Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile E ANCHE ALTRI DUE NEI CONFRONTI DI UN SUO EX AVVOCATO E DI UNA CITTADINA PER ALTRI 20.000 EURO
Nicola Naomo Lodi, vicesindaco di Ferrara per la Lega, secondo quanto scrive il sito Estense.com ha rinunciato a parte del suo stipendio. Ma non si tratta di uno di quei gesti in favore di microimprese e cittadini che in questi anni sono andati tanto di moda. Il compenso di Naomo sarebbe stato pignorato per un debito con l’Agenzia delle Entrate di quasi 50mila euro. E non solo.
Infatti, come spiega Estense, il debito totale di Nicola Lodi ammonterebbe a quasi 70mila euro nei confronti oltre che del fisco anche di privati, che per vedersi restituite le somme che gli spettavano hanno dovuto ricorrere alle vie legali:
A luglio, su richiesta del tribunale, è lo stesso settore Risorse umane del Comune di Ferrara che deve scrivere al giudice delle esecuzioni.
Il dirigente spiega che Lodi percepisce da mesi solo una parte dei 3.227,46 euro netti che gli sono riconosciuti come indennità di funzione.
Dal 1° febbraio 2020, infatti, in seguito a un atto di pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate, per un ammontare di 49.229,06 euro, l’importo netto mensile che gli spetta si è ridotto a 2.766,26, in quanto un settimo del suo stipendio (pari a 461,20 euro) è assegnato provvisoriamente al creditore.
Oltre all’Agenzia delle Entrate anche un ex legale di Lodi e una cittadina di Ferrara sono creditori in attesa:
Il suo ex legale gli chiede 7mila euro, che comprendono parcella e spese di giudizio, cui si aggiungono 1336 euro per compensi di esecuzione e accessori, spese di registro e interessi
Ma la lista dei creditori che hanno proceduto contro Naomo continua. Ci sono anche 13.544,89 euro (oltre a interessi e 1.000 euro di spese di esecuzione oltre accessori e spese generali) dovuti a una cittadina di Ferrara.
A completare il racconto un particolare importante. Naomo avrebbe potuto evitare il pignoramento e il coinvolgimento del comune di Ferrara.
Sarebbe bastato, come gli era stato precisato dall’ufficiale giudiziario a febbraio, pagare un sesto della cifra.
Ma a luglio ancora non è stato versato niente. Rendendo così esecutivo il decurtamento dello stipendio fino all’estinzione del debito.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile LA SOCIETA’, CHE IMPIEGA 900 DIPENDENTI DI 29 NAZIONALITA’ DIVERSE, HA REPLICATO A MODO SUO
La scritta razzista, tracciata a caratteri cubitali sull’asfalto, è apparsa poche ore fa davanti ai cancelli
di una azienda del Veneziano nota per la sua impronta multiculturale: «Niggers go home», «Ne**i andate a casa», si leggeva sulla strada prima che la scritta venisse cancellata.
L’azienda in questione si chiama Pixartprinting, ha sede a Quarto d’Altino, è attiva nel mercato della tipografia e, nota il Corriere del Veneto, impiega 900 persone da ogni parte del mondo.
Come ha sottolineato il Ceo Paolo Roatta, in azienda ci sono dipendenti di 29 nazionalità diverse: spagnoli, portoghesi, serbi, ghanesi, indiani, tunisini.
Il 30% della forza lavoro in Pixartprinting è straniero. L’azienda ha anche allestito al proprio interno una piccola sala di preghiera, a testimonianza del fatto che persone di ogni estrazione culturale e religiosa qui trovano il loro spazio.
«La pandemia ha colpito anche qui, ovviamente», hanno detto alla testata dagli uffici centrali, «ma non abbiamo lasciato nessuno a casa, anzi abbiamo richiamato 180 dipendenti dalla cassa integrazione per convertire parte della produzione in mascherine e ammortizzare come meglio potevamo la difficoltà ».
