Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
E’ GIA’ UN FUGGI FUGGI DALLE LISTE: IN CAMPANIA PRESENTE IN 5 COMUNI SU 85, IN CALABRIA IN 4 SU 73, IN PUGLIA 11 SU 49, IN ABRUZZO 2 SU 62, IN SICILIA 16 SU 61… IN REGIONE SICILIA E’ RIMASTO CON 2 CONSIGLIERI SU 4, NESSUNO IN MOLISE
Milano, 21 dicembre 2019. Matteo Salvini sale sul palco della sala dei Congressi dell’Hotel Da Vinci e gli basta una frase per mettere una pietra tombale su trent’anni di storia: “Oggi è l’inizio di un bellissimo percorso”. Pausa. “Siamo nel 2019 e il fatto che la Lega sia un movimento nazionale mi sembra ormai chiaro ed evidente”. Applausi. Quasi un anno dopo, il progetto della Lega come “partito nazionale” se non è morto, non gode di buona salute.
“Possiamo dire che il progetto del partito nazionale che ha portato tanta fortuna a Matteo Salvini per il momento è stato messo in soffitta” è la sentenza di Mauro Calise, politologo all’Università Federico II di Napoli.
Non è bastato mettere da parte i matrimoni con rito celtico, le ampolle, il druido, i “negher”, i cori contro i napoletani e “il celodurismo” di matrice bossiana.
E neppure riuscire nell’impresa di diventare secondo partito nel centro-sud alle ultime europee (23,3%) e di vincere in regioni dove la Lega era vista come un partito di ufo, come l’Abruzzo, la Calabria e la Sicilia.
Per capire se la “Lega Salvini premier” — il nuovo partito che, da statuto, ha sostituito la vecchia “Lega Nord” — abbia attecchito al centro-sud è necessario analizzare in quanti comuni il partito si presenti con una propria lista alle prossime elezioni amministrative del 20-21 settembre.
E il risultato per Salvini è desolante: su 372 Comuni delle 8 Regioni del centro-sud in cui si va al voto, il simbolo del Carroccio compare solo in 36 città . Meno di uno su 10. Nel meridione la Lega è un partito fantasma.
La fuga dai comuni
Il dato più impressionante riguarda la Campania, dove su ben 85 comuni il Carroccio è riuscito a presentare il proprio simbolo solo in cinque casi: a Giugliano (Napoli), Ariano Irpino (Avellino), San Nicola la Strada (Caserta) e nelle piccole Pagani, Angri e Cava de’ Tirreni (Salerno).
Non ci sarà nessuna lista invece in provincia di Benevento, feudo elettorale dell’acerrimo nemico di Salvini, Clemente Mastella.
Il dato che pesa di più è la quasi totale assenza della Lega nell’area metropolitana di Napoli — patria dei Cesaro, scomunicati dal leader leghista — dove il Carroccio corre con una propria lista solo in un comune su 28 e non c’è traccia nemmeno nel Sannio e nell’Irpina.
Un dato ancora più basso si registra in Calabria dove la Lega avrebbe potuto beneficiare della spinta di Jole Santelli, governatrice di Forza Italia eletta a fine gennaio.
Qui su 73 Comuni che andranno al voto, il simbolo del Carroccio si trova solo in quattro sopra i 15 mila abitanti, tra cui Reggio Calabria dove Salvini punta forte su Antonio Minicuci e Antonio Manica a Crotone.
Nel resto della regione, il commissario regionale Cristian Invernizzi si è accontentato di piazzare qua e là qualche candidato, ma tutti in liste civiche.
In Puglia invece la Lega si presenta in 11 Comuni su 49 (22%) mentre va peggio in Abruzzo — governata da Marco Marsilio (FdI) dal febbraio 2019 — dove il Carroccio corre in soli due comuni su 62: Chieti e Avezzano (L’Aquila).
Va un po’ meglio in Sicilia dove storicamente il centrodestra è più forte delle altre regioni del Meridione: qui la Lega si presenterà in 16 comuni su 61. Meno di uno su tre.
Classe dirigente cercasi
Oltre alla difficoltà di presentare proprie liste, Matteo Salvini al sud ha anche un grosso problema di qualità di classe dirigente.
Per presentare candidati alle prossime elezioni regionali in Campania e Puglia ha dovuto riciclare dinosauri della politica, trasformisti e notabili locali in grado di portargli in dote migliaia di preferenze.
