Destra di Popolo.net

“IL GOVERNO SALVI I MATRIMONI”: IL VIDEO IMBARAZZANTE DELLA MELONI CONVIVENTE E I SUOI VESTITI DA SPOSA (CHE NON COMPRA)

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

MILITANTI TRAVESTITI DA SPOSI CON TANTO DI TORTA NUZIALE, SUI SOCIAL FACILE L’IRONIA: “PARLA LEI CHE NON E’ SPOSATA?”

“Il settore degli eventi e in particolare quello dei matrimoni è stato tra i più colpiti dall’emergenza Covid eppure è tra quelli di cui la politica finora si è occupata di meno in assoluto. Per questo militanti e parlamentari di Fratelli d’Italia hanno simbolicamente indossato degli abiti da sposi, preso una torta e allestito un matrimonio: vogliamo accendere i riflettori su questo ambito e formulare due proposte molto semplici”.
Lo dice in un video su Facebook da Loro Piceno, nelle Marche, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
“La prima è l’unificazione degli anni fiscali 2019-2020 considerati come un unico anno fiscale e far pagare le tasse a giugno del 2021 perchè questo consentirebbe di compensare gli utili del 2019 e le perdite del 2020. E l’altra è sugli aiuti a fondo perduto: noi chiediamo che il contributo venga calcolato sulla media annuale e non sul fatturato del mese di aprile perchè vuol dire escludere comparti come questi che hanno un guadagno stagionale successivo, di solito, al mese d’aprile”.
“Dal periodo del lockdown a oggi le stime parlano di circa 80mila matrimoni saltati e le associazioni di categoria dicono che circa 45mila aziende che operano in questo settore sono in estrema difficoltà , per un volume d’affari di circa 15 miliardi di euro. Aziende di ogni genere, che vanno dalle location, ai catering, ai ristoranti, agli atelier, ai parrucchieri, truccatori, fotografi, wedding planner: tantissime persone che rischiano il posto di lavoro”.
“Vogliamo rimettere in piedi questo settore e lo facciamo proprio con la simbologia del matrimonio che alla fine è questo: il giorno in cui dici si, è il giorno in cui ami e in cui speri, è il giorno in cui inizia un nuovo percorso”.
Salvo che per lei convivente, quindi?

(da agenzie)

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SONDAGGIO EMG REGIONALI TOSCANA: GIANI DAVANTI ALLA CECCARDI DI QUATTRO PUNTI

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

RISPETTO ALLE EUROPEE LA LEGA PERDEREBBE IL 6,5%, IL M5S IL 4,7%, IL PD STABILE… RENZI CON + EUROPA AVREBBE L’8%, FDI GUADAGNA IL 5,9%, FORZA ITALIA PERDE UN PAIO DI PUNTI

Un sondaggio sulle elezioni regionali in Toscana commissionato a EMG da Italia Viva e di cui si parla oggi su Repubblica Firenze dà    in vantaggio la coalizione che sostiene Eugenio Giani, ma il centrodestra che ha candidato la leghista Susanna Ceccardi è a 4 punti.
Secondo il sondaggio il Pd è nettamente avanti sulla Lega, con il   31,5% contro il 25%. Alle Europee in Toscana il Pd aveva il 33,3%, la Lega il 31,5%
Fratelli d’Italia,   raggiunge l’11%, mentre Forza Italia è ferma al 4%. Alle Europee Fdi aveva il 4,9% e Forza Italia il 5,8%
Il M5S è dato all’8% (alle Europee aveva il 12,7%)
Nel centrosinistra subito dopo il Pd ci sarebbe Italia Viva, che corre insieme a Più Europa: i due partiti insieme arrivano all’8%.
Il 4% lo raggiungono altre liste della coalizione, mentre 2020 A Sinistra sarebbe al 2%.