Chiunque sia il responsabile del gesto — è stata aperta un’inchiesta in seguito alla segnalazione ad autorità cittadine e forze dell’ordine -, l’azienda non ha esitato a prendere posizione a difesa della propria vocazione.
La produzione tipografica di Pixartprinting ha preparato striscioni che inneggiano all’accoglienza e all’inclusività , da esporre sui cancelli. «Per noi il concetto di inclusione significa non fare discriminazione di sesso, età , nazionalità , religione, etnia, disabilità , orientamento sessuale o politico», ha commentato Roatta al Corriere del Veneto.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile SARANNO 320 AL MESE I TUNISINI CHE VERRANNO RIMPATRIATI, MA SI DOVEVANO METTERE SUL PIATTO SOLDI VERI PER OTTENERE DI PIU’, INVECE CHE REGALARLI AI CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA
Il Viminale fa sapere che dal 10 agosto riprenderanno i voli charter dei tunisini che sbarcano in Italia e che erano stati interrotti durante il lockdown.
Il ministero dell’Interno precisa anche che i voli rispetteranno gli accordi attualmente in vigore con il governo di Tunisi.
Partiranno due aerei a settimana, ognuno con un massimo di 40 persone a bordo, per un totale di 80 rimpatri a settimana. Dal 16 luglio sono già stati effettuati cinque voli, con i quali sono stati rimpatriati circa 95 tunisini. Il governo di Tunisi aveva chiesto di non far salire più di 20 cittadini per ogni volo.
Dal 10 agosto invece si tornerà ai numeri previsti dagli accordi (320 al mese)Il ministero dell’Interno specifica anche che dall’1 giugno al 3 agosto sono state rimpatriate complessivamente 266 persone, 116 in Tunisia e 103 in Albania.
(da agenzie)
argomento: governo | Commenta »
Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile ROBERTO RACCONTA IN UN POST LA SUA DRAMMATICA ESPERIENZA
Roberto Perruccio è un utente di Facebook che ha raccontato in un post di grande impatto emotivo
la sua esperienza con il Coronavirus SARS-COV-2 e con COVID-19 per mettere in guardia chi dice che la malattia non esiste o è una semplice influenza:
Quello nella foto sono io il 18 marzo. Ero al giorno 26 di positività al Covid. Ne avevo davanti altri 14. Ero al giorno 24 senza vedere mio figlio. Ne avevo avanti altri 36. Ero al giorno 33 senza vedere la mia compagna. Ne avevo davanti altri 57. Ero al giorno 42 senza vedere i miei genitori. Ne avevo davanti altri 138. Ero stanco, solo, incazzatissimo. I sintomi più forti erano passati, ma il disagio di essere stato così male c’era ancora. Bello forte. Tu che credi che questo virus non esista, che però ti scansi di un metro quando ti dico che l’ho avuto, guardala bene questa foto. Poi guardati allo specchio e sputati in faccia.
Ma parliamo di cose vere. I miei anticorpi stanno calando. A maggio avevo 12.1 IgG A giugno 10.1 A Luglio 9.8 Ora vedremo ad agosto. Ma se continua così, entro la fine dell’anno avrò perso la mia copertura. E dedico questa info a chi ora dice “Ma sì, prendiamocelo tutti questo virus, così poi siamo immuni”. Eh no. L’immunità perenne non esiste. E la durata degli anticorpi cambia da persona a persona. C’è chi li ha già persi. Non fatevi idee vostre su questo virus.
Non state a sentire quei cazzari che si ergono a tuttologi alla disperata ricerca di un pulpito. Chiedete a noi che ne siamo usciti e che ci stiamo facendo studiare per capirci qualcosa. Non mordiamo e non siamo contagiosi. Però, che facce un po’ sceme fate quando dico che ho avuto il Covid. Manco raccontassi una barzelletta. Risvegliamoci un po’ tutti che la soglia dell’attenzione mi sembra un po’ bassina.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile INDOVINATE COME E’ ANDATA A FINIRE: HA RIMOSSO IL POST E SI E’ SCUSATO, COME TUTTI I CUOR DI LEONE SOVRANISTI
“Non preoccupatevi, stiamo organizzando gli squadroni della morte e nel giro di due giorni riportiamo la normalità . Quattro taniche di benzina e si accende il forno crematorio, così non rompono più”. Il post choc è apparso sulla pagina Facebook di Giuliano Felluga, responsabile della Protezione civile di Grado.