Per esempio a Napoli il Carroccio candida l’ex sindaca grillina di Quarto Rosa Capuozzo (“Sono sempre stata di destra” dice oggi) e l’ex vice coordinatore regionale di Forza Italia, Severino Nappi, mentre in Puglia la Lega ha optato per tutti volti sconosciuti perchè non aveva grandi nomi in grado di infiammare i pugliesi.
Qui però Salvini ha dovuto ripescare di tutto per guidare il partito: al vertice c’è l’alfaniano Andrea Caroppo e Mister Papeete, l’europarlamentare Massimo Casanova. E poi un acquisto Salvini lo ha fatto: il sindaco di Foggia, Franco Landella, salito sul carro del Carroccio dopo una ventennale esperienza con Forza Italia. Perchè convertito al sovranismo e al nuovo verbo salviniano? No, semplicemente perchè Forza Italia aveva deciso di depennare la cognata Michaela Di Donna dalle liste per le regionali.
La Lega ha grossi problemi anche in Sicilia dove da quattro deputati all’Assemblea regionale adesso sono rimasti soltanto in due e il governatore Nello Musumeci ha riservato l’assessorato dei Beni culturali al leghista Alberto Samonà , lo stesso che qualche anno fa inneggiava alle Ss di Adolf Hitler.
Non va meglio in Molise dove il Carroccio è sparito dal consiglio regionale e in Abruzzo dove il coordinatore leghista di Avezzano, Giovanni Luccitti, viene direttamente dal Pd.
“Lega-Italia sta fallendo”
“La Lega al sud è in ritirata perchè alle elezioni regionali i rapporti dei micronotabili contano di più dei rapporti di opinione — continua il politologo Calise — È chiaro che fino a quando Salvini è stato al governo poteva godere di un effetto bandwagon (salire sul carro del vincitore, ndr) da parte di un notabilato meridionale attento alle dinamiche clientelari. Quando questa capacità di attrazione è venuta meno, il fenomeno è ritornato nel suo alveo naturale. E adesso cosa ha da offrire la Lega ai micronotabili? Assolutamente niente. Questa dinamica si moltiplica all’ennesima potenza alle elezioni comunali dove contano molto le persone e pochissimo il voto di opinione”. Poi l’affondo: “Per questo, per adesso, il progetto del partito nazionale sta fallendo”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
COERENZA SOVRANISTA: SENZA DISTANZIAMENTO E SENZA MASCHERINE SALVO DIRE CHE LA COLPA E’ DEGLI ALTRI
In un post sui social network, Giorgia Meloni ha fatto riferimento a un articolo di Riccardo Luna che, su Repubblica di ieri, ha parlato di un documento presentato da Stefano Merler (della Fondazione Bruno Kessler) il 12 febbraio al comitato tecnico-scientifico e che riguardava la previsione della diffusione del coronavirus in Italia (con una stima di 35mila-60mila morti).
Secondo la leader di Fratelli d’Italia sarebbe la prova che il governo ha sottovalutato l’epidemia.
«Insomma, era tutto prevedibile (e previsto) — ha scritto la Meloni -, ma nonostante questo il Governo non ha fatto assolutamente nulla per contenere l’epidemia”
Il fatto che un partito d’opposizione contesti al governo di non aver preso sul serio la pandemia è abbastanza insolito.
Giorgia Meloni, come tanti suoi colleghi politici, non ha avuto immediatamente la percezione di quello che stava accadendo.
Il 2 marzo — solo qualche giorno dopo dell’abbraccio ai cinesi che lei stessa rimprovera ai suoi avversari politici — ha girato un video davanti al Colosseo incitando i turisti stranieri a venire in Italia e a non pensare che la gente fosse impaurita e “barricata in casa”.
Come dimenticare, poi, la manifestazione del 2 giugno? Quando ancora non si era entrati nella cosiddetta fase 2, infatti, la leader di Fratelli d’Italia ha organizzato una manifestazione di piazza insieme a Lega e Forza Italia, dove le misure di contenimento sono state scarsamente rispettate, dove il distanziamento è saltato e dove sono stati scattati diversi selfie ‘ravvicinati’.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
SOLO DIRIGENTI DEL CARROCCIO E GIORNALISTI
Sullo striscione esposto dai leghisti c’è scritto “Ciclabili di Sala = + traffico — parcheggi”, ma a leggerlo sono davvero in pochi.
La manifestazione contro la nuova pista ciclabile in viale Monza non ha scaldato il cuore dei milanesi, e stamattina non c’era che uno sparuto gruppo di cittadini a partecipare all’iniziativa di protesta.