(da agenzie)

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DE LUCA, UNA VALANGA DI LISTE COME CRISTO COMANDA

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

EX ASSESSORI DI CALDORO, MASTELLIANI, COSENTINIANI, FORZISTI: UN ESERCITO DI TRASFORMISTI SALE SUL CARRO DI DE LUCA, COSTRETTO A DIRE BASTA, I POSTI SONO FINITI

Ecco, ci risiamo: il Sud come luogo comune, il “vado dove si vince”, le folgorazioni sulla via di don Vicienzo, come lo chiamano da quelle parti (De Luca).
Anzi, la conversione di massa di mezzo centrodestra alla fede del vincitore annunciato. Roboante, sfacciato, eccessivo. Ma un certo punto è stato troppo anche per lui. Sentite questa, che dà  l’idea della dimensione.
L’altro giorno lui, il governatore, ha chiesto al suo fedelissimo Fulvio Di Bonavitacola di fermare gli ingressi, perchè di posti per tutti non ci sono più. Ed è meglio non suscitare appetiti prima se non hai pane per tutte le bocche poi, perchè, insomma, la gente di mondo lo sa: mica si cambia partito per ideale, in queste terre e di questi tempi: “Fulvio proviamo a ridurre le liste”. Al momento sono 17, l’obiettivo sarebbe di farne 12-14. Tanto il grosso di chi doveva entrare è entrato, con tanto di banda, fanfare e senza neanche tanto sdegno del Pd, ora si può fare a meno di bazzecole e pinzillacchere.
Dicevamo: il grosso, che evoca il metodo collaudato (ricordate le fritture di pesce e le clientele come Cristo comanda?). Contano anche le cliniche. E dunque, Aldo Patriciello, re delle cliniche molisane e proprietario anche qualche struttura in Campania, macina-voti come pochi ormai in Italia.
Alle scorse Europee fu eletto con Forza Italia. Adesso sosterrà  Vincenzo De Luca. Lo ha spiegato al Fatto: “Essere dialogante è la mia natura e la mia natura è la mia forza. E Clemente (sempre Mastella, ndr) è un amico”. Altra sua amica è Flora Beneduce, consigliere regionale di Forza Italia, con un processo in corso per presunto voto di scambio che riguarda la sua passata elezione. Si è fatta una lista e sosterrà  Vicienzo. Qui la letteratura è sterminata.
Mettete su Google il nome suo e quello di De Luca e troverete una valanga di foto di lei con Berlusconi, con la scritta “Mandiamo De Luca a casa”. Sempre curiosando un po’ sulla biografia, si scopre che la signora è la vedova dello storico ras democristiano, Armando De Rosa, assessore alla Sanità  e ai Lavori pubblici ai tempi del terremoto dell’80. Fu arrestato un paio di volte. La seconda, raccontò di aver portato una tangente di 300 milioni ad Antonio Gava che però rimase deluso: “Armà , so’ pampuglie (spiccioli, ndr)”.
E poi c’è Mastella, e coi lui De Mita e anche Pomicino, che ha fatto una lista, accompagnata, a Roma, dalla fuoriuscita di sua moglie da Forza Italia, in direzione maggioranza. Tutti assieme, appassionatamente.
Gira su whatsapp un video di un comizio di De Luca del 2010, sempre lui il candidato contro Caldoro, che poi vinse. Udite udite che diceva, rivolto ai suoi avversari: “Si sono presentati con uno schieramento che fa paura, loro. Quelli che volevano rinnovare l’universo hanno avuto lo stomaco di presentarsi tutti insieme con De Mita, Mastella, Cirino Pomicino, Giulio Di Donato, Nicola Cosentino.
Questi sarebbero i rinnovatori”. Dieci anni dopo, tutti di qua. Compresi alcuni che stavano nel Pdl di Nicola Consentino, detto Nick ‘o merikano, magari nella variante di figli, figliocci e mogli. Facciamo i nomi. Eccone uno, su cui la trattativa è in corso: Cosimo Amente, il figlio del sindaco assai discusso di Melito, Antonio. Stando agli atti del blitz antimafia di Sant’Antimo di qualche giorno fa, i personaggi in odore di camorra appoggiavano l’assunzione di un ingegnere (finito in carcere) “per replicare il collaudato sistema delle clientele di Sant’Antimo”. Sempre da Sant’Antimo arriva un altro figlio d’arte, Domenico, figlio dell’ex sindaco Aurelio Russo, il cui comune fu sciolto per condizionamento mafioso.