Nell’ex caserma Cavarzerani di Udine è scoppiata una protesta, innescata da circa 500 migranti, contro una uteriore proroga della quarantena molto discutibile imposta dal sindaco di Udine, Pietro Fontanini (Lega Nord).
Felluga ha avanzato sul social la sua “proposta” per sedare i disordini, scatenando una pioggia di critiche.
Molti lo hanno accusato di razzismo, finchè non è arrivata la marcia indietro.
Felluga ha eliminato un post e ne pubblicato un altro: “Chiedo scusa per quello che ho scritto, chi mi conosce sa già che non lo penso. E’ stato uno sfogo rilasciato senza pensare”.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »
Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile IN INGHILTERRA PAGHI LA META’ E IL RISTORATORE VIENE RIMBORSATO IN 5 GIORNI… IN ITALIA PAGHI TUTTO E IL GOVERNO TI RIMBORSERA’ IL 20% MENSILMENTE O A NATALE
C’è un Paese, una volta in Europa, dove se entri nei ristoranti o nei bar e consumi, lo fai a metà
prezzo e il governo rimborsa la restante parte ai ristoratori e ai baristi entro cinque giorni.
Il sistema funziona dal lunedì al mercoledì e ha come obiettivo quello di tirare su un settore ammazzato dagli effetti della pandemia.
“Il settore è un ingrediente vitale della nostra economia”, dice il governo di quel Paese, “quindi godetevi l’estate in sicurezza sostenendo i vostri ristoranti preferiti e noi pagheremo metà del conto”. La partecipazione al programma di sconti è volontaria, ma se si aderisce online poi si affigge il poster in bella vista sulle vetrine e si aspetta i clienti.
C’è un altro Paese, ancora in Europa, che alle prese col medesimo problema, l’emergenza economica, lo svuotamento dei centri delle città , i locali in crisi, sta discutendo in queste ore come risolvere il complicato sudoku.
In questo Paese, se le discussioni dovessero produrre le misure di cui si ha qualche anticipazione, e queste dovessero convergere in un decreto legge, probabilmente finirà così: a settembre vai in un ristorante o in un bar e paghi l’intero conto, però parte della spesa sostenuta – sembra dal 20 al 30 per cento – ti sarà restituita sul conto corrente a fine mese, o come pare, a dicembre, in una sorta di ‘bonus Natale’ che ti potrà tornare utile per le spese delle feste.
Sul tavolo del governo di questo Paese, che sta pensando anche a un’apposita app dove registrarsi (ricorda qualcosa?), c’è anche l’ipotesi che lo sconto sia più sostanzioso se sei andato a cena in locale in centro, ma si è depositata anche la grana del cosiddetto cashless, ossia se queste cene debbano essere pagate, per essere parzialmente rimborsate, a fine mese o a Natale, con bancomat o carte di credito, ma la moneta elettronica non sembra piacere molto alle associazioni di categoria dei commercianti che chiedono la necessità di ridurre i costi delle commissioni sui pagamenti Pos.
Nel primo Paese, l’Inghilterra, non mancano le critiche al piano del governo che si chiama “Eat out to help out”. Una goccia nel mare, dicono gli inglesi, che avrebbero voluto anche l’esclusione dello junk food, il cibo poco salutare di fast food e catene varie che hanno aderito in massa, in contrasto con l’emergenza obesità .
Però intanto, pur per qualche giorno a settimana, chi ha pochi soldi a disposizione, può provare a spenderli. Non ci sono buoni, app o voucher, paghi con sonore sterline e vieni rimborsato in sonore sterline.
