialmente aveva definito un “risarcimento” al cognato per l’affare mancato e poi considera invece una partecipazione alla donazione di costui alla sanità lombarda.
A insaputa di entrambi
“A loro insaputa” è il titolo scelto dal servizio di “Report”. Con riferimento non soltanto all’amnesia di Fontana ma anche alla doppia versione fornita da Dini.
Quando il giornalista gli citofona la prima volta, l’imprenditore sostiene con forza la tesi dell’atto di liberalità : “Non è un appalto, è una donazione. Ci sono tutti i documenti, sono un’azienda lombarda e devo fare il mio dovere”.
Di fronte, tuttavia, all’evidenza del contratto di appalto, la versione cambia: “Effettivamente in azienda hanno male interpretato, ma io ho rettificato: è una donazione. Da Aria non avremo neanche un euro”.
Tuttavia, resta un’ulteriore incongruenza: tra il 22 e il 28 maggio le note di credito vengono stornate per 359.472 euro. Mancano all’appello 153mila euro. Forse relativi ai 25mila camici tuttora non forniti alla Regione da Dama Spa?
E il “Corriere della Sera” oggi ha evidenziato l’ultima scoperta dei magistrati: se il 20 maggio la Dama Spa ha trasformato la compravendita in donazione, non risulta in Regione alcun atto formale — delibera o altro — che accetti questo mutamento di negozio giuridico. In sostanza, al di là di una email di mera conferma di ricezione della proposta, niente prova che il contratto di fornitura non sia tuttora in vigore. Ed è questa, al momento, la tesi degli inquirenti.
Beneficenza di nascosto. Con i soldi scudati
L’ennesima anomalia è quella di una beneficenza, tramite pingue donazione, fatta in silenzio e senza rivendicarne il merito. Il primo a stupirsene, in trasmissione, è proprio Ranucci: “Una donazione è sempre un atto bello e generoso. Perchè nasconderlo, allora?”. Anche se avviene tramite l’azienda di un parente e al di fuori di gare regolamentate, va detto che la Lombardia in primavera era nel pieno del dramma da pandemia, e che ogni gesto di solidarietà aveva ragione di essere.
Un problema non giuridico ma almeno politico risiede però nell’utilizzo di denaro scudato — legittimamente, va ripetuto — facendo rientrare capitali dai paradisi fiscali, a cui oggi il governatore lombardo non ha minimamente fatto cenno nel suo discorso difensivo. Fontana ha spiegato nei giorni scorsi che su quel conto si trovano 5,3 milioni di euro
provenienti dall’eredità di sua madre.
“Mi chiedo come possa un amministratore pubblico sul piano politico conciliare due anime così diverse — argomenta Ranucci – E se quei soldi risultassero sottratti al concorso al pagamento di imposte e contributi che spetta a tutti i cittadini? L’ammontare complessivo dell’evasione fiscale è di 109 miliardi: quante cose potrebbe fare lo Stato con quei soldi, altro che il Recovery Fund…” .
La domanda che molti si pongono, in queste ore, è cosa ci sia all’origine di questo “pasticcio in salsa lombarda” che indebolisce Salvini per interposto Fontana.
Un governatore in prima linea politica, più che benestante di famiglia, finito invischiato in un’inchiesta in cui rischi e potenziali danni sembrano molto più evidenti dei presunti benefici. “Riteniamo che questa vicenda sia il tassello di un sistema molto più grande — conclude Ranucci — di cui “Report” si occuperà nella prima puntata della prossima stagione”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
LASCIATE PAPILLON LIBERO DI VIVERE NELLA SUA NATURA, I BOSCHI SONO SUOI… IL MINISTRO COSTA: “BASTA RINCHIUDERLO”
L’orso M49 è nuovamente scappato dal recinto del Centro faunistico del Casteller, a sud di Trento.
Il plantigrado, già protagonista l’anno scorso di una prima evasione dalla stessa area, questa volta non ha scavalcato ma ha divelto la rete di ferro della “gabbia” in cui era rinchiuso dall’aprile scorso.
L’orso M49, conosciuto a livello nazionale con il nome di Papillon, risulta dotato di radiocollare, a differenza della prima volta quando fuggì dal recinto appena dopo la cattura.