Ogni settimana c’è un pacchetto di voti che transita, ogni giorno una defezione. Raccolta dall’alto uomo macchina di De Luca, Nello Mastursi. È l’ex capo della segreteria momentaneamente messo da parte dagli incarichi pubblici dopo una condanna non definitiva a 18 mesi per presunte pressioni attorno alla sentenza che consentì di insediarsi a Santa Lucia, nonostante una condanna in primo grado e la Severino.
Un altro proveniente dal centrodestra è Carmine Mocerino, (la moglie ai domiciliari per un’altra vicenda) eletto nel 2015 con la lista “Caldoro presidente” e ora candidato nella lista “De Luca presidente”. Beh, perdonate la battuta ma davvero fa molto “Franza o Spagna”, un presidente vale l’altro purchè si sta al potere. Mocerino, così pare, farà  un ticket — un uomo, una donna — con Paola Raia, ex cosentiniana candidata nella lista “De Luca presidente” e, dicono, fortissima nelle zone del vesuviano. Ex consigliere regionale del Pdl, Paola è la sorella di Luigi Raia, ex consigliere provinciale di Forza Italia e attualmente direttore generale dell’Agenzia Unica del turismo in Campania.
A proposito di turismo, altro candidato pesante è Giuseppe Sommese, ex Ncd, eletto cinque anni fa a sostegno di Caldoro con oltre 20mila preferenze. Giuseppe è il figlio di Pasquale, eletto nel 2010, in quota Udc, con 23mila voti. Fu premiato da Caldoro con un assessorato potentissimo, con deleghe al personale, enti locali, turismo e beni culturali. Rieletto nuovamente con Caldoro, incappa in qualche guaio giudiziario, con un’inchiesta in cui veniva considerato considerato al vertice di una associazione a delinquere per pilotare gli appalti.
Ecco anche l’ex assessore alla Sanità  (sempre di Caldoro) Angelo Montemarano, che ha ispirato una lista civica “Rinnovamento Democratico Avanti”. Tra i candidati Fernando Farroni, ex vicesindaco e assessore di Portici. Ovviamente, cinque anni fa si candidò con Caldoro. Si candida con De Luca anche Mario Ascierto Della Ratta, fratello di Paolo, oncologo di fama mondiale del Pascale di Napoli. Ex Fratelli d’Italia, ex nuovo Psi proprio con Caldoro, ex Forza Italia. Secondo i maligni c’entrerebbero i fondi per la ricerca annunciati proprio in questi giorni dal governatore. Chissà , di malelingue è pieno il mondo.
Altro canale d’ingresso, le liste del partito di Renzi. La battuta viene facile facile, e anche un po’ scontata: “Forza Italia Viva”. Però, effettivamente è così.
Gli ultimi arrivati: Pietro Smarrazzo, fino a cinque giorni fa responsabile regionale dei giovani di Forza Italia; Francesco Guarino, ex consigliere comunale di Forza Italia e secondo dei non eletti allo scorso giro; Francesco Iovino, vicesindaco della città  metropolitana di Napoli in quota Forza Italia; Gabriele Mundo, eletto al consiglio comunale di Napoli nel 2011 col Pdl poi con Forza Italia nel 2014 al consiglio metropolitano poi con Luigi De Magistris, con cui fu confermato in comune nel 2016. A proposito, si rivede anche Emilia Mazzoni, già  europarlamentare dell’Udc, che guiderà  la lista Campania Libera.
Dicevamo, ogni giorno c’è una novità . Quella di oggi è la candidatura col Pd di Michelangelo Ciarcia, amministratore unico dell’ente Alto Calore servizi, al centro in questi giorni di una protesta di comitati civici, perchè sono rimasti a secco oltre cento comuni della provincia di Avellino. Emergenza idrica, in pieno Covid. Evidentemente sono tutti un po’ distratti da questa storia delle liste. Si deve vincere per vincere, mica vincere per cambiare.