Nel secondo Paese, l’Italia, dove tutto è maledettamente complicato, si spera in un rimborso sotto l’albero, da godersi ascoltando il discorso di fine anno del presidente Mattarella, per spese sostenute in autunno da chi avrà soldi da spendere dopo l’estate. Sempre che in autunno, facendo tutti gli scongiuri, non arrivi la seconda ondata del maledetto virus e nuovi devastanti lockdown e si debba ripartire da zero, sia nella vita quotidiana che nel gioco dell’oca dei bonus governativi.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile LE CONDIZIONI NON SONO GRAVI
Due militari italiani sono rimasti feriti in modo non grave in seguito alle esplosioni avvenute a Beirut, mentre altri sono sotto osservazione perchè in stato di choc.
Lo apprende l’ANSA da fonti qualificate, secondo cui i militari fanno parte di un’unità del contingente italiano in Libano.
A quanto si apprende, quasi tutti i militari italiani coinvolti, feriti e non, nelle esplosioni appartengono all’unità Joint Multimodal Operations Unit (Jmou di Beirut, inquadrata nel Comando Contingente Italiano (IT-NCC) di Naqoura, con il principale scopo di favorire la cooperazione internazionale e l’integrazione sociale tra i militari italiani e la popolazione libanese.
Il percorso, focalizzato sull’apprendimento delle principali nozioni della lingua italiana, ha visto, tra l’altro, la partecipazione di alcune donne, perlopiù vedove di militari libanesi, spiega il sito della Difesa.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile ALMENO DIECI MORTI E 400 FERITI TRA CUI DUE MILITARI ITALIANI
Ci sarebbero almeno 10 morti e oltre 400 persone ricoverate all’ospedale Hotel Dieu, a Beirut,
secondo la Cnn, dopo le violente esplosioni nel porto della capitale libanese.
Lo riferiscono i media locali. Intanto la Croce Rossa Libanese ha rivolto un appello urgente per chiedere sangue. Alcuni testimoni riferiscono inoltre di cadaveri in strada, ma al momento non sono state fornite cifre ufficiali sulle vittime.
Tra i feriti ci sarebbe anche un militare italiano che non è grave, mentre altri sono sotto osservazione in stato di choc. Lo apprende l’Ansa da fonti qualificate, secondo cui i militari fanno parte di un’unità del contingente italiano in Libano. La Farnesina, attraverso l’Unità di Crisi e l’Ambasciata in Libano, si è attivata per “prestare ogni possibile assistenza ai connazionali presenti nel Paese e continua a monitorare la situazione”. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri.
Ancora non è chiara la dinamica degli eventi, ma secondo quanto riporta una fonte locale, la prima esplosione accidentale sarebbe partita da una nave che trasportava un carico di fuochi d’artificio. Da qui si sarebbe innescata una seconda esplosione più grande in un deposito chimico.
Ora una nuvola tossica sovrasta la città e gli abitanti sarebbero in fuga. Secondo il canale televisivo panarabo Al Mayadeen l’esplosione che è stata sentita anche a Cipro, a 200 chilometri di distanza, sarebbe stata provocata da nitrato di ammonio.
Dai video che giungono dalla zona è possibile costatare la totale devastazione dell’area. In un video si notano numerose deflagrazioni minori prima dell’enorme esplosione sopra la quale si è diffusa una gigante nube a fungo che domina gli edifici della città .
Secondo l’agenzia turca Andalu, un palazzo di tre piani nelle vicinanze è crollato e vi sono persone bloccate sotto le macerie. Fonti libanese riportano che poco prima dell’esplosione e non lontano dal porto, l’ex primo ministro Saad Hariri stava tenendo una serie di incontri con alti ufficiali, tra cui il Capo di stato maggiore. La seconda esplosione, sarebbe avvenuta nei pressi dell’abitazione dell’ex premier, che non è stato coinvolto dall’esplosione e sta bene, secondo quanto riportato da Lbci.