“Come volevasi dimostrare Papillon, soprannome di Henri Charrie’re, il fuggiasco francese, e’ il soprannome migliore che potevamo scegliere per l’orso M49: questa mattina e’ fuggito per la seconda volta dal recinto in cui era stato rinchiuso”, ha scritto su Facebook il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
“Ho sentito il presidente della provincia di Trento Fugatti e allertato Ispra. La mia posizione rimane la stessa: ogni animale deve essere libero di vivere in base alla sua natura. Papillon ha il radiocollare e quindi rintracciabile e monitorabile facilmente: non ha mai fatto male a nessuno, solo danni materiali facilmente rimborsabili. Chiediamo che non venga rinchiuso e assolutamente non abbattuto. A presto per nuovi aggiornamenti. Intanto Papillon deve vivere!”
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
IL POST DI 5 ANNI FA….BASTAVA GUARDASSE CHI STAVA ACCANTO A LUI, COME FONTANA
In un tweet del 2015 tornato improvvisamente d’attualità un Matteo Salvini d’annata si diceva “Curioso di
vedere quanti benpensanti e moralisti di sinistra saran beccati coi milioni nascosti in Svizzera“: il Capitano si riferiva alla cosiddetta Voluntary Disclosure, varata ufficialmente il 30 gennaio di quello stesso anno e che si rivolgeva a tutti i contribuenti che detengono attività e beni all’estero e hanno omesso di dichiararli al fisco, per sanare le relative violazioni dichiarative, ivi incluse quelle inerenti ai maggiori imponibili riferiti e non alle attività e ai beni anzidetti.
Inutile dire che qualche anno dopo le parole del Capitano sembrano scarsamente profetiche, visto che attualmente il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana è nei guai anche per una storia che riguarda un conto in Svizzera denunciato al fisco proprio attraverso la voluntary disclosure che si trova sotto lo status di mandato fiduciario misto e attraverso il quale avrebbe tentato di inviare 250mila euro alla ditta Dama SPA controllata dal cognato Andrea Dini per “risarcirlo” della mancata vendita dei camici al Pirellone durante l’emergenza Coronavirus. Fontana, che ha detto che i soldi sono regolarmente denunciati al fisco (vero, attraverso lo strumento di emersione dell’evasione fiscale), a questo proposito ha parlato di “donazione”.
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
UN EX TESORIERE RINVIATO A GIUDIZIO ABBIA ALMENO IL BUON GUSTO DI NON PRENDERE PER IL CULO GLI ITALIANI
C’è molta confusione sotto il cielo della Lega ma la situazione non pare per nulla eccellente.
Sia il capo Salvini che i suoi sottoposti non hanno ancora capito (o magari fanno finta di non avere ancora capito) che l’inchiesta sui camici di Regione Lombardia e su Dama SPA, azienda di proprietà del cognato del governatore Attilio Fontana, non riguarda camici semplicemente “donati”.
Eppure è proprio questo che ha detto oggi Centemero in un’intervista alla Verità , nella quale si è lamentato di presunte “attenzioni speciali” nei confronti della Lega:
“Mi sembra paradossale che qualcuno sia sotto indagine per aver donato dei camici. E’ evidente che la normativa sugli appalti sia da rivedere, altrimenti si rischia di far allontanare anche le migliori professionalità dalla pubblica amministrazione. Per il resto, conosco Fontana, è persona di specchiata onestà che punta ai risultati migliori per i cittadini che amministra”.
“Tutta la Lega è oggetto di attenzioni speciali, e chi gestisce il denaro lo è ancora di più. Dopo di che, il rischio è che vi siano vittime innocenti di un’attenzione mediatica superficiale, che mescola e confonde dati, persone, numeri e anche creando concatenazioni che non esistono”.
In primo luogo, è ormai chiaro a tutti che Dama SPA ha invece venduto i camici a Regione Lombardia — e Attilio Fontana, a differenza di quello che ha affermato in precedenza, sapeva della storia perchè era stato informato da un suo assessore — e ha “deciso” di donarli soltanto quando Report ha cominciato a interessarsi della faccenda.
In secondo luogo, quando la vendita è diventata una donazione la Dama SPA non ha consegnato la terza tranche della fornitura e ha tentato di venderla ad altri.