(da “Hufingtonpost”)

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QUANDO SALVINI RIVENDICAVA CHE “IL BLOCCO DI OPEN ARMS E’ TUTTO MERITO MIO”

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

DA RAMBO (“DOVRANNO PASSARE SUL MIO CORPO”) A CONIGLIO (“FU UNA DECISIONE COLLEGIALE”)

Da quando il Senato ha detto sì alla richiesta di processare Matteo Salvini per Open Arms il Capitano, oltre a pubblicare il volto della figlia Mirta per farsi propaganda, urla e strepita ai quattro venti che la decisione fu collegiale e quindi deve essere processato anche Giuseppe Conte insieme agli altri ministri competenti sul dossier all’epoca.
Oggi Marco Travaglio sul Fatto riepiloga la vicenda segnalando tutte le volte in cui Salvini rivendicò il blocco di Open Arms come un suo merito personale mentre il resto del governo gli si opponeva:
Il 9 agosto i legali di Open Arms chiesero al Tribunale dei minori di Palermo di far sbarcare i minorenni dalla nave carica di migranti. Il 12 il Tribunale chiese spiegazioni al governo. Il 13 Conte ordinò a Salvini di far sbarcare almeno i minori, invano. Il 14 il Tar Lazio sospese il divieto di sbarco. La nave fece rotta sull’Italia, ma senza ricevere l’indicazione del porto sicuro da Salvini. Che quello stesso giorno attaccò il premier perchè era di parere opposto al suo: “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di migranti a bordo di una nave Ong. Gli risponderò garbatamente che non si capisce perchè debbano sbarcare in Italia”.
Il 15 Conte pubblicò una nuova, durissima lettera a Salvini (per i giudici, la prova che il ministro fece tutto da solo contro le indicazioni del premier): “Ti ho scritto ier l’altro una comunicazione formale, con la quale, dopo avere richiamato vari riferimenti normativi e la giurisprudenza in materia, ti ho invitato, ‘nel rispetto della normativa in vigore, ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori’… Con mia enorme sorpresa, ieri hai riassunto questa mia posizione attribuendomi, genericamente, la volontà  di far sbarcare i migranti a bordo. Comprendo la tua ossessiva concentrazione nell’affrontare il tema dell’immigrazione riducendolo alla formula ‘porti chiusi’. Sei… proteso a incrementare i tuoi consensi. Ma parlare come Ministro dell’Interno e alterare una chiara posizione del tuo Presidente del Consiglio, scritta nero su bianco, è questione diversa. È un chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesimo, che non posso accettare”.
Poi rivendicava la linea di “maggiore rigore rispetto al passato” contro l’immigrazione clandestina e i successi in Ue sulle redistribuzioni: “Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti… Siamo agli sgoccioli di questa nostra esperienza di governo… ho sempre cercato di trasmetterti i valori della dignità  del ruolo che ricopriamo e la sensibilità  per le istituzioni che rappresentiamo. La tua foga politica e l’ansia di comunicare, tuttavia, ti hanno indotto spesso a operare ‘slabbrature istituzionali’, che a tratti sono diventate veri e propri ‘strappi istituzionali’ ”.
Era l’antipasto del liscio e busso che Conte gli avrebbe riservato in Senato cinque giorni dopo. Infatti Salvini cedette e sbarcarono tutti.
La linea politica del Capitano è quindi chiarissima: ad agosto 2019 faceva Rambo dicendo che quelli di Open Arms per sbarcare avrebbero dovuto passare sul suo corpo. Ad agosto 2020 si trasforma in micetto e dice che alla fine fu una decisione collegiale e anzi lui, ti pare, magari li avrebbe fatti sbarcare se non fosse stato per Conte. E poi magari si chiede pure perchè crolla nei sondaggi.

(da “NextQuotidiano”)

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IL CONTO IN SVIZZERA DI FONTANA “DIMENTICATO” NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI 2016