Resta da capire se sia la lotta alle scelte della Giunta Sala in tema di mobilità a non appassionare l’elettorato del centrodestra, oppure l’infelice scelta di convocare la manifestazione alle 9 di lunedì mattina, quando la città è nel pieno della ripresa del lavoro.
Presenti all’iniziativa l’europarlamentare e consigliera comunale Silvia Sardone, l’assessore regionale Stefano Bolognini, il presidente del Municipio 2, Samuele Piscina, e una manciata di consiglieri
Per il resto, come detto, (molti) più giornalisti che cittadini.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
LA REPLICA DELL’AZIENDA ALLO SCIPPO DEL MARCHIO PER FAR PUBBLICITA’ ALLA LEGA APRE A POSSIBILI RISVOLTI GIUDIZIARI
Dopo le polemiche, sui social è partito l’interrogativo: ma Barilla ha autorizzato la Lega a utilizzare un proprio marchio per fare campagna elettorale?
Nel mirino delle critiche è finito un post condiviso dal Carroccio domenica mattina sui suoi canali social: ed è lì che è stato utilizzato un frame (con brand in bellavista) del noto spot della Ringo.
Adesso, dopo ore di richieste e polemiche, la stessa azienda multinazionale spiega di non aver mai autorizzato il partito di Matteo Salvini a utilizzare quel logo e quella pubblicità .
«Non abbiamo autorizzato nessun utilizzo del marchio Ringo», questa la sintetica e fredda risposta ricevuta dai giornalisti de La Repubblica alla richiesta di chiarimento. Insomma, il brand utilizzato per far campagna elettorale sui social non è mai stato avallato dalla multinazionale che, però, non ha voluto rilasciare nessun altro commento sulla vicenda che ha sollevato molte polemiche e proteste sui social (che proseguono comunque, in particolare su Twitter).
In molti, infatti, prima della smentita di Barilla, avevano preso d’assalto Twitter scrivendo che non avrebbero più comprato i loro prodotti (dando il via anche ai confronti tra la qualità della loro pasta e quella di aziende concorrenti).
Ora, però, con la risposta da parte della multinazionale, attraverso poche parole di replica a La Repubblica, la questione assume altri contorni.
Con possibili risvolti giudiziari.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
QUESTA E’ LA SANITA’ IN SICILIA CHE MUSUMECI CERCA DI NASCONDERE CON L’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA DEI MIGRANTI
È dovuta morire mia cugina Lorenza una ragazza bellissima con tutta una vita davanti per far si che il presidente Musumeci delegasse l’assessore Razza a venire (forse) a Lipari per discutere dell’ospedale e verificare le condizioni che versa da anni.
Un ospedale ridotto all’ossigeno, anni e anni di denunce purtroppo inascoltate.
VERGOGNOSO, ASSURDO, INACCETTABILE difficile trattenersi e non esternare quello che si ha dentro…
Spero che l’assessore Razza venga a Lipari senza fare i tanti discorsi politichesi che conosciamo tutti che alla fine non portano nulla, ma di trovare la soluzione giusta e concreta in tempi brevi per far si che non si verifichi più quello che è successo a Lorenza.
Ci auguriamo di non dover arrivare più al punto di creare manifestazioni che creino disagi a tutti per essere ascoltati e far capire alle istituzioni che l’ospedale di Lipari ha bisogno urgentemente di essere potenziato facendo rispettare i livelli essenziali d’assistenza..siamo disposti a tutto purchè si arrivi all’obiettivo senza fare sconti a nessuno.
Spero che i miei zii possano trovare quel minimo di pace anche se è impossibile. Vedere mio zio affianco a me sul porto e sentirlo gridare che gli è stata portata via la figlia è uno strazio al cuore, non chiediamo vendetta ma che non vengano abbassati i riflettori sulla morte di Lorenza e che l’ospedale di Lipari funzioni a dovere soprattutto perchè è l’unico ospedale di riferimento su sette isole che in estate diventa punto di riferimento non solo per gli eoliani ma anche per tutti i turisti, senza dimenticare che abbiamo solo un’ambulanza del 118.
Ieri sera purtroppo ci sono stati due incidenti nello stesso tempo, l’ambulanza era impegnata e purtroppo la ragazza che ha avuto l’incidente col motorino ha dovuto aspettare che l’ambulanza si liberasse.