In terzo luogo, la “donazione” non è mai stata formalmente accettata da Regione Lombardia, e questo dovrebbe spingere Centemero per lo meno a informarsi meglio.
Poi c’è da segnalare che parlare di “attenzione mediatica” quando indagano invece magistrati significa svilire il lavoro dei giudici. I
nfine, il riferimento all’”attenzione” nei confronti di chi gestisce il denaro della Lega è forse giustificato dal modo in cui il Carroccio ha gestito i soldi pubblici negli anni (pagando ad esempio i lavori di casa Bossi…) e dal fatto che le procure, come quella di Roma, vogliono accertare come mai girino soldi intorno a Onlus legate alla Lega come la PiùVoci e poi da queste finiscano al partito. Si tratta di quello che è successo con i 40mila euro di Bernardo Caprotti e i 250mila di Parnasi.
In entrambi i casi Centemero potrà spiegare agevolmente come è realmente andata, visto che in uno è stato rinviato a giudizio e nell’altro verrà tra poco celebrata l’udienza preliminare.
(da agenzie)
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Luglio 27th, 2020 Riccardo Fucile
NESSUN ATTO FORMALE HA MAI REGISTRATO LA TARDIVA DONAZIONE, NON ESISTE ALCUNA DELIBERA, IN TEORIA E’ ANCORA UNA VENDITA… LA PROVA CHE FONTANA SAPEVA TUTTO
Il Corriere della Sera oggi torna sulla storia dei camici “donati” alla Regione Lombardia da Dama SPA, la ditta
del cognato di Attilio Fontana Andrea Dini, per farci sapere che nessun atto formale ha mai registrato proprio la famosa donazione.
L’ultima paradossale scoperta, nella serie di pasticci che costellano la fornitura dei camici sanitari alla centrale acquisti regionale «Aria spa» diretta da Filippo Bongiovanni, è che qui non si trova, perchè non è proprio mai esistita, alcuna delibera con la quale la Regione abbia accettato la trasformazione in «donazione» (comunicata in un mail del 20 maggio dalla Dama Spa di Andrea Dini, cognato del presidente Attilio Fontana) della «fornitura» invece pattuita il 16 aprile come affidamento diretto di 75 mila camici e 7 mila set sanitari, dei quali 49 mila camici e 7 mila set consegnati sino a quel giorno.
A Dini giunse solo da Bongiovanni un riscontro di ricezione della mail e un grazie di cortesia, certo non valevole come assenso a una formalizzata modifica del rapporto commerciale.
Il risultato è dunque che a tutt’oggi a rigore continua a valere quella fornitura, che a maggior ragione vincolerebbe Dini a fornire alla Regione anche i pattuiti 25.000 camici restanti, base dell’ipotesi di reato di «frode in pubbliche forniture» contestata ai tre.
Non a caso Dini sta ora valutando l’opzione di metterli a disposizione.
Il quotidiano poi ricorda che, a differenza di quanto ha sempre affermato, Fontana sapeva tutto dall’inizio:
Il 7 giugno, all’anticipazione della trasmissione (Report, ndr), Fontana scandisce (tra una minaccia di querela e una diffida ad andare in onda) la sua posizione: «Non sapevo nulla della procedura e non sono mai intervenuto in alcun modo». Nessuna delle due affermazioni è vera. Proprio il suo assessore Cattaneo, consapevole della parentela e del fatto che potesse apparire inopportuna, sin dall’inizio gli ha rappresentato la presenza del cognato tra i fornitori emergenziali, senza raccogliere alcuna contrarietà da Fontana. Che poi però, quando un mese dopo intuisce che la notizia potrebbe uscire e nuocergli, il 17 maggio chiede al cognato di rinunciare all’affare. Che sia per il lucro mancante e per i costi di riconversione già sopportati dal cognato, sta di fatto che Fontana si sente in dovere di risarcirlo in un modo singolare: il 19 maggio (il giorno prima della rinuncia poi del cognato ai pagamenti della Regione) ordina alla «Unione Fiduciaria», che gli gestisce appunto un mandato fiduciario indicato a pagina 3 della dichiarazione patrimoniale sul sito online regionale, di bonificare 250.000 euro alla società del cognato, di cui (asseritamente a sua insaputa) si è fatto dare l’Iban dalla dirigenza di «Aria spa».
(da agenzie)
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