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

IL GOVERNATORE NON MENZIONO’ I CONTI ESTERI QUANDO PRESE POSSESSO DEI BENI DELLA MADRE, POI FECE UN’INTEGRAZIONE

Repubblica è venuta in possesso della prima dichiarazione di successione presentata da Fontana all’Agenzia delle Entrate il 15   febbraio 2016, otto mesi dopo la morte della madre. E tra i cespiti ereditari elencati, il conto di Lugano con i 5,3 milioni di euro non c’è. Apparirà  soltanto diversi mesi dopo. Perchè? […]
A giugno del 2015 la signora Fontana muore. L’allora sindaco di Varese è avvocato di affari. Non è uno sprovveduto, anzi: è uno dei migliori legali su piazza. E non può non sapere del trust nelle isole caraibiche, non foss’altro perchè dal 2005 ne è il beneficiario. Quelli che lui definisce «i risparmi di una vita» in realtà  sono un patrimonio sostanzioso.
Non a caso nascosto con un trust alle Bahamas, il Montmellon Valley, creato — ha notato l’Espresso — pochi giorni prima che il governo svizzero decidesse di tassare i capitali detenuti nelle banche elvetiche. Un’altra fuga dalle imposte. Ad amministrare il trust sono società  e professionisti tra le Isole Vergini e il Liechtenstein. Un’ingegneria finanziaria non comune per gestire i risparmi di due medici.
In ogni caso, il figlio si ritrova con una patata bollente in mano: denunciare i 5,3 milioni all’Erario, pagandoci su tutte le tasse. Fontana però è fortunato, perchè una mano gli arriva dal governo Renzi che prolunga i termini per aderire alla voluntary disclosure. Siamo tra il novembre e il dicembre del 2015, per il futuro presidente della Lombardia è l’occasione ideale. Aderisce immediatamente.
Il 15 febbraio del 2016, otto mesi dopo la morte della signora, Attilio Fontana va dal notaio. E quel giorno manda all’Agenzia delle Entrate — Direzione provinciale di Varese la dichiarazione di successione.
Nell’elenco dei cespiti ereditati figurano gli immobili nel comune di Induno   Olona (una casa, una bottega, un deposito e una rimessa), e, a Varese, una casa di 5 vani e uno studio privato di 3 vani. Non solo.
La madre gli ha lasciato anche un credito non meglio specificato di 33.977 euro e 456 mila euro in azioni e obbligazioni.
Del conto svizzero, però, non c’è traccia. Il documento — il “certificato di eseguita dichiarazione e di pagamento d’imposta” dell’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate — porta la data del 20 gennaio 2017. […] L’atto di successione del febbraio del 2016 non è però l’unico. «Esiste un’integrazione — spiega Jacopo Pensa, legale del governatore — è di alcuni mesi dopo, effettuata nello studio dell’avvocato Franca Bellorini (lo stesso dove nel 1984 nacque la Lega, ndr) con la quale Fontana ha denunciato anche i soldi svizzeri».

(da “NextQuotidiano”)

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A TRADIRE IL COGNATO DI FONTANA IL LOGO DELLO SQUALO SULLA LETTERA DEL CONTRATTO

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

E IN REGIONE SI PARLA DI RIMPASTO

Nell’inchiesta sui camici in Lombardia l’attenzione degli inquirenti si sposta ora sul cellulare di Andrea Dini, l’amministratore delegato della Dama Spa e cognato del Presidente della Lombardia Attilio Fontana.
Entrambi sono tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Milano con al centro la fornitura di camici e altro materiale anti Covid ad Aria, la centrale d’acquisti regionale. Intanto dalle indagini emergono nuovi dettagli sulla vicenda, in particolare emerge un dettaglio curioso: a svelare che dietro alla vendita da mezzo milione di camici ci sarebbe stato il cognato di Fontana sarebbe stato il logo dello squalo stampato sulla carta della proposta di contratto Dama-Regione.
Ad accorgersi che dietro l’azienda Dama Spa ci fosse la famiglia Fontana, nella figura del cognato e della moglie del governatore, sarebbe stata una collaboratrice di Filippo Bongiovanni, ex direttore della centrale acquisti della regione Aria spa, anche lui indagato.