Non può esserci una sola ambulanza sull’isola soprattutto nei periodi estivi.
(da Eolienews)
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Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
IL DOCUMENTO DENUNCIA DEL COMITATO DEI CITTADINI DELLE EOLIE: LA REGIONE NON HA MAI RISPETTATO LA PIANTA ORGANICA
Sapevamo che sarebbe successa una tragedia.
Avevamo da tempo denunciato che la presenza attiva h24 di medici rianimatori e cardiologi non era garantita al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Lipari, e avevamo la certezza che la sopravvivenza di cittadini residenti e turisti era a rischio.
La pandemia CoVid ha messo in ulteriore sofferenza una struttura ospedaliera ridotta ai minimi termini da anni di tagli alla spesa sanitaria, di procedure burocratiche che ostacolano il funzionamento efficiente dei servizi esistenti, di disattenzione verso i territori periferici e disagiati come le Eolie.
Il risultato è la palese negazione di un diritto fondamentale garantito ai cittadini dall’articolo 32 della Costituzione Italiana — che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività ”.
I cittadini delle Eolie, come quelli di tutti i territori disagiati, sono diventati figli di un dio minore; continuare ad abitare, nascere, vivere e persino morire degnamente su queste meravigliose isole sta diventando impossibile. Tutte le discussioni organizzate dal Consiglio Comunale, le richieste di comitati di cittadini, le proteste, le denunce, le richieste a dirigenti della sanità regionale, sono rimaste inascoltate e non hanno sortito alcun effetto.
Dovevamo arrivare alla tragedia. Le indagini in corso faranno luce sulle dinamiche che hanno portato al decesso di Lorenza Famularo a soli 22 anni.
Ma sarebbe miope limitarci alla ricerca di un capro espiatorio: non è questo che cerchiamo, perchè questa tragedia annunciata ha fatto nuovamente luce sulle carenze croniche di una struttura allo stremo delle sue forze e costretta a turni di reperibilità che contravvengono a qualunque contratto nazionale del lavoro.
La scomparsa di Lorenza ci si è rovesciata addosso, ricordandoci che le nostre vite sono tutte, quotidianamente, in pericolo. Siamo qui in presidio permanente all’Ospedale di Lipari per richiamare ancora una volta l’attenzione della ASP, della Regione e del Ministero della Salute su condizioni di vita e violazioni di diritti ormai divenute insostenibili, e non ce ne andremo finchè non avremo delle risposte chiare e concrete.
È scandaloso che la pianta organica attuale, approvata dalla Regione (già di per sè insufficiente rispetto alle necessità operative dell’ospedale), non sia stata mai pienamente rispettata.
In particolare:
– al Pronto Soccorso sono previsti 7 medici, ma ne sono di fatto in servizio 3;
– in Medicina e Cardiologia sono previsti 4 medici e 2 cardiologi, ma sono effettivamente in servizio 3 medici e 1 cardiologo;
– in Anestesia sono previsti 5 anestesisti, ma ne sono effettivamente in servizio 3 (di cui uno andrà via a breve, in quando vincitore di concorso);
– per il Comparto Infermieri sono previsti 65 infermieri, ma ne sono effettivamente in servizio 34;
– in pianta organica sono previste 3 osteriche ma ne sono presenti 2;
– in pianta organica sono previsti 6 tecnici di radiologia ma ne sono presenti 3;
– in pianta organica sono previsti 5 tecnici di laboratorio analisi, ci sono tutti ma 3 sono esonerati dal servizio di reperibilità ;
– in pianta organica sono previsti 6 autisti e ne mancano 2;
– per quanto riguarda l’ufficio ticket, la pianta organica prevede 3 unità , ma effettivamente in servizio ce n’è solo 1.
Alla luce di questo drammatico quadro, pretendiamo non solo l’immediato rispetto della pianta organica prevista dalla Regione, ma l’adeguamento della stessa pianta organica nel rispetto sostanziale dei LEA e, ove necessario, l’attivazione di procedure speciali che assicurino l’assunzione e l’effettiva permanenza di personale qualificato presso il nostro ospedale ed eventuali benefit riconosciuti dalla particolare condizione di “area disagiata”
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
L’EUROPA BACCHETTA IL GOVERNATORE: “LA SICILIA RISPETTI LE LEGGI DELL’UNIONE EUROPEA SUL DIRITTO DI ASILO”
L’Unione europea interviene nello scontro sull’immigrazione tra governo e Regione Sicilia, e lo fa bacchettando Nello Musumeci.