Fonti israeliani qualificate, citate da Reuters, hanno sottolineato che Israele non ha alcun legame con le esplosioni avvenute al porto di Beirut
Anche Hezbollah ha dichiarato che la deflagrazione non è stata causata da missili.
Nel Paese vi è tensione in vista della pubblicazione venerdì del verdetto del Tribunale speciale per il Libano sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri, padre di Saad, ucciso a Beirut il 14 febbraio del 2005 assieme ad altre 21 persone. Il processo vede imputati quattro membri di Hezbollah con l’accusa di “complotto a fini terroristici e omicidio preterintenzionale”. Ieri era stato annunciato che mercoledì sera Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, avrebbe tenuto un discorso dal suo bunker nella Dahiyeh, la roccaforte del Partito di Dio a Beirut, probabilmente per commentare gli avvenimenti dell’ultimo periodo, tra cui anche l’alta tensione al confine con Israele per un tentativo di attentato sventato dall’esercito israeliano la settimana scorsa, ma negato da Hezbollah.
Nel porto di Beirut, sono ancorate anche unità navali dell’Unifil, la forza dell’Onu di interposizione al confine tra il Libano e Israele. L’accesso all’area è al momento molto difficile e l’Unifil cerca di raggiungere lo scalo con l’ausilio di elicotteri. Non si hanno per ora notizie sulla situazione degli equipaggi. Lo apprende l’ANSA da fonti informate
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2020 Riccardo Fucile IL GOVERNATORE DEL VENETO DOPO LE REGIONALI POTREBBE SCALARE IL PARTITO LEGA NORD IN ASSE CON GIORGETTI
La Lega rischia una scissione al suo interno. Da oggi, infatti, non esiste più il vecchio Carroccio di Umberto Bossi, che non viene eliminato ma resta una scatola vuota, ma ora il partito ufficiale è “Lega per Salvini Premier” e questo porta con sè delle conseguenze.
La diffidenza è una caratteristica storica dei leghisti. veneti e lombardi sono da sempre avversari interni. Quel dualismo si sta replicando. In questo caso, però, non si tratta solo rivalità . C’è dell’altro. Qualcosa di più profondo. E per Salvini di molto più pericoloso.
Il presidente della Regione Veneto nelle ultime settimane ha fatto testare in alcuni sondaggi il potenziale di una sua eventuale lista personale, la Lista Zaia.
Risultato: nella sua regione conquisterebbe quasi il 40 per cento. E la Lega scenderebbe al 10. Una prospettiva che fa letteralmente impazzire l’ex ministro dell’Interno (con Fdi che potrebbe operare il sorpasso)
Sarebbe uno smacco e una sfida. Il prossimo anno, sarà davvero la cartina tornasole per capire se Salvini rimarrà al comando o meno del partito.
Non è un mistero che la svolta voluta da Matteo Salvini non è piaciuta a tutti. Al Nord infatti la Lega per Salvini Premier avrebbe fatto registrare un 30% di tessere in meno rispetto allo scorso anno
Tra i big del partito, capofila degli scontenti sarebbe Luca Zaia che, poco avrebbe apprezzato questo cambiamento nella Lega.
La distanza tra i due di recente si è palesata anche sul tema delle mascherine. Mentre Salvini si rifiutava di indossarla in Senato, Zaia a stretto giro invece ribadiva l’importanza di questo sistema di protezione al Covid.
Sono così tornate a circolare le voci che parlano di una possibile scissione nella Lega, con i salviniani nel nuovo partito voluto dal Capitano e i veneti invece a raccogliere l’eredità del Carroccio delle origini.
In vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre, per il governatore poi si preannuncia un vero e proprio plebiscito.
L’appuntamento fondamentale sarà di conseguenza quello delle regionali: se Zaia in Veneto dovesse vincere con percentuali bulgare e se Salvini dovesse uscire ridimensionato nelle altre Regioni, a quel punto sarebbe inevitabile una sorta di resa dei conti all’interno della Lega dagli esiti imprevedibili.
(da agenzie)
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