A insospettirla, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la stampa sulla carta della proposta di contratto: uno squalo, cioè il logo della «Paul & Shark», il marchio di abbigliamento dei Dini. Da qui sarebbero partite una serie di verifiche che fanno arrivare direttamente a Fontana.
Sono attese per i prossimi giorni le operazioni che riguardano la copia forense del contenuto del cellulare. Da quanto è stato riferito, la copia del contenuto dello smartphone dell’imprenditore avverrà  con le forme dell’accertamento tecnico irripetibile.
Sarà  quindi nominato un consulente da parte del difensore di Dini, l’avvocato Giuseppe Iannaccone. L’operazione avverrà  a “stretto giro di posta”, in quanto gli inquirenti intendono restituire il telefono al legittimo proprietario il prima possibile: l’analisi di messaggi e chat servirà  per ricostruire se l’imprenditore abbia o meno tentato di rivendere i 25mila camici non consegnati alla Regione su una partita di 75mila, quantitativo previsto dall’ordine avvenuto senza gara e che poi è stato bloccato dopo la scoperta del conflitto di interessi.
Il sequestro del cellulare, come si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas, è stato disposto per accertare se vi sia «traccia delle interlocuzioni avute» da Dini con i «protagonisti della vicenda». L’intento è «verificare sotto il profilo probatorio, la circostanza riferita» durante la sua audizione in Procura da Emanuela Crivellaro, della Onlus il ponte del Sorriso, «ovvero che, solo dopo essere stato spinto a convertire l’originario contratto di fornitura in una donazione parziale, Dini ha cercato di rivendere a prezzo maggiorato quella parte dei camici non consegnati ad Aria, tentando in tal modo» di non rispettare «quello che era un suo preciso obbligo contrattuale».
I camici, in tutto circa 25mila, sono però stati tutti sequestrati dalla Gdf , cosa che ha portato la sua difesa a dichiarare che l’imprenditore «non ha mai avuto intenzione di speculare ai danni della Regione. Nonostante l’elevatissima richiesta di quel materiale, i camici per la Regione sono sempre stati nel magazzino» della Dama e non è escluso che anche questo lotto possa essere donato.
Intanto continua a tener banco anche la questione dell’eredità  del governatore Fontana e del relativo conto svizzero. Secondo quanto riportato oggi da la Repubblica Fontana, nella prima dichiarazione di successione presentata all’Agenzia delle Entrate il 15 febbraio 2016, otto mesi dopo la scomparsa della madre, non avrebbe indicato tra i cespiti ereditari elencati il conto svizzero con i 5,3 milioni di euro.
Questo apparirà  invece solo alcuni mesi dopo.
Perchè? Il sospetto è che, visto il prolungamento dei termini della Voluntary disclosure voluto dall’allora governo Renzi, Fontana abbia atteso questa opportunità . «Esiste una integrazione — ha spiegato l’avvocato Jacopo Pensa, legale del governatore — è di alcuni mesi dopo, effettuata nello studio dell’avvocato Franca Bellorini con la quale Fontana ha denunciato anche i soldi svizzeri». Tutto regolare dunque. Ma è il tempismo a far comunque insospettire.
Se il fronte giudiziario continua a muoversi quello politico ribolle. Mentre le opposizioni hanno pronta una mozione di sfiducia, alla quale però non aderirà  Italia Viva, si mormora di un possibile rimpasto in Regione.
L’ipotesi avanzata dal Messaggero sarebbe quella di affiancare a Fontana un vicepresidente pienamente operativo. Una sorta di “commissariamento”. Il nome che si fa strada è quello di Davide Caparini, assessore al Bilancio, uomo di Salvini. Il leader leghista, da Milano Marittima, deve trovare al più presto piani alternativi e vie d’uscita da una situazione che, in termini di consenso, potrebbe avere serie ripercussioni anche sul piano nazionale.