Parlando dell’ordinanza del governatore (sospesa dal Tar) volta a chiudere tutti gli hotspot, un portavoce della Commissione Ue ha detto: «Siamo al corrente dell’azione del governatore della Sicilia e siamo in contatto col governo italiano. Ricordiamo che tutte le azioni che vengono intraprese devono rispettare gli obblighi delle leggi sull’asilo dell’Ue e internazionali».
Nel frattempo, il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, e lo stesso Musumeci sono stati convocati dal premier Giuseppe Conte a Roma mercoledì. Lo sciopero generale, minacciato ieri dal primo cittadino, «è stato rinviato in attesa delle risposte che arriveranno la Roma», ha detto Martello. «Ci sono alcune cose che deve fare la Regione Sicilia nei confronti del popolo di Lampedusa e altre che devono essere fatte da Roma. Appena ci saranno i provvedimenti fatti, Conte verrà anche a Lampedusa. Che il governo ci convochi, vista l’emergenza che c’è a Lampedusa, è un fatto concreto».
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
SU CHI SI ESPRIME IL RAPPORTO E’ DI 72% PER IL SI’ E UN 28% PER IL NO
Alessandra Ghisleri di Euromedia Research illustra oggi su La Stampa i risultati di un sondaggio sul referendum che taglia i parlamentari, segnalando che il 40% di chi voterà è ancora indeciso e non sa se schierarsi per il sì (che è comunque largamente maggioritario) o per il no:
Tutti gli indicatori demoscopici hanno mostrato una forte critica verso le istituzioni con un grande invito alla concretezza per tutti i politici che abbiano a cuore il destino del nostro Paese.
Così il 41,2% degli italiani non sa ancora come comportarsi in tema di referendum, mentre il 42% dichiara che andrà a votare per il Sì e il 15,8% per il No. Sui voti validi si tradurrebbe in un 72,7% contro il 27,3%.
Una distanza importante che mostra tuttavia nell’arco degli ultimi 6 mesi una flessione del Sì di quasi 10 punti percentuali.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2020 Riccardo Fucile
ERA DIVENTATO IL SIMBOLO DELLA REPRESSIONE DELLE PROTESTE A MOSCA DELLA SCORSA ESTATE… ERA STATO ESCLUSO DA UN MASTER PER “ORDINI DALL’ALTO”
Il popolare blogger e attivista ventiduenne Egor Zhukov, diventato il simbolo della repressione delle proteste moscovite dell’anno scorso, ieri sera è stato colpito alla testa e spinto a terra da due uomini che gli hanno teso un agguato di fronte casa prima di fuggire su uno scooter.
Il suo team ha pubblicato su Telegram e su Instagram le foto del suo volto insanguinato, l’occhio gonfio e le labbra lacerate. “Nonostante le numerose ferite, Egor resta calmo e scherza sull’accaduto”, ha commentato il suo portavoce Stas Toporkov. “La diagnosi provvisoria è commozione cerebrale e trauma cranico”.
Popolare blogger e attivista, Zhukov era stato arrestato nell’agosto 2019 per aver partecipato alle proteste contro l’esclusione di candidati indipendenti dalle elezioni della Duma (Parlamento) di Mosca. Era stato sottoposto agli arresti domiciliari e accusato di aver organizzato di “disordini di massa”.
Il caso aveva fatto molto scalpore e gli studenti della Scuola superiore di economia di Mosca, dove studiava Zhukov, e tutta la società civile si erano mobilitati per la sua liberazione.
Era stato infine incriminato per incitazione all’estremismo in merito a quattro video pubblicati nel 2017 che contenevano immagini di manifestazioni antigovernative. E lo scorso dicembre era stato condannato a tre anni con sospensione condizionale della pena, una sentenza vista come una vittoria nella Russia odierna.
Il tribunale di Mosca gli aveva anche ordinato di chiudere per due anni il suo canale YouTube (dove aveva intervistato anche Aleksej Navalnyj, attualmente ricoverato in coma a Berlino per sospetto avvelenamento).
Oggi lavora per la radio Eco di Mosca. Ieri mattina aveva annunciato di essere stato escluso da un master presso la Scuola superiore di economia e che un amministratore dell’ateneo gli aveva spiegato che erano arrivati “ordini dall’alto”. In serata l’agguato. Già lo scorso 27 luglio due uomini avevano cercato di aggredirlo nei pressi della sua casa.
(da agenzie)
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