(da Open)

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TUTTI APPESI A TRUMP

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

ALTRO CHE REGIONALI O REFERENDUM, IL VERO VOTO SPARTIACQUE DELLA POLITICA ITALIANA SARA’ TRA TRE MESI NEGLI STATI UNITI… UNA SCONFITTA DEL SANTO PROTETTORE DEI SOVRANISTI PER SALVINI E MELONI SAREBBE UNA MAZZATA

Il voto che può cambiare l’Italia sarà  fra tre mesi, in America. Altro che referendum costituzionale, altro che elezioni regionali per mettere nuovi ducetti al posto dei governatori attuali: il futuro della nostra politica dipenderà  dalla riconferma o meno di Trump.
Perchè guai a sottovalutarne gli effetti. “The Donald” non è solo un miliardario irascibile e spiazzante, impetuoso e maleducato, circondato da molte belle donne, che un bel giorno ha deciso di scendere in campo (ne abbiamo avuto uno anche noi).
Lui è il santo protettore di tutti i sovranisti, compresi quelli con la coccarda tricolore. Lui proclamò “America first”, prima gli americani, quando Salvini stazionava ancora al 4 per cento. Lui, in larghissimo anticipo su Matteo, dichiarò guerra commerciale alla Cina. Lui promise di erigere un muro contro i migranti, imitato successivamente da Viktor Orbà¡n. Fu Trump a farsi eleggere puntando non sulla testa ma sulla “pancia” della gente, sulle frustrazioni delle classi medie impoverite dalla globalizzazione, sulle voglie di rivalsa dei vecchi privilegiati bianchi, sugli spiriti animali che è stato mostruosamente bravo a cavalcare.
È stato Trump a mettere nel mirino l’Europa, a favorirne le spinte centrifughe, a contestare il senso profondo dell’Alleanza atlantica, a trasformare la Nato da strumento difensivo nel baraccone burocratico attuale, e non certo per far felice il suo amico Vladimir ma per spregio degli alleati Ue, incominciando dalla Germania che odia perlomeno quanto Salvini detesta la Merkel.
In sintesi: quattro anni della sua presidenza hanno destabilizzato la politica planetaria, creando un habitat perfetto per populisti e nazionalisti. Da quando circola Trump, guarda caso, è tutto un fiorire di leader che l’autoritarismo ce l’hanno nel sangue.
Ma il prossimo 3 novembre Donald lascia o raddoppia. Se verrà  cacciato, e al suo posto si insedierà  Joe Biden – personaggio moderato, rassicurante, timorato di Dio – l’eredità  trumpiana si rovescerà  nel suo contrario.
Il nuovo presidente vorrà  ristabilire le rotte atlantiche e (perseguendo i propri interessi) riscoprirà  la partnership strategica con l’Europa.
Chi punta a sfasciare l’Unione non troverà  più sponde a Washington. Con la Cina Biden tenterà  di rappattumare; un precario equilibrio verrà  ristabilito, forse, perfino con gli ayatollah iraniani.
Un’onda rasserenante si spanderà  dall’America varcando gli oceani. In Italia saremo sommersi di camomilla; gli sguaiati di casa nostra (senza far nomi) rischieranno di annegare in questo immenso giulebbe.
Il “politically correct”, viceversa, gonfierà  le vele Pd; riprenderà  fiato Renzi che con Biden aveva intrecciato rapporti già  ai tempi di Obama; si troverebbe a suo agio lo stesso Conte, perchè è vero che Trump gli aveva posato la mano sulla spalla chiamandolo in un tweet “Giuseppi”, ma il presidente del Consiglio non vive di nostalgie e sa adattarsi al nuovo che avanza.
Viceversa la destra sovranista finirebbe relegata in una dimensione asfittica, chiusa, provinciale, un po’ come Orietta Berti quando andavano i Beatles.
E se invece Trump, smentendo i sondaggi, fra tre mesi verrà  rieletto? A quel punto nessun riuscirà  a tenerlo. Non avendo la possibilità  di un terzo mandato, agirà  senza più remore. Farà  tutto quanto gli è stato fin qui impedito, incominciando proprio dalla resa dei conti con l’Europa. Per quanto poco gli importi dell’Italia, che è una pulce nel suo universo, proverà  a usarci come testa d’ariete contro l’asse franco-tedesco.
E Salvini (del quale l’amministrazione Usa diffida) diventerà  il socio d’affari, la quinta colonna, il grimaldello indispensabile per scardinare gli equilibri del Vecchio Continente. Il sovranismo riceverebbe la consacrazione finale.

(da “Huffingtonpost”)

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NEW YORK TIMES ELOGIA L’ITALIA: “SULLA LOTTA AL COVID DA PARIA A MODELLO PER USA ED EUROPA”

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

“TUTTI DOVREMMO IMPARARE DAL MODO IN CUI IL GOVERNO ITALIANO HA SAPUTO GESTIRE L’EMERGENZA”

Quando il Coronavirus ha colpito il nostro Paese, agli occhi del mondo l’Italia è divenuta “l’epicentro dell’incubo”, un luogo da evitare a tutti i costi e il simbolo di un contagio incontrollato.
“Guarda cosa sta succedendo con l’Italia”, diceva il presidente Trump ai giornalisti il ​​17 marzo scorso. “Non vorremmo essere in una posizione del genere”. Ma le cose sono cambiate nel corso dei mesi e l’approccio adottato nell’affrontare l’emergenza è divenuto addirittura un modello da elogiare.
A ricordarlo è il New York Times, prestigioso quotidiano statunitense, che torna a parlare dell’Italia.
La buona gestione dell’emergenza Coronavirus ha portato l’Italia dall’essere un ‘paria’ globale a modello per il resto del mondo. “Dopo un inizio con qualche inciampo, l’Italia ha consolidato e mantenuto i frutti di un duro lockdown nazionale attraverso un mix di vigilanza e competenze mediche dolorosamente acquisite”, scrive il corrispondente dalla Capitale Jason Horowitz.
L’articolo elogia gli sforzi fatti dal governo, “guidato da comitati scientifici e tecnici”, mentre “medici locali, ospedali e funzionari sanitari raccolgono ogni giorno più di 20 indicatori sul virus e li inviano alle autorità  regionali, che li inoltrano poi all’Istituto Superiore di Sanità ”.
Un modello che ha consentito all’Italia di avere “una radiografia settimanale della salute del Paese su cui si basano le decisioni politiche”, consentendo di mettersi alle spalle “il panico” e il rischio “collasso” verso cui si stava scivolando nel mese di marzo.
L’estensione dello stato di emergenza al 15 ottobre, prosegue il quotidiano americano, consentirà  al governo di “mantenere le restrizioni in vigore e di rispondere rapidamente — anche con lockdown — a eventuali nuovi focolai. Il governo ha già  imposto restrizioni di viaggio a più di una dozzina di Paesi verso l’Italia, visto che ora è l’importazione del virus da altri Paesi la più grande paura del governo”.
L’Italia però paga un alto prezzo per le sue scelte, per quanto si siano dimostrate efficaci per il contenimento del virus: “Non c’è dubbio il lockdown sia stato economicamente costoso. Per tre mesi sono stati ordinati la chiusura di esercizi commerciali e ristoranti, la circolazione è stata molto limitata — anche tra regioni, città  e strade — e il turismo si è fermato. Si prevede che quest’anno l’Italia perderà  circa il 10% del suo prodotto interno lordo”, ricorda il New York Times.
Ma a un certo punto, mentre il virus minacciava di diffondersi in modo incontrollato, “i funzionari italiani hanno deciso di anteporre la vita all’economia”. Scelta che il quotidiano ricorda con le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “La salute del popolo italiano viene e verrà  sempre prima di tutto”.
“La strategia di chiudere tutto ha attirato le critiche di chi accusava il governo di eccessiva cautela e di paralizzare l’economia. Ma potrebbe dimostrarsi più vantaggiosa che cercare di riaprire l’economia mentre il virus infuria ancora, come sta accadendo in paesi come Stati Uniti, Brasile e Messico”, insiste il giornale, secondo il quale in Italia c’è anche una parte della popolazione che non rispetta le misure anti-Covid.

(da agenzie)

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“NON ALLENTARE IL DISTANZIAMENTO SUI TRENI”: DIETROFRONT DEL GOVERNO, SPERANZA FIRMA L’ORDINANZA

Agosto 1st, 2020 Riccardo Fucile

UNA MISURA CHE NON AVEVA SENSO CON 13 REGIONI ITALIANE SOPRA L’INDICE 1

«È giusto che sui treni restino in vigore le regole di sicurezza applicate finora. Non possiamo permetterci di abbassare il livello di attenzione e cautela. Per questo ho firmato una nuova ordinanza che ribadisce che in tutti i luoghi chiusi aperti al pubblico, compresi i mezzi di trasporto, è e resta obbligatorio sia il distanziamento di almeno un metro che l’obbligo delle mascherine».
Lo annuncia il ministro della Salute Roberto Speranza. «Questi sono i due principi essenziali che, assieme al lavaggio frequente delle mani, dobbiamo conservare nella fase di convivenza con il virus», sottolinea.
Dopo la valanga di polemiche delle ultime ore, il governo ha rapidamente fatto dietrofront così da poter tornare alle precedenti misure che impongono ai viaggiatori di sedere a posti alternati sui convogli
Anche la ministra dei Trasporti Paola De Micheli avrebbe inviato una lettera a Trenitalia e Italo per chiedere che venissero ripristinate le vecchie regole che vietano ai passeggeri di occupare tutte le poltrone, così da essere nelle condizioni di rispettare il metro di distanza, tra le più efficaci misure anticontagio da Coronavirus fin qui note.
Anche perchè nelle ultime ore la comunità  scientifica si è fatta sentire forte e chiaro a proposito dei grandi rischi connessi al mancato rispetto del distanziamento sui treni a lunga percorrenza, specie in questo momento «in cui i nuovi contagi stanno di nuovo crescendo, e lo dimostrano i dati degli ultimi giorni», come ha evidenziato il professore Franco Locatelli del Consiglio superiore di Sanità .
Il ministero dei Trasporti nelle sue linee guida aveva stabilito che si potesse viaggiare più vicini in presenza di una serie di condizioni, tra le quali il riciclo dell’aria attraverso l’impianto di climatizzazione o l’apertura delle porte esterne alle fermate; la misurazione della temperatura prima di salire a bordo, l’obbligo di indossare una mascherina chirurgica e di sostituirla ogni 4 ore; salite e discese individuali dal treno; nessuna possibilità  di cambiare il posto assegnato durante il viaggio per evitare contatti nei movimenti.

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